Ringworld, il Mondo Anello: un gigantesco universo artificiale con un diametro di un milione di miglia che galleggia nello spazio remoto, e in cui vivono centinaia di razze diverse. Louis Wu è l’uomo che l’ha scoperto e che ora è prigioniero di una malvagia entità aliena appartenente alla razza dei Burattinai. Questo essere imprevedibile sta per provocare una guerra di proporzioni galattiche, attaccando astronavi di tutte le razze dello Spazio conosciuto. Ma se la guerra ci sarà, Ringworld verrà distrutto e fra le stelle non resterà che un ponte di cenere.

Larry Niven

I figli di Ringworld

Prefazione

Il Ringworld, il Mondo Anello, ha grosso modo la stessa massa di Giove. Ha la forma di un anello chiuso, lungo 600 milioni di miglia, con un diametro di un milione di miglia, perciò un po’ più grande dell’orbita della Terra, ed è spesso alcune miglia. Circonda una nana gialla. Il suo spin, di 770 miglia al secondo, è sufficiente a dargli una forza centrifuga quasi pari alla gravità terrestre. Il muro lungo i bordi, alto mille miglia, basta a trattenere l’atmosfera per milioni di anni.

Molto altro deriva da questi assunti basilari.

La superficie interna è un habitat vasto tre volte la superficie del pianeta Terra. La topografia è, alla lettera, un’opera d’arte, scolpita da chi ha costruito la struttura, in modo che dal di sotto il Ringworld assomiglia al retro di una maschera.

Un anello interno di quadrati delle ombre blocca il sole e fornisce periodi di notte, altrimenti sarebbe sempre mezzogiorno. Un sistema di tubi passa dal fondo degli oceani, sotto il pavimento del Ringworld, alla parte posteriore del muro del bordo, e lo scavalca per riciclare la fanghiglia del fondo marino (detta anche flup) in montagne di drenaggio. Sul muro del bordo ci sono enormi jet di assetto, statoreattori Bussard che usano come combustibile il vento solare di protoni e contrastano l’innata instabilità del Ringworld. Due vasti oceani salati fungono da riserva per la vita marina e includono mappe di parecchi pianeti in scala uno a uno. Il pavimento del Ringworld è di un materiale d’inusitata robustezza, detto scrith, dotato di altre insolite proprietà.

Il sole stesso è coinvolto nella difesa dalle meteore. Una rete di superconduttori incastonata nel pavimento del Ringworld genera in una eruzione solare un effetto laser supertermico. Perciò ogni meteorite che colpisce il Ringworld, come quello che creò la montagna Pugno di Dio, generalmente cozza verso l’alto da sotto.

Alcuni particolari sono indizi sulla natura dei Costruttori. La pletora di porti e di fiordi, nonché gli oceani poco profondi, fanno pensare a una razza che usa solo la superficie dell’oceano.

Le forme di vita più sgradevoli (zanzare, mosche, sciacalli, squali, pipistrelli vampiri) non esistono. Ominidi si sono trasferiti in alcune di queste nicchie ecologiche. I Costruttori non erano ecologisti, erano giardinieri.

Gli abitanti sono una sorprendente varietà di ominidi, alcuni dotati d’intelligenza, altri no. Riempiono le nicchie ecologiche che sulla Terra sono occupate da quasi ogni mammifero, ma in particolare dalle forme di vita più pericolose, come se l’antenato dell’umanità, l’Homo habilis, sia stato tenuto al sicuro fino al raggiungimento di centinaia di miliardi di individui e poi abbandonato a mutazioni senza fine.

Non si conosce il Ringworld finché non ci si rende conto delle sue dimensioni.

Dopo l’uscita del libro, un mio amico voleva costruire un modello in scala per una futura convention. Usando una bilia azzurra per rappresentare in scala la Terra, per il Ringworld serviva un nastro largo un metro e mezzo e lungo 800 metri. L’albergo non era abbastanza grande.

Un tizio che ha provato a mappare il Ringworld mi ha detto d’essere rimasto molto presto senza spazio nel computer. È incappato in troppe potenze di dieci.

David Gerrold parla di una classe di romanzi definiti “L’enorme esagerazione”. Oggi con essi si può riempire uno scaffale di buone dimensioni. Incontro con Rama di Arthur C. Clarke e Sfera orbitale di Bob Shaw rientrano in quella classe, al pari del mio Marte, un mondo perduto.

Ma Ringworld (Burattinai nel cosmo) viene prima, è stato pubblicato nel 1970.

Poteva risultare ridicolo, il Ringworld. Troppo grande, troppo improbabile. Il suo spin avrebbe distrutto qualsiasi materiale usato per la struttura. Aspettai con un certo timore le recensioni.

James Blish scrisse che il romanzo meritava il premio Hugo, ma che non lo avrebbe vinto.

I lettori gli diedero comunque il premio Hugo.

Gli scrittori gli diedero il premio Nebula.

Non avevo in programma un seguito. Non mi aspettavo un diluvio di nuove progettazioni.

Durante una mia conferenza, un tizio sottolineò che la matematica del Ringworld è semplice: un ponte a sospensione privo di estremità. Un accademico in Inghilterra sottolineò che la forza di tensione della struttura del Ringworld dev’essere all’incirca quella che tiene insieme un nucleo atomico. (Da qui, lo scrith.)

Una classe di scuola superiore in Florida passò un semestre sul Ringworld. La conclusione: il problema è che, senza attività tettonica, in qualche migliaio di anni lo strato superficiale del suolo si riverserebbe negli oceani. (Da qui, il flup e i tubi di drenaggio.)

Alla World Science Fiction Convention del 1970, nei corridoi c’erano studenti del MIT che cantilenavano: “Il Ringworld è instabile! Il Ringworld è instabile!”. (Ho fatto del mio meglio: da qui, i jet di assetto.)

Qualcuno stabilì che i quadrati delle ombre diffondevano troppo crepuscolo. Bisognava che cinque lunghi quadrati seguissero un’orbita retrograda.

Alla fine c’erano troppe opportunità per riprogettare il tutto. Ho dovuto scrivere I costruttori di Ringworld.

Tutti quei lettori hanno trovato cose che meritava conoscere. Il Ringworld è un grande, sfarzoso giocattolo intellettuale, un terreno di gioco i cui cancelli rimangono spalancati.

Alcuni lettori leggono solo un libro e si fermano. Altri giocano con i personaggi o con le ipotesi o con l’ambiente. Fanno i loro compiti a casa. Noi lettori l’abbiamo fatto per inimmaginabili migliaia di anni: chiedendo a Platone altri dati sull’Atlantide, inventando il Purgatorio da porre fra l’Inferno e il Paradiso, progettando ex novo l’Inferno di Dante, scrivendo nuove Odissee. Una sorprendente subcultura è nata intorno a Star Trek.

Internet apre un nuovo metaterreno di gioco per gente così. Sono spuntati siti Web (be’, almeno due) che si occupano della narrativa di Larry Niven.

Nel settembre 1999, dietro suggerimento della mia incantevole agente Eleanor Wood, sono entrato in larryniven-l@bucknell.edu. Discutevano della possibilità di clonare un difensore e si chiedevano se Cercatore e Teela Brown avessero lasciato un figlio. Se avessero avuto ragione, non ci avrei visto una storia; ma avevano torto e potevo rimediare. Dopo avere seguito per qualche mese le loro discussioni, intervenendo di rado, avevo materiale sufficiente per Ringworld’s Children.

Questo è un terreno di gioco per la mente. È anche un rompicapo, un labirinto. Mettete in dubbio ogni svolta, altrimenti vi smarrirete. Quando avete terminato il libro, ricordatevi di non chiudere il cancello.

Ai vigili del fuoco della California e degli stati vicini che hanno combattuto gli incendi dell’ottobre 2003, con un grazie particolare a quelli che hanno salvato la nostra e altre case a Indian Falls, Chatsworth, contea di Los Angeles.

“Tutte cose indispensabili” opponeva il dottor guercio “e i molti particolari fanno il bene generale, di modo che, quante più sono sventure particolari, tanto più tutto è bene.”

Pangloss, nel Candido di Voltaire

A.D. 2893

1. Louis Wu

Louis Wu si svegliò, infiammato di nuova vita, sotto il coperchio di una bara.

Schermi video gli si accesero davanti agli occhi. Composizione ossea, parametri ematici, riflessi profondi, equilibrio di urea e potassio e zinco: li riconosceva in gran parte. I danni elencati non erano grandi. Punture e incisioni; stanchezza; legamenti strappati e lividi estesi; due costole rotte; tutti ricordi della battaglia con il difensore vampiro, Bram. Tutti guariti. L’automed l’aveva ricostruito cellula per cellula. Lui si era sentito morto e freddo, quando si era infilato nella scatola di rianimazione.

Ottantaquattro giorni prima, diceva lo schermo.

Sessantasette giorni di Ringworld. Quasi un falan, pari a dieci rotazioni del Ringworld, settantacinque giorni di 30 ore. Venti o trenta giorni sarebbero dovuti bastare a guarirlo, pensò Louis. Sapeva d’essere rimasto ferito. Con tutti i lividi della battaglia contro Bram, non si era nemmeno accorto delle punture nella schiena.

Era stato in riparazione per il doppio di tempo, la prima volta che si era disteso in quella scatola. Poi le sue tubature interne avevano cominciato a perdere e lui era stato per undici anni senza il composto chimico per la longevità detto droga di vita. Era diventato moribondo e vecchio.

Il testosterone era alto; l’adrenalina, alta e in aumento.

Louis esercitò sul coperchio dell’automed una pressione costante verso l’alto. Sapeva che il coperchio non si sarebbe alzato più velocemente, ma il suo corpo aveva fame d’azione. Scivolò fuori e cadde su un pavimento di pietra, freddo sotto i piedi. “Pietra?” pensò con sorpresa.

Era nudo. In una vasta caverna. Dov’era la Needle?

L’ultima volta la nave interstellare Hot Needle of Inquiry era incastonata in un magma rappreso e il sistema sperimentale nanotecnologico di Carlos Wu si trovava nei quartieri dell’equipaggio. Ora i suoi componenti erano in un gruppo di strumenti e di cavi su un pavimento di lava raffreddata. L’automed era in parte smontato. Ogni cosa funzionava ancora. Superbo, imponente, grandioso: un tipico lavoro da difensore. Armonista, il difensore dei Ghoul, aveva di sicuro esaminato l’automed, mentre l’apparecchiatura curava Louis.

Nei pressi, la Hot Needle era stata sfilettata come un pesce senza pinne. Una fetta di scafo che andava quasi dal muso alla coda era stata asportata e lasciava vedere la parte sottocoperta, lo spazio merci, l’ormeggio per una navetta ora distrutta, piastre di propulsori e l’alloggiamento del motore iperspaziale. Più di metà del volume della nave era occupato da serbatoi, naturalmente ora prosciugati. Il bordo del taglio era stato rivestito di rame o bronzo e cavi nel metallo portavano a strumenti e a un generatore.

La sezione tagliata era stata asportata da massicci macchinari. La superficie era orlata di bronzo munito di cavi. Il motore iperspaziale aveva occupato tutta la lunghezza della nave. Adesso era deposto nella lava, in un gruppo di strumenti. Ancora opera di Armonista?

Louis andò a guardare. Il motore era stato riparato. Dodici o tredici anni prima, Louis aveva abbandonato Ultimo nello spazio del Ringworld, tagliando in due il motore iperspaziale. Smontato, pareva pronto per portare la Needle fra le stelle a velocità Quantum I, tre giorni per un anno luce.

“Potrei tornare a casa” pensò Louis, assaporando l’idea. “Che fine hanno fatto gli altri?” Si guardò intorno. Cominciava a rabbrividire di freddo.

Ormai aveva quasi 240 anni, no? Ma le nanomacchine nell’automed sperimentale di Carlos Wu gli avevano letto il DNA e avevano riparato tutto fino nel nucleo delle cellule. Lui aveva già fatto l’esperienza. Il suo corpo credeva di avere appena passato la pubertà.

“Tranquillo, ragazzo. Nessuno ancora ti ha sfidato.”

L’astronave, la sezione di scafo, l’automed, macchine per trasporto e manutenzione di quei pezzi, nonché strumenti d’aspetto rudimentale predisposti per esaminarli, formavano uno stretto grappolo in spazi più vasti. La caverna era enorme e quasi vuota. Louis vide piastre di carico simili a pile di gettoni da poker e più in là una sghemba torre di enormi toroidi che da un’apertura nel pavimento arrivava fino al soffitto. Vicino all’apertura c’erano cilindri ingabbiati in altri macchinari di Armonista. Erano più grossi della Needle e ciascuno un po’ diverso dagli altri.

Louis era già passato una volta da quel posto. Guardò in alto, sapendo cosa aspettarsi. “Cinque o sei miglia più su” pensò. La Mappa di Marte era alta quaranta miglia e quel livello si trovava di sicuro vicino al soffitto. Louis ne distingueva i contorni, li vedeva come la parte posteriore di una maschera: la maschera di un vulcano a scudo delle dimensioni di Cerere.

La Needle era penetrata nel cratere di Olympus Mons, nel Centro Manutenzione che si trovava sotto la Mappa di Marte in scala uno a uno. Teela Brown li aveva intrappolati lì, una volta diventata difensore. Aveva spostato l’astronave per ottocento miglia in quei corridoi, poi aveva riversato intorno a loro roccia fusa. Loro avevano usato dischi passatoio, il sistema di trasporto istantaneo dei burattinai, per arrivare a Teela. Da allora, per tutti quegli anni, l’astronave era rimasta intrappolata. Ora Armonista l’aveva riportata nella stazione di lavoro sotto Olympus Mons.

Louis conosceva Armonista, ma non bene. Aveva disposto una trappola per Armonista, la Creatura della Notte, il riproduttore. L’aveva fatto diventare un difensore. L’aveva guardato combattere contro Bram. In pratica di lui non sapeva altro. Ora Armonista aveva in pugno la sua vita ed era stato proprio lui a dargliela.

Armonista era stato più furbo di lui. Il tentativo di anticipare le mosse di un difensore era sciocco… e inevitabile. Nessuna cultura umana aveva mai smesso i tentativi di anticipare Dio.

Già. La Needle era un’astronave interstellare, se qualcuno vi avesse montato di nuovo l’ipermotore. L’enorme torre sghemba, lunga quaranta miglia se arrivava giù fino al Centro Manutenzione, era un acceleratore lineare, un sistema di lancio. Forse un giorno Armonista avrebbe avuto bisogno di un’astronave. Intanto avrebbe lasciato sventrata la Needle, perché altrimenti Louis Wu e Ultimo avrebbero potuto usarla per fuggire e il difensore non voleva la loro fuga.

Louis andò fin sotto la Needle. Un cilindro di 33 metri, con il ventre appiattito. Dall’astronave non mancavano molte cose: l’ipermotore, l’automed, che altro? Gli alloggi dell’equipaggio erano una sezione trasversale, con il pavimento 24 metri più in alto. Sotto, Louis vedeva i sistemi delle cucine e del riciclaggio. Se avesse potuto arrampicarsi fin lassù, avrebbe trovato da mangiare e anche da vestirsi. Non vide un chiaro percorso, forse c’era un collegamento mediante disco passatoio. Ma non riusciva a immaginare dove Armonista potesse sistemare un disco passatoio e neppure dove il congegno l’avrebbe portato.

Era visibile anche il ponte di comando di Ultimo. Alto tre piani, con soffitti più bassi di quanto non servissero a uno Kzin. Louis vide come poteva arrampicarsi fino al piano più basso. Un Difensore non avrebbe avuto nessuna difficoltà.

Scosse la testa: cosa pensava, Ultimo? I Burattinai di Pierson si attenevano a una filosofia vecchia di milioni di anni, basata sulla codardia. Quando aveva costruito la Needle, Ultimo aveva isolato il ponte di comando da eventuali intrusi, anche membri del suo stesso equipaggio di alieni. Non c’erano porte, solo dischi passatoio con mille trappole esplosive. Ora, pensò Louis, probabilmente il burattinaio si sentiva nudo come lui.

Si piegò sui talloni sotto il bordo di una struttura piatta in cima, forse il sistema di purificazione dell’aria. Saltò, si aggrappò e prese ad arrampicarsi. Per le riparazioni dell’automed era dimagrito, ridotto quasi pelle e ossa, non faceva gran fatica a tirarsi su. Dopo quindici metri si fermò un momento, appeso per le dita. Aveva raggiunto il piano inferiore della cabina di Ultimo, la parte più privata. Avrebbe trovato meccanismi di difesa. Forse Armonista li aveva staccati, forse no. Si tirò su e fu nello spazio a lui vietato.

Vide Ultimo. Poi vide su un tavolo il suo stesso droud, il congegno con il quale poteva collegare il proprio cervello a una qualsiasi presa elettrica. L’aveva distrutto, l’aveva dato a Chmeee e aveva guardato lo Kzin farlo a pezzi. Perciò era un congegno di ricambio. Un’esca per lui, droud-dipendente. Si toccò la nuca, fra i capelli, sotto il codino. Innesta il droud, pensò, lascia che la corrente elettrica ti scorra nel centro del piacere… non trovò la presa.

Scoppiò a ridere. Era sparita! Le nanomacchine dell’automed gli avevano ricostruito il cranio senza una presa per il droud. Rifletté su quella scoperta. Prese il droud. Se sei confuso, pensò, trasmetti un messaggio che confonda l’avversario.

Ultimo sembrava uno sgabello ingemmato, con le tre gambe e tutt’e due le teste infilate per protezione sotto il tronco. Louis sorrise. Venne avanti, affondò la mano nella chioma ornata di gioielli e scosse il burattinaio rincantucciato per la paura.

— Non toccare niente!

Louis trasalì. La Voce fu un’esplosione di musica di contralto, quella di Ultimo, con il volume alzato, e si espresse in Interlingua. — Dimmi cosa desideri, ma non toccare niente.

La Voce di Ultimo, in realtà il pilota automatico della Needle, lo conosceva, conosceva come minimo la sua lingua e non l’aveva ucciso. Louis ritrovò la parola. — Mi aspettavi?

— Sì. Ti do libertà limitata in questo ambiente. C’è una presa di corrente vicino al…

— No. Voglio fare colazione. — A un tratto sentiva le proteste del proprio stomaco. — Ho bisogno di cibo.

— Qui non c’è cucina adatta alla tua specie.

Una bassa rampa girava intorno alle pareti e portava ai piani superiori. — Tornerò — disse Louis.

Salì la rampa, al passo e poi di corsa. Rallentò intorno alla parete, sopra un salto di venticinque metri, non difficile, solo un po’ impressionante, e fu negli alloggi dell’equipaggio. Un buco indicava il punto da dove l’automed era stato rimosso. Per il resto gli alloggi non erano cambiati. Le piante erano ancora vive. Louis andò alla parete cucina e selezionò cappuccino e frutta. Mangiò. Si vestì, con calzoni e maglietta e un giubbotto tutto tasche, una delle quali era gonfia per la presenza del droud. Terminò la frutta, poi selezionò una omelette, patatine, un secondo cappuccino e una focaccia dolce. Mentre mangiava, rifletté. Che cosa voleva veramente?

Svegliare Ultimo? Aveva bisogno di lui per farsi dire che cosa succedeva; ma conosceva l’abilità dei burattinai nel manipolare gli altri e la loro reticenza e il continuo cambiamento dell’equilibrio di potere nel Centro Manutenzione. Meglio saperne di più, prima. Avere una piccola leva, prima di cercare la verità.

Gettò nel contenitore di riciclaggio rifiuti i piatti della colazione. Riprese a salire intorno alla parete, con prudenza. — Voce di Ultimo — chiamò.

— Ai tuoi ordini. Non ti serve rischiare una caduta. Qui c’è un disco passatoio. — Un cursore a freccia indicò un punto negli alloggi.

— Mostrami la Sala Difesa Meteore.

— Termine sconosciuto. — Nella parete di sinistra comparve una finestra olografica. — Ti riferisci a questo?

La Sala Difesa Meteore sotto la Mappa di Marte era un vasto spazio buio. Tutte le stelle dell’universo correvano intorno a una parete ellissoide alta nove metri, il pavimento e il soffitto. Tre lunghi bracci girevoli terminavano in sedioli muniti di tastiera portatile e risaltavano nero su nero davanti allo schermo a parete.

Oltre il bordo della finestra a comparsa, sotto una forte luce, c’erano ossa nodose esposte a scopo di studio. Appartenevano al più antico difensore noto a Louis e da lui battezzato Crono. Lontano nelle ombre c’erano colonne sormontate da larghe piastre, simili a funghi meccanici. Louis indicò l’interno della finestra. — Quelle cosa sono?

— Cataste di servizio — esclamò la Voce di Ultimo — composte di parecchie piastre levitanti, sormontate da un disco passatoio.

Louis annuì. I costruttori del Ringworld avevano lasciato piastre levitanti per tutto il Centro Manutenzione. Se impilate, avevano portata maggiore. L’aggiunta di un disco passatoio pareva un’ovvia finezza, se si aveva tempo da perdere.

Louis vide un braccio muoversi contro il fondale di stelle. Il movimento terminò in un’ombra nodosa, spigolosa.

Tutti i difensori assomigliano a un’armatura medievale.

Il difensore teneva d’occhio una spruzzata di stelle, con telecamere montate sul Ringworld stesso, forse all’esterno del muro del bordo, lontano dal sole. Non parve rendersi conto d’essere osservato.

Louis non s’aspettava certo asteroidi o pianeti. Sconosciuti costruttori li avevano eliminati dal sistema del Ringworld. Il turbine di luci in movimento era composto di veicoli spaziali appartenenti a varie specie. Ora l’immagine si focalizzò su una diafana e fragile astronave di Estranei; poi su un ago di vetro, scafo tipo 2 della General Products, di appartenenza ignota; poi su un’astronave da guerra della ARM, a forma di palanchino.

Armonista pareva completamente concentrato. Zumò il panorama stellare velato da un grumo nebuloso, una proto-cometa. Minuscole macchine spigolose andavano alla deriva intorno a essa, marcate da cerchi lampeggianti del cursore. Una lancia di luce, molto più vivida, indicava una nave da guerra con motore a fusione. Un’altra nave da guerra attraversò rapidamente lo schermo. “La Guerra Periferica è ancora fredda” pensò Louis. Si domandò ancora per quanto. Una tregua formale non poteva reggere, fra tante menti così diverse.

Le braccia del difensore si agitarono sulla tastiera. Con la coda dell’occhio Louis notò l’abbassamento del bagliore solare. Si girò di scatto. Sopra la Needle, il cratere di Olympus Mons si apriva, inondava di luce non filtrata la caverna. L’acceleratore lineare rombò, un arco luminoso risalì dal fondo. Il cratere cominciò a richiudersi.

Louis si girò di nuovo verso lo schermo. Da sopra la spalla di Armonista osservò il bagliore di fusione ridursi a puntino luminoso. Qualsiasi cosa Armonista avesse lanciato, era ormai troppo distante.

Armonista interveniva nella Guerra Periferica! Non ci si poteva aspettare che un difensore non reagisse, anche se l’alternativa era attirare la guerra. Louis si accigliò. Il difensore Bram era stato pazzo, anche se di suprema intelligenza. Ora lui doveva stabilire se anche Armonista era pazzo e decidere come comportarsi.

Intanto il Difensore era impegnato, pensò Louis, e si chiese quanta libertà gli avrebbe concesso. Disse: — Voce di Ultimo, mostrami la posizione di tutti i dischi passatoio.

La Voce di Ultimo mostrò all’improvviso tutti i 360 gradi della sala Mappe. Louis fu circondato dal Ringworld; cursori luminosi balenarono sulla superficie, alcuni a forma di freccia. Lo schema era molto cambiato dall’ultima volta.

— Quanti? — chiese Louis.

— Novantacinque dischi passatoio sono attualmente in funzione. Due si sono guastati. Tre sono stati lanciati nello spazio per far passare sonde. Le flotte li hanno abbattuti. Dieci sono tenuti di riserva.

Ultimo aveva ammassato nella Hot Needle un certo numero di dischi, pensò Louis, ma di sicuro molto meno di centodieci. — Ultimo ne sta costruendo altri? — domandò.

— Con il suo aiuto Armonista ha impiantato una fabbrica di dischi passatoio. Il lavoro procede lentamente.

Le piccole luci arancioni che indicavano i dischi passatoio erano numerose lungo il lato più vicino del Ringworld, l’arco del Grande Oceano. Due luci a freccia avevano quasi raggiunto il bordo dell’Altro Oceano. Altre si muovevano nella stessa direzione.

L’Altro Oceano era una losanga che si estendeva per la maggior parte dell’ampiezza del Ringworld, a 180 gradi dal Grande Oceano. Due simili masse d’acqua dovevano equilibrarsi. “È il momento” pensò Louis. La maggior parte dei dischi passatoio era raggruppata intorno al Grande Oceano e in particolare intorno a quella che era di sicuro la Mappa di Marte. Louis indicò un punto al largo di Marte. — Quello cos’è?

— La navetta della Hot Needle of Inquiry.

Il difensore Teela, ricordò Louis, aveva distrutto la navetta durante il loro ultimo duello. — Funziona?

— Il collegamento al disco passatoio funziona.

— E la navetta?

— Il supporto vita è minimo. I sistemi motori e l’armamento non funzionano.

— È possibile collegare al sistema alcune di quelle cataste di servizio?

— Già fatto. — Linee collegarono le luci palpitanti. Alcune avevano il segno di divieto, un cerchietto sbarrato in diagonale: chiuso. Il labirinto era complicato e Louis non tentò di capirlo. — Il mio Padrone ha codici di annullamento — disse la Voce.

— Posso averli?

— No.

— Numera per me quei siti con disco passatoio. E stampami una mappa.

Data l’estensione del Ringworld, la scala era piccolissima. A occhio nudo Louis non avrebbe mai colto i particolari. Comunque prese dalla stampante la mappa, la piegò e la mise in tasca.

Andò a fare colazione e tornò. Mise in movimento due cataste di servizio e cambiò alcuni collegamenti. La Voce di Ultimo stampò una nuova mappa con le modifiche. Louis mise in tasca anche quella. Meglio averle tutt’e due. Ora, con un po’ di fortuna, avrebbe avuto percorsi di viaggio sconosciuti ad Armonista. O forse era lavoro sprecato. Ultimo, una volta sveglio, poteva cambiare tutto in un momento.

La Voce si rifiutò di fare armi. Nemmeno la cucina negli alloggi dell’equipaggio della Needle ne aveva fatte. Armonista, sempre in cima a un braccio mobile, continuava a seguire ciò che aveva lanciato nello spazio, qualsiasi cosa fosse.

— Dove sono gli altri? — chiese Louis alla Voce.

— Chi cerchi?

— Accolito.

— Non ho quel nome…

— Lo Kzin con cui abbiamo diviso la nave. Il figlio di Chmeee.

— Ho in elenco quella EL come… — (Un ululato agghiacciante: Louis fu costretto a staccare le dita dal bordo del tavolo.) — Lo rinomino Accolito?

— Grazie.

Era ricomparsa la mappa, con un puntino lampeggiante accanto al Pugno-di-Dio, centomila miglia a babordo contro spin dal Pugno (quattro volte la circonferenza della Terra) e il doppio a favore di spin rispetto alla Mappa di Marte. La vastità del Ringworld era una continua sorpresa. La Voce disse: — Abbiamo messo lì Accolito, con una catasta di servizio, trentuno giorni fa. Da allora si è spostato di 1100 miglia. — Il puntino si spostò di pochissimo. — Armonista ha alterato la regolazione del disco passatoio. Ora porta a un osservatorio sulla Mappa della Terra.

Patria del padre di Accolito. — L’ha usato?

— No.

— Dove sono i Costruttori di Città?

— Intendi i bibliotecari? Kawaresksenjajok e Fortaralisplyar e tre figli sono stati riportati al luogo d’origine…

— Bene! — Aveva avuto intenzione di farlo lui stesso.

— La biblioteca nella città galleggiante. Noto la tua approvazione. Devo rintracciare altri?

Chi erano stati i suoi compagni? Due difensori. Bram, il difensore vampiro, era morto. Armonista era… ancora impegnato, a quanto pareva. Nella Sala Difesa Meteore lo schermo telescopico del difensore seguiva un puntino in allontanamento, il veicolo lanciato poco prima. Il motore si spense, lampeggiò vividamente, si spense di nuovo. Quella era una nave da guerra e per la guerra servivano ancora motori a reazione: i moderni propulsori erano molto più lenti in accensione e spegnimento.

— Hai tenuto traccia di Valavirgillin? — chiese Louis.

La mappa saltò. — Lì, vicino alla città galleggiante e un locale centro del Popolo delle Macchine.

Bene, pensò Louis, era ben lontana dai vampiri. Non la incontrava da dodici anni. — E perché hai tenuto traccia di lei, Voce di Ultimo?

— Ordini.

Cauta domanda: — Da chi prendi ordini?

— Da te e da Armonista e da… — (Un’esplosione orchestrale caotica, di un dolce straziante, nella quale Louis riconobbe il vero nome di Ultimo.) — Ma possono tutti essere annullati da… — (Di nuovo il nome di Ultimo.)

— Armonista ha il divieto di entrare in qualche interessante livello di questa nave?

— Al momento, no.

Ultimo era ancora avvoltolato su se stesso, in stato catatonico. — Da quanto non mangia? — chiese Louis.

— Due giorni locali. Si sveglia per mangiare.

— Sveglialo.

— Come posso svegliarlo senza traumi?

— Una volta l’ho visto durante una danza. Fa’ così. Preparagli del cibo.

2. Ultimo

Ultimo sognava la perfetta sicurezza.

Non sognò d’essere di nuovo Ultimo, signore di un miliardo di miliardi di esseri della sua stessa specie. Era stato folle a nutrire una tale ambizione. Aveva sempre saputo che quello non era uno stato stabile, che il suo partito Sperimentalista poteva perdere il potere in un istante. Com’era avvenuto.

Sognava d’essere di nuovo giovane. Era passato tanto di quel tempo che i particolari si erano sbiaditi, a parte una generica sensazione di essere piccolo e protetto e unico.

Sognava che nessun utensile gli avrebbe mai morso la mano.

E poi la danza iniziò…

L’illusione era meravigliosa. Louis si trovava in una vasta sala. Il pavimento era tutto composto di larghi e bassi scalini. Mille alieni si muovevano intorno a lui, duemila gole emettevano musica d’orchestra che era anche conversazione, di una complessità insopportabile. Wolfgang Amadeus Mozart sarebbe impazzito.

Calcio, scivolata, teste di sinistra sfiorano le dita/labbra; gamba posteriore scalcia, il compagno esita. Ultimo scalciò. Una piatta testa monocola gli emerse dal tronco. Giro, calcio. Ultimo traballò sui piedi anteriori e cercò di girarsi. Era una danza o un’arte marziale?

Ultimo emise un fischio e a quel punto la danza si dissipò. — Louis — disse il burattinaio.

— Quanto sei stato assente?

— Dormo molto. Dov’è Armonista?

— A combattere una guerra, penso.

Ultimo girò una testa verso lo schermo della Sala Difesa Meteore. — L’ho visto costruire quel veicolo. La Guerra Periferica diventa sempre più calda. Hanno invaso il Ringworld?

— Non ne ho idea. Ultimo, come ha fatto la Needle a ridursi in questo stato?

— Ricorda che Armonista mi accettò come maestro, su tuo consiglio.

Armonista, il musico Ghoul, era ai primi passi da difensore e fremeva per imparare.

— Aveva urgente bisogno di addestramento — disse Louis. — Più imparava da noi, meglio potevamo intuire che cosa avrebbe fatto. Ha cercato di tenere segreti?

— Sì.

— E gli hai negato l’accesso al ponte di volo, naturalmente.

— Infatti — ammise il burattinaio. — Per insegnare, usavo i tuoi schermi negli alloggi dell’equipaggio. Insegnavo bene e lui imparava in fretta, sempre più in fretta. Ha chiesto accesso ai miei strumenti. Gliel’ho rifiutato. Sei giorni dopo il tuo ingresso nell’automed, mi sono svegliato e l’ho trovato fermo qui davanti a me, dove pensavo non potesse arrivare. Gli ho dato tutto.

— Quando ha spaccato la tua nave?

— Qualche tempo dopo. Sono stato in coma da paura per undici giorni. Mi sono svegliato ed ecco cosa ho trovato. Da allora non è cambiato molto. Louis, ha riparato l’ipermotore!

— Per quel che gliene viene…

— Rimonterà la nave. Quando lo fa, scappo. Vieni via anche tu.

— Quando?

L’occhio del burattinaio si fissò su quello dell’altra testa. Il gesto significava confusione o divertimento o una forma di conflitto interno. Louis chiese: — Cosa combina? Costruisce una nave da guerra…

— Sì. E segue la Guerra Periferica, studia a fondo i segreti dei miei macchinari, non si fida se glieli insegno, e si sbarazza dei miei alleati e dei tuoi. Il Popolo della Macchina è stato mandato a casa. Accolito, a spiare un bel niente. Ti ha tenuto addormentato nella scatola di rianimazione e ha anche eseguito estesi esperimenti. Louis, devo darti istruzioni. Saprai tutto ciò che ti servirà.

— Perché? — chiese Louis.

— Siamo alleati!

— Perché?

— Armonista ci ha resi schiavi! Non capisci quali piani ha per te?

— Penso di sì. Mi farà diventare difensore.

Difensore era la forma adulta della specie umana.

Bambino, riproduttore, difensore. Nell’età media (intorno ai 45 per gli umani, di meno per alcune specie di ominidi, di più per poche altre specie) un riproduttore può diventare difensore. La pelle gli si ispessisce e si corruga in corazza. La scatola cranica si espande. Un secondo cuore a doppia valvola cresce nel punto dove le arterie femorali corrono nelle gambe. Le articolazioni ingrossano, fornendo una base maggiore per muscoli e tendini. Ci sono anche cambiamenti psicologici. Un difensore perde gli attributi sessuali. Difende la progenie identificata mediante l’odore. Lascia morire le mutazioni. Se rimane senza figli in vita, di solito smette di nutrirsi e muore; ma alcuni scelgono di difendere e allevare la loro intera specie. Può funzionare, se ci si sente minacciati.

Ma niente di tutto ciò si verifica se il virus che vive nell’albero-di-vita non aziona il meccanismo di cambiamento. L’albero-di-vita non cresce bene sulla Terra. Sul Ringworld è stato trovato solo in cavità sotto la Mappa di Marte. Gli ominidi della Terra e anche del Ringworld si sono evoluti in riproduttori, una forma non finita, come i neotenici axolotl.

Se troppo giovane, un ominide non reagisce all’odore dell’albero-di-vita. Un ominide anziano resterebbe avvelenato dalla radice. Louis Wu era troppo anziano, finché non fu cambiato dall’automed di Carlos Wu, e adesso era troppo giovane.

— Per un quarto di secolo almeno sono al sicuro — disse.

— Anche per un periodo maggiore — ammise il burattinaio — se usi in tempo l’automed di Carlos Wu. Ti ringiovanisce. Armonista ti impedirà di usarlo, però.

Un buon punto, riconobbe Louis. Disse: — E se aspetta ancora, prima di rimontare la Needle?

Il burattinaio emise una musica triste. — Allora sono perduto. Staccato dalla mia famiglia, dalla mia patria. Schiavo di una creatura sagomata dall’evoluzione perché dia valore solo alla sua stessa linea di sangue. Louis, tu corri uguale pericolo. Non appartieni alla specie di Armonista.

— Nel Ringworld non sono di nessuna specie.

— Sì, Louis, sì. — Musica in crescendo. — Non vedi l’implicazione? Lui ti farà mangiare l’albero-di-vita. Diventerai un difensore. Ma non ti darà potere su di lui. Sarai solo un prigioniero e un consulente, un mezzobusto, il difensore che non ha discendenti da difendere. Sarai la Voce che parla per la salvezza del Ringworld stesso!

— Sì — disse Louis, paziente — ma non per i prossimi venticinque anni. Sono stato ricostruito giovane. Non reagisco all’odore della radice. Non sono abbastanza vecchio per il cambiamento.

— Ma tu lo vuoi?

— No. No, no. Cosa puoi fare per me? Ho studiato la disposizione dei dischi passatoio. Ho fatto alcuni spostamenti.

Con un fischio Ultimo richiamò sullo schermo della Sala Mappe il Ringworld, i dischi passatoio, i vettori e tutto il resto. Eseguì un giro completo, con le teste tenute a grande distanza per una visione binoculare estrema. — Bene — disse.

— M’aspetto che tu possa rimettere a posto tutto. Renditi conto però, Ultimo, che se una catasta di servizio non è dove m’aspetto di trovarla, potrei lasciarci la pelle. Dovresti darmi codici d’accesso.

— Sì.

— Ormai Armonista saprà tutto dell’automed. E io?

— Non avresti la capacità mentale.

Louis rimase in silenzio.

— Più di duecento anni fa Carlos Wu costruì un sistema medico basato su nanotecnologie. Le Nazioni Unite lo ritennero un genio. Acclamarono anche il suo lavoro. Quando scomparve, Carlos Wu portò con sé l’automed. Carlos Wu non fu mai ritrovato. L’automed ricomparve sei anni più tardi, sul Shasht-Fafnir. Il mio agente Nessus riuscì a comprarlo. La mia squadra di ricerca lo modificò per adattarlo alla fisiologia degli Kzinti e dei Burattinai di Pierson, per renderlo più versatile e affidabile. Adesso Armonista l’ha ricostruito e l’avrà adattato anche per i Notturni. Ormai padroneggia quella forma di nanotecnologia e adopera nanomacchine per fare altri dischi passatoio. Cos’altro devi sapere? L’automed è regolato per ricostruire certe forme di vita partendo dal loro codice genetico.

— Parliamo della Needle. Vi ha aggiunto armi?

— Sì; e ha padroneggiato le mie e ha potenziato i miei propulsori al di là di ogni ragionevole limite di sicurezza…

— E ora cosa fa?

Nella finestra a comparsa, la nera sagoma di Armonista non faceva niente. L’azione era nello spazio profondo, dove un puntino si allontanava velocemente dal Ringworld. Le navi della Guerra Periferica non l’avevano ancora scoperto.

— Una nave molto agile, con una cabina in miniatura, pilotata da un piccolo Sospeso — disse Ultimo. — Poco carburante, grandi propulsori e motori a reazione, armi non riportate nella mia libreria. Come hai visto, lanciata mediante acceleratore lineare. Il combustibile a bordo serve solo per manovrare e decelerare. Armonista la chiama Sonda Uno.

Sonda Uno era difficile da vedere a motore spento, ma ora il motore sputava fiamme per evitare armi al plasma e missili e perfino raggi laser. Gli strumenti di Armonista la seguirono verso lo spazio interstellare.

Il sistema del Ringworld manteneva le comete esterne. Tutte le masse vicine, pianeti, lune, asteroidi, erano state eliminate molto tempo prima, ma le comete non erano state ritenute pericolose. In fin dei conti non erano masse tanto grandi da cambiare orbita e lanciarsi verso l’interno.

Astronavi di cinque o sei specie diverse si tenevano nascoste fra le comete fin da quando Chmeee e Louis avevano rivelato l’esistenza di Ringworld, quasi quarant’anni prima. Ora navi della ARM, la polizia e la branca militare delle Nazioni Unite, comparvero sullo schermo. Parevano catene, più che astronavi e ad alcune erano agganciate navi più piccole. La Sonda Uno si accese come una lampada per flash… aveva calcolato male un laser… e scomparve.

Lo schermo di Armonista si allargò, seguendo niente in particolare. Louis non aveva visto detriti.

“I Sospesi” era un termine generico per indicare ominidi che vivevano come scimmie. Alcuni non erano intelligenti. Un difensore dei Sospesi doveva ancora raggiungere l’intelligenza umana o superiore. Addestrato frettolosamente per il volo spaziale, avrebbe potuto prevedere le difese della ARM, ma Armonista avrebbe comunque previsto le sue e lo avrebbe tenuto sotto controllo. La qualità di difensore riguardava soprattutto il controllo.

Il telescopio di Armonista descrisse un mezzo giro, all’incirca 180 gradi. Si puntò su un oggetto confuso, una cometa. Poi sull’astronave che emergeva dalla nube di ghiaccio ammassato e in fase di distacco. La nave aveva forma lenticolare ed era dipinta di nero, con vivide scritte arancioni nella grafia degli Kzinti, tutta punti e virgole.

— Dalle scritte, è la Diplomat - disse Ultimo a Louis. — Abbiamo guardato. La Diplomat pare ben armata, ma non si avvicina mai alla stella del Ringworld. Si mantiene sempre nascosta fra le comete. Può sempre fuggire nell’iperspazio.

— Non sembra un comportamento da Kzinti.

— Anche loro imparano. Ritengo che la Diplomat sia l’ammiraglia della flotta del Patriarcato.

Sonda Uno ricomparve. In meno di trenta minuti aveva fatto mezzo giro intorno al sole del Ringworld, passando nell’iperspazio. L’enorme velocità intrinseca l’aveva spinta lontano dal sole, ma ora la portava verso l’interno, dritto verso la Diplomat. Quest’ultima non si era ancora accorta di ciò che era accaduto nell’altro lato del cielo. Passarono minuti prima che l’equipaggio della nave kzinti reagisse alla presenza dell’intrusa. Poi fili di polvere interplanetaria brillarono un poco nel fuoco laser della Diplomat e una manciata di piccole navi sbucò dalla nube di ghiaccio.

Sonda Uno iniziò manovre diversive. Un raggio laser: Sonda Uno brillò vividamente. Louis socchiuse gli occhi per difendersi dal bagliore. Lo schermo di Armonista non era fatto per proteggere dalla cecità gli spettatori. Sonda Uno evitò il raggio laser e continuò la corsa.

Louis chiese: — Scafo della General Products?

— Sì, sotto uno strato del materiale usato per il pavimento del Ringworld.

Un’altra astronave emerse di colpo nelle vicinanze, abbastanza a lungo perché Louis ne avesse una buona visuale. Era più grande della Diplomat, una sfera trasparente con complessi macchinari ammassati nello scafo. Svanì subito, come la bolla di sapone alla quale assomigliava.

— È la Long Shot - esclamò Louis, montando in collera.

— Ho visto — disse Ultimo.

— È fuggita. Gli Kzinti non lo fanno.

— La Long Shot è usata come corriere. È troppo preziosa per rischiare che vada perduta e il Patriarcato non avrà trovato spazio per armamenti.

— La ARM e il Patriarcato in teoria condividono quella nave. Era questo, l’accordo, quando Chmeee e io l’abbiamo ceduta a loro.

Sonda Uno era troppo vicino alla nave lenticolare, accelerava di lato per girarle intorno e intanto lottava contro scariche di energia e navi più piccole. All’improvviso ci fu luce attinica. Louis batté con forza le palpebre. Quando fu di nuovo in grado di vedere, scoprì che Sonda Uno era scomparsa.

— E quello che diavolo era? — chiese.

— Proiettile di antimateria. Le nuove navi della ARM sono tutte fornite di antimateria. Il Patriarcato non l’ha mai usata, però se la fabbrica da qualche parte, con un acceleratore di particelle. La ARM ha una fonte, un sistema solare di antimateria.

— Antimateria. Ultimo, così la Guerra Periferica diventa molto più pericolosa. Il Ringworld è troppo fragile.

— Sono d’accordo.

— E ora Armonista cosa fa?

L’ombra di un difensore balzò dal sediolo, s’inarcò come una star del balletto contro il panorama di comete e di navi da guerra, toccò un punto focale della stanza ellittica e sparì.

Una mano simile a un sacchetto di cuscinetti a sfere si chiuse sul braccio di Louis, che fu colto da spasmi come un uomo fulminato dalla corrente elettrica. — Louis! — disse vivacemente Armonista. — Bene, sei sveglio. Senza di te, sarebbe stato difficile. Ultimo, va’ fuori di qui. Il pericolo non aspetta i tuoi comodi. Louis, sei tutto a posto? Il tuo battito cardiaco ha un ritmo curioso.

3. Reclutamento

Armonista era un difensore giovane.

Maschio dei Notturni, di mezz’età, era stato adescato in una caverna dove cresceva l’albero-di-vita. E centodieci giorni prima era emerso dallo stato di bozzolo: una mente eccezionale che esigeva d’essere addestrata, in un corpo di ominide indurito a causa di una guerra infinita.

All’inizio si era accontentato della conoscenza incompleta dei Bibliotecari e di Accolito e di ciò che gli giungeva come briciole da Ultimo.

Armonista, pensò Louis, non avrebbe iniziato le sue intrusioni in maniera sperimentale. Ultimo avrebbe dovuto bloccare il tentativo. Di sicuro Armonista aveva costruito e programmato a suo piacere il nuovo equipaggiamento pesante, poi l’aveva messo subito in moto, dopo avere forzato le serrature di Ultimo.

Fait accompli: all’improvviso è addosso al burattinaio nei suoi stessi alloggiamenti. All’improvviso ha sfilettato la nave spaziale di Ultimo e ne toglie i componenti, come un pescatore pulisce una trota.

I difensori di qualsiasi specie sono maneggioni. L’intelligenza stessa è maneggiona, no? Un’intelligenza superiore vuole controllare i suoi maestri. Sbilanciarli di tanto in tanto. Le differenze fra alleato, servitore, schiavo e cane da slitta diventano confuse, quando la differenza d’intelletto è abbastanza grande.

Un attimo prima Louis spiava un difensore. Di colpo il difensore era accanto a lui e lo stringeva per il polso.

— Sto bene — disse Louis. — Troppo giovane per un infarto.

Il burattinaio aveva nascosto sotto il corpo le due teste e le tre zampe.

— Pensa a lui — ordinò Armonista. — Sarò molto impegnato.

— Due domande — disse Louis. Ma il difensore era già sparito.

Ultimo tirò fuori una testa. Niente collo, solo occhio e bocca.

Armonista era visibile all’esterno della Hot Needle, impegnato a regolare controlli e a dare in escandescenze. Pesanti macchinari cominciarono a muoversi. Il motore iperspaziale ricostruito era in moto. Le due metà diseguali della nave iniziarono a chiudersi. La parte superiore dell’acceleratore lineare prese a seguire il disotto di Olympus Mons.

Ultimo emise un fischio. — Avevo ragione! Sta… — Ritrasse la testa. Armonista era tornato.

Si chinò a regolare comandi sul disco passatoio nascosto. Poi tirò su il burattinaio rannicchiato, scansando il calcio della gamba posteriore. — Louis, seguimi! — abbaiò Armonista. Mosse un passo e scomparve.

Solo per un istante Louis Wu si ribellò. Era una prova, ovviamente. Armonista voleva vedere se l’avrebbe seguito senza fare domande. Una scena che Louis conosceva bene.

Un alieno intelligentissimo irrompe nella vita di Louis Wu, raduna un equipaggio e si precipita in una missione nota solo a lui. Prima Nessus, poi Ultimo, poi il difensore Teela Brown, poi Bram, ora Armonista: ciascuno sceglie Louis Wu per convenienza, lo sbatte in una situazione che lui non capisce e lo muove come una marionetta. Quando si mette infine a pari, Louis è impegnato in qualcosa che rasenta la follia. I Burattinai di Pierson erano fanatici del controllo. Un vero codardo non gira mai la schiena al pericolo.

La qualità di difensore riguardava nient’altro che il controllo.

Dove sarebbe stato, che cosa avrebbe fatto Louis Wu, quando avesse saputo tutto?

L’istante passò. Se non avesse seguito Armonista, pensò Louis, sarebbe rimasto tagliato fuori dall’azione. Mosse un passo sul disco passatoio indistinguibile dal resto del pavimento e traslò.

Un diluvio di luce del sole lo costrinse a socchiudere gli occhi.

Si trovava su una vetta, sopra una catasta di sei piastre levitanti e un disco passatoio. Armonista e Ultimo erano più in basso, su una superficie grigia e semitrasparente. Louis guardò prima l’Arco, per orientarsi. L’Arco, la parte più lontana del Ringworld, correva da orizzonte a orizzonte, largo sopra la foschia degli orizzonti a favore di spin e contro spin, più stretto verso mezzodì, dove passava dietro il sole. Louis non vedeva l’Arco da qualche tempo.

La montagna Pugno-di-Dio si stagliava a babordo come una luna perduta e si sporgeva di molto fuori dell’atmosfera. Ai suoi piedi la terra pareva più paesaggio lunare che deserto: centinaia di milioni di miglia quadrate di roccia butterata priva di vita. Il Pugno-di-Dio era un cratere al contrario. Centinaia di anni prima un meteoroide si era conficcato dall’esterno nel pavimento del Ringworld. L’esplosione aveva spogliato del soprassuolo i posti più alti, anche così lontano. Lo scrith nudo era terribilmente scivoloso.

Più vicino c’erano argentei fili di fiumi e argentee chiazze di mare e il verde scuro di vita in graduale avanzata. Il terreno sotto la montagna era un’ampia giungla tagliata da un fiume largo alcune miglia.

— Attento a dove metti i piedi — disse Armonista. Louis si calò con cautela sul nudo scrith.

Meglio non dimenticarlo: sotto quel guscio panoramico non c’era altro che stelle e vuoto. Lì intorno non c’erano sorgenti né acqua, niente che sostenesse la vita. Nessun ficcanaso di passaggio per trafficare con i comandi di una catasta di servizio abbandonata. Per quanto esposto, quel luogo era un eccellente nascondiglio per strumenti d’alta tecnologia come quelli.

— Ti deciderai a spiegare cosa c’è in ballo? — disse Louis.

— In sintesi — rispose Armonista — come riproduttore sapevo poco, ma ricordavo molto. Uscendo dalla transizione da riproduttore a difensore, come prima cosa ero sicuro che il Ringworld è terribilmente fragile. Ho capito d’essere nato per difendere il Ringworld e tutte le sue specie. La faccenda doveva procedere per gradi. Ho fiutato Bram, naturalmente, e ho capito di doverlo uccidere. Ho passato del tempo a imparare da Ultimo e dalla sua libreria e a guardare lo sviluppo della Guerra Periferica. Poi per un periodo ho creduto meglio lavorare da solo o con alcuni difensori del Popolo dei Sospesi. Ora devo comporre una squadra.

— Per fare cosa?

Armonista toccò alcuni comandi. La catasta di servizio si sollevò. Quattro piastre levitanti si staccarono dalla base e si spostarono. Armonista salì su una coppia sovrapposta e lasciò le altre due per il burattinaio e per l’uomo.

Il burattinaio si guardava intorno. — Lungo i pendii si potrebbe sopravvivere — disse. — I popoli del Ringworld sono in genere ospitali verso gli stranieri. Armonista, non accetti mai la mia parola, quando puoi metterla alla prova. Perché coinvolgi anche me?

— E in che cosa? — chiese Louis.

Armonista galleggiò giù per il pendio. Louis e il burattinaio salirono sulle piastre e lo seguirono. La voce del difensore giungeva facilmente.

— La Guerra Periferica cresce d’intensità. La ARM usa antimateria, anziché la fusione di idrogeno, per alimentare motori e armi. Louis, il Ringworld non può sopravvivere a questa guerra. Bisogna fare qualcosa.

— Prova a lanciare un’idea!

— Per elaborare un piano devo imparare di più. Ultimo ti ha parlato di una nave corriere? Costruita dai burattinai, con un motore sperimentale…

— La Long Shot. L’ho pilotata. Ce l’hanno i gattoni. — Da molto tempo non chiamava “gattoni” gli Kzinti.

— Ce la riprenderemo. Abbiamo tempo per reclutare Accolito.

Erano al limitare della giungla.

— E perché Accolito dovrebbe unirsi a te?

— Mi aspetto che tu gli dica di farlo. Suo padre l’ha mandato da te “per imparare la saggezza”.

— E unirsi a te in una spedizione di pirateria sarebbe saggezza?

Il burattinaio chiese: — Hai bisogno di noi? Ti fidi di noi? Potresti combattere da solo?

— Devo lasciare che qualcuno piloti la Hot Needle of Inquiry oppure abbandonarla alla deriva fra le comete.

— Posso pilotare io la Needle - disse subito il burattinaio.

— Ultimo, tu scapperesti.

— Louis e io saremmo lieti di…

— Louis ha già pilotato una volta la Long Shot. La piloterà di nuovo. Tu e Accolito piloterete la Needle.

— Come vuoi — disse Ultimo.

— Louis, tu hai fatto un giuramento. Devi difendere il Ringworld.

In un momento di follia Louis Wu aveva giurato di salvare il Ringworld. L’aveva fatto, dodici anni prima, quando il Ringworld si era spostato dal baricentro, ma ora si limitò a dire: — Non costringerò Accolito.

— Allora devo aspettare sviluppi.

Nella giungla c’erano membri del Popolo dei Sospesi, ominidi dalla lunga coda. Tirarono agli intrusi rametti e sterco. Louis e Ultimo si alzarono sopra la cima degli alberi, ma le piastre levitanti di Armonista si abbassarono fin quasi a rasentare il terreno. Louis e Ultimo udirono Armonista gridare e lo videro lanciare sassi e bastoni, con tiri rapidi e precisi, tanto da impedire ai Sospesi di evitarli. In meno di un minuto gli ominidi sparirono.

Armonista riprese quota e raggiunse gli altri due. — Non dicevate che le specie del Ringworld sono sempre ospitali?

— Quelle erano scimmie — replicò Louis. — Non sempre gli ominidi sono intelligenti, sai? Hai preso quelli, per pilotare la tua sonda?

— Sì, li ho resi difensori. L’intelligenza è relativa.

Louis si chiese se davvero un difensore non vedeva la differenza fra quelle scimmie e lui. Le labbra e le gengive di un difensore si indurivano in una sorta di becco che rendeva impossibile sorridere o ghignare o fare smorfie.

Fu giungla per tutto il tragitto, alberi e rampicanti sconosciuti a Louis e una varietà di radici gomito che crescevano a catena ad angoli di 60 gradi, grosse come sequoie.

Louis commutò sull’infrarosso lo schermo della piastra facciale. Ora luci al suolo s’intrecciavano, correvano a balzi, andavano alla carica, si mescolavano. Migliaia di minuscole luci più in alto erano di sicuro uccelli. Luci più grandi sugli alberi erano bradipi e Sospesi e… Louis deviò per evitare uno scoiattolo volante di venti chili, con una testa tutta orecchie e denti, che lanciò un’orrenda imprecazione mentre gli passava sotto. “Ominide?” si domandò Louis. Bella giornata, per un volo librato.

Armonista atterrò in un cerchio di alberi gomito. Il terreno era irregolare, qua e là gibboso, coperto d’erba intricata. Ultimo scese e Louis lo seguì, senza vedere ancora niente. Poi notò una piastra levitante abbandonata. Chissà com’era finita lì.

Atterrò anche lui e scese. Furono subito circondati da bizzarri ometti verdi usciti da dietro gli alberi e da donne saltate fuori dal terreno. Tutti erano armati di corte spade. Non erano molto alti, arrivavano al petto di Louis.

Armonista li salutò a gran voce e cominciò a parlare velocemente. L’apparecchio traduttore di Louis non contemplava quel linguaggio. Louis vide nell’erba strappata un cunicolo che penetrava in profondità. L’erba era strappata allo stesso modo in una cinquantina di punti. Era una città.

Ominidi, discendenti dei Pak che avevano costruito il Ringworld, avevano occupato ogni possibile nicchia ecologica, iniziando mezzo milione di anni prima, con una popolazione già nell’ordine dei mille miliardi, anche se i numeri erano semplici stime. Quel gruppo era composto di scavatori. Avevano addosso solo il pelo corporeo e portavano bisacce di pelle d’animale. Assomigliavano ai furetti.

Ora parevano meno sulla difensiva. Alcuni ridevano. Armonista parlò e altri risero. Uno salì su una montagnola di terra e puntò il dito.

Armonista gli rivolse un inchino. — Accolito è a caccia — disse. — A un giorno o tre a babordo a favore di spin. Louis, cosa gli rispondo? Vogliono fare rishathra.

Per un attimo Louis si sentì tentato, poi imbarazzato. — Puoi dire loro che Louis non è nella stagione giusta.

Armonista latrò. Gli Scavatori risero istericamente, guardando Louis, con occhi da miope.

— E qual è la tua scusa? — chiese Louis.

— Sono già stato qui. Conoscono i difensori. Risali sulla piastra.

4. Accolito

Gli odori erano di una ricchezza intossicante. Centinaia di varietà di piante, decine e decine di animali. Gli Kzinti potevano vivere bene lì, finché non fossero aumentati troppo di numero. Accolito, milioni di miglia dagli Kzinti più vicini, non ne sentiva la mancanza; ma decise di parlare di quel posto a suo padre. Annusò, cercando un odore elusivo: qualsiasi creatura grande e micidiale. Non c’era. Solo odore di ominidi brachiatori.

Il parco da caccia paterno era molto più pericoloso. Il livello di pericolo era accuratamente misurato, come la disposizione di ogni cespuglio. Gli Kzinti avevano bisogno di una minaccia per vivere e anche per tenere basso il loro numero.

I difensori Pak avevano un altro modo di pensare.

Louis Wu l’aveva spiegato così: i difensori avevano diffuso la vita su tutto quel territorio, in imitazione degli schemi di vita che si erano evoluti sui Mondi Globi, ma avevano tolto di mezzo qualsiasi cosa mettesse in pericolo o irritasse i riproduttori Pak, dai carnivori ai parassiti ai batteri. Ciò che assaliva oggi la stupefacente varietà di ominidi si era evoluto nei successivi milioni di anni, quattro milioni di falan. Ovviamente era solo un’ipotesi, Louis l’aveva precisato.

Perciò quello era un posto sicuro dove giocare. Un giorno Armonista o Louis avrebbero chiamato e lui, Accolito, avrebbe trovato pericoli a sufficienza. Non tutte le luci nel cielo notturno erano stelle.

Una macchia nell’infrarosso, più grande di altre, passò dalla corsa all’immobilità, balzò su un albero, si fuse con una macchia più piccola, esitò…

Armonista gnaulò. Risuonò uno gnaulio di risposta, soffocato. Il congegno di Louis entrò in funzione e tradusse: “Accolito!”. “Sono qui. Un momento.” E poi: “Louis!”.

— Ciao, Accolito! — disse Louis.

— Louis! Ero preoccupato! Come stai?

— Giovane. Affamato, agitato, non del tutto sano di mente.

— Sei rimasto un’eternità nell’automed!

Intervenne Armonista. — Accolito ha continuato a seccarmi chiedendo aggiornamenti. Ho dovuto trovargli un lavoro da un’altra parte.

Louis rimase commosso. Accolito si era preoccupato, pensando che lui fosse trattenuto nell’automed per la necessità di altre cure. Era più verosimile che Armonista volesse tenerlo fuori dei piedi; o forse stava raffinando il processo di ringiovanimento o lo usava come cavia per studiare le nanotecnologie, maledizione a lui. Non era giusto costringere un dodicenne a simili pensieri cinici, nemmeno un dodicenne kzinti.

Il massiccio gatto si era arrampicato a metà di un tronco d’albero e mangiava, mentre i Sospesi gli tiravano da lontano frutti duri come sassi. Armonista separò le due piastre levitanti e ne spostò una a mezz’aria accanto ad Accolito.

Chmeee era uno Kzin scelto dal burattinaio Nessus per la sua squadra d’esplorazione, decine di anni prima. Accolito era il figlio maggiore di Chmeee, bandito dal padre e mandato a “imparare saggezza” da Louis Wu. Era alto due metri e dieci, meno del padre, con pelliccia arancione e cioccolato: orecchie scure, strisce scure lungo la schiena, una piccola virgola color cioccolata nella coda e nella gamba. Tre creste parallele gli correvano lungo il ventre, forse eredità paterna; Louis non aveva mai chiesto. Sull’enorme tronco inclinato, sotto il fogliame verde nerastro, Accolito pareva proprio nel suo ambiente.

— Finalmente siamo pronti? — chiese.

— Sì — rispose Armonista.

Accolito giudicò che c’erano quindici metri di dislivello. Effettuò un salto con torsione e atterrò a quattro zampe. La piastra si abbassò di colpo sotto il peso e Accolito scivolò, si arrampicò e trovò la presa. Le mani Kzin andavano bene, ma con gli artigli sguainati le dita scivolavano. L’ira avrebbe potuto ucciderlo. Era uno scherzo o un test… e Armonista si abbassò sotto di lui, pronto ad afferrarlo.

— Rivorrei la mia piastra — disse Accolito. Scese in picchiata verso il fondo della foresta e se ne andò fra tronchi inclinati lungo una pista che Louis non scorgeva.

Una piastra levitante era librata sopra una distesa di grandi e vistosi fiori arancioni. Accolito abbassò la piastra su cui si trovava e con un clic l’agganciò magneticamente all’altra.

— Ne ho lasciata una agli Inferiori — disse. — Ci giochino pure, finché non ne avrò bisogno. Ho troppa massa. Devo stare molto attento, quando sto su una sola piastra.

Il doppio disco decollò, Armonista lo imitò e partirono a tutta velocità. Louis cercò di non perdere contatto, ma era una corsa pericolosa. Stavano lasciando Ultimo molto indietro. Armonista chiese: — Cos’hai imparato?

— Niente, da quando abbiamo parlato — gridò in risposta lo Kzin. — La pista di Teela termina con il popolo della Macchina, due mesi dopo che lasciò Louis e mio padre. Sono stato in cinque culture, sei specie… una interessante cultura simbiotica, i Macchina, e diversi tipi di Sospesi. Nessuno parla di Teela Brown né di Cercatore né di armi che proiettano luce, né di medicina avanzata, di carestia evitata, di una aviobici… Qualsiasi cosa mi venisse in mente, loro non ne avevano mai sentito parlare.

— Ti hanno mentito?

— Chi avrebbe osato? A che pro? La pista di Teela è discontinua. Non l’ho mai seguita nel cielo! Ho solo trovato luoghi dove lei e Cercatore sono atterrati. I Macchina la ricordano da due o tre falan dopo il passaggio di un edificio volante, 150 falan fa. Hai seguito voci di congegni volanti? O accertato rapporti in conflitto?

— Sì.

— Louis… — disse Accolito. Si guardò indietro e rallentò. Anche Armonista rallentò: la corsa era finita.

— Louis, mi è stato chiesto di rintracciare Cercatore e Teela Brown. Ho scoperto poco. Sono scomparsi per settanta, ottanta falan. Poi il difensore vampiro Bram ci dice che sono entrati come riproduttori nel Centro Manutenzione. Il maschio è morto a causa dell’albero-di-vita, era troppo vecchio, e Teela si è svegliata dal coma come difensore.

Armonista disse: — Voglio sapere come semplici riproduttori abbiano trovato la via nella Mappa di Marte. Voglio sapere perché Bram ha lasciato che Teela si svegliasse. Sarebbe stato facilissimo studiarla mentre era in coma e poi ucciderla. Saranno domande banali, ma vorrei una risposta.

Louis si strinse nelle spalle. Anche lui se l’era chiesto. Bram aveva dimostrato ben poco rispetto per la vita umana, di riproduttore o di difensore.

— Ti sei messo a pari con gli eventi attuali? — chiese Accolito.

— Tanj, no. Armonista mi fa impazzire, con i suoi segreti.

— Parlerò strada facendo — affermò deciso il difensore. — Louis, mi hai creato tu. Hai capito che un difensore vampiro era inadatto a decidere le sorti del Ringworld oppure che Bram stesso era inadatto. Hai pensato che un Ghoul sarebbe andato bene. Mi hai adescato nel Centro Manutenzione. Un giardino di alberi-di-vita ha fatto di me un difensore. T’aspettavi che uccidessi Bram e l’ho ucciso. Suppongo che tu abbia considerato le implicazioni. — Le parole non mostrarono collera né amarezza. La faccia di un difensore era simile a cuoio indurito.

— Considera questa implicazione — riprese Armonista. — Nessun difensore si è mai evoluto per tenersi da parte quando i suoi discendenti sono in pericolo. Hai capito che i figli di un Ghoul devono trarre vantaggio dove altri ominidi sopravvivono bene, ma hai capito anche questo? Noi dobbiamo agire, saggiamente o no. La Guerra Periferica era abbastanza brutta, Louis, quando sei entrato nell’automed. Ora la ARM ha portato navi alimentate ad antimateria, venti e passa. Ora pare che gli Kzinti abbiano rubato ai burattinai la nave a motore iperspaziale Quantum II. Che la usino come corriere ci rivela segreti interessanti, no?

— Non osano rischiare di danneggiarla — convenne Louis. — Non sanno copiare il motore. Esiste ancora un solo esemplare.

— Ultimo — disse Armonista — potresti costruire un’altra Long Shot?

— No. La mia squadra di ricerca potrebbe farlo, ma è andata avanti soprattutto per tentativi e il costo… ha distrutto il mio potere, mi ha cacciato in esilio, al pari di ogni altro mio errore.

Girarono intorno alla catasta di servizio e atterrarono. — Non posso fare niente — disse Armonista. — Se capissi la Long Shot… Ecco, lasciatemi regolare la destinazione. Accolito, questa taratura ti riporterebbe da tuo padre. Sei tentato?

— Ancora non ho niente da offrirgli.

— Seguitemi — disse Armonista. Scese dalla piastra mobile e traslò.

Emersero nel sottosuolo, dove erano pronte alcune piastre levitanti. L’aria aveva l’odore delle caverne sotto la Mappa di Marte. Mentre procedevano a mezz’aria fra tunnel e caverne, Armonista mostrò i suoi giocattoli.

Dodici piastre portavano a passo d’uomo un enorme cannone laser. — L’ho costruito seguendo le indicazioni negli archivi di Ultimo — disse il difensore. — Con qualche miglioria. Lo monterò su Olympus Mons. Ho trasmesso con l’eliografo il progetto a difensori lungo il muro del bordo. Presto non dovremo più dipendere dal sole per parlare. Dovrei montarne uno anche sul Pugno-di-Dio. Ecco qua… — Protese la mano e afferrò un gruppo di tubi. Se ne portò uno alla bocca e ne cavò una musica sfrenata. — Che ne pensi? — Soffiò di nuovo e per scherzo Louis si mise a ballare sulla piastra, con una compagna immaginaria.

Armonista si fermò a esaminare massicci macchinari, poi con una pistola a spruzzo modificò alcuni circuiti superconduttori. L’enorme congegno si allontanò lentamente su una settantina di piastre. — Il kit per le riparazioni dai danni dei meteoriti — disse Armonista. — Terminato, ma ora bisogna spostarlo al lanciamissili.

Dischi passatoio crescevano in una vasca, mentre strumenti tenevano sotto controllo il contenuto metallico del liquido. Armonista usò un disco passatoio già pronto e li trasportò nella Sala Difesa Meteore.

Louis non aveva la minima idea di dove era stato. Né di che cosa stavano facendo. Aveva l’impressione che la mente del difensore fosse un ampio labirinto e che lui vi si fosse perso. Lavorare con Bram non era stato diverso. Il difensore vampiro aveva commesso un intollerabile crimine e lui l’aveva smascherato. Si era mosso per sostituirlo con un Ghoul, un Notturno. Bene, ma s’era aspettato d’ottenere all’istante la libertà?

I difensori non avevano libertà. Se Armonista avesse sempre visto la risposta giusta, pensò, perché avrebbe deciso diversamente? E un povero riproduttore poteva solo andargli dietro. Ma se lui non avesse ottenuto presto alcune risposte…

Lo schermo dal pavimento al soffitto lungo le pareti della Sala Difesa Meteore mostrava la Guerra Periferica. Navi e basi erano indicate da puntini luminosi in colori al neon. Le navi kzinti e umane erano numerose. C’erano anche altre presenze: Burattinai, Esterni, Trinoc, navi e sonde non identificate. Il Ringworld suscitava interesse in ogni entità che ne veniva a conoscenza.

Una nave kzinti penetrò nel sistema interno e girò intorno al sole, senza trovare opposizione.

— Una della ARM ha cercato di parlare con me, ma ho preferito non rispondere — disse Armonista. — Nessun’altra fazione ci ha provato. Ci sono stati tentativi d’invasione. La difesa meteore ferma tutto, tranne le microsonde, che di sicuro sono da ogni parte. Ho intercettato possibili messaggi fra le navi, troppo ben cifrati perfino per me. Grazie al database della Needle posso riconoscere navi e habitat nelle comete interne, appartenenti alla ARM, al Patriarcato, ai Trinoc, una agli Esterni e tre ai Burattinai di Pierson, tutti librati ben fuori il sistema, e migliaia di sonde d’origine sconosciuta. Devo presumere che tutti sanno che cosa fanno gli altri. Anche per me sarà difficile mantenere un segreto. — Regolò lo zoom. — Louis, quello cos’è?

Un puntino fu ingrandito fino a diventare l’immagine poco nitida di uno spettrale toro di merletto nero, tutto fili intrecciati, con una minuscola fonte di luce giallina al centro e nessun motore spaziale evidente.

— Dista trentadue volte il raggio del Ringworld…

— Un altro Esterno — disse Louis. — Non sempre usano vele solari. Da loro abbiamo comprato tecnologia per motori iperspaziali, ma hanno sviluppato qualcosa di meglio. La buona notizia è che non sanno che farsene di acqua liquida e di alta gravità, perciò non sono interessati ai pianeti dell’uomo.

— E quello? — Un cilindro tutto ammaccato, svasato in coda, oblò luccicanti intorno alla parte centrale.

— Uhm. Dal disegno pare opera delle Nazioni Unite di molto tempo fa. Forse una “lumaca” riattrezzata con motore iperspaziale. Potrebbe provenire da Sheathclaws. Tenterebbero d’immischiarsi? Quel pianeta è stato colonizzato da telepatici Kzinti e da esseri umani.

— Sheathclaws. Una minaccia?

— No. Pare che non possano permettersi armi serie.

— Bene. Ultimo, gli hai mostrato la Diplomat?

— Sì. Abbiamo visto la tua Sonda Uno interrompere l’appuntamento spaziale fra la Diplomat e la Long Shot. La Long Shot si è ritirata nell’iperspazio.

— Louis, Accolito, Ultimo, mi serve un controllo mentale — disse Armonista. — Riuscite a credere a questa storia? La mia Sonda Uno spaventa la Long Shot e le fa mancare un appuntamento programmato. La Long Shot salta nell’iperspazio, non troppo lontano, e osserva da distanza di sicurezza, qualche minuto luce, finché il pilota non ritiene che non ci siano ulteriori minacce. Allora torna per scambiare con la Diplomat dati e pacchetti, ma arriva troppo tardi. Poi torna al Patriarcato, sempre in ritardo sui tempi, e cerca di rimettersi in pari. La Long Shot deve riferire direttamente, è la sola che può farlo, le altre sono troppo lente. Il pianeta degli Kzinti è a 230 anni luce da qui. Si tratta di 300 minuti nei due sensi. Quindi abbiamo dieci ore da far passare prima che il pilota della Long Shot ritorni nello spazio del Ringworld e sia costretto a trovarsi in tutta fretta all’appuntamento spaziale successivo. Sì?

— Gli Kzinti farebbero così — disse Louis. — Dritti alla carica.

Accolito rizzò il pelo. — Noi non adoriamo orologi e calendari, Armonista. La Diplomat è stata attaccata. Saranno cauti.

— Gli spaziali adorano sempre orologi e calendari — disse Louis. — Sono simili alle orbite.

— Ultimo?

— Cosa rischi con le tue ipotesi? — replicò il burattinaio.

— Rischio troppo — rispose Armonista — ma devo giocare d’azzardo. L’attività della Guerra Periferica accelera verso una singolarità. La mia mossa peggiore è non fare mossa.

— Che intenzioni hai?

— Catturerò la Long Shot.

Louis capì d’avere visto giusto: una missione folle. — Con il motore iperspaziale la Long Shot è mille volte più veloce di noi — puntualizzò — e non entra mai nella singolarità del Ringworld.

— Non possono usare il motore iperspaziale se sono agganciati a un’altra nave — replicò Armonista. — Seguitemi. — Mosse un passo avanti e traslò. Ancora una volta Louis gli andò dietro.

5. Hanuman

Per quanto ne capiva, Sonda Due era una macchina perfetta. Hanuman continuò comunque a lavorarci. Di tutte le affascinanti macchine nel dominio di Armonista, considerava la Sonda Due la sua creatura. La sua stessa vita l’avrebbe pilotata. Lui aveva guardato Armonista al lavoro nel Sistema Riparazione Meteore. Durante il lavoro, Armonista parlava. E lui aveva quasi l’impressione di capirlo. Dentro un foro del Ringworld, grandi quantità di componenti piccolissimi avrebbe intessuto fili di scrith da materia meno nobile, rimettendo insieme la vasta struttura, chiudendo i buchi. Qualche altra cosa sarebbe stata in funzione, mentre le nanomacchine lavoravano. Analoghi componenti piccolissimi avrebbero intessuto cavi magnetici più sottili del pelo sul suo corpo, seguendo cavi superconduttori già in posizione nel pavimento lacerato del Ringworld.

La natura dei difensori era azione. Hanuman poteva solo stare lontano dal Sistema Riparazione Meteore, tenere giù le mani da macchine che potevano salvare il Ringworld e ogni specie indigena, compresa la sua stessa specie. Non osava toccare ciò che non capiva.

Per 1500 giri del cielo Hanuman era vissuto sugli alberi, con altri della sua specie. Aveva amato; aveva generato figli; era diventato vecchio. Poi una nodosa creatura inguainata in corazza di cuoio gli aveva dato da mangiare una radice.

Hanuman era intelligente solo da un falan, più o meno. Sapeva una cosa: Armonista era un’intelligenza superiore. Se avesse toccato le sue macchine, avrebbe solo potuto rovinarle, a meno d’essere comandato e guidato chiaramente. Ma poteva lavorare a Sonda Due. Era la macchina che poteva ucciderlo. Lui si augurava di capirla meglio. Non la capiva neppure Armonista, superiore a lui come lui era superiore ai riproduttori della sua specie.

Sentì uno sbuffo d’aria e si girò. Armonista era arrivato, in compagnia di visitatori.

Erano nella caverna sotto Olympus Mons. Armonista si diresse verso un individuo alto metà di lui. — Hanuman — disse — questi sono amici. Lui è Hanuman, pilota della Sonda Due.

La voce del pilota era acuta, ma non infantile. — Accolito, Louis Wu, Ultimo. Salve.

— Piacere — disse Louis. — Hanuman? — Non si era ancora deciso su ciò che vedeva. Il pilota non pesava più di 25 chili. Alto 90 centimetri, 60 di coda, articolazioni gonfie, cranio gonfio e pelle come cuoio conciato e pieghettato. — Saresti un difensore del Popolo dei Sospesi?

— Sì. Armonista mi ha fatto e mi ha dato il nome. “Hanuman” è un riferimento letterario preso dalla libreria della Hot Needle. - Passò a un altro linguaggio, quello dei Ghoul, parlato troppo rapidamente. Mentre Hanuman e Armonista parlavano, il traduttore di Louis colse una parola qua e là. “…fretta… calarlo in posizione…”

— Una teoria da mettere alla prova. Se il tuo veicolo sopravvive…

Un cilindro era in attesa accanto all’acceleratore lineare. Pareva troppo piccolo per un passeggero, ma aveva il muso trasparente e le bobine magnetiche dietro l’acceleratore lineare erano larghe più di un miglio. Macchinari avevano già montato nel ventre della Needle il motore iperspaziale ricostruito e ora rimettevano a posto la sezione di scafo tagliata, nella quale era stato inserito un tamburo, opaco, verniciato di un materiale color bronzo, che andava ad alloggiarsi in quello che un tempo era il garage per la navetta d’atterraggio. La nuova parte era una camera d’equilibrio, vide Louis, abbastanza ampia da trasferire una decina di umani alla volta.

I bordi combaciarono. Poi il materiale color bronzo colò via e si avvolse sulla lava come un serpente. La macchia bronzea sulla camera d’equilibrio rimase.

— Cos’è quella roba color bronzo? — disse Louis.

— Colla — rispose Hanuman.

Armonista intervenne, con una certa riluttanza. — La faccenda è un po’ più complicata. Conosci gli scafi della General Products, no? Ogni variazione è una molecola con legami atomici accresciuti. Molto resistente, ma se tagliata, si sfalda. Ho progettato una sostanza che rimpiazza i legami atomici. Mi permette non solo di tagliare uno scafo, ma anche d’incollarlo a un altro della General Products. Hanuman, sei pronto?

— Sì.

— Porta a termine la missione e poi salvati, se puoi. Avanti.

Hanuman s’infilò nel minuscolo missile e chiuse il muso trasparente. La nave si ritrasse nel pavimento.

Hanuman sprecò un momento per pensare con curiosità ai compagni di Armonista. Uno era un riproduttore di specie sconosciuta, ma tutti e tre mostravano d’essere nati fra le stelle, alieni al Ringworld. Di loro sapeva qualcosa, grazie al file nel computer della Needle. Che posizione avevano rispetto a lui? Aveva detto “Colla” per vedere se Louis Wu estrapolava it resto. Non lo credeva tanto intelligente, visto che non aveva reagito.

Hanuman era più intelligente di un Sospeso, ma non riusciva a vedere ciò che Armonista vedeva: la risposta giusta, ogni volta. Louis Wu aveva scelto Armonista. Questo lo rendeva tanto intelligente da fidarsi di lui? Il grosso alieno irsuto era un cucciolo, avrebbe avuto ben poco da dire. Quello a due teste era vecchio come i mari e i monti…

La Sonda Due era pronta al lancio e Hanuman aveva ordini precisi. Ma se fosse sopravvissuto, doveva arrivare a sapere di chi fidarsi.

L’idrogeno combustibile inondò i serbatoi della Needle.

Armonista mosse il braccio verso la torre di anelli. — Bram costruì questo macchinario per lanciare sistemi di difesa da meteore e di riparazione. L’ho modificato. Ci darà una velocità iniziale maggiore di quella ottenuta con il nostro combustibile e i propulsori. Saliamo a bordo della Needle, indossiamo la tuta pressurizzata e blocchiamo le cinture. Dovremmo lanciarci dopo la Sonda Due.

Ora la Hot Needle scivolava sulla lava. Louis si chiese se avrebbero dovuto correre dietro alla nave, ma Armonista li guidò a un disco passatoio che li trasportò a bordo. Ultimo e Armonista andarono in sala comando; Accolito e Louis rimasero negli alloggi dell’equipaggio.

Mentre Louis indossava la tuta, la Sonda Due fu lanciata in un lampo luminoso e sparì nel cielo. Il sistema di lancio era poco efficiente, pensò Louis. Nocivo per l’ambiente. Armonista aveva energia da sprecare.

La Needle sprofondò verso la base del sistema di lancio. Armonista si era già messo la tuta. — Mangiate prima di chiudere il casco! — gridò. — C’è tempo. — Scorse velocemente alcuni programmi diagnostici, poi usò dischi passatoio per traslarsi qua e là per la nave, fermandosi a guardare, ad armeggiare. In un paio di minuti fu di ritorno.

Nella cabina di comando della Needle c’era il posto per un secondo pilota. Il sedile imbullonato di Armonista era uno strato di piastre che si spostarono per adattarsi a lui. Armonista diede un’occhiata al suo equipaggio, Ultimo al suo fianco e gli altri al loro posto, e decollò.

6. Il punto cieco

— Un’altra! - gridò Forrestier.

La detective Roxanny Gauthier guardò. Nello schermo a parete quello che si stava alzando oltre il bordo del Ringworld era poco più che un puntino confuso. La Gray Nurse era di pattuglia fra le comete interne, molto lontano da qualsiasi azione nel Ringworld.

— Hai visto da dove veniva? - chiese Roxanny.

— Come l’altra, da uno dei grandi oceani salati, un gruppo di isole.

L’equipaggio del ricognitore da caccia in realtà non sapeva niente. Guardava un video ritrasmesso dal Comando. Gli ufficiali potevano trasmettere i dati che preferivano e ciò non impediva all’equipaggio di fare ipotesi.

— La prima era troppo piccola - disse Roxanny. - Anche questa. Non sono navi, sono semplici sonde.

— Veloci, però. Detec Gauthier, cos’è quello?

Quello, che saliva dalla stessa isola nel Grande Oceano, era un puntino più grande, allungato, che si muoveva con la stessa incredibile velocità della sonda.

— Quello è davvero una nave - disse Roxanny. Il quartier generale doveva risponderne! La Gray Nurse non avrebbe combattuto. Era una portaerei. Lunga e snella, portava venti ricognitori da caccia. Roxanny apparteneva all’equipaggio del caccia Snail Darter.

L’equipaggio comprendeva circa due uomini ogni donna, tutti fra i quaranta e gli ottant’anni. Se eri più giovane dei quaranta, il Comando non si fidava dei tuoi riflessi. Se avevi più di ottant’anni, perché non eri stato promosso? Nel sistema solare era l’equipaggio migliore. Lì, in quel posto strano, alcuni si erano stupiti d’essere nella media.

Roxanny Gauthier aveva cinquantun anni ed era ancora una delle migliori. Non risentiva della mancanza d’azione. Per due anni aveva apprezzato le modeste strutture ricreative della Gray Nurse, si era tenuta in forma, aveva lottato strenuamente nelle simulazioni di guerra e aveva migliorato la propria cultura. Apprezzava i giochi di dominio. Alcuni a bordo del caccia erano intimiditi da lei.

La Guerra Periferica non poteva durare in eterno. Le forze coinvolte controllavano energie troppo potenti. Se stavano coinvolgendo lo stesso Ringworld, niente sarebbe durato a lungo.

La Gray Nurse entrò in azione. La voce del Comando, placida, non del tutto tranquillizzante, comunicò: - A tutti gli equipaggi dei ricognitori da caccia. In cinquanta o sessanta ore attraverseremo il sistema interno. Fino a quel momento siete in libertà. Mangiate, dormite, lavatevi. Dopo il lancio, rimpiangerete di non averlo fatto.

Due o tre fecero pernacchie. Dal loro arrivo, dieci mesi prima, la Gray Nurse non aveva ancora lanciato un caccia.

Il lancio fu una sofferenza. Louis udì un gemito di generatori di gravità e sentì scendere su di sé un peso pari a un pianeta, che gli strizzò dai polmoni tutta l’aria. In teoria non doveva accadere, pensò. Poi

discontinuità

la visuale sobbalzò, blu

scuro mascherato da colori fiammeggianti intorno a un disco nero. Le fiamme morirono e il sole rimase un disco ancora più nero contro un cielo nero.

Louis poteva respirare di nuovo. La parete della nave proteggeva dalla luce solare non filtrata, sovrapponendo sul sole una macchia nera. Quando abituò gli occhi alla luce, Louis riuscì a scorgere le stelle e, qua e là, una coda di motore a fusione. Una nave, un modello avanzato della ARM, passò come un lampo, troppo vicino.

— Scusatemi — disse Armonista. — Ho rielaborato il generatore di campo di stasi. Impiegava troppo tempo, ci avrebbe lasciati vulnerabili, ma ora si avvia abbastanza in fretta. Lo modificherò. Siete tutti a posto?

— Potevamo rimanere spiaccicati! — si lamentò Ultimo.

— Dov’è Hanuman? — chiese Accolito. Comparve una finestra virtuale e zumò. — Là, davanti a noi.

La Guerra Periferica cominciava a notare la minuscola nave di Hanuman e quella, più grande, che la seguiva a quattro minuti. Armonista procedette a scatti per evitare pericoli invisibili. Davanti a loro, la Sonda Due di Hanuman ondeggiava per tutto il cielo. La chiazza nera sovrapposta al sole si espandeva. Armonista usò i propulsori per un’impennata sostenuta; virò nel bel mezzo dell’accensione. La visuale di prua si oscurò, poi si schiarì.

Sonda Due era scomparsa.

Louis non aveva avuto alcuna possibilità di conoscere il piccolo difensore. — Con questo cosa si è concluso, Armonista? — chiese.

In un fuoco pirotecnico le armi della Guerra Periferica seguirono il percorso ondeggiante della Needle. Armonista non vi badò. — Ciò che hai visto non Ci procura niente per ora…

Sonda Due era ricomparsa! Si era mossa, in avanti, di 250.000 miglia. “Maledizione” pensò Louis “che cos’ha combinato Hanuman?”

— Ci mettiamo costantemente alla prova l’un l’altro, vero, Louis? — disse Armonista. — Lascia che ti mostri cosa ho appreso.

L’urlo orchestrale del burattinaio soffocò l’”Aspetta!” gridato da Louis. Armonista mosse le mani.

C’erano colore e flusso. Non c’erano forme, solo schemi di flusso di luce e alcune piccole sagome a virgola.

Nel Punto Cieco dell’iperspazio Louis non era mai riuscito a vedere niente. Passare nell’iperspazio, così vicino a un sole, era follia, ma la Sonda Due di Hanuman l’aveva fatto. E in qualche modo era riemersa. Armonista stava per fare la stessa cosa! Gli gridarono di non farlo, ma lui non cambiò idea. Passò nell’iperspazio, anche così vicino al sole.

Nato e cresciuto nella Mappa della Terra, Accolito non aveva nemmeno sospettato il pericolo. Il lancio era già stato abbastanza spaventoso per lui. In quell’incubo di luce rimescolata e di guizzanti virgole scure stava solo prendendo fiato per emettere un ruggito, quando furono di nuovo fuori.

Stelle. La singolarità non li aveva inghiottiti, li aveva sputati fuori. Louis si guardò intorno, assaporando la possibilità di vedere. Appena dietro di lui c’era una mezzaluna nera orlata di fuoco: il sole tagliato in due. Un viaggio sbagliato nell’iperspazio poteva in teoria portarli da qualsiasi altra parte. Louis non si aspettava di vedere un nero arco del Ringworld oscurare metà del sole: con tutti i quintilioni di soli nell’universo, non aveva immaginato d’essere ancora vicino a quello, ma era lì.

Armonista disse: — Ultimo… no? Louis, allora. Mi dirai se quello era il Punto Cieco di cui parlano le tue storie?

— Il Punto Cieco è ciò che non vedi nell’iperspazio — rispose Louis. — Se provi a guardare da un oblò, sei cieco. Vedi solo ciò che è dentro la cabina. Per questo la gran parte dei piloti usa vernice e teli per coprire uno scafo della General Products. Ci sono però scherzi di natura e altre EL che almeno usano un rivelatore di massa senza impazzire. Io posso farlo. Ultimo? — Il burattinaio era ripiegato su se stesso come uno sgabello. — Accolito?

— Armonista — disse lo Kzin — se in volo nell’iperspazio non ci vedi, sarà una corsa divertente.

— Ma non è questo il punto! — cercò di spiegare Louis. — Le navi si limitano a sparire, se entrano nell’iperspazio vicino a una grande massa. Lo spazio è troppo distorto. Cos’è accaduto? Dovremmo essere morti o chissà dove in questo o in un altro universo. Invece siamo ancora nel sistema del Ringworld.

— Non ho trovato teorie convincenti nelle registrazioni — disse Armonista. — Devo elaborarne una. Iperspazio è un termine falso, Louis. L’universo cui si accede con il motore iperspaziale corrisponde punto per punto al nostro universo einsteiniano, ma ci sono velocità prefissate, quantizzate. Sai che si può mappare ogni parte di un dominio matematico nell’intero dominio? Per ogni punto in un dominio puoi porre un unico punto nell’altro. Pensavo che qui la relazione fosse punto per punto, a parte il fatto che lo spazio distorto dalla vicinanza di una massa non è rappresentato. Una nave che tentasse ciò che ha fatto Hanuman non andrebbe da nessuna parte. Allora ho pensato a un modello alternativo. Dovremo guardare le registrazioni per sapere se ho ragione, ma in fin dei conti Hanuman è entrato davvero ed è uscito… Scusatemi. — Si girò verso i comandi.

La Needle cominciò a fare schivate. La guerra non li lasciva passare. Fuochi termonucleari fiorirono intorno a loro. La nave ondeggiò e un’oscurità protettiva si riversò sulle pareti.

Louis avrebbe volentieri sbattuto qualcosa di pesante sulla testa di Armonista fino a costringerlo a parlare, ma non era prudente farlo mentre pilotava in una tempesta di fuoco.

— Notare che non abbiamo viaggiato lontano nell’iperspazio — disse Armonista. — Nemmeno Hanuman. Un anno luce in tre giorni è tipico nello spazio libero da masse. Così vicino a una stella, lo spazio non è piatto. Non sono neppure sicuro che abbiamo superato la velocità della luce. Siamo decollati a un decimo di c. Fra qualche ora saremo fra le comete. Allora potremo usare in sicurezza il motore iperspaziale. Ultimo, prendi tu i comandi?

Una testa spuntò sopra la criniera ingemmata. — No.

— Allora entra nella memoria della nave e richiama i dati che abbiamo raccolto.

Un puntatore di massa non può registrare, perché la mente di chi lo usa è un componente essenziale. Armonista aveva costruito un congegno migliore, che scattava fotografie nell’iperspazio. Uno schermo virtuale mostrò i colori filanti che Louis ricordava e un punto viola scuro che si espandeva in una forma a girino.

— Questo spiega perché non siamo andati lontano — disse Armonista. — Troppo vicini alla massa del sole…

— Dentro la singolarità — disse Louis.

— Louis, non penso affatto che qui ci sia una singolarità matematica. Nella libreria di Ultimo ho trovato riferimenti a un puntatore di massa. L’hai mai usato?

— Ce n’è uno davanti a te. Funziona solo nell’iperspazio.

— Questo? — Una sfera di cristallo, al momento inerte. — Cosa credi di vedere, con questa?

— Stelle.

— Luce stellare?

— No. Un puntatore di massa è un congegno psionico. Ti fa percepire, ma non con i sensi normali. Le stelle sembrano più grandi della realtà, come se tu vedessi un intero sistema solare.

— Tu percepivi questo — disse Armonista. Indicò una registrazione video di pittura al neon fluttuante in olio. — Materia invisibile. La massa mancante. Strumenti nello spazio einsteiniano non la trovano, ma si ammucchia vicino ai soli nell’altro dominio che chiami iperspazio. La materia invisibile aumenta la massa delle galassie, cambia il loro spin…

— Ci siamo andati a sbattere?

— Quadro sbagliato, Louis. I miei strumenti non hanno registrato nessuna resistenza. Faremo la prova in seguito. Forse sarebbe stato diverso, se quella ci avesse raggiunto. — Un’ombra a virgola, viola scuro.

— Troviamo vita da tutte le parti, in questo universo. Saremmo sorpresi se un’ecologia si fosse sviluppata all’interno della materia invisibile? E se ci fossero predatori?

Forse Armonista era davvero pazzo, pensò Louis. — Secondo te, navi che usano il motore iperspaziale vicino a una stella vengono divorate?

— Sì — rispose Armonista.

Follia. Ma… Ultimo continuò il lavoro sulle registrazioni e sugli strumenti della Needle. Non era trasalito all’idea di predatori pronti a divorare una nave spaziale.

Il burattinaio già sapeva!

— Siamo rimasti nell’iperspazio solo un momento — disse Armonista — ma quegli ipotetici predatori hanno una sola velocità, Louis, ed è notevole. Singolarità è un termine matematico. Di sicuro la matematica c’entra, ma può essere più complessa di semplici luoghi dove una equazione dà infinito. In questa palude di materia invisibile la velocità tipica può essere drasticamente ridotta. La prova è che siamo vivi.

— Siamo osservati — disse Ultimo. — Percepisco raggi telemetrici dei telescopi della ARM e del Patriarcato e rilevatori di neutrini. Navi cominciano ad accelerare verso l’interno. La nave di Sheathclaws ospita telepati di entrambe le specie, che però non possono ancora raggiungerci. Ho trovato il gruppo di comete che nasconde l’ammiraglia degli Kzinti, la Diplomat. Si trova dall’altra parte del sistema solare, a sette ore luce di distanza, e si allontana dietro di noi. Armonista, hai un piano?

— Ho solo la parte semplice — rispose il difensore Ghoul. — Osserveremo la Guerra Periferica mentre costeggiamo verso l’esterno. Lasciamo che la nostra velocità ci porti al di là della zona pericolosa, la zona della materia invisibile dove sono in agguato i predatori. Poi giriamo intorno al sistema nell’iperspazio. Ci avviciniamo alla Diplomat dall’altro lato. E aspettiamo sviluppi.

Trascorsero ore. La Guerra Periferica non mise ancora alla prova le difese della Needle. Quando il sole fu solo un vivido punto luminoso e il Ringworld poco più di un punto, Armonista chiese: — Ultimo, puoi percepire direttamente l’iperspazio?

— Sì.

— Io, no. Ma se per paura non puoi pilotare, devo pilotare io la Needle.

Il burattinaio si tolse dalla posizione rannicchiata. Prese i comandi della Needle. — Dove devo pilotarla?

— Portaci a dieci minuti luce verso l’esterno, a partire dall’ultima posizione della Diplomat.

Gli esseri umani non possono guardare nel Punto Cieco. La maggior parte impazzirebbe. Alcuni possono usare un puntatore di massa per viaggiare nell’iperspazio e mantenere la sanità mentale. Alcuni Kzinti possono percepire l’iperspazio direttamente: per cinquecento anni le loro femmine si sono accoppiate nella famiglia del Patriarca. Stavolta non c’era niente. Né buio né grigiore privo di forma e neppure il ricordo della vista. Louis armeggiò fino a rendere opaco lo scafo negli alloggi dell’equipaggio.

— Non ne so abbastanza per fare domande intelligenti, Louis — disse Accolito.

— Va tutto bene. Questo lo capisco. È viaggio nell’iperspazio come lo vedevo un tempo. Siamo fuori della… linea di demarcazione. Anche se devo disimparare tutto ciò che so. — Per tutta la vita aveva pensato in termini di singolarità matematica. In un tale sistema, il regno delle masse pesanti, soli e pianeti, era indefinito nell’iperspazio. Le navi non potevano andarci. — Facciamo solo una manovra standard. Abbiamo una velocità, giusto? Ci siamo lanciati dal Ringworld verso il sole e al di là. Ma Ultimo ci porta a fare un mezzo giro intorno al sistema nell’iperspazio. Quando saremo fuori, avremo la stessa velocità iniziale, ma punteremo di nuovo verso il sole e il Ringworld.

— Siamo fuori — disse Ultimo. Si trovavano nel nero dello spazio, con una stella troppo vivida. Erano stati nell’iperspazio per circa cinque minuti. — La Guerra Periferica — riprese Ultimo — di norma non arriva così lontano. Per il momento siamo al sicuro. Il nostro vettore di velocità è diretto verso la Diplomat. Dovremmo agire entro dieci minuti, prima che la Diplomat si accorga della nostra scia di neutrini e della radiazione di Cherenkov.

— Datemi una panoramica — ordinò Armonista.

Dieci minuti luce sono una distanza superiore a quella fra la Terra e il Sole. La finestra virtuale si aprì, zoomò, estrasse dal panorama stellare una rada cometa e zoomò… Una lente d’acciaio e di vetro, la nave degli Kzinti, emergeva dal nascondiglio nella cometa. La sfera più grande, appena comparsa, era la Long Shot in avvicinamento.

Armonista diede appena un’occhiata. — Ci vorranno alcuni minuti per la collimazione. Abbiamo tempo. Ultimo, mostraci cosa abbiamo registrato in quest’ultimo balzo iperspaziale.

La registrazione della videocamera era vuota. Louis ridacchiò. Armonista lo rimproverò. — Louis, non c’è niente da vedere. Siamo fuori dell’involucro di materia invisibile intorno alla nostra stella. Dove non c’è materia invisibile, non c’è nemmeno spazio. Possiamo viaggiare più veloci della luce nel vuoto perché la distanza in questo dominio è drasticamente contratta. Ora devo solo capire perché c’è più di una velocità tipica. Lo scoprirò studiando la Long Shot. Ultimo, portaci a tiro della Diplomat.

— Due caccia sorvegliano il lato più vicino della cometa.

— Li vedo. Usa il motore iperspaziale. Batteremo la nostra stessa luce. — Il Punto Cieco comparve solo per un istante.

Il bersaglio era ancora troppo lontano, fuori vista, ma la finestra virtuale lo tenne inquadrato: una vaporosa cometa scura, attorniata di satelliti di ghiaccio a forma di vescia, e quattro navi, due delle quali collegate. Le nodose mani di Armonista danzarono sui comandi. La Needle scattò avanti, con un gemito di motori gravitazionali. Le navi più grandi, la Diplomat e la Long Shot, collegate mediante le camere d’equilibrio, si avvicinavano rapidamente.

— Prendo i comandi — disse Armonista.

La Diplomat sparò con i laser. Gli alloggi dell’equipaggio divennero neri. La finestra virtuale guardava una cosa diversa dalla luce. Uno stormo di puntini si dirigeva verso di loro. La Needle non aveva razzi, Armonista adoperava solo propulsori. La finestra virtuale scomparve e lo scafo fu spinto lateralmente, poi indietro. Louis ebbe appena il tempo di capire che erano in contatto. Poi la gravità nella cabina della Needle crebbe con il gemito dei generatori. Tre navi, unite insieme, cercarono di girare intorno al comune centro di massa.

La Diplomat si staccò, rotolò, rimpicciolì. La Hot Needle stava usando al massimo la pressione laterale per spingere la Long Shot. I propulsori contro la massa della Long Shot avrebbero prodotto circa dieci g e la Long Shot, quando Louis l’aveva pilotata, non resisteva a quella gravità. Nel ristretto spazio non c’era posto per macchinario in più, così almeno lui aveva immaginato. Dieci g avrebbero appiattito qualsiasi Kzinti a bordo, l’avrebbero stordito o ucciso.

La Diplomat lanciò un nugolo di missili e poi scomparve in una palla di fuoco dal nucleo nero. I missili scintillarono. Armonista stava esercitando la propria abilità nel tiro. Le navi da guerra non aprirono il fuoco, forse per paura di danneggiare la Long Shot. Armonista distrusse la nave di scorta. L’altra rimase indietro.

Una nave che trasporta antimateria è molto vulnerabile, pensò Louis. Un’idea rassicurante o solo terrificante?

La spinta della Needle si esaurì. Armonista aveva abbandonato la poltroncina. — Scomparto navetta! — gridò. Raggiunse un disco passatoio e traslò. Accolito lo seguì prima che Louis potesse accennare a un movimento. La parete era tornata finestra virtuale e la Long Shot era un pianeta incollato allo scafo della Needle, con la cabina incastrata alla nuova camera d’equilibrio, la visuale bloccata dalla “colla” color bronzo. Louis si districò dalla rete di sicurezza, arma in pugno, e corse verso il disco passatoio. Vide Armonista attraversare in fretta l’hangar, tuffarsi nella camera d’equilibrio, chiuderla, aprire il secondo portello, saltare, con Accolito sempre alle calcagna. In un lampo fu nell’hangar.

Correva tre metri dietro Accolito, chino in avanti perché stava per entrare in caduta libera, e impugnava una pistola laser. Un vero pirata, pensò, imbaldanzito. Non s’aspettava di trovare resistenza.

Ma vide uno sfrigolante lampo luminoso nel punto dove Armonista era scomparso. Accolito si bloccò di scatto, poi balzò fuori vista.

Ora in caduta libera, Louis piantò i piedi contro la parete e saltò. Gravità artificiale lo sbatté sul pavimento. Louis sarebbe rimasto perplesso, se avesse avuto il tempo di riflettere. La Long Shot non aveva generatori di gravità. Il sistema supporto vita della Long Shot consisteva solo nella ristretta cabina del pilota e nel sovrastante locale per il riposo, ora occupato da Armonista e da tre Kzinti. Due di questi giacevano in pozze di sangue arancione, morti, per ferite da taglio e ustioni. Il terzo pareva una vaporosa nube di pelo giallo e nero, munita di denti. Louis lo tenne sotto tiro finché non fu sicuro che si trattava di Accolito.

Nel casco gli risuonò la voce di Armonista. — Il tempo passa. Louis, prendi posto come pilota. Accolito, torna alla Needle. Ultimo, va’ con lui. Sapete cosa fare.

Louis si contorse per oltrepassare Accolito e si accomodò nel sedile del pilota. Accolito spinse nella zona di riposo i cadaveri dei due soldati del Patriarcato e scattò verso la camera d’equilibrio. Il burattinaio l’aveva preceduto.

La voce di Armonista li seguì. — Ultimo, cosa significa trovare gravità a bordo della Long Shot?

Silenzio.

— Ultimo!

Il burattinaio era riluttante a rispondere. — Fa pensare che il Patriarcato abbia risolto alcuni dei nostri segreti. Una parte della roba che abbiamo ammassato sulla Long Shot consisteva in strumenti di raccolta dati. Alcuni erano semplice fumo negli occhi. La squadra scientifica del Patriarca avrà scoperto quanto spazio superfluo c’è sulla nave. L’avranno usato per installarvi un generatore di gravità e chissà cos’altro. Cosa avrebbero fatto, soldati umani o kzinti, con una nave così veloce, se avessero saputo che c’era spazio supplementare per propulsori, caccia e armi? Armonista, se non riesci a immaginarlo, chiedi a Louis.

— Louis?

— Accontentatevi che la nave è di nuovo nostra — replicò Louis. Esaminò il quadro comandi della Long Shot. Un secondo quadro, meno elaborato, era posto accanto al primo e tutte le scritte erano in caratteri kzinti. La gravità generava un movimento ondulatorio. Erano in movimento e il generatore aveva difficoltà a vedersela con una configurazione squilibrata.

Armonista era dietro Louis, gli stava addosso. — Puoi pilotarla?

— Sì. Mi basta chiudere gli occhi…

— Sai leggere la Lingua degli Eroi?

— No.

— Io sì. Lasciami il posto. Torna con gli altri sulla Needle.

— Posso pilotare la Long Shot. Ricordo i comandi.

— Sono stati cambiati. Vattene.

— Sai pilotare questa nave?

— Devo fare il tentativo. Vattene.

Quando Louis entrò nell’hangar della Needle, Accolito era già andato via. Louis attese qualche istante per far sbollire l’ira. Era tipico di un difensore, pensò, scommettere la sua vita e quella di tutti gli altri sulle proprie capacità non ancora maturate, su teorie nebulose, su rischi che lui stesso non avrebbe corso neanche quando aveva dieci o vent’anni.

La Needle sobbalzò e si staccò dalla Long Shot.

Louis trovò il disco passatoio nascosto e passò negli alloggi dell’equipaggio. Accolito era lì. Ultimo, sul ponte di volo, dava loro la schiena. Disse: — Dobbiamo procedere separatamente. Louis, Accolito, legate le cinture.

— Dovevo essere il secondo pilota — disse Accolito.

— I piani cambiano — replicò Ultimo, senza girarsi.

Louis non si domandò come Ultimo avesse ottenuto il controllo sulla bronzea “colla” che univa i due scafi. Anche Armonista non esitò. Dalla Long Shot disse: — Come vuoi, Ultimo. I tuoi nemici in questa parte dello spazio comprendono ogni nave della ARM e del Patriarcato e molto probabilmente tutti gli estranei. Ho rivestito di scrith lo scafo della Needle per avere due strati di difesa, ma l’antimateria è ancora un pericolo. Torna meglio che puoi alla Mappa di Marte.

Ultimo non rispose. La Needle virò verso lo spazio interstellare.

7. Fine corsa

— Louis — chiese Accolito — non puntiamo dalla parte sbagliata?

Quattro motori a fusione brillarono sulla Long Shot, ora un puntino minuscolo. La grande nave non aveva molta accelerazione e il puntino tutto fiamme risaltava in un cielo pieno di nemici.

La ARM e il Patriarcato avrebbero tentato di distruggere la Long Shot? No, se avevano una minima speranza di riprendersela. Il motore iperspaziale Quantum II era troppo prezioso. A meno che una terza fazione non fosse sul punto d’impossessarsene. Come poteva aspettarsi, il difensore, di nascondere la grande nave? Un miglio di diametro… anche se un’inezia, su scala spaziale. Ma i problemi di Armonista non avevano importanza sul comportamento di Ultimo, diretto verso lo spazio interstellare, verso la sua patria.

Louis non aveva risposto subito e Accolito riprese: — Spesso mio padre presume che io sappia cose che ignoro. Lui le ha imparate troppo presto. Gli sembrano ovvie. Geometria sferica, forza centrifuga, stagioni, il modo in cui la luce cade su un Mondo Globo…

— Cerca di fuggire — disse Louis.

— Fuggire?

Ultimo di sicuro era in grado di ascoltare e anche Armonista poteva farlo, ma lui cos’aveva da nascondere? — Ora Ultimo ha un’astronave intatta — disse. — Ritiene fragile il Ringworld. Si sente in trappola. Ora è fuori. Correrà verso la Flotta di Mondi… i Mondi Globo dove vivono i burattinai.

— Allora sono stato rapito! Ultimo!

Il burattinaio non rispose.

— Ha rapito anche me — disse Louis. — Cerca di rilassarti. Abbiamo tempo. Questa nave non potrebbe raggiungere lo spazio umano in meno di due anni. Perfino la Flotta di Mondi dista alcuni mesi. Abbiamo il tempo di pensarci.

— Louis, cosa farai quando avrai finito d’insegnarmi la pazienza?

Louis sorrise. — Ti metterò come una statua nel palazzo di tuo padre.

Perciò Ultimo era diretto alla Flotta di Mondi, dove vari anni prima aveva perduto per beghe politiche la posizione suprema. Forse non sarebbe stato il benvenuto fra quelli della sua specie.

La speranza è l’ultima a morire.

In quanto a Louis Wu, le Nazioni Unite lo volevano perché aveva tenuto per sé conoscenze riservate… per il crimine di sapere troppo. Le NU avevano grande potere fra i mondi dello spazio umano, Tuttavia non governavano tutto. Il loro governo comprendeva la Terra e la Luna… e tutti gli obiettivi che minacciassero quel dominio. Ultimo aveva trovato Louis Wu su Canyon, una quindicina d’anni prima, e se l’era portato via. Il governo locale o la ARM avrebbero reclamato le sue proprietà, si era detto Louis. Le sue case sulla Terra erano perdute. Perciò dove poteva andare? C’era senz’altro un posto sicuro. In realtà non aveva visto l’arrivo di quel giorno.

— Dovrò essere persuasivo — disse. — Forse riesco a convincere Ultimo a lasciarci da qualche parte nello spazio umano. Poi troverò il modo di riportarti a casa. Prima ti mostrerò una parte dello spazio umano. Potrebbe essere divertente.

— Perché lo spazio umano? Portaci nel Patriarcato! Lascia che sia io a guidare te.

Louis si era fatto fama d’eroe per varie specie, brevemente, quando avevano riportato la Long Shot. - Sono stato nel palazzo del Patriarca e nel suo parco di caccia. E tu?

— Guidami, allora. Mostrami dove è cresciuto mio padre.

— Ho paura di andarci. Ti mostrerei delle registrazioni, se potessi tornare sulla Terra o su Canyon, ma anche quello è troppo rischioso. — Perfino in un sogno a occhi aperti la ARM avrebbe reclamato i suoi possedimenti. — Ma ti potrei documentare la Guerra Periferica, prima di tornare qui. Armonista non ne sa abbastanza. Forse nessuno ne sa abbastanza. Sarà come la guerra delle due Rose o la guerra del Vietnam o quella per vendicare la Mecca: potrebbe durare in eterno. Nessuno sa come spegnere una guerra.

— E va bene, portami nello spazio umano. Mi accorderanno il mio rango e i miei diritti?

Louis scoppiò a ridere. — No. Continua con l’interlingua, come Chmeee e io ti abbiamo insegnato. Diremo che vieni da Sheathclaws o da Fafnir, che sei cresciuto in una comunità di Kzinti e umani. Si aspetteranno che tu sia un po’ strano. Tanj, perché non ci siamo mossi? Ultimo!

La Long Shot era perduta nel panorama stellare e nel bagliore del sole, mentre la Needle non faceva un bel niente.

— Fa’ qualcosa, Ultimo! — gridò Louis.

Il burattinaio emise uno stridio. Poi, in tono piatto, disse: — Louis, Accolito, il mangiatore di carogne ha disinserito il motore iperspaziale.

Louis rimase senza parole.

— Avrei fatto il giro nell’iperspazio per nascondere il punto di ritorno nel sistema del Ringworld! — si lamentò il burattinaio. — Ora ogni telescopio del sistema starà a guardare, mentre cerco di mettermi in salvo. Saremo sotto tiro per… due giorni, nella stima più favorevole. Armonista ha molte cose di cui rispondere.

— Saresti scappato — disse Louis.

Il burattinaio sbuffò una dissonanza orchestrale. La Needle virò.

Nugoli di missili e una ventina di navi cominciarono a spostarsi dalle comete un’ora dopo che Ultimo iniziò la corsa. Sulla Needle le guardarono arrivare, mentre la nave accelerava verso il sole. Ultimo rimase sul ponte di volo. Accolito e Louis erano chiusi nel loro alloggio. Parlarono della novità, a voce bassa, come se pensassero che così nessuno li avrebbe sentiti.

Louis guardò l’arrivo della Guerra Periferica. I missili più veloci non erano un pericolo. Nessun congegno con forte spinta propulsiva avrebbe portato antimateria. Non si poteva rischiare che sbattesse nel campo di contenimento. Alcune navi, in particolare quelle a forma allungata della AEM, potevano portare proiettili di antimateria e un motore lineare per scagliarli, ma erano troppo lente per raggiungere la Needle.

Seguire la Long Shot non era affatto un problema per gli invasori. La sfera larga un miglio era ben visibile e indifesa.

Il secondo giorno i missili cominciarono ad arrivare. Per la maggior parte si raccolsero in una nube intorno alla Long Shot. Armonista aveva aggiunto alla Needle una torretta laser. Ultimo abbatté le decine di missili diretti contro di loro. Il sole divenne più grande. Louis si domandò se altre navi erano in attesa all’interno del sistema.

— Non dovremmo fare dietro front, Ultimo?

— È proprio ciò che si aspettano — rispose il burattinaio.

Louis si domandò che cosa intendesse dire. Poi, guardando avanti, capì. “Quali pericoli potrebbero esserci? I burattinai sono codardi, no?” Non poteva mostrare paura davanti a uno Kzin. Meglio costringersi a fingere di divertirsi. Era solo una corsa! Tuttavia Ultimo aveva più paura degli inseguitori che di ciò che faceva.

Louis si prese un momento per cercare le parole giuste. — Ultimo — disse poi — tutte le novità della Needle, anche il motore iperspaziale, sono state costruite o ricostruite da Armonista e mai messe alla prova. Ti fidi ancora di tutto? Anche del campo di stasi?

— Devo — rispose Ultimo. — Qua fuori sono una preda. Qualsiasi creatura con un telescopio potrebbe avere visto il nostro attacco alla Long Shot. Siamo un semplice diversivo? Armonista getterà via la nostra vita per ingannare il nemico? Louis, è più vicino alla tua specie che alla mia.

Louis espresse la sua opinione su Armonista. — Non fidarti di lui. Usa il tuo colpo migliore. Presumi che reagisca molto rapidamente.

— Anche se raggiungiamo il Ringworld, sono sempre suo prigioniero — disse Ultimo. — Ma questo non lo accetto. Sono stufo di essere messo in pericolo per scopi che non capisco.

— Parlamene.

La Hot Needle aveva preso considerevole velocità e accelerava ancora quando sorpassò il muro del bordo. Navi si alzarono dalla buia parte inferiore del Ringworld. poi la Needle fu dentro l’arco del Ringworld, in un bagliore di luce solare e un alone di migliaia di minuscole sonde.

Louis udì un ululato da gelare le ossa e una ritmica serie di colpi sordi, ma non girò intorno ala parete della cucina per vedere di cosa si trattava. Era Accolito che assaliva la parete per fare esercizio.

La nave zigzagava nel cielo, ma solo il panorama a sbalzi lo mostrava. La Needle aveva un’accelerazione enorme, ma la gravità della cabina ne era all’altezza. E anche le sonde. Nessuno assaliva la Needle, ma ogni specie voleva guardare.

Cosa avrebbero visto? Uno scafo General Products n. 3, prodotto dai burattinai, e un burattinaio nella sezione di comando. In teoria la Needle era al sicuro. Molte EL evitavano di spaventare un burattinaio.

Il punto nero che nascondeva il sole diventava più grande. Sarebbe stata una corsa con i fiocchi. Un bagliore improvviso passò dal bianco al nero. — I missili non portano antimateria, eh? — disse Accolito, in tono sarcastico.

— Forse è una nave colpita da un proiettile di antimateria. Il bagliore era quello giusto. La mia è solo un’ipotesi, ovviamente. Ultimo, continua a schivare.

— Al posto di cosa? — cantò il burattinaio. — Non pensarci. E se uccidono Armonista? Sceglierai un altro difensore? O nessun altro?

— Come se la cava?

Ultimo aprì una finestra virtuale. Frotte di missili e di navi convergevano intorno alla sfera di cristallo larga un miglio. Laser e bombe brillavano fra essi. Contro ogni buon senso, una nave aveva sparato contro la Long Shot e ora altre la imitavano. La sfera girò, alternanza di chiaro e di scuro nella luce laser, facendo divampare i quattro arcaici motori a razzo. Poi scomparve.

— Ha schivato nell’iperspazio — disse Louis. — Pazzo bastardo. Li perderà, se non si fa mangiare.

— Cosa farai, se Armonista è morto? — insistette Ultimo.

— In giro c’è troppo albero-di-vita — rispose Louis. — Dovrò fare qualcosa. Altrimenti i difensori nel muro del bordo prenderanno il comando su tutto. E questo non è bene. Si sono evoluti troppo oltre la normale linea di sviluppo degli ominidi e non sanno abbastanza. Ultimo, un Ghoul, è ancora la scelta migliore. Gli altri vivono come sciacalli. Fanno meglio per la propria specie a rendere la vita migliore e più sicura per tutti. A parte questo, il loro sistema di eliografi è meraviglioso. Ne abbiamo bisogno.

— Armonista è arrogante — replicò Ultimo. — E abile ad abbindolare.

La chiazza nera che copriva il sole si allargò e li inghiottì.

discontinuità

8. Prova una bomba d’antimateria

Per due giorni la Gray Nurse aveva continuato ad accelerare, poi si era limitata a cadere verso il sole e il Ringworld. Avrebbe sorvolato il muro del bordo nel giro di qualche ora. In quel momento ci sarebbe stata una possibilità di scelta. Nello scafo della Gray Nurse c’era un motore lineare. Era possibile lanciare navi da caccia che restassero in agguato a tiro del Ringworld.

L’equipaggio attese. Qualsiasi cosa fosse accaduta nella chiazza di comete e di vuoto tenuta dagli Kzinti, si era verificata molto più in alto della Gray Nurse, seminascosta in una nebbia di cristalli di ghiaccio. L’equipaggio poteva fare ipotesi, certo. Sonde esplorative stavano facendo rilievi scientifici. Intanto gli assalitori erano in vista e in fuga.

— Quella piccola ha uno scafo della GP - disse il detective in seconda Claus Raschid. - Potrebbe essere di chiunque.

— Tranne un burattinaio - replicò Roxanny. - Loro non ne avrebbero mai il coraggio.

— Ma quella grossa e lenta è la Long Shot.

Il resto della Guerra Periferica l’aveva notato. Le due navi erano ora circondate da sonde di cinque o sei culture. I monitor della sala comune mostravano dati. Un Burattinaio di Pierson era alla guida della nave GP n. 3. Il pilota della Long Shot aveva l’aspetto di un uomo.

— La Long Shot è nostra - disse Claus. - Potrebbe essere l’occasione buona per riprendercela.

Tutti guardarono scorrere i dati. Un improvviso scroscio di fuoco circondò la Long Shot, mettendo in pericolo una nave sperimentale d’inestimabile valore, e Roxanny sorrise alle imprecazioni degli altri. Il sorriso si spense e le imprecazioni cessarono quando la sfera di cristallo si limitò a scomparire.

Si udì la voce del Comando. - Tutti gli equipaggi dei caccia a bordo immediatamente!

“Svanita come una bolla di sapone” pensò Roxanny. “Com’è possibile?” Intanto percorse in fretta il corridoio verso il suo posto operativo, evitando corpulenti pezzi grossi che pensavano di poter volare in quello spazio ristretto. Il suo posto operativo era la Snail Darter. Roxanny strisciò nella camera d’equilibrio e si accomodò sul sediolo. Claus Raschid la seguì. Il terzo componente dell’equipaggio… - Dov’è Forrestier? - inveì.

Il detec Oliver Forrestier si precipitò dentro e prese posto. I tre erano schiena contro schiena e guardavano i monitor a parete. Oliver chiese: - Pensi che lanceranno noi, stavolta?

Roxanny Gauthier sogghignò. Le piaceva quella situazione: lei e due maschi in un ambiente che non poteva ripulire l’aria di tutti i feromoni e troppo affollato per permettere niente di più che civettare. Claus e Oliver erano già intimiditi. - Ci lanceranno - disse. - A seconda di ciò che faranno tutte quelle navi, vedremo il Ringworld da vicino. Potremmo anche scendere in superficie. Rimboccatevi le maniche, Entità Legali! Andiamo all’attacco.

La nave sobbalzò e anche Louis sobbalzò, mentre ogni cosa intorno a loro si spostava. La Needle era fuori del campo di stasi. Vedute laterali mostravano paurose corone sopra un nero orizzonte di sole oscurato. A poppa c’era soltanto nero: il sole in allontanamento.

Louis non poteva vedere ciò che mostravano i monitor di Ultimo. Bene. Se avesse visto grafici e rappresentazioni in falsi colori, avrebbe sentito salire la temperatura dello scafo. I Burattinai di Pierson non ignoravano mai il pericolo, non fingevano mai che non ci fosse. Non giravano mai le spalle a una minaccia, se non per scalciare.

Più avanti scorrevano ardenti archi di gas di corona. Le stelle erano nascoste da un bagliore color rubino che poteva anche essere provocato dalle radiazioni dello scafo dell’invisibile Needle. Le navi della Guerra Periferica… non si vedevano. Il burattinaio si era liberato degli inseguitori frenando la nave nell’atmosfera del sole.

Già si avvicinavano all’anello di enormi rettangoli che gettavano l’ombra notturna sul Ringworld. Ultimo spostò la nave dietro un quadrato delle ombre, poi aumentò l’accelerazione e scappò. Louis si domandò se Armonista avesse staccato la difesa meteore. In una precedente occasione la difesa meteore aveva aperto il fuoco contro Louis. La Lying Bastard in stasi era finita contro il pavimento del Ringworld e aveva scavato un solco nel terreno. Se l’erano cavata senza un graffio… ma stavolta Armonista aveva incasinato la sincronia del loro campo di stasi.

Stavolta il laser supertermico alimentato dal sole del Ringworld non sparò o non fu abbastanza rapido da colpire la Needle. Ma la Guerra Periferica ritrovò la nave.

— Siamo seguiti — disse Accolito.

— Ora me li scrollo di dosso — cantò Ultimo. — Non distraetemi.

Il Ringworld salì come uno smisurato schiacciamosche. La Needle si tuffò dritto verso una lunga striscia di terra in attesa della notte. Louis vide in basso l’Altro Oceano, un enorme rombo punteggiato di gruppi di isole, spostarsi di lato mentre la Needle scendeva. Ultimo puntò verso una nube illuminata da fulmini, posta come una clessidra appiattita in un disegno parecchie volte più esteso della Terra.

Un occhio di ciclone è il segno visibile di un foro nel pavimento del Ringworld. È l’equivalente degli uragani e dei tornado che si formano sui pianeti. L’aria che sgorga dal foro produce un vuoto parziale. L’aria che fluisce a favore di spin rallenta per la velocità di spin, pesa meno, tende ad alzarsi. L’aria contro spin accelera, diventa più pesante, tende ad abbassarsi. Dall’alto il disegno è una clessidra appiattita con un foro al centro. Da babordo o da tribordo la tempesta assume l’aspetto di un occhio, palpebra superiore e palpebra inferiore e una spirale di tornado al centro e a volte un sopracciglio di alti cirri.

Un difensore del Ringworld, Armonista o Bram prima di lui, avrebbero ormai turato un foro di grandi dimensioni. È difficile rimpiazzare un mucchio d’aria perduta. Il cratere meteorico al centro della tempesta sarebbe stato piccolo e vecchio: le tempeste impiegano generazioni a formarsi.

Ultimo scese verso il turbinante punto centrale della clessidra, rallentando molto, avendo ancora in scia una nave grande e due più piccole. Poi la Needle si tuffò nel vortice nero, come spinta da follia suicida, e lo attraversò. Dal cratere della meteora uscì nello spazio interstellare ed eseguì una brusca virata all’indietro e verso l’alto. Ultimo lanciò un raggio laser contro la nera parte inferiore del Ringworld. Un bagliore color rubino illuminò uno spiegamento di tubi di drenaggio spezzati da un’altra vecchia meteora.

“Devo dirlo ad Armonista” pensò Louis. “Il Ringworld si sta logorando. Perde aria e acqua. Necessita di riparazioni dappertutto: la parte inferiore, i muri del bordo, il paesaggio. Già, nel nostro copioso tempo libero.”

Ora attraversavano un pennacchio di cristalli di ghiaccio. Un blocco d’acqua marina congelata ribolliva. All’improvviso Accolito disse: — Louis, smettila con queste cose!

— Scusa.

— So cosa significa: “È una passeggiata”. Miliardi di tuoi simili pagano fior di quattrini per il privilegio d’essere spaventati a morte in condizioni d’assoluta sicurezza. Un eroe deve correre pericoli veri!

— Tu li hai corsi, quando abbiamo combattuto contro Bram. — Mentre la Needle correva verso l’alto, pensò: “Non è una trappola mortale. È una passeggiata”.

Il nero ghiaccio marino era quasi evaporato. La Needle speronò un canale di scolo distrutto, attraversò un’ultima barriera di ghiaccio e si trovò nel mare superiore. Rimase a galleggiare nell’acqua nera.

— E qui la nave può restare — disse Ultimo. Sollevò il bordo di un disco passatoio e si mise a lavorare sui comandi.

— Quanto di tutto questo t’aspettavi? — chiese Louis.

— Circostanze impreviste — disse Ultimo. — Se Armonista m’avesse mai dato un’occasione di spostare la Needle, mi sarebbe servito un posto dove nasconderla. Questo collegamento porta al Centro Manutenzione. La rete di dischi passatoio è aperta per noi.

Accolito aveva drizzato le orecchie. Guardava dall’uno all’altro e viceversa, come chi segue una partita a tennis. Louis rifletté. L’oceano intorno a loro avrebbe perduto acqua finché non si fosse formato un tappo di ghiaccio. Armonista poteva trovarli, se ne aveva voglia, grazie al pennacchio di vapore. Ma la Long Shot era lenta nello spazio normale e anche se un balzo nell’iperspazio in vicinanza di una stella non era più morte certa, restava comunque pericoloso. Armonista e la Long Shot sarebbero stati inseguiti nel cielo ancora per parecchi giorni.

Così la Needle era… — Ultimo, non puoi nascondere la nave.

— L’ho fatto.

— Dobbiamo avere accesso alla Needle per viveri, letti, docce, tute pressurizzate. Ci serve un collegamento mediante disco passatoio… e basta anche ad Armonista.

— Posso nasconderne la dislocazione, Louis.

Cercava d’illudersi di avere il comando, pensò Louis. Pareva futile, ma era la stessa cosa che faceva lui. Disse: — Mentre Armonista tiene d’occhio la Hot Needle, perché non rubiamo la Long Shot?

— Come?

— Non ne ho idea. Ma sono stufo d’essere manovrato come marionetta da lui o da te, Ultimo. Ci deve essere un modo per uscire da questa scatola.

— Visto che Armonista è occupato, potremmo avere un paio di giorni per realizzare qualcosa.

Traslarono nella Sala Difesa Meteore.

La luce del giorno era strisciata sull’occhio di ciclone. Louis guardava l’estensione di 190 milioni di miglia, al di là del bordo del sole e degli orli neri dei quadrati delle ombre. Nodi e fili d’argento segnavano ancora fiumi, laghi, mari; ma il tempo e le conseguenze del foro avevano disseccato il terreno. Tre navi serpeggiavano dentro e fuori una piatta clessidra fatta di tempesta. Erano di sicuro quelle che avevano seguito la Needle. La più grande era degli Kzinti, la più piccola era un caccia della ARM e anche la terza apparteneva alla ARM. Erano in grado di scorgersi l’un l’altra nella nube, come chiunque avesse un radar di profondità.

Il fulmine balenava di tanto in tanto nella zona, ma ci fu uno schizzo improvviso troppo luminoso per un fulmine.

— Il guaio con un proiettile d’antimateria — commentò Louis — è che l’equipaggio coglie al volo qualsiasi scusa per toglierselo dalla nave.

Le due navi della ARM davano la caccia all’altra. La nave Kzin si tuffò nella nube. Louis la seguì sul radar e vide che attraversava l’asse dell’occhio di ciclone, con una nave della ARM in scia, mentre l’altra la precedeva nell’aria libera. Poi la nave Kzin attraversò lo scarico, uscì e sparì.

Ora due navi della ARM erano padrone di forse mille miliardi di miglia quadrate di Ringworld. Per parecchie ore perlustrarono la zona, tornando spesso all’occhio di ciclone.

— Sorvegliano il foro per impedire l’ingresso — suggerì Ultimo. — Tu e Chmeee avete sparso il segreto in tutto lo spazio conosciuto, vero, Louis? Entrare e uscire dal Ringworld da un foro di meteora. Oppure affrontare una difesa laser ad alimentazione solare.

— Se trovano la Needle - disse Louis — avranno accesso alla rete di dischi passatoio. Ultimo, è tecnologia facile da copiare? Le Nazioni Unite non ne hanno mai avuto l’occasione. È molto più avanzata delle cabine transfer.

Ultimo, naturalmente, non rispose. Louis si ritrovò a fissare sullo schermo l’Altro Oceano. La distesa d’acqua e di terra pareva un arazzo sulla parete di un castello. Gruppi di isole, continenti… sarebbero stati enormi come le mappe nel Grande Oceano, una delle quali riproduceva in scala uno a uno la Terra. Qui erano più densamente raggruppate e parevano tutte identiche.

— Ultimo, sono stati i Pak a costruire il Ringworld?

— Non lo so, Louis.

— Pensavo che ormai l’avessi scoperto. Mi chiedevo se ci fossero veri Pak da qualche parte fra tutte le varianti di ominidi. Dei Pak abbiamo visto solo vecchie ossa.

— Possiamo dedurre molte cose dai riproduttori Pak. Dormivano o si nascondevano durante il giorno e la notte. Cacciavano al crepuscolo. Vivevano su una linea costiera.

Louis rimase sorpreso. — E questo come lo sai?

— La tua parziale assenza di pelo suggerisce che i tuoi antenati nuotavano regolarmente e ti ho anche visto nuotare. E poi nel Ringworld il crepuscolo dura più a lungo che su qualsiasi altro pianeta e una simile durata non è affatto necessaria. Ora ti mostro.

Si sistemò goffamente su un sediolo. Trovò i comandi e rese di un blu indefinito lo schermo a parete. Cominciò a tracciare linee bianche. Una chiazza bianca: il sole. Un cerchio: il Ringworld. Un cerchio molto più piccolo, concentrico: una trentina di quadrati delle ombre, in movimento un po’ più rapido dell’orbita, in una rete di cavi. — Ecco come è stato progettato il Ringworld — spiegò Ultimo. — Giorno di trenta ore, con dieci ore oscurate e più di un’ora di sole in parte bloccato. Invece…

Tracciò cinque lunghi quadrati delle ombre in movimento retrogrado rispetto allo spin del Ringworld. — Così si eviterebbe il lungo periodo di crepuscolo e si avrebbero giorno e notte di uguale lunghezza. I costruttori non volevano che fosse così. Volevano chiaramente che il Ringworld avesse estati infinite e lunghi crepuscoli. Riteniamo che si trattasse di difensori Pak e riteniamo che il pianeta dei Pak fosse fatto in questo modo.

Louis studiò il disegno. Oppure, pensò, hanno costruito altrove un modello più avanzato.

— Sono affamato — disse Ultimo. — Fate voi la guardia?

— Affamato — convenne lo Kzin. — Impaziente.

Senza che se ne accorgessero, il tempo era volato. Anche Louis si rese conto d’essere mezzo morto di fame. I burattinai devono mangiare più spesso dei carnivori. Ultimo rimase via per quasi un’ora. Tornò con gemme luccicanti nella criniera appena acconciata, seguito da una piastra levitante con una montagna di foraggio secco.

— Rimpiangeremo il tempo che stiamo sprecando — disse. — Le nostre ultime ore di libertà senza Armonista. Ma come possiamo sfruttarle? I miei piani non arrivavano così lontano. Guarda, altre navi da guerra.

Tre navi kzinti, poi un’altra più grande d’origine oscura, altre tre della ARM, tutte a girare intorno all’anello interno di quadrati delle ombre, ancora senza aprire il fuoco.

— Accolito — disse Louis — va’ a mangiare. — Nessuno aveva voglia di assistere al pasto di uno Kzin affamato.

Louis e Ultimo guardarono le navi in gioco. — Non tutte avranno campi di stasi — ipotizzò Louis. — Sono costosi, non troppo affidabili e ovviamente tengono la nave fuori dell’azione. Perciò diffideranno delle difese antimeteore del Ringworld, ma Armonista le ha spente e loro cominciano ad accorgersene. Così… — Tre navi kzinti cominciarono una lunga picchiata verso la superficie del Ringworld. — Ecco che le kzinti vengono a bloccare le prime navi della ARM e altre navi della ARM vengono a bloccare le kzinti… maledizione! — Una vivida striscia luminosa nell’atmosfera terminò in un lampo contro il deserto.

— Quello era un proiettile ad antimateria — disse il burattinaio.

— E ora è un piccolo occhio di ciclone. Tanj, non è nemmeno l’evento principale! Vogliono la Long Shot. La Needle non conta niente.

— Una Needle in un pagliaio? — disse Ultimo. — Ciò che descrivi è in gran parte frutto della tua immaginazione. La maggior parte della guerra non si vede. La nave più grande, l’ho riconosciuta. Un’esca della Far Lands Limited, l’alleanza commerciale fra Kdatlyno e Jinx. Non combatteranno, si limiteranno a guardare. Ecco Accolito. Louis, va’ a mangiare. Fatti un bagno.

Louis si svegliò di soprassalto. Qualcosa l’aveva disturbato, forse un lampo di luce dallo schermo. Accolito e Ultimo dormivano, distesi scompostamente, molto distanti tra loro, sul duro pavimento sotto le pareti della Sala Difesa Meteore. Louis si sentiva bene, dopo il bagno; aveva mangiato come un esercito; avrebbe gradito anche piastre letto. Ma a chi dormiva a bordo della Needle qualcosa mancava sempre.

Si alzò a sedere. Non aveva male da nessuna parte. Con un sorriso ricordò le parole di una vecchia, quando aveva compiuto duecento anni: “Carissimo, se la mattina ti svegli senza sentire dolori alle giunture e ai muscoli, è segno sicuro che sei morto durante la notte”.

Ultimo aveva rimesso a posto lo schermo avvolgente. Mostrava il panorama celeste, con finestre su un occhio di ciclone e sull’Altro Oceano. Intorno alle finestre, stelle si muovevano irregolarmente: navi della Guerra Periferica. Tutte le inquadrature erano adesso silenziose.

Louis provò fastidio perché non aveva niente da fare se non guardare. Cercava di battere in astuzia un difensore. Quali possibilità avrebbe avuto più tardi, se non riusciva a trovare uno spunto adesso, mentre Armonista era inseguito per tutto il sistema?

Sul Ringworld c’erano milioni di mari. Era impossibile indovinare dove Ultimo aveva messo la Hot Needle. Poteva arrivarci con la taratura di un disco passatoio. Le prime due navi della ARM non l’avevano trovato e adesso erano impegnate in manovre. La guerra sopra l’occhio di ciclone era tranquilla da ore, ma le navi continuavano a cambiare posizione.

Una luce improvvisa avvolse la nave Farland: proiettili di antimateria intercettati. La nave Farland accelerava per allontanarsi dall’azione. La nuova rotta avrebbe mancato il Ringworld. Un laser rubino lo illuminò di luce vivida, ma diffusa: l’assalitore era già ben dentro l’atmosfera. Navi distanziate di decine di milioni di miglia avevano qualche possibilità di difendersi. Ma la guerra sopra l’occhio di ciclone diventava troppo serrata. Fuoco esplose nelle nubi dove si nascondevano due navi della ARM. Louis gridò: — Sveglia! Sveglia! Vi perdete tutta l’azione.

Gli altri si alzarono. La finestra del radar di profondità di Armonista mostrò una nave della ARM che si tuffava nel foro, lasciando una zona conquistata a fatica, ma salvaguardando i dati delle sue esplorazioni, a meno di cadere in un’imboscata sotto il pavimento del Ringworld. L’altra accelerò lungo l’asse della tempesta, in un canale d’aria pulita, la pupilla dell’occhio.

Anche le kzinti avevano radar di profondità. Due navi lenticolari si tuffavano. Il fuoco le seguì. L’occhio di ciclone brillò di un bagliore biancazzurro. Ultimo spense la finestra prima che la luce li accecasse. In una inquadratura meno allargata (Armonista aveva di sicuro una telecamera in un quadrato delle ombre) una stella brillò vicino all’Altro Oceano, grande come… troppo grande, di gran lunga troppo grande.

— Credo che una nave della ARM sia esplosa — disse il burattinaio. — Avremo un buco delle dimensioni di… — Ci pensò, poi si ripiegò e rimase in silenzio. L’occhio di ciclone era sparito, distrutto dalla esplosione. Schemi di nubi mostrarono un anello d’onda d’urto in espansione sui mari e la terra grigia e verde. Un emisfero di nubi racchiuse una palla di fuoco in spegnimento.

— Cos’è successo qui?

Armonista e il piccolo difensore primate erano sul disco passatoio: un mago di fronte a capricciosi apprendisti in cerca di spiegazioni. Louis sentì un blocco in gola. Ebbe l’impressione che avrebbe dovuto fermare lo scontro. Armonista avrebbe incolpato lui e a ragione.

— Esplosione di antimateria — disse Accolito.

— C’è un buco sotto quella nube?

Era una domanda sciocca: la cupola di nubi aveva una depressione al centro. Era risucchiata nello spazio interstellare. Poiché Accolito non rispondeva, Louis disse: — C’era già un buco…

— Certo — disse Armonista. — Dobbiamo muoverci in fretta. Venite. — Aveva sollevato il bordo del disco passatoio e lo stava regolando.

Louis ritrovò la voce. — Come no. Adesso è il momento di muoverci in fretta. Hai portato la guerra a casa nostra! E ora l’aria fugge via dal Ringworld.

La palla di fuoco era quasi scomparsa. Il pavimento del Ringworld era scrith nudo, con un anello di nubi in lenta espansione. Le nubi correvano verso il foro.

Armonista prese per il braccio Louis. Andò a un disco passatoio.

Con una sola occhiata Hanuman colse tutto l’accaduto.

Aveva piegato le leggi che governavano quell’universo e un ipotetico altro universo. La sua missione era un successo totale. E niente importava. Il Ringworld conteneva tutto ciò che valeva la pena salvare e il pavimento era stato lacerato. Il foro si trovava nel lato lontano dell’arco. Un bene e un male insieme. La morte sarebbe stata una lunga marcia intorno alla curva per raggiungerli qui. Ma le contromisure di Armonista avrebbero dovuto superare un’uguale distanza.

Anche gli alieni avevano visto. Il massimo alieno era il più anziano, il più esperto e forse il più saggio: aveva chiuso la propria mente. L’ominide aveva perduto la speranza. Il più giovane, del tutto dissimile da un grosso gatto, aspettava come Hanuman che qualcuno trovasse la soluzione. Armonista?

Armonista era in movimento, mentre Hanuman cercava ancora di mettersi in pari. Il difensore Ghoul non mostrava dubbi. Quando Armonista e Louis Wu svanirono, il piccolo difensore li seguì. Armonista avrebbe sistemato tutto.

Macchinari su scala degna della terra dei giganti di Gulliver erano stati spostati nella stazione di lavoro sotto Olympus Mons. Armonista lasciò il braccio di Louis e si mosse velocemente fra le macchine. Il piccolo difensore, Hanuman, gli sgattaiolò dietro.

Accolito comparve accanto a Louis. — Louis, cosa succede?

— L’aria vola via dal Ringworld.

— Sarà… la fine di tutto?

— Già. Cominciando dal lato lontano. Forse ci restano giorni, ma solo perché il Ringworld è davvero smisurato. Non so cosa Armonista pensi di fare.

— Cos’è quella massiccia struttura? L’ho vista…

Hanuman tornò da loro. — Un tappo per fori di meteore, versione grande. Naturalmente non è stato mai provato.

Aveva la forma di una pastiglia d’aspirina e all’incirca le dimensioni dell’arcologia Twin Peaks o di una piccola montagna, ma era ancora piccolo a confronto del foro nel Ringworld. Louis disse: — Mi ricordo. Era in una delle caverne. L’ha spostato qui su grandi pile di piastre levitanti.

Guardarono il tappo scivolare nel buco del pavimento e cadere, guidato da campi magnetici verso la base dell’acceleratore lineare. Armonista guardava, sul bordo. Louis e Accolito si avvicinarono a lui.

Le spire dell’acceleratore lineare correvano per quaranta miglia dal tetto al pavimento del Centro Manutenzione. Era una struttura fin troppo grande per qualcosa di piccolo come la Needle. Il fondo posava su una serie di piastre levitanti e si muoveva per regolare la mira.

Ora il pacchetto era vicino al fondo e continuava a cadere, ma più lentamente. Armonista vide che Louis, Accolito e Hanuman guardavano. Subito li allontanò dal foro nel pavimento.

Un rombo alle loro spalle. Louis si girò e vide qualcosa di enorme passare in un lampo, uscire dal cratere di Olympus Mons e scomparire. Accolito aveva arricciato strettamente le orecchie. Hanuman smise di coprirsi le sue e disse qualcosa che andò perduto. Louis non udiva più niente, aveva ancora nelle orecchie il doloroso rombo dell’esplosione.

Louis rimase sordo per qualche tempo. Accolito ritrovò l’udito più in fretta. Louis vide che lo Kzin discuteva con Armonista e Hanuman, mentre seguivano gli eventi su uno schermo della Sala Difesa Meteore. Ultimo rimase rannicchiato, immobile come uno sgabello.

Louis poteva solo guardare. Il pacchetto tappo meteore di Armonista andò verso il sole. La Needle era stata lanciata a un decimo della velocità della luce: il sistema di lancio poteva farlo. Ma da quella distanza la caduta del tappo pareva lentissima. In una finestra zoom il foro pareva un punto nero in un panorama lunare: chiaro e netto e privo dell’argento dell’acqua e del verde della vita. Louis calcolò che il foro avesse un diametro di sessanta o settanta miglia. Era circondato da un anello di vapore, più grande della Terra, che continuava ad aumentare.

Il Ringworld non era ancora consapevole della propria morte. Aria e acqua sarebbero rifluite nel foro e poi nel vuoto, ma prima dovevano muoversi, da trecento milioni di miglia intorno a ciascun arco, prima che l’urto raggiungesse il lato lontano del Ringworld, il Grande Oceano, qui. Non molto si sarebbe perso in centosessanta minuti, mentre il tappo di Armonista attraversava il diametro del Ringworld. Anche l’Altro Oceano non si sarebbe ancora messo a bollire.

Passò Hanuman. Disse a voce alta: — Sono stato in queste condizioni per meno di un falan. Ancora non capisco la scala delle cose. Non sono vissuto in un universo vecchio cinquanta milioni di falan, in un anello rotante intorno a un puntino di luce fra dieci o venti altri puntini. Non c’erano cose in simile quantità! Il mio mondo era piccolo, comodo, facile da capire.

— Ci si abitua — disse Louis. Udiva a stento la propria voce. — Hanuman, cos’è quello? Cosa può fare? Stiamo perdendo l’atmosfera!

— So poco.

— Condividilo con me.

— Due menti brillanti con obiettivi simili risolveranno i problemi in modi simili. Il difensore vampiro Bram vide la necessità di turare i fori di meteoriti. I suoi primi tappi erano piccoli, ma il suo driver di massa sotto Olympus Mons è vecchio di centinaia di falan e ha dimensioni esagerate. Senza dubbio l’impatto del meteoroide che provocò il Pugno-di-Dio ha spaventato a morte Bram. Armonista ha costruito più in grande. Quell’impianto è il suo maggior risultato. — Era in costante movimento, saltellava intorno a Louis, agitava le braccia. — Lo vedremo in azione. Armonista vuole che osserviamo sul posto. Se c’è fallimento parziale, dobbiamo vedere cosa va modificato.

— Quella toppa per meteore, a doppia x, come funziona?

— Posso solo fare ipotesi.

— Non è stata mai provata?

— Provata quando? Sei rimasto nell’automed per meno di un falan. Armonista ha creato e addestrato quattro difensori del popolo dei Sospesi, ha costruito una fabbrica nanotecnologica per ottenere tappi per meteore più grandi, ha controllato la Guerra Periferica, ha progettato parecchie navi sonda, ha costruito uno stabilimento per produrre dischi passatoio, ha modificato la tua Hot Needle…

— È stato indaffarato?

— Era impazzito come una città alveare di calabroni! E se il tappo non funziona, è tutto inutile.

— Hai figli?

— Sì e loro hanno figli. Da quando Armonista mi ha creato, non ho avuto l’occasione di contarli, altro che fiutarli. Naturalmente sono tutti ostaggio dei piani di Armonista e della Guerra Periferica.

— Anche noi. Armonista avrebbe corso il rischio?

— Come posso giudicare? — La sua danza frenetica, mani battute sul petto, sarebbe stata una furia incontrollabile in qualsiasi umano. — Armonista sostiene che il rischio più grande era non agire. Louis, come riesci a stare così fermo?

— Cinquant’anni… duecento falan di yoga. Ti insegnerò.

— Io devo agire — disse Hanuman — ma non perché è sbagliato rimanere fermi. Potrebbe essere così con Armonista. Come faccio a saperlo? Sono furioso e non ho un bersaglio.

La gravità del sole continuava a piegare la rotta dell’impianto.

Armonista e Accolito si avvicinarono. — Louis, ti è tornato l’udito? — chiese Armonista. — Ti sei riposato?

— Ho dormito. Dove hai fatto atterrare la Long Shot?

— Perché dovrei dirtelo? — Con un gesto scacciò la domanda. — Tu e Accolito e Hanuman dovete osservare il tappo in azione. Hanuman te ne ha parlato?

— È un tappo per meteore, a doppia x.

— Bene. Ho un disco passatoio…

— Avevi previsto che sarebbe accaduto — disse Louis.

— Infatti.

— Non potevi impedirlo?

— Come?

— Evitando di rubare la Long Shot.

— Devo capire il funzionamento del motore iperspaziale Quantum II. Louis, la Guerra Periferica non sarebbe mai rimasta circoscritta fra le comete. Le specie dei Mondi Globo vogliono ardentemente la tecnologia che ha reso possibile il Ringworld. Non vogliono preservare il nostro mondo. Vogliono la conoscenza e vogliono tenerla nascosta agli altri.

Louis annuì. Non era una novità. — Corazza di scritti. Impianti di fusione a buon mercato.

— Banalità — disse Armonista. — I costruttori del Ringworld avevano bisogno di motori per avviare lo spin della struttura. Devono avere imprigionato una massa d’idrogeno equivalente a una decina di giganti gassosi dei Mondi Globo, facendola poi passare attraverso campi magnetici disposti in modo da agire come motori a fusione. I tuoi briganti dei Mondi Globo non possiedono controllo magnetico decente e quello che hanno non aumenterà. Potrebbero imparare qualcosa studiando i nostri motori sul muro del bordo. Esaminerebbero il Ringworld. Senza bisogno di preservarlo. Dico bene?

— Può darsi.

— Louis, ti voglio sul posto a osservare l’applicazione della toppa.

— Armonista, mi secca essere ritenuto sacrificabile.

— Non uso quella parola, Louis, né quel concetto. Tutta la vita muore, tutta la vita resiste alla morte. Non ti porrei in pericolo senza necessità.

— Concetto assai interessante.

— Ho sul posto un disco passatoio dal quale puoi osservare. Uno spettacolo da non perdere. Hanuman ci sarà. E tu? Accolito, ci sarai? O resterete comodamente qui a scoprire se tutto ciò che conosciamo andrà distrutto?

Accolito guardò Louis. Louis alzò le mani. — E va bene. Vuoi che mettiamo tute pressurizzate?

— Con tutto il cuore — disse Armonista. — Equipaggiamento completo.

9. Vista dall’alto

Si equipaggiarono nella Needle e si trasferirono da lì. Ultimo non era con loro. Avevano lasciato il burattinaio in uno stato di depressione e di incomunicabilità. Alla velocità della luce, tramite disco passatoio, sarebbero arrivati prima dell’impianto di chiusura di Armonista.

Accolito indossava la tuta di scorta di Chmeee, ricuperata dal magazzino della Needle. Pareva un mazzo di grappoli. Hanuman, in tuta aderente e casco simile a vaso di pesci, andò per primo. Louis salì sul disco passatoio.

Il fondo gli mancò. Louis non si era aspettato di trovarsi in caduta libera. E neppure d’essere a un’altezza di migliaia di miglia. Cercò di afferrarsi a qualcosa: la mano di Hanuman. Hanuman lo tirò sul disco passatoio. Il Ringworld, due o tremila miglia in basso, scorreva a velocità mostruosa. Pareva infinito in tutte le direzioni. I muri del bordo erano troppo distanti, comparivano solo come linee nette.

Accolito ululò. Louis non osò allungare la mano verso l’atterrito Kzin. La tuta di scorta del padre di Accolito era tutta bolle, ma aveva artigli waldo nei quattro arti. Sarebbe stato come mettere la mano in una trebbiatrice.

— È tutto a posto — gridò Louis. — Hai jet d’assetto. Usali, quando ti senti.

Gli ululati cessarono.

Louis rimaneva ancorato grazie alle suole magnetiche. Hanuman aveva spento il disco passatoio. Altrimenti sarebbero tornati sulla Needle.

— Abbiamo tempo in abbondanza, Accolito — disse Louis. — Orbitiamo intorno al sole. — Usò un tono calmo, consolante. “Ha solo dodici anni” pensò. — In pratica stiamo fermi e il Ringworld gira alla solita velocità di 770 miglia al secondo, perciò lo vedremo tutto sotto di noi in sette giorni e mezzo. Hanuman…?

— Otto — disse Hanuman. — Otto dischi passatoio sono in orbita al momento. Armonista intendeva che ce ne fossero di più. Questo era il più vicino. Ho memorizzato il sistema di dischi. Se abbiamo bisogno di raggiungere la superficie, c’è una catasta di servizio non lontano da qui, ma nel frattempo possiamo osservare tutto. Riesci a distinguere il foro?

— Ancora non lo vedo.

— Guarda contro spin.

— È dietro di noi? Ah, ecco. Pare un bersaglio. — Panorama lunare privo d’aria, bordato di nubi, segnato da linee rivolte in dentro verso un puntino nero.

Il terreno che scorreva sotto di loro aveva ancora reti di fiumi fiancheggiati dal verde scuro della vita. Sul terreno una scia bianca correva contro spin. Louis pensava di sapere che cosa fosse, ma la ritenne meno urgente del foro. — Accolito? — chiese.

— Vedo la ferita. Non vedo il tappo.

— Neanche io — disse Hanuman. — Troppo piccolo. Armonista, sei con noi?

— Mezz’ora di ritardo — gli ricordò Louis. — Sedici minuti in un senso e sedici nell’altro, a velocità luce. — E quello era un difensore? Un animale migliorato… Non ci si aspetta che un difensore dimentichi le cose. E Hanuman doveva essere ben abituato alla guida di Armonista.

Accolito rimbalzò contro il disco passatoio. Gli stivaletti magnetici aderirono. Accolito si alzò, incerto. — Mio padre ha cercato di spiegarmi la caduta libera. Non credo che ne abbia mai avuto paura.

Armonista parlò da sedici minuti nel passato. — Ho inviato il segnale per azionare il tappo a doppia x. Ditemi cosa vedete, tutt’e tre. Intervenite pure interrompendo gli altri, posso selezionare le voci.

Una luce si accese sopra il bersaglio. Non pareva molto più luminosa di un lampione stradale, ma le dimensioni… Louis strizzò gli occhi. — Qualcosa si dispiega. Armonista, pare un accoppiamento di salamandre… o un pallone che viene gonfiato… si sviluppa in una figura simile al salvagente di una barca a vela. Jet si accendono a temperatura di fusione. Cos’hai messo laggiù, Armonista?

Accolito: — Va in posizione. Rallenta. Un toro. È molto più largo del foro, con il diametro di mille, duemila chilometri. Volevi sapere questo?

Hanuman: — Il sottofondo di scrith che tiene insieme il Ringworld dimostra un’eccezionale forza di tensione. Ho fatto i calcoli. Le forze che cementano lo scrith produrrebbero nugoli di quark, se staccate. Un sacchetto fatto di quel materiale avrebbe una tale resistenza da tenere sotto controllo un’esplosione a fusione di idrogeno. C’è rischio, Armonista, ma pare che tenga.

Accolito: — Si posiziona…

Louis: — … e circonda il foro. Lo lascia esposto come il centro di un bersaglio. Sospetto che il tuo pallone sia alto cinquanta miglia, così racchiuderà l’atmosfera, finché tiene.

Hanuman: — Armonista, un pallone di scrith è un buon isolante? Se lasciasse colare energia, non vedremmo niente. Quando si raffredderà, crollerà. Armonista, perderà aria. Il terreno sottostante è irregolare.

Niente risposte. Eventuali reazioni di Armonista distavano tutto il diametro del Ringworld. Quindi ricevettero ciò che aveva detto sedici minuti prima. — Guardate il secondo impianto. Ditemi se si inserisce nell’anello.

Accolito: — Non vedo niente. Louis? Hanuman?

Louis: — Non ci sarà una scia di meteora…

Accolito: — Razzo! Lo vedo. A fusione, dal colore. Scende lentamente sul bordo del foro. Si è posato.

Louis: — Ci siamo spostati troppo lontano. Non vedo più il foro.

Hanuman allora si chinò sul bordo del disco passatoio. — Ora sistemo tutto. Il prossimo disco passatoio è trenta gradi intorno all’arco del Ringworld. Pronti?

Traslarono. Il Ringworld scorreva sotto di loro. Erano saltati di trenta gradi, circa cinquanta milioni di miglia. Louis, guardando avanti, scorse una linea bianca larga parecchi mondi e una linea più vivida che faceva capolino nel centro. — Eccolo — disse Accolito. — non vediamo i particolari, Armonista. Ci saremo sopra solo fra mezza giornata.

— Nelle nostre piastre facciali c’è una funzione zoom — disse Louis. — Armonista, non vedo nessun cambiamento. Il pallone tappo è sempre gonfio. Intorno al pallone tutto è nebbia. Abbiamo perduto già una piccola percentuale del Ringworld.

Intorno ai bordi della nebbia il terreno sarebbe stato distrutto da onde d’urto nell’aria, nel mare, nel suolo e nello scrith di base. Gli schemi del tempo atmosferico sarebbero andati distrutti… Louis capì d’essere ottimista. Presumeva che Armonista tappasse il foro, fermasse le perdite. Una volta aveva stimato che la popolazione del Ringworld toccasse i trenta miliardi di miliardi, con specie ominidi in ogni possibile nicchia ecologica. Quella vasta piana di nebbia sarebbe stata goccioline d’acqua condensate da perdita di pressione. Ecologie sotto la coltre di nebbia sarebbero rimaste disidratate e soffocate. E il terreno intorno sarebbe stato rovinato dal cambiamento del clima. Ma solo se Armonista avesse fatto un miracolo.

— Credo che una nave in campo di stasi si sia schiantata vicino al foro — disse Louis. — Da qui non posso vederla.

Hanuman disse: — Per arrivarci ci vorrebbe mezza giornata. Vi riporto a casa.

Un attimo dopo erano a bordo della Needle. Quasi subito imitati da Armonista. — Hanuman, rapporto — disse il difensore.

— Il tuo congegno è in posizione. Resisterà per giorni, ma avrà perdite. Cosa ti aspettavi?

— Ho mandato un sistema di tessitura per produrre altro scrith. Ho basato il progetto su nanotecnologie derivate dall’automed a bordo della Needle. Faccenda complicata, questa. Il sistema deve rimpiazzare non solo il pavimento di scrith, ma anche la griglia interna di superconduttore.

Hanuman disse: — Ci sono specie i cui riproduttori si sono evoluti in esseri intelligenti. I loro difensori saranno abbastanza brillanti da aiutarti in questi problemi.

— E anche da litigare e tenere in ostaggio il Ringworld a vantaggio del proprio pool genetico. Louis, dimmi cos’hai visto della nave schiantata.

— Solo una scia — rispose Louis.

— Diversa da altre scie?

Parlava con troppa pazienza. Louis divenne rosso. — L’abbiamo vista da lontano, però… ho raggiunto il Ringworld a bordo di una nave in campo di stasi. La Lying Bastard è scesa con velocità orizzontale di 770 miglia al secondo, come qualsiasi cosa sfiori il Ringworld. Abbiamo lasciato una scia di lava fusa e di scrith nudo. Ora ho visto una scia uguale. Ritengo che quando una nave è esplosa, un’altra è stata sbattuta giù.

— Dovremo trovarla.

— È facile, ma non ora. Il tuo disco passatoio orbitante non sarà in vista del foro prima di dodici ore, comunque. Andiamo a riposare un poco. — Era esausto, fisicamente e mentalmente.

— Andate a dormire, allora.

Dormirono a bordo della Needle. Louis divise con Hanuman la piastra letto. Il piccolo difensore la doveva provare.

10. Una storia da raccontare

Si svegliarono, fecero colazione, tornarono alla stazione di lavoro sotto Olympus Mons, dove Armonista aspettava. Il difensore aveva accresciuto il loro equipaggiamento, aggiungendovi due aviobici. Nessus e il suo eterogeneo equipaggio avevano portato quattro aviobici, strutture volanti simili a un manubrio da ginnastica, con un sediolo montato fra i pesi. Si erano rovinate tutte durante il primo viaggio. Le due nuove di sicuro erano stati modellati sui relitti, ma erano più lunghe, con doppio sediolo e un grosso portabagagli.

Louis ne ispezionò una. Il convertitore cibi era dislocato nel portabagagli o dondolava fuori. A supporti nel cruscotto erano agganciati una torcia laser e alcuni altri utensili. La squadra di Nessus aveva raggiunto il Ringworld grazie ad apparecchiature simili, alcune fabbricate dai burattinai, altre acquistate in negozio nello spazio umano.

— Ho anche rifatto la sacca sonica — disse Armonista. — Il disco passatoio orbitante n. 8 sarà quasi sul posto, Hanuman. Puoi prenderlo da qui.

— Bene. — Si rivolse ad Accolito e a Louis. — Mettetevi la tuta pressurizzata e stivate i bagagli. Prima faremo passare le aviobici.

— Dov’è Ultimo? — chiese Louis.

— Ancora in depressione — rispose Armonista. — Sono preoccupato. Forse soffre di squilibrio chimico. Appena ve ne sarete andati, lo metterò nell’automed.

Louis non commentò. Si bardarono e partirono.

Si trovarono in caduta libera, sopra l’abbagliante Ringworld. Lo Kzin, il difensore, Louis e le due aviobici si allontanarono alla deriva. Fanali di fondo si accesero nelle aviobici. Il disco passatoio orbitante 8 si era spostato durante la notte, 20 gradi, 33 milioni di miglia. Louis guardava quasi direttamente in un buco nero con un luccichio lungo il bordo, in un paesaggio quasi lunare segnato da linee di flusso radiali e da lucenti fili di fiumi ghiacciati. Un toro grande come una catena montuosa, risplendente di rosso rubino all’interno e in procinto di afflosciarsi, era il confine. Pareva che Dio avesse fatto cadere un suo giocattolo. Un piano di nube bianca, più vasto di interi pianeti, circondava il toro. A contro spin, dove la coltre di nubi diventava a chiazze, un graffio bianco correva sul terreno.

Louis lo indicò. — Una nave ha scavato quel solco. La troveremo in fondo, contro spin. Ancora non la vedo, perciò sarà piccola. Hanuman, cominciamo a decelerare?

— Sì. Sali su una aviobici, io prenderò l’altra e Accolito andrà con chi preferisce. Accolito?

— Con te.

— Bene. Louis, mantieni la quota finché la nostra velocità relativa è bassa. La sacca sonica non richiederà più di qualche multiplo della velocità del suono. Ti seguirò a vista. Guidaci alla nave.

Una griglia di superconduttore correva sotto il pavimento del Ringworld. Le aviobici di Nessus volavano per levitazione magnetica, che non comportava quindi propulsori potenti, ma i veicoli progettati ex novo erogavano una spinta notevole. Quando la velocità relativa rispetto al panorama si ridusse a valori più ragionevoli, Louis si abbassò nell’atmosfera fin quando non udì il lieve sibilo della sacca sonica. Vedeva un merletto di vapor d’acqua intorno all’altra aviobici. Le onde d’urto della sua erano appena visibili.

All’improvviso negli auricolari udì la voce di Armonista. — La missione riguarda la ricerca di una nave precipitata. Louis, guida gli altri. Fa’ rapporto a me a ogni passo. Controlla che non ci siano altre navi precipitate. I solchi dovrebbero essere ravvicinati e paralleli. Voglio sapere le specie implicate e cosa aspettarmi da loro. Non buttare via la vita per scoprirlo. Non uccidere nessuna EL, se puoi farne a meno; ma se sei costretto, non lasciare segni. Se possibile, tratta. Farò in modo che eventuali ospiti siano lieti d’incontrarmi.

Una piccola pausa, poi: — Non vorrei avere dimenticato qualcosa. Louis, ricorda che la memorizzazione di dati è facile. Probabilmente tutta la conoscenza umana è memorizzata a bordo di ogni veicolo spaziale della ARM, con blocchi per le parti segrete. Il funzionario giusto conoscerà la password giusta. Accolito, se trovi invece una nave del Patriarcato, lascia perdere. La loro conoscenza potrebbe essere lì, ma nessun eroe la darebbe a te…

Louis intervenne: — Un telepatico potrebbe. — Ma il monologo di Armonista continuò a ronzargli negli auricolari.

“Non vorrei avere dimenticato qualcosa… ossia una camminata di ritorno di 300 milioni di miglia e il disco passatoio in orbita fuori portata e Ultimo nell’automed. Così non puoi contare su di lui come alleato e non puoi usare l’automed per ringiovanirti, Louis. A tempo debito ti renderò difensore…” Era improbabile che Armonista dicesse queste cose, pensò Louis. Si concentrò nel volo.

Lontano, dietro di loro, c’era la bassa muraglia di nebbia. La nave che cercavano era scivolata sul mare, su un fiume, su un altro fiume. Una cresta mostrava uno scintillante gradino di scrith nudo dove la nave era di sicuro rimbalzata. Il canyon dritto come una freccia riprendeva più avanti, scrith orlato di lava schizzata. Seguirlo era facile. Correva in una foresta, una spiaggia di sabbia bianca, una lunga distesa di veldt… là… Un mucchio di danni, per un veicolo così piccolo.

Contro un’altra cresta giaceva un cilindro dall’elegante curvatura, piatto su un lato, senza cabine, oblò, interruzioni nella superficie riflettente, a parte un punto a un’estremità. Louis azionò lo zoom della piastra facciale.

— È una nave della ARM? — chiese Accolito. — O del Patriarcato? Così liscia, potrebbe essere dei burattinai. Ma loro usano scafi della General Products, no?

Ora si avvicinavano a parecchi mach. La sporgenza a un’estremità pareva un pungiglione d’ape. — Un serbatoio a perdere — disse Louis.

— Spiega — disse Hanuman.

— Non è una nave. È una parte di nave, contiene combustibile di scorta e si può buttare via. — Era furioso con se stesso e poi, a un tratto, euforico. — La nave è venuta giù in stasi. Quando il campo di stasi si è spento, avevano ancora una nave spaziale funzionante. — “Una nave spaziale funzionante!” pensò. “Continua a parlare.” — Staccano il serbatoio se vogliono avere maggiore agilità o portata. Direi che si preparavano a un combattimento ravvicinato.

— Merda — imprecò Hanuman. — Dobbiamo trovare quella nave. Te lo aspettavi?

— No. La Lying Bastard è un modello diverso. Una volta giù, eravamo bloccati. E ora?

— Le possibilità si suggeriscono da sole — disse Hanuman. — Primo, sono in collegamento con Armonista. Armonista, hai il parere di Louis. Dobbiamo aspettare che la nave torni a ricuperare il carburante? È una nave ARM, kzinti o altro? Dobbiamo negoziare o sfidarli?

— ARM — disse Louis. Gli Kzinti avrebbero marcato la loro proprietà. Pierin o Kdat o Trinoc non avrebbero sfidato Kzinti o umani; gli Kzinti li avrebbero riconosciuti. I burattinai non avrebbero sfidato nessuno. Gli Esterni non si sarebbero avvicinati così a una stella. — Potrebbe essere un altro ramo umano oppure banditi Kzinti o Trinoc… ma direi proprio ARM. Il serbatoio è piccolo, perciò stiamo cercando una nave piccola. Un caccia non porta combustibile ad antimateria. Energia immagazzinata in una batteria. Acqua per massa di reazione, perché è facile da immagazzinare e pompare. Potrebbero avere qualche arma ad antimateria. È sorprendente che una nave così piccola abbia un campo di stasi. Forse le NU stanno migliorando la loro costruzione.

Ogni parte di nave da guerra avrebbe avuto microcamere dappertutto. — Se non ci stanno guardando, potrebbero sempre registrarci. Allora, cosa saremo?

I piccoli ologrammi della testa dei suoi compagni rimasero inespressivi. Louis spiegò: — Siamo investigatori al lavoro per un difensore super intelligente che un tempo era solito mangiare cadaveri. Mette troppa paura. Ogni EL militare che sentisse una cosa del genere potrebbe spararci subito. Una nave ARM avrebbe registrazioni sulla natura dei difensori. Anche questo metterebbe paura. Allora, cosa vogliamo essere? Siamo uno Kzin e un umano e un difensore dei Sospesi. Non siamo del Patriarcato, fa paura anche quello. Non possiamo mostrare identificazione ARM…

— Ah — disse Hanuman. — Vuoi mentire.

— Concetto nuovo?

Accolito brontolò, insoddisfatto. Hanuman disse: — I riproduttori della mia specie non sono intelligenti. Io so pensare e parlare da meno di un falan. A chi mentirei? Ad Armonista?

“Un cane proverebbe a mentire al suo padrone umano” pensò Louis “ma in quanto a passarla liscia…” Replicò: — Non vogliamo che si trovino di fronte un difensore, no? Hanuman, ricordi come ti comportavi da riproduttore? Saresti in grado di farlo ancora?

— Vorresti che facessi la scimmietta da compagnia?

— Si.

— Stet. Se non posso parlare, non posso essere accusato di mentire. L’animale da compagnia di Accolito, presumo. E tu?

— Credo che Armonista abbia previsto questo sviluppo. Il nostro equipaggiamento è molto simile a quello che Nessus portò a bordo della Lying Bastard. Siamo il nuovo equipaggio di Ultimo. Con il burattinaio a guidare da distante, come al solito. Così si spiegherebbero le aviobici. Hanuman, qualche idea?

— Stiamo raccontando una storia. Meglio non far sapere che Louis Wu ha creato un difensore e gli ha dato la supervisione del Ringworld. Sembreresti troppo potente e troppo indifeso. Meglio anche non parlare di un sistema medico sperimentale basato sulla nanotecnologia. Fu rubato alle NU, anche se ottocento falan fa. Lo vorrebbero indietro.

— Non ci avevo nemmeno pensato. Bene, continuiamo a lavorarci. Accolito…

— Io sono orgoglioso di ciò che sono! E mi hanno insegnato a non mentire. Siamo al servizio di un padrone potente. Perché non ci limitiamo a chiedere ciò che vogliamo?

— Forse per questo Chmeee ti ha mandato da me. Accolito, quello è solo un caccia, ma la nave madre avrà di sicuro combustibile ad antimateria. Hanuman, quanti tappi a doppia x ha Armonista?

— Uno, completato in parte.

Ancora peggio, pensò Louis: il Ringworld non poteva permettersi un’altra esplosione di antimateria. — Accolito, sei figlio di Chmeee. Attieniti alla verità, per quanto possibile. Ma non parlare del Centro Manutenzione o di Armonista o dell’automed nanotecnologico di Carlos Wu. Tuo padre governa un pezzo della Mappa della Terra. Ultimo ti ha fatto un’offerta e tu sei scappato con lui anziché combattere di nuovo tuo padre. Sei il suo ostaggio, ma non lo sai.

— E come ho incontrato Louis Wu? — replicò lo Kzin.

— Ah… fin lì non ci sono arrivato.

— A terra — ordinò Hanuman. — Riempiremo i convertitori di cibo mentre aspettiamo il ritorno della nave. Louis, quanto dura un combattimento ravvicinato?

— Non molto. Qualche ora.

Toccarono terra fra alberi simili a denti di leone, grandi come sequoie. Louis ne aveva già visti da altre parti. Luce e rumore li avrebbero avvisati, se fosse arrivata una nave. Intanto smontarono, si stiracchiarono, si tolsero la tuta pressurizzata. Appena annusò l’aria, Accolito ululò e scattò all’inseguimento di qualcosa che gli altri non videro. Louis aprì il convertitore di cibo e caricò nella tramoggia erba e piantine. Hanuman lo imitò. Se il convertitore era copiato da quello che usavano trenta e passa anni prima, avrebbe elaborato vegetazione del luogo o carne d’animale, prodotto tavolette commestibili ed eliminato gli scarti. Presto avrebbe dovuto trovare una fonte di carne. Il congegno espulse una tavoletta.

— Taratura sbagliata — disse Hanuman. — Ecco. — Regolò un quadrante sul convertitore di Louis. — Quella era per me. Mangio frutta.

Louis staccò un pezzetto dalla tavoletta del difensore e assaggiò. — Buona, però. Anche noi mangiamo frutta.

A sorpresa fu preso dalla nostalgia. Era già stato lì, un territorio sconosciuto nell’immensità del Ringworld, e aveva diviso con Teela una tavoletta. Girò la testa perché Hanuman non vedesse che gli occhi gli si erano inumiditi. Ricordò Teela Brown.

Era alta e snella e camminava con la sicurezza di una centenaria, anche se aveva solo passato la trentina. Quando lui l’aveva vista per la prima volta, era vestita solo di una rete d’argento sulle pelle azzurra; capelli scarlatti, arancioni e neri, che fluivano verso l’alto. Più tardi avrebbe messo da parte lo stile dei terrestri mai stati nello spazio. Pelle chiara dei nordici, faccia ovale, grandi occhi castani, bocca piccola e seria; capelli ondulati e scuri, tagliati corti per stare nel casco della tuta. Mai un passo falso, mai una relazione sbagliata, mai una malattia o un incidente, mai coinvolgimenti in uno scandalo, mai una gaffe in pubblico, finché non aveva partecipato alla festa di compleanno di Louis Wu. Louis credeva ancora che Teela fosse un colpo di fortuna statistico. In una popolazione di decine di miliardi era di sicuro possibile trovare una come Teela Brown.

Ma il partito Sperimentalista fra i Burattinai di Pierson credeva di avere selezionato la razza umana in modo che fosse geneticamente predisposta alla fortuna. Teela discendeva da sei generazioni di vincitori della Lotteria del Diritto di Nascita. Qualsiasi cosa accadesse a Teela poteva essere interpretata come fortuna. La cotta per Louis Wu. La decisione di seguirlo lì. Smarrita in un luogo tre milioni di volte la superficie della Terra, l’incontro con Cercatore, il robusto esploratore in grado di mostrarle un mucchio di segreti del Ringworld. La scoperta del Centro Manutenzione sotto la Mappa di Marte. La scoperta di un deposito segreto di radici dell’albero-di-vita. Lo stato di coma, mentre giunture e cranio le si espandevano, le caratteristiche sessuali scomparivano, gengive e labbra le si fondevano in un ferro di cavallo d’osso affilato, la pelle le si ispessiva e si corrugava in corazza… per il cambiamento in difensore.

“Nessus ci ha guidati e io ho guidato Teela al più grande, più sfarzoso giocattolo dell’universo. Come poteva non farlo suo? Ma solo l’intelligenza di un difensore poteva mantenere sicuro il Ringworld. E quando il Ringworld si è trovato in pericolo, il difensore Teela Brown ha capito di dover morire. La morte non è sfortuna per un difensore. È solo un altro utensile.”

Accolito tornò con la bocca sporca di sangue. — Buona caccia, qui. Mio padre si perde un’altra bellissima avventura.

— Louis — chiese Hanuman — puoi passare per un membro d’equipaggio di una nave ARM?

— Ecco un’idea. — Rifletté, chiedendosi se i ricordi gli sarebbero bastati. — Posso passare per un locale. Sono un Homo sapiens, d’origine terrestre. Perché dovrei essere un membro d’equipaggio, Hanuman? Equipaggio di cosa?

— Non dobbiamo essere servi di un difensore — disse Hanuman. — Perciò io devo essere un animale arboricolo e tu devi essere un viaggiatore, a meno di essere al servizio di una forza più grande. Se sei al servizio di qualcuno, deve trattarsi di un aspetto della Guerra Periferica…

— La ARM, naturalmente. Ma non conosco il protocollo della ARM e non sono nei loro documenti.

— Non è possibile che si siano sbagliati?

— No. Proviamo in un altro modo.

Sgranocchiò la tavoletta e intanto continuò a riflettere. Butta via la storia precedente, comincia da capo. Una storia semplice. Alla quale Louis Wu e anche Accolito si possono adattare bene.

— Proviamo a indovinare che cosa un caccia ARM a caso ha nel file del computer. Sanno che siamo tornati in patria, Chmeee e io, insieme con Nessus ferito e senza Teela Brown. E se Teela è sopravvissuta? Se non ha mai trovato il Centro Manutenzione e l’albero-di-vita? Forse sanno che Ultimo è atterrato su Canyon 23 anni più tardi e che Louis è scomparso allora. Forse hanno anche rintracciato Chmeee, da un pianeta Kzin a dove Ultimo lo ha preso. Perciò Ultimo ci riporta tutt’e due sul Ringworld come membri dell’equipaggio. E ha fissato un appuntamento con Teela. Lei e Louis Wu vivevano insieme. — Poteva essere andata così. Sarebbe dovuta andare così! Anche se il Ringworld fosse andato distrutto un anno più tardi. Continuando a fantasticare, disse: — Hanno avuto un figlio, dopo che il loro impianto si è consumato, e quel figlio sono io.

— L’ipotesi diverge dai documenti della ARM — obiettò Hanuman.

— In che modo?

— Quando sarebbero accaduti questi eventi? Louis Wu è tornato qui tredici anni fa. La ARM lo sa?

— Sì… lo sa. Mi ha trovato su Canyon poco prima che Ultimo venisse a prendermi. — Aveva ucciso due agenti della ARM, ricordò. — Diavolo, così il figlio di Louis Wu avrebbe dodici anni al massimo!

— Puoi passare per un dodicenne? — chiese Hanuman.

— Ma va’!

— Come Louis Primo avresti potuto lasciare Teela con un figlio? Ora avrebbe 160 falan.

— Quasi quarant’anni. Impossibile. Teela aveva di sicuro le iniezioni antifecondative quinquennali. Avrebbero dovuto esaurirsi. Non c’è stato il tempo.

— Non puoi essere figlio di Teela e di Cercatore? — chiese Accolito.

— No. Specie differenti.

Hanuman e Accolito rimasero in silenzio.

Da capo. — Al termine della prima spedizione, trentotto anni fa, Chmeee e io siamo tornati nello spazio conosciuto e nel Patriarcato. Abbiamo ceduto la Long Shot e informazioni sul Ringworld. Abbiamo fatto rapporto a una commissione congiunta, poi la ARM mi ha fatto un mucchio di domande. Senza apprendere molto, perché non avevamo esplorato molto. La nostra seconda spedizione è stata ventitré anni dopo. E se in mezzo ci fosse stata un’altra spedizione?

— Chi l’ha mandata? — chiese Hanuman.

— Ultimo. Spedizione numero uno e mezzo. Posso falsificarla. Nella Flotta di Mondi ho incontrato un burattinaio, Chiron. Era tutto candido, perfettamente acconciato con un magnifico spiegamento di gemme classiche, un po’ più piccolo di Nessus… — Gli altri due non avevano mai conosciuto Nessus. — Quindici chili meno pesante di Ultimo. Parlava proprio come Ultimo, immagino abbiano tutti lo stesso addestramento. Quindi possiamo descriverlo, giusto? Ultimo mette Chiron al comando. Chiron se ne va poco dopo che Chmeee e io torniamo nello spazio umano. Perciò lui è qui… uhm… almeno trent’anni fa. Trova Teela. Le iniezioni antifecondative si sono ormai esaurite. Teela sta insieme con un membro dell’equipaggio di Chiron. Io sono il loro figlio.

— Come ti chiami, figlio?

— Luis. — Accolito potrebbe dimenticarlo, ma il suono è quasi uguale. — Luis Tamasan. — Il primo nome orientale che gli veniva in mente e che giustificava le pliche epicantiche degli occhi. — Chiron ha cancellato le registrazioni. La ARM sa già che nelle sue i burattinai ci mettono le mani. Non esiste un documento sulla fertilità, perché mio padre… uhm. Horace Tamasan era nato da una libera madre, una nascita illegale. Un mucchio di bastardi va nello spazio.

— Una storia coerente — disse Hanuman. — Abbiamo l’abilità per raccontarla?

Senza preavviso giunse la voce di Armonista. — Hanuman, ipotizzate che un caccia della ARM abbia scaricato in serbatoio supplementare e sia andato a combattere. Esamino un’area più grande di vari pianeti e non trovo niente da combattere. La scansione a neutrini non mostra fonti di energia. Le navi a batteria non vengono rilevate, presumo. Devo controllare finché non usano i laser o proiettili di antimateria?

— Questo ritardo di mezz’ora ci farà diventare scemi prima o poi — disse Louis.

— Navi piccole potrebbero sfuggire agli strumenti di Armonista, ma non le armi laser né i lampi di antimateria — disse Hanuman. — Combatterebbero senza usare quelle armi? No. Suppongo che non c’è alcun combattimento, Luis.

Louis rifletté. Se la ARM non si aspettava un combattimento, dove era andata la nave? Perché prima aveva scaricato il serbatoio?

— Il serbatoio potrebbe essere vuoto — suggerì Hanuman. — Serviva una portata maggiore. La nave non tornerà.

— D accordo — disse Louis. — Riprendiamo da capo. A favore di spin rispetto a noi c’è un mucchio di nebbia dove nascondersi. Una nave potrebbe inseguirne un’altra. Ah, flup, lasciamo perdere. — Gli altri due lo guardavano. — Se non c’è niente da combattere, sono andati a guardare il foro! Non c’è nient’altro. Il Ringworld sta morendo. Devono dire alla nave madre ciò che accade qui e forse vorranno tornare in fretta, perciò hanno scaricato il serbatoio.

Hanuman rifletté sulla spiegazione e annuì. — Mettetevi la tuta.

11. Il terreno ferito

La maggior parte dei Mangiatopi era appisolata nel sottosuolo dopo il pasto del mattino. Wembleth non aveva quell’abitudine. Wembleth era un viaggiatore, adattava il proprio comportamento a quello degli ospiti. Da diversi giri del cielo viveva con quei cacciatori notturni e divideva i loro pasti e le loro femmine, insegnando a tutti come fabbricare e usare utensili, cose da lui imparate altrove.

Quasi tutti gli abitanti del villaggio erano nelle case tana. Bambini più grandicelli e anziani ripulivano i resti del banchetto, con l’aiuto di Wembleth, mentre le ombre si ritraevano dal sole. Per Wembleth era una buona scelta: aveva bisogno di un po’ di sole per tenersi in salute. Fra qualche minuto sarebbero andati tutti dentro…

Il giorno si incendiò. Bambini strillarono. I Mangiatopi non sopportavano la semplice luce del giorno: come avrebbero resistito a quel bagliore? Wembleth fu costretto a socchiudere gli occhi. Prese in braccio due bambini, li riparò contro il proprio petto e gridò agli altri: - Andate dentro! - Scattò verso la casa più vicina. Gli altri avrebbero dovuto seguirlo o cercarsi la propria casa.

Nelle case dei Mangiatopi le finestre erano semplici feritoie. Wembleth depositò nel buio i bambini, ne oltrepassò altri spaventati e tornò fuori. Bambini e anziani correvano, ciechi, nell’orribile luce. I Mangiatopi anziani tendevano comunque a perdere la vista: un’anomalia che permetteva loro di andare in giro di giorno. Wembleth, a occhi socchiusi, riusciva ancora a vederci. Gli altri, no. Gli adulti erano più grossi di lui. In qualche modo Wembleth riuscì a spingerli negli ingressi.

Non sapeva quanto tempo era passato, ma l’accecante luce svanì. Un vento forte e caldo soffiò nella piazza, sparpagliò le braci del fuoco comune e si estinse. Ora un debole vento soffiava nella direzione opposta. Wembleth non trovò nessun altro, non vide più niente e allora strisciò dentro. Il buio era completo e lui aveva perduto la visione notturna e anche l’orribile luce si era affievolita. Si distese e ansimò per ritrovare il fiato. Ci sarebbe stato un cambiamento. Ce n’era sempre uno, quando le cose andavano male. Bisognava stare attenti alle opportunità che si sarebbero presentate come conseguenza.

Wembleth si accorse d’essere senza fiato, di soffocare.

L’esplosione scagliò la Snail Darter, in campo di stasi, contro una scogliera rocciosa sovrastante un’estesa foresta. Quando il tempo riprese a scorrere, la nave era diventata parte di un’immensa slavina di scisti frantumati. Molto lontano, a favore di spin, un mare di nebbia oscurava l’orizzonte e nascondeva ogni cosa, su fino alla base dell’Arco. Ancora più lontano, la nebbia si alzava in una cupola. Il limitare più vicino era un’onda d’urto ancora in pigro movimento verso la Snail Darter.

— Pare la fine del mondo - disse Oliver. - Di ogni mondo. Di un mucchio di mondi.

— Guardate chi c’è intorno - ordinò Roxanny.

Il detective Oliver Forrestier si impegnò con vari sensori. La Right Whale, il grosso incrociatore della ARM, si era alzato contro un bestione kzinti senza nome, un attimo prima della palla di fuoco e del totale oscuramento. C’erano state anche altre navi, ma adesso non c’era niente. - Nessuna scia di condensazione evidente - disse Oliver. - La nube emette neutrini… le ultime tracce di antimateria, direi, in diminuzione. Nessun punto di partenza. Nessuna grande nave.

— La palla di fuoco si sgonfia - disse Claus, a disagio. - Come se fosse risucchiata giù.

— Be’, andiamo a guardare - disse Roxanny. - Siamo rimasti senza nemici, giusto, Forrestier? L’esplosione li avrà eliminati tutti. Anche gli amici. Perciò la nostra missione è la raccolta dati. Portaci su, Claus.

La Snail Darter si alzò. Il detec Claus Raschid chiese: - Dritto dentro, Roxanny?

— Tieniti basso, senza fretta. Guarda intorno. Claus, c’è un foro al centro di quella roba. Un foro nel Ringworld è una via per casa.

— Roxanny, cosa ti mette così di buon umore?

Roxanny Gauthier rise di gusto. - Siamo vivi! Non basta? Guarda il solco che abbiamo lasciato. Possiamo seguirlo fino al luogo dell’esplosione. Claus, Oliver, con tutto quanto sappiamo sui campì di stasi, ci credete veramente? Ha senso poter fermare il tempo e rimetterlo in moto? Quando ho visto la luce, ho capito che ero dentro un’esplosione di antimateria. Ho pensato che eravamo morti!

— Quella era una città - disse Oliver. Mosse gli strumenti sulla griglia di vie e di edifici. - Grande. Estesa, come Sydney.

— Claus, rallenta e scendi - disse Roxanny. - Non vedo molti cadaveri. Dove sono i morti?

— Dentro - azzardò Oliver. - Per proteggersi dall’onda d’urto. Guarda i monitor, Roxanny. La pressione dell’aria è bassa e in rapida diminuzione. Si sono nascosti per l’onda d’urto e poi…

— Soffocati? - Claus non era stupido: solo, veniva da un rifiuto. - L’aria si esaurisce. Abbiamo ucciso il Ringworld. Ehi…

— Avremo diecimila anni d’indagini sulla struttura per apprenderne i segreti - disse Roxanny. - Cosa fai, Claus?

— Scendo. Vedo un superstite.

Sotto terra Wembleth stava soffocando. Strisciò faticosamente nella luce, ma fuori l’aria non era migliore. La luce si era ridotta a giorno pieno, ma c’era una bizzarria a favore di spin, come se avessero portato via mezzo mondo, lasciando solo nebbia e caos. Ansimando, Wembleth andò nella piazza centrale. Un’ora fa si banchettava, ora non c’era nessuno. I fuochi erano spenti. I Mangiatopi non sarebbero usciti in caso di emergenza e Wembleth non aveva una risposta migliore di loro.

Dal cielo scendeva un oggetto dalla sagoma che ricordava vagamente un argenteo uovo di vinch. Wembleth si alzò, anche se sul punto di svenire, e agitò le braccia. Nel dubbio, chiedi aiuto: era il suo istinto, sostenuto dal ragionamento sempre meno lucido. C’era gente con il potere di volare! Si raccontavano storie su quel potere, ma questa gente volava nel vento di un disastro di enorme portata. Se era in grado di farlo, qualcosa doveva pur sapere!

Bisognava portare ad altri popoli la notizia del disastro. Wembleth era caduto sulle ginocchia e sulle mani, quando due persone di specie sconosciuta scesero verso di lui. Portavano corazza dura, come i mitici Vashneesht. Gli diedero una sacca e lo spinsero a strisciarvi dentro. Wembleth obbedì. Aria sibilò nella sacca e lui poté di nuovo respirare. Non sapeva come dire ai Vashneesht che c’erano altri da salvare. Non pensò che i Vashneesht, i maghi, potessero essere la causa del disastro che distruggeva il mondo.

La gravità nei pressi di un Mondo Globo segue una legge quadratica inversa. Per contrasto, il Ringworld è una superficie piana. La gravità non decresce quando si sale e neppure la gravità dello spin o la forza magnetica, finché il Ringworld sembra meno un piano che un nastro, di centinaia di migliaia di miglia di altezza. I costruttori del Ringworld inserirono nel pavimento un merletto di cavo superconduttore. Questa griglia permette la manipolazione magnetica di eruzioni solari per provocare un effetto laser supertermico, la difesa del Ringworld dai meteoriti; ma apre anche alla levitazione magnetica l’intero Anello. Veicoli ad alimentazione magnetica potrebbero raggiungere qualsiasi altezza.

Era notte quando le aviobici si alzarono. A sessanta miglia di quota, realmente fuori dell’atmosfera, seguirono a favore di spin lo scavo. Il panorama verdeggiante divenne tempestoso, increspature e fiumane di nubi illuminate da fulmini, anziché schemi a spirale. Poi furono solo nubi ininterrotte. Il terminatore, il segno del bordo di un quadrato delle ombre, scivolò su di loro. Una falce di sole sempre più ampia divenne bagliore di mezzodì. Louis si domandò da quanto tempo non vedeva un’alba.

Sorvolarono un enorme tubo incurvato, lievemente luminoso. Equiseti di nebbia fluivano sul tubo flaccido e scomparivano nel vuoto. Il tappo di Armonista non avrebbe tenuto per sempre. Terriccio e pietre aderivano ancora al pavimento di scrith. C’erano pozze e nastri di ghiaccio spumoso, tutti devastati in uno schema radiale. Lo seguirono avvicinandosi al foro. Il bordo luccicava. Forse, forse il sistema di tessitura di Armonista stava funzionando.

— Nave spaziale — disse Accolito. — Sopra il foro.

Non c’erano gas di scarico. La nave era librata su propulsori: una sagoma cilindrica dal ventre appiattito, poco più grande del serbatoio che si era lasciata alle spalle, ma con un bulbo trasparente per muso.

— Un modello della ARM, classe Kittycatcher — disse Louis. — Un caccia “acchiappagatti”. Tre persone di equipaggio. A quest’ora ci avranno già visti.

— Ci spareranno?

— Abbiamo un aspetto abbastanza inoffensivo — rispose Louis. Cercò più che altro di persuadere se stesso.

Ologrammi in miniatura dei suoi due alleati divennero confusi, poi diventarono due prospettive di una donna dalla pelle scura, in uniforme della ARM. UNA voce da contralto echeggiò dall’altoparlante: — Intrusi, rispondete subito o sarete distrutti! Siete entrati in zona di guerra!

— Sono Luis Tamasan — rispose Louis Wu. — Mi ricevete?

— Ti riceviamo, Luis Tamasan. Accosta per favore alla Snail Darter.

— Che intenzioni avete?

— Siamo osservatori delle Nazioni Unite — disse la donna. — Cosa sai degli eventi in questa regione?

— Siamo venuti a vedere un foro nel pavimento del Ringworld.

— Il tuo compagno è uno Kzin.

Louis rise. — Accolito è un indigeno, nativo del Ringworld. Anche io sono indigeno.

La donna scrutò l’ologramma. — Sembri umano.

— Sono umano. Nato qui. Come Accolito, che è Kzin.

— Ci sono Kzinti, qui?

— Antichi Kzinti, nel Grande Oceano. — La dichiarazione avrebbe dovuto suscitare la loro curiosità.

La donna della ARM parve stizzita. — Abbiamo provato ogni ragionevole frequenza. Perché comunichi con un sistema usato dalla Flotta di Mondi?

— Burattinai hanno trovato il Ringworld e burattinai l’hanno esplorato per primi — rispose Louis, con una traccia di gelo nella voce. — I miei genitori e il padre di Accolito sono venuti qui con Burattinai di Pierson.

— Atterrate là sul bordo.

— Siamo venuti a guardare il foro. Possiamo girarvi sopra?

— Atterrate subito, figli del Ringworld!

Louis disse: — Giù, Accolito. — Abbassò l’aviobici. La donna della ARM chiese: — Accolito, parli l’interlingua?

— Sì, signora EL — brontolò lo Kzin.

— Sono al servizio delle Nazioni Unite, perciò puoi usare il mio grado, secondo pilota o detective, non Entità Legale. E io nei tuoi confronti?

— Accolito, finché non mi sarò guadagnato un nome più degno.

— Quali legami hai con il Patriarcato?

— Ne ho notizie da mio padre. Vediamo le luci della Guerra Periferica.

Le aviobici si posarono al suolo.

La Snail Darter discese con evidente cautela e toccò il suolo. Sotto la punta arrotondata si aprì una camera d’equilibrio. Ne uscì una figura umana, poi una seconda che tirò da un portello troppo stretto una sorta di bulbo, riuscendo a farlo passare. Un agente della ARM si avvicinò rapidamente alle aviobici, mentre l’altro posava il bulbo sul terriccio secco. Il bulbo era un modulo di salvataggio, un pallone pieno d’aria, con alcuni rigonfiamenti opachi dovuti ad attrezzature supporto vita. Mentre rotolava verso le aviobici, lasciava scorgere l’ombra della persona che camminava all’interno.

La Primo Detec Gauthier, facilmente riconoscibile dal casco a bolla, aveva avuto di sicuro una chiara visuale di Hanuman in grembo ad Accolito. Lo Kzin agganciò un cavo alla tuta pressurizzata di Hanuman, come per impedire al Sospeso di allontanarsi. I due smontarono e si unirono a Louis. Gauthier si sistemò davanti a loro.

— Mi sento piccolo — disse Accolito, a disagio.

Così vicino al foro, il pavimento era lucido per l’esplosione di antimateria: scrith informe, semitrasparente e liscio, artificiale e infinito. Louis e i suoi compagni erano minuscoli. Louis non aveva avuto quell’impressione, finché lo Kzin non l’aveva espressa.

— EL Accolito, EL Luis — disse Gauthier, usando la forma di cortesia anche se né Accolito né Luis Tamasan potevano essere registrati come Entità Legali — vi presento il detec Oliver Forrestier e la EL Wembleth. Io sono la detec Roxanny Gauthier. — Aveva addolcito le maniere.

Il detec Forrestier, secondo ufficiale di volo, era grosso e pallido, forse un abitante della Fascia cresciuto in ambiente a bassa gravità. Aveva ricci color ruggine tagliati corti, come Gauthier. Sorrise e toccò il guanto con l’uomo e poi con lo Kzin. — Lieti di trovarvi — disse.

— Potete prendere Wembleth al posto nostro? — disse Gauthier. — Non abbiamo spazio.

— È una nave per tre persone — spiegò Forrestier.

— Cos’è Wembleth? — chiese Louis. — Un indigeno?

Wembleth era rimasto più indietro. Non pareva infastidito di far rotolare un pallone camminandovi dentro, ma non poteva certo correre. Quando cercò di fermarsi, il pallone continuò a muoversi. Wembleth cadde e si rialzò senza imbarazzo. Forse era collegato e ascoltava, ma restava in silenzio.

— L’abbiamo trovato dove l’aria si rarefaceva — disse Forrestier. — Cadaveri e cunicoli schiacciati tutt’intorno a lui. Riconoscete il tipo?

— La sua specie? — disse Louis. Esaminò Wembleth.

Wembleth batté le palpebre, come se provasse fastidio per la luce, ma incrociò lo sguardo di Louis senza trasalire. Era venti centimetri più basso di Louis, sul metro e sessanta. Portava abiti di stoffa, brache e un’ampia camicia con tasche applicate, color sabbia. Era scalzo, con piedi grandi e callosi e unghie puntute che parevano armi. Aveva pelle più scura di Louis e più chiara di Roxanny Gauthier, piena di rughe nelle mani, faccia e collo. Spessi peli bianchi e neri gli nascondevano gran parte del viso. Gli ornamenti azzurri a volute sulla fronte e sulle guance erano forse tatuaggi rituali o frutto di evoluzione mimetica naturale. Wembleth sorrideva, interessato, mentre una qualsiasi persona normale probabilmente si sarebbe rincantucciata per il terrore.

— Non conosco questa specie particolare — disse Louis. Non aveva incontrato indigeni nel raggio di centinaia di milioni di miglia, ma lo tenne per sé: ancora non aveva deciso quanto Luis Tamasan avesse viaggiato. — Nel Ringworld ci sono migliaia di specie ominidi, forse decine di migliaia, per la maggior parte intelligenti. Wembleth rientra nella media della corporatura. Anche il colore della pelle è molto comune. I denti… — Wembleth sorrise e Louis trasalì.

I denti di Wembleth erano guasti e scoloriti. Quattro mancavano. Però c’erano ancora tre canini. Louis chiese: — Carnivori?

Detec Gauthier si strinse nelle spalle. — Gli abbiamo dato una tavoletta delle razioni standard. C’è anche una taratura per carne cruda, ovviamente, nel caso che ci capiti un prigioniero kzinti. Ha mangiato un po’ di quella.

— Allora possiamo nutrirlo — disse Louis. — Anche se la sua ecologia è morta.

— Bene — disse Forrestier. — Un’altra cosa. Ditemi tutto ciò che potete su questo. — Mosse le braccia a indicare la zona intorno.

“La catena montuosa comparsa all’improvviso” pensò Louis. La prima domanda ovvia, eppure non aveva preparato una risposta. Improvvisò. — L’abbiamo vista scendere. Su cose di questa scala, la scala del Ringworld, nemmeno i miei genitori hanno molto da dire. Chiron ci ha mandati ad apprendere di più.

— Chiron?

— Portò qui mio padre. Un burattinaio.

— Ah. Vieni qui, Luis. — Si diresse verso il foro, lontano un paio di metri. Louis si mise a seguirlo. Forrestier si fermò, punta dei piedi troppo vicina al bordo. Da lì il foro era ancora un abisso senza fondo, del diametro di dieci o quindici miglia. In diminuzione. Era difficile mantenere a fuoco il bordo: quando Louis mosse la testa, il bordo divenne confuso e luccicò di luce tremula.

— È normale? — chiese Forrestier.

— Non ho mai guardato in uno strappo nel pavimento del mondo — disse Louis. — Mette paura. — Non era una bugia vera e propria. Aveva visto il cratere Pugno-di-Dio… ma “Luis” no.

Gauthier disse: — Bene, pare che si ripari da solo. Avviene sempre? Nel corso degli anni abbiamo visto alcune di queste tempeste a clessidra esaurirsi. Crediamo che siano fori e perdite d’aria.

Louis corrugò la fronte, assumendo l’espressione di chi non capisce. Ricordò una parola di zone molto lontane, usata per “stregone”, ma che significava “Difensore”. — Vashneesht — disse. — Ci sono segreti che non conosceremo mai.

— Oliver — disse il detec Gauthier — vieni via da lì! Luis, Accolito, rizziamo una tenda?

Roxanny e Oliver portarono fuori della camera d’equilibrio un pacco voluminoso. Lo deposero sullo scrith e lo ormeggiarono grazie ai bordi adesivi. La tenda si gonfiò da sola, torcendosi e cercando di rotolare, perché ovviamente l’adesivo non faceva presa sullo scrith. Roxanny lasciò Oliver a sbrigarsela con quel problema e andò al modulo cucina.

Oliver vide che cosa faceva ed esplose: — EL Gauthier, sei schizza? Non possiamo perderlo!

— Se ne facciamo a meno per qualche ora viviamo lo stesso.

— Perché hai cercato di dare via Wembleth? Un nativo del Ringworld! È una scoperta fantastica.

— Wembleth è un tesoro, d’accordo. Rimpiango di non poterli prendere entrambi, ma lui è pur sempre un semplice indigeno. Non sa abbastanza. Voglio Luis Tamasan! Prenderei lo Kzin, se potessi sistemarlo sulla nave, ma non posso, perciò prima lo interrogheremo.

— Roxanny, è sempre uno Kzin!

— Hai paura? È solo un ragazzo. Tutt’e due sono ragazzi. I loro genitori erano sul Ringworld prima della Flotta e i ragazzi ne avranno sentito parlare da quando sono nati.

Oliver rifletté. — Cosa faranno i loro genitori per riaverli?

— Forse scopriremo anche questo, quando sapremo tutto quello che sanno. — Sorrise. — Ollie, hai visto l’espressione sul viso di Luis? Pareva…

Oliver aveva visto e mostrò nella voce il proprio risentimento. — Sì, pareva che non avesse mai visto una donna, prima. D’accordo, Roxanny, fa’ a modo tuo. Strisceremo nella tenda insieme con uno Kzin e per la legge di Finagle lui sarà il primo a nutrirsi! Ma abbiamo ottenuto più dati di quanti dovevamo raccogliere e il problema adesso è riportarli a casa!

Quelli della ARM erano impegnati a rizzare la tenda. Nessuno guardava Louis, quando la miniatura di Armonista saltò fuori sul cruscotto. — Ho urgente bisogno di sapere se il sistema di tessitura funziona — disse il difensore. — Il foro si riduce? Quali drastiche decisioni devo prendere per salvare qualcosa? Vi devo avvertire di stare attenti a non cadere nel foro.

Louis si domandò se la Snail Darter o la nave madre origliavano. La linea era privata, ma le piccole teste di ologramma erano visibili. Louis rispose rapidamente: — Il foro si sta chiudendo. Si sta chiudendo davvero. Abbiamo compagnia. — Spense lo schermo olografico. Ora Armonista poteva solo ascoltare.

La tenda si era gonfiata, formando un tubo con una grossa camera d’equilibrio, una nicchia per attrezzature da vuoto, un ambiente da soggiorno e argentee pareti che nascondevano di sicuro un gabinetto. Gauthier da dentro e Forrestier da fuori aiutarono gli altri a entrare.

Accolito portò in braccio Hanuman, ma non gli tolse la tuta pressurizzata. — La tuta provvede alle faccende igieniche — spiegò. Hanuman disse l’unica parola nella lingua della sua specie: — Ook.

Gauthier si era tolta il casco, ma non la tuta. Oliver l’aveva imitata. I due ARM non parevano eccessivamente sospettosi. Louis e Accolito aprirono il proprio casco. Tutti si sistemarono intorno a un piccolo convertitore di cibo.

Wembleth parlò in una lingua che Louis non aveva mai udito. Da una delle sue tasche provenne la voce di un traduttore automatico: — Bene, qui c’è molto più spazio. — Tirò la cerniera del modulo di salvataggio e con un sospiro di soddisfazione si contorse e scivolò fuori.

— Wembleth è il numero quattro in una nave per tre persone — spiegò Forrestier. — L’abbiamo trovato in mezzo ai cadaveri di una specie più grossa e più irsuta, mentre boccheggiava come un pesce sulla spiaggia, ma era in piedi e si trascinava verso di noi appoggiandosi a ogni muro non distrutto dalla tempesta. L’abbiamo interrogato, sa cose che ci servono, ma non possiamo decollare in queste condizioni, EL Luis. Dobbiamo difenderci.

— Lo porteremo dove può vivere — disse Louis.

— Troveremo un modo per agganciare al vostro apparecchio volante il suo modulo di salvataggio. Non abbiamo una tuta che gli si adatti.

Gauthier distribuì tavolette standard prodotte dal convertitore. Dopo qualche regolazione, diede ad Accolito una tavoletta che gocciolava sangue e a Hanuman una che profumava di frutta. — È la sola cucina che abbiamo e funziona anche da automed. In volo, in tempo di pace, la tenda sboccia dallo scafo. Se non possiamo dispiegarla, non abbiamo nemmeno lo spazio per muoverci. La guerra è un inferno. Volete da bere?

— Tè? — disse Louis. — Succo di frutta?

— Birra.

— Meglio di no. E poi Accolito è troppo giovane.

Accolito ringhiò.

Roxanny rise. — Senti chi parla, Luis!

“Crede che sia giovane” pensò Louis. — Sì, EL — rispose.

Roxanny distribuì contenitori da spremere: una bevanda al gusto di mirtillo per Louis, brodo per Accolito e Wembleth. — Siete cresciuti tutt’e due sul Ringworld. Vostro padre vi ha parlato dei pianeti?

— Abbiamo imparato la fisica a quel modo — disse Accolito. — Mio padre, Chmeee, ha cercato di mostrarmi cos’è una tempesta di Coriolis, un uragano. Non sono sicuro d’avere capito.

— Mi piacerebbe vedere la Terra — disse Louis. Una nave spaziale funzionante! La sua prima occasione di disertare da quando l’odioso Bram l’aveva trovato… no, da prima ancora. Da quando aveva tagliato in due il motore iperspaziale della Needle! Doveva esserci un modo per parlare a Roxanny Gauthier in separata sede.

La tuta di lei non era aderente, faceva solo intuire una sagoma che gli stringeva il cuore. Donna robusta, un’atleta. Faccia austera, mento quadrato e naso dritto. Sulla cinquantina, giudicò Louis, basandosi sul linguaggio del corpo e sulla deferenza di Forrestier… a meno che non fosse semplice questione di grado. Aveva capelli radi e un ciuffo nero sulla fronte, probabilmente si depilava o si rasava periodicamente. Dopo tutti gli ominidi incontrati, Louis rimase sorpreso di provare tanto desiderio di vedere una donna.

Ma lei gli rivolse una domanda. — Sai qualcosa di una grossa nave trasparente?

Louis scosse la testa. Accolito fu un po’ meno prudente. — Come una nave della General Products? — disse. — Cosa vedremmo, una bolla di vetro?

— Sì, una grossa bolla di vetro. Cosa sai degli scafi della General Products?

— Il padre di Luis è giunto qui su un n. 2 — disse Accolito. Troppi particolari, pensò Louis, con il timore che lo Kzin prima o poi si sarebbe contraddetto; ma di sicuro Chmeee aveva descritto al figlio la Liar, uno scafo n. 2, quando gli aveva parlato della prima spedizione. E poi Accolito si stava divertendo.

— Una grossa bolla di vetro piena di meccanismi — disse Gauthier. — Macchine enormi.

— O quattro scie fiammeggianti nel cielo — aggiunse Forrestier. — Ha quattro motori a fusione. È stata rubata, forse dal tuo Chiron.

— Chiron non ci racconta tutto. Anzi, poco o niente.

— In realtà è stata rubata due volte — disse Roxanny. — Prima dagli Kzinti, poi agli Kzinti. Non l’abbiamo vista giungere nel Ringworld, ma pensiamo che si trovi qui. La rivogliamo.

— Parlateci della spedizione di Chiron — ordinò Oliver.

Louis improvvisò. — Papà dice d’averci messo due anni ed era tutto rattrappito. — Doveva attenersi a ciò che era possibile… — Mia madre giunse con la prima spedizione. Dice che la Lying Bastard era in origine uno scafo n. 2, poi accresciuto a dismisura, diventando più grande ogni volta che un burattinaio pensava un nuovo sistema di sicurezza. Alla fine aveva la forma di una grossa ala con al centro il cilindro della General Products. Il campo di stasi includeva il cilindro, ma hanno perduto tutto ciò che c’era nell’ala. — Notizie che erano di sicuro negli archivi della ARM, comprese le ipotesi dello stesso Louis Wu. E la sua descrizione di Chiron.

— Così, quando Chiron costruì la sua nave, infilò ogni cosa nello scafo — disse Accolito. — Ci sono stato, ma quando ero alto solo così, e già non c’era più spazio per muoversi…

— Ci piacerebbe parlare con Chiron — disse Oliver. — Dove possiamo trovarlo?

— Chiron ci ha detto chiaramente che non dobbiamo dire a nessuno come trovarlo — rispose Accolito.

Oliver si rivolse a Roxanny. — La Long Shot era nelle mani degli Kzinti. I burattinai potrebbero trovarlo doloroso, non credi? Un burattinaio potrebbe agire per riprendersela. — A Louis chiese: — La nave di Chiron ha un nome?

— La chiamò Paranoia - rispose Louis, tutto serio.

— Armi?

— La Paranoia non è armata, a parte qualche utensile che potrebbe essere usato come arma. Non dobbiamo parlarne.

— Da quale parte del Ringworld è scesa? Vicino al Grande Oceano, dove la prima spedizione scaricò Teela Brown?

— Non posso dirlo.

— Ragazzo, a quanto pare non hai niente da scambiare — disse Roxanny. — Cosa vorresti sapere da noi? Chiron ti ha detto quali domande fare?

— Vuole sapere se il Ringworld guarirà. Vedo che il foro si aggiusta da solo. Comunque, cosa puoi dirci della Guerra Periferica? Sta per andarsene?

— Non credo — rispose Roxanny.

— O diventerà così estesa e violenta da distruggere ogni cosa?

— Questo non deve avvenire — disse con fermezza Roxanny.

Oliver rise. Roxanny si guardò intorno, infastidita, e Oliver disse: — Solo un pensiero casuale. Luis, quanti anni hai?

Louis aveva previsto di passare per un trentenne, ma i due della ARM parevano convinti che avesse appena superato la pubertà. Per qualche ragione, ne era contento. Tanj, perché no? Disse: — Ottanta falan e un pezzetto.

— E un falan sarebbe?

— Dieci rotazioni del cielo.

— Circa 75 giorni? — disse Oliver. — Di 30 ore? — Mormorò in un computer da tasca, più grosso della versione per civili. — Allora hai circa vent’anni, tempo terrestre. Io ne ho quarantasei. Roxanny?

— Cinquantuno — rispose lei, senza esitazione.

— Assumiamo la droga della vita, naturalmente, per non invecchiare — disse Oliver. — Mi era venuto in mente, Luis, che lei è la prima donna che hai mai visto, a parte tua madre.

Roxanny sorrideva con riluttanza. E Louis era arrossito, consapevole a un tratto d’avere tenuto troppo gli occhi addosso a Roxanny Gauthier, d’essersi avvicinato a lei più di quanto non giustificasse lo spazio ristretto, di non riuscire a guardarla e a parlare con coerenza. Di sicuro l’aria era satura di feromoni… quelli di Roxanny e anche quelli di Oliver. E siccome Oliver era il primo maschio umano che avesse visto o fiutato in venti e passa anni (non c’era spazio per una doccia a bordo della Snail Darter) non doveva sorprendersi se si sentiva eccitato e minacciato al tempo stesso.

— Chiedo scusa — disse e si tirò indietro di due tre centimetri.

Pensò che l’intimidazione poteva assumere varie forme. I due volevano informazioni che lui avrebbe dovuto inventarsi, tuttavia…

Roxanny si mise a ridere, spensierata. — Di niente — disse. — Luis, ti piacerebbe vedere la Snail Darter? Accolito, non possiamo portare a bordo anche te. Non c’è spazio. Luis ti racconterà dopo.

Hanuman incrociò lo sguardo di Louis, ma rimase in silenzio. Wembleth e Accolito avevano iniziato una conversazione a spizzichi. Wembleth era affascinato dallo Kzin. Louis chiuse la piastra facciale e seguì fuori i due della ARM.

La nave non aveva un briciolo di spazio libero. Tre sedioli di schiena l’uno rispetto agli altri intorno a una colonna centrale. Uno era occupato. Accanto al portello della camera d’equilibrio c’era una nicchia per la tenda ora montata fuori. Un buco nel pavimento portava a una cavità della grandezza di una persona: la Sala Armi e Missione.

Roxanny entrò per prima, occupò il secondo sediolo. — EL Luis Tamasan, ti presento il secondo detec Claus Raschid — disse. — Claus, lui è Luis. Non un vero e proprio indigeno.

Claus si girò e tese la mano. Era più scuro di Roxanny, più alto di Oliver e aveva braccia molto lunghe. — Luis, sono il pilota. Siediti qui.

Louis si era augurato di poter parlare in privato a Roxanny o addirittura a Oliver. Invece tutt’e due lo avevano accompagnato, un po’ troppo da vicino per i suoi gusti, lasciando Accolito e Wembleth (e Hanuman) da soli nella tenda. Si sistemò nel terzo sediolo. Sentì lo spostamento di piani che si conformavano alla sua altezza, al suo peso e all’ingombro della tuta pressurizzata. Sediolo di base: non gli si adattava alla perfezione.

Roxanny Gauthier batté un’istruzione sui braccioli del sedile, usando tutt’e due le mani. Una rete antiurto avviluppò Louis prima che potesse muoversi. Il campo di forza di una rete antiurto avrebbe protetto il passeggero in caso di collisione, ma era utile anche per lavori da centrale di polizia.

Louis non reagì subito: cosa avrebbe fatto il Luis che impersonava? Sarebbe impietrito per il panico, almeno quanto bastava per pensare a una soluzione. E poi?

— Serve solo a proteggerti — disse Roxanny, con un sorriso da gatta. — Avevi detto che ti sarebbe piaciuto vedere la Terra.

Oliver entrò dalla camera d’equilibrio e poi scivolò giù nel boccaporto e si sistemò nel quarto sediolo. La Sala Missione e Armi lo rivestiva come un guanto.

Louis si dimenò un poco, il massimo permesso dal campo di forza. Chiese: — Andiamo sulla Terra?

— Torniamo alla Gray Nurse, almeno — rispose il terzo detec. — Saremo lì in un’ora. E sarà meglio. Roxanny, ti sei lasciata dietro il convertitore di cibi.

— Non potevamo fare altro.

— Stet, ma se tutto va storto… stet. Luis, la portaerei Gray Nurse è la nostra prima fermata e altri, non noi, decideranno dove andrai da lì. M’aspetto che sia la Terra o almeno il sistema di Sol. Potrai dirci qualcosa, mentre siamo in viaggio. Ora Chiron non può fermarti. Sarai il secondo nativo del Ringworld a entrare nello spazio umano.

— Non attraversate quel foro — disse Louis.

Tutt’e tre i detec della ARM girarono la testa a guardarlo. — Perché no? — chiese Roxanny.

Bella domanda. Louis Wu era sicuro che Armonista non avrebbe permesso a una nave spaziale della ARM di fuggire così facilmente. L’avrebbe bloccata in qualche modo… ma perché Luis Tamasan avrebbe detto una cosa così in contrasto con il proprio personaggio?

Rispose: — Chmeee dice d’avere lasciato il mondo passando dal Pugno-di-Dio. Mio padre entrò da un altro foro. Nessuno dei due ha visto niente di simile a quel… luccichio. Il Pugno non si sta riparando da solo, no? Questo foro, invece sì.

— Anche il Pugno-di-Dio — disse Claus. — Quel cratere si è chiuso da solo qualche settimana prima che noi ce ne accorgessimo. Pensavamo che tu potessi parlarcene.

Di sicuro Armonista ha provato il sistema di tessitura, pensò Louis. Nei panni di Luis, rimase in silenzio.

Claus Raschid aveva acceso uno schermo virtuale. — Noi siamo qui. Luis, cerca di seguire il discorso. Il foro più vicino a noi noto dista un milione di miglia. Troppo lontano. Ci rintraccerebbero sulla superficie. Ogni specie della Guerra Periferica vuole noi almeno quanto noi vogliamo te, per apprendere quanto potremmo conoscere. Ma potremmo fuggire se attraversiamo immediatamente, proprio qui, a motori spenti! — La nave si sollevò. — Qui è dove la nostra nave madre, la Gray Nurse, ci aspetta, nel buio, contro il pavimento del Ringworld…

Sotto di loro Oliver gridò: — Raschid! A che gioco stai giocando?

Louis cercò di gridare più forte. Impazziva, a essere immobilizzato. — Buttateci dentro qualcosa, prima! Guardate che fine fa!

— Riporto tutti a casa — disse Raschid a Oliver. La nave deviò di lato. Ora si trovava sopra il foro. — Fonti d’energia disinserite. Se avessi il serbatoio ausiliario, Luis, lo sgancerei, ma non c’è più.

Erano in caduta. Louis scorse la tenda isolata sullo scrith. Quelli laggiù erano a posto, pensò, avevano Hanuman come guida. Il foro divenne più esteso. Era pieno di stelle.

La Snail Darter cozzò contro qualcosa che cedette. Le reti di sicurezza spinsero in su e all’indietro quelli che lo avevano catturato. Louis sentì il cervello saltargli nel cranio. Non nuovo all’esperienza, fu il primo a ricuperare… però sempre immobilizzato. Sentì Oliver urlare sotto di lui.

— Cosa abbiamo colpito? — gridò Claus.

— Portaci fuori, portaci fuori! — strillò Roxanny.

Sistema di tessitura, l’aveva chiamato Armonista. Quanto erano solidi i fili di scrith? Abbastanza da bloccare un’astronave in caduta? Ma avrebbero inciso lo scafo. Il foro era di sicuro un merletto di fili.

— I propulsori sono morti — disse Claus.

— Dove si trovano? — domandò Louis.

Claus piegò il collo per rivolgergli un ringhio. — Sono sul fondo, vero? — disse Louis. Una vecchia abitudine: i costruttori d’astronavi tendevano a mettere i propulsori dove avrebbero messo i razzi. — La cosa che è nel foro, che rammenda il foro, taglia a pezzi i propulsori. Affonderemo. Quanto ci vorrà perché raggiunga le fonti di energia? Cosa usate per fonte d’energia? Dove si trova? — Chiacchiere, le sue erano solo chiacchiere. Come mai il campo di stasi non era entrato in funzione? A parte il fatto che in quel caso sarebbero rimasti lì in eterno.

Claus si riprendeva lentamente. Roxanny Gauthier disse: — A mezza nave. Una batteria. Se qualcosa la incide…

La nave stava realmente affondando nel foro, centimetro dopo centimetro. Peggio, cominciava a ribaltarsi. Claus li fissava, senza capire. Quando capì, lanciò un urlo di terrore. Le sue mani danzarono sui comandi.

— Aspetta! — gridò Roxanny.

Il boccaporto nel pavimento si chiuse. Il grido di Oliver fu troncato di netto.

Un motore a razzo rombò. La sezione di cabina si staccò e si alzò rapidamente, traballò, poi si stabilizzò. Claus prese i comandi manuali e la cabina si inclinò di brutto, cadde, si raddrizzò.

— L’hai ucciso! — gridò Roxanny. — Oliver!

— Era seduto nel posto sbagliato — replicò Claus, con uno sguardo di odio a Louis Wu nel sediolo di Oliver. Poi, a Roxanny: — Non eri tu a gridare: “Portaci fuori”?

La tenda sbatacchiò nei vapori di scarico mentre il modulo di fuga atterrava con un colpo sordo. Il contraccolpo spinse avanti di parecchi centimetri Roxanny e Claus, prima che la rete di sicurezza li fermasse. Attraverso la parete della tenda Louis scorgeva che Accolito e Hanuman aprivano il modulo di salvataggio per far entrare Wembleth.

Una luce brillante avvampò nella direzione del foro. Poi quel lato della cabina si annerì. Louis urlò: — Roxanny, liberami!

— Aspetta che passi, Luis. Un’onda d’urto colpì la cabina.

— Là fuori stanno morendo! Liberami! Claus! Claus disse: — Ecco fatto. — Mosse la mano e Louis fu libero. Rotolò giù dal sediolo e nella minuscola camera d’equilibrio.

La tenda era spiaccicata in pezzi come un pallone esploso. La raffica aveva sparpagliato il contenuto. Wembleth e il modulo di salvataggio rotolarono piano passandogli davanti, con Wembleth che si dimenava come panni in un’asciugatrice dell’età del petrolio, mentre Louis si contorceva per uscire dalla camera d’equilibrio. Accolito cercava di rimettersi in equilibrio, cadeva, riprovava. Hanuman non era in vista. Wembleth aveva ripreso i sensi: adesso era strettamente raggomitolato, ma rotolava ancora.

— Accolito, stai bene? La pressione è a posto?

— La tuta regge. Vedi Hanuman?

— No.

Wembleth era il più vicino. Louis accese i jet d’assetto, ricadde più avanti di lui e corse lungo il pallone, spingendo per fermare il suo spin. Il Ringworld cercò d’aiutarlo. Lo fermarono, anche se Wembleth era fuori equilibrio… perché Hanuman era avvinghiato a lui, faccia contro il petto. Hanuman aveva ancora la tuta a pressione.

— Accolito, li ho presi tutt’e due.

Tornarono verso la tenda in rovina. Accolito, Claus e Roxanny si avvicinarono. Roxanny portava un oggetto pesante, un mattone oblungo tenuto stretto al seno. Il convertitore di cibi non si era spostato. Pareva intatto. Lo agganciarono all’aviobici di Louis e a quella di Accolito legarono il modulo di salvataggio di Wembleth. I due della ARM davano ordini come se fossero ufficiali superiori. A un certo punto Louis chiese: — C’è qualche motivo per prendere il vostro veicolo di fuga? Non credo che i motori di aviobici siano all’altezza.

— Lascialo perdere — disse Roxanny. — È morto.

L’esplosione della batteria del caccia forse ha danneggiato il sistema di tessitura, pensò Louis. Bisognava informare Armonista… ma il difensore era già informato, a voce e via telecamera. Solo, non poteva rispondere. E a Louis andava bene così.

12. Il Popolo Giraffa

Il bagliore nel tappo a doppia x si era affievolito. Il tubo si afflosciò, lasciando colare bianchi fiumi di tempesta troposferica. Non aveva importanza. Avrebbero lasciato il foro quasi chiuso.

Il gruppo volò a favore di spin, lontano dal punto dove era rimasto il serbatoio di carburante. — Lasciamolo come esca — ordinò Roxanny Gauthier. — Meglio starne alla larga. Chi ha lanciato quella catena montuosa gonfiabile potrebbe incuriosirsi. Vashneesht avete detto? Cosa sapete di Vashneesht?

— È ciò che diciamo quando nessuno sa niente — rispose Louis. — Stregoni. Magia. — Parole in interlingua che Louis poteva avere imparato dai genitori.

Roxanny era sulla sella frontale dell’aviobici di Louis. Aveva provato a usare i comandi ed era diventata di ghiaccio quando quelli non avevano funzionato. Louis occupava la sella posteriore. Né Roxanny né Claus l’avevano detto, ma pareva chiaro che Louis e Accolito erano stati arruolati nella ARM.

L’altra aviobici pareva in buone condizioni. Accolito era sulla sella anteriore e Claus sull’altra. L’indigeno pareva abbastanza comodo, sospeso sotto l’aviobici, nel modulo di salvataggio gonfiato, ma a un certo punto cominciò a boccheggiare.

— Accolito!

— Sì, Louis.

— Il modulo ha terminato l’aria. Wembleth è nei guai.

Claus disse: — Tanj, sarà stato difettoso.

— Scendiamo?

Atterrarono. Wembleth era svenuto. Tennero addosso la tuta. L’aria era nebbia rarefatta e vento d’uragano, rendeva fioche le voci negli auricolari. Louis gridò: — Non credo che aprire il modulo sia…

— Hai un’idea migliore? — replicò Accolito.

— Di’ al Sospeso di aprire il casco. La sua tuta ha un impianto di riciclaggio.

Il piccolo antropoide rispose subito ai gesti di Accolito. Tirò indietro il casco, starnutì al puzzo, ma lo lasciò aperto. Preoccupato, accostò la faccia a quella di Wembleth e fiutò. Wembleth si mosse e alla fine si alzò a sedere.

Sorvolarono alberi caduti che avevano chioma rigonfia su tronco alto e sottile. L’esplosione di antimateria li aveva appiattiti al suolo, con la cima a favore di spin. Più avanti il vento provocato dalla caduta di pressione li aveva abbattuti contro spin e non aveva toccato la vegetazione più bassa. La caduta di pressione era un’onda che ancora si espandeva sul territorio. Le aviobici seguirono l’onda d’urto, riducendo lentamente la distanza. Attraversarono migliaia di miglia di disastri e di tempesta. Ora c’erano alberi ancora in piedi nella foresta abbattuta. La vegetazione andava avanti, restando aderente alle terre basse, mescolandosi ad altre ecologie.

Louis li portò in una radura della foresta, un prato lungo un torrente. Aria! Estrassero Wembleth dal modulo di salvataggio e poi si tolsero la tuta. Wembleth gridò di gioia, si mise a ballare, anche se un po’ irrigidito. Si tuffò in acqua, si tolse i ruvidi vestiti e li usò per sfregarsi. Acqua! Acqua corrente, alta venti centimetri, che scorreva verso una pozza profonda. I due della ARM si scambiarono un’occhiata, poi si tolsero la tuta e si tuffarono. A mezz’aria gli occhi ridenti di Roxanny sfiorarono Luis Tamasan. Louis si sentì mozzare il fiato.

Accolito si tuffò con un grande schizzo. Con la pelliccia bagnata e aderente al corpo era uno spettacolo comico, che spezzò l’incantesimo: Louis scoppiò a ridere.

Hanuman lottava con la tuta. Louis lo aiutò a uscirne. Hanuman, l’antropoide affettuoso, lo abbracciò e gli bisbigliò: — I due ARM hanno armi nascoste.

— Sorpresa — mormorò Louis.

— Ook ook ook. Mi spoglio?

— Il problema…

— Sanno. Va’ dentro come Wembleth. — Hanuman gli sgusciò dalle braccia e a quattro zampe corse verso l’acqua. Si tuffò senza schizzi. Louis gridò e gli corse dietro, con un tuffo a palla. Freddo! Nell’acqua profonda si tolse la tuta. Tentò di ripulirla strofinandosela addosso, poi l’appallottolò e la tirò sulla riva sassosa per farla asciugare.

Tutti gli interessati non potevano fingere di non sapere che Luis Tamasan era in stato d’eccitazione. Lui si tenne a distanza dai due della ARM, che stavano… diventando amichevoli, aveva pensato; ma Claus arretrava e Roxanny parlava rapidamente, non tanto forte da farsi sentire. Una lite? I due volevano ancora riservatezza.

Accolito non nuotava bene, ma l’acqua non era profonda. Prese in braccio Hanuman e raggiunse a guado Louis, che si teneva a galla in verticale, agitando le gambe.

Hanuman disse vivacemente: — Ho visto un meteorite scendere vicino al foro. Armonista rileverebbe un’altra nave.

— Non può comunicarcelo. L’ho spento.

— Bene. Continuerò il volo con Accolito. Vado avanti io. Vi porto a una catasta di servizio.

Una catasta di servizio li avrebbe riportati a casa, alla Mappa di Marte. — Quanto dista? — chiese Louis.

— È orbitante. Armonista può indirizzarci.

— Vogliamo che gli ARM vedano una catasta di servizio?

— Chiederemo ad Armonista più tardi, quando gli domanderemo se ha visto altri intrusi. La tua opinione?

Louis rifletté. — Vorranno tornare alla loro nave. La cosa a noi non interessa, giusto? Purché non vengano a sapere troppo.

La voce di Hanuman era un sibilo di frusta, appena percettibile. — Gauthier ha salvato la libreria. La voglio! Voglio vederli mentre la usano, prima che li lasciamo liberi. Ma quegli ARM sono compagni pericolosi. Inutile rischiare tutti. E se Accolito e io fuggissimo? Ci ritroviamo a una catasta di servizio. Tu rimani e osservi.

Parve un suggerimento sorprendente. — Perché proprio io?

— In tutto il Ringworld la tua unica possibile compagna è Roxanny Gauthier. Non hai un piano tuo personale, vero?

Louis si strinse nelle spalle.

— Ti sei accorto che abbiamo spettatori?

Louis si guardò intorno. I due ARM, più a monte, nell’acqua fino alla cintola, parlavano ancora in tono da cospiratori, lo si capiva dal linguaggio del corpo. Louis distolse controvoglia lo sguardo dai seni di Roxanny. Wembleth, a riva, se ne stava supino su una roccia piatta e tiepida e si beava al sole. Neri uccelli roteavano sopra la foresta e un paio di quadrupedi muniti di corna guardavano la scena, sospettosi.

— Non vedo nessuno — disse Louis.

— Sette ominidi — dichiarò Accolito. — Tre uomini, quattro donne. Li ho scoperti dall’odore. Dovremmo decidere…

Wembleth fu distratto da qualcosa e si alzò. Gridò verso i boschi. Un uomo venne fuori. Passò davanti ai quadrupedi cornuti, che non scapparono. Si fermò a una decina di metri da Wembleth. Parlò. Tenne le mani lungo i fianchi, in evidenza. Al pari di Wembleth. Erano nudi tutt’e due. L’uomo torreggiava su Wembleth, era alto più di Accolito, quasi due metri e quaranta, e snello come gli alberi lì intorno. Ogni parte del suo corpo aveva forma oblunga, tranne la testa, dalla mascella forte e quadrata. I capelli avevano lo stesso colore della chioma degli alberi.

Nudi nell’acqua corrente, i due ARM parvero perplessi. Risalirono a guado il corso d’acqua, verso Louis e Accolito.

— Non hanno estratto le armi — mormorò Hanuman. — Louis, manterranno la calma?

Ovviamente si riferiva ai due ARM. — Non lo so — rispose Louis. — Bisognerebbe informarli del rishathra.

Wembleth e l’estraneo ora parlavano liberamente. Claus venne a portata di voce. — Suggerimenti? — chiese.

— Wembleth se la cava benissimo — rispose Louis. — Lasciamo che sia lui a parlare per noi. Ci sono altri nativi.

— Dove?

— Fra gli alberi — disse Accolito. Indicò un punto. — Eccoli là. Tutt’e sei.

— Assomiglia a una giraffa — rise Claus.

— O a un lunare — disse Roxanny. Era un secco rifiuto.

Luis Tamasan non poteva avere visto cittadini di Luna City, perciò Louis disse: — Saranno pacifici. Guardate la mascella, è da erbivoro. Probabilmente raccoglie frutta da quegli alberi. Dobbiamo stabilire…

— Tanj - disse Claus. — I nostri traduttori devono ascoltarli. — Uscì dall’acqua. Gli altri lo seguirono. Claus raccolse la tuta per asciugarsi, poi la posò a terra e raccolse lo zainetto. Se la nudità andava bene per loro, poteva fare a meno di vestirsi; ma lo zainetto conteneva il traduttore e forse anche un’arma.

Sei umanoidi alti e snelli uscirono dalla macchia di alberi alti e snelli. “Rishathra?” pensò Louis. “Dobbiamo ancora dirlo agli ARM.”

Wembleth parlò in fretta, gesticolando verso Accolito e Hanuman. Gli alti ominidi s’inchinarono profondamente e continuarono a parlare a Wembleth. Louis e Roxanny estrassero il loro traduttore e si unirono al gruppo.

I traduttori ARM raccoglievano alcune frasi. Il linguaggio era imparentato con quello di Wembleth, ma molto staccato da ogni altro usato nelle vicinanze del Grande Oceano. Wembleth all’improvviso si rivolse a Roxanny. Il linguaggio non parve differente, ma i traduttori reagirono. — Vogliono sapere che cosa la vostra specie fa per… — parola che non fu tradotta. — Cosa rispondo?

— Cos’è? — chiese Roxanny.

Wembleth cercò di spiegarlo. L’attività che porta le donne a fare figli. Ma non fra specie differenti. Claus e Roxanny ascoltarono, poi si rivolsero a Louis per aiuto.

— Usa una parola diversa, ma si riferisce al rishathra. Il rishathra indica rapporti sessuali praticati al di fuori delle specie, ma fra umanoidi intelligenti. Non è una parola che…

— Furbacchione il ragazzo — disse Claus. Non era divertito.

Louis si rese conto di temere Claus. — Non è uno scherzo, Claus. È la prima cosa che dovete sapere delle nuove specie. Puoi sempre dire d’essere già accoppiato. Monogamo.

Claus guardava le quattro donne. Erano alte come gli uomini, due metri e quaranta o poco meno. Non lunari, non giraffe: elfi. Guardavano con franchezza, come gli uomini, ma questi ultimi guardavano Roxanny, che era arrossita. Louis s’accorse che pure lui era arrossito.

Si rivolse a Wembleth. — Avvertili che Accolito non è affatto della nostra specie. Non fa rishathra.

Wembleth tradusse. Una delle donne rise. Il traduttore di Louis raccolse il suo “Non penso proprio!”.

— Tuttavia noi dobbiamo decidere — disse Louis. — Claus? Roxanny?

— Luis, tu l’hai già fatto? — chiese Claus.

— Certo! — rispose Louis, mettendosi nei panni del suo alter ego: un adolescente non avrebbe mai ammesso d’essere vergine, anzi avrebbe esagerato. — Con più di una specie, anche se nessuna assomigliava a questa. Perché no? — Non ce la faceva a guardare Roxanny o anche Claus. — È facile, è sicuro, nessuna resta incinta. In genere le infezioni non oltrepassano i confini delle specie. E chi altri avrei a disposizione? Le donne umane erano semplici dicerie, lontane come le stelle.

Wembleth esclamò: — Vale anche per me. Ero anch’io uno sperduto. Claus, perché l’idea ti turba? Quando la gente s’incontra, fa sempre questa domanda come prima cosa. Alcune specie usano il rishathra come controllo delle nascite. Gli anfibi… be’, per loro è uno scherzo, a meno che tu non riesca a trattenere a lungo il fiato. Alcune specie non possono fare rishathra o accoppiarsi se non con un compagno per la vita. Alcune dalla forma bizzarra non si aspettano di fare rishathra, chiedono solo, per buona educazione. Alcune insistono. Roxanny, non vedi che gli Hinsh sono perplessi? È perché non hai risposto.

Louis impersonò un Luis ansioso. — Mi piacerebbe incontrare un Costruttore di Città. Si dice che siano davvero bravi. Costruiscono imperi di scambio intorno al rishathra. Hanno anche provato a diventare interstellari.

Claus sogghignava. — E se diciamo no?

— Posso farlo per te — disse subito Wembleth. Cominciò a parlare nella lingua degli Hinsh.

— Aspetta un momento, Wembleth — disse Claus. — Io lo farò. — Lanciò un rapido sguardo a Roxanny e lo distolse subito.

— In gruppo o solo in due? — chiese Wembleth.

Claus rimase sorpreso. — Ah… in gruppo. Non saprei cosa dire, in due.

Roxanny si avvicinò a Wembleth. Parlò in fretta e a bassa voce. Wembleth annuì. Cambiò lingua. Ora i traduttori raccoglievano alcune parole della lingua Hinsh.

Una donna raccolse un frutto giallo grosso come un melone, gli diede un morso, buccia e tutto, poi lo spezzò e ne diede un pezzetto a Wembleth, poi a Claus, poi agli altri Hinsh. Wembleth offrì pezzetti del suo a Louis e a Roxanny. Louis capì che era una sorta di etichetta: Claus e Wembleth avrebbero fatto rishathra con le donne, Louis e Roxanny no. Hanuman prese da solo un frutto: non avrebbe fatto rishathra.

“Fanno rishathra con dei carnivori?” pensò Louis. “Non con l’offerta di un pezzo di melone. Ma quel rito elimina i Ghoul e forse vogliono proprio questo.”

Il frutto era rosso all’interno. Sapeva un po’ di fragola. Gli altri considerarono un segnale il fatto che gli stranieri mangiassero i frutti e iniziarono a banchettare. Quei frutti erano da tutte le parti e loro erano erbivori, dovevano mangiare molto. Diedero altri pezzi a Wembleth e a Claus e passarono a contatti più intimi.

Roxanny girò loro la schiena e si allontanò. Louis raccolse un melone, lo ruppe contro il ginocchio e seguì Roxanny. Si era augurato di attirare la sua attenzione.

Roxanny si girò e lo aspettò; abbassò gli occhi, li rialzò e gli sorrise. — Ho detto a Wembleth di dire agli altri che siamo in fase di corteggiamento. — Prese mezzo melone e cominciò a mangiarlo.

Poi gli si addossò e si lasciò scivolare contro il corpo di lui fino a inginocchiarsi. Con un grido rauco Louis la spinse sull’erba e la penetrò. Non era il modo in cui avrebbe trattato una donna. Roxanny ne fu sorpresa; non era del tutto pronta, ma avvinghiò braccia e gambe intorno a lui e lo imprigionò. Louis Wu non capì più niente.

Quando tornò in sé, straparlava e si domandò se non avesse rivelato segreti. Roxanny, continuando a tenerlo prigioniero fra le gambe strette a forbice, rideva.

— Ragazzo, sei proprio impaziente!

Gli Hinsh si erano spostati intorno a loro. Quando si accoppiavano con i loro maschi, si mettevano in ginocchio. I maschi guardavano gli stranieri con le loro femmine e facevano a gesti la cronaca. Trovavano divertenti i maschi di statura così bassa rispetto a loro. Wembleth, il più basso, era il più divertente. Scoprirono che pativa il solletico.

— Scusa, Roxanny, ho perso il controllo — disse Louis. Si sentiva come se si fosse accoppiato con una vampira del Ringworld: stessa noncuranza, stessa intensità. Non osava certo dirglielo!

Lei gli diede un buffetto sulla guancia. — Gradevole. Nove anni a tirare avanti con il mio impianto ed è davvero una buona cosa.

— Sono fertile — disse Louis.

— Oh, certo. — Si alzò, di schiena, mani sui fianchi. — Non l’ho bevuta. Rishathra? Non mi hai detto tutta la verità, Luis. Ma… ci uniamo a loro?

— Cosa? Siamo una coppia! Li sconvolgerai!

Roxanny raccolse un melone, lo spezzò in due e l’offrì a un elfo. L’elfo rimase sconvolto. Poi rise, si mise in ginocchio e si strusciò contro di lei. Louis arrossì… e raccolse un melone.

All’imbrunire (troppo buio per vedere quali frutti erano maturi) gli Hinsh smisero di mangiare, di fare rishathra e di accoppiarsi e si presentarono: bizzarro rovesciamento dell’ordine. Avevano nomi lunghi e straordinari.

Wembleth prese da parte Louis e disse: — Gli Hinsh assomigliano ad altri con cui ho viaggiato. Se i forestieri contano di fermarsi per breve tempo, usano nomi corti, facili da imparare. Un sistema per dire: “Andatevene presto”. Ma vedi i frutti? Il vento ne ha fatto cadere per centinaia di volte il peso di un uomo. Ogni forestiero che ne mangia significa meno frutti rimasti a marcire. Siamo benvenuti.

Louis si sentiva benvenuto. Ma il rishathra non era sesso. Il suo corpo lo sapeva. Il suo corpo voleva Roxanny.

E Claus voleva il suo sangue.

Raramente sul Ringworld di notte faceva troppo buio per vederci. Gli Hinsh non volevano dormire. Chiacchierarono. I due della ARM si limitarono quasi sempre ad ascoltare. Louis chiese particolari sugli animali muniti di corna. — I mangiaerba? — disse un uomo. — Ci lasciano tranquilli e noi li lasciamo tranquilli. — Del cielo disse: — Le stelle mantenevano il loro corso. Potevamo usarle per dire l’ora, se volevamo. Adesso sono scatenate, vagano nel cielo. Solo i Vashneesht sanno perché. — Parlarono delle messi trascurate e del tempo. Gente noiosa, davvero.

Parlarono delle improvvise raffiche di vento. — Il clima cambierà — disse Louis alla sua compagna, Szeblinda. — Dovrete seguire la foresta contro spin, mentre gli alberi muoiono. Portare con voi i meloni e piantare i semi per averne altri. Può darsi che altra gente scappi dal disastro. Dovrete vedervela con loro, quando arriveranno qui.

— Resterai con noi per consigliarci?

— Dobbiamo muoverci più in fretta — disse Louis. — Stiamo cercando di risolvere tutto il problema.

13. Gray Nurse

Al mattino Louis si ritrovò su una collina erbosa. Si alzò e si guardò intorno. Le aviobici erano al loro posto, sulla riva del fiume. Accolito dormiva in mezzo a esse. Hanuman e i terrestri non si vedevano. Gli Hinsh erano partiti. In fondo al pendio verso il fiume c’erano alberi di melone e gusci rotti. La macchia di pelliccia arancione e cioccolato accanto al laghetto era di sicuro Accolito.

Louis scese. Pensava che lo Kzin si svegliasse al suo avvicinarsi, ma Accolito non si mosse. I fianchi si sollevavano e si abbassavano. Bene, respirava. Chissà cosa stavano combinando i due della ARM. Louis si accomodò su una aviobici e prese quota.

Claus e Roxanny erano dall’altra parte del fiume, dietro una collina. Lavoravano con il pesante mattone oblungo che Roxanny aveva messo nel portabagagli dell’aviobici di Louis. Dispiegato, era una sorta di schermo olografico con tastiera: la libreria della loro piccola nave. Wembleth e Hanuman, dietro i due, scrutavano lo schermo. Roxanny vide Louis e agitò il braccio. Louis rispose al saluto. Non pensò che agissero in segreto. Ritornò al laghetto.

Accolito si era alzato a sedere e si stiracchiava. Si guardò intorno. — Dove sono gli altri?

— Dall’altra parte del fiume. Tutto a posto?

— Ben nutrito e ben riposato. Ho trovato un animale, una sorta di piccolo daino. Louis, nessuno mi ha detto di non rimpinzarmi. Avremmo dovuto prevedere turni di guardia.

Louis si stiracchiò. — Mi chiedevo se ti avessero stordito. Ehi, ho dormito bene come te. I due ARM stanno combinando qualcosa, credo, ma Hanuman li tiene d’occhio. Andiamo a vedere?

In aviobici sorvolarono il fiume.

Claus aspettò che scendessero. — Luis, Accolito, voglio farvi delle domande su ciò che avete visto al foro. Obiezioni?

Louis pensò varie obiezioni, ma nessuna che Luis avrebbe potuto sostenere. — Mostraci come funziona — disse.

— Per primo lo Kzin — replicò Claus.

— Ci aiuteremo l’un l’altro — disse Louis e Accolito brontolò d’essere d’accordo. Anche Wembleth volle partecipare. Questo consentiva ai tre di contrapporsi in un’intervista che divenne conversazione animata. Louis giocò sul fatto che gli ARM non avessero congegni in grado di distinguere le menzogne dalle vibrazioni della voce. Forse sulla Gray Nurse o su un’altra nave della flotta quei congegni c’erano.

Per ciò che “Luis” aveva visto, Louis si attenne alla realtà. Erano al coperto, si erano persi l’esplosione (e Luis niente sapeva di antimateria industriale). Mentre lui e Accolito arrivavano da… un altro posto… era comparsa una grande luce, non molto più vivida del sole, ma enorme. Poi un’abbagliante ciambella gialla, delle dimensioni di una catena montuosa, era sorta a bloccare la regione che loro erano venuti a vedere.

Gli rivolsero domande sulla sua vita precedente. Louis inventò, ma senza dilungarsi. Un ventenne non aveva secoli di ricordi, non raccontava bene gli eventi ed era un po’ timido di fronte ai più anziani. Accolito, che in realtà aveva solo dodici anni, era in grado di attenersi ai propri ricordi perché Chiron (disse Luis) non aveva mai incontrato faccia a faccia lo Kzin non ancora adulto. Luis ipotizzò a voce che il burattinaio fosse impaurito. E la libreria affascinò i tre intervistati.

Difensore 1) Stadio adulto delle specie Pak, dove la linea va da bambino a riproduttore ad adulto. 2) Gli ominidi in generale discendono dai Pak. Anche loro hanno uno stadio da riproduttori, nel quale di solito passano la vita, e uno stadio adulto di rado raggiunto. 3) Arcaico…

Se Claus o Roxanny richiamavano un riferimento, Wembleth, Luis e Accolito si affollavano a guardare. Anche Hanuman, ma in genere a lui non si badava. A Roxanny non piaceva stargli vicino; Hanuman preferiva Claus e Claus lo trattava come un animale da compagnia.

Nel testo erano disseminati pulsanti rossi:

Burattinai di Pierson Specie di grande potere industriale e raffinatezza, un tempo diffusa in tutto lo spazio conosciuto e oltre, adesso ritenuta in fuga dall’esplosione del nucleo galattico. Ved. Società General Products. Fisiologia…

Esplosione del nucleo Ritenuta una fioritura di supernovae, destinata a raggiungere la Terra in ventimila anni. Inadeguatamente studiata.

General Products Società un tempo posseduta e gestita da Burattinai di Pierson. Nello spazio umano vendeva quasi esclusivamente scafi di astronave.

Spazio conosciuto Regioni del Braccio Maggiore della galassia ritenute oggetto di esplorazione e di conoscenza da parte di specie senzienti note.

Le forme di vita del Ringworld sono poco conosciute. Le ecologie tendono a schemi familiari, ma nessun biologo ha avuto l’opportunità di fare indagini.

Mammiferi:

Ominidi Imparentati al genere Hominidae sulla Terra. Probabilmente tali specie derivano tutte da riproduttori Pak importati dal nucleo galattico, evolutisi in seguito in varie direzioni.

Louis Wu (ologramma rotante)

— Ora lasciateci soli — disse Roxanny, senza alzare lo sguardo.

Louis e Accolito si ritrassero. Hanuman si arrampicò in grembo a Claus. Claus gli grattò la testa e non parve notare la grande capacità cranica dell’antropoide né la cresta ossea in cima. L’intervista era durata quasi due ore.

Louis e Accolito si sistemarono vicino alle aviobici. Louis dispiegò il convertitore di cibo. Accolito allora disse: — Hanuman vuole la libreria.

— La vorrà anche Armonista — convenne Louis e passò allo Kzin un contenitore di brodo.

— Un’aviobici ci porterà tutti, se Hanuman viaggia in grembo a me o a te — disse Accolito. — Hanuman impara in fretta. Potrebbe già sapere tutto ciò che gli serve per usare la libreria. Allora ce ne andiamo, a meno che tu non voglia veramente come compagna la donna della ARM.

— Buona idea — disse Louis. — Appena Hanuman è pronto, ce ne andiamo. — Si schizzò in bocca un po’ di tè verde. Non era così sicuro come voleva far sembrare. Forse i codici della libreria non sarebbero stati facili da decrittare. Forse i due ARM non li avrebbero lasciati andare facilmente. Poteva accadere qualsiasi cosa. I due ARM avevano alzato la voce e discutevano, ma Louis e Accolito erano troppo lontano per capire. Poi Claus tornò al lavoro sulla libreria, Wembleth e Hanuman guardavano da sopra le sue spalle e Roxanny venne a passo deciso verso le aviobici. — Luis! — disse, con tono simile a schiocco di frusta.

Louis le offrì un contenitore. Roxanny parve sorpresa. — Oh! Grazie. Ci siamo messi in contatto con la Gray Nurse. - Lanciò un’occhiata ad Accolito. — Facciamo due passi.

Lo precedette, attraversò il fiume passando sulle pietre da guado e poi dietro bassi cespugli. Da seduti, erano fuori vista. Louis la baciò. Roxanny accettò il bacio senza ricambiare, poi chiese: — Vuoi ancora essere salvato? Vuoi visitare la Terra?

— L’ultima volta non avevo scelta.

Scrollata di spalle. — Saresti assai prezioso. Posso provare a farti avere la cittadinanza…

— Roxanny, mio padre era nato illegalmente. — Voleva che il punto fosse chiaro, Luis Tamasan non è registrato, prima che lei cercasse un uomo immaginario. — Cosa significa, cittadinanza?

Ascoltò con attenzione la risposta. Dopo la sua partenza, c’erano stati di sicuro cambiamenti nella civiltà. Pareva ci fossero nuove leggi, maggiori limitazioni. Forse solo nel sistema solare.

Come Luis, non poteva saperne niente. — Diritto di nascita? Roxanny, cos’è il diritto di nascita?

— Te lo troverò nella libreria. Essenzialmente, nasci con uno o due diritti di nascita che dipendono in gran parte dal tuo schema genetico. Se sei sano, probabilmente hai due diritti di nascita. Puoi perderli o puoi acquisirne altri. Due diritti producono un figlio.

Louis Wu aveva usato i suoi diritti. Falsificare la sua identità avrebbe coinvolto la falsificazione dei diritti e le penalità erano draconiane. — Non mi ispira a stabilirmi sulla Terra.

— No, con un padre bastardo. Però è il mondo più interessante.

Era possibile, pensò Louis, che il suo alter ego Luis Tamasan divenisse una persona del tutto nuova. Se si fosse stabilito su We Made It o su Home, perché mai qualcuno avrebbe tentato di collegare il suo schema genetico a un Louis Wu? Avrebbe pagato le tasse, imparato una nuova professione. Si sarebbe sposato… — Quante probabilità abbiamo di arrivare nello spazio?

— Sappiamo dov’è il foro, se il… il mago… non l’ha chiuso.

— Il Tessitore Fantasma.

Roxanny scrollò le spalle. — Chiamalo come vuoi. La Gray Nurse può sparare proiettili contro il foro dal di sotto. Così sapremo se il foro è chiuso. A parte questo, chi può saperlo? Accolito si adeguerà?

— Sì, penso.

— Verrà con noi?

— Non potete far avere la cittadinanza a lui. È uno Kzin. Siete in guerra con gli Kzinti, no?

— Ufficialmente non c’è più guerra da quattrocento anni. — Batté colpetti sulla manica e lesse ciò che comparve. — Da 1600 falan. Non avrà problemi. Nello spazio umano i cittadini kzinti sono centinaia di migliaia.

— Non gli direi di venire con noi. È più giovane di me, sai.

— Torniamo indietro.

Louis non si mosse. — E Wembleth? Volete anche lui?

— Sì. È un vero indigeno, in fin dei conti. Di sicuro conosce cose fantastiche e c’è gente che ucciderebbe per leggere il suo schema genetico. — Si alzò è agitò le braccia verso Claus. — Torniamo.

Un quadrato delle ombre aveva bloccato il sole tranne che per una piccola falce. Accolito era accucciato davanti alla libreria, con Claus fermo alle sue spalle. Lì vicino Hanuman, con aria solenne, si toglieva immaginari parassiti. Guardò Louis e gli rivolse un gesto pressante. Claus alzò la mano: stingeva un oggetto sagomato a L.

Dietro di lui, Roxanny disse, brusca: — Luis, no! — Al rumore, Hanuman emise uno stridio. Anche Roxanny aveva in mano un oggetto, sottile e piatto, simile al calcio di una pistola, chiaramente un’arma. Dal vecchio addestramento yogatsu Louis capì che lei era fuori portata.

Dietro Roxanny il sole nascente brillò sul bordo di una cresta.

Louis avrebbe dovuto lasciarsi attirare dalla luce, ma era di fronte a Roxanny e a Claus e a due pistole. Fu lento a capire. Nascosto o no, il sole era sempre a mezzodì. Quella luce non poteva essere il sole.

Il terreno tremò.

Accolito non si era mosso, di sicuro l’avevano avvertito di non muoversi.

— Credo che faremo meglio da soli — disse Claus, con un sorriso di vittoria. — Ci basta una sola aviobici, ma abbiamo bisogno di voi per dirci come pilotarla. Sapete farlo tutt’e due. Ci serve uno solo di voi.

Louis girò la schiena alla palla di fuoco che si alzava sopra la cresta. Di sicuro il bagliore accecò Claus. Il terreno vacillò, Louis vacillò, Claus vacillò e Hanuman saltò fra le braccia di Claus. Claus cercò di spostarlo da parte. Accolito si girò nell’alzarsi. Con l’artiglio spazzò Claus e lo uncinò sotto la gola. Louis si girò di scatto e mosse due passi di corsa. Colpì Roxanny alla mascella e con il corpo accompagnò il colpo. Roxanny andò giù, rotolando, e Louis le saltò dietro, temendo d’averla colpita troppo forte, ma doveva impossessarsi della pistola. Con la coda dell’occhio vide che Accolito scagliava a terra Claus, con uno schizzo di sangue. Louis piantò il piede sulla mano che impugnava la pistola e prese l’arma. — Non muoverti — disse.

Roxanny invece si mosse. Gli mollò un calcio e lo colpì al ventre. Louis mosse la mano, sparò e sbagliò il colpo. Dal terreno si sollevò una nuvola di polvere. Un’arma sonica. Ancora in piedi, Louis cercò di indietreggiare. Con l’altro piede Roxanny gli agganciò il ginocchio. Louis si liberò. Roxanny era già in piedi. Con l’attaccatura della mano lo colpì alla guancia e Louis finì a gambe levate, ma si trattenne dallo sparare. Allora lei gli afferrò la mano, gliela torse e gli strappò la pistola. La puntò su una aviobici in decollo. Louis la spinse, facendole perdere l’equilibrio. Roxanny sparò nel cadere.

Louis si ritrovò sul terreno a gridare di dolore. Si sentiva come se gli avessero spappolato tutte le ossa della gamba sinistra fino all’anca. Roxanny sparò in cielo, abbassò il braccio e imprecò.

Quando rimise a fuoco la vista, Louis vide che la pistola era puntata dritto su di lui, da meno di un metro. Sopra la cresta, la palla di fuoco stava morendo. Dal bagliore emerse una nave spaziale in fase di atterraggio. Sul terreno c’era ancora un’aviobici. L’altra non era in vista, al pari di Hanuman, Accolito e Wembleth. Claus giaceva sulla schiena, con la testa quasi staccata, sventrato.

Roxanny lo tenne sotto tiro. — Perché non ti sparo e basta?

— Roxanny, non farlo — disse Louis Wu, maestro di sarcasmo. Non osava muoversi e non riusciva a pensare. Pazienza. Un ventenne si sarebbe spezzato sotto la furia negli occhi di lei. — Non spararmi. Ti porterò con l’aviobici dove vuoi. Solo, non posso muovermi.

Wembleth sbucò da dietro un albero, vide la pistola in pugno a Roxanny e si ritrasse.

— Non mi serve la tua aviobici — disse Roxanny.

— Ora abbiamo una nave. Wembleth! Sali a bordo e siediti. Luis, puoi alzarti?

— Futz, no! — disse Louis.

Roxanny si chinò e lo prese fra le braccia. La gamba penzolò, come priva d’ossa. Louis urlò di dolore e lei lo lasciò quasi cadere. Accecato dal dolore, Louis si perdette il resto.

Era disteso sulla schiena. Sul soffitto scorreva una sorta di talk show, ma le voci non erano abbinate. Ah: il sonoro era spento. Le voci risuonavano da qualche tempo contro uno sfondo rumoroso che Louis attribuì a una nave da guerra.

— Avevo fratelli, una volta — disse Wembleth, con il tono di chi parla sotto l’effetto di farmaci. Il congegno traduttore suonava preciso e attento. — Sono stato nella loro casa di zolle, quando mio padre e io ci siamo trasferiti a…

— Vi trasferite spesso? — intervenne con tono di comando una voce che Louis non aveva mai sentito.

— Sì — rispose Wembleth.

Roxanny gli aveva sparato. Fino a che punto era grave? Wembleth aveva la mente confusa e difficoltà a non divagare dal racconto. E quelli avrebbero appreso troppo anche da Luis Tamasan, se lo avessero interrogato. Louis cercò di muoversi.

Non aveva grande sensibilità. Un formicolio alla base della nuca. Riusciva a muovere gli occhi e, un poco, la testa. Vedeva solo che era nudo, supino, immobilizzato in una sorta di cavalletto di tortura… o nella scatola di rianimazione di un automed militare. Il rumore di fondo faceva pensare a una nave da guerra. Louis ascoltò le voci, cercò di distinguerle.

Agente maschio: — … fratelli?

— Fratelli scelti. Cresciuti più in fretta di me… rimasti con i loro, per trovare compagnia…

— Hai visto molte specie di umani?

— Venti… trenta… Ho fatto rishathra con…

Louis credette di capire che cos’era accaduto lassù. Una nave sotto il pavimento del Ringworld aveva sparato proiettili di antimateria. Nessun bisogno di trovare un ciclone già sul posto. Un proiettile per strappare via l’isolamento di schiuma di scrith per la difesa dai meteoriti. Un altro per praticare un foro nel pavimento di scrith e il territorio superiore, abbastanza grande per offrire un varco a un piccolo trasporto truppe. Un’idea folle, maligna, semplice e diretta. Lui avrebbe dovuto prevederla, anziché fare complicati piani di viaggio a lunga distanza.

Wembleth disse: — Non potete andare da nessuna parte, se non sapete… rishathra… non provate a immaginare…

Voce di Roxanny: — Guerra? Non combattete mai…

— Visto carnivori combattere erbivori… mangiato anch’io. Questo intendi?

— Ook.

Mmm? Girare la testa non era facile: Luis era bloccato in una rete e aveva perduto la sensibilità dal collo in giù. Ma lì c’era Hanuman, in una gabbia abbastanza grande da contenere uno Kzin. Incrociarono lo sguardo in reciproca comprensione. Poi qualcosa bloccò la visuale di Louis. Roxanny Gauthier era dietro a un uomo tozzo, forse originario di Jinx, e tutt’e due portavano giubbotti di volo con le mostrine della ARM. L’uomo si sporse su Louis, valutandolo.

— Tu saresti Luis Tamasan — disse.

— Già — rispose Louis Wu.

— Hai assalito uno dei miei.

“Sono vissuto per rimpiangerlo.” — Mi spiace.

— Sono il maggiore Schmidt. Tu sei un prigioniero civile. Questo ti dà alcuni diritti, ma sei in condizioni troppo brutte per esercitarli. Quegli storditori stordiscono solo se sei a una certa distanza, ma tu in pratica eri addosso al detec Gauthier. Hai avuto le ossa ridotte a schegge dall’anca al ginocchio. L’automed può guarirti, se non ti muovi per un poco. Cinque giorni.

Tanj. Meglio fare il bravo… — Grazie, signore. Immagino che senza il suo aiuto sarei rimasto storpio per tutta la vita.

Il maggiore sogghignò. — Oh, sì! Ora posso liberarti le braccia? Così potresti mangiare. Altrimenti sarai nutrito per endovena.

— Non cercherò di liberarmi — disse Louis.

— Ti faresti gran male, se ci provassi.

Il solletico alla nuca scese lungo la spina dorsale, le braccia tornarono in vita, il sinistro molto sensibile, illividito dal gomito alla punta delle dita… e scese ancora, finché… “Ahiiii!”… e di nuovo su per due centimetri. Louis sentiva ancora lividi lungo le costole, ma non quel frammentato grido di sofferenza che iniziò con l’anca sinistra. Con la coda dell’occhio vide Schmidt manipolare un telecomando video. Il talk show scomparve; il Ringworld tornò in vista, riversandosi dal soffitto e lungo le pareti rettangolari. Schmidt chiese: — Da dove sei venuto?

— Ruotatelo. Ancora. Bene. Signore, quello è il Grande Oceano. Guardi lungo il bordo a favore di spin… — Cominciò a descrivere il villaggio di Tessitori dov’era vissuto nell’ultimo anno. Persone, case, il fiume, le visite ai Pescatori, l’occhio-rete che Ultimo (“Chiron”) aveva spruzzato sulla parete di roccia di un burrone. Gli ARM non avevano modo di controllare. Se avessero potuto, i Tessitori avrebbero raccontato storie di Louis Wu e di Ultimo, due Vashneesht impegnati in una sorta di guerra. Ma cominciava ad avere la mente annebbiata. Da molto tempo non si sbronzava, ma si sentiva proprio come ubriaco.

Schmidt zoomò sulla regione del Grande Oceano. — Vivi qui? E i tuoi genitori? Chi altri? Una famiglia Kzin? Il burattinaio di cui ci hai parlato?

— No, Chiron no. Finagle sa dove vive Chiron. — Rimpianse di non poter soffocare la risatina. Non riusciva a dominare la lingua. — Gli Kzinti non vivono nel villaggio, provengono da qualche parte del Grande Oceano. — Se avessero spinto, avrebbe rivelato un’altra verità parziale: che Chmeee viveva fra gli Kzinti che si erano impadroniti della Mappa della Terra, indigeni e tutto.

Il maggiore Schmidt disse: — Un mucchio di Kzinti si chiama Chmeee. Chmeee era una sorta di eroe leggendario. Cosa significa, Mappa della Terra?

Louis capì d’avere straparlato, pensando ad alta voce. Schmidt ripeté: — Mappa della Terra? — con un tono d’acciaio nella voce.

— Signore, lì. — Indicò sul soffitto il Grande Oceano, dove i continenti della Terra erano disposti intorno al Polo Nord, centomila miglia a favore di spin rispetto alla Mappa di Marte. Adesso sapeva di non poter mantenere segreti. Forse lo avevano drogato, forse era solo colpa degli analgesici. Avrebbe resistito più che poteva e poi avrebbe detto loro il suo nome e avrebbe visto Roxanny esplodergli in faccia.

Roxanny disse: — Futz. Tengono umani in schiavitù?

Luis: — Homo habilis. Riproduttori Pak.

Schmidt: — Inalterati? Come gli scheletri nella gola di Olduvai?

Luis: — Mai visto uno. Vorrei vederli.

— Sono forse un po’ deviati? — disse Schmidt: chiaramente parlava per un registratore. — Da quanto già sappiamo, mille miliardi di riproduttori Pak hanno avuto 250.000 anni per evolversi senza difensori che eliminassero i mutanti. Gli Kzinti avrebbero fatto una riproduzione selettiva. Comunque quegli animali non si sarebbero evoluti in veri esseri umani, giusto, Luis?

Louis rispose pronunciando lentamente le parole. — Avrebbero potuto sviluppare intelligenza. Noi l’abbiamo fatto. Volete invaderci? — Rise. — Salvarci? Gli antichi Kzinti costruirono le più grandi navi marittime della storia e ciò avvenne mille anni fa. Non usano solo lance e randelli.

— Possiamo sconfiggere le navi marittime. Che tipo di tecnologia ha il burattinaio? Roba bizzarra?

— Come faccio a sapere cosa è bizzarro? — rispose Louis in versione Luis. E udì se stesso proseguire: — Telecamere che assomigliano a ragnatele di rame? Applicate con una pistola a spruzzo? — con voce persa in un muggito registrato. Nel soffitto lampeggiava un simbolo di pericolo, a lui sconosciuto. “Squarcio dello scafo nel serbatoio di derrate alimentari sul fianco di babordo a poppa. Perdita di energia nelle sezioni Due e Tre.” Schmidt e Roxanny estrassero armi e si girarono, piegandosi per attraversare una piccola apertura ovale. Louis disse a nessuno: — Ha anche dischi passatoio. Cos’era quel rumore?

La Gray Nurse vibrò. La gravità scomparve.

Hanuman disse: — Invasori. O ci salvano o ci uccidono. Mi aspetto sorprese. Nessun difensore ci lascerebbe in mani aliene.

— Perché no? — disse Louis, accorgendosi del tono lamentoso. — Futz, perché non possono solo lasciarci in pace? — Non udì la risposta di Hanuman. Rumori da tutte le parti. Un’astronave abbordata faceva una paurosa cassa di risonanza.

Roxanny Gauthier tornò, chinandosi per varcare la porta ovale, e si spostò fuori vista. Dopo qualche istante Wembleth galleggiò, libero, troppo drogato per agire. Roxanny aprì anche la gabbia di Hanuman.

In un bisbiglio isterico disse: — Non so chi sono. Non Kzinti. Incubi. — Guardò Louis, immobile nella gabbia medica. — Scusa.

— Cosa succede? — chiese Louis. Lei gli mise sulle labbra il dito. Si puntellò dietro la gabbia medica. Puntava contro la porta l’arma a proiettili.

Da qualche parte giunse una voce, quella del detec Schmidt, fin troppo calma. — A tutto l’equipaggio. Combattiamo dal rifugio antiradiazioni. Vedo invasori nello scafo e nelle sezioni Quattro, Cinque, Sei e Dieci. I nostri motori sono bruciati, ma siamo comunque sotto accelerazione. Non sappiamo da dove proviene. Affrontiamo anche fuoco amico, missili ARM in arrivo, sessanta e passa, ancora niente assalitori alieni. L’ammiraglio Wrayne non vuole che finiamo in mano nemica, immagino.

— Perché non li abbiamo visti arrivare? — bisbigliò Roxanny. — Hanno una nave invisibile! Sst.

La voce di Schmidt (“I missili stanno virando!”) morì in un ruggito di disturbi. Un’ombra attraversò velocemente la piccola porta. Roxanny sparò e imprecò. Ciò che era entrato pareva un ometto filmato a velocità accelerata. Fu dietro Roxanny prima che lei si girasse e Louis non poté vedere il resto.

Tre figure umane più massicce varcarono la porta, muovendosi a velocità un po’ inferiore. La chiusero. Indossavano tute pressurizzate. Distesero un pallone munito di tubi per gonfiarlo: un grosso modulo di ricupero fuori standard. Non aspettarono che si gonfiasse.

Le persone delle montagne di drenaggio sono di diverse specie, ma hanno più o meno aspetto simile: corpo tarchiato, membra corte e tozze, grande capacità polmonare, folta pelliccia isolante, faccia glabra. Quei tre erano stati gente delle montagne di drenaggio. Ora non lo erano. Indossavano tuta pressurizzata e grosso casco globulare, ma erano traditi dalla faccia: bocca dura e sdentata, quasi un becco appiattito; grosso naso aquilino; pelle glabra ispessita in corazza di pieghe dure come cuoio. Un aspetto mummificato e una grazia arcana. Avevano mangiato albero-di-vita. Erano difensori.

Il quarto venne in vista, rimorchiando Roxanny priva di sensi. Era un difensore, ma non del popolo delle montagne. Più piccolo, più snello. Faccia da morto, con naso da scimmia. Louis non riconobbe la specie, ma era sicuro che non si trattava di un Sospeso. Aveva pensato che Armonista fosse coinvolto. Adesso non ne era più tanto sicuro.

I quattro spinsero nel modulo di salvataggio Wembleth e Roxanny. Hanuman strisciò dentro senza opporre resistenza. I quattro si girarono verso Louis.

— Sono ferito — disse lui. Nessuna reazione.

I quattro esaminarono il macchinario che lo circondava, parlando in una lingua non inclusa nel traduttore di Louis. Poi spensero tutto. Uno gli infilò la mano sotto la schiena e Louis fu sopraffatto dal dolore, come se fosse stato colpito da un camion. Lottò per non perdere i sensi, concentrò l’attenzione sul respiro. In seguito ricordò parecchie cose. La sensazione delle loro mani, grandi, con dita tozze e nocche sporgenti. Occhi castani con pieghe epicantiche. Il difensore più snello dava ordini a monosillabi. Gli altri staccarono Louis dall’automed, lo spinsero nel modulo di salvataggio e lo sigillarono. Un’intelaiatura gli teneva ancora immobili l’anca e la gamba. Due esaminarono il macchinario dove Louis si era trovato, mentre un terzo tagliava nello scafo un ampio buco. L’aria spinse nello spazio il modulo di salvataggio.

14. La gente della montagna di drenaggio

La Gray Nurse era una nave da guerra della ARM, costruita più come un arpione che come una nave, con alcune navi più piccole lungo l’asta. Un intruso si era attaccato come una remora vicino al terminale di prua. Era più leggero della Gray Nurse, costruito come lo scheletro di un pesce luna: una cabina e poi un’estesa griglia di travi come quelle delle astronavi minerarie della Fascia degli Asteroidi fatte per trasportare rocce e minerali grezzi. Louis non riuscì a scorgere una sorta di motore.

I difensori seguirono nello spazio il modulo di salvataggio. Altri, tutti difensori del popolo della montagna, emersero dalla Gray Nurse, ancora più a poppa. Alcuni rimorchiarono il modulo di salvataggio e lo agganciarono alla griglia. Poi si allontanarono su pennacchi di fumo di razzi e lasciarono i prigionieri esposti allo spazio aperto.

Forse a causa dei farmaci o delle difese del suo stesso corpo, Louis sentì che il dolore era passato come una marea. Guardò intorno a sé l’universo. Una spolverata di pagliuzze luminose, immobili un attimo prima, fu spazzata via in un batter d’occhio. Sonde spia allontanate da un gesto della mano di Dio, ma come?

Roxanny si agitò, stava per svegliarsi. Hanuman si limitava a guardare. Wembleth era molto nervoso. Parlò; vide che non era stato compreso; cambiò lingua. Il traduttore disse: — Non capisco.

— Parla con me, Wembleth — disse Louis.

— Dove mi trovo, Luis?

— Sotto il Ringworld.

Wembleth guardò la parete nera che bloccava metà del cielo. — Stiamo cadendo.

— Non c’è niente su cui cadere. Ti abituerai a…

I difensori erano tornati. Due spingevano un oggetto abbastanza grosso: la gabbia medica. La agganciarono alla griglia, accanto al modulo di salvataggio. Agganciarono anche altri oggetti. Poi sciamarono nella cabina, lasciando uno di loro sulla griglia.

La Gray Nurse fu staccata bruscamente. Louis non sentì nessuna accelerazione oltre una sorta di fremito, ma sentì i capelli torcersi. Un centinaio di gravità, di sicuro. La Gray Nurse era solo scomparsa. Louis non aveva visto niente di simile a un motore a razzo, neppure un propulsore.

Wembleth si era coperto la faccia. La nave pesce luna seguì il filo di un tubo di drenaggio sotto il nero fondo del Ringworld. Dopo un’ora, secondo l’orologio sul dorso della mano di Louis, il tubo di drenaggio li portò a oltrepassare il bordo e si trovarono nel bagliore del sole.

Louis guardò giù lungo l’interno della parete del bordo, mille miglia verso i pochi e minuscoli coni alla base. Al di là c’era una vasta spiaggia… da venti a trenta miglia, considerando che guardava da molto in alto… e un’infinita distesa di acqua azzurra, che da quell’altezza lasciava vedere la conformazione del fondo marino, e alcuni gruppi sparsi di grosse isole piatte. Le isole erano bizzarre. Parevano tutte uguali e non solo. Louis non aveva mai visto niente del genere. Bastava per ritenere che quello era l’Altro Oceano.

Scendevano velocemente dal bordo. Erano stati in volo meno di un’ora.

— Wembleth?

— Roxanny! Ce la fai a parlare?

Lei batté le palpebre. — Luis? Hanno preso anche te. Dove siamo? Chi sono quei…

— Popolo delle montagne di drenaggio — rispose Louis. — Un mucchio di specie. Voi della ARM sapete delle…

— Laggiù, sotto di noi, quelle sono montagne di drenaggio — disse Roxanny. — Più grandi di quanto non sembrino. Sai cosa sono?

— Semplici montagne — rispose Louis, segretamente divertito.

Le montagne di drenaggio erano diventate più grandi. Dalla base di ciascun cono si dipartivano alcuni fili d’argento, i fiumi.

— Sotto il pavimento del Ringworld corrono tubi. Pompano oltre il bordo la fanghiglia del fondo marino. Altrimenti tutto il terriccio fertile finirebbe nel mare e non crescerebbe niente.

Scendevano a grande velocità verso uno dei picchi. Roxanny disse: — Quelle montagne sono mucchi di rifiuti appoggiati al muro del bordo, alti da quaranta a cinquanta chilometri. Ci vivono persone. Abbiamo visto palloni passare fra i picchi. Luis, penso che ad assalirci siano stati dei difensori. Cosa sai dei difensori?

— Stessa cosa dei Vashneesht? Maghi. Molto astuti, molto feroci, nati con la corazza. Ci chiedevamo se non fossero un mito. Esistono dei manufatti.

— Oh, sono reali. Uno di quelli era diverso dagli altri. Settecento anni fa un difensore primitivo raggiunse il sistema di Sol dal nucleo galattico. La sua faccia assomigliava a quello là.

— Il jolly — disse Louis. — È quello che comanda.

— Come lo sai?

Bram e Anne, difensori vampiri, non avevano avuto difficoltà a tenere in schiavitù i difensori delle montagne di drenaggio. La gente delle montagne non poteva vivere nelle piane. La specie di appartenenza era isolata su una sola montagna, senza possibilità di andare altrove. Un difensore delle montagne nasceva già in trappola. Nei panni di Luis, Louis non poteva sapere queste cose, perciò disse: — Ho sentito che dava ordini.

Strisciavano giù dal cielo verso una montagna di drenaggio. Louis udiva un lieve sibilo e sentiva una vibrazione nel modulo di salvataggio. La nave a pesce luna era tutto fuorché aerodinamica. Oltrepassarono un picco ghiacciato. Più in basso c’era del verde. La nave si avvicinò e scivolò lateralmente lungo una serie di cornici simili a una scalinata; ora Louis vide alberi e campi a terrazza e neve ammucchiata in coni regolari. Alcune miglia più in basso c’era un panorama mozzafiato d’interminabili pianure ondulate e un fitto reticolo di minuscoli mari, fiumi, colline.

Ci fu un colpo sordo. Louis galleggiò contro la parete del modulo. Poi il generatore di gravità si spense e lui si accasciò con tutto il peso contro la parete ricurva. Sentì la fitta di dolore alla gamba e all’anca.

Riuscì a non perdere i sensi. Roxanny gli mormorò: — In guerra certe cose succedono, Luis. Non avercela con me. — Intanto i difensori si muovevano su ghiaccio e roccia, staccando tesori dalla Gray Nurse e portandoli via. Parecchi lavoravano all’automed della Gray Nurse. Il difensore dal viso di jolly aprì il modulo di salvataggio. Aria calda sbuffò fuori; aria rarefatta e gelida soffiò dentro. Il jolly entrò nel modulo, annusò, guardò uno per uno gli occupanti. Roxanny era sospettosa; Wembleth si rannicchiò, atterrito. Hanuman guardò negli occhi l’altro difensore. Non provarono a parlare, ma ciascuno riconobbe l’altro per ciò che era.

Con grande cautela il jolly toccò la gamba di Louis e la gabbia ortopedica. Wembleth si lanciò verso l’apertura. Il jolly gli menò un colpo e lo mancò… o cambiò idea. Wembleth corse lungo la cengia, oltrepassando case a forma di cono, e fu fuori vista.

Wembleth soffocava di nuovo. Non c’era aria sufficiente. La gente intorno a lui non pareva avere i suoi problemi. Alcuni bambini lo guardarono, incuriositi.

Wembleth aveva portato con sé l’apparecchio traduttore avuto da Roxanny. Imparare la lingua sarebbe stato più facile, ora, ma avrebbe richiesto comunque delle ore. I forestieri erano sempre trattati bene, ma anche il Vashneesht era un forestiero. Wembleth sapeva che si sarebbe dovuto nascondere subito e senza aiuti.

Le case erano alti cumuli di neve, con un piccolo foro che faceva da porta. L’avrebbero trovato subito, in una casa, pensò Wembleth, e per giunta non avrebbe avuto altre vie d’uscita. Pensò di nascondersi nella neve ammucchiata dal vento, ma capì subito che sarebbe congelato: non aveva sufficienti vestiti. E lasciava orme!

Approfittò di una cresta di nuda roccia per tornare sui suoi passi. La seguì fin dove poteva scavalcare con un balzo la neve e raggiungere il tronco angoloso di un grosso albero gomito. Spiccò il balzo e fu tradito dalle ginocchia: atterrò sul pendio, scivolò, riuscì a fermarsi e si arrampicò per due metri di tronco nudo. La cima era un fitto cespuglio verde. Wembleth vi si infilò. Da lì poteva guardare fuori, entro certi limiti.

Quattro difensori delle montagne, nudi nel freddo e protetti solo dalla folta pelliccia bianca, infilarono l’automed della Gray Nurse nell’apertura del modulo di salvataggio. Louis gemette quando fu spostato. I robusti difensori erano sorprendentemente gentili, ma non potevano evitare di fargli male. Lo sistemarono nella scatola di rianimazione. Uno allungò la mano dietro di lui e dal bacino in giù scomparve ogni sensazione. Anche se l’automed era staccato dalla Gray Nurse, in qualche modo lo misero in funzione.

Il jolly si girò, sentendo Roxanny dire: — Avete violato una decina di leggi imposte dalla ARM e dai governi collegati. — Rispose in una lingua sconosciuta. Il traduttore di Roxanny l’avrebbe analizzata, pensò Louis. Bene, anche il suo l’avrebbe registrata. Non poteva fare altro, così immobilizzato. Si mise a dormire.

Dal folto di verzura Wembleth guardò il difensore lasciare il modulo di salvataggio. Roxanny lo seguì. Una decina di bambini seguì Roxanny. Il difensore seguì per un poco le orme di Wembleth, poi saltò sul costone di roccia, lo esaminò sfiorando con il naso il terreno e andò dritto verso Wembleth. Corse agilmente su per il tronco. Infilò la mano nel ciuffo di verzura e tirò fuori Wembleth, tenendolo sospeso a mezz’aria.

Lo tenne così penzoloni, con una sola mano, mentre scendeva. Wembleth era impietrito per la paura e per il gelo.

Una decina di bambini affollò il modulo di salvataggio e altri sciamarono all’esterno. Hanuman faceva il pagliaccio per loro. Si ritrassero, quando Louis si mosse e si svegliò. Sorrise alla muraglia di pelliccia bianca e a due decine d’occhi. — Ciao — disse. Alcune voci risposero. Il traduttore, no.

I dolori sopra la cintola, al braccio sinistro e alle costole, si erano in gran parte attenuati. Louis si chiese per quanto tempo sarebbe rimasto in quelle condizioni. Se Roxanny e il jolly avevano imparato la rispettiva lingua, allora il jolly non aveva parlato il dialetto locale e ciò significava che lui, Louis, non poteva neanche parlare con quei bambini.

Ma Roxanny e il jolly stavano tornando e Roxanny teneva per mano Wembleth. Non potevano attraversare la folla e arrivare al modulo di salvataggio. Non ci provarono. Il jolly cominciò a parlare, indicando ogni tanto gli umani e Wembleth. I bambini all’interno del modulo non sentivano, perciò uscirono. Alla fine il jolly mandò dentro Roxanny e Wembleth, con un gesto mandò fuori i quattro bambini rimasti e chiuse il modulo.

Roxanny lanciò un’occhiata astiosa al jolly che saltellava via sulle travi della griglia. — Lei non parlerà — disse con amarezza.

— Il traduttore non funziona?

— Va benissimo, ma non ha niente da dire.

— Custodisci segreti della ARM?

— Come lei! Sì, lei, questo me l’ha detto. Si chiama Proserpina.

Wembleth batté i denti. Il suo traduttore disse: — Andiamo a fare un altro viaggio.

— Sei pronto? — chiese Louis.

Wembleth rabbrividì violentemente. — Mi sono pisciato addosso, l’ultima volta. Grazie per non averlo notato.

Louis annusò: l’aria nel modulo non aveva mai smesso di odorare di pulito e di fresco. — I difensori costruiscono buone macchine — disse. — Staremo bene. — Vide il jolly entrare nella cabina della nave.

La gravità scomparve. La nave pesce luna si staccò dal dirupo, poi andò su dritta. Il cielo blu si scurì in nero.

— Ho capito — disse Louis. — Controllo gravitazionale…

— Magnetico — intervenne Roxanny. — Devono usare la griglia. Luis, nel pavimento del Ringworld c’è una griglia di superconduttore. Se questa nave usa una spinta magnetica, allora può spingere contro il Ringworld. È come lasciare a casa il motore. Ho sentito che i capelli mi si rizzavano. E tu?

— Stet, ma mi riferivo alla gravità nella cabina. Forte, ma vibra. Perché i Vashneesht non avrebbero riparato l’inconveniente? Penso che siano troppo arroganti per mettere alla prova ciò che costruiscono. Fanno tutto in un solo colpo.

— Hai calcolato tutto, eh, ragazzo?

Louis arrossì. — Stet, è magnetica. Hai una portata quasi infinita e una enorme accelerazione finché rimani vicino alla griglia di superconduttore. Puoi usarla anche come arma. Per spingere via missili e navi. La si potrebbe vedere anche come un messaggio.

— Messaggio?

— “Non posso invadervi. Sono puramente difensivo.” Come un fortino.

— Uhm. O solo: “Girate alla larga”.

— Stiamo cadendo di nuovo! — esclamò Wembleth. — Roxanny, dove andiamo?

Roxanny scosse la testa. Attraversarono una linea costiera che era un ghirigoro di baie e di spiagge simile a un frattale e furono sopra l’oceano. Acqua e spolverate di isole. Se le si pensava come isole, non erano granché, ma in realtà rappresentavano, in scala 1 a 1, la mappa di un pianeta. Vicino alla spiaggia dell’Altro Oceano, i gruppi di isole erano rappresentati un po’ di scorcio. Altrimenti erano sempre mappe dello stesso pianeta. Un vasto continente con spina dorsale montuosa; quattro continenti più piccoli e un arcipelago di isole sparse, tutte contro spin rispetto al continente; il tutto mostrava una struttura granulosa. Se lui avesse voluto dire dove si trovava (per esempio ad Armonista, ammesso d’avere un mezzo di collegamento) non avrebbe saputo come fare. Tuttavia le ombre erano differenti. Strisce di macchie e di chiazze d’ombra solo su alcune isole.

— Questo è Oceano Due! — disse Roxanny. — Secondo te, andiamo su una delle mappe?

— Certo. Cosa pensi delle ombre, Roxanny?

— Siamo troppo in alto per esprimere giudizi.

Louis rimase in silenzio. Si chiese cosa ne potesse saperne “Luis Tamasan”. Ma le ombre non ci sono, in un posto dove è sempre mezzodì. Louis Wu lo trovava bizzarro.

— Luis, Wembleth, sapete che ci sono due oceani sul Ringworld? — disse Roxanny. — Esistono miliardi di piccoli mari poco profondi con rive frastagliate per offrire agli indigeni un mucchio di comode baie e porti, nonché i mille miliardi di chilometri di fiumi serpeggianti. Ma poi ci sono due grossi oceani controbilanciati, uno con le mappe di tutti i pianeti abitati dell’universo conosciuto e questo con una mappa ripetuta all’infinito. Probabilmente anch’esso un pianeta in scala 1 a 1, ma sconosciuto alla ARM.

Louis si mise a ridere. Roxanny lo guardò di storto. — Ci sono 32 mappe, tutte dello stesso pianeta! Perciò, una volta atterrati, non sapremo dove ci troviamo. È questo che ti diverte?

— Già. La ARM ha idea dell’aspetto del mondo natale dei Pak?

— Una zona di guerra permanente. Ogni difensore Pak vuole che la sua linea genetica governi il mondo. Ripeto solo il prospetto informativo, tutte cose che abbiamo saputo da un difensore sperso, tramite Jack Brennan, e costui era un cittadino della Fascia divenuto difensore, del tutto inaffidabile. Quindi non conosciamo le forme dei continenti Pak. Forse cambiano. Quelle creature sono potenti. Il jolly… lei assomiglia agli scheletri di riproduttori Pak che continuiamo a trovare in Asia e in Africa. Allora da dove viene? Dal pianeta natale dei Pak? Ma forse è la Mappa della Terra. Luis, hai detto che in origine la Mappa della Terra era di riproduttori Pak.

La nave pesce luna scendeva verso un gruppo di isole vicino alla riva contro spin dell’Altro Oceano, cinquantamila miglia, forse. Ogni distorsione si perdeva nei particolari, mentre il terreno veniva loro incontro. Sul terreno c’erano mezzelune e chiazze d’ombra… ma come poteva esserci ombra, con il sole proprio sopra? Parevano pittogrammi o scrittura. Una solitaria montagna accanto al punto centrale del continente scintillò. Abitazioni? Con finestre?

L’aspetto granuloso del terreno divenne tanti punti interdipendenti di tutte le dimensioni, tratti distintivi circolari, come se il territorio fosse stato battuto da meteoriti. Ora in rallentamento, sfiorarono una foresta. Louis riconobbe catene d’alberi gomito e altra vegetazione ben nota. Disse: — La maggior parte di ciò che si trova sul Ringworld si è sicuramente evoluto da piante e animali Pak.

— Bravo, Luis. — Un buffetto verbale sulla testa.

Qualcosa, nel disegno…

— È un giardino — disse Roxanny.

— Così grande? — Erano ancora a miglia d’altezza.

Tuttavia Roxanny aveva ragione, pensò Louis. Il panorama non era di campi coltivati, ma era di sicuro sagomato. Varietà e colore: increspature arcobaleno che dovevano essere migliaia di miglia quadrate di aiuole; vari boschetti in tutti i colori dell’autunno e non solo, che ancora parevano non più grandi di peli della barba di un damerino. Una prateria ombreggiata da archi neri. Stagni, laghi, mari come piatti d’argento con al centro piccoli punti di isole.

— I giardini classici sono tutti rettangoli, a meno che non debbano sembrare una regione selvaggia. Quale giardino è fatto di soli cerchi tutti diversi l’uno dall’altro? Questo è come… giusto.

Come la Luna, pensò Louis. — Una zona di guerra? — disse. Tutta cerchi, tutta crateri. Il pianeta natale dei Pak.

— Vashneesht — disse Wembleth, convinto.

— Già, il jolly cerca d’impressionarci — disse Roxanny. Louis rise. Vide profili rettilinei fare capolino nel disordine di colori. Scesero velocemente. Ci fu un colpo sordo. La gravità smise di vibrare.

15. Proserpina

Proserpina portò giù nel giardino la nave magnetica, sei miglia più a valle dell’habitat continentale di Penultimo. Assicurati i motori, rotolò fuori della cabina e corse a poppa. Un senso d’ordine avrebbe contribuito a far adattare gli alieni, pensò, ma avrebbe imparato di meno se avesse dato loro troppo tempo.

Isolata, privata dei sensi, imprigionata nella Zona d’Isolamento per tutti quei milioni di falan, Proserpina era stata ancora in grado di desumere particolari generici della storia del Ringworld: lotte intestine, giochi di dominio, modificazioni topografiche di zone estese come pianeti, spostamenti di alleanze, cambiamenti di schemi genetici…

C’era un solo Centro Manutenzione, posto a metà strada intorno al Ringworld rispetto alla Zona d’Isolamento. Poteva essere visto come la naturale sala del trono del Ringworld. Attualmente un Ghoul era al potere ed era un bene. Non aveva molta esperienza, era avventato (male), probabilmente maschio. I maschi vagavano più lontano. Dove l’albero-di-vita era raro, un maschio l’avrebbe trovato per primo.

La faccenda si riduceva al controllo. In anni precedenti lei aveva visto complotto dopo complotto e aveva trovato sempre un modo per restare neutrale senza essere distrutta. C’era sempre un signore del creato e, dopo un’orribile prima esperienza, non era mai Proserpina.

Attraversò a salti i puntoni della griglia e scivolò nel modulo di salvataggio.

La donna disse: — Dobbiamo parlare.

Proserpina percepì con divertimento l’impazienza della Prima Detec Gauthier. La donna era giovane, ma non come riproduttrice. La sua postura suggeriva una gravità diversa; il suo linguaggio era un po’ alterato rispetto a quello che lei aveva udito mentre origliava le persone al seguito del Ghoul. Gauthier apparteneva agli invasori. Avrebbe avuto molto da raccontare, quando avesse smesso di rifiutarsi.

Roxanny parve a disagio per il silenzio di Proserpina. — Dobbiamo parlare per far funzionare il traduttore — disse.

Proserpina non sorrise. Non poteva. Avevano parlato, mentre davano la caccia a Wembleth nel villaggio, ma non avevano detto niente. Nomi, verbi, insufficienti per un’imbeccata al congegno parlante. Il detec Gauthier aveva segreti. Al pari di Proserpina. Quando avesse avuto bisogno di parlare, avrebbe parlato.

Il brachiatore la osservò senza fare niente. Lei si era aspettata sottomissione. Il piccolo difensore era di sicuro al servizio di altri, forse del Ghoul.

Uno dei maschi espresse sottovoce una richiesta. Proserpina non conosceva la lingua. L’avrebbe imparata prima o poi. Il maschio pareva un indigeno, un po’ curvo, ma a suo agio con la gravità generata dallo spin del Ringworld. Non avrebbe avuto molto da rivelare. Ciò che voleva era chiaro: sfamarsi. Gli altri maschi erano feriti e immobilizzati, nudi e inermi. Il primo la osservava. Proserpina fu colpita dalla sua pazienza. Non era un difensore, era un anziano, della stessa specie della donna. Doveva trattarsi del riproduttore servo del Ghoul, Louis Wu dei Mondi Globo.

— Siete tutti affamati — disse Proserpina, in interlingua. Gli uomini non rimasero sorpresi, ma Gauthier trasalì. — Avete tutti buona tolleranza alla frutta. Ora studieremo i particolari della vostra dieta. Siamo tutti onnivori, penso, tranne tu. — Guardò il più piccolo. — Come vi chiamate?

La donna ritrovò la padronanza di sé. Indicò a uno a uno gli altri. — Luis Tamasan. Wembleth. Io sono Roxanny Gauthier. Proserpina, come hai imparato la nostra lingua?

— Mi sono inserita in una libreria — rispose Proserpina. Vide la donna rizzare il pelo. “Il computer della Gray Nurse! Rubato!” Ora si rivolse a Luis/Louis: — Ho scelto il mio nome nella vostra letteratura. — Anche Wu e il piccolo difensore, notò, avevano segreti.

Batté le mani. — Sfamatevi. Fuori troverete frutta e un ruscello.

— Dovrò dare da mangiare a Luis — disse Roxanny.

— Dovrete imparare cos’è commestibile. Venite. Luis, torneremo presto. L’apparecchiatura ti darà sostanze nutrienti, ma sarà meglio tenere impegnato anche il sistema digerente.

— Grazie — disse Louis.

Roxanny non parve convinta, ma andò con gli altri.

Roxanny seguì il difensore e Wembleth seguì Roxanny, tenendo per mano Hanuman. La scimmia s’inerpicò con velocità maggiore di quella ottenuta dalle tozze gambe di Wembleth. Da dietro il jolly pareva una donnetta calva e scheletrica. Era alto un metro e mezzo. Aveva le giunture gonfie, la spina dorsale simile a una colonna di ciottoli. Roxanny sapeva che avrebbe dovuto temere quella creatura, ma non riusciva a sentirsi intimidita.

Proserpina parlava a Wembleth in interlingua. Wembleth ciarlava nella propria e Roxanny ascoltava il traduttore senza tanta attenzione.

— Nostra madre ci ha abbandonati. Non ho mai chiesto a mio padre, su quel punto era suscettibile; ma ho ascoltato. Tutt’e due erano soliti andare in esplorazione. Lei un giorno se ne andò, semplicemente. Molte specie lo fanno, diventano maligne e solitarie, come la Gente della Palude. Amichevoli e curiose da giovani, grande rishathra, poi scatta qualcosa e si ammassano, cambiano atteggiamento e vanno via nella palude. Temevo di fare come loro. L’ibridazione è rara e non sai mai cosa salta fuori.

— Hai fatto rishathra con Gente della Palude?

— Con una ragazza, finché non si è accoppiata, e dopo siamo rimasti amici. Poi lei restò incinta e se ne andò da sola per allevare i figli.

Nella foresta c’erano bassi edifici. Mascherati dagli alberi. Alberi crescevano dai tetti o a fianco di un minareto. Un enorme albero cresceva nel nucleo cavo di un anello alto due piani.

Con la coda dell’occhio Roxanny scorse ombre. Ombre d’alberi non si sarebbero mosse in quel bizzarro posto dove era sempre mezzodì. Lei fu sicura che nella foresta c’erano animali che li tenevano d’occhio.

Proserpina era veloce, saettava fra gli alberi, raccoglieva piante di varia forma e colore. — Prova questo — disse all’animale da compagnia di Luis, mettendogli fra le mani un grumo viola. Somigliava a una melanzana, ma schizzò succo rosso, una volta addentato. Hanuman vi cacciò dentro il muso.

— Ecco, ecco — disse Proserpina. Distribuì altri frutti. Il globo giallo che toccò a Roxanny era amaro. Lei lo lasciò cadere. La polpa di una manciata di bacche verdi era commestibile, ma acida intorno ai semi. Wembleth trovò di suo gusto il bordo interno di un anello giallo chiazzato (ci cacciò dentro la testa) e il grumo viola di Hanuman.

— Roxanny, questo posto è molto diverso dai vostri Mondi Globo?

— Molto.

— In cosa?

— Non sono stata qui a lungo, ho molto da vedere — disse Roxanny. Era riluttante a parlare. Prima o poi il difensore le avrebbe fatto domande alle quali non poteva rispondere. Tuttavia… non c’era niente che lei non potesse apprendere da un protettore?

Allora temporeggiò. — Abbiamo appreso un mucchio di cose, prima dell’atterraggio. Qui è sempre mezzodì. Una cosa che potrebbe far impazzire. Non vedere mai un tramonto sarebbe la fine del mondo.

— E un sistema di miniere finirebbe nel vuoto. Non è male del tutto. A volte le industrie possono usare il vuoto.

— Un anno fa abbattevate qualsiasi nave si avvicinasse al Ringworld. Perché lo facevate? Perché avete smesso di farlo?

— C’era un difensore Vampiro nel Centro Manutenzione. Era lui a sparare. Un altro ha preso il suo posto.

— E l’attuale è un periodo più tranquillo?

— No, finché voi giocate con l’antimateria, cara mia! Dovete smetterla! Potreste distruggerci tutti, voi stessi compresi. Penso che siate schizzi. Roxanny, sei trasalita.

— Davvero?

— Sei schizza? Eravate schizzi? Eravate. Come siete stati curati?

— Ho smesso di prendere quella roba! — ringhiò Roxanny.

— Roba?

— La ARM soleva reclutare schizzi per i gradini più bassi. Abbiamo cercato di eliminare quel tratto genetico, perciò è difficile trovare un vero schizzo, ma esistono prodotti biochimici in grado di imitare lo stato schizzo. Vedi cose, pensi cose, senti voci che un cittadino mai si sogna. Ho preso la roba durante l’addestramento. Posso farmi un buco durante una missione, facilita le cose, ma cerco di tenermene alla larga. Non sono schizza, Proserpina. I miei geni sono puliti. — Serrò le labbra. Erano faccende molto più personali di quanto non avesse avuto intenzione di rivelare.

— Gradini più bassi? Quelli dei gradini più alti diventano schizzi? No, lascia perdere. I guerrieri come te hanno figli, Roxanny?

— No. Non posso averne. Ho fatto le iniezioni.

Proserpina la fissò. Poi si girò a raccogliere altra frutta. — Darò da mangiare al ferito — disse. — Mangiate. Esplorate. Divertitevi. — Con un gesto vago indicò la foresta e gli edifici nascosti. — Il torrente è da quella parte. Seguitelo per tornare. Presto parleremo.

Roxanny la guardò allontanarsi. Si chiese se davvero era libera di esplorare senza nessuno che la controllasse. La prospettiva era terrificante e irresistibile. Si trovava nel Giardino dell’Eden. Lì camminava Dio. Per il resto non c’era niente di pericoloso.

L’edificio… Un toroide. Una sola porta, niente finestre. Un albero delle dimensioni di una sequoia, al centro, lo sollevava di due metri dalle fondamenta. Mentre Roxanny esitava, Wembleth spiccò un balzo per raggiungere la soglia, si tirò su ed entrò. Roxanny attese un attimo, poi lo seguì. Rimpianse di non avere armi migliori della pistola ad aghi nascosta all’altezza delle reni. Percorse lentamente il locale, una stanza a tubo, inclinata di qualche grado. Non trovò niente che valesse la pena di guardare o di rubare. Sul pavimento c’era uno spesso strato di terriccio e di foglie marce. Nessuna fonte di luce, a parte il tetto trasparente. Niente servizi. Niente gabinetti.

Roxanny si rivolse a Wembleth. — Conosci questo tipo d’edificio?

— Costruzione Vashneesht. Molto vecchia. I muri non possono essere danneggiati, ma il vento di molte generazioni ha arrotondato gli angoli. Credo fosse abitato dai servi dei Vashneesht. Guarda, questo era un letto.

Lo strato di foglie marce? Lei era abituata alle piastre fluttuanti.

L’edificio seguente pareva una stazione di pompaggio annidata in una foresta di tubi. E quello era, ma conteneva anche gabinetti, una enorme vasca da bagno e mucchietti di polvere che un tempo erano stati asciugamani. Wembleth capì: conosceva mezzi più primitivi per usare rifiuti come fertilizzanti. Acque di scolo e di lavaggio fluivano in un sistema di spruzzatori, alimentato dal soffitto, dalla luce del sole convertita. Roxanny e Wembleth persero un’ora a fare il bagno e poi a esaminare il sistema. La cosa degna di nota era che funzionava ancora.

Roxanny guidò gli altri lungo il torrente, in direzione del flusso dei quadrati delle ombre, contro spin. Giunsero a un’ampia spiaggia di sabbia bianca. Enormi frangenti giungevano di continuo da un oceano infinito. Roxanny provò gli occhiali ingranditori. Sapeva che cosa avrebbe dovuto vedere, ma l’orizzonte era una linea di foschia: gli occhiali si limitavano a ingrandirla o a raccogliere correnti di calore. Aveva già scrutato centinaia di miglia solamente per scorgere subcontinenti che appartenevano alla stessa piccola mappa. Quanto tempo avrebbe impiegato ad abituarsi alla scala del Ringworld?

Avrebbe avuto una visuale migliore dal tetto dell’arcologia, ma non era una distanza da passeggiata.

Proserpina si soffermò al limitare del giardino quanto bastava per dare istruzioni ai servitori. Non dovevano farsi vedere dagli alieni. Non dovevano interferire con gli alieni. Non dovevano impedire agli alieni l’accesso agli edifici di Penultimo da lungo tempo abbandonati.

Hanuman mangiava e la guardava dall’alto di un albero. Con un gesto Proserpina gli disse di scendere.

— Di chi sei al servizio? — gli chiese.

Il brachiatore rispose con una frase musicale, poi la tradusse in interlingua. — Armonista. Deriva da un?, delle varietà di Notturni. Non sono autorizzato a rivelare i suoi segreti.

— Perché nascondi agli ARM la tua natura? Perché dovrei nasconderla anch’io?

— Una nave della ARM è esplosa tre giorni fa. Ha provocato nel pavimento del mondo un foro che ci avrebbe distrutti. — Descrisse la locazione, con frasi rapide e precise. — Armonista l’ha riparato…

— Come?

— Segreto. Ma i suoi mezzi sono limitati. Un altro evento simile porrebbe fine a tutto. Tu e Armonista e io abbiamo questo in comune. Tenere lontano dal mondo le navi della ARM è la nostra unica speranza. Anche gli Kzinti vanno tenuti lontano. I burattinai ci dominerebbero per renderci affidabili. Renderebbero il Ringworld sicuro, fino a un punto al di là dell’abitabilità. Chissà cosa potrebbero fare gli Esterni. Ci sono altre fazioni. Interroga la detec Gauthier o esamina una qualsiasi libreria della ARM. Parlare loro dei difensori potrebbe spaventarli a morte. Ricompensare con dati preziosi gli invasori…

— Basta chiacchiere, ho capito. E Luis Tamasan?

— Quali fonti hai esaminato?

— Esaminare è esagerato. Ho avuto solo il tempo di dare un’occhiata alle librerie della Gray Nurse e della Hot Needle.

— Cerca “Louis Wu”.

— La Gray Nurse ha il suo rapporto alle Nazioni Unite a seguito della spedizione della Lying Bastard. Anch’io dovrei tenere segreta la sua identità?

— Fa’ come credi. Louis gioca un frivolo gioco di dominanza amorosa con la donna della ARM.

— Stet, per il momento lasceremo tutto come sta.

— Cos’è questo posto? Il mio gregge è in pericolo?

— No, ma tienilo d’occhio, se vuoi. Questo era il dominio di un ribelle, Penultimo. Sarai al mio servizio?

— No. — Risposta chiara, senza esitazione.

— Voglio parlare con Armonista. Come posso fare?

— Dimmi cosa vuoi dirgli. Dammi un veicolo.

— Ho la storia di questa struttura e dei suoi reggenti. Per fare uno scambio. Il Centro Manutenzione non è l’unico segreto del Ringworld. Osi impedire che Armonista abbia le mie conoscenze?

— No. Armonista è più intelligente di te e di me, ma non può agire se non ha dati.

— Dove si trova?

— Lontano, su nell’arco.

— Sei venuto a indagare l’esplosione di antimateria. Hai abbandonato il tuo veicolo, quando la nave della ARM ti ha preso. — Hanuman non reagì. Proserpina continuò: — Non hai un mezzo di trasporto. Io ho solo questa nave magnetica. Costruirne un’altra ci ritarderebbe di giorni. Abbiamo tempo?

— Devo guidarti da Armonista.

Proserpina rifletté. Poteva trovare il modo di proteggere se stessa? O era tempo di morire, se Armonista così avesse deciso?

— Prima di tutto metterò al sicuro le cose qui — disse. — Aspetta fino a domani sera.

Louis Wu non era infelice. Si godeva un lungo riposo, disteso nella scatola di rianimazione. Nessuno s’aspettava niente da lui. Fossero gli altri a vedersela con la Guerra Periferica, i serbatoi di combustibile ad antimateria, il balletto di difensori. Lui sonnecchiava, rifletteva, sonnecchiava…

E si addormentò. O fu addormentato. Si svegliò sotto alti alberi scuri. Vide che il pesante automed della ARM non era più agganciato alla nave pesce luna. E che il jolly incombeva su di lui. Cercò di non sgomentarsi perché lei era tornata da sola. Di sicuro Hanuman era con gli altri: li avrebbe difesi.

Lei chiese: — Stai bene?

— Controlla i dati — replicò.

Lei lo prese alla lettera. — Sei in via di guarigione. Ricevi nutrimento e calmanti. — Diede un colpetto a uno schermo. — Non avresti simili input se non avessi ferite interne. Non ancora guarite. Questa miscela pare ottenuta da radici dell’albero-di-vita o da un analogo sintetico, ma la macchina non te la somministra.

— Davvero? Albero-di-vita? La roba che…

— Qui, questo tubicino.

Louis cercò di mettersi a sedere. — Non riesco a vederlo.

Lei tracciò un segno nell’aria. Louis riconobbe il simbolo, un marchio vecchio cinquecento anni. — Droga di vita.

— Intesa per rimettere a nuovo un corpo di riproduttore imbellettato dall’età. E tu non ne hai bisogno. Sei un vecchio reso giovane. La droga di vita è uno dei segreti di Armonista?

Louis rimase sorpreso. — No. Potrebbe essere un segreto della ARM. — Da bambino gli era stato detto che la droga di vita era stata creata mediante ingegneria genetica su un’erba infestante. Ora fu colpito dal fatto che il trattamento di longevità era stato introdotto, cambiando per sempre la natura umana, circa duemila anni dopo che una nave aliena era giunta nel sistema di Sol. Poteva quadrare.

— Sei fertile. Lo sento dall’odore. Roxanny parlava di iniezioni per inibire la fertilità delle persone.

Louis sorrise. Come avrebbe potuto capire, un difensore asessuato?

— Correvo dietro a una donna, Paula Cherenkov — disse poi. — Sapevo che voleva avere figli. Avevo l’abitudine di svignarmela dallo spazio umano, di tanto in tanto. Pensavo sempre che avrei contrabbandato qualcosa un giorno o l’altro… e invece no. Stavolta andai su Jinx. Alcuni mondi la pensano come chi non ha mai visto lo spazio, quando si tratta di esplosione demografica. Jinx, no. Se hanno bisogno di altro spazio, espandono le regioni terraformate. Su Jinx ottenni che mi annullassero la vasectomia e mi ricollegassero il vas deferens. Poi Paula lasciò la Terra perché voleva una famiglia numerosa. Qualche anno più tardi portai nello spazio conosciuto una nuova specie intelligente. Le NU volevano darmi un diritto di nascita per avere scoperto i Trinoc e la carica di ambasciatore presso di loro. I medici sì aspettavano di riparare ciò che in realtà era già stato riparato. Nessus mi presentò la sua offerta e andai sul Ringworld.

Proserpina posò le mani sul ventre di Louis e tastò qua e là. Premette sull’anca sinistra. — Vecchio danno all’intestino?

— Già.

— Non ce n’è quasi traccia. Questa costola fluttuante ha subito una frattura di recente…

— Ahia!

Mani nodose come noci palparono le insensibili anche, poi corsero giù lungo le gambe. — Sei fratture, forse di più, tutte a sinistra. Non importa, guariranno tutte insieme. Fra quattro giorni potrai camminare, fra sette potrai correre. Vuoi provare cibi solidi?

— Quello va bene — disse Louis. — Ce l’hanno dato gli Hinsh. — Lei spezzò un frutto giallo grande come un melone, glielo diede da mangiare e ne mangiò qualche pezzo.

— Chi sei? — chiese Louis.

— Il difensore più vecchio, l’ultimo dei ribelli — rispose lei. — Dimmi chi sei tu. La donna non lo sa. Non ha neppure percepito Hanuman. Cosa pensa che lui sia?

— Le abbiamo lasciato credere che sia una scimmia addomesticata. Lei pensa che io sia il figlio di un ARM abbandonato qui. Non potremmo lasciare che continui a crederlo? Roxanny è una detective della ARM. Ci sono cose che dovrebbe ignorare.

— La ARM è una delle fazioni…

— Amalgamated Regional Militia, la polizia delle Nazioni Unite della Terra, da ottocento anni a ora. Ci sono alcune centinaia di navi della ARM nella Guerra Periferica. Quanto ne sai, Proserpina? Ti sei inserita nei sistemi informatici della Hot Needle?

— Già. La civiltà dei burattinai è molto affascinante. Mi ci potrei perdere. Tuttavia Ultimo ha un’estesa documentazione della civiltà umana. Conosci il nome Proserpina?

— La moglie di Plutone, regina dell’Inferno. Mitologia greca. Questo per te è l’Inferno?

— In senso lato. Parlami di Armonista.

— Non ancora. Voglio sapere di te. Chi sei?

Ebbe l’impressione che sogghignasse. — I suggerimenti dei tuoi muscoli non sono facili da leggere, così disteso sulla schiena, anche e gambe inerti e il resto agganciato a pompe e sensori. Eppure percepisco un senso di proprietà. Possiedi Armonista?

Louis rise. — Lui crede di possedere me.

— Tu non condividi, ma non lo odi. Ti libereresti, se potessi. Servirai me? No. Per un periodo, allora? Forse, se mi conoscessi meglio? Non sono incline e scatti di furia o di attività frenetica o di megalomania. Non succhio sangue, anche se hai servito un vampiro. Sono stata passiva per milioni di falan, mentre il resto della mia specie si consumava. Certo, devi prima conoscermi, se abbiamo tempo. La mia storia è complessa. Ho collaborato a costruire il Ringworld.

— Questa l’ho già sentita — replicò Louis.

— Da un riproduttore sbruffone? Ormai ce ne sono di tutti i tipi, no? I miei telescopi non penetrano bene l’atmosfera e non oso viaggiare per vedere di più, ma ho avuto a che fare con le specie delle montagne di drenaggio. Louis o Luis, io sono quella vera. Ho rotto promesse prima del termine dei lavori, terminati perciò senza di me, ma credo di essere l’ultima costruttrice. Ti piacerebbe riavere le gambe?

Chissà cosa intendeva, si chiese Louis. Proserpina si chinò su di lui, protese la mano. Louis sentì un’ondata di dolore.

— Puoi sopportarlo? È meglio, se sei cosciente.

— È micidiale — ansimò Louis.

— Ora dimezzo l’immissione… — (Il dolore diminuì.) — e modifico un poco il tuo equilibrio chimico. — Il dolore si attenuò ancora. — Ecco. Hai voglia di urinare e andare di corpo? L’automed è equipaggiato per prendersene cura.

— In privato, per favore.

— Stet. - Gli girò le spalle. — Poi mi parlerai delle popolazioni del Ringworld. Chi hai incontrato? Che aspetto hanno? Ho il diritto. I nostri figli divennero i loro antenati.

Louis prese in considerazione l’idea di mantenere il silenzio. Non era nella sua natura. In ogni caso, non poteva nascondere niente a un difensore. Si domandò se Proserpina non avesse immesso nella flebo le droghe della verità della ARM. Ma il nido dei vampiri non era un segreto che andasse mantenuto. Era una buona storia. I riproduttori, ominidi del Ringworld, si erano evoluti altrove in uno spazio ecologico occupato da pipistrelli vampiri. Louis Wu aveva interferito con le condizioni atmosferiche su un’area vasta come un pianeta. Aveva buone intenzioni (aveva rovinato l’ambiente ad alcune piante pericolose) ma negli anni successivi i vampiri si erano trasferiti sotto il ponte di nubi permanenti stabilito da lui e si erano impadroniti di un parco industriale galleggiante.

Era accaduto molto lontano nell’arco del Ringworld rispetto alla zona dove lui abitava con una specie di Tessitori. Lui aveva osservato mediante l’occhio-rete di Ultimo. Descrisse a Proserpina il congegno e il villaggio di Tessitori e con i ricordi andò ancora più indietro. Edifici galleggianti raccolti a formare una città e la coltivazione nell’ombra sottostante che produceva centinaia di specie di funghi. Il Ringworld scivolato fuori centro, fin quasi a sfiorare il sole. Indietro e indietro, fino a raccontare adesso come era giunto sul Ringworld, attirato in una spedizione per esplorare qualcosa di strano al di là dei mondi che conosceva.

Proserpina sapeva quali domande fare, quando restare in silenzio, quando interromperlo e dargli da mangiare. — Questa macchina produce anche un liquido nutritivo. Ne vuoi?

Louis lo assaggiò. Era la sbobba base per i soldati feriti. — Non male.

— Tu mangi anche carne, vero? Di animali appena uccisi? Domani andrò a caccia e ti porterò un assaggio. Io sono più saprofaga di te, credo. Come sei tornato fra le stelle? Attraverso un occhio di ciclone?

— Una cosa del genere.

Le parlò di Halrloprillalar, la donna dei Costruttori che sosteneva che la sua specie aveva costruito il Ringworld. — Mi prendeva in giro, ma a momenti realizzava il contrario. Lei e la sua specie rischiarono di distruggerlo.

— Come?

— Smontarono i jet di assetto sul bordo del muro e li aggiunsero alla loro nave spaziale. Proserpina, perché non sei intervenuta?

Faccia da poker. — Facemmo in modo che i jet d’assetto fossero facilmente smontabili per poterli sostituire. Ci aspettavamo che si consumassero con il tempo. Accadde durante la Guerra Periferica?

— No, prima.

— Ne parleremo ancora. Quando iniziò la Guerra Periferica?

— Tanj, non lo so. Le prime navi potrebbero avere preceduto di un centinaio di falan l’arrivo di Ultimo. Hai rubato la libreria della Gray Nurse, no? L’hai fatta scorrere? Guarda se c’è metraggio sull’arrivo della Hot Needle.

— Vado a guardare.

— Controlla gli altri, ti spiace? — le gridò dietro Louis.

— Qui sono al sicuro, comunque darò un’occhiata. Dormi.

Era notte e lui aveva parlato tanto da avere la voce roca. Si addormentò.

Quando si svegliò, trovò Roxanny e Wembleth addormentati sul rivestimento di plastica. Non li disturbò. Un’ora dopo i due si svegliarono, trovarono la provvista di frutti e mangiarono. Roxanny lo imboccò delicatamente. Forse aveva allevato un figlio, un tempo. Lei e Wembleth avevano trascorso la giornata precedente a esplorare in giro, mentre Louis giaceva nella scatola di rianimazione. — Sugli alberi gomito è facile arrampicarsi. Perfino sicuro, trovata una corda. Abbiamo visto un panorama meraviglioso. Tutto piatto, l’orizzonte non fa una curva per scomparire alla vista e poi avevo questi. — Occhiali ingranditori. — Luis, hai notato una grande montagna centrale, venendo qui?

— Sì, nell’entroterra.

— È tutta finestre da cima a fondo, ma solo alcune sono vere finestre panoramiche. Il resto pare uno spruzzo di lustro dappertutto. Una struttura che chiamerei arcologia, ma molto grande e costruita da militari o da paranoici. Autostrade dritte, con torri alla fine, meravigliosi campi di fuoco. Grosse piattaforme per atterraggio di elicotteri. Non ho visto cannoni, ho visto solo dove dovrebbero essere montati. C’è solo quell’unico, enorme palazzo. Sul resto dell’isola… continuo a chiamarla isola solo perché posso vederne tanto, anche se la maggior parte si rimpicciolisce in quella che pare nebbia. Continente. Gli edifici vicini sono ridotti all’essenziale e più in là non c’è niente di grande. Wembleth pensa che sia tutta edilizia abitativa per riproduttori, Homo habilis. Non ne abbiamo visti, potrebbero essere estinti, ma Luis, se questa era la casa di un difensore, dovrebbero esserci difese e laboratori di ricerca e librerie, no?

— Be’, c’è l’arcologia — rispose Louis.

Roxanny rise. — Sai, almeno, cosa significa arcologia?

— Una grande costruzione.

— Be’… sì. Non credo che lei la usi. Il proprietario precedente l’ha abbandonata. Penso che Proserpina abbia una base, forse nei piccoli continenti, forse in un’altra Mappa. Non ci avrebbe lasciati liberi dove lavora. Questo posto è… ricordi che l’ho definito giardino? Immagina di dover mutare tutta la Terra in un giardino. La Terra è un’ecologia chiusa, ma cambia. Si lascia trasportare dagli eventi. — Lo fissò negli occhi, per vedere se capiva. — I giardinieri non amano le erbacce. Farebbero qualcosa per i deserti, non si preoccuperebbero delle tundre perché non c’è inverno, tuttavia forse dovrebbero controllare le condizioni atmosferiche.

— Le intemperie sono caotiche — disse Louis. — Impossibili da controllare.

— E se avessi a disposizione enormi masse d’aria? Un’area pari a mille terre, senza schemi ciclonici a rovinare tutto, perché non ti trovi su un globo in rotazione. Le masse d’aria non si muoverebbero velocemente…

Louis rise. — Stet. Forse.

— In realtà non vedremo altre mappe — disse Roxanny, a un tratto depressa. — Niente barche per gli ospiti. Cosa ne pensi, Luis? Un intero supercontinente come giardino e i riproduttori sono parte integrante del giardino. Difese sulle isole. Telescopi e impianti di ricerca. Miniere… non avete miniere sul Ringworld, giusto?

— Se si possono raggiungere le montagne di drenaggio — disse Louis. — I materiali potrebbero depositarsi in strati a seconda della densità. Altrimenti, niente diritti d’estrazione. Se scavi per trovare petrolio, raggiungi lo scrith e poi il vuoto.

— Proserpina può raggiungere le montagne di drenaggio.

Louis si strinse nelle spalle. — Non posso aiutarti a esplorare. Sii prudente. Ogni cultura ha favole su qualcuno che trova qualcosa che non avrebbe dovuto trovare.

— Ma anche così, mi piacerebbe entrare in quell’edificio.

Dopo colazione, Wembleth e Roxanny uscirono di nuovo.

Proserpina tornò a mezzodì. — Cosa sono i dischi passatoio?

— Dove li hai trovati?

— Nel tuo rapporto alla ARM, Louis Wu. Non dicevi abbastanza. E se io dovessi fare dischi passatoio? Il difensore Ghoul li fa?

— Prima tu. Come stanno i miei compagni?

— Esplorano. Hanuman è andato via da solo. Wembleth e Roxanny sono insieme. Impareranno poco, qui. Ci viveva l’ultimo ribelle. Mi sono presa cura del suo habitat, ma il palazzo di Penultimo è pieno di trappole. Non ci metto piede.

Sollevò un daino in miniatura che pesava quasi quanto lei. La testa dell’animale ciondolò per il collo rotto. Grossi insetti ronzarono intorno. — Io stessa uso come cibo questo animale. Puoi mangiarlo?

— Forse…

— Trattarlo con il calore?

— Già. Ripulire la cavità corporale. Posso…

— Puoi esercitare la parte superiore del corpo, ma per il resto devi stare a riposo. Le tue ossa sono unite, ma devono saldarsi. Cucinerò io. Posso cercare come si fa.

Profumi di barbecue gli misero fame. Nel giro di un’ora Proserpina tornò con la carcassa arrostita. Staccò per lui pezzi di carne. Louis trovò piacevole avere chi lo serviva a tavola.

— “Ma sempre alle mie spalle odo gli alati passi del Tempo farsi rapidamente più vicini” — disse Proserpina. — No, mangia. Devo sapere quanto è urgente la faccenda della Guerra Periferica. Armonista la tiene sotto controllo?

— Più o meno.

— Mangia. Più oppure meno? — Si accigliò per ciò che gli lesse in viso. — Meno. Hanuman mi ha parlato dell’esplosione che ha provocato un buco nello spazio. L’ho vista da lontano e ho capito di dover intervenire. Antimateria. Avrebbe potuto distruggere ogni forma di vita? Armonista l’ha davvero evitato?

— Sì.

— Tu cos’hai visto?

— Wembleth e Roxanny ne mangerebbero volentieri un poco — disse Louis, evitando di rispondere.

Il difensore incrociò il suo sguardo per qualche istante. — Li porterò qui — disse poi. Gli lasciò a portata di mano una grossa fetta di carne e se ne andò.

Tornarono quando la luce del giorno impallidiva. Proserpina e gli altri cucinarono fuori il pranzo. Louis sentì odore di fumo di legna e di carne arrosto. Roxanny gli portò anche verdure, piantine ricche di foglie verdi e gialle e tuberi arrostiti. Proserpina stava diventando un’abile cuoca. Pranzò con loro, però mangiò carne e tuberi crudi.

Al termine del pranzo disse: — Voglio la vostra fiducia. — Li guardò negli occhi, lasciando perdere Hanuman, come se lo considerasse uno stupido animale. — Wembleth, Roxanny, Luis, sareste pazzi a fidarvi di me sapendo solo ciò che sapete.

— Raccontaci una storia — disse Louis. Notò che Proserpina manteneva i segreti di Hanuman, di lui e forse anche di Roxanny. Non c’era alcuna ragione per fidarsi di lei e tutte le ragioni per ascoltarla.

— Questi eventi si sono verificati vicino al nucleo galattico. Noi che tenevamo il nostro mondo eravamo da dieci a cento milioni di difensori della specie Pak. Il numero variava esageratamente nella interminabile guerra. Qualcosa come più di quattro milioni di falan fa… ho un po’ perduto il conto del tempo… diecimila di noi costruirono una nave trasporto truppe e alcuni ricognitori da combattimento. Ottant’anni dopo, seicento furono lasciati a pilotarli. — Parlava lentamente, richiamando antichi ricordi. L’interlingua era flessibile, ma non ideata per quei concetti.

— Questo territorio è una buona mappa del pianeta Pak — riprese Proserpina. — Avete visto la sagoma? Cerchi ovunque. Crateri d’esplosione, nuovi e antichi, di un’infinita varietà di armi. Le mappe erano identiche, quando le abbiamo costruite, ma da allora sono cambiate. Sul pianeta Pak e qui abbiamo combattuto per qualsiasi vantaggio utile alla nostra linea di sangue. Luis, cosa c’è?

— Be’, è strano — disse Louis Wu. — Un solo pianeta, ripetuto e ripetuto? Il pianeta Pak era nel nucleo galattico, Uno spazio imbottito di stelle. Siete venuti qui, in un solo balzo di trentamila anni luce. Perché non avete usato pianeti più vicini?

— Sì, i nostri pianeti erano più ravvicinati dei vostri. Spazio infinito, bramato infinitamente. Non vedevamo modo di raggiungerli in una nave che trasportasse riproduttori, perché avremmo combattuto per assicurare loro un vantaggio. Se avessimo risolto il problema, ne avremmo dovuto affrontare un altro. Sarebbero occorse migliaia d’anni per dare nuova forma a ogni pianeta. Prima di terminare il lavoro, ogni pianeta sarebbe stato strappato da eserciti di altri difensori. Era già accaduto, potevamo vederlo. I pianeti vicino a Pak erano sagomati secondo l’ideale Pak e poi ridotti a distese desolate e sterili molto prima che io nascessi. Non vedevamo modo di prenderci altri pianeti, a meno di cambiare le circostanze che davano forma a noi.

“Proprio questo abbiamo fatto, noi seicento. Per prima cosa rinunciammo ai pianeti vicini. Se un’altra nave poteva raggiungerci, il pianeta era troppo vicino. Trovammo documenti di un viaggio nei bracci galattici, un percorso già sperimentato da una precedente nave coloniale. La colonia fu un fallimento, ma non era stato un pericolo imprevisto a impedirle di raggiungere il pianeta prefisso.

“Allora ci segregammo dai nostri riproduttori. Ospitammo questi ultimi in un cilindro dalla topografia simile e un territorio avvolgente. Vi sarebbe cresciuto il loro cibo, ci sarebbe stata acqua e aria e riciclaggio di rifiuti, una ecologia bloccata. Feromoni emessi dall’habitat dei riproduttori non avrebbero raggiunto il complesso di controllo di volo. I riproduttori non dovevano amarci; dovevano restare all’oscuro della nostra esistenza. Un difensore che violasse la regola sarebbe stato ucciso.

“Naturalmente era attiva la selezione naturale. Molti riproduttori sarebbero morti, e morirono, senza la compagnia dei difensori. — Li guardò negli occhi. — Perfino ora, dopo un’evoluzione di quattro milioni di falan, voi dei Mondi Globo non avete bisogno a volte della compagnia di qualcuno più grande di voi?”

— No — rispose Roxanny.

— Trovo documenti di decine e decine di religioni.

— Le abbiamo superate — replicò Roxanny.

Proserpina tacque un attimo. — Be’ — disse — molti riproduttori morirono per mancanza della nostra compagnia, ma il numero decrebbe a ogni generazione. D’altra parte molti difensori trovarono che dovevamo odorare o toccare i nostri stessi simili. Molti trovarono il modo di entrare nell’habitat dei riproduttori e, scoperti, morirono. Altri smisero di mangiare. Nel primo migliaio d’anni ci riducemmo alla metà. Sostituire i mancanti con elementi riproduttori era rischioso. La selezione naturale esigeva il suo tributo.

“Ciò che emerse alla fine di 350.000 falan di viaggio fu una razza che può vivere senza avere di continuo nelle narici l’odore della nostra stessa linea di sangue.

“Deviammo dal pianeta bersaglio. Lì una colonia era fallita, ma non potevamo sapere quanto malamente. Avremmo potuto trovare difensori già sul posto e la nostra nave era una fragile bolla. Pensavamo… Sì, Roxanny?”

— La Terra?

— Sì, il tuo pianeta, la Terra. Avremmo potuto avere la Terra. I vostri alberi-di-vita non crescevano giusti. I vostri difensori erano morti. I loro discendenti mutavano in molte direzioni. Non lo sapevamo. Avevo imparato poco della colonia Terra, prima che i vostri riproduttori evoluti cominciassero a lanciare onde radio fra le stelle. A quel punto…

Ammiccò e riprese. — Arrivammo nei dintorni. Trovammo mondi che potevamo prendere, ma avevamo ambizioni maggiori. Scegliemmo un sistema con un pianeta gigante gassoso molto vicino alla sua stella. Pensiamo che si sia formato molto lontano nel disco che diventò i pianeti. Poi fu attirato nel corso di miliardi di anni, mangiandosi pianeti più piccoli mentre si avvicinava. Così trovammo un sistema planetario già ripulito per la nostra comodità e la maggior parte della massa raccolta in un singolo corpo celeste, una massa quasi pari a venti volte Giove. Così costruimmo. Incontrammo difficoltà a lavorare così vicino a un sole, ma potevamo usare i campi magnetici solari per imprigionare le masse con cui lavoravamo, in particolare l’idrogeno occorrente per i motori a fusione che facevano ruotare l’anello.

“Stelle in grado di generare estesi sistemi planetari si formano in gruppi. C’erano stelle con pianeti intorno a noi dove ci fermammo e alcuni erano simili a Pak o ci andavano vicino. Identificammo quelli dove si sarebbero potuti evolvere nemici pericolosi. Raccogliemmo ecologie locali e le sistemammo in mappe dei loro pianeti.

“Non ci avvicinammo mai alla Terra, Roxanny. Eravamo spaventati. Studiammo a fondo il sistema, da molto lontano. La Mappa della Terra divenne la casa per i nostri riproduttori. Impiegammo cinquantamila falan per costruire un’ecologia sulla superficie interna del Ringworld, ma iniziammo qui, con la Mappa della Terra come banco di prova.”

— Balene — disse Louis. — Ci sono balene, nel Grande Oceano. Qualche difensore è stato di sicuro sulla Terra.

— Può essere accaduto dopo che fui isolata — disse Proserpina. — Wembleth, ti tieni alla pari, con questo? — Cambiò lingua e parlò rapidamente. Tornò all’interlingua. — Più tardi mostrerò a Wembleth mappe del cielo e diagrammi. Voi due dovreste spiegargli com’è un Mondo Globo. Roxanny, le mappe del nostro mondo sono prigioni. Sapevamo che alcuni avrebbero infranto l’unica legge. Costruimmo prima la prigione, per metterci in guardia l’un l’altro. Ogni criminale sarebbe stato isolato, con un mondo da governare e una popolazione della sua stessa specie, proprio come se ciascuno avesse conquistato il pianeta patrio Pak, ma tutto fatto ostaggio alla maggioranza. Io fui una di quelli.

— Perché?

— Oh, Roxanny. — Il linguaggio del corpo indicò impazienza e amara ironia. — Pensavamo che avremmo vinto! Undici di noi pensarono che avremmo potuto prendere il Centro Manutenzione. Avremmo selezionato i nostri discendenti su tutte le linee, con potature per mantenere dominanti i nostri tratti. In un migliaio d’anni saremmo stati salvi, anche se l’equilibrio di potere fosse cambiato, anche se una sommossa ci avesse uccisi. Pianificammo tutto in un pomeriggio e radunammo le nostre risorse, con la maggiore rapidità possibile. Anche così, fummo un po’ lenti.

“Fui confinata in una delle Mappe, non in questa. Un centinaio di individui della mia linea fu radunato e sparso in coppie per il territorio. Dovevo costruire un posto dove potessero vivere. Devo guidare di persona i riproduttori affinché a un certo punto si incontrino e si incrocino, altrimenti l’accoppiamento fra consanguinei li distruggerebbe. Mentre facevo tutto questo, il tempo trascorreva. Ero fuori del ciclo. Altri miei discendenti vivevano fra la popolazione del Ringworld e anche i loro geni erano ostaggi.”

Tacque. Louis chiese: — Quanto durò? Cosa bloccò tutto?

— Tre, quattrocentomila falan… tiro a indovinare, Luis. Wembleth, Roxanny, non capite? Nel Ringworld da noi costruito, la popolazione di riproduttori arrivò a un miliardo di miliardi. A un certo punto ci fu un caos di mutazioni. Le mutazioni sono inutili per un difensore, non hanno l’odore giusto. Luis mi chiede quando i difensori smisero di eliminare gli indesiderati dalle loro tribù e perché. Ho visto troppo poco. Non so il perché. Tiro a indovinare anche sul quando.

“Ero una prigioniera. Ho passato lunghi periodi di depressione, senza notare niente. Non mi sono mai ridotta del tutto alla fame. Quando ero me stessa, ho costruito telescopi, ma non sonde. Eravamo banditi da indagini intrusive. Con i telescopi non vedevo niente che fosse vicino, ma potevo studiare che cosa succedeva lontano nell’arco. Le meteore continuavano a essere intercettate. Si formò un occhio di ciclone; calcolai la dinamica; vidi il ciclone dissiparsi. Significava che i difensori facevano ancora riparazioni. Luis, cosa c’è?”

— Depressione. Scusa, non ti volevo interrompere…

— Come mai non noto quando vuoi parlare?

— Quei momenti di depressione, ti facevano perdere le cose? Mi pongo domande sui jet di assetto del bordo e sulla montagna Pugno-di-Dio.

— Dove si trova?

— Nei pressi dell’oceano lontano. Un enorme impatto meteorico, da sotto. Senza grandi perdite, perché il terreno fu spinto su.

— Non sarei intervenuta. È lavoro per il difensore residente.

— Ci fu una lotta per chi sarebbe divenuto difensore residente.

Roxanny e Proserpina fissarono Louis. Poi Proserpina si lamentò: — Sono stata negligente.

— I carcerieri ti hanno dato l’albero-di-vita?

— Sì, ma neutro. Un virus scatena i geni che mutano in difensore. Vive nelle radici dell’albero-di-vita. Il quale, anche neutro, continua a nutrirmi, come per qualsiasi altro difensore, ma non provoca il cambiamento nei riproduttori. Che cosa ti ha spinto a chiedere, Luis?

— Solo un pensiero. — Per quanto ne sapeva, l’albero-di-vita cresceva solo nel Centro Manutenzione. Pareva che nelle altre zone si fosse estinto. — È facile liberarsi del virus difensore?

— Sì.

— Ma tu ne hai avuto ancora?

— Come lo sai? Sì, l’ho filtrato dall’aria, quando divenne abbastanza denso e si fu diffuso abbastanza lontano, quattrocentomila falan dopo la creazione. Ho prodotto una coltura del virus, facendolo sviluppare in mie piante. Creai allora alcuni servitori, non tanti da richiamare l’attenzione, e li mandai in missioni. Ma si rivoltarono e fui costretta a ucciderli, Luis; e quando riprovai, non funzionò. Le mie piante erano di nuovo neutre. Non so in quale modo. E nell’aria non c’era più il virus. Stasera avete mangiato l’albero-di-vita.

Roxanny ansimò. Louis deglutì a vuoto. — Sapeva di patata dolce. Roxanny, probabilmente era davvero patata dolce. Quando avvenne ciò che hai raccontato, Proserpina?

— Più di un milione di falan dopo la creazione. Tu sai cos’è accaduto, vero, Luis? Dimmelo.

Louis scosse la testa. — I difensori sono svaniti. Non so altro.

— Ora capisco — disse Proserpina. — Negli ultimi due milioni di falan le specie si sono differenziate all’estremo. Vedo come la tua specie ha deviato, Roxanny, sotto pressioni che favoriscono intelligenza, pelle glabra, capacità di nuoto e corsa su due gambe. I miei telescopi possono osservare le montagne di drenaggio. Le ho visitate, quando osavo, quando ero sicura di essere l’ultimo protettore in quei territori.

“La loro gente si scinde in specie incompatibili sotto condizioni quasi identiche. Ho messo sotto controllo la rete di comunicazione con eliografi creata dai Notturni. Divorano i cadaveri, no? E hanno intelligenza pari ai riproduttori! Un difensore semi-intelligente ha governato il Centro Manutenzione per moltissimo tempo. Non saprei nemmeno quante altre variazioni ci siano.”

— Migliaia — disse Roxanny.

— Ma nella Mappa della Terra non c’è spazio perché mutazioni si stabiliscano e si modifichino l’un l’altra nell’estraneità. I miei servi hanno sistemato i miei riproduttori fra i Pak della Mappa della Terra. Lì la mia linea di sangue può fiorire. Luis, che cosa nascondi?

— Scusa.

Proserpina si stagliò su di lui, piccola e pericolosa. — Parlami.

Prono nella bara, Louis rispose: — Ho un amico nella Mappa della Terra. Voglio che sia difeso.

— Armonista non lascerà che un altro difensore stia vicino alla Mappa della Terra. Non sono sopravvissuta, io, sfidando il difensore residente. Cosa nascondi?

Intervenne Roxanny. — Nella Mappa della Terra ci sono Kzinti. L’ha detto lui. Il suo amico Accolito proviene da lì.

— Kzinti arcaici — disse Louis. — Diversi dagli eserciti della Guerra Periferica. Hanno attraversato il Grande Oceano e stabilito una colonia nella Mappa della Terra, neanche tanto tempo fa.

— Mentre ero in depressione — intervenne Proserpina. — Ho lasciato troppo al residente. Stet. Indagherò sugli Kzinti, arcaici e moderni. Forse possiamo trattare. Ma devo confrontare il residente. Stanotte devo andare via. Devo occuparmi di Armonista, in un modo o nell’altro. Forse starò via alcuni giorni. Detec Gauthier, devi badare a Luis. Luis, posso restituirti la sensibilità?

— Prova — rispose Louis. Quando giunse il dolore, si domandò se Proserpina volesse vendicarsi del latore di cattive notizie. Ma era solo un dolore sordo, anche se andava dall’anca al tallone.

— Prova a muoverti, se ti senti, ma con cautela. Non staccare niente. — Accarezzò sulla testa l’arboricolo. — Piccolo Hanuman, ti piacerebbe venire con me?

Hanuman ci pensò un attimo, poi le saltò in braccio.

Proserpina guardò gli altri. — Pongo solo un divieto. Potete andare liberamente dove più vi piace, escluso il grande edificio a favore di spin e a tribordo, nonché il continente più vicino contro spin. Sono sicura che in quell’edificio ci sono trappole esplosive. Io stessa non ho osato entrarvi. Il piccolo continente è quello dove Penultimo teneva specie pericolose di Pak. L’analogo di lupi, tigri, pidocchi, zanzare, cactus spinosi e funghi velenosi, piante e creature che non volevamo fra i nostri riproduttori. Per la maggior parte erano estinte, quando lasciammo le stelle del nucleo, ma ne abbiamo salvate alcune. Potremmo averle liberate, sapendo che i nostri riproduttori si sarebbero evoluti nelle proprie nicchie ecologiche.

Si girò e se ne andò, in silenzio e con disinvoltura, e parve un fantasma che si fosse dissolto.

16. Incontro di menti

Gli avrebbe permesso di volare, pensò Hanuman. Si preparò. Vide che il sedile non era adatto per lui e lo sagomò opportunamente. Proserpina lo osservò.

Entrarono nella foresta per raccogliere una provvista di frutta. Rapida come il fulmine, Proserpina afferrò da un cespuglio un animale simile a una donnola e gli spezzò il collo. Lo gettò a bordo, insieme con la frutta e l’acqua.

Si accomodò su un sedile a ferro di cavallo e improvvisò una rete di protezione. Hanuman studiò per alcuni secondi l’anello di spie luminose e di comandi, prima di osare toccarli. Avevano un aspetto quasi casuale: si adattavano dovunque ci fosse qualcosa di nuovo che andava monitorato.

Il veicolo era tutto diverso da un aeroplano.

Rilassata in poltrona, Proserpina lo osservò decollare e planare e roteare e precipitare fin quasi a fracassare un albero minareto, alzarsi troppo rapidamente, rallentare finché il tremito indotto dal vento non smise, poi sollevarsi con calma nel vuoto dove avrebbe potuto raggiungere una certa velocità. Il veicolo magnetico era meraviglioso come tutte le navi di Armonista. Il motore era il pavimento stesso del Ringworld, alimentato dalla luce solare che colpiva miliardi di miliardi di quadrati delle ombre. Navigando le linee di forza magnetica, si muoveva non come un aereo, ma come un sottomarino. Non tutti i comandi riguardavano il volo. Hanuman rimase in alto un po’ di tempo, prima di rischiare manovre bizzarre. Proserpina guardò, senza interferire, Hanuman che sfruttava i campi magnetici sotto il territorio. Il terreno si alzava e mutava. Nella scia del veicolo, un torrente iniziò a cambiare il proprio corso.

Hanuman aveva visto Armonista sfruttare forze analoghe in un posto di comando nel Centro Manutenzione. Quello non era un semplice veicolo spaziale, era un intero sistema difensivo del Ringworld.

Guidati dalla nave magnetica, i cavi di superconduttore sotto il terreno potevano attirare, respingere o deviare qualsiasi oggetto metallico: meteoriti, navi e missili stranieri, perfino un’occasionale tempesta solare o una letale ondata di raggi cosmici. Forse Hanuman era abbastanza bravo da orchestrare una simile difesa. Aveva osservato Armonista al lavoro.

Il terreno sotto Hanuman era solo una maschera del vuoto. Saperlo nell’intimo, vederlo nella parte inferiore del Ringworld (creste che erano canyon e letti di fiume, grinze che erano catene montuose) aveva quasi distrutto il difensore appena creato. Hanuman non si era mai abituato. Solo ora cominciò a sentire d’essere il padrone di se stesso. Non contando la presenza di un difensore più grande. Proserpina era più grande di lui. Come riproduttore, si era evoluta maggiormente verso l’intelligenza e il virus dell’albero-di-vita aveva operato su un cervello di dimensioni maggiori. Proserpina aveva anche più esperienza. Ma Armonista era più brillante di lei.

Lasciarlo pilotare era un’esca. Hanuman lo capiva fin troppo bene. Sapeva pure di rivelare segreti a ogni mossa. Era un pilota bravo e sacrificabile. Che cosa aveva pilotato? E Proserpina quanto aveva visto? Quanto sapeva già? Se ne stava seduta e osservava.

Hanuman sorvolò territori erosi e spogli e in parte nascosti da strati di nubi. Vide che il foro si era chiuso, ma che l’atmosfera non aveva ancora riempito il vuoto parziale. — Tutta l’aria del Ringworld sarebbe finita fra le stelle — disse a Proserpina. — Armonista l’ha impedito.

— Come?

— Non posso dirlo.

— Va già bene che abbia trovato il modo. Come sei venuto qui? Non ho visto navi abbastanza grandi per i miei apparecchi di rilevamento.

— Non posso dirlo.

— Dischi passatoio. Louis Wu li ha descritti per la ARM. Dobbiamo trovarne uno. Mostrami quel relitto.

Hanuman sfiorò il grande pallone sgonfio, il tappo antimeteore di Armonista (anche se non l’avesse aiutata, Proserpina l’avrebbe trovato comunque) poi rimase sospeso sopra i resti distrutti di una tenda pressurizzata della ARM. — Scendo?

— Sì.

Indossarono tute pressurizzate e camminarono fra i rottami. Hanuman non vide ragione per non rispondere alle domande di Proserpina. Ciò che lei chiedeva non rivelava molto dei suoi pensieri e dei suoi scopi, anche se Proserpina apprendeva più di quanto non apprendesse lui.

Ancorarono alla griglia di carico il pesante modulo cucina della ARM e decollarono di nuovo.

Il campo di battaglia era stato messo in disordine. Proserpina lo attraversò, osservando prima e chiedendo poi. Hanuman cercò di vedere ciò che lei vedeva. La sacca sonica non aveva lasciato missili spiaccicati né segni di bruciature. C’era la chiazza coperta di formiche dove Claus era morto. Impronte di zoccoli, segno del passaggio di una mandria in corsa. Impronte di grandi mani e piedi: animali che si cibavano di carogne erano stati richiamati dall’odore del sangue e non avevano trovato niente. La navetta della ARM aveva portato via il cadavere di Claus. L’aviobici era capovolta e intorno e sopra c’erano impronte: i Ghoul avevano provato a usarla per volare, ma i blocchi di Armonista avevano resistito.

Hanuman disse: — Armonista è più intelligente di te. Perché non lasciarlo fare? Tu l’hai fatto per secoli.

— Non sono ancora soddisfatta della sua idoneità. Devo parlargli.

L’aviobici era troppo pesante per le loro forze. Hanuman vi strisciò sotto. Il veicolo si sollevò e si raddrizzò da solo. Hanuman accese lo schermo olografico. Di sicuro Louis aveva spento la ricezione e lasciato accesa la trasmissione. Ma come nascondere il ritardo di risposta per non rivelare la posizione di Armonista?

Non c’era modo, concluse Hanuman. Disse apertamente: — Ora puoi parlare con Armonista. Lui non ci può vedere. Prevedi un ritardo di mezz’ora.

— È nel lato lontano dell’arco? Sarà penoso conversare. Stet, comincio. Armonista! — Ululò il suo vero nome, appreso da Hanuman. — Ti stai impicciando con il progetto base del Ringworld. Di sicuro hai supposto la mia esistenza. Chiamami… — Seguì un suono decisamente non musicale. — Risiedo nella Zona d’Isolamento. Louis Wu e il tuo pilota sono vivi. Louis Wu è ferito, ma in via di guarigione. Tratteniamo la detec Roxanny Gauthier, un’agente ARM, dei Mondi Globo. Lo Kzin Accolito è disperso. Presumo che sia da te. Voglio scambiare con te segreti e promesse. Ho da offrire una certa conoscenza della costruzione e della storia del Ringworld, più tutto ciò che riuscirò a sapere da Roxanny Gauthier. Vogliamo tutt’e due difendere la struttura da quella che Louis chiama la Guerra Periferica. Pare necessario sbrigarsi. Ti prego di rassicurarmi che puoi tappare un buco, se si dovesse verificare un’altra esplosione di antimateria. Rassicurami di poter battere in volo questi intrusi. Hanuman pare abile e sveglio, ma non è migliore dei suoi veicoli. Anche la mia discendenza diretta…

Esitò, poi riprese: — Devo indagare sullo stato della Mappa della Terra. Dimmi ciò che puoi. Ti passo Hanuman.

Hanuman parlottò a lungo. Meticolose descrizioni di Proserpina, Roxanny, la Gray Nurse e i militari ARM, la nave pesce luna, il volo dal muro del bordo, il continente sulla Mappa di Pak. I servi non del tutto nascosti di Proserpina… per quanto la lingua dei Ghoul fosse concisa, parlò a lungo. Quando smise, non fu perché interrotto da Proserpina. Aveva rivelato tutti i segreti di cui era a conoscenza e Proserpina non l’aveva ucciso per tappargli la bocca.

Proserpina scese dal sediolo dell’aviobici. — Come occupiamo il tempo?

— Pranzo.

— Bene.

Disposero sull’erba la frutta e vi aggiunsero la carcassa di donnola. Proserpina chiese: — Cosa pensi che facciano, i nostri ospiti?

Hanuman mangiò una mela nana. Citò una frase trovata nella libreria della Needle. — “Via la gatta, i topi ballano.” Hai lasciato loro una barca? Un velivolo? No? Allora tenteranno di raggiungere il palazzo di Penultimo.

— Non ha accessi — disse Proserpina.

— Neanche per te?

— Ho segnato su una mappa alcuni percorsi ipotetici, ma ritengo inaccettabile il rischio. Le invenzioni di Penultimo non sono cose che potrei sviluppare da sola. Hanuman, loro sono semplici riproduttori.

— Ci proveranno.

— Salve. Annoiato?

— Già.

— Come passi il tempo?

— Conto gli errori — disse Louis. “Eccone un altro” pensò. “I giovani non ricordano errori sufficienti.” Era davvero così? Non ricordava proprio. Era trascorso troppo tempo.

— Siamo ancora amici?

— Certo, perché non dovremmo?

Roxanny piegò di lato la testa e lo esaminò, in cerca di segni di sarcasmo. — Luis, devi perdonarmi d’averti sparato.

— D’accordo.

— Tanj, sei arrendevole. Potresti chiedermi perdono per Claus.

— Claus in pratica si è ucciso da solo — replicò Louis.

— Il tuo amico l’ha ucciso.

— Alla prima occasione. Stet, perché no? Un prigioniero ha il dovere di evadere. Quale follia ha indotto Claus a puntare la pistola contro uno Kzin?

— È la guerra.

— Chi l’ha dichiarata? Roxanny, chi ha deciso di imprigionarmi? Era facile raggirarmi e farmi fare un volo. In quel modo forse avresti avuto anche Accolito.

— E se avessi risposto no?

— Sei schizza? — chiese Louis, con curiosità genuina.

— Cosa?… No, al momento.

La ARM impiegava schizofrenici e paranoici. Lo sapevano tutti. Nella vita reale, qualsiasi automed poteva fornire prodotti chimici per mantenere sano di mente uno schizzo, ma nella ARM facevano a meno dei farmaci, se non altro per un po’ di tempo.

Louis non commentò. Roxanny lo guardò di sbieco. — È una cosa estremamente personale, no, Luis? Sono stata diagnosticata non schizza. Non mi sono arruolata nella ARM perché ero schizza, ma perché cercavo l’avventura.

— Ah.

— Ma posso farmi di psicomimetici. Non li prendo più, ma li usavo nell’addestramento. — Scrollò le spalle. — Vuoi fare una camminata?

— Non per altri due giorni non posso uscire da questo affare.

— Questo posto ti piacerà. È il giardino dell’Eden. Non c’è niente di nocivo e la Dea vi cammina. È appena andata via per un poco.

— Hai idea di dove sia andata?

— No. Perché ha preso con sé la piccola scimmia? La consideravo un animale da compagnia. Poi ho pensato che ha un odore di famiglia. Che ne pensi?

— Non di famiglia. Non più di te o di me.

Silenzio. Poi: — Luis, siamo amanti?

Louis sorrise. — In questo stato?

— Ho visto che ha spento il blocco nervoso. Senti molto male?

— Non molto. Un dolore sordo. — La guardò spogliarsi. A un tratto si sentì inerme. Si chiese come lei avrebbe reagito, se le avesse detto: “No”.

Roxanny gli accarezzò i piedi. — Senti niente?

— Sì.

Spostò le mani più in alto, un tocco in parte massaggio e in parte carezza, che diventava più leggero dove lui trasaliva di dolore. Il fremito d’eccitazione non sparì. Fra il popolo Giraffa, lui era stato troppo eccitato e frettoloso. Quando la vide salire sulla scatola di rianimazione, disse: — Se finisci con tutto il peso su di me, griderò come un pazzo.

— Nessuno sentirà, mio povero ragazzo. Ho mandato Wembleth a cercare qualcosa in grado di volare. Vediamo se suscito il tuo interesse. Luis, quanti anni hai?

— Duecento e…

— Seriamente. — Gli strinse le parti intime. — A volte sembri più vecchio. Sai cose che non dovresti sapere. — Si tenne sospesa su di lui e con i capezzoli gli sfiorò i peli del torace. — Come sai che nel Grande Oceano ci sono balene?

— Me lo disse mio padre. Dall’alto si scorge un notevole numero di particolari sott’acqua.

— Oh.

— Mi tratti come un ragazzino, Roxanny. Non sono sicuro che mi piaccia. Ma ora hai decisamente il comando.

— Ah, sì. Perciò vediamo quanto sono agile. — Con una certa destrezza si adattò al corpo di lui. — Ho superato i cinquanta, Luis. Questo automed è la mia fornitura di droga di vita per il futuro prevedibile.

— Be’, non saltare troppo forte o lo rovinerai.

Roxanny rise. Louis sentì l’increspatura nei forti muscoli ventrali di lei.

— Sai, Roxanny, che la droga è ricavata dall’albero-di-vita?

— Cosa? No! Chi te l’ha detto?

— Proserpina. Considera le implicazioni. Se cinquecento anni fa le Nazioni Unite giocavano con l’albero-di-vita, che altro ne hanno fatto? Forse c’è un difensore a dirigere la ARM.

Lei sgranò gli occhi. — Non ci credo. Luis, i vertici della ARM sono tutti paranoidi schizofrenici! E non prendono le medicine! Non puoi…

— Continua a muoverti. Credevo fossero solo voci.

— Be’, lo dicono tutti. Non si lascerebbero mai governare da un difensore. Potrebbe impadronirsi della Terra!

— Ma se lasciassero in libertà un difensore, quello dominerebbe la ARM. E penserebbe come un paranoide schizofrenico, giusto? Roxanny, dovrei smettere di distrarti.

— Oh, sì che dovresti. Pensare alla ARM non è affatto divertente. Questo ti piace?

— Sì.

— Non soffri il solletico?

— Lo soffrivo un poco.

— Proprio per niente?

Louis ridacchiò. — No. Niente. — Molto tempo prima aveva messo sotto controllo il riflesso del solletico.

Errore.

L’aspetto di Armonista sullo schermo olografico era quello che Proserpina immaginava: mascelle allungate, faccia glabra, protuberanze agli angoli delle mascelle, narici piatte, zigomi sporgenti. Un Ghoul divenuto difensore.

Armonista parlò nella lingua dei Ghoul. Proserpina rimase perplessa solo per un momento. Gli eliografi avevano diffuso una lingua comune. Lei conosceva la lingua scritta dei Ghoul e una versione parlata nei pressi delle montagne di drenaggio. Aveva ascoltato Hanuman parlare allo schermo: era solo questione di pronuncia. — Corridore onnivoro nelle pianure? Sono stato a lungo curiosa su di te. La tua specie sopravvive nella Mappa della Terra, ma non senza alterazioni…

Proserpina ululò. Hanuman si era arrampicato su un albero, nascosto tra le fronde della cima, prima che la sua mente fosse del tutto coinvolta. Ma Proserpina era ancora davanti allo schermo olografico e Armonista continuava a parlare…

— Carnivori locali, Kzinti trapiantati, hanno fatto selezione fra gli ominidi locali per le caratteristiche che piacciono a loro. L’eccezione è un invasore giunto con la prima spedizione. Chmeee bada agli ominidi nel suo piccolo settore della Mappa, in modo che non si inselvatichiscano, e non mangia la loro carne né permette ai suoi servitori di fare loro del male. Potremmo risolvere facilmente il tuo problema affidando a Chmeee la Mappa della Terra. Potremmo trattare con lui tramite suo figlio o il suo alleato Louis Wu.

“La Guerra Periferica è un problema più difficile. Credo che dobbiamo incontrarci. Devi vedere il Centro Manutenzione e non posso lasciarti senza sorveglianza. Ciò che so di te mi porta a credere che tu non abbia imparato ad agire. Un simile grado di autocontrollo è raro in individui della tua specie. Credo che sarei al sicuro in tua presenza, se potessi offrire ragionevoli garanzie per la tua stessa sicurezza.

“Una garanzia che potresti accettare è la conoscenza di ciò che sono. Ci siamo evoluti come riproduttori intelligenti. Le varie mie specie sopravvivono come divoratori di cadaveri. Perciò normalmente riteniamo un male nuocere a qualsiasi razza. Dove altri ominidi vivono bene, lì viviamo bene anche noi. Le guerre non sono un bene, la battaglia è una scorpacciata seguita dalla carestia. La siccità non è un bene, perciò guidiamo i locali nella gestione dell’acqua e dei canali. I deserti non sono un bene, perciò guidiamo i locali a ripiantare. Insegniamo il controllo degli allagamenti e delle colture. Manteniamo le religioni, ma guidiamo i locali ad abbandonare pratiche poco pulite, guerre sante, sacrifici umani, cremazioni. Ci teniamo al corrente mediante eliografi azionati dalla gente del muro del bordo. Manteniamo il controllo demografico.

“Se non vedo motivo per nuocerti, non ti farò niente. Se desidero la tua amicizia, agirò a tuo favore. Impara da me ciò che puoi e decidi se venire a trovarmi. Invierò una catasta di servizio per un incontro con l’aviobici di Hanuman.”

La faccia di Armonista si dissolse. Lo sfondo rimase: spazio interstellare e strutture scheletriche nere in primo piano. Proserpina gridò: — Hanuman!

Hanuman scese dall’albero. Proserpina aveva stretto i braccioli del sediolo anteriore dell’aviobici fino a piegarli. — I miei discendenti sono divorati da grossi carnivori arancioni.

— Lo sapevi prima di ieri notte?

— Sapevo che la maggior parte del Ringworld non era sotto il mio controllo e mi era vietata. Non era il peggio che avevo immaginato, ma lo sapevo con il proencefalo, Hanuman, non con le ghiandole. Bene, cos’è una catasta di servizio?

— Piastre levitanti sormontate da un disco passatoio. Posso fare da guida nel sistema di dischi passatoio.

— Prima dovremmo pensare ai nostri ospiti. Prendi tu l’aviobici. Io porto a casa la nave magnetica. Devo fare una commissione.

Sera.

— Il rishathra è diverso — disse Louis. — Non senti la differenza?

— Ragazzo, in quello hai più esperienza di me — replicò Roxanny. — Almeno, così dici. Cosa facciamo per cena?

— Potresti andare a caccia.

— Mi sento pigra.

— Questo sistema fa tavolette di razioni?

Roxanny diede un’occhiata. — Solo minestra.

— Prendimene una tazza.

Roxanny digitò per due. — Luis, come entreresti in quella montagna?

— Non l’ho nemmeno vista. Ho solo sognato di camminare dritto, non di arrampicarmi su montagne artificiali. Cos’hai in mente?

— Ci serve un mezzo di trasporto. Anche sulla Terra le arcologie sono troppo estese per esplorarle a piedi. Poi mi preoccuperei della sicurezza. I difensori erano territoriali, si dice.

— Buona, questa roba.

Roxanny sorseggiò la minestra, densa e granulosa. — Te ne stufi presto.

— Pensa ai riproduttori.

— Cosa?

— Riproduttori. Pak che non sono divenuti difensori. Semplici scimmie, adulti e bambini. Possono correre a fianco di un’antilope e con un osso bitorzoluto colpirla sulla testa e non cadere. Forse proprio per mantenere l’equilibrio hanno un cervello grosso e complicato. Ma possono ancora arrampicarsi. Se in quel merdoso edificio ci sono trappole esplosive, saranno predisposte per lasciare in pace i riproduttori.

— Bene. A meno che i riproduttori non siano tenuti fuori da qualcosa come, non so, una recinzione?

— Dovremmo cercare una recinzione — convenne Louis. — Roxanny? Non andare da sola, d’accordo?

— Cos’è quello? — Luce all’esterno.

— Luci di navigazione di una aviobici.

Roxanny uscì a guardare. Rientrò tenendo per mano Hanuman. — Il difensore ha rimandato a casa l’aviobici.

— Ha il pilota automatico — disse Louis. — Può darsi che lei l’abbia regolato. Dov’è adesso?

Roxanny si strinse nelle spalle. — Nessuno a bordo, tranne la Bestia.

17. La cittadella di Penultimo

Il quarto giorno Roxanny gli disse di camminare.

— Ci vuole ancora un giorno — replicò Louis.

— Lo so, ma la diagnostica dice che sei quasi guarito. Vantaggi della gioventù, immagino. Luis, i soldati escono dall’automed quando devono combattere e al diavolo la diagnostica. Non ne patiscono.

Louis fu tentato, ma… — Che fretta c’è, Roxanny?

— Wembleth dice d’avere trovato una via d’ingresso.

— Ah.

— Abbiamo una aviobici. Non volerà, senza di te. Pare che Proserpina sia riuscita a farla volare in automatico, ma io non so farlo. E lei non è tornata…

— Dov’è Hanuman?

— Nella foresta a ingozzarsi di frutta, credo. Perché?

— Ha bisogno di qualcuno che badi a lui.

— No, non ne ha bisogno. Luis, non so che cosa fa il jolly, ma non starà via per sempre!

Così Louis uscì dall’automed. Zoppicò, reggendosi con la mano sulla muscolosa spalla di Roxanny, fino all’aviobici, dove Wembleth aspettava. Sentì piccole fitte di dolore alla gamba sinistra, all’anca e alle costole.

— Quest’affare tre li porta? — chiese Roxanny.

— Certo. Wembleth si può appollaiare nel centro. Lascia a me il sediolo anteriore. — Si accomodò sul sedile, torcendosi con cautela per trovare la posizione meno dolorosa. Wembleth si sistemò fra lui e Roxanny. C’era poco spazio e l’ispida pelliccia del nativo sfiorava il collo e le orecchie di Louis.

— Wembleth, cos’hai trovato?

— Un sentiero nella foresta.

— Stet, mostramelo — disse Louis e decollò.

Non era simmetrico né timidamente artistico. Aveva l’aspetto di una montagna, come il Cervino, tutto piani inclinati di pietra scura, con un dilagante scintillio da migliaia di finestre. Una vasta prateria circondava la base e terminava in un dirupo verticale. La prateria era un piano inclinato d’oro e di nero: linee e archi di erba nera in un campo color oro.

— Che ve ne pare? — chiese Louis.

— Il nero sta morendo — rispose Wembleth.

— Il nero è un colore assurdo per una pianta — disse Roxanny. — La clorofilla scarta tutta la luce verde. E se una pianta la consumasse tutta? Ce ne sono alcune, nello spazio conosciuto.

— Sì, ma anche Wembleth ha ragione. Sembra… scrittura erosa, in parte cancellata. E questa? Ingegneria genetica. Penultimo l’ha piantata a scopo decorativo. Non è resistente come l’erba, il frumento o chissà cosa.

Dall’alto il dirupo pareva artificiale. Louis spinse più vicino l’aviobici, poi rasentò il bordo.

— Fermerebbe le scimmie delle pianure — disse Roxanny. — Non un’aviobici.

— Già. Ti senti fortunata? I difensori sono…

— Territoriali, sì, Luis. Wembleth, manca molto?

— Procedi più lentamente. Verso l’alto.

Louis salì ancora. — Qua — disse Wembleth, quando si trovarono lungo il bordo del dirupo. — A sinistra, tribordo.

L’inclinata piana erbosa sarebbe stata un prato, estensione a parte. Schemi cambiavano di continuo nella enorme distesa. Vento? Louis prese in prestito gli occhiali ingranditori di Roxanny. Con quelli distinse migliaia di creature somiglianti a pecore gialle. Più avanti la barriera rocciosa era crollata. Il terriccio superiore si era riversato giù.

— Terremoto? Wembleth, nel Ringworld cosa provoca terremoti?

Wembleth si strinse nelle spalle e allora Roxanny disse: — Meteore?

— Non vedo nessun cratere.

— Allora pensa a questo, ragazzo. Qui abbiamo la fortezza di un difensore. E se un altro difensore avesse voluto entrare?

— Molto, molto tempo fa — disse Louis. Un’intera ecologia, molteplici varietà di erba e una foresta di alberi piumini aveva invaso sassi e terriccio caduti. — Ma quella pista è recente.

Iniziava con una serie di crateri bruciacchiati fra gli alberi sotto il pendio invaso di erbacce che era stato un muro. I puntini sparpagliati diventavano una linea di terra carbonizzata di fresco che correva su un prato e risaliva sulle pareti ricurve della cittadella stessa.

— Non ci sbagliavamo, pensando a difese — disse Louis. — Qualcosa ha risalito il pendio e le armi l’hanno tempestato di colpi per tutta la strada. Wembleth, come hai trovato questa pista?

— Roxanny mi ha mandato a dare un’occhiata qui intorno. Il pendio pareva pericoloso. Qualcosa avrà pure fatto tutti quei danni. Mi sono arrampicato su un albero per avere una visuale migliore. Guarda, continua fino a quei buchi nel muro.

— Seguiamo la pista e siamo al sicuro — disse Roxanny. — Tutte le trappole esplosive sono già scattate.

— Ne sei certa? Bene, allora non ricorrerò allo scudo sonico.

— Hai una sorta di scudo? Stet, mettilo in funzione!

— Era una battuta. Roxanny, è una follia entrare. Quello è il castello di un difensore. Impossibile dire a quale gioco… come l’ha chiamato Proserpina?

— Penultimo. Il difensore che ha preceduto l’ultimo in questo mare di mappe. Là dentro potrebbe esserci un milione d’anni di miracoli. Luis, non possiamo tornare indietro proprio ora.

È facile essere codardi quando non si può combattere e non si può correre. Louis guardò dietro di sé alla ricerca di un alleato. La postura di Wembleth, ansioso e impaziente quanto Roxanny, lo spinse a proseguire. Accese la sacca sonica. Non poteva vederla funzionare, perché non si muovevano a velocità anche minimamente vicina a quella del suono.

Animali scuri avevano fatto il giro intorno alle pecore, nascosti sotto l’erba. Ora rifluirono dritti verso l’aviobici, ringhiando come pazzi. Avevano l’aspetto di lupi assatanati. Di sicuro avrebbero bloccato un Homo habilis che si fosse avventurato fin lì. Louis li sorvolò a bassa quota e seguì il sentiero.

Era tempo di sorprese, dopo secoli di prevedibilità. Proserpina riportò alla base la nave magnetica e scoprì che tutti erano spariti, insieme con l’aviobici. Trovò Hanuman fra gli alberi da frutto. Non sapeva della scomparsa dell’aviobici, ma ebbe lo stesso sospetto di Proserpina. Corsero insieme alla nave magnetica e decollarono verso la cittadella di Penultimo.

Nel sentiero di distruzione che Louis seguiva trovarono punti dove le stesse difese di Penultimo avevano eliminato lo spesso muro di pietra e lasciato in piedi, o a terra intatte, le finestre. Queste ultime erano esagoni all’incirca delle dimensioni di un uomo. Più resistenti della pietra. Diamanti?

Louis si accorse di sensi meccanici che lo sorvegliavano. Spinse l’aviobici in un varco grande come un veliero.

Furono colpiti dal suono. Era quasi una lingua, un milione di voci rabbiose che lanciavano grida incomprensibili, smorzate dalla sacca sonica. Poi ci fu la luce, attenuata dagli occhiali ingranditori che Louis aveva dimenticato di togliersi. Dietro, Wembleth e Roxanny avevano chinato la testa e lacrimavano. Louis cercò il riparo più vicino: un buco fuso in un secondo muro. Pareva troppo piccolo per la sacca sonica. Louis la spense, urlò per il rumore, varcò il buco, la riaccese. Il rombo diminuì, la luce si attenuò.

Si trovavano tra una confusione di macchinari, in un corridoio largo venti metri e molto più alto. Alcuni macchinari erano alti e scheletrici, come quelli dell’edilizia. Diversi parevano ancora da completare. Il posto sembrava il laboratorio di Armonista o di Bram, ma con più roba.

Roxanny disse: — Mi auguravo che chiunque sia passato di qui abbia fatto saltare le difese. — Si strofinava gli occhi. Wembleth pareva a posto. Però…

— Che puzzo! — si lamentò Roxanny. — Come in un circo!

Aveva ragione, anche se “Louis” non poteva conoscere i circhi. Wembleth disse: — Puzza come carnivori alla caccia di troll. Non capisco.

Era terribile anche se la sacca sonica ne teneva fuori una parte. Louis chiese: — Giaguari del pianeta Pak? Questo potrebbe spingere via i riproduttori, al pari delle luci e del rumore. Mi chiedo cosa ci senta un difensore. Quel puzzo di folla non lavata potrebbe riferirsi ai figli di qualcun altro, a milioni di loro. Forse mille difensori rabbiosi hanno questo odore. Ecco cos’è, un avvertimento per difensori.

— Anche per noi — disse Roxanny. — È ora di…

Wembleth saltò giù dall’aviobici, cadde per un metro e atterrò piegando le ginocchia. Corse, serpeggiando fra macchine e parti di macchine, seguendo la linea di pavimento fuso. Si girò a guardare l’aviobici e agitò allegramente il braccio.

— Stavo per dire che è ora di andarcene — concluse Roxanny. — Ma seguiamo pure Wembleth. Il suo esatto percorso, Luis. Niente scorciatoie. Credo che abbia ragione; dovremmo anche tenerci bassi per non essere presi di mira. E non avvicinarci troppo.

— Stet - brontolò Louis. — Non ha senso essere presenti quando qualcosa cremerà il povero bastardo.

Le cicatrici di esplosioni guidarono Wembleth a una svolta del corridoio, poi si alzarono su una parete. Wembleth non poteva proseguire a piedi. A segni li invitò a scendere e si arrampicò fra loro sull’aviobici. Puntò il dito. — Lassù.

La pista di esplosioni si era aperta un varco, in alto. Louis guardò Wembleth e Roxanny. Lei si strinse nelle spalle.

Non c’era nessun riparo. Louis portò l’aviobici dritta in alto, varcò la breccia e si abbassò. Un raggio… non un laser, un getto di plasma… colpì il varco dopo che loro furono passati e li seguì fin quando non si rincantucciarono in un labirinto di rampe. Il muro crollò sotto la furia del getto di plasma, una decina di metri troppo in alto per danneggiare l’aviobici.

Erano nel cuore della falsa montagna. La cavità era in gran parte spazio vuoto traforato da un labirinto di enormi rampe. Louis si chiese non fosse studiato come luogo di addestramento per guerrieri. In questo caso era anche altro. Come aveva immaginato Roxanny, c’erano meraviglie. Qui una fila di rozze macchine sospese mediante levitazione magnetica o gravitazionale. Là raggi di luce in una foschia di polvere. Dove le rampe s’incrociavano, c’erano cannoni o gruppi di strumenti. Parevano tutti rovinati dal calore.

Louis fu tentato di allontanarsi dalla pista di distruzione. Roxanny aveva ragione, qui un mucchio di cannoni erano stati ridotti a pezzi… ma lui percepiva ancora sensori che lo cercavano. Più tardi?

Sorvolò una rampa distrutta fino a una scalinata annerita. Era sciocco supporre che una trappola mortale non fosse ripetuta, eppure l’ottimismo di Roxanny pareva funzionare. Un’arma a proiettili li innaffiò di pezzi metallici, ma la sacca sonica li deviò tutti, finché Louis non riuscì a far passare l’aviobici sotto una rampa. Lasciò il sentiero per girare intorno a un muro crollato. Qualcosa esplose con un bagliore luminoso. Il suono arrivò appena a loro.

— Aspetta — disse Wembleth. — Cos’è quello?

Era una zona di guerra illuminata come un ologramma pubblicitario. Un mucchio di macerie, simili a una pila di frittelle, era crollato nel bagliore, molle ma non del tutto fuso. Un tempo era stata una catasta di servizio di Armonista. Un attacco laser contro una parete più in alto rispetto a loro bagnò di luce perlacea le macerie. Mentre si avvicinavano, si estinse. La catasta riluceva ancora di calor bianco, nera in cima. Le piastre levitanti non avrebbero più funzionato dopo un simile trattamento. Il disco passatoio in cima alla catasta…

Neanche a pensarci. — Fine della pista — disse Louis.

— Già — disse Roxanny. — Direi che è ciò che abbiamo seguito e direi che era armato. Laggiù… — indicò il fondo della scalinata — cosa vedete?

— Altri macchinari fusi. — Uno scintillio di lenti. — Cannone laser?

— Un pacchetto armi e scudo. Posto come cappello su quella… quella torre. Avrà sparato a qualsiasi cosa lo attaccasse…

— Meno una, Roxanny. L’ultima lo ha centrato.

— Quell’ultima arma si è spenta dieci secondi fa! Tutto ciò che ha cercato di danneggiarci è danneggiato. Luis, Wembleth, abbiamo la perfetta occasione per esplorare!

Pareva un po’ troppo fortuito per risultare credibile. — Hai detto che si è spenta. E se stesse solo sfrigolando?

— Il tuo punto?

— Torniamo a casa. Ci manteniamo sulla pista, ma fotografiamo ogni cosa. Studiamo ciò che abbiamo ottenuto. Mostriamolo a Proserpina, se non possiamo risolverlo da soli…

— Louis, così cosa otteniamo?

— Forse un’altra via per entrare. Roxanny, hai un’idea migliore?

— Usciamo e guardiamo intorno. Luis, a piedi sembriamo riproduttori. Lo siamo, in fin dei conti. Non credo che le difese spareranno a un riproduttore a piedi.

— I riproduttori sono nudi. Ci spogliamo?

— Tu sei già nudo.

— E tu sei già schizza. — Eseguì un’inversione per tornare indietro. L’ultimo raggio al plasma aveva praticato un bel buco nella parete. Fino al pavimento. In uscita sarebbero stati più sicuri che in entrata.

Wembleth strinse la spalla a Louis. — Guarda. Piante.

Molto in alto, fogliame grondava dai bordi di una rampa. Pareva un posto assurdo per un giardino.

— Conosciamo una via d’uscita — insistette Louis. — Una sola.

Roxanny gli strinse forte il braccio, cercò di blandirlo. — Cosa c’è che non va, Luis? La rampa è larga come un’autostrada. Portaci su. Se ci attaccano, scendiamo di nuovo e torniamo sulla pista sicura. D’accordo? Va’ su dritto.

Le rampe non avevano ringhiere. Louis non lo disse. Roxanny lo giudicava un codardo e lui non lo sopportava. Portò su l’aviobici.

Non furono attaccati. Una giungla verde si riversava ai lati della rampa superiore.

— I cannoni non spareranno nemmeno contro le messi — disse Roxanny. — Quella era la provvista di cibo di Penultimo.

— Su questo non sai niente. Metti a rischio tre vite!

— Gli agenti della ARM lo fanno, Luis. È la nostra ultima occasione per apprendere qualcosa senza che Proserpina lo sappia. E Proserpina non è il mio ufficiale superiore! Portaci là, Luis.

— Nella giungla?

— Sì.

Iniziò a virare e qualcosa li trovò. La sacca sonica rintoccò come una campana e continuò a rintoccare. Louis gridò. Spense il motore e si augurò che Roxanny avesse avuto ragione. L’aviobici precipitò. A mezz’aria Louis perdette i sensi.

Dal momento in cui fu in vista della Cittadella, la nave magnetica fu osservata. Proserpina lavorò per smorzare le lunghezze d’onda che si riflettevano sulla nave. Mentre si avvicinavano alla montagna, qualcosa entrò: proiettili crepitarono verso la nave magnetica, poi virarono. Lampi di luce esplosero verso di loro e virarono anch’essi. Hanuman continuò a pilotare. Poteva fare solo quello, mentre Proserpina difendeva la nave.

La pista non era in dubbio. Hanuman si augurò che la detec Gauthier avesse seguito la catena di panorama smozzicato. Anche se l’avesse fatto, sarebbe potuta morire ih cento modi diversi, insieme con i suoi compagni.

— Sono vivi? — chiese.

Proserpina non rispose. I suoi campi staccarono delicatamente una sezione di muro. C’era una parete interna e lei staccò anche quella. Luce lampeggiò e svanì. Hanuman vide una sorta di alveare. Proserpina entrò.

Louis si sentì circondato da robuste braccia che lo deponevano su una superficie piatta. Aveva male dappertutto.

Conosceva quei dolori: le ferite che stavano guarendo, più un colpo alla mascella e un ronzio nelle orecchie. Aprì gli occhi. Roxanny deponeva Wembleth nel sediolo anteriore. Wembleth sanguinava dal naso e dalle orecchie.

— Sei sveglio? — gridò Roxanny. Louis riuscì appena a sentirla. — Su, aiutami. — Lo tirò su. Stava cercando di agganciare Wembleth al modulo medico. — Noi avevamo protezioni antiurto, lui no. Potrebbe essersi rotto la spina dorsale o il collo. Guarda, perde sangue dal naso.

— Anche tu — gridò Louis.

Roxanny lo guardò. — Tu, pure. Immagino sia l’effetto sonico. Tanj, è morto?

Louis, sostenuto da Roxanny, terminò di collegare Wembleth al modulo medico. Vide accendersi spie luminose. — È vivo — disse. — Traumi in tutto il corpo. Quando si sveglierà, si sentirà come me.

— Gli inietta droga di vita, vero?

L’antico marchio… — Sì. Non ha mai avuto prima la droga di vita. Credo sia vecchio, Roxanny. Consumerà l’intera provvista.

— Tanj. Quella era la mia provvista. D’accordo, Luis, metti mano ai comandi.

— Non si può volare in questa posizione. Bisogna occupare i sedioli.

— Lo so. — Gli posò le mani sulla cloche e sulla tastiera. Accese il sostentamento. Poi diede a Louis una forte spinta sul petto. Lui volò all’indietro nel vuoto. Cadde per due metri e finì sulla roccia. Fu inondato da un mare di dolore. Non riusciva a respirare. Vide l’aviobici alzarsi ed esitare.

— Tu sei Louis Wu — disse Roxanny, sporgendosi dal sediolo di poppa per guardarlo negli occhi. — Hai 250 anni. Eri servo di un Burattinaio di Pierson, finché non hai cambiato padrone, e non starò a descrivere chi servi adesso…

Gemendo, Louis rotolò sulle ginocchia, poi riuscì a tirarsi in piedi. Protese la mano, ma l’aviobici si librava fuori portata. Eppure i comandi avrebbero dovuto rispondere solo alla sua mano. Forse Proserpina aveva violato il sistema di sicurezza per avere libero accesso ai comandi.

— Cos’è questa storia? — chiese Louis.

— Ho indotto Proserpina a dirmi tutto, ma l’avevo già sospettato, Louis. Ci sono troppe cose sbagliate nel tuo comportamento. Mi hai fatto passare per stupida…

— No, Roxanny, no. Mi piaceva farmi trattare da ragazzo, visto che ero di nuovo giovane. Nessuna responsabilità! Roxanny… — Era in fuga dalla ARM, ma non poteva dirlo a lei. C’erano altre cose che lei non poteva sapere restando libera. Disse: — Ti amo.

Roxanny indicò una massa ancora incandescente. — Cos’è quello?

— Una catasta di servizio. Piastre levitanti di… un’altra parte del Ringworld.

— E le armi? Quelle.

— Non so. — Poteva tirare a indovinare. Armonista di sicuro aveva perduto una catasta di servizio esplorando la Cittadella. Aveva munito di armi una seconda catasta e tentato di nuovo l’invasione, arrivando fin lì.

— E quella capsula argentea? Non poteva rispondere.

— Un disco passatoio dei burattinai, giusto? E scaglia in un altro spazio luce e proiettili e qualsiasi cosa li cada sopra. Quindi funziona ancora ed ecco perché funziona ancora…

— Pericoloso! Roxanny, non hai idea di dove porta!

— Su quante cose hai mentito! Non sono una bambina. — Lo scrutò. — Non ho creduto a Proserpina. Tu non facevi l’amore come un uomo più vecchio. Così ti ho messo alla prova e tu lo fai.

— Come potevi…

— C’era un maestro.

— Roxanny…

— Bene, a quanto pare qui siamo un bersaglio. Credo che ci proverò. — L’aviobici si sollevò, scivolò lateralmente.

La catasta di piastre levitanti rovinate risplendeva di un rosso opaco. La piastra in cima era argento opaco. Roxanny vi lasciò cadere l’aviobici e svanì.

Era capovolta e cadeva. Il fiato le uscì in un lungo grido muto. Cadde lungo roccia rossa, liscia, verticale, verso sabbia ocra molto più in basso. Al di là dei suoi piedi c’era il cielo blu scuro con riflessi rosa. Poi l’aviobici si raddrizzò e ricominciò a salire… ma il grido rimase. L’aviobici era emersa su Marte, con la sacca sonica spenta. Nel vuoto si grida, altrimenti i polmoni si lacerano.

Marte. Ridicolo. Folle. Ma lei conosceva quel posto, aveva fatto l’addestramento su Marte. Roteando, con i sensi trovò l’arco, mentre il Ringworld si levava su se stesso. Quindi non era pazza, quella era la Mappa di Marte nel Grande Oceano dall’altra parte del Ringworld. Anche così, lei e Wembleth sarebbero morti nel giro di minuti, in una atmosfera che sarebbe stata veleno, se non troppo rarefatta per avere importanza.

Il sangue che continuava a colarle dal naso ora spumeggiava. Wembleth aveva spalancato la bocca in un lungo urlo e stringeva i comandi dell’aviobici come per ridurre la velocità.

L’aviobici si posò sopra una singola piastra argentea come quella da dove erano partiti: un disco passatoio capovolto. Wembleth allungò la mano, tirando i tubicini che lo agganciavano all’automed dell’aviobici. Diede un pugno al bordo del disco passatoio. Saltò fuori una tastiera. Wembleth colpì con il pugno i pulsanti. Ruotò i comandi dell’aviobici e il velivolo cadde, ruotò, salì a toccare la parte sottostante del disco passatoio.

C’era aria e un bel cielo azzurro.

Roxanny inspirò aria, ansimò. Disse: — Perfetto — in un rauco bisbiglio. Abbracciò Wembleth. — Perfetto. Ci hai salvati. Quella cosa ci avrebbe inseguiti. Proserpina. E Luis. Louis Wu. — Dopo qualche momento sollevò la testa. — Hai solo colpito pulsanti a caso, vero? Chissà dove siamo.

Poteva vedere tutto ciò che c’era da vedere. Si trovavano in una minuscola isola nel mezzo di un mare piatto e calmo. La vegetazione consisteva solo in arbusti. Pareva un luogo sicuro per lasciare un disco passatoio e la catasta di piastre levitanti.

Roxanny alzò il coperchio a scatto e premette punti di contatto. — Ecco — disse. — E vediamo se ci trovano, adesso.

Louis barcollò verso la catasta di servizio. Avrebbe fatto meno fatica, se avesse avuto un bastone o una stampella. Si fermò dove il calore era troppo intenso. Doveva seguire Roxanny… ma non poteva avvicinarsi oltre. Si sedette per riflettere.

Saltare sul disco passatoio da una rampa più alta? Sì, stet. La catasta di servizio non sarebbe rimasta incandescente per sempre, ma avrebbe impiegato un bel po’ a raffreddarsi. Un giorno? Due? E lui avrebbe dovuto nutrirsi, nell’attesa.

Ancora un minuto e avrebbe iniziato a salire verso il giardino pensile.

Fu svegliato da spruzzi di luce. Si era appisolato o era svenuto. Senza sorpresa guardò scendere la nave di Proserpina. Raggi laser saettarono da una decina di direzioni. La nave tremolò. Poi tutti i laser morirono in palle di fuoco e la grossa nave si librò su di lui.

Hanuman, in tuta pressurizzata, emerse dal portello.

— Sono andati da quella parte — gridò Louis. — Devo raggiungerli, ma è troppo caldo. Aspetta!

Hanuman fece un salto, atterrò sul disco passatoio e svanì.

Che cosa l’aveva attivato, poi? Il calore del plasma? Un proiettile casuale? Qualcosa del genere, di sicuro. Perché mai Armonista avrebbe dovuto mandare lì una pila di servizio con il disco passatoio in funzione?

Vide Proserpina nel portello. Indossava una tuta pressurizzata. Le gridò: — Attenta, funziona ancora!

Proserpina si lasciò cadere sul disco passatoio e svanì.

La nave si girò, cercando alla cieca. Si alzò verso il foro nel muro, lo varcò e sparì.

Louis si domandò in quale guaio fosse finito. Era stato abbandonato da tutti. Non si era mai sentito così solo da quando… nemmeno lo ricordava. Roxanny l’aveva abbandonato. Come le avrebbe mai potuto spiegare… oppure lei capiva fin troppo bene? L’aveva considerata la sua donna, decisa dal destino, l’unica femmina di Homo sapiens in una distesa di tre milioni di pianeti.

Lei aveva preso l’aviobici. Proserpina aveva programmato la nave in modo che tornasse da sola. Lui era a piedi. Notizia buona e cattiva insieme. Era una lunga, fottuta camminata fino a una fonte di cibo, ma tutta in discesa. Non sarebbe morto di fame. Non sarebbe rimasto ucciso dalle difese di Penultimo, se credeva nell’analisi di Roxanny; sarebbe stato ritenuto un Homo habilis vagabondo. Era già quasi nudo.

Ma prima doveva trovare acqua. Ce ne sarebbe stata, per mantenere verde la vasta prateria. Ma ce n’era anche più vicino, a non molta distanza dalla sua testa. Scorgeva rampe che giravano intorno, salivano e portavano ai giardini pensili.

Cominciò a camminare. Niente gli sparò. Forse Proserpina aveva interrotto le restanti difese di Penultimo. Si riposò sempre più spesso. Ora strisciava addirittura. Un bel bastone da passeggio gli avrebbe fatto comodo. Forse nel giardino pensile avrebbe trovato un alberello. Poi sarebbe tornato a piedi alla base di Proserpina. Si sarebbe infilato nell’automed della ARM e avrebbe terminato di curarsi. E intanto avrebbe studiato che cosa fare dopo.

Riconobbe l’odore. Aveva trovato la provvista di albero-di-vita di Penultimo! Un bel colpo di fortuna, pensò confusamente, non essere atterrato con l’aviobici nel giardino pensile. Roxanny sarebbe rimasta contagiata. Aveva forse superato l’età… o forse no, considerati i decenni di droga di vita. Sarebbe diventata un difensore o sarebbe morta. Anche Wembleth ne sarebbe rimasto contagiato. L’elegante pelame bianco e nero dell’indigeno poteva anche essere un segno dell’età.

L’acqua sgorgava, si raccoglieva in una pozza sulla rampa e scorreva fra le piante. Louis guadò a quattro zampe il rivolo. L’acqua gli arrivava alla pancia. Louis si fermò solo una volta, quando capì d’essere ginocchioni su stoffa sgargiante: una sottana con un ologramma lungo l’orlo. Cavalli selvaggi in corsa ai piedi di formazioni rocciose tipiche del Wyoming, un giro continuo.

Impossibile sapere da quanto tempo fosse in fondo alla pozza. La buona stoffa non marcisce. Teela aveva avuto una gonna come quella, comprata in un negozio a Phoenix. E ora lui strisciava di nuovo.

Strisciò nel giardino, sgocciolando, tirandosi dietro la gonna. C’erano alberi: poteva tirarsi in piedi. Non c’erano solo alberi-di-vita. Vide frutta, fagiolini, pannocchie grosse come pugni… Si mise in ginocchio e cominciò a scavare. Estrasse una radice gialla, la ripulì dal terriccio e diede un morso. Era come masticare legno.

Un’azione doppiamente folle. Lui era troppo giovane. L’automed nanotecnologico di Carlos Wu l’aveva ringiovanito troppo. Lui non aveva motivo per interessarsi all’albero-di-vita. Poteva restarne ucciso. Continuò a mangiare la radice.

18. Il pavimento del Ringworld

Con la mano e con il piede Hanuman si aggrappò al bordo del disco passatoio. Rocce simili a denti color ruggine lo aspettavano molto più in basso. Per milioni di falan la sua specie aveva saputo che cosa fare in caso di caduta.

Proserpina attraversò in un lampo. Hanuman le afferrò la cintura, ma lui non serviva: Proserpina aveva il bordo del disco passatoio. — Trappola — disse. Si tirò su una roccia color ocra. — Rozza. Alieni?

— Armonista è accurato — replicò Hanuman. — Dalla casa di Penultimo potrebbe arrivare qualsiasi cosa. Ci ha detto di aspettare, Proserpina. Ci ha mandato una catasta di servizio.

— Seguimi — disse Proserpina. Con una rotazione scavalcò il bordo e atterrò con un colpo sordo sul disco passatoio. Non accadde niente. — Gauthier ha cambiato il collegamento.

— Conosco i protocolli — disse Hanuman. Aprì la tastiera, liberò la mano e batté velocemente sui tasti. — Perderemo il collegamento di Gauthier. T’interessa dove sono andati la detec e l’indigeno?

— Quella cambierà di nuovo la regolazione. Sono perduti nella rete. Andiamo.

Hanuman si buttò giù e fu altrove.

Sotto una semisfera di cielo artificiale ardeva un sole basso, rosso e appiattito. La prateria si estendeva intorno a Hanuman. In lontananza si scorgeva un lago e una bassa foresta.

Proserpina comparve alle spalle di Hanuman. Rimase sorpresa nel vedere il sole basso. — C’era qui un difensore nato su un pianeta?

— Sì — rispose Hanuman. — Non conosco i particolari.

— Sono affamata — disse Proserpina. Si diresse a lunghe falcate verso gli alberi.

— Presumo che i difensori perdano l’appetito, quando hanno ben poco da difendere. Sei stata in ozio per molto tempo?

Correvano fra grano giallo e Hanuman non teneva il passo. Riconobbe gli alberi più avanti. I suoi ricordi da riproduttore erano confusi. Lui era vecchio, meno veloce, cominciava a sentire dolori alle articolazioni. Il branco aveva combattuto un intruso. Hanuman, il più feroce dei maschi, era arrivato tanto vicino da fiutare un odore che spargeva una furia di fame. Aveva mangiato tanto da istupidirsi, poi era andato in letargo, poi… si era svegliato così, in una sacca di foresta trapiantata profondamente sotto terra, con un proprio sole vagante. La sua stessa foresta per non farlo impazzire ed enigmi per addestrargli la mente da poco espansa.

Gli alberi erano da frutto. Piante più basse crescevano al limitare. La vita del Ringworld era la vita di Pak e tutto ciò che cresceva era commestibile. Proserpina affondò le mani nel terriccio scuro. Ne strappò una radice gialla e la mangiò. Ne diede un’altra a Hanuman.

A un certo punto chiese: — Dov’è Armonista?

— Non posso chiamarlo. — La tuta pressurizzata che Proserpina aveva modificato per lui era una soluzione di fortuna. Non si adattava bene e non aveva un collegamento radio con Armonista. — Ci troverà lui — concluse Hanuman.

— Ero intrappolata in una singola mappa per più di un milione di falan — disse Proserpina. — Quando i miei fratelli Pak smisero di sovrintendere alla morfologia territoriale del Ringworld, ho continuato a cercare difensori nel Centro Manutenzione. Il Centro era rimasto in funzione e io ero rimasta inattiva. Rappresento l’ultima difesa. Un giorno sarò indispensabile. Forse il giorno non è ancora giunto, ma staremo a vedere. Dove puoi condurmi?

— Il tuo interesse è nei vascelli alieni concentrati presso il nostro sole, vero?

— Sì.

Hanuman riscrisse le regolazioni. — Andiamo.

Erano in uno spazio ellissoidale, ampio, buio. Stelle brillavano, senza ostacoli, di luce accresciuta, nelle pareti e pavimento e soffitto. La navi spaziali erano più difficili da scorgere. Armonista aveva posto cerchi luminosi intermittenti intorno a quelle che aveva trovato; forse ne aveva mancato altre. Migliaia di navi. Centinaia di migliaia di piccoli puntini intermittenti: sonde.

Solo Proserpina girò la testa. Tre lunghi bracci oscillanti che terminavano in sedioli forniti di tastiera. Tutti vuoti. Hanuman chiese: — Ti piacerebbe…

— Sst — disse Proserpina e continuò a esaminare ogni cosa. Dischi passatoio: uno solo visibile. Non poteva vedere quello su cui si trovava. Armi e telecamere: non vedeva neanche quelle. Le proiezioni di stelle potevano dissimulare qualsiasi cosa.

Armonista, se l’avesse attaccata, l’avrebbe fatto dall’alto; e anche Hanuman l’avrebbe attaccata. Era pronta a difendersi… ma era l’istinto a parlare. All’atto pratico, se Armonista avesse voluto la sua vita, l’avrebbe già avuta. Chiese: — Conosci quelle navi?

— Alcune — rispose Hanuman. Le indicò: burattinai, Trinoc, Esterni, Kzinti, ARM, Sheathclaws.

— Alcune sono semplici vedette — disse Proserpina. — Alcune sono schierate per la guerra. Male. La ARM vincerebbe, se colpisse in quel punto e in quell’altro… — Lasciò morire la frase. — I relitti di questa nave o di quest’altra potrebbero colpire il Ringworld — riprese.

— La parte poppiera è progettata per contenere combustibile ad antimateria, giusto? Armonista ha considerato l’idea di distruggere tutte quelle flotte?

— Armonista considera tutto.

— Ma non conosco i suoi utensili. Di sicuro è al lavoro su qualcosa! Oltre al semplice controllo di difesa meteore. Non saprò niente finché non so con che cosa possiamo combattere. O fuggire.

— Fuggire? — ripeté Hanuman.

— Faccio ipotesi. — Girò intorno alla parete luccicante. Sotto uno sfolgorio di luce c’erano le ossa di un antico difensore, distese con alcuni suoi utensili. Le articolazioni erano gonfie e nodose. Sulla schiena le vertebre erano saldate.

— Avevano già iniziato a mutare — riprese Proserpina. — Sai che uccidiamo i mutanti? Lo fate ancora?

— Certo, se hanno l’odore sbagliato o se si comportano male.

— Questo era molto bravo in ciò che faceva. Guarda lo stato delle ossa, i segni della semplice età. Sarà sopravvissuto per decine di migliaia di falan. Hanuman, avremmo dovuto sguinzagliare i nostri predatori?

— No.

— Ma quelli della nostra stessa forma hanno occupato ogni nicchia ecologica da noi non riempita. — Lo guardò con durezza. Riuscì quasi a non badare al suo odore di mutante. — Capisco il tuo punto. Non semplici saprofagi come questo qua, ma brachiatori come te. Mutazioni ed evoluzione vanno bene, se solo puoi fermarle subito, sempre, in modo che la tua razza non abbia bisogno di cambiamenti.

Hanuman non rispose. Proserpina si limitava a dire l’ovvio.

Ma parlò Armonista. — La tua razza, i Pak originari, non è sopravvissuta. A questo servono mutazioni ed evoluzione, Proserpina. Qualcosa quasi della tua forma si è moltiplicato in decine di miliardi di miliardi. Non ti piacciono alcuni di noi? Quando mai ti sono piaciuti tutti i tuoi vicini?

Era in un sediolo su un braccio mobile sopra la sua testa. Avrebbe potuto inchiodarla in un istante. Troppo astuto, troppo veloce.

Proserpina disse: — Scommessa. Alla pari che saremo morti nel giro di diciannove anni, se leggo correttamente questi disegni. Tu li hai studiati per più tempo. Ciao, Armonista.

Armonista saltò giù. — Ciao, Proserpina, riverita antenata. I tuoi ospiti sono al sicuro?

— Ritengo questa situazione più urgente della loro vita. Ti sei impicciato nel nostro progetto di base!

— Sì, ma senza la necessaria rapidità. Mi serve tutto l’aiuto che riesco a ottenere.

— Quali cambiamenti hai effettuato? Quali cambiamenti progetti?

— Tu come ti muoveresti per trattare la Guerra Periferica?

— Forse avrei provato a… puoi danni un modo per fare disegni?

Armonista spostò il sediolo vicino alla parete ellittica. Lo sfondo di stelle era scomparso e la parete era color blu scuro. Vi comparvero linee bianche. Proserpina saltò su un altro sediolo. Con il gesto portò in vita delle figure. Sole. Quadrati delle ombre. Ringworld. Le linee bianche e le curve divennero reali vedute fotografiche. Proserpina muoveva le mani come un direttore d’orchestra. Il sole mostrò i campi magnetici all’interno. I campi magnetici cambiarono, furono compressi. Il Polo Sud magnetico del sole si coagulò, ribollì, poi spruzzò luce.

— Avrei provato questo — disse Proserpina. — Quando costruimmo il Ringworld, ponemmo una rete di superconduttori nelle fondamenta della struttura. Possiamo manipolare i campi magnetici. — Il Polo Sud del sole proiettò fiamma a raggi x. Lentamente il sole si spostò a nord, lasciando indietro il Ringworld. La sua forza di gravità comparve come deboli linee sulla parete blu e il Ringworld seguì il sole.

— Usiamo il sole come spinta fino ad alcuni metri per secondo quadrato nelle misure standard interplanetarie. Al di là… — Si formarono linee di flusso. Il Ringworld si mosse da solo, perdendo il sole. — Il flusso di materia interstellare attraverso il Ringworld può essere indirizzato sull’asse per subire fusione. Il getto del sole fornisce altro carburante. Uno scarico di fusione, trattenuto da campi magnetici, sostituisce il sole, bagna di luce il Ringworld e serve anche da statoreattore. Il Ringworld continua a vivere. Noi possiamo continuare a fornire accelerazione.

— Aspetti negativi?

— La decelerazione sarebbe difficile, ma non impossibile. I campi potrebbero essere regolati per spingere avanti. Ci sarebbe cambiamento nei flussi.

Armonista aspettò.

— In caso di fermata, non ci sarebbe più sole. — Si strinse nelle spalle e l’immagine si distorse. — Non importa. Non possiamo nemmeno iniziare. Il sole diventa troppo caldo, se cerchiamo di accelerarlo. Potremmo chiudere quasi completamente i quadrati delle ombre per fare schermo, ma se rimanessero indietro o fossero tirati avanti, il terreno resterebbe carbonizzato.

Esitò. — Peggio — riprese. — L’attrazione del sole non basta. Posso manipolare i campi magnetici solari per esercitare maggiore trazione sul Ringworld, ma non basterebbe. Gli intrusi alieni ci seguono ancora. Non trovo nessun modo per distanziarli.

— Principio sbagliato — disse Armonista. — Non sapevi. Ti mancano dati. Louis Wu ti ha parlato del sistema medico di Carlos Wu? O della nave spaziale che abbiamo rubato agli Kzinti?

— No.

— Ti darò i particolari quando ne avrò bisogno. Intanto… quei difensori tanto perversi da occupare il Centro Manutenzione non sono stati sempre diligenti. Hanno permesso impatti meteorici, cicloni, erosione e a volte l’esposizione del fondo marino. Quel pazzo succhiasangue ha lasciato migliaia di punti dove restano esposte le fondamenta del Ringworld. Ho bisogno di te e dei tuoi alleati e servitori per trovare quei punti e metterci una polvere. Ho lavorato con altri della mia razza, con tutte le specie di Ghoul del Ringworld, ma non sono riuscito a trovare un buon numero di quelle brecce. Ci muoviamo con troppa lentezza.

— Cos’è quella polvere? Cosa fa?

— A te basta sapere…

— Devo giudicare da me!

— Non voglio un socio paritario, Proserpina. La polvere si diffonde nello scrith, ma prima deve venire a contatto con esso. Come possiamo metterne una quantità maggiore a contatto con il pavimento del Ringworld?

— I miei servi nelle montagne di drenaggio — disse Proserpina — sono inutili nelle piane. Soffocano. Spargeranno polvere lungo i bordi delle montagne di drenaggio, sul bordo del muro, se puoi fornirla a loro. Viaggeranno su pallone da picco a picco.

— Bene. I miei difensori delle montagne di drenaggio stanno facendo proprio questo. Chi altri?

— Il popolo d’acqua — disse Proserpina. — Useremo gli acquatici. Dobbiamo arrivare al sistema di tubi di drenaggio che smuove i sedimenti del fondo marino…

— Flup.

— Sì, flup. Anche noi usiamo questa parola. Il flup si accumula sul fondo dei mari. Senza le nostre cure, resterebbe lì. In qualche migliaio d’anni tutto il soprassuolo del Ringworld andrebbe perso nei mari. Abbiamo predisposto un sistema di circolazione di tubi di drenaggio che corre sotto il pavimento di scrith e risale l’esterno del muro per riversarsi oltre il bordo. Crea montagne di drenaggio. Alla fine rifornisce il terreno. Se la tua polvere può essere introdotta nel fondo dei mari, da lì si può diffondere nello scrith?

— Sì.

— In quanto tempo?

— Se cominciamo subito, in meno di due falan.

19. Risveglio

Louis si nutrì e si nascose.

Strisciò fra le piante, s’inoltrò nella giungla. Visse sul ventre, protendendo nelle ombre la mano per estrarre le radici gialle. Il giardino pensile era troppo esposto. In questo lui non poteva farci niente, non poteva abbandonare la fonte di cibo. Ogni specie ominide sulla Terra e sul Ringworld aveva di sicuro mantenuto almeno questa caratteristica: un riproduttore che si mutasse in difensore si sarebbe nascosto per non farsi trovare da altri difensori.

Ombre e luci: passarono giorni.

Nessuno pareva cercarlo. Louis se ne meravigliò. Un difensore in libertà sarebbe dovuto essere fonte di preoccupazione. Il fatto suggeriva che i difensori del Ringworld avessero altre preoccupazioni: erano coinvolti nel problema della Guerra Periferica e non badavano ai mortali giochi di dominio. Di sicuro la situazione era brutta. Sarebbe tornata a suo vantaggio.

Cambiamento del corpo, irrequietezza della mente. Perché mangiava l’albero-di-vita a un’età effettiva di venti anni più o meno? La risposta era ovvia, ma le implicazioni erano serie. L’automed gli aveva dato i sintomi, ma non l’aveva reso in realtà un adolescente. Perché?

Armonista aveva aperto l’automed sperimentale di Carlos Wu e l’aveva dispiegato come un cadavere durante l’autopsia per risolvere tutti gli enigmi. Vi aveva tenuto dentro Louis Wu molto più del necessario per mettere alla prova le sue nozioni e per un altro motivo. La nanotecnologia dell’automed aveva riscritto la genetica di Louis Wu, forse ripetutamente, finché non l’aveva ritenuto pronto a divenire difensore in qualsiasi momento Armonista avesse deciso. Se aveva studiato la nanotecnologia fino a questo punto, Armonista conosceva ora l’argomento meglio di qualsiasi mente nello spazio conosciuto. Come la utilizzava?

Anche questa risposta era evidente, visto il furto della Long Shot.

La mente di Louis vagabondò, spumeggiando d’ispirazione, cercando altri enigmi. Dov’era Ultimo? A bordo della Hot Needle. Una nave fatta come una bottiglia di vetro poteva contenere anche sale comando nascoste. Dov’era la Hot Needle? Non importava. Louis poteva raggiungere la nave mediante disco passatoio,solo questo importava, a meno che… era in condizione di volare, la nave? Avrebbe dovuto scoprirlo.

Perché il naso di Armonista era così largo mentre quello di Proserpina era quasi piatto? Louis Wu aveva figli o D-figli tra le navi della Guerra Periferica? Dov’era la Long Shot? Forse Armonista studiava la nave dove lui aveva lavorato alla Needle e all’automed, nella Sala Lancio sotto la Mappa di Olympus Mons. La Sala Lancio era abbastanza spaziosa. Ed era il primo posto dove Louis avrebbe guardato, se mai avesse superato quel… torpore. Aveva l’impressione di pensare con grande rapidità, ma la mente gli pareva come diecimila farfalle in un campo, che si posano dappertutto e non vanno da nessuna parte. Il corpo… non avrebbe saputo dire.

Si nascose e si nutrì.

Roxanny dove aveva portato Wembleth? Era fuggita da Louis Wu e dai suoi alleati difensori. Ovviamente si era bruciata i ponti alle spalle, aveva cambiato la regolazione dei dischi passatoio; forse aveva bruciato l’ultimo ponte, prima di nascondersi. Come avrebbe fatto a trovarla?

Centocinquantuno giorni passarono in un lampo. Poi fu come se si fosse svegliato da un pisolino.

Rimase dov’era, semisepolto nel terriccio e fra gli steli di piante. Mosse le mani sul viso e lungo il corpo, scoprì una nuova figura. Giunture ingrossate. Testicoli scomparsi, pene ridotto a un niente. Il cranio si era ammorbidito, espanso, indurito di nuovo, lasciando una cresta ossea secondaria. La faccia era una maschera dura, labbra fuse alle gengive e ossificate. Il naso si era allargato. Avrebbe avuto l’aspetto di un jolly. E il fiuto era diventato quasi magico.

Ah! Aveva risolto il problema dei nasi. Un naso umano forma una sorta di cappa: trattiene per esempio una bolla d’aria per chi nuota. Le scimmie non hanno narici a cappa perché non nuotano. Gli umani si sono evoluti per metà in ogni direzione, compresa quella acquatica: gran parte della pelle è glabra, come la liscia pelle dei delfini.

Il fato intendeva proprio che la razza umana nuotasse.

I riproduttori perdono gran parte del fiuto perché impazzirebbero. Ucciderebbero qualsiasi estraneo che si avvicinasse ai loro figli, anche un medico o un insegnante. Proteggerebbero i figli da qualsiasi cosa, diventerebbero pazzi.

Dal naso Louis seppe che il rifugio di Penultimo, vasto come un’arcologia, non conteneva nemici. Lì le uniche forme di vita erano scavatori e l’analogo degli insetti; c’era anche un vecchio odore che gli andava dritto al rombencefalo.

Louis guardò l’orologio tatuato sul dorso della mano. Le nocche enfiate e le ossa del polso distorcevano il visualizzatore digitale. L’orologio segnava l’ora di Canyon. Con un calcolo Louis scoprì di avere bighellonato per due falan. Davvero troppo. Però non si era sbagliato, aveva contato 151 giorni di 30 ore. Un vecchio documento della ARM diceva che Jack Brennan aveva impiegato molto meno tempo per mutarsi in difensore.

Qualcosa, pensò Louis, aveva rallentato la sua metamorfosi. Cercò di alzarsi, sospettando già la risposta. Non riusciva a stare ritto. Quando aveva cominciato a mangiare la radice gialla, era guarito solo in parte. Le ferite erano incluse nello schema di ricrescita. Era diventato un difensore, ma un difensore storpio. Ginocchio, gamba, anca e costole sul lato sinistro erano distorte. Il corpo era quasi privo di grasso, bruciato in un letargo troppo lungo.

Louis zoppicò per il giardino pensile, imparò di nuovo a muoversi. Un difensore non in grado di combattere. Protese la mano verso un animale simile ai tassi e lo afferrò per la zampa solo perché quello era troppo lento. Lo mangiò rapidamente e giudicò che bastasse.

Alcune rampe più in basso vide la catasta di servizio, bruciacchiata e mezzo fusa. Zoppicando, scese a guardare da vicino: ormai era fredda, ovviamente. Cercò di aprire il quadro comandi e vide che era bloccato da una colata di metallo fuso. Salì faticosamente sul disco passatoio. Non accadde niente.

Con il pugno diede un colpo al bordo. Marte! Si contorse e si protese a colpire a due mani il disco passatoio capovolto prima di caderne giù. L’attimo seguente era in verticale sulle mani, in un campo d’alta erba. Rotolò subito in piedi (dov’era Armonista?) e si trovò sotto un emisfero blu, nel giardino di alberi-di-vita dove aveva ucciso Teela Brown.

Armonista?

Niente.

Aprì il quadro comandi del disco passatoio e cominciò a lavorarci. Prima l’essenziale.

C’era una nave lunga un miglio nel Grande Oceano. La Hidden Patriarch aveva portato degli Kzinti a conquistare la Mappa della Terra, secoli prima, e su quella nave c’era un disco passatoio. Louis non ricordava il codice, ma lo trovò.

Hidden Patriarch. Louis entrò di scatto, teso come un arco, pronto a combattere o morire. Nessuna resistenza. Vide una bronzea ragnatela frattale che lo fissava da un rugginoso muro di ferro: uno degli occhi-rete di Ultimo. Per il resto il luogo pareva incustodito.

Aveva lasciato la Hidden Patriarch quasi sotto il muro di tribordo del Ringworld. Una simile vista poteva ridurre un uomo alle dimensioni di un protone. Montagne alte come l’Everest fiancheggiavano la base, verdi di vita rigogliosa. Le montagne di drenaggio erano tutte fanghiglia di fondo marino, tutte fertilizzante. I bibliotecari non avevano spostato la nave. Ultimo aveva detto che erano stati riportati a casa. Probabilmente sulla Hidden Patriarch non c’era nessuno.

Louis aprì il quadro comandi, portando quel disco fuori della rete. Adesso era irraggiungibile. Per qualche momento si limitò a riflettere. Aveva ricordi confusi…ricordi di una lunga vita di riproduttore. I ricordi di quell’ultima ora erano chiari come diamante.

Molto tempo fa, pareva, aveva studiato una mappa del sistema di dischi passatoio di Ultimo. Ora attinse a quei ricordi per trovare regolazioni e tarature per varie località. Erano in gran parte perdute… ma a lui serviva un disco messo in funzione solo di recente. Riflessione e ricordi gli diedero il codice con il quale Ultimo designava i dischi passatoio. Era probabile che Armonista avesse mantenuto quel sistema. Così lui avrebbe avuto una manciata di regolazioni da provare.

Meglio procurarsi una tuta pressurizzata.

Sbucò a bordo della Hot Needle e gridò: — Voce di Ultimo! Sono Louis! — Malgrado cambiamenti nella struttura della gola, riuscì a fare in modo che la voce risuonasse come quella di Louis Wu.

— Non muoverti, tu non sei Louis Wu — disse una voce piatta, simile a quella di Ultimo.

Louis non si mosse. Si trovava nella cabina dell’equipaggio. Per un istante prese in considerazione cibo ben noto, una doccia e un cambio d’abiti, ma lasciò perdere. Disse: — Riferisci a Ultimo che Louis Wu è diventato un difensore. Devo parlare con lui.

— Louis? — disse la stessa voce. — Ti avevo avvertito!

— Lo so. Non dirmi dove sei. Sono venuto per una tuta pressurizzata. Hai osservato la Guerra Periferica? Ci sono novità?

— Un missile di antimateria ha distrutto uno statoreattore sul muro del bordo — rispose la voce del burattinaio. — Ventotto giorni fa. L’esplosione è stata tremenda, non solo antimateria, ma kiloton di plasma in fusione. Montagne di drenaggio fuse. Non ho scoperto quale fazione sia stata. Ho pensato che ne sarebbe derivato il caos. Mi sono preparato alla partenza, ma non è accaduto niente.

— Quei jet di assetto sono sempre stati troppo vulnerabili. Ormai Armonista avrà installato qualcos’altro. — Con la mente spaziò al di là delle parole. — I costruttori del Ringworld hanno sempre considerato i jet di assetto una soluzione temporanea per garantire sicurezza. Costruirono la griglia di superconduttore per muovere magneticamente il sistema, facendo leva sul sole. Armonista controlla questo sistema.

— Tiri a indovinare.

— E colgo nel segno. Sono un difensore. Liberami, Ultimo, e uscirò dalla tua proprietà.

— Come ti senti?

— Confinato. Sono storpio. Non posso combattere e non posso fuggire. Penso molto più velocemente di quanto non abbia mai saputo fare. Vedo molte risposte. Anche questo mi pone confini, in un certo modo. Se ogni volta vedo la risposta giusta, non ho scelta. Armonista ha un piano. Non interferirò, a meno che non minacci i miei D-figli, ma dovrei parlare con lui. Ci sono cose che devo fare prima, tutto qui. E tu? Hai un piano?

— Svignarmela, alla prima occasione.

— Bene. Ricordi dove Armonista lavorava sulla Needle? Hai occhi-rete là dentro?

— Sotto Olympus Mons.

— La Long Shot è là? Funziona?

— Ha smontato la nave e l’ha rimontata. Da allora non l’ha provata.

— E l’automed di Carlos Wu?

— Non è stato toccato.

— Ancora disseminato a terra?

— Sì.

— Aspetta che io provochi un diversivo. Poi porta a bordo della Long Shot l’automed in condizione di lavoro. Puoi farlo?

L’urlo di un’orchestra impazzita. — Perché dovrei anche solo pensare a commettere un furto nel terreno di un difensore?

— Ma avrai a fianco un difensore. Ultimo, siamo di fronte a una data di scadenza. Armonista non penserà ai nostri comodi. Agirà non appena potrà, perché non può prevedere quando la Guerra Periferica andrà al diavolo. Se non ci allontaniamo presto dal Ringworld, tu perderai per sempre la tua casa e io la mia. E peggio.

Seguì un momento di silenzio, interrotto da Louis. — Pensi che potresti tenermi prigioniero fino al momento di passarmi ad Armonista. E ottenere qualcosa. Sai perché non puoi farlo? Ricordi i tre sedioli su braccio snodabile, nella Sala Difesa Meteore?

— Ricordo.

— Ad Armonista ne serve uno solo.

Ultimo capì. Era pronto come alcuni altri difensori. — Triunvirato.

— Me li ha fatti vedere di proposito. Un messaggio, una promessa. Armonista, Proserpina e io. Ha estrapolato un difensore Pak superstite e sapeva che mi avrebbe fatto mangiare l’albero-di-vita. Non si aspettava che restassi in libertà. Probabilmente se ne frega se sono storpio come un antico schiavo greco. Ha bisogno del mio input. Non può calcolare bene come me i risultati della Guerra Periferica. Vedi, puoi vendermi ad Armonista, ma dovrai vedertela con me, dopo.

— Sei libero di muoverti per la nave — disse Ultimo.

— Dammi accesso al comando principale dei dischi passatoio. Devo riscrivere alcune istruzioni.

— Per rendere più difficile rintracciarti? Ti aiuto.

— Me e un paio d’altre persone. Non mi serve aiuto.

Riprogrammato il sistema di dischi passatoio, si trasferì nello scomparto da carico della Needle. Ne trasse una tuta pressurizzata: non gli si adattava bene, vista la sua nuova figura fisica, ma gli sarebbe servita. Prese anche una fune, occhiali ingranditori, una torcia laser.

Si mise a battere alcuni tasti sui comandi del disco passatoio e traslò.

Era in orbita. Aveva previsto quella possibilità. Le regolazioni che voleva erano quelle dispiegate più di recente e alcune si riferivano a cataste di servizio orbitanti. Spese qualche istante a guardare in basso la faccia del Ringworld. Quella era una regione che non aveva mai visto nei particolari, posta in parte fra i Grandi Oceani. C’erano deserti ocra e minuscole cicatrici di crateri d’impatto e tre piccoli grumi di nubi: cicloni. Armonista non faceva riparazioni, se non era costretto. Forse sarebbe stato contento di trovare luoghi dove il terreno era scalzato fino allo scrith.

Non vide veicoli aerei o spaziali. Meglio di quanto non avesse previsto. Ormai la Guerra Periferica si sarebbe potuta estendere giù fino alla superficie. Aveva ancora tempo. Ma avrebbe dovuto fare quel viaggio collaterale malgrado la Guerra Periferica. Non accadeva spesso che un difensore avesse scelta. Batté sui tasti un’altra regolazione.

Sempre in orbita, ma in un altro punto. Una telecamera della ARM delle dimensioni di un moscerino ora lo fissava da due metri.

Era proprio nei guai! Adesso la ARM aveva un avvistamento verificato di un difensore. O la tuta pressurizzata e la Needlema contorta avrebbero nascosto abbastanza a lungo la sua natura? Batté in fretta sui tasti e sparì.

La notte del Ringworld non era particolarmente buia. Lì non c’era niente, a parte sabbia e arbusti e la catasta di servizio di Armonista e la calma superficie di un mare. Louis si aggirò lì intorno per un poco, ma non vide orme sulla sabbia.

C’era però un lieve odore.

Erano stati lì, ma non si erano trattenuti a lungo. Avevano un’aviobici con cui giocare. Louis girò intorno all’isola e usò gli occhiali ingranditori per esaminare la riva lontana. Una aviobici sarebbe risaltata.

Niente. Riprovare.

Chissà dove. Louis comparve e rimase intrappolato fra rami e spine. Si guardò e tastò intorno, prime di tentare movimenti. Le spine non facevano grandi danni alla pelle coriacea. Dietro il duro guscio della faccia, la mente sogghignò.

Armonista aveva mandato una catasta di servizio a incontrarsi con l’aviobici di Louis.

Sei mesi fa. Forse Roxanny, pilotando l’aviobici, si era spostata varie volte prima di rinunciare. La programmazione di Armonista avrebbe retto: la catasta di servizio avrebbe seguito l’aviobici. Per quanto Roxanny ne sapeva, l’aviobici poteva essere coperta di sensori e di telecamere. Forse alla fine lei era finita in una giungla e aveva lasciato che piante spinose crescessero sia sull’aviobici sia sulla catasta di servizio.

Louis procedette a cauti tagli, usando la torcia laser. La boscaglia cominciò a prendere fuoco. Male. Louis strisciò giù fra le spine, girò intorno al bordo del disco passatoio, graffiandosi e tagliando altri arbusti mentre procedeva. Spense il disco passatoio e fece sollevare la catasta di piastre levitanti prima di rimanere arrostito.

La foresta si estendeva parecchio, seguendo un fiume, e lui era comparso al centro. Ora, dall’alto, aveva un’ottima visuale. Dove sarebbe andato, un paio di forestieri, dopo avere abbandonato il mezzo di trasporto?

Non lontano. Wembleth avrebbe condotto Roxanny al più vicino centro civile: lui sapeva che gli stranieri erano ben accolti ovunque. Seguendo a valle il fiume, qualcosa avrebbero trovato.

Louis trovò un piccolo villaggio alla confluenza di due fiumi. Si avvicinò alle case a forma di cono. Da qualche parte una voce gridò: — Vasneesit! — e Louis pensò: “Stet!”

Nella foresta si era sviluppato un incendio. Una colonna di fumo da richiamare l’attenzione, proprio dove Roxanny e Wembleth avevano lasciato il loro veicolo. Guardando in direzione dell’incendio, avrebbero visto una catasta di piastre levitanti stagliate contro il fumo. E allora? Si sarebbero nascosti o sarebbero fuggiti?

Nascosti. Non potevano battere in velocità una catasta di servizio.

Louis annusò. Popolazione tra 1000 e 1500 individui, carnivori dall’odore, pochi anziani, un mucchio di parassiti, ma poche malattie. E…

Laggiù. Louis scese nella piazza del villaggio. La gente locale si radunava. Uomini e donne bassi, robusti, d’aspetto lupesco. Occhi incassati. Mascelle aguzze un po’ sporgenti.

Un anziano gli rivolse la parola. Louis non capì la lingua, ma cercò di tranquillizzare l’uomo, con il linguaggio del corpo. Non funzionò e allora Louis lo prese per il naso e lo buttò a terra. Un breve incontro dimostrativo e l’uomo gli strisciò ai piedi.

Bene. Louis seguì l’odore. La fonte aveva cambiato case, ma l’odore sarebbe stato più forte se loro si fossero mossi all’aria aperta. Forse sotto il villaggio c’erano cunicoli. Un giovane uomo sbucò dal vano di una porta, tenendo in mano la pistola sonica di Roxanny.

Louis, appena sfiorato dal ronzio, toccò con il raggio laser il calcio metallico. Facendo bene attenzione. L’uomo lasciò cadere la pistola sonica e corse dentro casa. Non apparteneva al popolo Lupo. Era solo qualche centimetro più basso di Louis, aveva ricci castani intorno alla faccia e alla testa, pelle nuda nelle altre parti. Chiaramente umano. Con il fiuto Louis lo riconobbe.

— Wembleth! — chiamò. Zoppicò all’inseguimento. — Voglio solo parlare. — Entrò, temendo che corressero più forte di lui, ma zoppicava più velocemente di loro. Con la mano fermò un oggetto metallico vibrato contro la sua testa, si girò e si ritrovò a stringere un polso e una sbarra metallica. — Roxanny.

La donna fu svuotata dalla voglia di combattere. Lo fissò, con orrore insondabile. — Cosa sei?

— Non credi nei Vashneesht? — Lei non reagì. Poco divertente? — Sono Louis Wu. La tua pistola sonica mi ha lasciato deforme, ma per il resto sono un difensore. Sei stata fortunata. Avresti mangiato albero-di-vita, se fossimo andati dove mi indicavi.

— Louis.

Louis annusò: Roxanny portava in grembo un figlio della sua linea di sangue. Ora avrebbe potuto ucciderlo, prima che lui le facesse del male.

— Sai che…

— Sono incinta. Succede. — Lo guardò negli occhi. — Dicesti d’essere fertile.

— È figlio di Wembleth. Lo fiuto.

— Stet. Perché eri fertile? Quasi tutti gli uomini esauriscono i propri diritti di nascita. Louis Wu no?

— Roxanny, ogni vita è improbabile.

Lei sorrise, un semplice tremolio delle labbra. — E perché sono fertile io? Questo di sicuro non l’hai stabilito tu.

— Qualcuno ha pasticciato le tue caratteristiche mediche. A bordo della Gray Nurse usavate tutti lo stesso automed, vero? Qualcuno voleva che tu restassi incinta, così ha annullato il tuo periodo di sterilità. — Era la risposta più logica.

— Il Primo Coroner Zinna Hendersdatter — disse Roxanny. — Pensa che gli abbia strappato Oliver. — Ricuperò l’aplomb. — Così i difensori fanno sbagli?

— Non ci sono mai dati sufficienti. Ecco perché i difensori cercano di prevedere le azioni l’uno dell’altro. Roxanny, voglio solo parlare, poi me ne vado. Wembleth?

— Non farle del male.

Testa e braccia spuntarono da un buco nel pavimento di terra. Wembleth era lì da qualche tempo. Aveva la barba castana e riccia, bianca in punta. La droga di vita l’aveva reso giovane e in quello stato assomigliava un poco a Teela Brown e un mucchio al giovane Louis Wu. Reggeva una balestra.

— Non c’è bisogno che ti avvicini — disse Louis. Lasciò andare Roxanny, che arretrò subito. Rimase immobile, chiedendosi se Wembleth gli avrebbe sparato e se lui avrebbe potuto afferrare al volo un dardo di balestra. — Fai pratica nell’interlingua?

— Sì, Roxanny vuole raggiungere la flotta della ARM.

Louis si domandò come avrebbe fatto. Se Wembleth aveva trovato un modo, doveva impedirlo.

Disse: — Roxanny, dove hai lasciato la libreria della Snail Darter?

— L’ho portata a bordo della Gray Nurse. Perché?

— I miei figli, i loro D-figli… un paio di loro potrebbero essersi arruolati nella flotta della ARM. Devo vedere il ruolino. Ce n’è una copia in ogni nave della flotta.

Roxanny rise. — Ci sono decine di migliaia di persone nelle navi della ARM. Le esaminerai tutte?

— Sì.

Roxanny si strinse nelle spalle. — Forse Proserpina l’ha presa.

— Dovete andarvene di qui — disse Louis. — Ho riportato la catasta di servizio. La riprogrammerò in modo che smetta di seguire l’aviobici. È molto importante che non vi trovino. Io vi ho trovato seguendo semplicemente la programmazione nei dischi passatoio. Dalla foresta, Wembleth, ho seguito il tuo odore.

— Con un naso così, non sono sorpreso — replicò sgarbatamente Wembleth.

Louis si toccò il naso ingrossato. — Sai d’essere mio figlio?

Wembleth sbuffò, incredulo. — Avrei pensato che tu fossi il mio! Ma sei più vecchio di quanto non sembri.

— Tu sei più giovane. Non ho mai visto un essere umano che non abbia usato moderne tecniche mediche. Né depilatori, né pillole abbronzanti, né programma dentale. Ti credevo di un’altra specie. Ma Teela Brown era tua madre.

Roxanny scosse la testa. — Avrebbe avuto un periodo quinquennale.

— Avrà deciso che voleva un figlio da me. Prima che lasciassimo la Terra avrà fatto invertire il trattamento per la sterilità. Le sarà costato entrambi i diritti di nascita. A me non l’ha mai detto.

— Un momento — disse Wembleth. — Dici sul serio? Sei davvero mio padre? — Parve inorridito.

— Già…

— Perché ci hai lasciati?

— Teela ha lasciato me. A quel tempo pensai che mi avesse lasciato per Cercatore…

— Ma tu cos’hai fatto?

— Non l’ho difesa. — Come avrebbe potuto farlo, andando contro alla fortuna di lei? — Entrò in un ciclone e la perdemmo. Quando la ritrovammo, era con Cercatore. Ti portava in grembo, quando li lasciai presso il Grande Oceano; in quanto a ciò che ha fatto dopo, tiro a indovinare.

— Tu sei Vashneesht — disse Wembleth. — Sei bravo a indovinare. Non ho mai capito. Perché mia madre ci ha lasciati?

Louis capì di doversene andare. Ogni secondo era prezioso. Una volta il popolo di Proserpina aveva ripulito il sistema del Ringworld da ogni sasso minaccioso. Adesso il sistema era infestato di navi…

Ma in presenza di suo figlio e del futuro nipotino, Louis era incline a trattenersi e Wembleth aveva bisogno d’essere rassicurato.

— Lasciai Teela vicino al Grande Oceano. A quel tempo nel Ringworld non esistevano dischi passatoio. Cercatore, l’uomo per cui lei mi ha lasciato, forse sapeva in che modo usare il trasporto che corre lungo il muro del bordo. È un sistema di levitazione magnetica, Roxanny. Trovarono un modo per arrivarci, in giro è rimasta sufficiente tecnologia dei Costruttori. Hanno usato il sistema di levitazione magnetica per girare intorno all’Altro Oceano. Sembrerebbe una follia, a meno che non sia stato un tentativo di sfuggire a qualcosa di terrificante. Non da me, penso, ma forse era ciò che lei pensava che avrei portato. La Guerra Periferica. Può darsi che Teela avesse paura dei burattinai. Nessus si è impicciato nella sua vita, in pratica l’ha distrutta, e lei non voleva che la cosa si ripetesse. Sapeva che avremmo cercato dove era stata vista per l’ultima volta. Così trovarono un posto a metà dell’arco e vi si stabilirono e lei visse con Cercatore e con te. Mi auguro che sia stata felice.

— Mia madre era felice — disse Wembleth — ma anche irrequieta. Non ebbe altri figli…

— Naturalmente. Cercatore non era della sua specie.

— Lei e Cercatore… mio padre… — un’occhiata feroce — facevano a turno a esplorare. Non ho mai saputo che cosa cercassero. Uno di loro doveva restare con me. Quando crebbi, si dedicarono maggiormente alle ricerche. Avevo quasi otto falan, quando lei scomparve.

— E non tornò più?

— Mai più — disse Wembleth.

— Trovò alberi-di-vita. — “La fortuna di Teela” pensò. “Povera Teela. Erano i suoi geni, se non altro, ad avere fortuna.” Poi disse: — Non so come sia accaduto, ma quel tubero cresce in ognuna delle mappe del mondo Pak e molte mappe un tempo contenevano un difensore prigioniero. Alcuni prigionieri avranno trovato un modo d’infettare le radici usando il virus dell’albero-di-vita, proprio come ha fatto Proserpina. Credo che Teela abbia trovato il giardino di Penultimo. Anche Cercatore sarebbe rimasto infettato, se Teela non avesse fatto ricerche da sola. Al risveglio era diventata difensore. Wembleth, non ti avrebbe abbandonato, se non per difenderti da un pericolo maggiore.

Wembleth lo guardò, torvo.

— No, realmente. Lei vide ciò che vedemmo tutti. Avrà immaginato cosa c’era sotto la Mappa di Marte. Roxanny, è un volume enorme, un’area che eguaglia tutta la superficie solida della Terra ed è alta quaranta miglia. Non si può non vederla. È il Centro Manutenzione di tutto il Ringworld. Teela poteva vedere che gran parte degli statoreattori del bordo mancavano. Qualcuno doveva andare nel Centro Manutenzione per tentare di stabilizzare il Ringworld prima che sfiorasse il proprio sole.

E pensò: “Voleva anche il potere. Futz, era un difensore”. Poi disse: — Viaggiò con il sistema magnetico di levitazione e poi con qualsiasi mezzo potesse raggiungere la Mappa di Marte nel Grande Oceano. Forse andò prima nella Mappa della Terra, per vedere come se la passavano gli arcaici Pak, e lì prese la Hidden Patriarch. Ecco come la nave finì su Marte…

Roxanny disse: — Ossia?

— Non importa. Ciò che avvenne dopo è che Teela cercò di uccidere Bram.

— Bram? — ripeté Roxanny e Wembleth aggiunse: — Uccidere? Mia madre?

— Nel Centro Manutenzione c’era già un difensore — spiegò Louis. — Teela non sapeva di Bram, ma sapeva che se lì c’era qualcuno, quel qualcuno non stava facendo il proprio lavoro. Stava lasciando rubare i jet di assetto del bordo. Quindi andava sostituito. Wembleth, ho parlato con Bram. Ho ascoltato la sua versione dell’accaduto. Bram non era il più intelligente dei difensori. Non ha mai calcolato la parte che segue.

“Teela era un difensore. Ha fatto ciò che doveva fare. Ha preso un uomo più vecchio, probabilmente da una delle altre mappe, e si è travestita. È andata con lui nella Mappa di Marte, facendosi passare per una coppia di riproduttori. Hanno esplorato il Centro Manutenzione. Quando hanno trovato il giardino con alberi-di-vita, Teela aveva di sicuro visto abbastanza o fiutato l’altro. Ha capito che da qualche parte c’era un difensore. Ha lasciato che l’uomo mangiasse l’albero-di-vita e ne ha mangiato anche lei.

“L’uomo è morto e Teela ha finto di cadere in coma. Sarà rimasta immobile per parecchi giri. In teoria Bram doveva venire a esaminarla per scoprire che cos’era e poi ucciderla prima che divenisse difensore. Sicuramente Teela l’avrebbe colto di sorpresa e ucciso. Ma Bram non venne. Forse aveva deciso di lasciare che lei si svegliasse. Teela doveva passare al piano di riserva. Lasciò la Mappa di Marte senza far sapere a Bram d’essere al corrente di lui. Si dedicò a riparare i jet di assetto e poi… escogitò il modo per farsi uccidere.”

— Come, Louis, come? — chiese Wembleth. Reggeva ancora la balestra.

Teela aveva assalito Louis e i suoi compagni e aveva fatto in modo di perdere la battaglia. Louis in persona l’aveva uccisa.

— Bram ci aveva in pugno — rispose Louis. — Eravamo ostaggi, finché Teela era viva. Sarebbe stata la sua serva e lui era incompetente. Teela doveva morire per salvare il Ringworld e perciò morì.

— Ma…

Louis lo interruppe. — Ciò che importa ora è che per voi farei qualsiasi cosa. In pratica, devo lasciarvi liberi di nuovo. È d’enorme importanza che i difensori al potere, Armonista e Proserpina, non vi trovino.

— Cosa farebbero, ci ucciderebbero? Ci interrogherebbero?

— Vi difenderebbero.

Wembleth posò la balestra. Gli tremavano le mani. — Vashneesht! Stet. Questa gente mi piace, ma possiamo trasferirci. Devi sapere dove?

— No, non devo — rispose con fermezza Louis.

Uscì. Giovani del popolo Lupo si arrampicavano sulla catasta di servizio. Louis li scacciò. Riprogrammò i comandi del disco passatoio e anche quelli di levitazione.

Wembleth e Roxanny l’avevano seguito fuori. — Sto per andare via — disse Louis. — Quando sarò sparito, cambiate questa regolazione e poi premete questo pulsante zigrinato. Andate dove volete.

— Non ci possono rintracciare?

— Ci ho pensato io, Roxanny. Sarete fantasmi finché premerete il pulsante zigrinato prima di traslare. Comunque Armonista scoprirà presto il trucco, perciò saltate intorno per non più di mezza giornata, poi smettete di fare balzi e allontanatevi dalla catasta di servizio. — Traslò.

20. Una storia

Sala Lancio. Louis aveva bisogno solo di un istante. Voleva vedere il laboratorio, la Long Shot e l’automed nanotecnologico.

L’automed ricostruito da Carlos Wu era sparpagliato intorno al disco passatoio. Utensili tutt’intorno. Di molti si intuiva lo scopo. Cavi e fili multicolori di luce laser portavano a una ventina di cataste di strumenti. Un labirinto che sarebbero occorsi minuti per sbrogliare… un’ora o più per Ultimo.

La Long Shot si stagliava come una bolla lunga un miglio. A prima vista pareva in parte smontata. Un portello ricurvo, grande come un campo da gioco, era spalancato vicino alla base. Attrezzature erano ammassate all’intorno e da ogni parte c’erano materiali da imballaggio.

A guardare meglio, quei materiali non erano essenziali per un attendibile sistema di guida iperspaziale. Lì c’era una nave General Products n. 2, una scialuppa di salvataggio. Quelli erano serbatoi. Quegli altri, habitat gonfiabili per terreno e orbita e una raffineria di deuterio adattata per aspirare acqua marina. Alcuni oggetti servivano solo a dare indicazioni erronee. Accessori distorti dello scafo risultarono essere un proiettore olografico lasciato in funzione.

Armonista aveva tolto materiali e imballaggi per arrivare ai meccanismi, esaminarli e ricostruire la nave. Bastava chiudere il portello e… Louis non riuscì a capire subito come la nave sarebbe uscita dalla caverna.

Il cannone lineare rombò con un rumore da fine del mondo. Un fulmine attraversò il foro nel pavimento, risalì e uscì da Olympus Mons. Nel silenzio che seguì, Louis udì Proserpina gridare: — Se ne accorgeranno! — in lingua Ghoul.

Erano chini sul foro a guardare giù nel cannone lineare: Proserpina, Armonista e due piccoli difensori, l’uno o l’altro dei quali poteva essere Hanuman.

— Sanno che sono qui — urlò Armonista. — Immaginano che sono in attività. Quelli con un po’ di cervello ormai avranno dedotto cosa c’è sotto la Mappa di Marte. Alcuni potrebbero anche riposare meglio perché sto chiudendo i fori nel pavimento del Ringworld.

— … Rischi?

— I missili che la maggior parte di quelle fazioni ha continuato a usare, una sola esplosione di antimateria non avrebbe distrutto molto del Centro Manutenzione. Un nemico non potrebbe sapere d’avermi nuociuto e mi farebbe arrabbiare e potrei trovarlo. Ammetto che è rischioso. Sto temporeggiando. Non voglio che la ARM e gli altri si chiedano cosa stia combinando il difensore di Marte. Così mi limito a chiudere i fori. Questo mi tiene fuori dei guai.

Louis si disse che non l’avrebbero fiutato, era in una tuta pressurizzata. Ma anche lui non poteva fiutare niente, perciò continuò a guardarsi intorno. Vide alcuni difensori del Popolo dei Sospesi. Erano a distanza da lui. Vide un occhio-rete spruzzato nella cavità della scatola di rianimazione dell’automed. Rivolse un gesto di saluto (“Ciao, Ultimo!”) e si chiese se Armonista non fosse collegato alle stesse telecamere.

— … occorrono i fori?

— Con quelli ho finito. Siamo quasi… — Le voci si abbassarono, quando tornò loro l’udito. Louis non avrebbe appreso altro, in quel modo. Li vide coprirsi le orecchie e li imitò. Mentre il fulmine risaliva rombando il cannone lineare, raccolse un grippo e lo scagliò contro la testa di Proserpina, distante sessanta metri.

Proserpina lo afferrò al volo e lo rilanciò contro di lui: avrebbe colpito la parete di servizio, si sarebbe fracassato e l’avrebbe inondato di schegge. Louis danzò intorno alla parete, afferrò il grippo e lo scagliò di sbieco sul pavimento in modo che rimbalzasse contro Proserpina. Lei lo prese e lo rilanciò. A un tratto altri oggetti erano in movimento, utensili e pezzi di cemento e un animale morto da tempo, grande come Louis. L’animale gli si disintegrò in mano. Louis prese il resto e lo tirò indietro. Girò il rubinetto di un serbatoio e si rifugiò di nuovo dietro la parete, saltò su e tirò il grippo e un blocco di tufo lavico, poi si gettò sotto lo sbuffo di plastica da imballaggio leggera come piuma che era uscita dal serbatoio. La scalciò in alto e fu dietro il serbatoio, mentre loro lo cercavano. Il grippo attraversò la schiuma plastica, frantumandola…

Ma ora c’erano troppi oggetti in movimento Louis aveva l’impressione che elementi del tronco e dell’anca cercassero di staccarsi. Afferrò quanti missili poteva, li maneggiò come un giocoliere e alla fine li posò. Zoppicò verso i difensori.

Proserpina disse: — Pagliaccio…

— Cosa ti fa pensare d’essere al sicuro? — chiese Armonista.

— Mi hai lasciato un sediolo. Hai armeggiato con il mio metabolismo.

— Louis, tutto è avvenuto fuori sequenza. Hai mangiato presto e hai terminato il cambio tardi. Una nave della ARM è esplosa in precedenza. Avremmo potuto usare il tempo per estrapolare il comportamento di tutte le fazioni nella Guerra Periferica. Ora… parla con me. Cosa faranno?

— Un controllo psichiatrico come prima cosa?

— Di chi?

— Hai capito come funziona la Long Shot?

— Sì.

— E hai impresso il principio in un quintilione di congegni nanotec? Fatti da un automed sperimentale molto modificato?

— I numeri…

— E hai fatto scorrere nanopolvere nella rete di superconduttori sotto il Ringworld, in modo che si possa alterarne la struttura?

— Sì, con l’aiuto di Proserpina e dei nostri compagni.

— Proserpina, sei immischiata in questa storia?

— Sì. Louis. Non c’erano buchi sufficienti nel terreno, perciò abbiamo dovuto praticare fori in certi punti…

— Funziona davvero?

— Penso di sì — disse Armonista.

— Stet, sono sano di mente e voi pure, altrimenti siamo tutti pazzi. Il sistema è pronto a partire?

— Potrebbe, se la mia riserva di energia tiene. Non posso includere i quadrati delle ombre o il sole. Al massimo posso scappare per poco più di due giorni. Ma, Louis, non sono sicuro che i nanosistemi abbiano terminato d’infettare l’intera griglia. Devo sapere quanto tempo abbiamo. Cosa farà la Guerra Periferica?

Con la mente Louis danzava su un nuovo sentiero. — Puoi costruire un nuovo sistema per il giorno e la notte. Armonista, perché non costruire una vera sfera di Dyson? Dieci milioni di miglia di diametro, con un sole al centro e all’intorno il Ringworld. Sottile come una vela solare, così la pressione della luce la gonfia. Provvederla di finestre in modo che la luce attraversi il Ringworld. Il resto del materiale è un trasformatore fotoelettrico. Raccoglierai gran parte dell’energia di un sole.

— Sei “fresco”, Louis — disse Proserpina. Nella lingua Ghoul la parola si riferiva alla carne non ancora pronta per essere mangiata: immaturità inaccettabile.

— I difensori a volte sono scervellati. Devi risolvere un problema alla volta. Stiamo considerano ancora la flotta della Guerra Periferica. Quando colpiranno?

— Questa è un’altra faccenda…

— No! — mugghiò Armonista. — Una fazione ha già distrutto uno dei miei jet di assetto. Chi? Per quale motivo? È una provocazione voluta?

— Mostrami l’evento. Sala Difesa Meteore.

Traslarono.

Louis non poteva assolutamente fare segnali a Ultimo. Il burattinaio si sarebbe dovuto muovere subito.

Sala Difesa Meteore. Con un balzo Armonista e Proserpina occuparono due sedioli. Lo storpio Louis fu costretto ad arrampicarsi per raggiungere il terzo. Guardò dove ci sarebbero dovuti essere i dischi passatoio. Quello da lui utilizzato era segnato chiaramente. Un difensore dei Sospesi, Hanuman, comparve in un punto non segnato e aspettò ordini. Altri potevano essere nascosti là o laggiù. Quasi certamente tre o quattro, non di più. Perché quei sedioli e quei bracci mobili erano così massicci?

La parete mostrava il sistema del Ringworld visto dal sole. Il Ringworld era un semplice profilo, fili bianchi contro uno sfondo di stelle. — Mi serve una bacchetta — disse Louis. — Quelle sono navi di Esterni, giusto? Due. Ne vedete altre?

— No.

— Non siamo di reale interesse a qualsiasi cosa così diversa. Quelle sono navi Kzinti e quelle altre della ARM. Non vedo la nave degli Sheathclaws.

— Se n’è andata.

— Probabilmente è stata richiamata, altrimenti forse si sarebbe scagliata contro gli Kzinti. Gli Kzinti hanno schiavi telepati. A cosa pensate?

— Interazioni — disse Proserpina.

Louis doveva trovare un modo per sfruttare un po’ di tempo, poi mandare i difensori in qualche missione diversiva. Tracciò una linea che collegava varie navi e aggiunse frecce di vettore. — Vedete? Distanza, velocità, gravità… bisogna considerarle tutte, perciò è complicato…

— Non è complicato! — lo interruppe Proserpina, brusca. — È solo differente. L’abbiamo fatto dal nucleo galattico al sito del Ringworld! Loro hanno provocato uno stallo, ma è instabile qui…

— Sì. E l’equilibrio non reggerà, se… se una fazione dissidente, per esempio il contingente della Sola Razza, gestisce davvero questa nave o…

— Non capisco come abbia retto così a lungo — disse Armonista. — E come potrà reggere ancora. Ma tu, Louis, li conosci tutti.

— Non reggerà. Stai trascurando l’effetto degli Esterni. Loro sono più potenti delle altre fazioni e tutti lo sanno. Solo con la loro presenza hanno reso più stabile la situazione finora. Ognuno si chiede che cosa faranno. Gli Esterni non faranno niente… e tutta la Guerra Periferica gradualmente se ne sta accorgendo.

Ora vedeva anche lui lo schema di disintegrazione, il rafforzamento e il bluff. Due navi della ARM pronte a distruggere una grande nave Kzinti. Trentuno navi schierato intorno a una Esterna nella speranza di protezione che sarebbe svanita come brina sulla Luna. L’equilibrio semplicemente non c’era.

— Armonista, questo castello di carte potrebbe crollare in qualsiasi momento. Non aspettare. Quanto rapidamente puoi metterci in moto?

— Mezza giornata, con un po’ di fortuna.

Louis si girò, sorpreso. — Come mai così tanto?

— Devo riversare tutta l’energia del sistema di quadrati delle ombre nella griglia di superconduttore. Se l’avessi fatto troppo in anticipo, sarebbe colata…

— Non puoi ottenere energia magnetoidrodinamica dai jet d’assetto del bordo?

— Magnifica idea. Avrebbe richiesto una certa quantità di riprogettazione, diciamo da venti a trenta giorni, e un migliaio di difensori delle montagne di drenaggio. Mi occorre mezza giornata e poi via, niente più Guerra Periferica.

— Comincia subito — disse Louis.

— Sei appena arrivato — replicò con pazienza Armonista. — Non sappiano nemmeno, neppure tu, chi ci ha attaccato ventotto giorni fa. Da dove viene il pericolo? Posso limitarmi a ucciderlo? La rete di superconduttore si è autorinnovata per soli due falan, cristallizzandosi nella nuova configurazione. Anche se il cambiamento è completo, devo metterlo alla prova.

“A volte bisogna solo giocare d’azzardo” pensò Louis. Ma sapeva che Armonista non avrebbe agito abbastanza rapidamente senza maggiore pressione. — Mostrami com’è avvenuto — disse.

Il cielo cambiò: navi si mossero, le stelle rimasero ferme. Il Ringworld divenne solido. Una finestra zoomò un jet d’assetto, una sottile rete luccicante modellata magneticamente in un iperboloide di rotazione, con una linea di fuoco bianco lungo l’asse. All’improvviso divenne luminosa, luminosa, offuscata… il motore era andato e un pezzo mancava dal muro del bordo. Ai piedi, montagne di drenaggio bruciavano.

— Hai solo questo?

— Varie frequenze.

Replay, luce idrogeno alfa. Louis lo respinse con un gesto. — Troppo palese per i burattinai, troppo sobrio per gli Kzinti. Forse uno Kzinti dissidente. Ci sono dissidenti anche nella ARM, dovremmo chiedere a Roxanny. O a chiunque piacerebbe vedere entrambe le parti ridotte un poco. Non sono mai stato sicuro dei Trinoc o dei burattinai.

— Non aiuta molto — convenne Armonista.

— Dimmi cosa sai di Teela Brown.

— Di chi? — chiese Proserpina.

— Un folle intrigo dei burattinai — disse Armonista. — Lei era una vittima. La General Products, il braccio commerciale dei Burattinai di Pierson nello spazio umano, stabilì sulla Terra una lotteria di diritti di nascita. Il tentativo per selezionare umani fortunati. In pratica ottennero alcuni colpi di fortuna statistici, come Teela Brown. Lei… Louis! Hai avuto un figlio da Teela Brown?

Louis restò in silenzio.

— Dov’è tuo figlio?

Louis non aprì bocca. Fra difensori è facile mantenere una faccia da poker: il linguaggio del corpo è difficile. Aspettò finché non vide movimento. Con un lungo salto Proserpina lasciò il sediolo. Armonista balzò in un’altra direzione. Hanuman parve incerto; rimase vicino al disco passatoio visibile, quello più lontano. Non appena i due difensori furono impegnati, Louis saltò verso il sediolo di Armonista.

Uno di quei sedioli era di sicuro un disco passatoio. Un nascondiglio naturale. Due sedioli sarebbero stati ridondanti, anche se tutti e tre erano troppo spessi e troppo larghi. E poi Armonista avrebbe preso per sé quello giusto. Ma altri dischi passatoio nella sala andavano sorvegliati. Se aveva ragione lui… e l’aveva, perché Hanuman si lanciò immediatamente verso lo stesso sediolo.

Hanuman arrivò per primo. Il sediolo cominciò a spostarsi lateralmente, ma Louis era lì. Hanuman gli vibrò un potente calcio, ma Louis aveva a favore la massa. Sbatté Hanuman sul disco passatoio e protese la mano sopra l’ominide intontito per far scattare il bordo e mettere in funzione il disco. Tutti e due traslarono.

Con la base del palmo, un colpo sulla testa di Hanuman. L’ominide perdette i sensi. Louis lo spinse giù. Dolore continuo all’anca: il calcio aveva rotto qualcosa.

Erano nelle viscere del terreno, da qualche parte sotto Marte. Louis aprì il bordo del disco e cominciò a battere sui comandi, velocemente.

Louis comparve, aprì il bordo. Se Armonista l’avesse rintracciato su quell’isola sabbiosa e spoglia (oppure se Hanuman gli avesse fatto un segnale entro il prossimo paio di minuti) avrebbe trovato orme vecchie di ore. Forse perfino tracce dell’odore di Wembleth e Roxanny.

E se i geni di Teela erano fortunati, Wembleth e Roxanny e il loro figlio sarebbero stati ormai ben fuori della portata di Armonista. Ma ogni schema di sopravvivenza genetica è pazzescamente fortunato e la fortuna di Teela non avrebbe importato un tanj ad Armonista. Ciò che importava era questo: Louis Wu non avrebbe mai dato una risposta spassionata e attendibile alle risposte di Armonista finché avesse potuto oscurare le risposte per favorire la propria linea di sangue.

Ancora una mossa. Louis batté i comandi, poi premette # e traslò.

Nei quartieri dell’equipaggio a bordo della Hot Needle, Louis selezionò in fretta una frittata di funghi al formaggio piccante e un’insalata. Si tolse la tuta pressurizzata e poi gli abiti. Selezionò un giubbotto paracadute e lo indossò. Aprì la doccia quanto bastava per bagnare il sacco. Quasi s’aspettava di udire la Voce del burattinaio, ma non venne.

Si spostò nello scomparto da carico. Un’aviobici sarebbe stata troppo grossa, tuttavia selezionò una cintura di volo modificata per sollevamento magnetico. Mangiò quasi tutta l’insalata e la frittata mentre aspettava, quattro pericolosi minuti, che la cintura di volo fosse costruita. La indossò e tornò nei quartieri dell’equipaggio.

Ora si chiese dove un burattinaio avrebbe nascosto un disco passatoio. Lì doveva esserci un portello di fuga: Ultimo si sarebbe potuto trovare intrappolato nei quartieri dell’equipaggio da un uomo e uno Kzin. Il sedile del water? Troppo piccolo. La doccia?

Il soffitto della doccia. Aveva le giuste dimensioni. Il codice sarebbe stato musica di burattinaio: lui non avrebbe mai saputo cantarla. Forse avrebbe potuto infrangerlo, ma prima…

Appoggiò le mani sul soffitto e disse: — Voce di Ultimo, fammi passare.

Fu nella sala comando. Usò il disco passatoio che c’era lì.

Né Hanuman né Louis erano dove il primo salto li aveva portati. Al secondo Armonista e Proserpina si trovarono in un’isola spoglia. Trovarono Hanuman, stordito, che cercava di alzarsi a sedere. Proserpina lo esaminò: non pareva ferito gravemente.

Armonista chiese: — Come stai?

— Ferito, non grave — rispose Hanuman. — Aveva in pugno la mia vita e me l’ha lasciata.

— Il gesto mostra un buon autocontrollo. Proserpina, guarda se trovi tracce dei nostri ospiti in fuga. Hanuman, riposa. — Andò a lavorare ai comandi del disco passatoio.

— Fiuto il loro odore — disse Proserpina. — Vecchio di falan. In fregola.

— Questo cambia tutto — disse Hanuman. — Devo avvisare la mia gente.

— La tua gente vive sugli alberi! Come possono nascondersi da ciò che deve venire?

— Stet. So cosa fare.

— Aspetta che ce ne siamo andati — disse Armonista. — Poi raggiungici nella Sala Difesa Meteore. — Traslò con Proserpina.

Sala Lancio. Piccoli difensori dei Sospesi erano distesi bocconi nella caverna sotto Olympus Mons. Ultimo lavorava a un proiettore laser. — Come procede? — chiese Louis.

— Sto ancora scollegando strumenti. Difficile dire dov’è sicuro.

Louis cominciò a scollegare accessori laser e cavi, staccando strumenti di Armonista dove necessario. Rimpianse di non potersi muovere più velocemente. Qualcosa dai bordi taglienti gli si muoveva nell’anca, la carne era molto gonfia. — Non sei al sicuro nel Ringworld — disse. — Come sposterai i componenti dell’automed?

— Non ho deciso.

— Speravo che ti fosse venuta un’idea. Stet. La prossima parte è rischiosa. — Terminò di scollegare sensori. I componenti dell’automed erano ancora collegati gli uni agli altri. Louis li lasciò così. — Sarò via per un’ora almeno. Prepara questa roba in vista di sollevamento con campi magnetici. Lascia aperto il tetto.

— Un momento. Cosa stai per fare?

— Non c’è tempo.

— Dove sono i difensori che stiamo derubando? Cosa posso fare quando la morte può trovarmi da un momento all’altro? Dimmi cos’hai fatto!

Meglio se l’avesse saputo, pensò Louis. Aveva già sciupato un’ora almeno. Poteva concedere a Ultimo un minuto. Disse: — Ho cercato di spiegare ad Armonista che la Guerra Periferica è sul punto di scoppiare…

— Eee! - Un rauco accordo di sgomento.

— Proprio come sto spiegando a te. Se nascondi tra le gambe la testa, morirai in quella posizione. Mi credi?

— Sì.

— Ho indotto Armonista a sospettare che avevo un figlio… sì, un figlio con i geni di Teela. Congratulazioni, sono sopravvissuti. Il tuo programma di selezione è ancora in vigore…

— E la selezione successiva?

— Oh, Ultimo, altre navi si saranno schiantate sul Ringworld. I figli di Wembleth troveranno compagni.

— Stet.

— Sono stato in vari posti, finendo dove Armonista può trovare tracce di Wembleth. Poi ho usato il blocco sul disco passatoio e sono andato sulla Needle. Armonista non ci metterà molto ad aggirare il blocco. Quando lo farà, scoprirà che sono stato sulla Needle, ho fatto i miei comodi a bordo e non me ne sono andato. Devo essere ancora a bordo. Sono andato a prendere Wembleth, giusto? Ne segue che stiamo cercando di lasciare il Ringworld. L’equilibrio della Guerra Periferica deve essere pronto a saltare proprio ora. Altrimenti nessun difensore rischierebbe in quel modo la vita del proprio figlio, in una nave che può essere abbattuta dalle altre o bloccata con la stessa facilità con cui Armonista può bloccare la Needle.

“Se Armonista e Proserpina seguono questa logica, si preparano a porre fine alla Guerra Periferica e non ci disturberanno qui, finché tu terrai addormentati quei difensori e penserai a spegnere quelle telecamere. Puoi andare?”

— Abbi fiducia in me — disse Ultimo.

Louis rifletté per un momento. Ultimo sapeva come aprire il soffitto di Olympus Mons. La Long Shot era troppo grossa per essere lanciata mediante il cannone lineare, perciò si sarebbe alzata lentamente, su jet di fusione, diventando un buon bersaglio. Ultimo non avrebbe avuto il coraggio e comunque la soluzione era troppo pericolosa.

Perciò Louis poteva stare sicuro che Armonista non sarebbe partito senza di lui e questo sistemava la faccenda. Traslò.

Sala Difesa Meteore. — Non abbiamo mai localizzato la nave — disse Armonista. — Puoi bloccare la sua partenza?

— Sì. E posso frugare lo spazio più vicino in cerca di navi della ARM che vengano per lui. Non può sfuggirmi. Deve essere pazzo. Una fallita trasformazione in difensore può rovinare il cervello di un riproduttore.

— Può farlo anche l’improvvisa comprensione. Pazzo di paura?

— Ma lui ha paura della Guerra Periferica o di ciò che faremo?

Proserpina socchiuse gli occhi. In quel modo assomigliava un poco a Hanuman. Disse: — Non si aspetta di trattenerci a lungo. Avrà appena il tempo sufficiente per stare alla larga, se cominciamo subito e non badiamo a Louis Wu e a suo figlio.

Armonista guardò il cielo pieno di navi. — Inizia — ordinò.

Hanuman comparve in una cresta di scrith spoglio. Guardò in basso, verso miglia e miglia di foresta, ed esaminò le possibilità.

Louis Wu era il difensore che non aveva figli nel Ringworld… a meno che non avesse avuto un figlio da Teela Brown. Louis-difensore non avrebbe avuto interesse in Teela, che era morta, a meno che lei non avesse lasciato un figlio; e quel figlio sarebbe stato di Louis Wu. La sequenza logica era così chiara che perfino un difensore dei Sospesi poteva seguirla.

Armonista l’aveva capita in un attimo. E in quell’attimo Louis Wu era andato a salvare il proprio figlio e a metterlo al sicuro. Ne conseguiva che la morte del Ringworld era attendibile e immediata. Armonista avrebbe agito.

E ora? Il popolo di Hanuman era arboricolo! Non aveva intelligenza, non poteva seguire ordini, anche se lui ne avesse avuti da dare. Come avrebbe fatto a nasconderli dal cielo? Augurandosi un temporale? Trovando il fortunato figlio di Teela Brown e portandolo lì e poi augurandosi un temporale?

Prese una decisione.

Staccò dall’impoverita catasta di servizio una piastra levitante. Si mantenne sopra la foresta, godendosi gli odori di migliaia di persone del suo popolo sotto il baldacchino. Fratelli, sorelle, D-figli. Non scese a guardarli. Non avrebbe avuto tempo. Armonista si sarebbe mosso immediatamente. Dove una cima d’albero bloccava il sole, Hanuman già vedeva uno scintillio verso i quadrati delle ombre. L’energia era irradiata giù.

Posò la piastra sul terreno logoro. Alcuni Scavatori emersero. Hanuman si rivolse a loro. — Dovete stare sottoterra per due giorni. Per voi è facile. Non guardate il cielo. Diffondete la notizia più che potete, ma siate sottoterra prima che l’ombra nasconda il sole. Ci saranno luci come non avete mai visto. Non guardate il cielo finché la luce non si affievolisce. Dopo, il cielo sarà molto buio. Andate a favore di spin e a tribordo, dove troverete i Sospesi. Aiutateli. Sono miei e saranno impazziti.

21. In volo

Palazzo di Penultimo. Louis vi comparve e rotolò giù dalla catasta bruciata di piastre levitanti. Niente gli sparò.

La cintura di volo lo portò fuori e giù. Louis sfiorò il prato giallo, chiedendosi il motivo dei segni neri. Un disegno doveva essere il nome o il ritratto di Penultimo… ecco, tracce di un fumetto, molto semplificato, uno stile che ricordava stranamente William Rotsler. L’altro era probabilmente una serie di parole.

Louis ipotizzò una pietra di Rosetta. Che cosa direbbe un difensore a un intruso? Poteva essere una freddura pittografica: una parola che si poteva leggere come “Entra” o come “Estinto”; “Benvenuto” o “Epitaffio”. Era possibile estrapolare da quello un linguaggio? No.

Louis volò a bassa quota, godendosi l’abilità che occorreva per procedere a zigzag fra gli alberi. Forse l’avrebbero nascosto, se Proserpina fosse venuta a cercarlo sul suo stesso terreno. (No. Lei conosceva il suo odore.) Curve a gomito e alte accelerazioni e una breve libertà dai problemi intellettuali.

La nave pesce luna di Proserpina riposava fra gli alberi vicino alla sua base. Alberelli erano cresciuti attraverso la griglia. Louis mise la cintura di volo dietro uno spesso tronco, si tolse il giubbotto e lo abbandonò. Andò avanti a piedi. “Guarda il riproduttore nudo e zoppo” pensò.

Lì c’era l’automed della ARM tolto dalla Gray Nurse. Louis si domandò quale sarebbe stata la diagnosi su di lui. Mutazione? Creatura non umana? Moribonda? Passò oltre senza esitare. Non c’era tempo!

Si fermò presso la libreria della Snail Darter. Non c’era tempo, ma i difensori non sempre potevano scegliere.

Aveva guardato Claus e Roxanny usare quell’apparecchiatura. Non gli fu difficile convincerla a mostrare un ruolino per la Guerra Periferica. C’erano decine di Wu e sei Harmony: la sua prima figlia aveva maritato un Harmony. Una sequenza di numeri avrebbe identificato la sua discendenza…

Decenni prima, un nipote e sua figlia si erano arruolati nella Marina. Wes Carlton Wu era capitano di volo a bordo della Koala, una nave da imboscate, con Tanya Wu come commissario di bordo. Un’altra rapida scorsa non mostrò altri parenti di sangue e intanto il tempo si riduceva.

Louis si avvicinò alla nave pesce luna.

Doveva pensare come un Pak. Un difensore avrebbe potuto uccidere qualsiasi riproduttore con l’odore sbagliato, per lasciare più spazio ai propri consanguinei. Ma lui doveva mettersi nei panni di Proserpina. L’adattamento era stato il modo di sopravvivenza per un milione di anni. Non avrebbe fatto del male a un riproduttore. Poteva essere il D-figlio di un potente nemico!

Non c’erano scalini per arrivare alla cabina. Louis s’arrampicò come un Sospeso.

L’interno era spazioso. C’erano appigli da ogni parte, per le mani e per i piedi. Chissà fino a che punto erano prensili i piedi di Proserpina. E sensori e tavolette sensibili alla pressione e leve e interruttori, disposti a caso. C’era un divano a ferro di cavallo, ma solo un sediolo di comando, che non gli si adattava. Louis avrebbe dovuto cambiarlo… ma avrebbe fatto meglio a escogitare un modo per convincere la nave che lui era Proserpina.

Era deluso di Ultimo. Aveva pilotato il destino di una specie i cui strumenti e cognizioni impoverivano quelli della razza umana. Perché non poteva muovere alcune migliaia di tonnellate di equipaggiamento medico? Avrebbe risparmiato a Louis considerevoli fastidi e due o tre ore di tempo.

Forse la fazione Sperimentalista nella Flotta di Mondi era più simile al Re Carnevale di New Orleans. Mettili in moto, ma tienili d’occhio. Fermali quando fanno qualcosa di eccessivamente costoso o pericoloso. A volte faranno qualcosa di buono…

Si stava distraendo. “Non avrai altra Proserpina fuori di me.” Di sicuro Proserpina aveva stabilito difese per evitare che un difensore manipolasse la sua nave. A meno che… Proserpina avrebbe davvero messo una trappola mortale per uno come Armonista, riconosciuto più brillante e pericoloso di lei stessa? La ritorsione a volte è finale.

E i protettori schiavi? Quel sediolo pareva modificato per adattarsi a un individuo dei Sospesi e poi riaggiustato per Proserpina. Di sicuro lei aveva lasciato pilotare la nave a Hanuman.

Futz! La nave non era difesa. Era essa stessa la difesa. Chi avrebbe osato rubare la nave di Proserpina? E questo era il punto: rischioso per Louis Wu era non fare niente. Regolò il sediolo e si sedette, si allacciò le cinture e decollò.

Alberi erano cresciuti nel merletto metallico della nave. Furono strappati. Louis portò la nave sopra l’atmosfera, poi la girò verso il muro del bordo. Il sole stava per ribollire? Si sarebbe bruciato gli occhi, se avesse guardato intensamente. Doveva esserci un modo per oscurare il vetro, no? E Armonista avrebbe messo in funzione la difesa meteore. Louis andò un po’ a zigzag e studiò i comandi. Questo? Non si limitava a oscurare la visuale, amplificava anche la luce. Louis lo scurì al massimo e alzò gli occhi.

Nel cielo si allungava sempre più la fiamma di una eruzione solare. Louis accelerò. Il terreno in basso divampò. Louis vide il raggio inseguitore e lo evitò, riuscì perfino a indirizzarlo un poco, in modo che mancasse una popolata montagna di drenaggio, e poi fu fuori del Ringworld, in caduta, in rallentamento, e sotto il pavimento del Ringworld. Doveva percorrere metà arco, trecento milioni di miglia. Ora il pericolo era costituito dalle navi aliene. Louis serpeggiò lungo la griglia magnetica, accelerò forte, udì il toc-toc di telecamere macromolecolari colpire il guscio della nave. La Guerra Periferica si sarebbe preso avventata sulle sue tracce.

Qualcosa lampeggiò nella parte inferiore del Ringworld. Louis zigzagò quasi in un altro lampo. Forse aveva iniziato di persona una guerra. Il sistema di riparazione meteore di Armonista aveva chiuso il Pugno-di-Dio. Louis invece salì intorno al bordo. Si diresse alla Mappa di Marte, distante poco più di mezzo milione di miglia. Il sole ribolliva di nuovo.

Una scintilla si avventò verso l’alto: un lancio da Olympus Mons. Louis fece scivolare la nave pesce luna sotto il sentiero del pacchetto meteorico, solo per un momento. Pensò che Armonista non avrebbe certo puntato da quella parte la difesa meteore. Rallentò, scese nel cratere e tenne librata la nave.

Strisciò per metà fuori della cabina e gridò: — Ultimo! Chiudilo!

Il coperchio del cratere cominciò a chiudersi. Louis si impegnò sui comandi della nave pesce luna. Il modulo di rianimazione dell’automed si alzò, ruotò a mezz’aria e si accomodò, un po’ a sbalzi, nello scomparto della Long Shot, Poi la Parete di Servizio, con la coda di cavi staccati. Poi altri componenti più piccoli. Poi la lancia di salvataggio. Poi un serbatoio che Louis aveva identificato in precedenza.

Il burattinaio stava gridando qualcosa. — … legato?

Louis sistemò il serbatoio insieme con il resto dell’automed. Portò giù la nave e uscì.

Ultimo giunse di corsa. — Come legherai quei componenti per evitare l’urto del decollo?

— Armonista usava un serbatoio di schiuma plastica. Mettiamolo in funzione e chiudiamo la nave, poi saliamo a bordo.

Il serbatoio spruzzava schiuma plastica, quando Louis chiuse il coperchio. Aveva preso senza commenti il sediolo di pilotaggio. Che diavolo, era costruito per esseri umani. Ultimo chiese: — Non dovremmo riaprire il cratere?

— Ultimo, proviamo qualcos’altro. — Mise in funzione il motore iperspaziale. La caverna scomparve. La nave QII si lanciò dritto in una bolla di colori.

Mappa della Terra. Poco dopo il crepuscolo, Accolito chiese udienza a Chmeee. Una guardia gli disse: — Va’ a giocare da un’altra parte, piccolo. Tuo padre è occupato. — E sogghignò.

— Ho un messaggio di Armonista.

— Nome bizzarro.

— Chmeee lo riconoscerà. Armonista che vive sotto la Mappa di Marte.

La guardia era annoiata e scherzò con Accolito ancora un poco. Poi entrò nella tenda. Quando tornò fuori, chiese: — Come ti è arrivato, il messaggio?

— C’erano lampi nelle montagne a tribordo.

Ebbe il permesso di entrare. Si mise bocconi davanti al padre, che chiese: — È lo stesso Armonista che vuole darmi la Mappa della Terra? Non ho avuto notizie, da quando hai trasmesso il suo messaggio.

— Dice che puoi prenderti la Mappa da solo, dopo che gli altri branchi saranno pazzi.

C’era silenzio: i cortigiani stavano attenti.

Chmeee chiese: — Pazzi? — e scrutò il figlio, la cui arrendevolezza pareva coprire un’acuta impazienza. — Spiegami, allora.

— Armonista ci consiglia di nasconderci dal cielo per due giorni interi. Dobbiamo stare sotto un tetto o una tenda, tutti noi, anche femmine e cuccioli. Dovremmo dormire, se possibile. Dobbiamo essere tutti al riparo, o bendati, prima che l’ombra riveli il sole.

— Così presto? Come faccio a provvedere?

Accolito rischiò un sogghigno. — Cosa direbbe Louis Wu?

— “Per questo ho la fetta più grossa.” Cosa accadrà al cielo?

— Non è precisato. Hai visto navi lasciare striature di luce nel cielo. Hai sentito parlare della Guerra Periferica. L’ho guardata nella Sala Difesa Meteore di Armonista. È precisato che Armonista porrà fine alla guerra.

Chmeee annuì. — Sei pronto a correre? Bene. — Alzò la voce. — A tutti i presenti. Ciascuno di voi è un emissario delle mie province lontane! Dividete il contenuto della mia cucina per nutrirvi. Andate dove vi mando. Tenete una benda pronta all’uso. Gli sciocchi diverranno ciechi o pazzi. Ciascuno di voi è più prezioso di coloro ai quali parlerete e sarà al coperto prima che passi il quadrato delle ombre. Stia nascosto due giorni o ne risponderà a me. Possiamo conquistare la Mappa della Terra, se vogliamo.

Il piccolo Kazarp guardava a bocca aperta il cielo. L’ombra aveva coperto il sole, ma i quadrati delle ombre brillavano come non aveva mai visto. A un certo punto alzò lo strumento e cominciò a suonare.

Sopra la musica udì un furtivo cambiamento di postura, troppo vicino per un estraneo, e disse: — Sapevo che eri qui.

— Non girarti. Sono diventato Vashneesht.

Suo padre, pensò Kazarp, era scomparso da diversi falan… e adesso era una creatura delle favole, terrificante e orribile. Non si girò. — Papà? Mamma lo sa?

— Devi dirglielo. Gentilmente. Poi dille che deve nascondersi dal cielo per due giorni. Anche tu. Per non impazzire. Diffondete la voce. Un cunicolo sarebbe meglio di un tetto. Dopo, bisognerà prendersi cura di un mucchio di gente impazzita e ci sarà un banchetto molto superiore di quanto la tua gente non desideri.

— Ti fermi?

— Non ora. Vi verrò a trovare appena possibile.

La cabina della Long Shot era in fondo alla sfera, fra quattro scarichi di motori a fusione. Spinta dal motore iperspaziale, la Long Shot volò a ritroso nell’ignoto. Louis la lanciò dritto giù, ad attraversare il pavimento del Ringworld, con un tocco di resistenza dovuto al denso scrith, e fuori nello spazio.

Si allontanava dal sole e puntava dritto nell’ammasso di navi della Guerra Periferica. Non che importasse. Quelle navi erano nello spazio einsteiniano, così vicino a una grande massa. Louis volava alla cieca, naturalmente, nell’iperspazio. Si augurava che quella nave più veloce superasse in velocità i divoratori.

Il burattinaio era rannicchiato in uno stretto nodo. Lui non sarebbe stato di nessun aiuto.

Louis si chiese a quale velocità la Long Shot si sarebbe mossa nelle vicinanze di una massa così grande. Forse avrebbe superato la velocità della luce. Forse Armonista aveva già elaborato il comportamento del sistema QII, ma lui non aveva indizi sufficienti. L’avrebbe scoperto presto. Quando la sfera di cristallo, ossia il rilevatore di massa, iniziò a funzionare, lui sarebbe stato fuori della “singolarità”.

Undici ore più tardi Louis capì che perfino i difensori potevano sentirsi stanchi. Avrebbe potuto non fare caso alla stanchezza e alla fame e alla sete e al dolore al ventre e alle giunture e al mal di testa e sinusite, tipici solo di un selvaggio in età avanzata. Non importava. Si era allontanato dal Ringworld. Dei trenta miliardi di miliardi di ominidi sul Ringworld, una grossa percentuale sarebbe sopravvissuta. Wembleth e Roxanny e il loro figlio erano perduti nel rumore di fondo. Se Armonista avesse capito che cos’erano veramente, non li avrebbe nemmeno cercati. Con un po’ di fortuna, però, avrebbe pensato che Louis avesse portato Wembleth fra le stelle.

La vittoria poteva compensare un mucchio di sofferenza.

La finestra era il pavimento e si oscurava, amplificava la luce, registrava e mostrava registrazioni o zoomava. Louis guardò scorrere disegni di luce colorata e una nera virgola sfrecciare. La scena cambiò. La finestra non c’era: i suoi occhi scivolarono intorno a essa.

Louis guardò il rilevatore di massa. Avrebbe dovuto vedere linee di luce che strisciavano verso di lui. Non vide niente: la sfera era solo cristallo laccato. Premette l’interruttore. Vide un nugolo di stelle. Sotto i suoi piedi, l’universo era vasto e magnifico. Di nuovo nello spazio einsteiniano.

Gli sarebbe piaciuto vendere la Long Shot a una banda di pirati nello spazio umano. O formare una banda tutta sua! Cosa ora poco probabile. Mise la finestra su zoom e l’oscurò un poco per attutire il bagliore zodiacale. Il Ringworld eclissava il sole, lasciava solo una minuscola scheggia di luce.

A sei ore luce dal sistema del Ringworld (misurò Louis) il sole non avrebbe illuminato molto la Long Shot, ma se la nave si fosse mantenuta nell’ombra dell’Anello sarebbe stata nera come lo spazio. Lui non aveva usato motori a fusione: nessuno lo avrebbe trovato rilevando il flusso di neutrini. Il resto dello spettro elettromagnetico poteva essere rilevato dalla Guerra Periferica, se per caso le navi controllavano. Louis pensò che sarebbero state troppo impegnate per controllare. Avrebbero inseguito la nave pesce luna di Proserpina finché non si fosse verificato un evento importante… molto presto, adesso.

La sala di registrazione, in alto, era minuscola come la cabina, ma c’erano una parete giochi, un distributore di cibo e un sacco doccia. Louis notò anche il portello nel soffitto. Quella era una novità. Portava a un labirinto di tubi d’accesso che si scorgeva dalla parete. I tubi erano difficili da seguire, un bel rompicapo, ma uno portava al magazzino dove lui aveva stivato la lancia di salvataggio e l’automed. Bene.

Si prese un po’ di tempo per una doccia. Se avesse mancato l’evento, la Long Shot avrebbe raggiunto più avanti l’onda luminosa.

Quando si asciugò, niente era cambiato. Affondò le dita nella chioma di Ultimo e scansò un calcio della gamba posteriore… non del tutto. — Sveglia! — disse.

— Ti ho fatto male?

— Non importa.

— Perché siamo in riposo?

— Voglio osservare una cosa. Inoltre non posso usare il rilevatore di massa.

— Iii! - fischiò Ultimo.

— È un congegno psionico. Dovrai pilotare tu stesso la nave. Ma siamo liberi, quelli che amo sono al sicuro, la Guerra Periferica non ci cerca e la strada per Canyon è sgombra.

— Per Canyon?

— Be’, per la Flotta di Mondi, se preferisci. Ho solo presunto che avevi portato con te la compagna e i figli, quando hai lasciato la Flotta.

— Naturalmente.

— Se possiamo elaborare i particolari, c’è una cosa che mi serve.

— Tu bluffi, Louis, come già facesti una volta. Stai per morire, vero?

— Sì. Ero troppo distorto quando l’albero-di-vita ha iniziato a cambiarmi. Sto morendo, stet, ma non bluffando. Tutto ha funzionato bene. Ma mi piacerebbe rimettere in funzione l’automed di Carlos Wu.

— Richiederebbe… mmm.

— Considerevoli fastidi. Duro lavoro fisico. Cosa posso offrirti?

— La Long Shot si muove troppo velocemente. La collisione con una stella è quasi sicura. Non ho il coraggio per pilotare fino a Home.

— Non Canyon?

— Home — confermò il burattinaio. — Non potevo nascondere su Canyon. Troppo piccolo. Home è molto simile alla Terra, Louis, e ha una storia magnifica.

— E Home sia — accondiscese Louis. — Ehi! — Il sole ingrandito brillava e gettava nette ombre nella sala di comando.

Il burattinaio girò una testa, poi anche l’altra. Chiuse quasi le pupille. Parlò con voce monotona: era sconvolto. — Dov’è il Ringworld?

— Sì.

— Sì?

— Sì. Armonista ha usato la nanotecnologia per cambiare l’intera griglia di superconduttore nella configurazione trovata nella Long Shot. È partito come una lepre sotto motore iperspaziale Quantum II e ha portato con sé il Ringworld.

— Quanto lontana?

— Cosa? — Quella era l’unica nave che avrebbe potuto raggiungerlo. Poco più di due giorni di trenta ore alla velocità del Quantum II… un anno luce in 5/4 di minuto… — Tremila anni luce prima che Armonista sia a corto di energia. Ossia molto lontano dalla spazio umano. I telescopi non vedranno niente per un centinaio di generazioni. Si potrebbe rilevare tutta quella massa che si sposta, con un rilevatore di onde gravitazionali. Cosa farai, lo inseguirai?

— La ricchezza — gemette Ultimo. — Svanita. Ho perduto il mio posto come Ultimo, inseguendo la ricchezza di conoscenza del Ringworld. E quelli di cui hai parlato, quelli che ami, Louis, che ne sarà di loro?

— Non li troverò mai. Ultimo, è questo il punto. Ora ripariamo l’automed, prima che qualcosa si scateni in me.

— Penso che possiamo trascurare l’effetto marea — disse Armonista. — Non credi?

Proserpina mosse rapidamente le dita. Lo schermo a parete, che non mostrava niente, una sorta di grigio rappreso da ogni parte, divenne nero. Bianchi geroglifici danzarono sul nero, in un sistema matematico Pak vecchio di milioni di falan. — La gravità solare tirava in su e in dentro un poco, lungo un angolo molto stretto, quando il Ringworld aveva un sole. In mancanza del sole, tutti i mari tenderanno a fluire verso le mura del bordo. Siamo in volo per due giorni? Stet, questo è trascurabile. Quello che mi preoccupa… — geroglifici danzarono di nuovo — è l’approssimazione.

Il cielo era impazzito. Roxanny e Wembleth strisciarono fuori della tenda, Roxanny un po’ goffa, e fissarono uno spettacolo luminoso degno dei massimi premi. Wembleth chiese: — Cosa succede?

— Non ne ho idea, lo giuro. Qualche arma supersegreta. Futz, mi auguro che non sia degli Kzinti. Non vedo nessuna nave, a meno che… cos’era, quello? — Una piccola virgola nera attraversò rapidamente il cielo da tribordo a babordo. Lasciò una cicatrice vicino alla sommità del muro del bordo, visibile con gli occhiali ingranditori.

— Non so — rispose Wembleth.

— Una nave più grande della Long Shot? Nessuna specie a me nota ne ha una.

— Cambia di nuovo, Roxanny.

Per un istante i colori sbiadirono e poi l’intero cielo scomparve e loro furono ciechi. Era difficile ricordare che un tempo c’era stata la vista.

— È il Punto Cieco — disse Roxanny. Era stata addestrata. Si guardò i piedi. Sì, vide che c’erano. — Futz, non posso crederci. Siamo nel futzuto iperspazio! Guarda giù. Abbassa la… — Wembleth si allontanava, ancora cieco. Roxanny lo seguì e, sempre senza alzare lo sguardo, trovò a tastoni la testa di Wembleth e l’abbassò. — Entriamo nella tenda — disse.

Per due giorni vissero nella tenda pressurizzata. Quando ebbero di nuovo un cielo, era un fondo nero con stelle luccicanti. — Questa storia spingerà alla follia un mucchio dei tuoi — disse Roxanny. — Il Ringworld non è mai stato così buio. I fari dell’aviobici diventeranno senza prezzo.

— Non ho mai visto stelle così brillanti — disse Wembleth. — È un’epoca del tutto nuova, Roxanny. Hai detto che ci sono Mondi Globo intorno a gran parte delle stelle? Potrebbero essere l’eredità dei nostri figli.

Sopra il muro, a babordo, una stella diventava sempre più luminosa.

Il cielo era tornato nello schermo a parete della Difesa Meteore.

— Dovremo trovarci un sole, stet? — disse Proserpina. — E spostare lateralmente tutto il Ringworld per prenderlo. I campi magnetici sono inutili senza qualcosa contro cui spingere, perciò useremo solo i jet di assetto. Allinearci al sole, cadere su di esso, usare i campi per fermarci. I mari si sposteranno, Armonista.

— Lo so. Ho trovato una stella giallo bianca con velocità quasi pari alla nostra. Là, quella più luminosa, la vedi?

— Sì. Zooma.

La stella si allargò e si scurì. — Accresciuta emissione di raggi x in questa regione — disse Proserpina. — Dovremo gonfiare lo strato di ozono finché non potremo costruire un sistema di quadrati delle ombre.

— Sì.

— Sono più preoccupata per le maree.

— Sì, nei mari e negli oceani ci saranno ancora tensioni.

— Avevo pensato di farli congelare, tuttavia non è possibile.

— No, certo, ma possiamo usare effetti magnetici sul sole stesso. Guarda, ho trovato un modo per deflettere il nostro movimento in modo che la stella scenda dritta lungo l’asse. Circonderemo il sole. Ballonzoleremo un paio di volte e ci stabilizzeremo; il movimento manderà i mari avanti e indietro, ma non tutti in una sola direzione, sarebbe disastroso.

Geroglifici bianchi danzarono sullo sfondo di stelle. — Funzionerà — disse Proserpina. — Perderemo un mucchio di popolazione, perfino alcune specie.

— Lo so.

— Ho una domanda. Dimmi se si può fare.

— Descrivilo.

— Lasciamo il sole ballonzolare avanti e indietro lungo l’asse del Ringworld. Avremo maree. Avremo stagioni, cambiamenti del tempo.

— Come un Mondo Globo? — rise Armonista. — Come il tuo mondo, il pianeta Pak. E i riproduttori? Non diventeranno ancora più pazzi?

— Chi ha conservato la sanità mentale in questi ultimi due giorni si abituerà a tutto — disse Proserpina.

22. Riproduttore

Louis Wu si svegliò, infiammato di nuova vita. Cauto in caduta libera, aspettò che il coperchio della bara si spostasse di lato. Un ologramma di Ultimo lo guardava dall’alto.

Louis si dimenò per strisciare fuori. — Niente dolori.

— Bene.

— Ci ero abituato. Oh, futz, ho perso il cervello!

— Louis, non sapevi che la macchina ti avrebbe ricostruito come riproduttore?

— Sì, ma… sento la testa annebbiata. Piena di ovatta. Non mi sono mai sentito tanto me stesso come quando pensavo da difensore.

— Avremmo potuto ricostruire l’automed…

— No. No! — Pugno contro il coperchio della bara. — Questo lo ricordo. Devo essere o riproduttore o morto. Se sono un difensore, devo cercare Wembleth e Roxanny. E Armonista e Proserpina seguiranno me.

— Ma difenderebbero di sicuro la tua linea di sangue.

— Lo farebbero, sì. Ma se Wembleth è libero nel Ringworld, la sua fortuna… ehi.

— Tu non credi nella fortuna di Teela Brown.

— Non ci credevo. Ma quando ero difensore… non è buona scienza, eh? Perché non è falsificabile. Ma guarda lo schema. Lui rubò la mia donna, stet? Lei gli cadde in grembo. L’unica donna a portata di mano che poteva rendere Wembleth di nuovo giovane e generare i suoi figli. Lui è l’unico superstite di un villaggio morto d’asfissia; e sarebbe morto, se la salvezza non gli fosse caduta addosso dallo spazio interstellare!

— Louis! Teela non era fortunata!

— Stet, e Wembleth ha perduto tutti gli amici ed è finito come profugo inseguito. E se fortunati fossero i geni? I geni di Teela vogliono riprodursi. Puoi sempre discutere, in un senso e nell’altro. Potrebbero essere ancora tutte fantasticherie. Qualsiasi cosa che non faccia previsioni che possano essere smentite non è scienza. Forse Teela era solo un colpo di fortuna statistico finché non l’abbiamo trovata. Dopo, qualsiasi cosa le accada può essere ritenuta fortuna più grande di qualsiasi altra cosa potesse accaderle. Leggi Candido.

— Gli darò un’occhiata.

— Non falsificabile. Se è sbagliato, non puoi dimostrarlo. Quando ero difensore, non ero miscredente. Forse i figli di Teela sono la fortuna del Ringworld. Se la loro ubicazione è incerta, difendono tutto il Ringworld. Meccanica quantistica basilare. E di questo ci sarà bisogno! Sono andati tutti nell’universo, a un minuto e un quarto per anno luce…

— Louis.

— Che c’è?

— Non ci siamo mossi, da quando sei entrato nell’automed, due mesi fa, tempo terrestre. Siamo un punto caldo nel cielo. Prima o poi la Guerra Periferica ci noterà. Quella marmaglia eterogenea non avrà altro divertimento se non rintracciarci e prenderci la nave.

— Giusto — ammise Louis. Si arrampicò nel labirinto di tubi di accesso, perdendosi una volta, guidato dal burattinaio alle sue spalle. Si sistemò nel sediolo di pilotaggio e passò nell’iperspazio. Linee radiali indicanti stelle uscirono lentamente dal rilevatore di massa e Louis girò la Long Shot verso Home.

Parametri del Ringworld

GIORNO DEL RINGWORLD 30 ore

ROTAZIONE DEL RINGWORLD 7,5 giorni

1 FALAN 10 rotazioni: 75 giorni

MASSA 2 x 1030 grammi

RAGGIO 0,95 x 108 miglia

CIRCONFERENZA 6 x 108 miglia

LARGHEZZA 0,997 x 106 miglia

SUPERFICIE 6 x 1014 miglia quadrate: 3 milioni di volte la superficie della Terra

GRAVITÀ IN SUPERFICIE 0,992 G (spin)

VELOCITÀ DI SPIN 770 miglia/secondo

SPORGENZA DEI MURI DELL’ORLO 1000 miglia

STELLA G3 tendente a G2, leggermente più piccola e più fredda di Sol

Personaggi

Arrivi recenti:

LOUIS WU terrestre. Prima e seconda spedizione al Ringworld.

TEELA BROWN terrestre, di una linea genetica manipolata dai Burattinai di Pierson per rendere ereditaria la fortuna. Divenuta difensore nei Costruttori di Ringworld, ora defunta. Prima spedizione al Ringworld.

NESSUS Burattinaia di Pierson, socia e compagna di Ultimo. Guidò la prima spedizione al Ringworld.

ULTIMO Burattinaio di Pierson, un tempo Capo supremo della sua razza. Al comando della seconda spedizione al Ringworld.

CHMEEE, UN TEMPO SPEAKER-AGLI-ANIMALI Kzin. Prima e seconda spedizione al Ringworld. ROXANNY GAUTHIER terrestre, Primo Detective nella ARM. In servizio a bordo della Snail Darter e della Gray Nurs.

OLIVER FORRESTIER nativo di Wunderland, detective, ARM. In servizio a bordo della Snail Darter e della Gray Nurse.

CLAUS RASCHID terrestre, Secondo Detective, ARM. In servizio a bordo della Snail Darter e della Gray Nurse.

MAGGIORE SCHMIDT terrestre. In servizio a bordo della Gray Nurse.

WES CARLTON WU terrestre, capitano della Koala.

TANYA HAYNES WU terrestre, commissario di bordo della Koala.

Figli del Ringworld:

CERCATORE di specie sconosciuta, visto per l’ultima volta con Teela Brown.

ACCOLITO Kzin, figlio in esilio di Chmeee.

BRAM vampiro divenuto difensore, governante del Centro Manutenzione per innumerevoli eoni prima d’essere ucciso da Armonista con l’aiuto di Louis Wu.

WEMBLETH di specie sconosciuta, viaggiatore nato sul Ringworld.

ARMONISTA Notturno (Ghoul) divenuto difensore.

KAZARP Notturno, figlio di Armonista.

HANUMAN del Popolo dei Sospesi, divenuto difensore.

VALAVIRGILLIN del Popolo della Macchina, rappresenta Commercio Sagace.

PROSERPINA difensore Pak superstite.

PENULTIMO difensore Pak, morto da tempo.

SZEBLINDA Hinsh. Popolo Giraffa.

KAWARESKSENJAJOK Costruttore di Città.

FORTARALISPLYAR Costruttore di Città.

Glossario

A BABORDO A sinistra di chi guarda nel senso dello spin.

ABITANTE DELLA FASCIA Nato nella fascia di asteroidi, sistema solare.

AEROFRENATA Perdita di velocità mediante attraversamento di un’atmosfera planetaria.

A FAVORE DI SPIN Nella direzione dello spin del Ringworld.

ARCO Il Ringworld visto da qualsiasi punto della sua superficie.

ARM Un tempo, Concentrazione delle Milizie Territoriali; per parecchie centinaia d’anni, le Forze Armate delle Nazioni Unite. In origine la giurisdizione della ARM era limitata al sistema Terra-Luna.

A TRIBORDO a destra di chi guarda nel senso dello spin.

AUTOMED Sistema per operazioni mediche automatizzate.

AUTOMED DI CARLOS WU Sistema medico sperimentale (comparso per la prima volta nel racconto “Procrustes”).

AVIOBICI Apparecchiatura volante, per una o due Entità Legali.

CAMPO DI STASI Tecnologia umana. Uno stato indotto nel quale il tempo trascorre molto lentamente. I rapporti possono arrivare a un miliardo di anni di tempo reale a pochi secondi in stasi. Un oggetto in stasi è praticamente invulnerabile.

CANYON Pianeta dello spazio Umano, un tempo proprietà del Patriarcato.

CENTRO MANUTENZIONE L’antico centro del Ringworld per le riparazioni, la manutenzione e il controllo, dislocato sotto la Mappa di Marte nel Grande Oceano.

CONTRO SPIN Direzione opposta al senso di spin del Ringworld.

D-FIGLIO Discendente in linea diretta.

DISCHI PASSATOIO Tecnologia dei burattinai, forma avanzata di teletrasporto.

DROUD Piccolo congegno che si inserisce nel cranio di un drogato di corrente. Serve a regolare un flusso di corrente nel centro del piacere del cervello dell’utilizzatore.

EL (ENTITÀ LEGALE) Ogni entità (umana o no, organica o no) legalmente intitolata a diritti civili.

FLOTTA DI MONDI Pianeta natale della specie dei Burattinai di Pierson più altri quattro pianeti sequestrati per allevamento, disposti secondo una rosetta di Klemperer che si muove quasi alla velocità della luce.

FLUP Trasudazione del fondo marino (termine usato anche come imprecazione, equivalente a “Merda!”).

GENERAL PRODUCTS Ditta dei Burattinai di Pierson, che vendeva principalmente scafi di veicoli spaziali. Si è dissolta duecento anni fa.

GRANDE OCEANO Uno dei due mari salati del Ringworld, la cui superficie è 600 volte quella della Terra.

GRIPPO Utensile manuale multiuso.

GUERRA PERIFERICA Pare che tutte le specie dello spazio conosciuto abbiano mandato astronavi al sistema del Ringworld. Bram, quando era al comando del Centro di Riparazioni, abbatteva le astronavi che si avvicinavano troppo. Armonista non lo ha fatto e la Guerra Periferica al momento è fredda.

HOT NEEDLE OF INQUIRY Seconda astronave (progetto Sperimentalista) a raggiungere il Ringworld.

HOME Pianeta dello spazio umano, insolitamente simile alla Terra.

LONG SHOT Prototipo di astronave a motore iperspaziale Quantum II, prima a visitare il nucleo galattico.

LYING BASTARD Prima astronave (progetto Sperimentalista) a raggiungere il Ringworld.

MAPPA DELLA TERRA (o DI MARTE, DI KZIN, DI KDATLYNO ecc.) Nel Grande Oceano sono disseminate mappe dei vicini pianeti abitati, in scala uno a uno, complete dell’ecologia locale al tempo della costruzione del Ringworld.

MONTAGNE DI DRENAGGIO Montagne che si alzano contro il muro del bordo, il deflusso dei tubi di drenaggio del bordo. Uno stadio nella circolazione del flup.

MOTORE IPERSPAZIALE QUANTUM II Un sistema sperimentale avanzato di viaggio a velocità iperluce, progettato dai burattinai (visto per la prima volta nel racconto “At the Core” [“Pubblicità negativa”]). Un giorno del Ringworld, sotto motore iperspaziale QII, equivale a 1440 anni luce.

OCCHIO DI CICLONE Schema di venti che si forma sopra una foratura nel pavimento del Ringworld. Un tornado nel fianco. (Uragani e tornado sono impossibili sulla superficie piatta del Ringworld.)

OCCHI-RETE Tecnologia dei burattinai, trasmettitore multisensoriale.

PATRIARCATO L’impero interstellare degli Kzinti.

PISTOLINI Piante onnipresenti sul Ringworld. Commestibili.

PROPULSORE Motore privo di reazione. Nello spazio umano, i propulsori hanno generalmente preso il posto dei razzi a fusione su tutti i veicoli spaziali a parte le astronavi da guerra.

RADICE GOMITO Pianta onnipresente nel Ringworld. Cresce come una sorta di siepe naturale.

RISHATHRA (RESHTRA ecc.) Pratica sessuale al di fuori della propria specie, ma con ominidi intelligenti.

SCRITH Materiale strutturale del Ringworld. Lo scrith è alla base di tutta la superficie interna terraformata del Ringworld e ne segue i contorni. Anche i muri del bordo sono di scrith. Materiale molto denso, con forza di tensione dell’ordine di quella che tiene insieme un nucleo atomico.

SHEATHCLAWS Un pianeta tenuto da umani e Kzinti insieme.

SISTEMA ANTIMETEORE I sistemi del Ringworld possono provocare eruzioni solari e un effetto laser supertermico all’interno dell’eruzione. La produzione di energia è spaventosa, ma l’effetto è lento.

SPAZIO CONOSCIUTO La regione dell’universo conosciuta a esploratori che comunicano con la specie umana.

SPAZIO UMANO La regione stellare esplorata dalla specie umana.

SPERIMENTALISTA Fazione politica dei Burattinai di Pierson, ora priva di potere.

SPIN Il senso della rotazione del Ringworld (contro la rotazione del cielo).

STET Interiezione: lascialo stare; accettalo; non fare cambiamenti; ripristina.

TANJ Imprecazione, un tempo abbreviazione di “Non c’è giustizia”.

VISHNISHTEE (VASHNEESHT, VASNESHT, VASNEESIT ecc.) Mago o difensore.

FINE