Dopo un interminabile viaggio nelle terre più remote del mondo conosciuto, per il mago Taita e il fedele Meren è tempo di far ritorno in Egitto. La loro amata patria è afflitta da piaghe senza fine: sulle regioni del Nilo, già stremate da lunghi anni senza esondazioni, si è abbattuto il flagello della peste, che non ha risparmiato neppure i figli del faraone Nefer Seti. E mentre i nemici di sempre tramano per mettere le mani sul regno, su di esso piomba una nuova, penosa calamità: il fiume, da sempre fonte di vita e di prosperità, si è ridotto a una catena di pozze fangose del colore del sangue. Uno scenario drammatico in cui, impalpabile come la tela di un ragno velenoso, si diffonde il culto di una nuova, misteriosa dea dagli straordinari poteri. Un culto che sta affondando i suoi artigli nel seno stesso della famiglia reale. Disperato, il faraone chiede a Taita di rimettersi in cammino. Solo il grande stregone, forte dei nuovi poteri ottenuti grazie agli arcani riti custoditi nella lontana Asia, ha qualche speranza di scoprire e sconfiggere la minaccia che si annida alle fonti del Nilo. Ha così inizio un pericoloso viaggio lungo il maestoso letto del fiume, nel quale alle insidie che minacciano la spedizione si aggiunge la sfida letale del mago con le forze oscure in agguato fuori e anche dentro di sé.
Johnny e Benedict sono vissuti sempre insieme, uniti e solidali come fratelli. La loro non è stata un'infanzia comune: il Vecchio li ha portati con sé sulle montagne e nei deserti e loro hanno fatto tesoro della libertà selvaggia e primitiva che la natura offre a chi non ha legami né obblighi con il mondo. Ma tutto finisce quando il Vecchio mette le mani su un vero tesoro: un enorme, impagabile, purissimo diamante che gli consente di fondare un impero di potenza e ricchezza, la Van Der Byl Diamond Company. Un cambiamento troppo radicale per non far crollare anche la più salda delle amicizie. Benedict, diventato un viscido, immorale e corrotto affarista, comincia a fare di tutto per screditare il leale e onesto Johnny agli occhi del padre. E ci riesce perché il Vecchio non accetta l'idea che Johnny, figlio adottivo, abbia più successo - nella vita e negli affari - del suo primogenito. La vendetta scatta, inattesa, alla morte di van der Byl: il testamento metterà i due uomini uno contro l'altro, in un finale di partita che potrebbe consentire a Benedict di gustare il piacere della vendetta definitiva. E sarà, come sempre in Wilbur Smith, una battaglia all'ultimo sangue, dispiegata nelle acque del Sudafrica in un combattimento fatto di scontri frontali, ma costellato anche di colpi bassi e di attacchi sleali. Cacciatori di diamanti alterna, in perfetto equilibrio, una sottile trama psicologica e una sfrenata, esaltante, tesissima azione in cui, come sempre, Smith dimostra la sua strabiliante capacità di coinvolgere il lettore, facendolo partecipare in presa diretta a un indimenticabile duello finale. E se Johnny vorrà vincere, dovrà combattere aspramente perché, spesso, la malvagità umana è più tenace e solida di un inattaccabile diamante.
Mozambico, alla vigilia del primo conflitto mondiale: su questo territorio (possedimento portoghese), dove l'uomo è il predatore più spietato, regna Flynn Patrick O'Flynn, un cacciatore ritenuto dagli indigeni la reincarnazione di Mowana Lisa, il più famoso divoratore di uomini dell'Africa orientale, un leone che ha ucciso almeno trecento persone e di cui si dice egli abbia ereditato la forza e il temperamento. Durante le sue partite di caccia agli elefanti, Flynn però sconfina spesso nella vicina colonia tedesca del Tanganica e nella riserva personale del Kaiser, suscitando le ire del sinistro commissario imperiale, Herr Herman Fleischer. Quando in Europa scoppia la guerra e il Portogallo si allea con l'Inghilterra, Fleischer può finalmente dare a sua volta la caccia all'odiato avversario, odiato soprattutto per il modo di vivere, improntato a una spavalda sicurezza. Ne nasce un possente scontro di caratteri, una lotta che si consuma senza esclusione di colpi sullo sfondo maestoso della giungla africana, un'epica sfida che sconvolge le vite di entrambi i contendenti, in un crescendo di emozioni e peripezie d'ogni genere. Ancora una volta, dunque, Smith conferma il motto che è diventato la sua bandiera: Afferrare il lettore per la gola sin dalla prima pagina e non mollare la presa fino all'ultima.
Nick Berg è stato spodestato. Era presidente e azionista di una grande compagnia di navigazione, tutti lo chiamavano «il Principe d’Oro». Ora Duncan Alexander gli ha portato via tutto: le navi, la moglie, il figlio. Gli rimane solo un rimorchiatore oceanico: il Warlock. Quando ne assume il comando, nel porto di Città del Capo, sa di avere di fronte a sé una sfida per la vita. E con lui lo sanno gli uomini della sua nave. Poi, dalle distese gelide dell’Antartide arriva l’invocazione di soccorso della Golden Adventurer, gioiello della flotta che Duncan gli ha sottratto: è alla deriva con seicento persone a bordo. Nick sa che è la grande occasione per rimontare la china. Vale qualsiasi rischio. L’eroico salvataggio in una tremenda burrasca tra i ghiacci gli restituisce tutto il suo potere, gli regala l’amore di Samantha, dà inizio all’ultima battaglia con Duncan, che può concludersi solo con la distruzione di uno dei due avversari. Così, nel mondo di ghiaccio dell’Antartide, nel tuonare delle maree sudafricane, nella tremenda tensione di una corte di giustizia inglese, nell’imperversare di un uragano al largo della Florida, si svolge la lotta senza quartiere di Nick contro le forze della natura, contro il destino, contro gli intrighi dei potenti, contro la minaccia di una catastrofe ecologica, contro chi gli ha sottratto il figlio. Al suo fìanco c’è Samantha, la giovane donna che ha ridato un senso alla sua vita.
L'anno è il 1935. Lo sfondo è l'Etiopia. La missione consiste nel condurre quattro decrepite autoblindo dapprima per mare, forzando il blocco inglese, quindi per centinaia di chilometri di deserto ostile e selvaggio fino ai Pozzi di Cialdi, nel cuore del territorio etiopico che sta per essere invaso dalle truppe di Mussolini. L'arduo compito è affidato a due avventurieri, un americano e un inglese che agiscono per denaro, a una giornalista che ha sposato la causa degli oppressi e a un giovane dignitario etiope. Dalla goletta negriera che lo farà approdare non senza difficoltà nei pressi di Gibuti, alle gole profonde dell'altopiano etiopico, il piccolo convoglio dovrà conoscere la ferocia degli animali e degli uomini del deserto, le vendette sanguinarie e i riti tribali dei predoni; dovrà fronteggiare un esercito ben equipaggiato combattendo al fianco di un popolo tanto eroico quanto inerme; sarà costretto a rischiare la vita ogni istante opponendo il coraggio al tradimento, l'amore alla disperazione. E durante il viaggio saranno le circostanze a fare gli uomini, ritoccando e talvolta addirittura capovolgendo quelli che sembrano i dati di fatto iniziali. Maestro nella caratterizzazione di personaggi come nel creare una tensione narrativa senza cedimenti, Smith fa sfoggio, in questo romanzo in particolare, anche di un'ironia insolitamente graffiante.
Gli sterminati spazi di Passo Chaka erano l’Eden. Mark Anders vi è cresciuto libero e brado. Il nonno, che si è preso cura di lui quando è rimasto orfano, gli ha insegnato ad amare tre cose: la natura, la libertà, la carabina. Tre amori che segneranno la sua vita, dalle foreste incontaminate del Sudafrica, al fronte francese della Grande Guerra, agli intrighi dell’alta finanza sudafricana. Quando torna dal fronte, Mark non è più lo stesso. Era un ragazzo, ora è un uomo. Nella sua vita è passato l’orrore della guerra, ma è passata anche l’amicizia di un uomo straordinario: Sean Courteney. Anche Andersland, la fattoria in cui è cresciuto, non è più la stessa. La casa è abbandonata, la foresta è stata spazzata via, i pascoli sono divenuti terreni coltivabili. L’Eden rischia di scomparire. Il nonno – gli dicono – ha venduto tutto prima di morire in un incidente di caccia. Ma Mark non può crederci e lancia la sua sfida. Una sfida che lo porterà a raggiungere la verità e a intrecciare la propria vita con quella della famiglia Courteney. Con il vecchio e potente Sean, in cui troverà un nuovo padre, e con i suoi figli. La fanciulla Storm, viziata e capricciosa, che si trasformerà in una moglie amorosa e fedele. Il giovane, ricchissimo e spietato Dirk, che diventerà un nemico implacabile. La cupidigia di Dirk e dei nuovi ricchi sudafricani vuole distruggere definitivamente l’Eden in cui Mark è stato ragazzo, povero e felice: la sfida non può essere che mortale.
Autunno 1938. Dopo un breve periodo di pace incostante, il mondo intero è nuovamente di fronte all’abisso di un sanguinoso conflitto. Ma il cuore di Saffron Courteney è in tumulto per la guerra non meno devastante esplosa dentro di sé.Cresciuta nel Kenya coloniale degli anni ’20 sotto l’occhio attento del padre, Leon, imprenditore di successo oltre che famoso veterano della Grande guerra, Saffron Courteney ha avuto un’infanzia idillica, finché un evento drammatico l’ha costretta a maturare molto, forse troppo in fretta. È ormai una giovane donna testarda e indipendente quando il destino dà una nuova svolta inaspettata alla sua vita… L’uomo che ama disperatamente, per il quale ha rischiato uno scandalo e perso gli amici più cari, porta il nome di Gerhard von Meerbach, il cui fratello è un magnate della nascente industria automobilistica tedesca nonché membro attivo del partito nazista. Nella sua lotta per rimanere fedele a se stesso e ai propri ideali di giustizia e libertà, Gerhard sarà presto costretto a opporsi alle forze del male che hanno preso il sopravvento sulla sua nazione e la sua stessa famiglia, legata da uno scomodo segreto a quella dei Courteney. Scaraventata nell’occhio del ciclone della seconda guerra mondiale, anche Saffron si trova di fronte a scelte crudeli sul suo futuro, quello dei suoi cari e del suo Paese.Sullo sfondo dell’Europa dilaniata dal conflitto e della sublime bellezza dei paesaggi africani, Saffron e Gerhard assistono, entrambi in prima linea ma su fronti opposti, allo scontro tra i rispettivi mondi. Potrà il loro legame sopravvivere al capitolo più efferato della storia dell’uomo?
La grande e avventurosa saga della famiglia Courteney ci porta alla soglia dei nostri giorni. Per il Sudafrica non sono giorni lieti: l'intero paese è spazzato dai fuochi del conflitto razziale, dalla marea montante della rabbia nera. I fratellastri Manfred De La Rey e Shasa Courteney, continuando a ignorare il loro vincolo di parentela, separati da un odio atavico, ma uniti dalla stessa divorante ambizione di potere, si alleano sui banchi di un governo che vorrebbe i diversi popoli del Sudafrica liberi di svilupparsi e prosperare separatamente. In questa illusione, cozzano contro la feroce realtà dell'apartheid, che rischia di far esplodere il paese e mandare all'aria ogni personale progetto. Scontri di piazza, bombe, attentati, linciaggi: il sangue scorre copioso da una parte come dall'altra, mentre le spedizioni di caccia grossa di un tempo si trasformano in battute di caccia all'uomo e le vendette tribali si consumano in sordide baraccopoli. La morsa del terrore attanaglia indistintamente bianchi e neri, e fa sì che amore, odio e rabbia raggiungano il parossismo nel romanzo che conclude il ciclo dei Courteney e segna il momento più intenso della capacità narrativa di Wilbur Smith.
Vibrante e solenne come una preghiera, il canto dell'elefante risuona da millenni nelle sconfinate lande africane, sospeso tra l'azzurro assoluto del cielo e l'impenetrabile cupola verde delle foreste pluviali. Daniel Armstrong è cresciuto ascoltando quel canto, ha condiviso l'omaggio della possente creatura alla terra che lo ospita e lo nutre, e ha tentato di svelarne il significato nei suoi appassionati documentari, testimoni fedeli dell'aspra e sensuale bellezza di un continente fiero e selvaggio, crudele e generoso. Ma poi sono giunti uomini indifferenti a tutto questo, individui spietati e avidi che hanno cominciato a torturare l'Africa, squarciandone il cuore e l'anima per soddisfare la loro inestinguibile bramosia di ricchezza. Alcuni sono stranieri, come Tug Harrison (diventato troppo potente per ricordare il fascino di un continente che ha amato) o come Ning Cheng Gong (cinico e crudele affarista orientale dallo sguardo feroce di cobra assassino), ma altri sono africani, come il dittatore dell'Ubomo, Ephrem Taffari, che assiste, impassibile, al sacrificio, in nome del Dio Denaro, della sua terra sventrata e depredata, dei suoi fiumi soffocati dai veleni, dei suoi uomini torturati e uccisi, dei suoi animali massacrati. Tutto sembra perduto, ma l'Africa - la vera Africa - quella del felice e ingenuo popolo dei bambuti, del saggio (e spodestato) presidente Victor Omeru, della sensibile e combattiva scienziata Kelly Kinnear rifiuta la morte imminente: chiama a raccolta le forze oscure che la popolano, risorge veemente dalla morsa d'acciaio che la stringe ed eleva di nuovo il suo canto, un canto che, questa volta, sarà un grido di ribellione e di vendetta, il respiro di un popolo intero, la volontà indomita di riconquistare la terra, madre e padre dell'uomo... Appassionato e teso allo spasimo, Il canto dell'elefante è un romanzo destinato a stupire anche i «fedelissimi» del grande Wilbur Smith per la serrata resa drammatica degli avvenimenti narrati e per la sconvolgente «impressione di realtà» che li caratterizza.
Dopo secoli di pace laboriosa, trascorsi al ritmo del Nilo, l'Egitto sta per essere attraversato da un altro fiume, di sangue e di morte. Un fiume le cui sorgenti sono sia nel falso Faraone, il Pretendente Rosso, che minaccia l'unità del regno e la maestà del vero sovrano Mamose, sia in un'orda di popoli selvaggi che, con l'ausilio di misteriose creature veloci come il vento, saccheggia il Paese e si sta pericolosamente avvicinando a Tebe. Cinto d'assedio da nemici spietati e minato all'interno da oscuri intrighi, l'Egitto affiderà il suo destino a coloro che accoglieranno il richiamo "del dio del fiume", del grande Nilo.
Manfred De La Rey e Shasa Courteney sono figli della stessa madre, ma non lo sanno e neppure lo sospettano. Seguiranno destini paralleli, per quanto diversi: il primo conoscerà lo squallore e la desolazione delle baraccopoli sorte in Sudafrica come altrove in seguito alla Grande Depressione del '29; il secondo, il fasto e l'agiatezza dorata dei proprietari di miniere, pur giungendo entrambi a un passo dallo sconfinamento nella condizione opposta che invertirebbe le parti. Saranno uniti da un tragico avvenimento, la guerra, e da due passioni comuni: lo sport e la politica. Sempre, naturalmente, si troveranno su fronti avversi, senza riconoscersi come fratelli ma anzi guatandosi come nemici mortali: si scontreranno più d'una volta, e il lettore non saprà per chi parteggiare sotto l'effetto contrastante delle luci con cui l'autore ora illumina ora adombra i personaggi, senza mai consentire di distinguere nettamente eroismo e millanteria, generosità e calcolo, dedizione e viltà. «In Sudafrica un uomo può essere pieno di ottimismo all'alba e disperato a mezzogiorno», leggiamo a un certo punto del romanzo, e ci rendiamo conto di trovarci di fronte a una delle formule dalle quali scaturisce la magia della pagina di Wilbur Smith.
Da oltre tremila anni, nel cuore dell'Africa pulsa uno straordinario mistero: la tomba leggendaria del faraone Mamose, concepita dallo scriba Taita, il quale, convinto che mai il sepolcro sarebbe stato violato, aveva lanciato la sua sfida ai posteri, vergando su un fragile papiro enigmatiche indicazioni per raggiungere la tomba. Oggi quella sfida diventa per lo spregiudicato sir Nicholas Quenton-Harper un'eccitante scommessa; per l'avido collezionista Gotthold von Schiller un delirante anelito all'immortalità; per l'affascinante archeologa Royan Al Simma una conferma dell'insuperata grandezza del popolo egizio. Una potente avventura archeologica, un'incalzante caccia al tesoro fitta di enigmi, rivelazioni e colpi di scena, una tumultuosa storia di passioni, di avidità, di coraggio, di amore.
Congo Belga, anni Sessanta. Un drappello di mercenari capitanati da Bruce Curry deve trarre in salvo la popolazione di un piccolo villaggio di bianchi rimasti isolati nel territorio in mano ai ribelli. Ex avvocato esiliatosi dal mondo civile per dispiaceri amorosi, Bruce ignora che lo scopo della sua missione non è soltanto umanitario: in realtà, nel villaggio che fu sede dell'Union Minière è rimasta una cassetta di diamanti che fanno gola a molti. Affiancato da Mike, un tempo abile chirurgo rovinato dal bere, Bruce Curry e il suo gruppo affrontano le insidie di una regione ostile e selvaggia infestata dai guerriglieri, molti dei quali si sono trasformati in volgari banditi di strada. È un viaggio all'inferno dove talora trova posto un po' di tenerezza - incarnata qui dalla bella e coraggiosa Shermaine -, ma le cui tappe sono segnate da un'ineluttabile violenza. Una violenza che è esterna e interna all'individuo e agli stessi eroi, in quel drappello di disperati privi d'amore, ciascuno dei quali porta il suo principale nemico dentro di sé.
Peter Stride, comandante operativo dell'Atlas, un'organizzazione antiterroristica anglo-americana, riesce a penetrare nel Jumbo dirottato su Johannesburg da quattro giovani terroristi. Essi hanno chiesto al governo sudafricano la liberazione dei prigionieri politici e un'ingente quantità di denaro, e per ottenerli hanno già ucciso alcuni passeggeri. Quando Stride li affronta, sente pronunciare per la prima volta un nome che, al momento, non comprende neppure, ma che di lì a poco comincerà a condizionare tutta la sua esistenza. Anche quando Magda Altmann, la bellissima donna dal misterioso passato, incontra i rapitori del marito per consegnare la cifra richiesta per il riscatto, capta quello stesso nome udito da Stride. Ma per il barone Altmann non vi è già più nulla da fare. Magda e Peter uniscono allora le loro forze per iniziare una caccia senza tregua al misterioso personaggio che sembra reggere le fila del terrorismo internazionale. L'incontro dei due segna l'inizio di un'appassionata storia d'amore e di un susseguirsi di colpi di scena che porteranno di volta in volta Magda e Peter alla convinzione di aver scoperto l'identità del «Califfo» e alla conseguente, immediata, disillusione. Chi si cela dietro quel nome? Una singola persona, un gruppo di uomini, un governo? Quale mente umana può concepire piani così diabolici, seminare morte e terrore per raggiungere effetti che vanno apparentemente a beneficio dell'intera unamità? Dalle Seychelles al Sudafrica, dalla Francia all'Inghilterra e all'Irlanda, dai mari della Polinesia alla valle del Giordano, sempre e dovunque l'ombra della mano tentacolare del «Califfo» incombe sui personaggi, li arma l'uno contro l'altro, li fa dubitare di tutto e di tutti, anche di loro stessi. Una narrazione mantenuta magistralmente a un livello eccezionale di tensione emotiva: una «lettura» avvincente dei complessi intrighi di certa attualità i cui incredibili risvolti vengono resi, in questo libro, paradossalmente meno fantascientifici.