«“Hanno ucciso qualcuno del personale?” chiese sorpresa ma senza emozione». «“No, però è successo nei sotterranei... È questo lo strano della faccenda... Provi a immaginare una cliente, una cliente facoltosa, scesa al Majestic con il marito, il figlio, una governante e un’istitutrice... Un appartamento da più di mille franchi al giorno... Bene, questa donna viene strangolata alle sei del mattino, e non in camera sua ma nello spogliatoio dei sotterranei... Perché con ogni probabilità è lì che è stato commesso il delitto... Che cosa ci faceva una così nei sotterranei?... Chi ha potuto attirarla là sotto e come?... E per giunta a un’ora in cui gente come lei di solito è ancora immersa in un sonno profondo...”». «Le parole di Maigret non sortirono un grande effetto: Charlotte aveva aggrottato le sopracciglia come se le fosse venuta un’idea ma l’avesse subito scartata. Poi aveva lanciato un rapido sguardo a Prosper che si stava scaldando le mani sopra la stufa – mani bianchissime, dalle dita quadrate, coperte di peli rossi». (Le inchieste di Maigret 21 di 75)
C’era in lei un’umiltà esagerata. I suoi occhi cerchiati, il suo modo di muoversi senza far rumore, senza sfiorare le cose, quel suo fremere d’inquietudine alla minima parola, corrispondevano abbastanza all’idea che ci si fa della serva abituata a ogni durezza. Sotto quelle apparenze si sentivano però come dei sussulti di orgoglio, che lei si sforzava di non lasciar trasparire. «Era anemica. Il suo seno piatto non era fatto per risvegliare i sensi. Eppure c’era qualcosa di attraente in lei, qualcosa di torbido, di avvilito, di vagamente morboso». (Le inchieste di Maigret 6 di 75)
«La contessa di Saint-Fiacre teneva ancora la faccia tra le mani. Era rigida, immobile, come la maggior parte delle altre vecchie». «“Ite missa est... La messa è finita...”». «Solo allora Maigret capì quanto era stato angosciato. Quasi non se n’era reso conto. Senza volerlo sospirò di sollievo». [...] «Ancora tre persone... Due... Qualcuno spostò una sedia... Rimaneva solo la contessa, e Maigret ebbe un fremito d’impazienza...». «Il sacrestano, che aveva concluso il suo compito, gettò uno sguardo alla signora di Saint-Fiacre, e un’espressione dubbiosa gli si dipinse sul volto. In quel medesimo istante il commissario avanzò. «Giunti accanto a lei, rimasero entrambi stupiti di quell’immobilità e cercarono di vedere il volto che le mani giunte continuavano a nascondere». «Turbato, Maigret le sfiorò una spalla. Il corpo vacillò, come se fino a quel momento fosse stato sorretto da un filo, poi rotolò a terra e rimase inerte». «La contessa di Saint-Fiacre era morta». (Le inchieste di Maigret 12 di 75)
«Lei veniva avanti, la figura ancora indistinta nella semioscurità. Veniva avanti come la protagonista di un film, o meglio come la donna dei sogni di un adolescente. Era vestita di velluto nero? Fatto sta che era più scura di tutto il resto, che spiccava come un’ombra intensa, sontuosa. E la poca luce ancora sospesa nell’aria si concentrava sui suoi capelli biondi e leggeri, sul viso opaco». «Ho saputo che desidera parlarmi, commissario... Ma la prego, si accomodi...». «Il suo accento era più marcato di quello di Carl. La voce cantava, abbassandosi sull’ultima sillaba delle parole. E il fratello le stava accanto come uno schiavo al fianco della regina affidata alla sua protezione». (Le inchieste di Maigret 11 di 75)
Invece di farsi più completo e più decifrabile, il personaggio stava diventando inafferrabile... La fisionomia dell’uomo con la finanziera troppo stretta si andava via via offuscando fino a non avere più niente di umano... «Alla foto, sola immagine tangibile e teoricamente completa che Maigret possedesse, si sostituivano altre immagini sfuggenti che rifiutavano di sovrapporsi, mentre avrebbero dovuto fornire il ritratto di un unico uomo». (Le inchieste di Maigret 4 di 75)
«... Marcellin ha detto che lei era un suo amico. Può darsi che qualcuno avesse espresso dei dubbi sulle sue capacità professionali. Sta di fatto che l’ha difesa a spada tratta». «Era ubriaco?». «Più o meno come sempre. C’era un forte mistral... È proprio perché tirava il mistral che Marcellin, invece di andare a dormire sulla sua barca come faceva di solito, si è diretto a un capanno vicino al porto dove i pescatori ripongono le reti. La mattina dopo l’hanno trovato là dentro con parecchie pallottole nella testa, sparate a bruciapelo, e una nella spalla...». Maigret guardò la Senna attraverso la cortina di pioggia e pensò al sole del Mediterraneo. «Boisvert, il questore, è un tipo come si deve, l’ho conosciuto tempo fa. Non è uno che lavora di fantasia... Come Lechat, pensa che a scatenare il dramma sia stato l’averla nominata in quella conversazione. Anzi, la sua idea è che attraverso Marcellin si sia voluto in qualche modo colpire lei. Capisce? Qualcuno che ce l’ha con lei al punto da prendersela con chi si dichiara suo amico e la difende». (Le inchieste di Maigret 25 di 75)
Era ridicolo quel piede senza scarpa, lì sul marciapiede, accanto all’altro con la scarpa di capretto nero. Era nudo, intimo. Non pareva appartenere a un morto. Maigret si allontanò e andò a raccogliere la seconda scarpa, rimasta a sei o sette metri dal corpo. Dopo non disse più niente. Aspettava fumando. Altri curiosi si avvicinarono al gruppo, commentando a voce bassa. Poi il furgone si fermò vicino al marciapiede e due uomini sollevarono il cadavere. Sotto, il suolo era pulito, senza tracce di sangue. «Lei ha finito, Lequeux, aspetto il suo rapporto». Fu allora che Maigret prese possesso del morto. Salì sul furgone accanto all’autista e piantò in asso tutti. Si comportò così per tutta la notte, e per tutta la mattina seguente: si sarebbe detto che il corpo gli appartenesse, che quel morto fosse il suo morto. (Le inchieste di Maigret 29 di 75)
Lo sconosciuto, giunto in fondo al corridoio, ha aperto lo sportello. Non è un caso! In quel preciso momento il treno rallenta. Ai lati della strada ferrata si intravede una foresta. Una luna invisibile rischiara le rare nuvole. «Stridore di freni. Da ottanta all’ora la velocità dev’essere scesa a trenta, forse meno. «E l’uomo salta giù, scomparendo al di là della scarpata dove probabilmente atterra rotoloni. Un attimo di riflessione, poi anche Maigret si lancia. Non rischia niente, il treno ha rallentato ancora. «Si getta nel vuoto. Cade su un fianco, ruzzola, fa tre giri su se stesso e si ferma davanti a uno sbarramento di filo spinato. «Un fanale rosso si allontana nello sferragliare del convoglio». (Le inchieste di Maigret 7 di 75)