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Per
sei giorni le immense astronavi, silenziose e immobili, restarono sospese
sulle metropoli della Terra. Poi vennero gli ordini, e ai terrestri
non restò che obbedire. Ma per ani e anni nessuno potè
vederli, gli Esseri venuti con le astronavi. Nessuno poté sapere
chi erano. Per quale misteriosa ragione "Essi" non volevano
essere conosciuti? Forse perchè (ma nessuno lo sospettò)
non volevano essere "ri-conosciuti"? Un classico della fantascienza
che è anche un classico del suspense.<
La storia del Barone Cosimo Piovasco di Rondò, indomabile ribelle che a dodici anni sale su un albero per non ridiscenderne mai più, è considerata uno dei capolavori di Calvino. Questa splendida versione, dedicata ai ragazzi, fu realizzata dall'autore nel 1959 mantenendo intatte la qualità della scrittura e la suggestione del racconto. Una storia piena di avventure, leggerezza e libertà.<
Agilulfo, paladino di Carlomagno, è un cavaliere valoroso e nobile d'animo. Ha un unico difetto: non esiste. O meglio, il suo esistere è limitato all'armatura che indossa: lucida, bianca e... vuota. Non può mangiare, né dormire perché, se si deconcentra anche solo per un attimo, cessa di essere. Una storia ambientata nell'inverosimile medioevo dei romanzi cavallereschi, ma vicina più che mai alla realtà del nostro tempo.<
"Che cos'è oggi la città per noi? Penso d'aver scritto qualcosa come un ultimo poema d'amore alle città. Nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città" Da una conferenza di Calvino tenuta a New York nel 1983<
- Le Cosmicomiche: puo’ spiegarci innanzitutto il titolo?
- Combinando in una sola parola i due aggettivi cosmico e comico ho cercato di mettere insieme varie cose che mi stanno a cuore. Nell’elemento cosmico per me non entra tanto il richiamo dell’attualita’ spaziale, quanto il tentativo di rimettermi in rapporto con qualcosa di molto piu’ antico. Nell’uomo primitivo e nei classici il senso comico era l’atteggiamento piu’ naturale; noi invece per affrontare le cose troppo grosse abbiamo bisogno d’uno schermo, d’un filtro, e questa e’ la funzione del comico.
- L’espressione ”comiche” va dunque intesa secondo le antiche classificazioni degli stili?
- Non credo, io pensavo piu’ semplicemente alle comiche del cinema muto, e soprattutto ai comics o storielle a vignette in cui un pupazzetto emblematico si trova di volta in volta in situazioni sempre diverse che pure seguono uno schema comune: cioe’ penso a degli esempi, forse ineguagliabili, di stilizzazione, di precisione formale.
(Tratto da un’intervista rilasciata da Calvino nel 1965, al momento della prima edizione delle Cosmicomiche).
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Sono le conferenze che Calvino preparò per l’Università di Harvard, che
non furono mai tenute perché la morte lo colse improvvisamente. Ne
erano previste sei, ma nel suo dattiloscritto, lasciato pronto sopra la
scrivania da mettere in valigia, ne furono trovate solamente cinque, la
sesta l’avrebbe scritta negli Stati Uniti, si sarebbe intitolata
“Consistency” e di essa Esther Calvino dice che avrebbe parlato di
Bartleby lo scrivano. In appendice vi è uno scritto, intitolato
“cominciare e finire”, ritrovato tra le carte dello scrittore, in cui
Calvino illustra, citando esempi illuminanti, l’importanza e la
significatività degli incipit del romanzo, di quel fatidico e
delicatissimo momento in cui si oltrepassa la soglia della molteplicità
del mondo vissuto per entrare in un mondo nuovo, quello della parola, a
partire dall’invocazione alle Muse di Omero fino a Proust e Musil,
concludendo che la storia della letteratura è ricca di incipit
memorabili, mentre i finali originali sono più rari, a dimostrazione di
quanto sia decisivo il collegamento tra la molteplicità dell’esistente e
la particolarità dell’opera letteraria, che è “una minima porzione in
cui l’universo si cristallizza in una forma, in cui acquista un senso,
non definitivo, ma vivente come un organismo”. Le lezioni
contengono un’esposizione articolata e illustrata con continui
riferimenti a opere letterarie classiche e moderne dei requisiti che,
secondo la concezione moderna che Calvino aveva, la letteratura del
nuovo millennio avrebbe dovuto salvare: leggerezza, rapidità, esattezza,
visibilità, molteplicità. Mi limito a dire che, nonostante l’apparente
autonomia degli argomenti trattati, ho rilevato una circolarità nelle
tematiche svolte da Calvino, in quelle che egli individua come le linee
guida per lo scrittore, ma anche per il lettore, tale per cui esse si
presentano come complementari o comunque interdipendenti
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In una notte invernale un viaggiatore si ferma nella piccola stazione ferroviaria di una cittadina di provincia, in un paese imprecisato. In mano ha una valigia dal contenuto misterioso che deve consegnare a una persona che non ha mai visto. Fin dalle prime pagine il romanzo di Calvino cattura l'attenzione del lettore trascinandolo in una avventura, anzi in dieci avventure completamente diverse. Un libro composto da dieci romanzi a incastro.<
L’invenzione di Morel è il romanzo più celebre di Adolfo Bioy Casares, uno dei narratori più originali della letteratura latinoamericana del Novecento. Pubblicato nel 1940, esce oggi in una nuova traduzione di Francesca Lazzarato, che ne ha curato anche la postfazione. Fortemente ispirato all’ Isola del dottor Moreau di H.G. Wells e ai racconti di E.A. Poe, questo romanzo visionario narra le avventure di un fuggiasco che, sbarcato su un’isola deserta per evitare la condanna all’ergastolo, scopre di non essere solo come credeva. In bilico tra il terrore di essere identificato e la frustrazione per il desiderio di essere riconosciuto, il protagonista si ritrova sospeso tra realtà e irrealtà e inizia a seguire, osservare e spiare gli altri isolani. Sarà infine il misterioso Morel a fornirgli le chiavi di lettura di un mondo allucinatorio costituito da pura forma. Un romanzo estremamente moderno e denso, che in poche pagine cattura il lettore invogliandolo ad addentrarsi nei labi- rinti della trama e a decifrarne gli enigmi.
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Sinossi
L’invenzione di Morel è il romanzo più celebre di Adolfo Bioy Casares, uno dei narratori più originali della letteratura latinoamericana del Novecento. Pubblicato nel 1940, esce oggi in una nuova traduzione di Francesca Lazzarato, che ne ha curato anche la postfazione. Fortemente ispirato all’ Isola del dottor Moreau di H.G. Wells e ai racconti di E.A. Poe, questo romanzo visionario narra le avventure di un fuggiasco che, sbarcato su un’isola deserta per evitare la condanna all’ergastolo, scopre di non essere solo come credeva. In bilico tra il terrore di essere identificato e la frustrazione per il desiderio di essere riconosciuto, il protagonista si ritrova sospeso tra realtà e irrealtà e inizia a seguire, osservare e spiare gli altri isolani. Sarà infine il misterioso Morel a fornirgli le chiavi di lettura di un mondo allucinatorio costituito da pura forma. Un romanzo estremamente moderno e denso, che in poche pagine cattura il lettore invogliandolo ad addentrarsi nei labi- rinti della trama e a decifrarne gli enigmi.
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In questo volume sono state raccolte le famose "Tragedie in due battute", scenette teatrali in due battute basate sul nonsense, sul paradosso. Il libro è corredato di una introduzione di Masolino d'Amico che racconta come e quando nacque questo originale genere teatrale frutto della fervida fantasia di Achille Campanile. Un libro che è un monumento alla brevità.
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