Capitolo 66
Un sorriso illuminò il volto di Stacey: finalmente era riuscita a craccare il sistema operativo dello smartphone di Hayley. Per farlo, aveva dovuto consultare alcuni siti poco raccomandabili, ma alla fine l’aveva spuntata.
«Sì!», esclamò agitando un pugno in aria, ma fu subito costretta a ricomporsi perché qualcuno si affacciò alla porta.
Stacey si sentì avvampare dalla vergogna. Per fortuna il poliziotto in divisa era troppo impegnato a guardarsi intorno, come per accertarsi di essere nel posto giusto.
«Dipartimento di Investigazione criminale», lo illuminò, nonostante la targa d’ottone alla porta parlasse chiaramente. Pronunciando quelle parole, fu percorsa da un brivido d’orgoglio.
«Agente semplice Chalmers», rispose lui, varcando la soglia. Osservava la sala operativa come se fosse un altro mondo, un universo parallelo.
Lanciò un’occhiata alle foto attaccate alla parete. Deglutì e distolse subito lo sguardo.
Stacey concluse che dovesse avere poco più di vent’anni. Doveva essersi spalmato il gel sui capelli biondi per tenerli giù.
«Posso aiutarti?», gli chiese, sperando di incoraggiarlo a rivelarle il motivo della sua visita.
«Ho letto il rapporto. Quello che parla della bambina».
«Mia Smart?», domandò Stacey speranzosa.
Lui annuì.
Per un attimo Stacey dimenticò i tabulati telefonici sulla sua scrivania. «Conosci la bambina?».
Lui scosse la testa.
Le sue speranze iniziarono ad assottigliarsi. «Quindi, sei qui per…».
«Non la conosco, ma posso dirvi dove trovarla».