«Le Figaro», 28 marzo 2008:
Si è aperto il processo a Michel Fourniret, sessantasei anni, serial killer delle vergini noto come «il mostro delle Ardenne». L’uomo è accusato di aver stuprato e ucciso almeno sette giovani donne e bambine con la complicità della moglie Monique. I delitti potrebbero essere molti di più. I coniugi si erano conosciuti per posta mentre lui, in carcere, stava scontando una condanna per violenza sessuale e avevano stretto un patto criminale: lei lo avrebbe aiutato ad avvicinare e stuprare giovani vergini, lui avrebbe ucciso il suo ex marito. Nella corrispondenza usavano darsi nomi affettuosi: Fourniret chiamava la moglie «Nanoutcha», lei chiamava lui «Shere khan» come la tigre del Libro della Giungla. Uscito di prigione nel 1987, Fourniret uccise il componente di una banda di rapinatori e, dopo aver saputo in cella il luogo dove era nascosto il tesoro, si impossessò dei lingotti d’oro. Comprò un grande castello turrito nelle foreste di Reims. Ha avuto dalla moglie un figlio: Selim. Nel corso dei delitti seriali viaggiava con la moglie in auto, una Peugeot, in cerca di fanciulle. Simulavano un guasto della macchina, fingevano di chiedere informazioni o raccoglievano autostoppiste. La donna tranquillizzava le giovani, le rassicurava con la sua sola presenza. In almeno due casi nel sedile posteriore viaggiava con loro il bambino. Monique trovava sempre, nelle conversazioni amichevoli, un modo di verificare la verginità delle ragazze. Sono state così rapite, stuprate e uccise: Isabelle, 17 anni, Fabienne, 20 anni, Elisabeth, 12, Natascha, 13 e Mananya, 13 e almeno altre due minorenni. La donna attribuisce al marito undici sequestri e ha indicato i luoghi dove sarebbe sepolta la loro giovane domestica. Fourniret, amante della letteratura e buon giocatore di scacchi, ha dichiarato in istruttoria di aver avuto bisogno tutta la vita «di almeno due vergini all’anno». Dalle perizie psichiatriche risulta che Monique abbia un quoziente di intelligenza superiore a quello del marito. Lui, tuttavia, dice di lei «è una povera sbandata che ho manipolato senza scrupoli».