20
Jo chiama la polizia e io vengo a sapere quello che accade da diverse altre persone – non lo vedo con i miei occhi. Il paese è tornato in vita, si bisbiglia che Neal Anderson sia stato arrestato, interrogato e trattenuto per approfondimenti. Si dice anche la casa degli Anderson sia stata di nuovo perquisita e il PC confiscato. Le voci girano, tutti puntano il dito.
«Aveva qualcosa di strano…».
«Povera Jo… Pensare che per tutto questo tempo, non sapeva nulla…».
«Come poteva non sapere?»
«Di sicuro se lo immaginava…».
Un mucchio di chiacchiere inutili che servono solo a peggiorare le cose mentre Jo, comprensibilmente, è partita per qualche giorno e ancora una volta l’assassinio di Rosie è sulla bocca di tutti. In mezzo a tutto quanto, i miei pensieri ruotano intorno a Delphine. Immagino che Jo l’abbia portata con sé, ma non risponde alle mie chiamate e sono davvero preoccupata per entrambe. Quanto dolore possono sopportare ancora?
Angus rimane a bocca aperta quando glielo racconto. «Gesù». Scuote la testa incredulo. «Quel tizio è venuto a casa nostra. E mi era pure simpatico».
Entrambi mettiamo in dubbio le nostre capacità di giudizio.
«Già. Sembra assurdo che qualcuno possa fare una cosa simile. E povera Jo…».
Angus sospira. «Come farà a superarlo? Voglio dire, il marito…».
Gli lancio le braccia al collo e mi stringo a lui, sento il suo cuore battere contro il mio.
«Fa sembrare tutto il resto così piccolo e poco importante…».
Annuisce con la testa premuta contro la mia nuca. Ignora la verità che non gli ho detto. Provo a scacciare via dalla memoria la cena preparata per quell’uomo, il suo tocco, le sue labbra. Mi stacco da Angus; non posso farne a meno.
«Apro una bottiglia di vino».
Neanche Laura riesce a crederci. «È assurdo, no?». Appoggia due tazze di tè davanti a noi. Indossa un paio di jeans larghi, una felpa enorme e ha i capelli legati con un elastico rosa. Somiglia più a un’universitaria che a una famosa giornalista di New York.
Rovista in giro in cerca di una penna e poi torna a sedersi. «Parte della storia già la conosco, ma vorrei sentire la tua versione dei fatti».
«Ho ricevuto una bizzarra chiamata da Jo, durante la quale mi parlava di qualche fantomatico programma per il PC che non le avevo chiesto – era un diversivo, non voleva che Neal la seguisse. Comunque, è venuta da me e mi ha detto che mentre usava il vecchio computer di suo marito si è imbattuta in questi file. Immagini porno terribili, violente e c’erano anche dei link a dei siti… Non mi ha detto molto di più. Era troppo sconvolta».
Laura smette di scrivere per un momento. «Non posso neanche immaginare come deve sentirsi. Pensa addirittura che abbia ucciso Rosie».
Annuisco. «Se non avesse seguito quel corso di informatica, non avrebbe mai scoperto niente. Era negata con i computer. E Neal avrebbe continuato ad andarsene in giro come se niente fosse, senza che nessuno di noi sospettasse qualcosa».
Davvero, tutto è nato da lì. Dal corso seguito da Jo e da qualche file, su un PC che non era neanche il suo. Coincidenze messe insieme da un capriccio del destino che hanno portato a una conclusione a dir poco orribile.
«Be’, per cinque lunghi mesi nessuno ha saputo nulla», dice Laura. «Ma ora sì. Ti ha detto qualcos’altro?».
Per una frazione di secondo, mi chiedo se sia il caso di raccontarle delle avances di Neal – ma decido di no. Alzo le spalle. «Non mi pare. Sapevi che la picchiava?».
Laura annuisce. Per l’ennesima volta, mi chiedo da dove prenda le sue informazioni. «L’avevo sentito dire. Da non crederci, eh? Voglio dire, Neal ha quel non so che di particolare, no? Tipo George Clooney. Le donne di tutto il mondo impazziscono per lui. Se solo sapessero».
«Ma poi l’orfanotrofio», le ricordo. «Non si spiega».
«Lo so, ma prova a vederla in questo modo: era la copertura perfetta», dice. «Ogni cosa che lo riguarda – l’immagine pubblica di Neal Anderson – è stata minuziosamente costruita per nascondere ciò che è realmente. Ho saputo che ha ammesso di aver posseduto materiale illegale e anche di aver picchiato la moglie. E di aver maltrattato le figlie sul piano emotivo».
Scuoto la testa. «Come fai a sapere tutte queste cose?».
Laura si preme un dito contro le labbra. «Ognuno ha i suoi segreti! Il mio contatto ha parlato con l’avvocato di Neal – ed è un avvocato parecchio costoso, se posso aggiungere questo dettaglio. E per niente discreto. Kate, tu sai da dove vengono i soldi degli Anderson?».
Aggrotto la fronte. «Per niente. È ovvio che sono ricchi, basta guardare la casa, le macchine… E Jo non lavora neanche. Eppure le ragazze frequentavano la stessa scuola di Grace… Ho sempre pensato che avesse uno stipendio alto».
Risponde con un’alzata di spalle. «Chissà. Sai, lui nega di aver commesso l’omicidio».
Un brivido mi corre lungo la schiena. «Be’, è normale no? Per una persona del genere, intendo».
«Probabilmente sì. Ma chi può dirlo? È un bugiardo patentato, come sappiamo bene. È un peccato che non abbiano ancora trovato l’arma del delitto. Comunque, quando esamineranno il computer, le cose si chiariranno. Si spera».
Da quando è stato ritrovato il cadavere di Rosie, i colpi di scena si sono susseguiti senza sosta, shock dopo shock. E il peggio deve ancora arrivare. Neal viene rilasciato su cauzione, nonostante la testimonianza di Jo e i file trovati sul PC.
«Non capisco». Non posso credere che sia di nuovo libero.
«La polizia lo ha accusato di aggressione, ma non c’è nessuna prova dell’omicidio», spiega Laura. «Non possono trattenerlo all’infinito».
«Oh Signore, e Jo?»
«Deve rispettare i termini della cauzione, Kate. Deve starle lontano e, se ha un po’ di cervello, lo farà. Possiamo solo sperare che la polizia trovi altre prove».
Qualunque siano le condizioni a cui deve attenersi, mi sale subito una paura matta per Jo.
È ancora irraggiungibile, il telefono a quanto pare è spento, e non mi resta che osservare casa sua in cerca di segni di vita. Solo una settimana dopo, passando per caso lì davanti, noto la sua macchina parcheggiata e le luci accese. Dato che sono in ritardo, non mi fermo, ma le scrivo subito un messaggio. Chissà cosa prova a stare di nuovo lì dentro, sapendo che Neal è stato rilasciato. Torno a casa in fretta e furia, mi sbrigo a dare da mangiare ai cavalli prima che faccia buio.
Più tardi quella sera sto lavando i piatti quando sento qualcosa scivolare attraverso la buca delle lettere. Vedo una busta sul pavimento, immagino subito che sia da parte di qualche vicino, ma quando apro la porta non trovo nessuno.
E la cosa si fa ancora più strana quando vedo cosa c’è scritto.