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Free Solo

Realizzato da National Geographic Documentary Films, vincitore dell’Oscar 2018 per il miglior documentario, il lungometraggio Free Solo continua ad attrarre spettatori in tutto il mondo.

Free Solo racconta l’impresa di Alex Honnold, uno dei climber più forti oggi sulla scena mondiale e primo al mondo a scalare senza corda e senza protezioni la via Freerider sulla parete di El Capitan nel californiano Yosemite National Park.

L’impresa

La via Freerider, aperta nel 1998 dal tedesco Alex Huber, è così geniale da essere stata l’obiettivo del free solo perfetto, definito dal «New York Times» «probabilmente la più grande impresa nella storia dell’arrampicata su roccia»: quasi mille metri di dislivello scalati con la compagnia esclusiva delle proprie scarpette e di un sacchetto della magnesite. Honnold ha effettuato l’ascensione sabato 3 giugno 2017, iniziando a salire alle 5.32 del mattino e raggiungendo la vetta in sole 3 ore e 56 minuti.

L’arrampicata in free solo mette alla prova praticamente ogni aspetto delle capacità fisiche e mentali di un climber, così come altre doti quali flessibilità e resistenza. Honnold ha dovuto poi calcolare anche altri fattori ambientali, come l’esposizione al sole, il vento e l’umidità.

Ma il vero test per Alex è stato capire se era in grado di mantenere l’autocontrollo in ogni frazione di secondo della sua performance, eseguendo complicate sequenze di movimenti, durante le quali basta un dettaglio fuori posto a decidere tra la vita e la morte. I migliori climber sottolineano l’abilità unica che ha Honnold nel rimanere calmo e freddo anche in situazioni così critiche e pericolose, una capacità che ha sviluppato in venti anni di attività. La sua imperturbabilità di fronte a situazioni di pericolo è talmente particolare da essere oggetto di studio da parte di un gruppo di neuroscienziati interessati a capire se il suo cervello si differenzi in qualche modo dalla media. Honnold la vede invece in maniera più pragmatica: «Facendo free solo so naturalmente di correre dei pericoli, ma provare paura una volta che sono lassù non mi aiuterebbe comunque», dice. «Limiterebbe solamente le mie capacità, così non faccio altro che metterla da parte».

Una buona parte della sua compostezza deriva senza dubbio dalla sua accuratissima preparazione, che prevede allenamenti costanti e specifici, nonché la memorizzazione delle sequenze esatte di ogni passaggio. Per avere un’idea del rigore con cui Honnold si allena basti pensare a questo breve scambio avuto con un giornalista di «National Geographic» subito dopo la sua salita: «Come passerai il resto del pomeriggio?». Risposta: «Farò un po’ di trazioni [...]. Faccio trazioni tutti i giorni e oggi è un giorno come tutti».

Il film

Il film è in lingua originale con sottotitoli in italiano e ha una durata di 99 minuti. La regia è di Elizabeth Chai Vasarhelyi e del fotografo, regista e alpinista di fama internazionale Jimmy Chin.

Oltre ad essere interessante per chi pratica attivamente l’arrampicata, è un ritratto intimo delle emozioni e delle motivazioni di un climber professionista mentre si prepara a realizzare la sua più grande visione. Che cosa spinge un uomo a confrontarsi con un’impresa ai limiti di quanto è ritenuto possibile? Quale percorso deve compiere per raggiungere con successo un simile risultato? A testimoniare le diverse fasi dell’impresa e i momenti più appassionanti sono i racconti della famiglia, della fidanzata, degli amici e del dream-team tecnico, inseriti tra le immagini più strepitose della straordinaria avventura.

Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin raccontano che cosa ha significato riprendere l’impresa di Honnold durante le riprese di Free Solo. E se cadesse? Questa è stata la domanda centrale che i due registi si sono posti. «Come fai a riprendere una persona quando sai che potrebbe precipitare e morire in una frazione di secondo, mentre la tua fotocamera è puntata su di lui?».

«Chai ed io abbiamo fatto un passo indietro e ci siamo presi un po’ di tempo per pensare se questa era una cosa che volevamo fare veramente», dice Jimmy Chin, che oltre a essere un videomaker è un alpinista professionista, amico di Alex. I registi si sono dovuti confrontare con il loro senso di responsabilità nei confronti di Honnold e dei pericoli che la semplice presenza di una troupe televisiva poteva creare durante la documentazione della scalata. Jimmy Chin e il suo assistente Cheyne Lempe si sono calati a corda doppia con le loro cineprese per seguire Honnold di mano in mano che eseguiva l’ultima metà dell’arrampicata e hanno fatto fatica a tenere il suo passo. Alla fine Chin è riuscito a correre in cima per filmare Alex Honnold... su quello che in quel momento era il “tetto del mondo.”

Alex Honnold

Alex Honnold è nato a Sacramento (California) il 17 agosto 1985. Inizia ad arrampicare all’età di 11 anni e a 18 abbandona la University of California di Berkeley, dove studiava ingegneria, per dedicare tutto il suo tempo all’arrampicata. Vive in un furgone spendendo meno di mille dollari al mese e questo gli permette di seguire il clima favorevole e di scalare più tempo possibile.

Preferisce scalare su grandi pareti e l’arrampicata sportiva, sebbene con la sua carriera abbia mostrato di apprezzare qualsiasi salita che richieda un impegno estremo. Lo Yosemite è la sua area preferita per il clima mite e per le sue pareti uniche al mondo.

È un avido lettore, con interessi che spaziano dalla letteratura classica, all’ambientalismo e l’economia. Quando gli è stata chiesta la sua religione si è descritto come un ateo militante.

Nell’ambiente dei climber, Honnold è stato soprannominato No Big Deal, a causa del suo understatement e della sua attitudine schiva. Nonostante questo, le sue incredibili salite senza corda e protezioni lo hanno portato alla fama mondiale e di lui hanno scritto moltissime testate, dal «New York Times» al «National Geographic» fino al «New Yorker», solo per restare negli Stati Uniti. A lui sono stati dedicati diversi altri film, tra cui Alone on the Wall, nominato agli Emmy, e diverse altre produzioni ReelRock.

Honnold è anche fondatore della Honnold Foundation, una fondazione ambientalista no profit. Ha sempre mantenuto uno stile di vita molto semplice da dirtbag climber, vivendo per la maggior parte del tempo nel suo furgone e viaggiando per il mondo alla ricerca della prossima avventura.

Alex Honnold è diventato famoso grazie alle sue audaci salite in free solo ma, come si può ben vedere dalla lista delle sue salite più importanti, è in realtà un alpinista completo che ha compiuto imprese al più alto livello, come ad esempio la prima traversata integrale del gruppo del Fitz Roy e la prima traversata in giornata del gruppo del Cerro Torre.

La figura di Honnold è così planetaria e figlia dei nostri tempi che ogni sua mossa è seguita da milioni di persone: lo si è visto per esempio a dicembre 2019, quando ha comunicato ufficialmente il suo fidanzamento con Sanni McCandless.

Le altre imprese di Alex Honnold

Freerider nella Yosemite Valley in un giorno nel maggio 2007, quando aveva 21 anni;

Bushido and Hong Kong Phooey, nello Utah, tra il 9 e l’11 marzo 2008;

– salita in free solo della via Heaven (7c) e della via Cosmic Debris (8a) nello Yosemite;

– ripetizione dello Highball Boulder di Kevin Jorgeson Ambrosia (V11) a Bishop in California;

– salita in free solo della via The Phoenix, il primo 7c+ degli Stati Uniti;

– salita in free solo delle vie Astroman e Rostrum nello Yosemite in un solo giorno nel settembre 2007; è stato il secondo al mondo dopo Peter Croft (1987);

– salita in free solo della via Zion’s Moonlight Buttress, primo aprile 2008;

– salita in free solo della via Regular Northwest Face dell’Half Dome il 6 settembre 2008;

– ripete le vie Parthian Shot, New Statesman, Meshuga (in free solo), scala a vista la via Gaia (successivamente la ripeterà in solitaria) e sale a vista in free solo la via London Wall durante un viaggio in Inghilterra alla fine del 2008;

– concatenamento in giornata, nel luglio 2010 assieme a Sean Leary, delle vie The Nose, Salathé e Lurking Fear su El Capitan;

– concatenamento in libera e in giornata, con Tommy Caldwell nel maggio 2012, del Mount Watkins, di El Capitan (Freerider) e dello Half Dome (Regular Northwest Face), incontrando difficoltà di 7c+ e impiegando 21 ore e 15 minuti;

– record di velocità nella salita della via alpinistica Excalibur (5.10+/A3), su El Capitan, scalata in 16 ore e 10 minuti, assieme a David Allfrey il 9 novembre 2013;

– salita in free solo della via El Sendero Luminoso (7b+, 500 m), Messico, il 14 gennaio 2014, impiegando due ore;

– prima traversata integrale del gruppo del Fitz Roy con Tommy Cald­well, dal 12 al 16 febbraio 2014, salita per la quale nel 2015 riceve il Piolet d’Or;

– prima traversata in giornata del gruppo del Cerro Torre con Colin Haley, il 31 gennaio 2016, impiegando 20 ore e 40 minuti dall’inizio delle difficoltà alla cima del Cerro Torre;

– oltre alla salita in libera della via Salathé Wall, su El Capitan, in 8 ore e 30 minuti, e alla solitaria della via The Nose in 5 ore e 49 minuti, detiene il record di velocità di salita della via The Nose su El Capitan, stabilito assieme a Tommy Caldwell il 17 giugno 2012 in 1 ora, 58 minuti e 7 secondi.

Considerazioni sul free solo show

Perché ho dato al film la stessa importanza che hanno l’impresa e il fattore uomo? Perché in questo caso i tre oggetti sono inscindibili. Quelle che seguono sono alcune riflessioni sul free solo, allargate però alle esigenze di spettacolo che possono diventare presenza assai ingombrante nella psicologia del protagonista e quindi alla fine anche degli stessi spettatori.

Non sono pochi coloro che criticano il free solo: alcuni lo fanno con una smorfia di perplessità dubbiosa, altri con evidente aggressività. E non sono pochi neppure coloro che lo lodano incondizionatamente, dimostrando di non comprendere nulla di ciò che realmente significhi e di esserne soltanto affascinati. Secondo il mio parere entrambe le categorie si situano al di fuori di una realtà che, oltre che essere prima di tutto individualità del protagonista, fa parte di quei fenomeni che in qualche modo creano fazioni. Come se dividerci in giudizi contrapposti favorisse la comprensione del fenomeno.

L’alpinismo e l’arrampicata solitari sono sempre esistiti, solo lo show in diretta o quasi è una novità rispetto ai tempi di Winkler, Comici, Buhl. Poi, Bonatti, Messner, Giordani e Casarotto avevano spostato le coordinate verso il tempo reale, ma qui siamo in pieno tempo reale. Una troupe di ripresa piazzata a pochi metri può anche intervenire in caso di bisogno, si sa. Ma tutti sanno anche che non è il caso di farci effettivo affidamento: se uno cade, in genere cade d’improvviso e nessuno ha il tempo di aiutarlo. I movimenti sono precisi perché imparati a memoria, non può facilmente succedere che un movimento sia azzardato in modo tale da provocare quell’esitazione che permetterebbe alla troupe di lanciare una corda di soccorso. Dunque il free solo è davvero pericoloso, perché il minimo errore può essere fatale, senza alcuno sconto.

Non sono molti, però, quelli che hanno trovato la morte nello svolgimento di questa pratica. Mi vengono in mente John Bachar e Francis Knez, entrambi caduti su percorsi per loro non difficili e che conoscevano a memoria. A mio parere li ha traditi l’eccessiva confidenza, come se l’aver ripetuto quelle vie tante volte in solitaria avesse offuscato la qualità della loro attenzione.

Di certo, in una grande impresa come quella su Freerider, Honnold non ha mai abbassato la guardia, la concentrazione è stata la sua migliore alleata. Essere vigili, concentrati e “freddi” è sintomo della migliore alleanza tra la propria volontà e il proprio essere profondo, quello che alla fine determina i nostri successi o insuccessi, ma che è anche padrone della nostra reale voglia di vivere o di morire. Ripeto “reale”, perché tutti a parole vogliamo vivere, ma sbagliamo quando pensiamo che quel poco che riusciamo a vedere sia l’unica realtà che ci attornia e quando soprattutto riteniamo con convinzione che non ci sia nulla d’incognito nei nostri desideri.

Il free solo richiede che questa alleanza sia rinnovata giorno per giorno senza permettere intrusioni di noia, abitudine, fame di gloria o ego-inflazione. Chi riesce in questa difficile e giornaliera capacità diplomatica con le diverse componenti di se stesso è un buon candidato alle grandi o piccole imprese di free solo. Molto nemica è la spensieratezza, quella che colpisce quando nessuno se lo aspetta, quando il divertimento frenetico e l’adrenalina del piacere possono seppellire interi gruppetti di spensierati sciatori fuori pista.

Honnold è uomo che sa gestirsi bene, di certo saprà riconoscere quando non ci saranno più le condizioni effettive per un buon accordo interiore. Non occorre essere grandi pensatori per questa capacità, anzi di solito la semplicità e l’understatement funzionano benissimo, fino che appunto non sono ostacolati da noia, abitudine, fame di gloria o ego-inflazione.