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I giornali del mattino seguente erano pieni di notizie sulla scomparsa della Cintura d’Oro. Bob, in qualità di addetto alla ricerca e documentazione, ritagliò tutti gli articoli che parlavano del caso e li incollò in un librone che avevano nell’ufficio. Sebbene il caso non fosse stato affidato a loro, Jupiter si interessava ad ogni piccolo dettaglio riportato dai giornali.

Leggendo, oltre a quelle che già conoscevano, appresero altre notizie a loro sconosciute. La luce al Museo Peterson era stata tolta da un uomo che indossava una tuta da meccanico. Era stato notato mentre si avviava sul retro dell’edificio, con in mano una grossa cesoia. Alcuni minuti più tardi, lo stesso uomo era stato visto mentre si allontanava a bordo di un camioncino di colore nero. Al momento nessuno aveva dato importanza alla cosa, per lo meno fino a quando non era suonato l’allarme ed era scoppiata la confusione. Sembrava ovvio dedurre che quest’uomo facesse parte della banda, e che avesse svolto egregiamente il compito affidatogli. L’oscurità era servita a permettere ai complici di compiere il furto. Ma da chi era costituita la banda che aveva operato all’interno del museo? Questo era il grande mistero. Nessuno era riuscito a raggiungere l’uscita posteriore poiché, come venne riportato dai giornali, era stata immediatamente chiusa da un custode non appena era suonato l’allarme. Nessuno era riuscito a fuggire dalle finestre poiché queste non esistevano. Tutti erano dunque usciti dalla porta principale e tutti erano stati perquisiti. I giornali scrivevano che Edmund Frank, un attore, era stato interrogato e quindi rilasciato.

– Mi domando che storia avrà raccontato il signor Frank

– mormorò Jupiter mordicchiandosi il labbro. – Voleva far credere di aver lasciato cadere una pietra rubata. Ovviamente si trattava di uno scherzo, forse ideato per farsi della pubblicità; la pietra era forse un semplice fondo di bicchiere.

Jupiter aggrottò le ciglia e si concentrò.

– Certamente questo colpo è stato fatto da una banda di professionisti che lavora sul filo del minuto secondo

– dichiarò poi. – Questo è tutto quello che possiamo dire, dopo aver visto come si sono svolti i fatti. Confesso però che non riesco nemmeno ad immaginare chi può aver fatto il colpo, da dove sono usciti e come hanno fatto a portar fuori la cintura.

– Forse sono stati dei custodi – esclamò Bob. – Possono essersi fatti assumere come custodi con lo scopo di commettere il furto.

Pete e Jupiter lo guardarono con ammirazione.

– Non è una brutta idea, Bob – disse Pete. – Ma anche io ho la mia versione. Forse i ladri si sono nascosti nel museo e ne sono usciti solamente quando se ne sono andati tutti.

– No – disse Jupiter scuotendo il capo. – I giornali dicono che il museo è stato frugato in ogni angolo, e che non vi è stato trovato nessuno che non fosse autorizzato.

– Le vecchie ville alle volte hanno delle stanze segrete – ribatté Pete. – Perché questa non dovrebbe averne?

– No – lo interruppe Bob – sono convinto che si tratti dei custodi. Devono essere stati alcuni di loro.

Jupiter stava seduto in silenzio e pensava.

– Quello che mi lascia perplesso è che mi sembra non ci sia alcuna ragione particolare per rubare proprio la Cintura d’Oro – affermò. – È difficile da nascondere, difficile da vendere e di valore molto inferiore ai Gioielli dell’Arcobaleno. Perché i ladri non hanno rubato i Gioielli dell’Arcobaleno? Avrebbero potuto mettersi le pietre in tasca per poi venderle senza tante difficoltà. Scommetto che se trovassimo una risposta a questa domanda, avremmo la chiave del mistero.

Jupiter si abbandonò sullo schienale della poltrona girevole, da lui aggiustata e sistemata nell’ufficio. Dall’atteggiamento assunto si capiva che stava meditando.

– Cerchiamo di riassumere tutto ciò che sappiamo – disse infine. – Innanzi tutto la luce è mancata. Un complice dall’esterno ha tagliato i fili. I custodi sono stati ostacolati nei movimenti dalle donne e dai bambini impauriti. Possiamo supporre che i ladri abbiano scelto la giornata dedicata ai ragazzi, sapendo che ci sarebbe stata una maggiore confusione.

– Giusto – disse Pete.

– Poi, mentre i custodi circondavano i Gioielli dell’Arcobaleno, qualcuno ha rotto il vetro della bacheca che conteneva la Cintura d’Oro e velocemente l’ha estratta. Per fare questo è però necessario un uomo di statura alta.

– Alcuni custodi erano piuttosto alti – Bob gli fece notare.

– È vero – disse Jupiter. – Bene, quando l’allarme ha smesso di suonare, tutti sono corsi alle porte. Si è creata una forte confusione. Quando finalmente tutti sono giunti all’aperto, sono stati perquisiti dal signor Togati, quel giapponese incaricato della sicurezza, e dai custodi. Poi hanno permesso a tutti di andare a casa.

– Ci hanno costretti ad andare a casa – esclamò Pete indignato – dopo che ti eri offerto di aiutarli a risolvere il caso!

Jupiter nel ricordare sembrò leggermente irritato, ma disse semplicemente:

– Indubbiamente hanno pensato che siamo troppo giovani per poter dare un valido aiuto. Peccato che Alfred Hitchcock non sia il direttore del museo. Sono certo che ci avrebbe dato l’opportunità di risolvere il caso.

– Non sono certo che lo avremmo risolto – argomentò Pete. – Siamo in alto mare come lo è la polizia.

– C’è però una circostanza molto sospetta – dichiarò Jupiter solennemente. – Il signor Frank forse ne sa di più di quanto abbia detto.

– Frank? – Bob e Pete dissero fissandolo. – Che cosa intendi dire?

– Vi ricordate che cosa è successo? – chiese Jupiter sollevandosi dallo schenale ed abbassando la voce. – Frank ci ha detto che stava per entrare in scena. Poi ha chiamato il custode ed ha estratto il fazzoletto, lasciando cadere una pietra falsa sul pavimento. Il custode che era nelle vicinanze ha subito fischiato. Poi che cosa è successo?

– Cosa è successo? – ripetè Bob. – Ebbene, tutti nella sala hanno rivolto lo sguardo nella sua direzione e tutti i custodi lo hanno circondato.

– Esatto! – esclamò Jupiter trionfante. – Si è trattato soltanto di un diversivo. Penso che con questo strattagemma i ladri abbiano potuto fare un qualche cosa che nessuno ha notato.

– Che cosa ad esempio? – chiese Pete.

– Non lo so – confessò Jupiter. – Comunque il sincronismo è stato perfetto. Frank ha chiamato il custode e lasciato cadere la pietra falsa. Il custode ha fischiato; gli altri custodi sono accorsi. Un attimo dopo la luce è andata via. In quei due secondi la banda ha eseguito sicuramente una mossa importante.

Bob sembrava pensieroso.

– Jupiter, penso che tu abbia ragione. Ma che cosa è successo? Nessuno ancora sa da chi è composta la banda e come hanno fatto a trafugare la Cintura d’Oro. Pertanto siamo quasi al punto di partenza.

Rimasero in silenzio a meditare. In quel momento si udì lo squillo del telefono. Dopo il terzo trillo Jupiter alzò il microfono ed inserì l’altoparlante che permetteva anche agli altri di ascoltare la conversazione.

– Jupiter Jones? – chiese una voce di donna. – Alfred Hitchcock desidera parlarle.

– Forse ha un caso per noi! – gridò Bob.

Infatti Alfred Hitchcock, il famoso regista cinematografico, conosceva e stimava I Tre Investigatori e già aveva loro proposto dei casi interessanti.

– Pronto, Jupiter – era Hitchcock in persona al telefono. – Sei occupato in qualche indagine?

– No, signore – rispose Jupiter. – Cioè ci siamo offerti di aiutare a risolvere il caso del furto della Cintura d’Oro al Museo Peterson, ma ci hanno detto che siamo troppo giovani.

Hitchcock ridacchiò.

– Avrebbero potuto lasciarvi almeno tentare – disse. – A giudicare dai giornali, non avreste potuto fare peggio di quanto stia facendo la polizia. Tuttavia sono lieto che non siate occupati. Potreste aiutare una vecchia scrittrice mia amica?

– Ne saremo felici, signor Hitchcock – rispose Jupiter.

– Quale problema ha la sua amica?

Hitchcock fece una pausa come se stesse cercando le parole.

– È una cosa strana, ragazzo mio – disse. – Al telefono mi ha detto di essere molestata dagli gnomi.

– Gnomi, ha detto? – chiese Jupiter perplesso.

Pete e Bob, che stavano ascoltando, sembrarono altrettanto meravigliati.

– Hai capito bene, ragazzo mio. Gnomi. Piccoli esseri parenti dei nani e dei folletti, che indossano abiti di pelle, vivono sotto terra e scavano alla continua ricerca di tesori.

– Sì, signore – rispose Jupiter. – So cosa sono gli gnomi, ma non so… se veramente esistono. Ho sempre creduto che fossero degli esseri mitologici ed immaginari.

– Ebbene, la mia amica dice che sono veri. S’introducono nella sua casa di notte e le mettono sottosopra tutti i quadri ed i libri. È molto preoccupata e desidera che qualcuno la liberi della loro presenza. L’ha raccontato ad un poliziotto, ma l’ha guardata in maniera talmente strana che ora si rifiuta di parlarne se non a persone di sua

fiducia

Vi fu un breve silenzio.

– Così, che cosa ne pensi? Credi di poterla aiutare?

– Certamente. Faremo del nostro meglio – dichiarò Jupiter. – Mi dia il nome e l’indirizzo.

Scrisse ciò che Hitchcock gli dettò al telefono e gli promise che lo avrebbe tenuto al corrente. Poi riappese e guardò Bob e Pete con aria di trionfo.

– Bene, non ci hanno affidato il caso della Cintura d’Oro

– disse. – Ma scommetto che siamo gli unici investigatori chiamati a risolvere un caso sugli gnomi.