9
Gli gnomi stavano scavando freneticamente. Giù in fondo alla galleria sotterranea, Bob poteva intravedere una sala con delle piccole figure che maneggiavano i picconi. Timorosamente avanzò. Non voleva però arrivare molto vicino alla sala, dove il buio si faceva sempre più tenebroso. Sarebbe stato più tranquillo se in quel momento Pete e Jupiter fossero stati con lui. Tuttavia, con il cuore che batteva sempre più forte, avanzò ancora sino ad arrivare quasi all’ingresso della sala sotterranea dove lavoravano gli gnomi. Improvvisamente sentì un pizzicore al naso, provocato forse dalla polvere e starnutì.
Di colpo gli gnomi si arrestarono. Alcuni rimasero con il piccone sollevato. Poi, molto lentamente, si girarono verso di lui.
Bob avrebbe voluto fuggire, ma non ci riuscì. Gli sembrava di aver messo le radici per terra. Gli occhi degli gnomi erano fissi su di lui e gli sembrava di essere stato ipnotizzato. Continuavano a fissarlo senza fare il più piccolo movimento. Avvertì qualcosa di strano alle sue spalle. Tentò di girarsi per guardare… ma non riuscì a muoversi. Una grossa mano con dei lunghi artigli si posò sulla sua spalla e lo scosse.
– Bob! – una voce rimbombò ed echeggiò nella galleria.
– Bob, svegliati!
Il suono ruppe l’incantesimo. Bob si dimenò e cominciò ad urlare.
– Lasciatemi andare! – gridò. – Lasciatemi andare!
Poi sbatté le palpebre. Si trovava nel suo letto e sua madre lo stava osservando.
– Bob, stai sognando? – chiese sua madre. – Ti stavi contorcendo talmente e mormoravi cose così strane nel sonno che ho pensato di svegliarti.
– Sì, sì. Stavo sognando – rispose Bob, con tono pieno di gratitudine. – Ha telefonato Jupiter?
– Jupiter? Perché mai dovrebbe telefonare a quest’ora della notte? Sei andato a letto da poco. Riprendi a dormire e cerca di non sognare.
– Va bene, mamma.
Bob si girò e si riaddormentò pensando a che cosa, in quel momento, Jupiter e Pete stessero facendo. In quel momento i due ragazzi erano sul camioncino diretti alla casa di Agatha Agawam. Mentre andavano, Jupiter mostrò a Pete gli attrezzi che aveva portato con sé per la caccia agli gnomi.
– La cosa più importante è la macchina fotografica – cominciò a elencare. Era l’orgoglio attuale di Jupiter. Una macchina fotografica speciale che sviluppava le fotografie in dieci secondi. Era abbastanza costosa, ma Jupiter l’aveva avuta, rotta, da un compagno di scuola, scambiandola con una bicicletta di seconda mano.
– Servirà per fare delle foto agli gnomi o qualsiasi altra cosa in cui ci imbatteremo stanotte – spiegò Jupiter. – C’è anche il flash.
Ripose la macchina fotografica e prese dalla borsa due paia di guanti di pelle dura.
– I guanti li useremo per afferrare gli gnomi – disse. – Pare che abbiano dei grossi denti ed artigli. Questi ci proteggeranno le mani.
– Sembra proprio che tu sia convinto di catturarne uno stanotte – disse Pete.
– Dobbiamo essere pronti a tutto – gli rispose Jupiter. – Ecco qui della corda. Una ventina di metri di sottile ma robusta corda di fibra sintetica. Dovrebbe bastare per legare anche più di uno gnomo.
Poi estrasse due radiotelefoni, che si erano costruiti da soli e che da tempo facevano parte del loro equipaggiamento. Anche se la loro portata non era molto elevata, i ragazzi li trovavano utili e li adoperavano per tenersi in collegamento durante le indagini. Inoltre erano particolarmente orgogliosi di questa attrezzatura elettronica che dava loro un tocco professionale.
– Torce elettriche – disse Jupiter estraendone due. – E per ultimo un registratore. Servirà a registrare i rumori mentre gli gnomi scavano. – Poi, dando un’ultima occhiata nell’interno della borsa, disse: – Mi sembra di aver preso tutto. Hai il tuo pezzetto di gesso speciale?
Pete gli mostrò un gessetto color blu che aveva nel taschino. Jupiter estrasse il suo di color bianco. Anche Bob ne aveva uno di color verde.
Durante le loro indagini un punto interrogativo segnato su un muro o in qualsiasi altra parte, indicava che uno di loro era passato in quel luogo. E dal colore del gesso si poteva anche dedurre di chi si era trattato. Invece tre punti interrogativi significavano che il luogo indicato doveva essere ispezionato e controllato accuratamente. Per chi non era a conoscenza di questo particolare codice, i vari punti interrogativi venivano presi per scarabocchi di bambini. Questa era una delle trovate più ingegnose di Jupiter.
– Siamo a posto – disse Jupiter. – Ti sei portato lo spazzolino da denti?
Pete prese in mano una piccola borsa ed esclamò:
– Spazzolino da denti e pigiama.
– Non credo che avremo bisogno del pigiama – disse Jupiter. – Resteremo vestiti, pronti ad inseguire gli gnomi. Hans diede loro una seria occhiata.
– Siete ancora alla caccia degli gnomi? – chiese. – Konrad ed io pensiamo che non dovreste occuparvi di gnomi. Nella Foresta Nera, in Germania, si raccontano cose terribili su di loro. Statene lontani. Così la pensiamo Konrad ed io. Altrimenti potreste essere trasformati in sassi!
Hans sembrava così convinto di ciò che raccontava che Pete, per un attimo, si preoccupò. Non che credesse veramente negli gnomi! Hans e Konrad però ci credevano e così pure la signorina Agawam, e chissà… forse…
Jupiter riprese a parlare interrompendo così i pensieri di Pete.
– Abbiamo promesso il nostro aiuto a Miss Agawam – disse. – Non so se è veramente infastidita da degli gnomi; comunque ricordati il motto dei Tre Investigatori.
– Indagini di qualsiasi tipo – mormorò Pete.
Nella sua mente ora però si chiedeva se il motto non fosse un po’ troppo esagerato.