La pelle dipinta

di P’u Sung Ling

 

 

Titolo originale: The Painted Skin (1895) 

Traduzione di Ludovico Nicola di Giura1  

 

 

 

Vi era a T’ai Yüan un certo Wang. Una volta, essendo uscito a passeggio di buon mattino, incontrò una damigella che, sola sola, camminava in fretta portando un involto e avanzando con difficoltà. Wang affrettò il passo, la seguì e vide che era una bella ragazza di circa sedici anni. Innamoratosi di lei, le domandò dove se ne andasse così di buon’ora e senza compagnia. La fanciulla rispose: — Un passante non può dissipare il mio dolore; perché vi disturbate a farmi domande? 

— Quale dolore? — disse Wang. — Sarò lieto, se potrò fare qualche cosa per voi. 

La ragazza, oppressa dal dolore, esclamò: — I miei genitori, avidi di denaro, mi hanno venduta a una ricca famiglia come concubina; la moglie, molto gelosa, di giorno mi diceva male parole e di notte mi bastonava. Insultata così, non potei più resistere, e scappai per nascondermi. 

— Dove andate? 

— Come può sapere, chi scappa, dove troverà una dimora? 

Wang le disse: — La mia abitazione non è lontana, e se verrete io ne sarò onorato. 

La ragazza, lieta, acconsentì: egli prese il fagotto e tornò a casa con lei.

La fanciulla, vedendo che nella camera non c’era nessuno, domandò come mai non avesse famiglia Wang rispose che quella era la camera di studio. 

— Questo posto è molto bello — disse la ragazza — ma se avete pietà di me e volete che io viva, è necessario mantenere il segreto e che nulla trapeli. 

Trascorsi alcuni giorni, nessuno sapeva ancora nulla. Wang accennò qualche cosa a sua moglie, la quale dubitando che l’altra fosse una concubina, lo esortò a mandarla via; ma egli non le dette ascolto. 

Un giorno, andando in città, Wang incontrò un prete taoista che lo guardò impaurito, chiedendogli che cosa gli fosse accaduto. 

— Nulla — rispose Wang. 

— Voi siete indemoniato: perché dite che non è successo nulla? 

Wang, in preda a una grande emozione, negò, e allora il taoista seguitò la sua strada dicendo: — Stupido che siete! Come vi può essere al mondo gente che è prossima a morire e non se ne rende conto? 

Queste parole erano strane, e Wang ebbe qualche dubbio nei riguardi della fanciulla, ma, a ripensarci, non poteva credere che una bella ragazza come quella potesse essere una strega. Pensò che il taoista volesse esorcizzarlo a scopo di lucro. 

Giunto allo studio, ne trovò l’ingresso chiuso e non poté entrare: ebbe l’idea che ci fosse sotto qualche cosa. Allora, scavalcato un muro in rovina, trovò chiusa anche la porta della camera. Procedendo cautamente, senza farsi scorgere, e spiando dalla finestra, vide un orrido demonio, dalla faccia verde e dai denti acuminati come quelli di una sega, che stendeva sul letto una pelle umana e, preso un pennello, la dipingeva a vari colori. Quando ebbe finito, buttò via il pennello e, presa la pelle, la scosse come se fosse un abito e se la mise addosso trasformandosi nella fanciulla. 

Wang, nel vedere tutto ciò, fu preso da una gran paura e, cauto come un animale in agguato, se ne andò via. Subito si mise sulle tracce del taoista, pur non sapendo dove si fosse recato, e lo cercò dappertutto. Lo trovò fuori della città. Si prostrò lungamente dinanzi a lui e lo implorò di salvarlo. Quello esclamò: — Quanto alla domanda di bandirla, va bene; ma questa persona deve trovarsi in grandi difficoltà per cercare qualcuno che la sostituisca. D’altra parte, io non oserei attentare alla sua vita. 

Diede poi a Wang uno scacciamosche, ordinandogli di appenderlo alla porta della camera da letto. Al momento di lasciarsi, stabilirono di rivedersi al tempio di C’ing-ti. 

Wang tornò a casa, ma non osò entrare nella libreria, per cui dormì negli appartamenti interni, appendendo lo scacciamosche fuori della porta. Fra le sette e le nove di sera, sentì nel corridoio un rumore di passi. Egli non osava spiare e incaricò la moglie di farlo. Questa scorse la fanciulla che avanzava ma che, vedendo lo scacciamosche, non osava entrare. Rimase lì a lungo, ritta e digrignando i denti, poi se ne andò. Poco dopo, essendo tornata, disse bestemmiando: — Taoista, mi volete far paura? Questo non è possibile! Come volete che rinunci a ciò che sto per divorare? 

Prese lo scacciamosche, lo fece a pezzi e, scassinata la porta della camera da letto, entrò. Andò direttamente al letto di Wang e apertogli il petto ne estrasse il cuore, dopo di che se ne andò. La moglie di Wang scoppiò in lamentazioni, le serve entrarono con i lumi per illuminare la stanza, ma Wang era già morto, e il sangue che sgorgava dal suo petto era un orrido spettacolo. Terrorizzata, la moglie di Wang piangeva senza avere il coraggio di far rumore. 

Il giorno seguente, incaricò il secondo fratello minore di Wang di recarsi in fretta dal taoista e di raccontargli l’accaduto. Questi, infuriato, esclamò: — Da principio io avevo avuto compassione di voi, o dèmone. E avete osato far ciò? 

Seguì immediatamente il fratello di Wang a casa: la ragazza era già scomparsa e non si sapeva dove fosse andata. Ma il taoista, alzando la testa e guardando verso l’interno, disse: — Fortunatamente non è nascosta molto lontano! 

Domandò chi vivesse negli appartamenti a sud, e il fratello di Wang rispose che vi abitava lui; al che il taoista replicò che la fanciulla si era rifugiata là. L’altro rimase meravigliato e disse che non lo credeva. Il taoista gli domandò se qualche sconosciuto fosse entrato là, ma il fratello di Wang rispose che egli era andato al tempio di C’ing-ti e non ne sapeva nulla; però poteva recarsi in casa per informarsi. Andò, e poco dopo ritornò dicendo: — Proprio questa mane di buon’ora è giunta una vecchia che desiderava essere presa a servizio per lavorare. Mia moglie l’ha fatta rimanere ed è ancora là. 

— È proprio lui! — esclamò il taoista. 

E, seguito da tutti, si recò agli appartamenti a sud. Brandendo una sciabola di legno, e ritto nel mezzo del cortile, gridò: — Vile demonio, rendimi il mio scacciamosche! 

La vecchia, nella camera, era in preda alla paura e aveva cambiato colore; volendo fuggire uscì dalla porta, ma il taoista, trattenendola, la colpì, ed essa cadde distesa; la pelle umana si aprì in due, si staccò e la vecchia si trasformò in un orrido demonio, che, sdraiato al suolo, grugniva come un maiale. Il taoista, servendosi della spada di legno, le recise la testa. Il corpo si cambiò in una densa colonna di fumo che si sollevò a spirale da terra. Il taoista prese allora una zucca, ne tolse il turacciolo e la collocò in mezzo al fumo. Si sentì un rumore di turbine, come di un’apertura che aspiri aria, e in un batter d’occhio il fumo scomparve. Il taoista chiuse il foro della zucca e se la mise in tasca. Tutti guardavano la pelle dipinta, alla quale nulla mancava: né le sopracciglia, né gli occhi, né le mani, né i piedi. Il taoista l’avvoltolò con un rumore simile a quello che si fa arrotolando un dipinto. Mise in tasca anche quella e voleva prendere commiato, quando la moglie di Wang si inginocchiò dinanzi a lui e lo arrestò piangendo, implorandolo di usare ogni mezzo per far ritornare in vita suo marito. Il taoista disse che non aveva simile potere; ma quella, piangendo disperatamente, accoccolata a terra, non si alzava. Il taoista, dopo aver pensato a lungo, esclamò: — La mia abilità è superficiale e, veramente, non posso far risuscitare i morti. V’indicherò una persona che può farlo: andate da lei, imploratela e certamente riuscirete. 

— Chi è? 

— Nella città c’è un pazzo che abitualmente sta coricato nell’immondizia. Provate a inginocchiarvi dinanzi a lui, e implorate pietà. Nel caso che v’insulti, non arrabbiatevi. 

Il fratello di Wang ne aveva sovente sentito parlare, e, preso congedo dal taoista, si recò, insieme con la cognata, a cercarlo. Trovarono il mendicante che, delirando, cantava sulla strada. Il muco del naso gli scorreva sino ai piedi, ed era tanto sporco che non lo si poteva avvicinare. La moglie di Wang avanzò inginocchiata verso di lui. Il mendicante ridendo le domandò: — Bellezza, mi ami? 

L’altra le disse il motivo della sua venuta, ma quello scoppiò di nuovo in una grossa risata, ed esclamò: — Chiunque vi può sposare! Perché farlo rivivere? 

La moglie di Wang lo supplicò vivamente, e allora egli disse: — Curioso! La gente muore e chiedono a me di farla tornare in vita: sono forse il Re dell’Inferno? 

Adirato, prese un bastone e bastonò la donna. Essa con pazienza sopportò il dolore, mentre a poco a poco gli spettatori facevano cerchio. Il mendicante espettorò empiendosi di catarro le mani e le portò alla bocca della moglie di Wang, dicendole d’inghiottire. Ella divenne rossa e il rossore si diffuse su tutta la faccia rivelando la sua contrarietà. Però, pensando a quello che, aveva detto il taoista, quantunque con ribrezzo, inghiottì. Il bolo entratole nella gola era duro come un gomitolo di cotone, e, scendendo con gran difficoltà, le si arrestò nel mezzo del petto. Il mendicante, ridendo a crepapelle, disse: — La bellezza mi ama! 

Si alzò e andò via, senza più curarsi di lei, ed entrò in un tempio. La folla lo seguì, supplicandolo ed esortandolo, ma egli era scomparso. Fu cercato dappertutto accuratamente ma senza risultato. 

Mortificata e indignata, la moglie di Wang tornò a casa e pianse la pietosa morte di suo marito, pentendosi e vergognandosi in pari tempo di aver inghiottito quella sporcizia. Piangeva intensamente scrollando la testa dall’alto in basso e desiderava di morire all’istante. 

Pensò poi di far sparire il sangue e di vestire il cadavere del marito che nessuno dei domestici aveva osato toccare. Prese nelle braccia il cadavere per far rientrare le interiora nell’addome, e un poco lavorava e un poco piangeva. Il pianto era dirotto e la gola come otturata, tanto che, d’un tratto, provò bisogno di vomitare ed ebbe la sensazione che ciò che aveva nel petto uscisse rapidamente. 

Non fece in tempo a voltare la testa, e il bolo cadde entro il petto del morto. Impaurita, chinò gli occhi e vide che era un cuore umano, il quale, entrato nel petto, cominciò a pulsare e a emettere un caldo vapore; simile a fumo. Molto sorpresa, ricucì in fretta il petto del marito, stringendo con tutte le forze i margini della ferita. Subito dopo si sentì stanca e, vedendo che il vapore usciva dalle fessure, lacerò un pezzo di seta e avviluppò con essa il petto di Wang, facendo frizioni con le mani al cadavere perché pian piano vi tornasse il tepore, e coprendolo con lenzuola e coperte. Nel mezzo della notte, sollevate le coperte, notò che il fiato usciva normalmente dal naso; all’alba suo marito era di nuovo vivo. Le sue parole erano confuse come di chi parli in sogno ed egli sentiva soltanto un lieve dolore. Osservando il luogo della ferita si vedeva appena una cicatrice grande quanto un soldo, che dopo pochi giorni non lasciò tracce.