Capitolo secondo

Il Ragazzo si era fermato un poco più in giù nel vano della bottega del giornalaio, quando vide Ida Arnold uscire di casa. Aveva l’aria un po’ eccitata, un po’ altezzosa nello scendere la via: si fermò a dare una moneta a un ragazzino, che ne fu così sorpreso da lasciarla cadere, guardandola in viso mentre se ne andava formosa e linda.

Il Ragazzo proruppe in una improvvisa risata, rauca e non molto convinta. Pensò: «È ubbriaca...» Dallow disse: «Deve essersela vista brutta.»

«Chi mai?»

«Tua suocera.»

«Sua... come fai tu a saperlo?»

«Ha chiesto di Rosa.»

Il Ragazzo depose sul banco il numero delle Notizie del mondo – un titolo risaltò «Una scolara assalita nella foresta di Epping.» Attraversò la strada per entrare da Frank, e salì la scala continuando a pensare. A metà si fermò: le era caduta una violetta artificiale da un mazzolino: la raccattò dal gradino: era profumata al papavero di California. Quindi entrò, tenendo il fiore celato nella palma, e Rosa gli si fece incontro per abbracciarlo. Egli ne evitò la bocca. «Ebbene,» disse, cercando di dare al suo volto un’espressione di giocondità rude e cordiale, «ho sentito che la mamma ti è venuta a trovare,» e aspettò ansiosamente la risposta.

«Oh sì,» disse Rosa in tono dubbioso, «ha fatto una capatina.»

«Non in uno dei suoi giorni di cattivo umore?»

«No.»

Stropicciò furiosamente il fiore che aveva nella palma. «Ebbene, le è parso che ti vada – di esserti sposata?»

«Oh, sì, mi pare di sì... Non ha parlato molto.»

Il Ragazzo si avvicinò al letto e s’infilò la giacchetta. Disse: «Ho sentito che sei uscita.»

«Ho pensato di andare a vedere delle amiche.»

«Quali amiche?»

«Oh, da Snow.»

«E le chiami amiche?» egli interrogò con disprezzo. «Ebbene, le hai viste?»

«Non proprio. Soltanto una – Maisie, per un minuto.»

«E poi sei tornata in tempo per trovare la tua mamma. E non vuoi sapere che cosa ho fatto io?»

Ella lo fissò senza capire: quei modi la spaventavano. «Se ti fa piacere.»

«Cosa vuoi dire, se ti fa piacere. Non sarai tanto ottusa.» Il sostegno di fil di ferro del fiore gli pungeva la palma. Disse: «Devo dire una parola a Dallow. Aspettami qui,» e la lasciò.

Chiamò Dallow dall’altro lato della strada e non appena egli l’ebbe raggiunto, gli chiese: «Dov’è Giuditta?»

«Di sopra.»

«Frank sta lavorando?»

«Sì.»

«Allora vieni giù in cucina.» Lo precedette sulla scala: nella penombra del seminterrato, i suoi piedi scricchiolarono nel camminare su del carbone spento. Si sedette sopra un angolo del tavolo da cucina e disse: «Bevi qualcosa.»

«Troppo presto,» disse Dallow.

«Ascolta,» disse il Ragazzo. Un’espressione di sofferenza passò sul suo viso, come se stesse per cavarsi del cuore una confessione terrificante. «Mi fido di te,» disse.

«Ma di’,» chiese Dallow, «che ti prende?»

«Le cose non vanno troppo bene,» disse il Ragazzo. «La gente si sta accorgendo di una quantità di cose. Cristo,» continuò, «ho ammazzato Spicer e ho sposato la ragazza. Dovrò fare un massacro?»

«Cubitt è stato qui la notte scorsa?»

«È stato qui e l’ho mandato via. Chiedeva – voleva una sterlina.»

«Gliel’hai data?»

«Naturalmente no. Credi che mi lascerei ricattare da un essere come lui?»

«Avresti dovuto dargli qualche cosa.»

«Non è per lui che sono preoccupato.»

«Dovresti esserlo.»

«Vuoi stare zitto?» gli gridò di colpo il Ragazzo con voce acuta. E agitò il pollice in direzione del soffitto. «È per lei che sono preoccupato.» Aprì la mano e disse: «Maledizione, ho lasciato cadere il fiore!»

«Fiore?»

«Non puoi stare zitto e ascoltare,» disse furioso a voce bassa. «Non era sua madre.»

«E chi era?» domandò Dallow.

«Quella puttana che continua a fare domande... quella che era con Fred nel tassì quel giorno...» Per un istante si prese la testa fra le mani in un atteggiamento che poteva denotare dolore o disperazione – ma non era né l’una cosa né l’altra: era l’impeto dei ricordi. Disse: «Ho mal di capo. Devo avere le idee chiare. Rosa mi ha detto che era sua madre. Che intenzioni ha?»

«Non crederai,» disse Dallow, «che abbia parlato?»

«Devo scoprirlo,» disse il Ragazzo.

«Eppure io mi fiderei di lei,» disse Dallow, «fino in fondo.»

«Io non mi fido di nessuno fino a quel punto; neppure di te, Dallow.»

«Ma se volesse parlare, perché lo farebbe con quella – e non con la polizia?»

«Perché mai nessuno di quelli lì parla alla polizia?» Fissò con occhi turbati il fornello freddo. L’ignoranza era un incubo per lui. «Non capisco quale scopo abbiano.» I sentimenti degli altri gli trafiggevano il cervello: prima d’ora non aveva mai provato questo desiderio di comprendere. Disse con ira: «Vorrei poter sfregiare tutta quanta quella razza dannata.»

«Dopo tutto,» disse Dallow, «non ne sa molto. Sa soltanto che non è stato Fred a lasciare il cartoncino. Se vuoi il mio parere, è una stupidella. Affezionata, direi, ma stupidella.»

«Sei tu uno stupido, Dallow. Quella sa un mucchio di cose. Sa che ho ammazzato Fred.»

«Ne sei sicuro?»

«Me lo ha detto lei.»

«E ti ha sposato?» disse Dallow. «Che io sia maledetto, se riesco a capire che cosa vogliono le donne.»

«Se non facciamo in fretta qualche cosa, ho idea che tutta Brighton finirà per sapere che abbiamo ammazzato Fred. Tutta l’Inghilterra. Tutto quanto questo mondo maledetto.»

«Che possiamo fare noi

Il Ragazzo si avvicinò alla finestra del seminterrato, camminando sul carbone che scricchiolava: un cortiletto asfaltato con una vecchia pattumiera che non era stata usata da settimane: una grata ostruita e un cattivo odore. Disse: «Non serve fermarci ora. Dobbiamo andare avanti.» La gente passava lì sopra, invisibile dalla cintola in su; una scarpa usata si strascinava sul marciapiedi, logorando la punta; un volto con la barba si chinò comparendo improvvisamente nella ricerca di una cicca di sigaretta. Egli disse lentamente: «Dovrebbe essere facile di farla tacere. Abbiamo fatto tacere Fred e Spicer, e quella non è che una bambina...»

«Non fare il pazzo,» disse Dallow. «Non puoi andare avanti a questo modo.»

«Forse ci sarò costretto. Non avrò la scelta. Forse è sempre la medesima strada – ci si mette in cammino e poi si deve andare avanti.»

«Ti sbagli,» disse Dallow. «Scommetterei una sterlina, che è sincera. Ma come, l’hai detto tu stesso – è pazza di te.»

«Allora perché ha detto che era sua madre?» Guardò una donna che passava: giovane sino alle cosce; non si poteva vedere oltre quel punto. Uno spasimo di disgusto lo sconvolse: aveva ceduto; era persino stato orgoglioso di quella cosa – quella che aveva fatto con la ragazza di Spicer, la Silvia, in una Lancia. Oh forse tutto andava bene, se di ogni godimento se ne poteva pigliare un sorso solo – se si poteva fermarsi a questo, dire “mai più ancora”, non andare avanti – continuando ad andare avanti.

«Lo posso dire anch’io,» continuò Dallow. «È chiaro come il sole. È proprio innamorata di te.»

Innamorata: dei tacchi alti passarono, delle gambe nude sparirono dalla vista. «Se è innamorata,» egli disse, «questo rende la cosa più facile – farà quello che le dirò.»

Un pezzetto di giornale svolazzò nella via: il vento veniva dal mare.

Dallow disse: «Rossetto, non voglio più saperne di altre uccisioni.»

Il Ragazzo voltò la schiena alla finestra e la sua bocca simulò una goffa allegria. Disse: «Ma supponi che si suicidasse?» Un orgoglio insano si agitava nel suo petto: si sentiva ispirato: era come se l’amore della vita tornasse nel cuore svuotato: la casa vuota e poi i sette diavoli peggiori del primo...

Dallow disse: «Per amor di Dio, Rossetto. Ti inventi le cose.»

«Vedremo presto,» disse il Ragazzo.

Risalì la scala dallo scantinato, guardando da una parte e dall’altra alla ricerca del fiore profumato di stoffa e filo di ferro. Non poté scorgerlo in nessun posto. La voce di Rosa «Rossetto» lo chiamò dalla nuova ringhiera: era lì che lo aspettava ansiosamente sul pianerottolo. Disse: «Rossetto, devo dirti. Non volevo che tu ti preoccupassi – ma ci deve pur essere qualcuno, al quale io non debba dire bugie. Non era la mamma, Rossetto.»

Egli continuò a salire lentamente, guardandola fisso, formandosi la sua opinione. «Chi era?»

«Era quella donna. Quella che veniva sempre da Snow e faceva delle domande.»

«Che voleva?»

«Voleva che io me ne andassi via da qui.»

«Perché?»

«Rossetto, sa...»

«Perché hai detto che era la tua mamma?»

«Te l’ho detto – non volevo che tu ti preoccupassi.»

Egli le era accanto e la osservava: ella gli ricambiò lo sguardo con un candore preoccupato, ed egli scoperse di crederle per quanto gli era possibile di credere a qualcuno. Il suo orgoglio inquieto e presuntuoso si calmò; provò uno strano senso di pace – come se – per un poco – non dovesse fare dei piani.

«Ma poi,» continuò Rosa ansiosa, «ho pensato che forse era opportuno che tu ti preoccupassi.»

«Benissimo,» disse e le pose la mano sulla spalla in un goffo abbraccio.

«Ha accennato ad aver pagato del denaro a qualcuno. Ha detto che si sta infiammando nei tuoi riguardi.»

«Non mi preoccupo» egli disse e la respinse. Poi si fermò, guardando al disopra della sua spalla. Il fiore era per terra sulla soglia della stanza. Lo aveva lasciato cadere nel chiudere la porta – ma allora – egli incominciò subito a ragionare – lei mi ha seguito, naturalmente, ha visto il fiore, ha capito che io sapevo. Ciò spiega tutta la confessione... In tutto il frattempo, mentre egli era giù con Dallow, lei aveva continuato a chiedersi cosa doveva fare per rimediare allo sbaglio. Sgravarsi la coscienza – la frase lo fece ridere – sgravarsi la coscienza di sgualdrinetta, quel tipo di coscienza che ostentava Silvia – sgravata e pronta per l’uso.

Rise di nuovo: l’orrore del mondo gli stava piantato in gola, come un’infezione.

«Che c’è, Rossetto?»

«Quel fiore,» egli rispose.

«Quale fiore?»

«Quello che aveva addosso lei.»

«Quale... dove...»

Forse allora non lo aveva visto... forse dopo tutto era sincera... chi poteva saperlo? Chi, egli pensò, potrà mai saperlo? E con una specie di triste eccitazione – che importava ad ogni modo? Era stato uno sciocco a pensare che questo potesse mutare le cose: non poteva permettersi di correre dei rischi. Se lei era sincera e gli voleva bene, sarebbe stato tanto più facile, ecco tutto. Ripeté: «Non mi preoccupo. Non c’è bisogno che mi preoccupi. So il da farsi. Anche se quella venisse a sapere ogni cosa, so il da farsi.» La osservò astutamente. Foggiò a coppa la mano e le carezzò il petto.

«Non farà male,» disse.

«Che cosa non farà male, Rossetto?»

«Il modo in cui sistemerò le cose...» Destramente prese le mosse dal suo accenno oscuro: «Non vuoi lasciarmi, vero?»

«Mai,» disse Rosa.

«È quello che pensavo,» egli disse. «Lo hai scritto, vero? Fidati di me, sistemerò le cose, se tutto andrà nel peggior modo possibile, in modo che non abbiamo a soffrire né tu né io. Puoi avere fiducia in me,» continuò a dire dolcemente e rapidamente, mentre ella lo guardava con l’espressione sconcertata e sorpresa di chi ha promesso troppo e troppo in fretta. «Lo sapevo,» egli disse, «che tu avresti pensato a questo modo. Riguardo al fatto che non ci separeremo mai. Quello che hai scritto.»

Ella sospirò con terrore: «È un peccato mortale...»

«Uno solo di più,» egli disse. «Che differenza fa? Non si può dannarsi due volte, e noi ci siamo già dannati – così dicono. E ad ogni modo soltanto se si giunge al peggio – se quella viene a sapere di Spicer...»

«Spicer,» Rosa gemette, «non vuoi dire che anche Spicer...»

«Voglio dire soltanto,» egli interruppe, «che se quella viene a sapere che io ero qui – in casa – ma non c’è bisogno di preoccuparsi, finché non succede.»

«Ma Spicer» insistette Rosa.

«Ero qui,» egli disse, «quando il fatto è accaduto, ecco tutto. Non l’ho neppure visto cadere, ma il mio avvocato...»

«Era qui anche lui?» chiese Rosa.

«Oh, sì.»

«Me lo ricordo ora,» disse Rosa. «Naturalmente ho letto il giornale. Non potevano credere, vero, che egli avrebbe aiutato a nascondere qualcosa di realmente delittuoso. Un avvocato.»

«Il vecchio Prewitt,» disse il Ragazzo, «ma via...» di nuovo risonò la risata insolita e rauca. «È l’Onore in persona.» Le carezzò di nuovo il seno e rinnovò le sue parole di un incoraggiamento condizionato: «Oh no, non c’è nessuna ragione di preoccuparsi, finché lei non verrà a sapere. E anche allora, lo vedi che ci sarà quella via di uscita. Ma forse non lo verrà mai a sapere. E in questo caso, ebbene,» le sue dita toccarono quelle della ragazza con un senso segreto di ripulsione, – «andremo avanti così, vero,» si sforzò di dare all’orrore l’apparenza di amore, «così come siamo.»