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DENTICE ALLA
MEDITERRANEA
DORSO DI OMBRINA STECCATA AL
TIMO
FILETTO RIPIENO CON
FORMAGGI
FANTASIA DI VERDURINE
INSALATINA DI GERMOGLI
PATATE ARROSTO
Per don Mimì era impensabile un matrimonio degli Scagliusi senza patate, per cui le aveva prima imposte nel menu, poi fornite personalmente alla masseria. Dopo il dentice alla mediterranea, i Jonathan Music avevano dato il via ai balli di gruppo. Gli uomini allentarono cravatte e camicie, qualcuno tolse la giacca, e le donne smisero di vedere una rivale in ogni invitata. I più scatenati erano i bambini, che s’infilavano dappertutto, anche sotto i tavoli.
Qualcuno, però, non si divertì. Zio Franco si stava godendo la festa flirtando a distanza con la signora di Locorotondo, quando notò una delle sue scarpe in pista. Giancarlo Showman vide in quell’oggetto uno spunto d’intrattenimento per cui chiamò al microfono il “Cenerentolo” – disse proprio così – chiedendogli di fare la prova calzatura a centro pista. Ridevano tutti, anche il direttore di sala. L’unica seria era Ninella, che riconobbe subito la scarpa incriminata. Guardò il fratello, che avrebbe preferito essere nuovamente arrestato piuttosto che subire un’umiliazione del genere. Ma a tutto c’è un prezzo, nella vita. E in effetti era stato perdonato troppo velocemente. Si alzò e si avvicinò alla scarpa mentre Matilde mostrava a tutti i suoi occhi da cartone animato: sembrava Iriza di Candy Candy. Zio Franco sorrise imbarazzato e nella sala dei Leoni si misero tutti a sghignazzare. Ninella era già abbastanza sconsolata di suo, ma zia Dora aggiunse che lei l’aveva detto, che era meglio quella con la fibbietta: «Sarebbe stata più difficile da togliere».
Per fortuna lo Showman, sempre più padrone della situazione, decise di dare il via al trenino. In mezzo al caos generale, Pascal e Mariangela avrebbero voluto innanzitutto baciarsi, ma non potevano. «Lo so, in tanti pensano che io sia gay» le diceva lui all’orecchio. «Ma io sono solo isterico! Ho anche perso dei lavori perché sono stato frainteso in quel senso... se non sei gay in certi ambienti non vai da nessuna parte... ma mica tutti i truccatori sono gay! E poi io so fare tutto...» le sussurrava con malizia.
Il clima era tra il goliardico e il surreale. Famiglie in lite si ritrovavano a danzare nella stessa fila, facendo il giro intorno a tavoli che, fino a poco prima, sembravano territorio nemico. Anche il sindaco si concesse alla folla, ricevendo una vera e propria ovazione. Chiara e Damiano si guardavano e ridevano, pensando “chi ce l’ha fatto fare”. Però per nulla al mondo avrebbero deluso i loro genitori: «Un matrimonio senza trenino è un matrimonio destinato all’infelicità» aveva detto don Mimì quando era ancora in sé.
I Jonathan Music furono bravi a variare le scelte musicali, alternando gli anni Ottanta alla canzone popolare, la pizzica con la musica leggera. E Alicia, sempre più strizzata nel suo tubino, si stava divertendo a vedere una sala così partecipe.
Nancy era sempre più in fase “up” mentre Ninella, a parte la scarpa di suo fratello, non si era ancora completamente ripresa. Alla fine del ballo era dovuta tornare al tavolo dalle cugine dimenticate, che l’avevano accolta con parole affettuose. Lei però aveva un tormento che non era riuscita a confessare neppure a sua figlia. Aveva vissuto l’emozione di Ninella mia in silenzio, costretta a fare finta che fosse una cosa normale. Ma dopo l’ultimo trenino non ce la fece proprio più. Doveva togliersi quel dubbio dalla mente, così si avvicinò a Vito Photographer:
«Secondo lei c’è qualche foto del ballo?»
«Dei balli di gruppo ne ho quante ne vuole...»
«No, intendo di quello dov’ero io.»
Vito la guardò con aria di chi, all’improvviso, capisce tutto.
«Certo, signora, ne ho una molto bella, guardi qui.»
Ninella stava morendo dalla curiosità. Così, malgrado avesse bisogno degli occhiali, spostò il piccolo schermo a distanza per mettere a fuoco l’immagine: lei e Mimì abbracciati, stretti in quella canzone che non avrebbe mai dimenticato. Avrebbe avuto un ricordo, almeno uno, del vero amore. Ci sono amori che non lasciano nemmeno una foto, e sono i più difficili da dimenticare. Lei ne avrebbe avuta finalmente una.
Vito si era nel frattempo preso una pausa prima dell’ultimo rush: il taglio della torta e il lancio del bouquet semicascante. A dire il vero, si era un po’ defilato. In fondo gli spiaceva aver fatto il cretino con una ragazza su cui sapeva di avere un certo ascendente. Egoïste! gli gridava la pubblicità nelle orecchie: Egoïste! E lui sentì la necessità di un nuovo chiarimento.
La mattina era stato liquidato troppo in fretta, e aveva bisogno di essere perdonato. Così si avvicinò a Chiara mentre stava discutendo del cambio acconciatura prima del gran finale. Lei era ormai talmente calata nella parte che non vide più in Vito il ragazzo che l’aveva fatta tremare il giorno prima. Davanti a sé aveva un uomo in total black con scarpe poco lucide. Il Photographer la trascinò fuori dalla masseria, e senza che lei si rendesse conto di nulla, le chiese: «Mi perdoni?».
Chiara lo guardò spiazzata, ed ebbe paura di ricordare tutto quello che aveva fatto e rischiato. Decise che non aveva tempo e, soprattutto, non le importava. Se non ci fosse stato Vito non avrebbe mai compreso quanto in realtà ci tenesse non solo al matrimonio, ma anche a Damiano. Poi aveva visto sua madre ballare e questo le aveva dato euforia.
Vito la guardava in attesa di un sì.
In realtà, aveva solo bisogno di essere ancora al centro dell’attenzione, e lei glielo concesse senza pensarci. Si abbracciarono con innocenza, anche se non agli occhi di Damiano, che stava vedendo la scenetta di fianco a Cosimo: «Che ci fa tua moglie abbracciata al fotografo? Vai a riprendertela che te la frega... vai... corri!» lo sfotteva davanti agli altri cugini. E lui le andò incontro a passo così spedito che sembrava sospinto da un tapis roulant. I ricci non erano più perfetti, ma l’andatura trasmetteva sicurezza.
Appena lo videro arrivare, i due restarono immobili. Per fortuna Vito era troppo abile a mentire, e tirò subito fuori la storia della casa che Chiara gli aveva trovato, e che non vedeva l’ora di sposarsi per poterli invitare, e discorsi del genere. Il tutto non giustificava quell’abbraccio, ma Damiano doveva soprattutto dimostrare ai cugini che si sarebbe ripreso sua moglie. Così liquidò il fotografo, prese Chiara per mano e la trascinò di nuovo in sala.
«Adesso ti spiego, Damiano, che fai?»
«Di questo parleremo d...»
«...»
«D...»
«...»
«D...»
«...»
«Domani. Ora balla, balla con me che ci guardano tutti.»
E la obbligò a ballare Aserejé, povera Chiara, ad alzare le braccia e a invitare tutti ad abbandonare le patate al forno.
Gli invitati non ci stavano capendo più niente, ma è questo il bello dei matrimoni: arriva un momento in cui la festa va avanti da sola, quasi per inerzia, spinta solo dal desiderio di finire con un digestivo e un applauso. Quando le persone cominciarono a essere davvero sudate, Giancarlo Showman decise di proiettare il video che Vito aveva finito di montare la mattina stessa. Tutti tornarono ai propri posti e davanti al palco scese magicamente uno schermo: “Chiara & Damiano – Love Story”. Gli sposi assistevano a quelle immagini in piedi, sotto gli occhi di tutti, tenendosi come sempre per mano. Ascoltarono i pregi dell’uno e i difetti dell’altra, i gusti preferiti, il regalo più bello. Il bacio al ralenti sugli scogli venne interrotto da un grande “Hip Hip Hurrà!”, che coprì il sottofondo di My Heart Will Go On. E su quella canzone, che nessuno sentì, comparve la scritta “Just Married”.
Appena si accesero le luci accadde ciò che non sarebbe mai dovuto accadere: la sposa si era commossa, e i due lucciconi le stavano facendo colare il mascara sulla faccia. Pascal non riuscì a incazzarsi più di tanto, perché Mariangela lo convinse che anche quello faceva parte della festa. Così le tamponò il viso come poteva in vista del cambio look per il taglio della torta. Prima, però, Giancarlo Showman prese di nuovo il microfono perché Orlando aveva deciso di dedicare un discorso agli sposi. L’euforia dell’alcol spinse tutti ad applaudire e lo Showman, ormai con il pubblico in pugno, gli fece avere ovazioni da stadio.
Alla fine del discorso, però, in sala calò per la seconda volta il gelo.