LETTERE

1.

[Parma, 1930]

Alle buone mani di Evelina1

Attende immediata risposta.

A Ninetta,

Perché mi piacete. Perché mi ricordate

mondi lontani, alberi dritti

e snelli che si alzano contro

il cielo di madreperla, animali

belli e fieri, tutto un mondo

ardente e dolce, di miele

e di fiori bianchi. La vostra

persona ha tutto il vigore e

la bellezza delle giovani piante.

Vorrei posare un po’ la testa

all’ombra della vostra giovinez=

za in fiore. Vorrei udire dalla

vostra bocca le parole delle

riviere e dei venti. E adesso

non posso che esprimermi

con le parole di un altro,

ma così adatte:

Mon enfant, ma soeur

Songe à la douceur

D’aller là bas vivre ensemble.2

Ecco il perché. Vi soddisfa?

A.B.

Lettera ms. c. 1r.; s.l. e s.d.

2.

[Parma, 1930]

Mia Ninetta,

Vi amo sempre di più.

A.B.

Lettera ms. c. 1r.; s.l. e s.d.

3.

[Parma, 1930]

A Ninetta,

Quello che conta è detto nelle prime

tre parole delle due lettere.

Io vi amo – Perché mi

Piacete. Il resto è letteratura

A.B.

Lettera ms. c. 1r.; s.l. e s.d.

4.

Parma 13 dicembre 1932

La cartolina rappresenta una intellettuale studentessa di lettere dell’Università di Bologna al cinematografo con un intellettuale amico.

Attilio

Cartolina illustrata raffigurante una coppia davanti allo schermo cinematografico; timbrata PARMA FERROVIA 13.12.32; indirizzata a: Signorina / Ninetta Giovanardi / Via Irnerio 35 / presso Chiarini / Bologna

5.

Parma 13 dicembre 1932

Attilio Maurizio Ninina1

Cartolina illustrata raffigurante una bella giovane donna con la scritta «mi fai soffrire…»; timbrata PARMA FERROVIA parzialmente illeggibile, ma si distingue la data 13.12.1932; indirizzata a: Signorina / Ninetta Giovanardi / Via Irnerio 35 / presso Chiarini / Bologna

6.

Baccanelli1 25 luglio 1933

Care giovinette,

mi rincresce molto di dovervi importunare, ma la mamma avrebbe bisogno proprio per domani di Harpers’ Bazaar,2 lo volete dunque consegnare a questo mio contadino? Quando partite? Potrò salutarvi prima? Io e il mio mal di cuore contiamo d’andar via non più tardi del primo agosto, e di portare con noi gran copia di bei dischi e libri (che non leggeremo), e aritmie (il meno possibile).3 A quest’ora (sono le sette mentre scrivo), Cicì, a Forte dei Marmi, balla il valzer lento con una signora milanese; ha una cravatta bianca…4 Non è una mia invenzione, ma una notizia veridicissima e d’arbitrario non v’è che l’ora.

Scusatemi e ricevete i più affettuosi saluti

Vostro Attilio

Scusa il mal scritto, come mettono sempre i soldati in fondo alle lettere, ed è un’usanza delicata e civile, per nulla ridicola, che bisognerebbe adottare.

“Ces enfants à quoi rêvent-elles

Dans l’ennui des ritournelles”

Questo è Jules Laforgue5 e si riferisce a quelle fanciulle che verso il 1880 suonavano ancora la Prière d’une vierge.6

Lettera ms. c. 1r.; indirizzata a: Gentilissime Signorine Giovanardi / Valera

7.

Tizzano – Pensione Ziveri [1 agosto 1933]

Ho bisogno che tu mi scriva molte cose, subito subito; io non riesco a dirti nulla, ora, solamente che mi sento così tua e che ho un desiderio pazzo di sapere qualcosa di te. Dopo avrò da dirti tante cose anch’io – Qui su tutto è tranquillo in un modo esagerato; mi annoio così tanto che è quasi piacevole – in un altro momento penso che sarei morta di tristezza – Credo di amarti veramente molto

Ninetta

Lettera ms. c. 1r.; s.l. e s.d.

8.

Baccanelli 26 agosto 1933

Ninetta,

ora che sei lontana, mi pare un sogno che tu mi ami, ma il ricordo delle tue mani mi rassicura. Sono state esse a dirmi che mi volevi bene, ti ricordi? Le tue mani sempre calde, così tenere, come dimenticarle? C’è specialmente all’ora che ci viene la febbre che il desiderio d’averti vicina si fa fortissimo: ti ricordi che prima scottiamo tanto tutti due, poi a un certo momento siamo freschi, e anche le tue mani allora diventano fresche e sono come due fiori. Perché hanno anche un loro profumo, tutta tu hai un profumo, ora, che prima, benché già ti amassi, non potevo sentire.

Sono così felice di sapere che mi vuoi bene, che anche il dispiacere della lontananza ne viene diminuito. Mi sento così sicuro, ora che ci sei anche tu. Quando mi dicevano che mi mancava qualcosa anche nelle cose che scrivevo, credo che avessero ragione: mi mancava quel senso di contatto con la vita che tu mi dai. Anche tu non ti senti più tu? Adesso mi pare poi d’esser stato un po’ goffo, perché parlavo così poco, ma credi che non so come avrei potuto dire tutto quello che volevo, e poi cosa c’era di più bello che il palmo della tua mano? Come sono felice, Ninetta. Ma ora vorrei che tu fossi qui, vicino a me. Anche la tua voce è diversa adesso che sei la mia Ninetta. Non vorrei più che gli altri ti chiamassero Ninetta, vorrei essere solo a farlo. Ogni tanto, quando sono solo mi metto a dirlo piano. Sai che non vi avevo mai pensato, ma è un nome molto bello, molto affettuoso?

Come sta ora la tua mamma? Qua non fa più tanto caldo, e la sera è quasi freddo (non ridere, è proprio così). Devo darti una notizia un po’ spiacevole: c’è Maurizio leggermente indisposto, ma non è che una specie d’influenza, con un pochino di mal di gola e lui sta a letto, solo per potersene liberare prima. Dì alla Ninina che è proprio una cosa da niente, io ci vado tutti i giorni e ti scriverò sempre come sta. Ma già, venite a casa presto ormai.

Vuoi scrivermi?

Ti bacio

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 28.8.33; MARINA DI PIETRASANTA-LUCCA 27.8.33-8; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Casa Miozzo / Via Apua / Fiumetto (Pietrasanta) / Lucca

9.

Fiumetto – domenica [28 agosto 1933]

Mi hai dato una gioia grande a scrivermi, che ora non so cosa farei per ringraziarti – ero ancora così piena del ricordo di te, così poco sola, che non avevo pensato a quest’altra gioia. Ed ora sto contando le ora e i giorni; la mamma solamente oggi sta meglio, così non so se potrà alzarsi e se potrà partire mercoledì come speravo. Siamo stati così poco insieme da quando tu sai che ti voglio bene. Da quando io ti voglio bene? non lo so di preciso, ma mi pare che sia già tanto che sento tutta questa tenerezza per te.

Anch’io mi sento un’altra, ora che sono la tua Ninetta; avere scoperto che ti voglio bene è stata una cosa così grande così importante, che non posso far altro che pensare sempre a quello. È così dolce poter pensare sempre a te. Sono così felice e così poco sola. Ma non potresti essere più con me ora? Sai, è proprio il momento quando ci viene la febbre – penserai a me?

Penso che tu sia lì a guardarmi mentre scrivo, ma allora come potrei starti lontana? tu sai che ti verrei vicino subito, che non potrei fare a meno di amarti tanto.

Bisogna che tu mi scriva presto ancora; sei contento se ti ripeto che ti voglio così bene? non posso pensare a quanto te ne vorrò più tardi.

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.d.

10.

[Parma, 10 settembre 1933]

Ninetta,

mi devi perdonare se non ti ho scritto prima, ma speravo tanto di poter venire. E adesso la speranza pare sfumata. Quando verrai giù? Ho una voglia di te, di averti vicina, mia, di accarezzarti e baciarti tanto da non poterne più, da restare senza fiato, di guardarti, di toccarti, di sentire che sei mia, la cosa più preziosa del mondo, l’unica ragione per vivere.

Ma ora tu sei lontana e non posso che cercare di ricordarti: quando cammini in maniera così speciale, quando ti alzi, ridi, sei seria (allora sei bella come un’oliva) e quando sei fra le mie braccia, la mia donna. Ninetta, bisogna che tu venga giù presto, questo è il mese più bello dell’anno, quieto silenzioso. Noi staremo tanto insieme. È questo pensiero che mi permette di non impazzire sugli articoli del codice. Se no, sarebbe un affare serio. Però non è giusto che tu ti riposi e ingrassi e io studi come un martire. Io sono ammalato come te,1 ma i medici non mi capiscono. Mi dai ragione? Non faccio che pensare a quando staremo insieme sempre, e sarà questa stagione e noi vivremo in campagna. È una vera fissazione. E andare in città e fare qualche spesa quasi inutile, e tante altre cose. Poi la voglia di vederti alla mattina appena alzata, quando sei un po’ brutta. Sì o no? Tu sei la mia ragazza. Adesso Maurizio2 ha fatto fare le fotografie anche per me. Ma voglio che te ne faccia una tutta per me, come m’intendo io, e un’altra con noi due morosi.

Oggi è una bella giornata e spero ancora di venire. Scrivimi. Ti bacio

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 10.9.33.22; TIZZANO PARMA 11.9.33; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Pensione Ziveri / Tizzano3 / Parma

11.

[Baccanelli, 7 gennaio 1934]

Mia adorata,

sembrava deciso: oggi la nonna1 viene da noi con l’automobile, e siccome questa deve tornare a Parma, io, che sto meglio, mi faccio accompagnare a Valera, dove abita una certa ragazza… Ma proprio in questo momento il medico, lo stesso crudele medico che mi ha fatto stare a casa ieri, mi telefona che per oggi è meglio che rimanga ancora chiuso. Io protesto, prima timidamente, poi con una certa energia, l’energia della disperazione; ma tutto è inutile. Però ti pare logico? oggi tappato in casa; domani, perché è lunedì, devo andare da lui a farmi visitare. Il tono della sua voce era dolce, ma inflessibile, io allora per compiacenza ridevo, ma così sforzatamente, e con una tale rabbia, che poco ci mancava che le lagrime non mi sprizzassero dagli occhi. Son restato una mezz’ora con un nervoso in tutto il corpo, persino nelle gambe. Poi, piano piano, mi sono andato calmando, e ho preso a considerare la situazione. Dato che sono piuttosto vigliacco e ho tanta paura del male, non posso fare il bel gesto, l’atto eroico di passare sull’ordine del medico… Allora mi è venuta l’idea di scriverti. Ed eccomi a te. Bisogna aver pazienza. Ma domani è assolutamente necessario che ti veda. Non potresti venire tu a Parma e andare all’Orfeo alle quattro?2 Così speditomi dal medico, ti raggiungerei. Però sono o non sono disgraziato? Oh averti qua adesso, e chiedertelo, così che tu mi rispondessi: Molto… Allora ti bacerei… Mia adorata, quando sono vicino a te, non so altro che chiamarti per nome: Ninetta. Mi pare di dire tante cose, chiamandoti così, di assicurarmi così che sei mia, tutte le altre parole mi pare che esprimano male tutto ciò che sento per te. E oltre ai soliti impedimenti che si frappongono fra noi due (bisogna prima di poter essere proprio uno dell’altro, che tu ti laurei e io anche) ci deve essere questa benedetta salute. Tutte queste ore che potrei passare con te e non passo, sono perdute. Non faccio che pensare a te e mi arrovello. Ti ho desiderata per tanto tempo, e ora che il premio di tanto silenzioso soffrire è venuto, che tu sei mia, mia, il mio amore, ecco che la signora appendice mi tiene lontano da te. Cosa fai a quest’ora (sono le quattro del pomeriggio)? Hai indosso il tuo vestito a quadretti e ti scaldi? Ti bruciano gli occhi? Lo sai che i tuoi occhi, i tuoi piccoli occhi neri li ho messi a Ifigenia, in una mia poesia?3 Lo permetti? Cara, cara, vorrei baciare le tue mani così tenere, così innamorate. Pensa se fossimo insieme, in una bella casa, vicino al fuoco, che renderebbe ancor più adorabile il tuo viso, riflettendosi nei tuoi occhi. E amarci, amarci tanto, finché venisse scuro: Ne ho una voglia, da impazzire, di tutte queste cose: di averti tutta per me, a tutte le ora. Sono incompleto ora senza di te. Tu sei l’unica certezza, in questa mia vita, tu sei il mio unico bene.

Ora bisogna che ti lasci, perché il messaggero lo reclama. Allora potrai venire domani. Se non puoi fammi telefonare da Maurizio o da qualcun altro, che cercherò di venire io da te.

Ti bacio tanto

tuo Attilio

Scusa per la carta e la busta. Arrivederci. Ti bacio ancora tanto

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.; indirizzata a: Ninetta Giovanardi

12.

Baccanelli 8 genn. ’34

Mia adorata,

Ah, ci vogliono tener lontani con mille artifizi, facendomi venire raffreddore tosse catarro e altre delicatezze che ti risparmio, e proprio gli ultimi giorni che tu stai a casa, giorni che noi avevamo destinato a ben nutrire di carezze il nostro amore, per il lungo distacco? Non credano di spaventarmi: ti scriverò quattro facciate tutti i giorni; e così se non potrò vedere la mia Ninetta e baciare i suoi occhi e le sue tenere mani, potrò almeno parlarle, e dirle tutto quello che mi succede. Comincio da sabato sera. Appena a casa ho voluto il miele con l’acqua bollente, e mi sembrava che ancora tu mi fossi vicina, seduta sulla seggiola, con il tuo amore che mi teneva caldo e sicuro. Se devo dire la verità il miele mi ha fatto bene, perché effettivamente il mal di gola mi è passato, in compenso però m’è saltato addosso uno di quei raffreddori che fanno di un uomo una cosa, una cosa che sternutisce e tossisce e non sa far altro. Ieri mattina non ho reagito, mi son seduto e ho lasciato che il raffreddore facesse di me quel che voleva. Poi ho mangiato molto tacchino, ma ne sentivo poco il gusto. Il pomeriggio son rimasto a casa solo, e, con quel barlume d’intelligenza che mi restava, mi son creato intorno l’atmosfera più adatta per poter sopportare il male nel modo migliore possibile. Ho acceso un gran fuoco, ho chiuso gli occhi e non ho acceso la luce, in modo che «le foyer seul illuminait la chambre».1 Poi ho attaccato la radio e mi son udito Mozart fino a sera, dei quartetti d’una grazia infinita. Ogni tanto uno sternuto copriva il lamento della viola, o i trilli del violino, ma in complesso non me la sono passata male. Perché non c’eri anche tu? Non trovi che sia ora di finirla in tante cose? Abbiamo più di vent’anni, siamo innamorati e dobbiamo viver lontani. Perché debbo essere ammalato, così poco sicuro di me? Ti assicuro che se non avessi tutti questi mali, veri o immaginari, che fanno di me in questo momento un uomo incompleto, vedresti che saprei trovarla una via d’uscita. Ninetta, se non avessi te, non saprei proprio dove sbatter la testa. Ma ci sei tu, e basta che ricordi i tuoi occhi piccoli e vivi, un po’ «moqueurs» perché ritrovi la felicità.

Mi telefonerai domattina? Intanto, se hai tempo, scrivimi due righe, anche due sole righe, solo perché possa vedere un po’ della tua scrittura.

Però non ti pare ingiusto che io sia ancora malato, e tu sia lì sana come un tronco, senza più febbre, senza più punture? Almeno tu potessi essere qua a curarmi, sentirei di star meglio dell’ottanta per cento. Tu sei tutto per me, ora, la mia ragazza, la mia donna. Ho voglia di baciarti, cara, e di sentirti vicina, vicina, mia, come un avaro le sue ricchezze. Ora bisogna che ti lasci, perché mio fratello2 deve prendere il tram3 e io bisogna che gli dia la lettera. Dà il grammofono al ragazzino che ti porta questa lettera e non i dischi. Scrivimi almeno due righe. Ti bacio tanto

Il tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via S. Tiburzio / per favore

13.

[Valera, 8 gennaio 1934]

Mio amore, ti aspettavo molto oggi; è molto che non ci vediamo, cioè è poco ma è già abbastanza per farmi desiderare di vederti presto presto. È arrivata invece la tua lettera. Ti adoro, ma perché ti sei ammalato? Io non voglio più partire, non so se andrò via giovedì. Perché devo essere così infelice da dover dare degli esami di latino e greco? Io ora non ho altro desiderio che di stare qui e di vederti. Vorrei esserti vicino, ti guarirei presto, ti curerei molto bene, e tu non ti lamenteresti dei tuoi mali. Sei però il ragazzo più impossibile che esista su questa terra; se tu continui a credere tanto nei tuoi mali, non guarirai più, noi non ci vedremo più. E io piangerò molto. Non credere che io dica sul serio. Io adoro tutto in te, anche le tue debolezze, ma quando sarai guarito? Bisogna che quel malvagio raffreddore ti passi presto e che noi ci vediamo. Cosa farai tu oggi? Io andrò a trovare quella mia amica malata, perché è simpatica e con lei sto molto bene. Ti adoro, penso sempre a te in un modo insopportabile.

Allora domattina ti telefono; avrai già ricevuto questa lettera? Ti bacio tanto amore

Ninetta

Mi scrivi ancora, se non vieni? Sei davanti al tuo fuoco? Non devi leggere, pensa sempre a me, sono un po’ gelosa di ogni altra cosa che tu puoi pensare.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; s.l. e s.d.

14.

[Baccanelli, 8 gennaio 1934]

Mia adorata,

non ho tempo altro che di dirti che ti voglio sempre più bene, e che se continua così sarà un affare serio. Con questo sole che scalda il sangue, star qua vicino al fuoco come un vecchio per cui tutto sia finito, non è sconfortante. Però l’aver sentito la tua voce stamattina mi ha rallegrato moltissimo. Sia benedetto l’inventore del telefono. La mia barba è tanto lunga che è fina e morbida. Sono molto affascinante, se tu vedessi con gli occhi in fondo e quel barbone, molto romantico. Stamattina non ho fatto che guardare delle tue fotografie. Oggi sto bel quieto per scacciare il cattivo raffreddore, così potrò venire a trovarti. Ho tanta voglia di baciarti. Bisogna che ti lasci perché mio fratello deve prendere il tram. Telefonami appena puoi. Ti bacio tanto

Attilio

Lettera ms. c. 1r.; indirizzata a: Ninetta Giovanardi

15.

[Bologna, 17 gennaio 1934]

amore, se non avessi le tue lettere credo che morirei. Tante volte penso di essere brava e di avere tanta pazienza, alcune volte ci riesco ma non sempre – così, come ora, non posso più fare niente, non riesco a pensare altro che ci sei tu in questo mondo e che ti amo da morire – non credevo prima di avere tutta questa capacità di voler bene; pensavo che sarebbe stato troppo e che non ci sarei mai arrivata. Ma ora… Lo sai che non ci sei che tu per me? La sera poi è intollerabile – sai? è l’ora questa (sono quasi le sei) in cui ci lasciamo, tu torni a casa e io torno di là fra i miei – ci siamo voluti così bene e io devo avere gli occhi un po’ lucidi, non capisco bene quello che gli altri dicono e ci vuole qualche tempo prima che mi ambienti. Ora che sono qui tutto mi torna in mente così chiaro e preciso. Sono spesso in casa, e quando sono in casa sono sempre sola nella mia camera. Qui faccio tutto: scrivo a te, leggo studio. Quando voglio studiare mi metto molto comoda sul letto con tutti i libri attorno e poi comincio – ogni tanto mi fermo a pensare a te e poi mi accorgo che è passato tanto tempo; così faccio molto poco, ma non posso fare altrimenti.

Penso che tu ogni tanto hai una puntura e allora diventi molto infelice; ti ricordi che quando siamo insieme io ti guarisco? è il mio amore che è capace. Poi penso a un’infinità di altre cose. Allora vorrei avere il tuo viso fra le mani e guardare nei tuoi occhi, sono così in tondo i tuoi occhi e mi piacciono tanto; tutto mi piace quello che [è] tuo. Ti adoro poi perché dici che non mi puoi tradire – è una di quelle tue frasi che io non posso dimenticare e che mi riempiono di tanta felicità da lasciarmi senza la facoltà di pensare. Mio ragazzo, senti quanta tenerezza ho per te?

Cosa fai? vai al cinema? qui non c’è niente di bello per ora, ho visto ieri un brutto film, mi sono annoiata, così non tornerò al cinema che quando sono sicura che non sia noioso. Alla mattina sto molto a letto, perché non so cosa fare e se vado a lezione non posso ricevere subito le tue lettere. E poi così mi riposo e sono sicura di star meglio; mi stanco più che a Parma qui quando esco perché le distanze sono sempre maggiori. E ho tanta paura di non riuscire a finire questi esami che voglio essere prudentissima – Avrò qualcosa da te domani? Ti bacio

Ninetta

Ora esco e andrò in centro ad impostare così ti arriverà più presto la lettera. Davvero sei così bravo che studi?

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.

16.

Baccanelli 18 gennaio 1934

Mia adorata,

ecco che sei tu la prima a scrivere, e ne ho un po’ vergogna. Devi sapere che ero rimasto senza il tuo indirizzo perché m’ero dimenticato di scrivermelo, e non me lo ricordavo che vagamente. Allora sono andato a chiederlo a Ninina che me lo ha dato, seppure non completo, senza numero cioè. Così questa mattina ho avuto la gioia grandissima e lo scorno di ricevere una tua lettera senza avertene ancora mandate. Adesso per paga ti scriverò una lettera ogni giorno, e per questo ho fatto una bella provvista di carta da lettera. Non ti puoi immaginare che dolce paga è questa per me. Hai comperato i nastrini e la scatoletta per le lettere? Dovrò comprarli anch’io? Credo che non usasse, neppure al tempo di De Musset, per il giovane.1 Io le tue lettere le tengo nel portafoglio che così diventa gonfio e sembra che vi siano tanti bigliettoni da mille. Quella che ho ricevuto questa mattina, mia cara, è la più amorosa simpatica adorabile lettera del mondo. Questo non fa che rendermi più crudele il distacco. Come potrò stare lontano da te più di un mese o forse due? No. Aspetta che venga un po’ di bel tempo e mi vedi arrivare fresco come una rosa. Però intanto tu hai poca voglia di studiare, e hai ragione perché questo, al di fuori delle ragioni pratiche, non ha per te nessuna importanza, e devi studiare; tu vorresti esser qua con me, e sei lontana… Sono le nove di sera, c’è il fuoco acceso e io penso come sarebbe bello se davanti a un fuoco ci fossimo noi due, un po’ assonnati, finché ci venisse proprio voglia d’andare a letto, e ci prendessimo su e pian piano salissimo le scale. Cara, è troppo bello tutto questo e vorrei che si realizzasse subito. Come tutto è scolorito adesso che sei via, il giorno si trascina senza un centro, morne.2 Vado qualche volta nello studio di mio fratello, tu sai che è vicino a dove abiti tu, e mi viene qualcosa addosso. Come vive la piccola Ninetta tutta sola in una città? Essa ha una sua camera, tante cose a cui pensare… Essa è in esilio sola soletta. Cara anima, caro corpo, come vorrei baciarti, e uscire insieme nel primo pomeriggio quando c’è il sole, questo sole che non vedevamo da tanto e che pare scaldi il cuore.

Com’è bello che siamo innamorati; se non fossimo altro, ciò mi pare che ci renda superiori a tanti altri, che ci riscatti dai nostri difetti. E come mi purifica il fatto d’averti: vivo come in un sogno, tutto ciò che non si riferisce a te non ha nessuna importanza. Tu mi dai la fiducia in me, il coraggio per vivere, tutto. Ieri mattina come tu anche mi hai scritto c’era un bel sole, lo sai che qua in campagna c’è ancora un po’ di neve. Allora ho scritto questo scherzo che ti mando:

“Il sol bacia la neve

Ma la sua barba d’oro

Punge* la schizzinosa

Che in lagrime si scioglie.”3

ed effettivamente si scioglieva, tanto che non ce n’è quasi più. In un Pop. D’Italia di qualche giorno fa c’è stato un bell’articolo di Goffredo Coppola su Albini,4 veramente un bell’articolo.

Non diventare troppo scienziata, perché se no dopo ho vergogna a saperne così poco. Mia adorata: sono le nove e mezzo, è proprio ora che vada a letto. Non mi resta che augurarti la buona notte, e baciarti tanto

il tuo Attilio

P.S. Scrivimi anche tu tutti i giorni

* Come la mia? Ma tu non piangevi.

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 19-20 / 19.1.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 19.1.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella / presso Ungarelli / Bologna

17.

[Bologna, 19 gennaio 1934]

caro, ho ricevuto ora la tua cara lettera sono tanto contenta, ma ho un po’ di rimorso perché tu aspetterai una lettera che non arriverà che domani. Volevo scriverti ieri, ma ero così scombussolata per il viaggio, per trovarmi ancora qui, e perché ero un po’ malata, così vedevo il cielo ancora più grigio di quello che era e allora ho pensato che dormendoci su una notte mi sarei svegliata con la mente più fresca e più contenta. E infatti è così, e poi ho la tua lettera che mi porterò dietro tutto il giorno e che mi fa compagnia. Caro, così sono lontana da te, con tante cose da fare che sono estranee a noi; mi ero così abituata a non far nulla e a stare tanto con te, che ora mi pare impossibile dover ricominciare; però ho ricominciato; questa mattina aspettavo la tua lettera e intanto cercavo anche di studiare, finché è venuta e ora non riesco più a far nulla. Ti ricordi le visitine che mi facevi anche di mattina quando stavo in città? ora il picculino non può più venire a cercarmi perché io sono tanto cattiva che ho voluto andare lontano da lui; ma forse ho fatto bene, almeno lo spero. Cosa ne dice il piccolino? Io non credo che quando verrà alla stazione ad incontrarmi mi farà una faccia nera come mi fa certe volte – no, perché saremo così felici – caro, amore, io penso che ti voglio sempre più bene, e anche tu devi essertene accorto, proprio non potrei più fare senza di te, tutto prende un altro aspetto quando sono vicino a te, e ormai noi siamo fatti per stare sempre insieme. Ho messo la tua fotografia grande davanti al mio letto, mi stai sempre a guardare e quando mi sveglio ti do subito un salutino.

Scrivimi davvero tutti i giorni – ne avrò così bisogno delle tue lettere; sarò quasi sempre sola, le ragazze che abitano qui con me non mi interessano, così avrò tutto il tempo che voglio per studiare, ma tu scrivimi, mi sembrerà che tu mi faccia una di quelle [visite] corte alla mattina – amore ti bacio tanto, a domani

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.

18.

Baccanelli 19 gennaio 1934

Mia Ninetta,

sono le dieci del mattino, la lettera che ti ho scritto ieri sera è forse appena partita da Parma e non potrà essere da te prima di stassera o di domattina, intanto il postino è già arrivato in via Mascarella, a quest’ora, tu vedi che non c’è niente e ti rabbui un po’ in viso. Lo sai che questa mattina mi son svegliato verso le sei e sino a quando mi sono alzato non ho fatto che pensare a quando sarebbe arrivata la lettera ecc.? Non che creda che tu possa pensare male di me, come che non avessi voglia di scriverti o qualcosa di simile; ma so quanto è brutto aspettare e non venire, che, come ti ricorderai, è una cosa da morire. Ieri sera, dopo averti scritto, sono marciato a letto, e ho tenuta la tua lettera sotto il cuscino, proprio come un innamorato del tempo romantico. Ho dormito tanto, come un bambino, poi questa mattina quando l’ho ritrovata, l’ho baciata e l’ho messa nel portafoglio, con le altre. È stato allora che mi son tormentato a pensare ai treni e alla distribuzione della posta. Adesso son seduto in quella stanza dove son solito stare, dove abbiamo mangiato quel giorno. C’è il fuoco che borbotta tutto solo chissàchecosa. Dai vetri si vede un cielo grigio e freddo e gli alberi sembrano morti in piedi che si ostinino. Paiono morti, ma dormono e la primavera non è lontana. Per me la primavera è a novanta chilometri ed è alloggiata presso una certa signora Ungarelli che non so immaginarmi. Cara ragazza tu però sei più l’estate che la primavera, ed io amo assai più l’estate che la primavera. Mi piacerebbe fare una poesia per te tutta complimenti, tanti e magnifici come l’oro e le pietre preziose, per i tuoi occhi le tue mani i tuoi piedi, bella come le poesie d’amore orientali. Pensa: non è bello che siamo nati e che siamo cresciuti in un certo modo e ci siamo incontrati e ci vogliamo bene? Pensa che questa è un’avventura e un romanzo, in fondo. Quel giorno che a scuola, a un’ora di Bignotti,1 ti ricordi, ti scrissi che ti amavo il romanzo cominciava senza che noi ce ne accorgessimo. E son dovuti passare degli anni perché giungesse alla fase conclusiva. Ora, è meraviglioso più che una favola che fossimo nella stessa sezione ecc.

Ho finito di leggere un romanzo di Meredith “Diana di Crosways”:2 è sforzato in certe cose, e in certe un po’ invecchiato, ma c’è una figura di donna magnificamente resa. Anche qua come in quei due racconti che hai letto la psicologia è giusta e poetica a un tempo, e la narrazione è realistica e fantastica. È un poeta che scrive dei romanzi, e m’interessa molto perché io sono un poeta (?) che vuol scrivere dei romanzi.

Mi son messo a guardare nel Carlino che film danno a Bologna, appena ce n’è uno molto bello, vengo. Sono stufo di non vederti e non è ancora passata una settimana. Poi così ti porto i libri che non hai fatto a tempo a prender su. Io non sapevo che partivi così presto.

È imminente al Centrale il film fatto a Parma:3 ci sarà da stare allegri per una settimana.

Ti sei informata dei programmi? Avrai molto da studiare? Guarda di non studiare troppo…

E la Luisa l’hai vista?

Sono geloso della gente che ti vede e specialmente della signora Ungarelli. Cara ragazza bisogna che ti lasci. A domani.

Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. Mi son fatto tagliare un po’ i capelli, così ho un’aria sbarazzina.

Ancora tanti baci

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 19.1.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. (parzialmente illeggibile); indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella / presso Ungarelli / Bologna

19.

[Bologna, 20 gennaio 1934]

Caro, questa è la giornata più bella da quando sono a Bologna; questa mattina ho ricevuto non una, ma due lettere tue – Ero un po’ stanca di non saper nulla di te, avevo un grande desiderio di una tua lettera, così invece di andare a lezione sono rimasta a letto ad aspettare. Perché qui la posta arriva alle dieci e mezza. Quando la donna è arrivata in camera l’avrei anche baciata. Così me le sono lette di corsa e poi rilette più adagio. Ora sono così felice che credo mi si legga sul viso. Perché non sei qui? Io ti adoro.

Sono abbastanza occupata, tra lo studio, che ho cominciato ieri, e le lezioni; non trovo il tempo di annoiarmi, anzi credo che non mi annoierò mai; quando mi sento un po’ sola penso che ho te; vali tanto per me – tutti gli altri hanno così poca importanza; devo proprio avere l’aria di una persona che non s’interessa a nessuno; ma nessuno sa che dentro mi porto tutto te, che sei il mio amore grande. Cosa fai? Perché non scrivi il tuo romanzo? Quando lo scriverai sarà un romanzo bello, vero? e io sarò molto contenta. Io sto molto bene in questa nuova casa, più che nelle altre dove sono stata gli altri anni. La signora Ungarelli, di cui tu sei geloso, è una signora vecchia e buonissima, mi riempie di gentilezze che sembrano proprio disinteressate e quindi sono molto piacevoli. È sola con una figlia di ventotto anni, parca e tranquilla.1 Ho una cameretta calda e comoda che mi ospita molta parte del giorno, comincio ad affezionarmi ai mobili. La sera mi addormento presto, ma prima mi leggo un po’ di quel libro di Lawrence, che mi interessa – non ho altro libro per ora.2 Mi pare di star così bene che non credo mi stancherà lo studio. Faccio solamente un po’ fatica a concentrarmi, così sola. Vorrei dimenticare che ho tanto da studiare e stare un po’ fra le tue braccia, è proprio il mio porto – mai sono felice come allora; forse solamente quando penso alle cose grandi e belle che abbiamo davanti, a tutto il tempo che ci potremo amare – credo di volerti sempre più bene. Ti bacio da morire

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.

20.

Baccanelli 20 gennaio 1934

Mia adorata,

ieri sera ho sentito nella radio da Bruxelles un disco nuovo di Ruth Etting “Close your eyes”1 talmente bello, che non sapevo dove stare e avevo paura di piangere, perché intanto pensavo a te che sei lontana per così lungo tempo, e il disco era così dolce, e per questo mi ricordava te e i tuoi piccoli occhi quando mi guardano, così pieni di amore. E i tuoi occhi dall’estate scorsa, quando eri malata, che mi dicevi che bastava che tu li toccassi perché ne uscissero lagrime, te ne ricordi? Perché non sono quà vicino a me con la loro padroncina, così che possa guardarli e baciarli? Lo sai che non ne posso più? Cara cara, e tu come fai a resistere? Come riescono certi tipi a restar fidanzati per degli anni e degli anni? Io non potrei. Io voglio che tu sia mia, tutta mia, presto. Se no resto un ragazzino e non combino nulla. Farò anch’io lo sforzo di studiare, perché voglio esser libero e vivere, vivere con te. Ho bisogno di te come dell’aria e del pane. Tu lo sai quanto sia debole senza di te e forse per questo mi vuoi bene, perché vedi che ho bisogno di te. Resta inteso che la prima bella giornata vengo a Bologna e stiamo insieme tutto un giorno come due sposi. E la scuola come va? Sei sola? Preferisco che sia così piuttosto che tu abbia delle amiche stupide. Tutta sola hai tempo di pensare a me, come a fidanzata lontana dal suo amore si conviene. E si conviene un portamento modesto, e occhi chinati o assorti.

Quà piove ma va rasserenandosi: sembra una di quelle pioggie primaverili amorose e feconde, e che il sereno e sterile inverno sia finito. Ma non bisogna farsi illusioni.

Oggi comincio a leggermi il “Compendio di Scienza delle finanze” con mio sommo godimento:2 Eccoti il titolo di un capitolo: “Cenni sulla nostra legislazione positiva concernenti il catasto e l’imposta sui terreni”. Ti garba?

Vogliono apparecchiare, e io bisogna che lasci lì di scrivere. Si sente un profumo d’arrosto. Lo sai che mi piace mangiare bene. Quando vengo a Bologna andiamo al Pappagallo?

Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. Abbi dei riguardi

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 20.1.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 20.1.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella / presso Ungarelli / Bologna

21.

Baccanelli 22 gennaio 1934

Mia adorata,

ieri, domenica, verso le cinque del pomeriggio, accompagnando a casa Bianchi,1 sono saltato su a dire, quasi senza accorgermene: “Cosa farà?” Lui, facendo finta di niente: “Si annoierà”. Voglio molto bene a Bianchi, perché ogni tanto gli posso parlare di te in questo modo, cosa che mi rende felice. Delle volte è lui che comincia, per lo più non sono che accenni, e un altro non capirebbe, ma mi fanno molto piacere. Sono le debolezze degli innamorati, dolcissime debolezze. Ierisera avevo una puntura nella schiena ed ero molto triste, e non riuscivo ad addormentarmi, e pensavo delle cose lugubri. Ma poi faccio presto a rasserenarmi e non me ne ricordo più. Guai se non fosse così. L’unica cosa di cui non mi dimentichi sei tu: ogni tanto alla mattina mi sveglio con delle voglie di te, che bisogna che stringa gli occhi. Come sento che non potrei tradirti: un giorno ti racconterò delle strane cose su questo, per le quali forse mi amerai di più.

La mia gatta si chiama Adele ed è tanto snob che cade dalle seggiole come una sciocca e tien sempre il capo reclinato. Il suo onorevole marito e fratello è grasso, furbo, simpatico e mascalzone, e la tradisce ignobilmente con una gatta rossa, vera gatta perduta. Adele sdegnata si raggomitola e dorme: sogna del tempo della luna di miele, quando il suo onorevole marito e fratello le stava sempre vicino.

Ho letto Men dislike women, in italiano.2 Se ne potrebbe trarre un bel film, non ti pare? Non ci avranno pensato? Se riesco a prendere un premio coi littoriali della cultura3 pubblico un volumetto di poesie e lo dedico a te. Dopodiché scrivo il più bel romanzo del secolo. Se mi dici che ci credi, lo faccio, se no no. Ho bisogno della tua fiducia. Siccome non sono ambizioso, mi è necessaria. Ma finora, quello che ho scritto è stato scherzo o esercitazione letteraria. È ora che mi metta d’impegno. Per meritarmi una ragazza come te.

Cosa fai? Vai molto a lezione? Io oggi vado a Parma per impostare la lettera per te, ma vengo a casa subito. Oh se l’inverno finisse, e la cara primavera arrivasse… Intanto oggi ne abbiamo 22. Coraggio.

Cara, mi dici se tremi ancora un poco, se le tue spalle sono ancora così forti e il tuo polso così irregolare. Non le so che io queste cose, perché sono tue e mie. Dimmi cosa sai di me che non sai che tu, ed io. Vien fuori il sole, forse anche a Bologna e ride negli occhi della mia ragazza.

Ti bacio tanto

Attilio

P.S. Scrivimi di più.

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 22.1.34-16; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 22.1.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella / presso Ungarelli / Bologna

22.

[Bologna, 24 gennaio 1934]

Ho letto ora la tua lettera; non posso stare dal non scriverti; stavo studiando molto per bene dalle nove quello che Orazio pensava di Lucilio (era un uomo simpatico Orazio ma non sapevo che fosse anche un po’ invidioso),1 ma ora tutto questo non m’interessa più, così voglio stare un po’ con te. Anch’io ti desidero più che mai, bisogna che preghi perché venga il bel tempo. Ieri sera c’era fuori una nebbia densa e fredda, e pensavo che il sole non sarebbe più potuto tornare – ma oggi pare si vada rischiarando – Il giorno che verrai deve essere uno dei nostri giorni più belli. Faremo tante cose – saremo poi tanto felici anche per il tempo che staremo ancora senza vederci – Poco fa pensavo come sarebbe ora vuota la mia vita se non avessi te – invece così mi sento così importante, l’amore che ho dentro di me mi pare il tesoro più grande che ci possa essere, e che il resto non sia da contarsi – è così una gioia essere la tua ragazza mi pare di volerti un bene così privo di egoismo che credo di essere migliore di prima.

Ho da fare ancor più di quello che non credessi; c’è quel Coppola che ora fa anche latino e pretende un programma vastissimo, e poi pensa che gli dobbiamo presentare prima degli esami una trentina di saggi di traduzione dall’italiano; sarà una gioia prepararli – All’Università ho visto la Luisa che come al solito è piena di gentilezze; è in fondo una ragazza buona e siccome è per molto tempo della giornata occupata in altre cose le sue gentilezze non sono niente spiacevoli – ma io voglio stare presto con te – perché non arriverà il sole? verrai davvero? mi avvertirai quando vieni? perché non vorrei che tu non mi trovassi, e non bisogna perdere nemmeno un minuto di quella giornata. Ti ricordi quel giorno che sei venuto a trovarmi? non sapevo ancora che ti avrei voluto così bene, eppure ero felice e dovevo adorarti un po’ – poi siamo stati tanto tempo senza vederci, e quando più tardi ho saputo che avevi sempre pensato a me, anche allora, io ti adoravo sempre di più.

Mi scrivi davvero tutti i giorni? io aspetto le tue lettere con tanta impazienza. Ti bacio tanto

Ninetta

Mi puoi mandare, se lo trovi, quell’articolo di Goffredo Coppola?

Oggi andrò a vedere un film di Kay Francis,2 a te piace molto, e io voglio convincermi che ti possa piacere – ti bacio –

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.

23.

Baccanelli 24 gennaio 1934

Mia adorata

non so dirti che felicità mi hanno dato le tue lettere. Sono andato in un cantuccio a leggermele, e mi sembrava che tutto ciò che mi circondava fosse scomparso; quando ho finito ero contento e non potevo parlare. Tutto il giorno sono rimasto così contento e non ero capace di star fermo. Alla sera sono andato a letto presto e mi sono tenuto le lettere sotto il guanciale come l’altra volta. È una dolce abitudine ormai…

Ti dirò che Cinema Illustrazione ha pubblicato il mio primo articolo, quello su Bing Crosby,1 così presto mi arrivano i soldini. Lo sai che i soldini sono utili per venire a trovar la Ninetta, per comprare Close your eyes ecc. T’è piaciuta Kay Francis? Ti assicuro che quando è ben diretta è un’attrice simpatica; e poi non ha niente degli atteggiamenti né della bellezza di tante vamps a buon mercato. Dalle tue lettere mi son fatto un’idea della tua vita: farai un po’ la piccola despota con la vecchia signora, perché tu la sei un po’ despota. Questo vuol dire che hai una personalità e mi piace molto.

Cara ragazza, come vorrei averti fra le braccia: ci stai proprio esattamente, e sei così dolce a baciare, così dolce a parlarti, a guardarti negli occhi: cara cara, ho voglia di te fino a perderne il respiro. Vorrei dirti, come fanno i poeti orientali, che sei bella come una città di mare, come un dattero, come una tenda di Gerusalemme. Non è letteratura, o se la è, la letteratura è talmente entrata in me, che è sincera.

Caro cuore, ti ricordi come è stato che mi hai detto che mi volevi bene? Ieri sera prima di addormentarmi ci pensavo. Era un mattino, sulla spiaggia, che ti ho toccato una mano e tu mi hai guardato e mi hai lasciato fare e mi hai toccato una mano anche tu. Poi accompagnandoti a casa ti tenevo per mano e non dicevo nulla, e neanche il secondo giorno, e avevo paura che tu pensassi male di questo silenzio. Ma non potevo assolutamente parlare.

Poi mi sono ricordato della nostra stradetta, così bella, là dove volta ed è ornata di alberi alti, una stradetta per l’amore. Presto vi spunteranno le viole. Ora siamo due innamorati maturi, quasi due sposi. Vorrei baciare Ninetta, ma lei è a Bologna che studia studia e vorrebbe baciarmi anche lei e lasciare Orazio querelarsi con Lucilio.

Ma non studiar troppo, perché dopo ti tornano i mal di testa, allora ti metti gli occhiali neri. No, ma sei forte adesso, forte e dolce.

Cercherò l’articolo di Coppola.

Prega perché venga il sole. Scrivimi.

Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. Voglio dirti ancora che ti voglio sempre più bene e senza di te non potrei più vivere.

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17-18 / 24.1.34.XII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 25.1.34.XII-2 (parzialmente illeggibile); indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

24.

Baccanelli 25 gennaio 1934

Mia adorata,

è mezzogiorno, c’è il sole, ho fame, a Bologna ci sei tu che godi lo stesso sole e che mi vuoi bene. Sono allegro, felice; siccome la minestra non è ancora pronta mangio del pane e intanto ti scrivo e ho voglia ancora di dirti che ti amo, che ti amo sempre di più, che sei tutta la mia vita. Con te non ho paura di niente. Lo sai che mi pare che ci abbia trasformati un po’ tutti due il nostro amore, che ci abbia migliorati? Io penso che inutile vuota miserabile cosa sarei senza l’amore che ho per te. Perché tutto il resto della vita, doveri ecc, non riesco a prenderli sul serio. Solo te sento, solo di te m’importa, compagna. Tu devi essere la mia compagna per sempre, ci pensi, per sempre. Questo significa molte cose.

Lo sai per uno che ti vede chi sei tu? Una ragazza australiana dipinta da Gauguin.

Tu sei la più tenera ragazza del mondo, e non è vero poi che tu sia così bruna, sei anche bianca e io ho una voglia matta di baciarti.

Mi piacerebbe vederti alla mattina, quando la donna ti porta la posta: assumerai un’aria molto importante. Cara, cara.

Hai ragione di non andare al cinematografo che quando è un film proprio importante: è triste, se no, stare due ore a vedere delle sciocchezze. A me è successo di vedere il Trattato scomparso,1 film italiano schifoso al solito. Gli americani anche quando sono brutti, schifosi non lo sono. C’era Lamberto Picasso che per fare il tipo dell’avventuriero cosmopolita diceva: Auf widereen,2 my boy, au revoir dunque. Superiore a ogni immaginazione. C’era poi una vamp che si chiama Nini Dianelli, che avrà quarant’anni, ha una faccia lunga un metro e un naso della stessa lunghezza. Per fortuna sabato c’è fra Diavolo con Laurel e Hardy vestiti da banditi, il trombone a tracolla e dei collettini bianchi…3

Oggi ti cercherò da Pellacini l’articolo di Coppola e poi te lo mando. Ci vai a lezione da Coppola? Com’è? La Luisa legge ancora romanzi russi? Salutala, deve essere una buona ragazza e poi siccome ti vuol bene deve essere simpatica.

Ti ricordi l’angolino vicino al termosifone, in casa tua? Abbiamo già tanti ricordi come se avessimo mille anni, non è vero, Ninetta? Quel professore che s’è laureato a Bologna pochi anni fa e che insegnava da Trincas,4 è simpatico e fa delle bellissime fotografie. Me ne voglio far fare una per mandarti. Non è giusto? Non ne devi aver neanche una. Se facesse bel tempo ancora per un po’ trovo i soldi per venire da te; è tanto bello che possiamo stare insieme tutto un giorno che non ci posso neppure credere. Pensa, cara, tutto un giorno: è da impazzire.

Ti bacio tanto tanto

Il tuo Attilio

P.S. Scrivimi più che puoi.

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 19-20 / 25.1.34.XII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 26.1.34.XII-2 (parzialmente illeggibile); indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

25.

Baccanelli 26 gennaio 1934

Mia adorata,

questa mattina sono stato a casa da scuola (lo sai che da due o tre giorni ci vado?), e quando ho sentito la voce del postino, il cuore s’è messo a battere più forte. Speravo proprio che ci fosse una tua lettera: non ne posso più fare a meno, e quando resto senza come oggi non riesco a scacciare un senso di insoddisfazione che s’impadronisce di me. È come quando si prende un po’ di freddo e per tutto il giorno non si può farlo andar via. Ma non ti rimprovero, forse anch’io qualche giorno ho dimenticato di scriverti o meglio non ho avuto tempo, e il tempo mi è scivolato fra le mani, come succede, e anche a te sarà accaduto così. La mamma dell’onorevole Fossa che è trasferito a Bologna, a dirigere i sindacati dell’Agricoltura, e di cui siamo amici, vuole che ora si vada a trovare spesso. Essa sta in Via Galliera. Così vado a trovare la vecchia signora di Via Galliera e la giovane ragazza di Via Mascarella. Ecco adesso mi vien voglia di baciarti e di stringerti fra le braccia e di star un po’ fermi, così come facevamo il tempo che eravamo dei veri signori e potevamo vederci tutti i giorni. È vero che l’amore cresce quando si è lontani, ma io non ne posso più. Adesso pensavo che la vecchia signora non l’andrò neppure a trovare, perché tutti i minuti, da quando smonto dal treno sono tuoi, di tua proprietà e la vecchia signora faccia la calza vicino al termosifone, e pensi a quando era giovane. Non ho ragione forse?

Anche oggi c’è il sole, ma è un sole insipido senza di te.

Pensa che devo scrivere una bella tiritera per la pergamena di una maestra che va in pensione. Ti lascio immaginare che allegria.

Ieri sera faceva molto freddo e io ne sono ancora disturbato. Perché devo esser diventato così delicato. Sono stufo. Voglio la mia Ninetta a curarmi, voglio che venga l’estate e che siamo sempre insieme. Andiamo in montagna e poi ci mettiamo sotto un albero e stiamo sempre insieme. Bisogna vendicarsi di questo troppo lungo e troppo crudele distacco. Poi quest’altro anno avrai da fare la laurea e potrai farla anche da stare a casa e io dovrò fare la mia. Hai visto che mi avevi lasciato indietro, ma ora ti prendo. È vero che Nicolino Marni ha comprato una bella automobile? Beato lui! Bisogna che ti lasci, cara, perché fra poco c’è il tram che mi porta a Parma, dove vado a impostare la lettera per te.

Quello che ti prego è di scrivermi sempre, anche poche parole, anche una cartolina, se hai poco tempo. Se no, mi lasci vedovo, come sono oggi.

Ti bacio ancora tanto

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 16-17 / 26.1.34-16; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 28.1.34.XII-24; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

26.

[Bologna,] 27 gennaio [1934]

Caro, mi hanno svegliato, così ho fatto presto colazione per scriverti – questa sarebbe l’ora che dedico ai miei libri, perché è l’unico momento della giornata in cui riesca a concludere qualcosa – ma questa mattina ho troppo il desiderio di dirti che ti voglio bene, così ho preferito scrivere a te. caro, cosa farai a quest’ora? Sono le 8½ e tu forse sei sveglio perché alla mattina non puoi dormire molto – bisogna che tu stia pensando un poco a me perché io ti desidero tanto. È un’infinità di tempo che noi non ci vediamo? Non mi pare però di averti dimenticato. Mandami presto quella fotografia che ti fanno, non ho di te altro che quelle del mare. Così tutte le mattine ti farò una visitina. Oggi tu andrai a vedere Fra Diavolo, io ci andrò uno di questi giorni. Quel film che ho visto era “Signore sole”, era molto stupido e il direttore si sfogava, in mancanza di poter far altro, a cambiare di abito Kay Francis, continuamente.1

Sai che vado a lezione di latino? sono proprio dei barbari ora all’università. Bisogna fare dei compiti e poi li correggono e danno il voto, come al liceo. Sono tutte disposizioni volute da Coppola, che in altre cose è simpatico, ma spesso vuol fare le cose molto sul serio, specialmente se si tratta di studio. Vado spesso alle lezioni di filosofia e Tarozzi2 è proprio un amore di uomo; comincio veramente ora a interessarmi a questo; da sola non leggerei mai un trattato di filosofia, ma ascoltare lui è proprio un piacere. È chiarissimo nell’esporre le cose e dev’essere l’uomo più onesto di questo mondo.

Questa mattina non ho proprio nessuna voglia di studiare. La dedico tutta a te – voglio leggere le tue lettere, anche le prime, quando il nostro amore era appena cominciato. Ti ricordi che tu sei partito pochissimo tempo dopo che io ti avevo detto di volerti bene? Io non ero ancora ben guarita e non potevo ancora credere che sarei stata felice felice – non riuscivo a pensare chiaramente, non potevo ancora credere a quello che era, così non avrei mai voluto che tu partissi. Mi ricorderò sempre l’impressione grandissima della tua prima lettera, devo averla letta cento volte. Era la prima lettera del mio amore… Ti adoro tanto. Scrivimi

Ninetta

Avevo già visto quel tuo articolo su Bing Crosby. Continueranno a pubblicare i tuoi articoli? Così diventi ricchissimo e mi vieni a trovare. Ti bacio.

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l.

27.

Baccanelli 28 gennaio 1934

Mia adorata,

ho appena ricevuto la tua lettera, che mi ha riempito di felicità. Lo sapevo che ci sarebbe stata, eppure mi batteva un po’ il cuore quando ho sentito la voce del postino e dopo un po’ la cameriera è entrata con la posta. Adesso sono contento: sei la più cara ragazza del mondo e ho voglia di gridarlo, d’andarlo a dire a tutti i signori che incontro per la strada che sono innamorato della più bella e più simpatica donna del mondo e che lei è innamorata di me e che sono felice felice, da scoppiare. La sai la gran novità? Domenica prossima c’è il ribasso del cinquanta per cento per Bologna e se Belzebù non ci mette la coda, come diceva il buon Salgari,1 vengo a Bologna col primo treno che posso prendere e vengo via con l’ultimo. Ho ricevuto l’assegno circolare della Banca Commerciale Italiana per l’articoletto su Crosby.2 Pensa che è pagabile persino a Nuova York e Istambul.

Ho visto Fra Diavolo e ho riso molto: ci sono due o tre cose veramente in gamba. Ti prego di avvertirmi se danno a Bologna un film intitolato Amanti folli.3 Non prendere troppo a cuore gli studi, non vorrei che ti ammalassi ancora. Però deve esser umiliante studiare e fare i compiti come al liceo. Che voti hai preso? Ti amo ancora di più a pensare che non fai la vita delle ragazze solite, cioè niente, ma traduci e vai a lezione di filosofia, non perché questo possa aggiungerti qualcosa, ma perché il fatto di fare qualcosa mi pare che dia una saldezza al carattere che l’ozio non dà di certo. Come sono felice a pensare che domenica vengo da te, in fondo una settimana non è lunga e m’immagino già la notte di sabato che dormirò poco, e poi mi sveglierò presto e mi alzerò. La casa sarà un po’ fredda ma i miei occhi saranno allegri e i miei atti svelti e sicuri. Avrò voglia di cantare ecc Ma non voglio fare tanti progetti perché se dopo non potessi… Ieri mi è venuto in mente quando ti davo del lei e mi veniva da ridere perché non riuscivo a capire come facessi. Mi pare che siano mille anni che siamo fidanzati (ti piace questa parola? È un po’ ufficiale ma è dolce però). Ogni giorno il mio amore per te più che crescere, si rafforza; niente potrebbe ormai buttarlo giù. E così la vita mi appare sotto un angolo diverso, ora che ho fatto la mia scelta, perché tu sei quella che deve stare con me per sempre e questo è molto importante. Mi sembra d’essere sicuro ora che ho te, d’essere sulla terra ferma.

Vien fuori il sole e mette allegria nel cuore, come quando un amico torna di lontano. Sarà anche lì da te e ti metterà allegria anche a te. Senti, quei cretini di Parma hanno fischiato il lavoro di Betti4 nel quale a un certo momento c’è questa frase di Diego a Maria: “Marietta. Poi quando t’ho baciato, sai cosa facesti? Voltasti in su gli occhi che s’incontrarono con la luce. Io mi feci pallido, allora, sentii freddo ai capelli ecc ecc” Noi due sappiamo che questa frase vale più di tutte le commedie italiane degli ultimi anni e non vogliamo più aver rapporti con tutti i cretini che infestano la nostra città. Noi staremo sempre insieme e non vorremo veder nessuno.

Ti bacio tanto tanto

Scrivimi spesso

Ti voglio molto bene, ti adoro

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 21-22 / 28.1.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 29.1.34.XII-1; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

28.

[Bologna, 29 gennaio 1934]

Caro, esco ora dal cinema. Ho visto “Fra Diavolo” e mi sono divertita. Voglio scriverti due parole prima di tornare a casa per dirti che ti voglio sempre più bene, che non so più cosa fare senza di te. Qui sta nevicando da questa mattina, ma non è freddo e fuori ci sono le strade affollate; sono contenta, ma vorrei il sole perché poi arrivi anche tu.

Ti adoro

Ninetta

Biglietto postale timbrato 21-22 / 29.1.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

29.

Baccanelli 30 gennaio 1934

Mia adorata,

è proprio vero che sabato ci vedremo? Mi pare un sogno. Voglio stare quieto quieto sino a quel giorno, non voglio far nulla, aspettare e nient’altro, aspettare, zitto quel giorno benedetto. Pensa potremo toccarci, baciarci, guardarci, dirci tante cose. Mio amore, così sabato ci vedremo. Non so come esprimere la mia felicità: bisognerebbe che buttassi all’aria qualcosa come fa Charlot nella Febbre dell’oro,1 che gridassi. No, te l’ho detto, preferisco star quieto e aspettare. Preparami una bella giornata, con le viole sui fossi, il sole e un po’ di vento tiepido, ma se queste cose non fossero disponibili non farci una malattia. L’importante è che ci sia tu, se tutto il resto, le torri con tutta Bologna sparissero anche, non importa. There is a girl in Bologna… Non sarebbe un bel titolo per una canzone? La voglio fare e voglio fare anche la musica. Poi te l’insegno e tu me la canti quando la tua testa è sul mio petto, piano che io senta appena. E quando sei sola te la canti per ricordarmi. Non importa se assomiglierà a tante altre canzoni. Oggi mi ci provo. Lo sai che anch’io non riuscivo a dormire stanotte? e stamattina ho le ciglia pesanti e sto vicino al fuoco a bruciarmi come un gatto. È nevicato, ma poco: sembra quel fiore di farina che mettono su certe torte, o è zucchero molto fino? Ma già il sole la scioglie. Questa mattina sono stato a guardare le tue fotografie e le ho baciate tutte. Ma ne vorrei una d’adesso, poi ne vorrei un migliaio. Ne faremo molte questa estate? Staremo sempre insieme quest’estate e ci baceremo tanto, sempre?

Ho letto “As you like it” di Shakespeare,2 che è una commedia d’amore, una commedia per noi, con ragazze travestite, giovani che scrivono sulle piante, bravi duchi esiliati, pastori ecc. È deliziosa. Poi vi sono delle canzoni bellissime. Shakespeare era proprio un uomo in gamba, ha visto tutto e gli voglio molto bene. Oggi scriverò un altro articoletto per Cinema Illustrazione.

Prega perché sabato sia una bella giornata. Ti ricordi com’era bello quel giorno che venni? Quanto abbiamo girato, ma sabato staremo più fermi, perché già sappiamo che ci vogliamo bene e allora giravamo tanto perché ci volevamo già un po’ di bene, ma non ce lo volevamo dire. Al tempo che io ti dicevo: Le piace questo? cioè nella preistoria del nostro amore, e ora siamo nel fervido mattino.

Scrivimi più che puoi; una tua lettera al mattino vuol dire la felicità tutto il giorno.

Arrivederci a sabato.

Ti bacio ancora tanto

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 30.1.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 30.1.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

30.

Baccanelli 31 gennaio 1934

Mia adorata,

sono le nove di sera, nel fuoco c’è della legna che brucia che è una meraviglia, fuori c’è sereno e freddo. Sei già a letto, o seduta al tavolino combatti con un aoristo? Oh, la mia povera, cara, cara ragazza all alone in Bologna con dei grossi esami da preparare. A un certo momento mi stufo di ciò e vengo a rapirti. Ti ringrazio del biglietto postale: non è buffo il biglietto postale con quegli orlini? Sembra un fazzoletto. Si staccano gli orlini e si vedono tante parole della cara Ninetta da leggere e questo fa bene al cuore e rende tranquilli, e affabili con la gente e allegri; e fa scordare il mal di schiena. Oggi sono stato cattivo io, che mi sono messo a scriverti solo ora che è sera, e così non potrò impostarla che domattina. Ma spero che ti arrivi domani nel pomeriggio. Questa mattina sono stato a lezione e pensavo a te a lezione. Brava ragazza, vacci e sta attenta, così fai meno fatica a studiare. Secondo te era più bello come un tempo che la ragazza stava a casa e nulla aveva da fare che di aspettare l’amato, o come ora che deve studiare e vivere lontano da casa, e dover provvedere a tante cose? Secondo me, forse come adesso, benché ciò mi tenga te lontana, che è il male peggiore che potesse capitarmi. Ma in questo mondo ti si rafforzano le spalle, anche moralmente e spiritualmente: bisogna che Eva sia delicata e gentile ma forte. Se no come farebbe a sopportare tutti i pesi che la vita le impone? Io mi vergogno di vivere un po’ troppo da figlio di famiglia e vorrei affrontare la vita più di petto. Ma lo farò quando sarà necessario.

Domani è giovedì, posdomani è venerdì, poi… Non pensiamoci. Ho tanta voglia di baciarti, di baciarti, di stringerti, di tenerti fra le mie braccia, di cullarti un po’ come faccio qualche volta, di sentirti contro il mio petto, mia. Di toccare i tuoi capelli e il tuo viso, di chiudere i tuoi occhi con un bacio. Quando li riapri la luce vi entra o ne esce? Non si capisce: ma vi è della luce dentro.

Quando sei con me mi sento forte e buono. Ho sentito che a Bologna è nevicato abbastanza, quà invece appena un po’ e a mezzogiorno era già andata via tutta. Fa un po’ freddo ma c’è il sole e ieri nel pomeriggio c’era un po’ di vento caldo e sembrava di sentire l’odore della primavera. Lo sai che la primavera si profuma tanto che si sente due mesi prima che arrivi, quando è ancora a metà del viaggio. Questa sera io e mio fratello abbiamo provato a fare quel gioco che faceva quel magrino col naso in Fra Diavolo e io ci riuscivo poco e abbiamo riso. Avevamo appena mangiato, c’era caldo: quadretto per famiglie ovvero l’amor fraterno.

Ora tutti sono andati a letto, e son rimasto solo con te, sono solo con la mia fidanzata, abbiamo ventidue anni e ci amiamo molto. Ma ho sonno e ti auguro buona notte. Continua a esser brava e a scrivermi sempre, come hai fatto finora. Quei due o tre giorni che son stato senza tua posta, l’altra settimana, non sapevo più dove stare.

Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. Sabato mio padre va a Milano e mi porta a casa un bel disco. Verrai a casa se vorrai sentirlo. A meno che tu non abbia un grammofono.

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 11-12 / 1.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 1.2.34.XII-18; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

31.

Bologna 1 febbraio ’34 giovedì

mio amore, ho aspettato la posta con tanta impazienza per poter leggere una tua lettera, ma questa mattina non c’era niente – eppure doveva esserci qualcosa perché sai che sono malata? e avevo proprio bisogno di leggere ancora che mi vuoi bene – sono infelice così malata e una tua lettera mi avrebbe consolato molto – spero che non sia nulla, ho un po’ di mal di gola e di mal di testa, sarà una leggera influenza e mi hanno fatto rimanere a letto, ma domani tutto sarà passato. Ad ogni modo se tu vedessi qualcuno dei miei non dire niente perché è inutile che si preoccupino così per poco. Ma quello che mi fa dispiacere più di ogni altra cosa, è quella neve che scende fitta e pare non debba più finire. Dov’è andato il sole di ieri? e ho tanta paura che anche sabato non torni – ma non voglio pensare male e continuo a fantasticare sul giorno che tu sarai qui. Come ti desidero in questo momento, ho così bisogno del tuo amore, il male, anche il più leggero, è sempre stato una cosa intollerabile per me, non perché mi faccia paura, ma mi avvilisce tanto che non sono più capace di fare qualsiasi cosa. Ho così bisogno che mi si voglia bene in questi momenti; per fortuna c’è questa vecchia signora che è così buona, ha delle attenzioni così speciali per me, che mi commuove proprio. Ma vorrei essere nella mia casa – mi scriverai oggi? se domani non ricevo niente, piango e muoio – Caro, ti adoro – Ora ti lascio e cercherò di dormire per farmi passare il male – ti bacio tanto

Ninetta

Prima di far impostare la lettera voglio dirti ancora che ti amo da morire. Quando vieni mi porti qualche libro da leggere? Sono le tre del pomeriggio e non nevica più da un pezzo; non dev’essere freddo e mi piacerebbe tanto andare in giro con te. Scrivimi.

Lettera ms. cc. 2r.-1v.

32.

Baccanelli 1 febbraio 1934

Mia adorata,

quando arrivò la tua lettera, questa mattina verso le dieci, nevicava forte e io pensavo a sabato, a questo giorno che tutti due aspettiamo con tanta ansia. T’assicuro che mi tremavano un po’ le mani a leggere le parole che mi scrivevi e a vedere la neve scendere fitta. Quante volte l’ho letta questa tua ultima lettera, più di tutte le altre, e l’ho baciata tanto. A mezzogiorno non nevicava più c’era un sole pallido io ero allegro in modo rumoroso. È segno d’essere un po’ nevropatico? Forse. Certo è più che altro segno che sono innamorato, che ti voglio sempre più bene. Adesso sono le quattro e mezzo, non c’è più il sole e un vento freddo soffia come un indemoniato, ma non nevica. Prega, cara, perché il tempo, se non splendido, non peggiori. Sai che con tutta la bruciante voglia che ho di vederti, se fa brutto non vengo. Non vorrei per un giorno guastare la felicità di tanti giorni. Non è che sia pauroso, sono saggio. Ma vedrai che sabato sarà bello: non c’è sabato senza sole.

Ora mettiamoci un po’ d’accordo, da bravi ragazzi; siccome il tempo può diventare molto brutto o molto bello da un momento e la posta è lenta e tu non hai il telefono in casa, restiamo intesi così: tu stai in casa, nella tua stanzetta, sino a mezzogiorno, io se vengo, vengo subito da te e siccome non posso sapere a che ora vengo, così sarebbe bene che tu stessi in casa tutta la mattina. Ti rincresce? No, eh. Se alle due del pomeriggio non sono arrivato è quasi sicuro che non vengo. Ad ogni modo, se tu esci, al pomeriggio, perché alla mattina stai sempre in casa ad aspettarmi, lascia detto dove vai. Se sabato fosse poi bel tempo e quello che mi deve condurre non potesse, io verrei domenica. Come già t’avevo scritto domenica ci sono i ribassi e così è molto meglio che un altro giorno per venire in treno. Se tu domenica non potessi scrivimelo subito, che se sabato non vengo, dalla tua lettera posso sapere se devo venire o no domenica. Del resto l’importante è questo: che se sabato e domenica non andassero bene e neanche lunedì, verrò martedì o mercoledì ecc. Perché non ne posso più del desiderio di vederti, di averti fra le mie braccia e siccome so dove stai è presto fatto.

Ma prega che sabato sia bello, o almeno non brutto e che io possa venire da te.

Mi daranno qualcosa da portarti, forse dei libri, quei libri che non hai potuto portar con te. Ma ti resta tempo di leggere. Hai ragione quando dici che se qualcuno non si interessa a te è uno stupido o un cieco: tu sei la mia legittima sposa ed io il tuo legittimo sposo ed è scritto nei nostri occhi e nelle nostre fronti e se qualcuno ti guarda con insistenza, ciò potrebbe nuocergli. Del resto non ci manca che l’anello e la cerimonia. Che cara ragazza che sei: ho voglia di baciarti tanto e tanto. Intanto siamo già a febbraio e la primavera non è poi così lontana.

Ti bacio

tuo Attilio

P.S. Scrivimi senz’altro lo stesso, che se non vengo sabato vengo domenica.

Ti bacio ancora tanto

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 2.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 2.2.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

33.

[Bologna, 1 febbraio 1934]

amore, non posso pensare che sabato tu sarai qui con me per tutta la giornata, è troppo bello e bisogna che si realizzi davvero. Vedrai che il sole ci sarà: oggi è una giornata bellissima e nessuno direbbe che ieri è nevicato. Sai che quì nella mia camera c’è un lungo balcone che guarda su un giardino? il giardino è un po’ nudo ora, con delle piante impagliate che stanno un po’ male, ma questa primavera sarà tutto verde e fresco, così starò molto in casa, studierò e penserò a te – Sto molto bene in questa casa e ora che ho te a cui pensare sento meno la mancanza della mia. Ho ricevuto la tua lettera che stavo studiando un po’ – L’ho tenuta lì vicino con me per ben mezz’ora senza leggerla, volevo finire quello che dovevo fare per potermela leggere meglio – ci sono riuscita con grande fatica, poi l’ho letta molte volte e ora ti scrivo che ti voglio troppo bene e bisogna proprio che tu venga presto. Bologna sarà così simpatica quel giorno e noi saremo padroni di noi stessi, ci pensi? Una giornata intera davanti a noi tutta nostra, c’è da morire di felicità. Potrò vederti con i miei occhi, toccarti con le mie mani e baciarti – sai? credo di ricordarmi tutti i baci che mi hai dato, uno per uno – devono essere molti, e mi pare di non dimenticarne nessuno a cominciare dal primo. E ti ricordi quella pineta nella Versiliana? era un luogo un po’ selvaggio, da una parte c’era la pineta intricata piena di spini e dove andavamo noi si affondava nella sabbia. Io ero ancora un po’ malata, pensavo tante cose un po’ strane e avevo paura di volerti anche un po’ male. Ma quello che ho pensato dopo era che ti adoravo invece. E ogni giorno che passava diventavi sempre più il padrone dei miei pensieri – e ora non potrei più fare a meno di te – Se qualcuno mostra d’interessarsi a me mi fa molto ridere e mi sorprende anche, come se non si vedesse dal mio viso che sono la tua ragazza – Caro, bisogna proprio che tu venga – a che ora arriverai?

Scrivimi anche tu sempre un giorno senza una tua lettera è insopportabile – ti bacio

tua Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.

34.

[Bologna, 2 febbraio 1934]

mio amore, sono sveglia da pochi minuti e dalla finestra aperta vedo il più bel cielo che ci sia mai stato, sembra che tutta quella neve che è venuta l’abbia purificato – e c’è anche il sole benché dal mio letto non si veda – è arrivato il bel tempo e ora deve durare perché devi arrivare tu – Ho voluto scriverti prima di cominciare a studiare, perché così per un’ora o due non devo assolutamente più pensare a te – come non mi è niente pesante ora che ho te, qualsiasi cosa faccio ora con meno indifferenza – anche il tempo, benché l’esserti lontana in certi momenti sia una cosa insopportabile, mi passa senza quasi che lo possa avvertire. Del resto la mia giornata non è niente vuota e io sono abbastanza soddisfatta – ora poi che ho visto il sole e comincio ad aspettarti, non ti posso dire la mia felicità. Ma tu cosa fai tutto il giorno? Ora sarai alzato anche tu, ma ci sarà il sole a Parma? caro, ogni tanto improvvisamente penso che tu puoi essermi presto vicino, e allora mi pare quasi di venir meno dalla gioia, non posso più pensare. Io ormai sono guarita – è stata una cosa di un giorno o due; ora sto ancora bene come prima. Questa sera andrò a vedere “La danza delle luci”1 – ho visto “L’affare si complica”2 con quell’artista così simpatico. È buffo andare al cinema da sola, sembra di essere persona importante, la gente guarda con molto rispetto. Caro, io ti aspetto da un momento all’altro – ti adoro

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.

35.

[Bologna,] 3 febbraio, 34

Caro, ho ricevuto la tua lettera questa mattina – dalle finestre vedevo una neve che scendeva fitta; da ieri sera per tutta la notte è nevicato, ed ora che sono quasi le quattro del pomeriggio ci sarà quasi un mezzo metro di neve. E tu certamente sei a Parma – non ti puoi immaginare la rabbia che ho. Prima che tu avessi stabilito di venire ci sono state delle giornate incantevoli, ed ora che tu dovevi essere proprio qui con me, tutta questa neve ci divide – come odio questa neve – ce n’è tanta da soffocare – e pare debba continuare per l’eternità – è proprio ingiusto tutto questo; noi ci vogliamo bene, siamo così bravi, e quando dobbiamo avere la ricompensa di tutta la nostra pazienza, questa orribile neve viene a guastare tutto – ma come faccio, io che ti adoro, a rimanere qui sino alla metà di febbraio senza vederti? diano o non diano vacanze, per carnevale io non sono più studentessa dell’Università di Bologna e torno a casa e per qualche giorno non più altro che la tua ragazza. Va bene? ma prima io ti aspetto qui – tutti i giorni io posso considerarmi libera se voglio, meno il mercoledì, perché ho una lezione a cui non posso mancare –

Sai che sono molto brava? nel primo compito di latino che ho presentato ho preso un bel 21, tra i molti 9 e 15 che mi fiorivano intorno. Ma ora guarderò i seguenti, perché non vorrei che fosse un caso. Mi pare quasi di essere ritornata al liceo – ma sono così contenta di poter studiare, mi pareva che non ci sarei più riuscita, quando ero così malata. Ma ora sono tanto forte da sfidare qualunque cosa – Caro, ora ti lascio perché debbo correre a scuola – io ti voglio vedere presto – scrivimi – ti bacio

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l.

36.

Baccanelli 3 febbraio 1934

Mia adorata,

c’era da immaginarselo. Non bisogna far progetti; una bella mattina che svegliandomi trovo il tempo se non bello, decente, mi prendo su e vengo a Bologna, senza dir niente a nessuno. Già quello che doveva portarmi in automobile, ieri mi ha telefonato per dirmi che oggi non si poteva. Di questo ho avuto quasi piacere: venivo a essere un po’ legato a lui, il che è una cosa seccante. Poi questa mattina alle sette mi dicono che nevica forte. È naturale: ha fatto bel tempo quasi un mese, ma sta sicura che il giorno che devo venire da te nevica o piove o peggio. Inutile arrabbiarsi; come t’ho detto, non fisso più una data perché comincio a diventare superstizioso e ho paura che porti male, ma il primo giorno possibile vengo da te e ci sto finché mi resta un soldino in tasca. Pensa che è oggi quel sabato di cui abbiamo tanto parlato che abbiamo tanto aspettato. Io son stato nervoso tutta la settimana a pensarci su e adesso… Poi tu mi hai scritto che sei un po’ malata e lo sai come sono pauroso io per le malattie, e non credere solo per le mie. Poi esser malata tu, è come se lo fossi io, perché tu sei tutto per me. Curati, sta in casa, anche se è una cosa da poco. Vorrei essere vicino a te, nella tua stanza, a tenerti caldo, vorrei che pian piano tu ti addormentassi e io restassi sveglio con te fra le braccia che respiri, per tanto tempo, finché tu ti svegliassi guarita. Sarebbe sera allora e bisognerebbe accendere la luce e farti portare da mangiare perché tu avresti fame come una bambina. Cara, come ti voglio bene, e faccio sempre di questi sogni a occhi aperti. Così il tempo della tua assenza mi passa meno grave. Ma vi sono dei momenti che non riesco ad immaginare nulla e non ho che una voglia grandissima di vederti e basta. Mi vien voglia di gridare.

La neve continua a scendere, quando smetterà. Già febbraio è un brutto mese e il suo nome viene da febbre e so due proverbi che dicono: febbraietto corto e maledetto, e farver curt lè pes che un turc.1 Esser peggio d’un turco lo sai che è difficile, assai difficile. Oggi mio padre è andato a Milano e spero che mi porti a casa un disco, ma ci credo poco. Se lo porta, scrivimi se lì a Bologna possiamo usufruire d’un fonografo, che allora te lo porto a sentire. Ho cominciato un racconto Il piccolo scroccone, ma per ora non ho voglia di finirlo.2

Mi devi scrivere subito che stai bene, che sei guarita. Sta riguardata, curati, e non uscire; affidati alla vecchia good signora che è più saggia di te. Ti avevo scritto meno, perché credevo di venire da te oggi, ma da oggi ti scrivo tutti i giorni, senza badare se vengo o no. È tanto brutto per me un giorno senza tue lettere e così deve essere per te. Se continua così stasera c’è un mezzo metro di neve. Vengano 40 gradi all’ombra e un sole da spaccare le pietre. Quando siamo insieme andiamo a stare a Napoli o in Africa. Son stufo della neve e dell’inverno e del freddo. Se lo tengano i puri ariani di Hitler. Io sono latino e magari calabrese come diceva quel signore. Ti bacio ancora tanto tanto

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 3.2.34-16; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 3.2.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

37.

Baccanelli 5 febbraio 1934

Mia adorata,

sono nello studio di mio fratello, seduto su una comoda e bella poltrona, e ti scrivo con una magnifica penna d’oro. Il tavolo è di noce scura; si sente il ticchettio della macchina di scrivere, in anticamera mi pare di essere un ministro. Ma un ministro col cuore inquieto, molto inquieto, il cui pensiero non riesce a fissarsi su nulla, che da due notti dorme male. Dato che m’avevi scritto che eri un po’ malata, e che non ho più ricevuto tue lettere, ho subito cominciato a pensare che eri molto malata, e allora ieri sono andato a casa tua, e anche là non avevi scritto. Ti puoi immaginare che desiderio ho di venire da te, ma per adesso, assolutamente non posso, e il non poter saper nulla di te mi rende triste, nervoso e più che altro inquieto. A casa non riesco a starci, consulto degli orari del treno, domando a degli studenti di Bologna se avete delle vacanze per carnevale (le nostre cominciano oggi e durano quindici giorni), e non so più dove batter la testa. Mio amore, non sei malata, scrivimelo subito, non resisto più. E pensare che potevamo, che dovevamo già esserci visti baciati amati tanto.

Comincio a credere che non potrò resistere di continuare ad averti lontana sino a quest’estate. Perché dobbiamo consumare così tanti giorni: lo sai che non posso più vivere senza di te, che mi sei più necessaria di ogni altra cosa? Insomma tu sei prima di tutto la mia donna, e il resto non ha che un’importanza relativa; la laurea ci metterai più tempo a prenderla, ma io senza di te non ne posso fare. Cara, ho tanta voglia che tu sia tra le mie braccia, il tuo dolce corpo che è mio e tanto che non lo cullo, i tuoi occhi le tue mani la tua bocca le tue guance i tuoi capelli. C’è da impazzire a pensare che sei abbastanza vicina e non ti posso vedere. E per ora non so quando potrò venire, forse anche domani, forse tra una settimana. Non voglio che tu pensi che è così, perché non ho abbastanza volontà e non riesco a impormi. Devo far così, aspettare, e non posso fare altrimenti. Pensa che non sono che due giorni che tu non scrivi e io non so più cosa mi faccia. Bisogna che tu mi scriva tutti i giorni e non pensare se vengo o no. Ho visto che bisogna che venga all’improvviso, quindi scrivimi sempre tutti i giorni, perché lo sai come si sta male. E poi io sono paurosissimo e non faccio che pensare male, come quelle vecchie madri che hanno via il figlio. Son fatto così. Mio padre mi ha portato da Milano un bel disco nuovo di Armstrong “Missisipi Basin”. Non ti scrivo più a lungo perché devo andare ad impostare e voglio che ti arrivi in giornata, perché tu possa rispondermi subito che stai bene, proprio bene.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio.

P.S. Scrivimi subito e imposta subito che possa avere la tua lettera domattina. Oggi lunedì la posta non arriva a Baccanelli e dimmi se hai le vacanze e se vieni a casa. Ti bacio ancora

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 5.2.34-15; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 5.2.34-18; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

38.

[Bologna, 6 febbraio 1934]

Amore, ti scrivo ancora uno di questi buffi biglietti per salutarti prima di rientrare in casa. È tardi e c’è molto freddo. Ho studiato molto e sono stata a lezione. Sono un po’ stanca e avrei voglia di averti vicino – Oggi ho pensato tanto a te. Sai che per Carnevale avremo un unico giorno di vacanza, martedì. È proprio una gioia. Ma io credo che starò a casa qualche giorno. Ti bacio

Ninetta

Biglietto postale timbrato 21-22 / 6.2.34.XII; indirizzato a Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

39.

[Parma,] 6 febbraio 1934

[– ho un bel libro nuovo da darti

Mia dorata,

ti scrivo solo due parole perché sono a Parma e non mi trovo bene a scriverti in pubblico. Mi pare che ci sia anche tu e che gli altri ti vedano, e ne sono geloso. Questa mattina ho ricevuto non una ma due tue lettere, e adesso che so che stai bene, la scontentezza di non esser da te e di non sapere quando potrò venire, viene ad essere diminuita. Cara, adesso so che studi, che sei brava in latino e che non hai paura di niente, e anch’io prendo forza dalla tua forza. Oggi è una giornata splendida, ed è un vero delitto che io non ti sia vicino a baciarti, a guardare i tuoi occhi, finché vien buio.

La mia venuta è legata, non è libera, e per ora non posso dirti nulla di preciso. Noi siamo in vacanza da sabato e ne abbiamo quindici giorni. Tu devi assolutamente venire a casa, magari mercoledì nel pomeriggio e star qua sino all’altro mercoledì. Così rimando la mia venuta a dopo; allora credo di poter far meglio. Sembrano una sciocchezza 90 km e noi abbiamo una pazza voglia di vederci da un mese e non ci siamo ancora visti. Scrivimi che vieni mercoledì. Mi farai felice: In fondo, tu sei prima di tutto la mia ragazza e non è giusto che tu debba anteporre Coppola a me. Pensa, stare insieme una settimana è tutto quanto desidero al mondo. Sii brava e scrivimi subito di sì. Ti bacio tanto tanto. Ti voglio un bene pazzo e non ne posso più. Scrivimi sempre.

Ti bacio

Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 19-20 / 6.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 6.2.34.XII-1; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

40.

[Bologna, 7 febbraio 1934]

Caro, ti scrivo ancora in fretta anche questa sera. Non posso partire subito, spero di essere a casa almeno sabato, e allora finalmente sarò felice. Sono stata sin’ora (sono quasi le otto) nel seminario di greco, che è la più bella classe del mondo, in una comoda poltrona, così ogni tanto mi fermavo e pensavo molto a te. Ci pensi che avremo cinque giorni tutti per noi? Non potevo immaginare che fosse una cosa così cattiva stare tanto tempo lontana da te. Anche tu, vero, non ti sei ancora abituato a non vedermi? Ti bacio

Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 7.2.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

41.

[Baccanelli,] 7 febbraio 1934

Mia adorata,

c’è il sole e io non ho i soldi per venire da te. L’unica soluzione è che venga tu, al più presto, tanto sei brava e qualche giorno d’assenze non ti farà male. Sto leggendo un libro terribile: Sanctuaire di William Faulkner,1 un americano. È spaventoso ma pure è bellissimo e da noi non c’è nessuno capace di tanta feroce potenza. Se ti sentirai di leggerlo, te lo darò. Vedi, se vieni a casa, c’è il disco nuovo di Armstrong da sentire,2 c’è il libro ecc. Cara, come ti amo sempre di più. Dice (te l’ho già scritto?)
Lawrence che un uomo che non ha una donna non combina niente, una donna cui appoggiarsi, come a un muro. Tu sei la mia donna e se anche tu ed io dovessimo vivere tanto come certi patriarchi della Bibbia, il mio amore per te resterebbe quello d’adesso, giovane e vigoroso. Noi dobbiamo attraversare questa cosa dolce e terribile che è la vita, insieme, dobbiamo fare un lungo viaggio sempre insieme, e avremo in comune la gioia e la tristezza e tutte le mattine svegliarsi vicini e volerci sempre bene e comprenderci. Cara perché non sono vicino a te? Sai invece chi m’è vicino? (ti faccio ridere) Bertoraglia3 che frequenta la terza liceale e sta copiando una traduzione. Poi c’è il busto di Maria Luigia, con una faccia antipatica viennese e parmigiana a un tempo che tira gli schiaffi.

Ti bacio tanto tanto e ti aspetto di giorno in giorno,

tuo Attilio

P.S. Poi venire con Cigarini4 non mi garbava molto. Ti bacio

Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; s.l.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 7.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 7.2.34.XII-20; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

42.

[Bologna, 8 febbraio 1934]

amore, finalmente posso dire che presto ti vedrò. Sabato mattina parto da Bologna e per cinque giorni starò a Parma e non penserò che a te, non esisterò che per te – non voglio pensare a tutti gli altri giorni che verranno, così tanti e in cui non ci potremo vedere – lì io sono la tua donna, e sono felice della sicurezza che ti do, perché vuol dire che conto qualcosa per te e vorrei che per sempre tu sentissi il bisogno di me – Come ti adoro. La cosa più bella è pensare a tutto il tempo che staremo insieme, a quanto tempo abbiamo davanti a noi. Mi pare che sia molto più di sei mesi che noi ci amiamo, mi pare moltissimo, è come se ti avessi amato sempre, forse già prima io mi sentivo inconsciamente un po’ tua, come sentivo che tu mi appartenevi un po’ – In certi momenti provavo proprio della tenerezza per te; del resto io non potevo diventare altro che la ragazza tua – come sarebbe stata possibile un’altra cosa? Caro, io vorrei averti quì e parlarti, mi pare che così tu non possa bene capire come ti adoro – Ma ti vedrò molto presto ormai, non posso più pensare ad altro – ti bacio

tua Ninetta

Porta a casa mia quel disco di Armstrong e dei libri, che mi porterò quì

Lettera ms. cc. 2r.; s.l. e s.d.

43.

Baccanelli 8 febbraio 1934

Mia adorata,

sono le una e un quarto del pomeriggio, e alle due prendo il tram per andare a Parma a imbucare questa lettera, c’è il sole e c’è il tuo biglietto buffo e grazioso, e così caro perché mi dici che presto, molto presto verrai a casa. Non è ancora detto però che prima non possa venire a trovarti: c’è l’ing. rappresentante della Fiat, i cui uomini vanno a Bologna abbastanza spesso e mi ha detto che alla prima occasione mi avverte. Chissà che non sia prima del tuo ritorno; ma sarà difficile. Ma la sua importanza la cosa l’ha per dopo, per quando tu sarai tornata a Bologna e vi sarà un lungo mese prima della Pasqua. Allora io spero di poter approfittare del gentile ingegnere. Ho piacere che tu studi, ma non affaticarti troppo; pensa se quando verrà la primavera, per aver troppo studiato ti toccherà portare gli occhiali neri e essere cattiva. Dice Andreotti che hanno nominato al posto di Albini1 uno che era all’Università del Sacro Cuore, abbastanza in gamba, di Coppola dice che non ha ancora capito se sia intelligente o no. Questo Andreotti è quel giovane professore del liceo, dalle basette, e ha fatto un libro su Alessandro Magno.2 La sua materia la sa bene.

Questa mattina appena sveglio, ho pensato a te e allungato la mano per prendere il portafoglio nella tasca della giacca e mi son messo a guardare le fotografie. Sai che quelle vecchie del mare non le posso guardare: eppure eravamo tutti due più fiorenti, più giovani, ma mi sono antipatiche e mi pare che non siamo noi ma due persone che abbiamo conosciuto e di cui poco a poco andiamo dimenticandoci. Invece la cara giovane nevrastenica in maglia bianca è già la mia Ninetta, la bien-aimée, la mia padrona. Sono stato a vedere il “Re dell’Arena”,3 è piuttosto divertente e vi sono dei buoni gags comici, Eddie Cantor è simpatico e buffo. Ho più poco tempo, perché fra qualche minuto c’è il tram.

Scrivimi tutti i giorni, anche un semplice biglietto come quello d’oggi, se non hai tempo di scrivermi di più. Vorrei che fosse luglio e che domani fossimo tutti due in un paesetto in montagna, e che al pomeriggio andassimo sotto un albero a dormire, finché venisse la sera.

Ti bacio tanto

Attilio

P.S. Vieni subito. Ti bacio

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 8.2.34-15; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

44.

Bologna 11 febbraio 1934

amore, questa mattina la posta è arrivata tardissimo, alle 11, e io ormai non mi aspettavo più una tua lettera; ma ora, che gioia, l’ho più vicina a me, l’ho appena terminata e ora mi ha messo addosso una voglia ancora più grande di vederti. Ogni giorno che passa sono sempre più felice di volerti bene e capisco sempre di più che non poteva avvenire altro che così, che io ti volessi bene. Ed è una cosa sempre più difficile starti lontana tanti giorni. Ora le giornate sono più lunghe, comincia una nuova stagione, dicono che sia la stagione che maggiormente influenza le persone; in questo tempo, come tutti gli anni, divento irrequieta e anche nervosa (io, che salvo il periodo della mia nevrastenia non lo sono mai) e poi non riesco a far niente, ho una grande sonnolenza per tutta la giornata. È un periodo che poi passa, ma intanto bisogna che mi sottometta a questa primavera – Studio poco, e non riesco quasi a leggere, così forse mi annoio un po’. Ho davanti una lunghissima domenica, nessuna delle mie amiche è libera, così sarò sola con te tutto il giorno; benché sia molto meglio quando mi sei vicino, pure sei ugualmente una gradevole compagnia. Caro, è una giornata bella, serena, benché questa mattina sia riuscito a piovere.

Se fossimo insieme quì, forse oggi andremmo là fuori dove siamo già stati una volta, e dove la domenica non è forse diversa dagli altri giorni – Ci staremmo tanto tanto, fino a quando ci sia proprio buio – ci deve essere molto bello anche di notte lassù, vero? non ci sarà nessuno per quelle strade.

E poi se fossimo insieme ci baceremmo tanto, non ci stancheremmo mai; non ci sarà mai momento più bello di quello quando mi tieni fra le tue braccia. Mi sento più dolce e sarei buona con qualsiasi persona. Chi non vuol bene e non è amato ha proprio tutte le giustificazioni di non essere buono.

Sai che ieri ho sentito dire che le vacanze cominciano il 22? e durano sino all’8 di maggio? spero che possa essere vero. A casa studierò ben poco, ma non me ne importa niente – Mi rifarò dopo.

Caro, ho tanta voglia di baciarti ti adoro

Ninetta

Sto scrivendo sopra una specie di studiolo dove ci sono tutti i miei libri abbastanza ordinati – c’è un vasetto minuscolo con dentro una piantina che farà un unico fiore, è un giacinto che mi ha messo quì ieri la signorina. Poi c’è l’Italia letteraria con le tue poesie.1 Sai che sento della tenerezza anche per le tue poesie? Sono così tue. A casa ho tutti i giornali dove sono state stampate, a cominciare dal Ducato.2 Ora cercherò di studiare un po’, ma ho tanto sonno ancora. Con te forse starei sveglia o forse mi faresti venir voglia di addormentarmi con te – Ti bacio

tua Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-2v.

45.

Baccanelli 15 febbraio 1934

Mia adorata,

verso le sei e un quarto, mentre insieme alla signora Bandini1 cercavo mia mamma, ti ho vista camminare svelta verso Borgo Sant’Ambrogio.2 Mi son sentito un gran vuoto nella testa, e la signora che era con me deve essersene accorta, perché mi ha detto: Se deve andare, non faccia complimenti… Io non ho fatto complimenti e son corso alla tua ricerca, ma chissà dov’eri già. Volevo darti ancora certi baci che ti venivano di diritto, ma tu andavi come il fulmine, io avevo il tram che stava per partire, e mi son dovuto portare a casa quei baci. Vuol dire che verrò più presto da te per saldare il conticino. Cara ragazza, come son passati presto questi cinque giorni: ecco ancora ieri potevo vedere i tuoi occhi e tenerti stretta, e già oggi novanta kilometri ci separano. Ma tu almeno sei brava e fai le traduzioni e vai a lezione, così il tempo passa meglio per te; io invece non posso studiare, né andare a lezione, ma sto in casa a pensare a te e a rodermi. Sono le tre del pomeriggio: fuori c’è il sole, le galline cantano, e sembra estate. Sono molto innamorato di te, tu sei lontana, cosa posso fare se non scrivere il romanzo?3 Vedi, sarà il romanzo di un innamorato, e come ti ho detto s’intitolerà “Giovinezza” e sarà un dono per te, una favola per la mia ragazza. Sei contenta che lo faccia? Ce l’ho tutto addosso, nelle vene negli occhi, ma ho bisogno di chiarificarmelo, per poterlo scrivere. Poi farò prestissimo a buttarlo giù. Bisognerebbe che fosse pronto molto presto. Sarà una cosa delicata, realistica e fantastica, come sono certi sogni. Se mi riesce di dire ciò che voglio… Sono così poco abituato a scrivere in prosa. Ciò può essere un bene e un male: è certo che non sarò troppo prezioso, ma non vorrei neppure essere sciatto. Hai visto come vado dritto a scrivere? È merito di una bella falsariga carta assorbente che era nel notes, e che mi fa andar più diritto di un ragioniere. Scricchiolano ancora le tue scarpette? Sai che sono simpatiche così chiare? Anche le scarpe hanno un’importanza, specie se son quelle della mia fanciulla, ed esse di tutto ciò che porti sono la cosa più simpatica. Vorrei essere uno di quei poeti greci dell’Antologia Palatina, per farci su un epigramma.4 La laurea falla su qualche lirico greco, così quest’estate al fresco ci divertiamo un po’ con gli aoristi. Tu m’insegnerai tante cose, e se sarai proprio brava ti darò un bel bacio. Senti, cambiamo così il titolo della canzone: «A bungalow, an Alceo (o Menandro) and you (and a “His Master’s Voice” gramophone portable with many Boswell and Armstrong’s records)».5 La canzone si chiamava nell’originale «A bungalow, an ukulele and you», ma noi due dell’ukulele non sappiamo che farcene. Non ti pare molto meglio la variante? Forse sarebbe bene aggiungere un buon dizionario greco. Pensa che un mio amico mi ha fatto un progetto per il bungalow, io ho il sito dove costruirlo, deliziosissimo, e ho la legna. Bisogna che ne riparliamo perché sarebbe assai bello. Ma quando potrà realizzarsi? Scrivimi tutti i giorni, anche solo due righe, ma scrivimi, perché un giorno senza una tua lettera è insopportabile. Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. La busta non è delle più belle, ma non ne avevo altre in casa; poi le buste si distruggono, e l’importante è che siano belle le lettere. Scrivimi

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta commerciale timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 7.2.34.XII; ARR. DISTR. ORD. (parzialmente illeggibile); indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

46.

[Bologna, 16 febbraio 1934]

amore, ho qui con me nella borsetta la tua lettera e ogni tanto la guardo un po’ e non riesco a seguire la lezione – anche perché mi fa molto male la testa, così ora andrò subito a casa dormirò molto e domani starò bene e ti scriverò più a lungo – È stata una bella giornata e questa sembra una di quelle sere che ci sono in primavera. Se stessi bene sarei contenta di tutto – ma sai come sono infelice con il mal di testa. Sei guarito? Scrivimi che ormai stai bene e che ci vedremo fra non molto. Ti bacio

Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 21-22 / 16.2.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

47.

Baccanelli 16 febbraio 1934

Mia adorata,

sono le otto di sera, non faccio che sternutire; sono voluto andare a Parma, a vedere “Pranzo alle otto”1 e il mio raffreddore s’è alimentato con tutto quel sole ed è diventato un raffreddore in ordine, di quelli che stordiscono. Forse di questo stordimento ti accorgerai leggendo la mia lettera. Non badarci troppo. Il film è una commedia più che un film, ma è condotto bene, vi sono degli attori splendidi, e alcune cose sono anche intelligenti: è del mediocre di lusso, curato levigato piacevole a vedersi, in cui ogni tanto affiora una nota acuta. È certamente superiore a Grand-Hotel.2 Io mi sono divertito, certo niente di più, ma è già molto. Come va? Hai ripreso ad andare al seminario di greco, a fare i compiti per Beltrame. Io, seriamente, domani comincio a studiare. Non è giusto che tu studi e io no. Non mi piacciono gli uomini che non fanno niente, non perché consideri il lavoro una bella cosa o un dono degli dei, ma dato che tutti lavorano, anch’io lo devo. Se non lo facessi, sarei un vigliacco. Come sono serio, ma è così, e credo che anche tu sia contenta che la pensi così. Non posso continuare ad essere un fanciullo svogliato; se così fosse non mi meriterei te, perché come possono i fanciulli svogliati affrontare la vita con una compagna? Poi è bello pensare che tu sei a Bologna che hai voglia di essere con me, e io sono a Bacc.3 E ho voglia di esser con te e invece ci tocca studiare. E siamo entrambi al tavolino e cerchiamo di imparare delle cose di cui non c’importa niente, ma lo facciamo perché dietro quelle cose ci sei tu e ci sono io. Per usare una metafora che ho già usato parecchie volte, gli esami e la laurea sono i draghi che custodiscono la porta della nostra felicità. Bisogna ucciderli ad ogni costo.

Va a vedere “Don Chisciotte” di Pabst:4 devono esservi delle bellissime fotografie, forse non bene cucite, il solito difetto di Pabst, ma bellissime fotografie. E quel libro non è spaventoso? Lady Chatterley5 era purissimo in fondo, era l’amore. Faulkner è potente ma disgusta un po’. Possibile che la vita sia così brutta? Noi sappiamo che è molto più bella, non è vero? Mi vien voglia di sentire le tue braccia piene e lunghe sotto il pullover e tenere la testa contro la tua vita, mia cara, cara. Ti bacio tanto tanto

Attilio.

P.S. Scrivimi sempre. Appena mi passa il raffreddore vengo e se c’è questo bel sole andiamo fuori porta. Be good.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 11-12 / 17.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 17.2.34.XII-17; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

48.

Bologna, 17 febbraio 34

mio amore, sono appena sveglia e ti voglio così bene che bisogna che te lo scriva subito subito – che felicità poter pensare a te appena sveglia e poi per tutta la giornata fare tante cose diverse ma avere sempre te in un angolino della mente – alcune volte stai buono, ma altre volte diventi così prepotente che devo dimenticare ogni altra cosa per pensare solamente a te. Caro, caro – noi staremo sempre insieme, ci adoreremo e saremo felici per tutto il resto della vita – che cosa grande poter stare insieme – e capisco anche come sia importante. Io sarò tutto per te come tu sarai tutto per me, e non avremo bisogno di nessun altro – è così dolce pensare queste cose e io ci perdo molto tempo – ma intanto io studio anche. Tu dunque scrivi il tuo romanzo che sarà molto bello, e io sarò felicissima. Ho cominciato un libro di Sinclair Lewis,1 ma faccio molta fatica a continuarlo, così leggerò quel libro che non mi volevi dare e che sarà certo molto meglio. Questa sera andrò a vedere Don Chisciotte,2 la Giulietta Rognoni vuole che la vada a prendere. È abbastanza comodo per me perché andando al cinema di giorno perderei le lezioni e di sera è molto antipatico uscir sola. Hai ricevuto il mio biglietto di ieri? Stavo così male tutto mi urtava e non avevo desiderio che di stare con te – quei cinque giorni sono volati ma li ricordo tutti così bene. Scrivimi che mi vuoi anche tu un bene da morire, che anche tu non puoi fare senza di me – ti bacio tanto

Ninetta

Sai che mi hai attaccato un po’ del tuo mal di gola? Ma è un male piccolo che non dà fastidio e sono quasi contenta di averlo – ti bacio.

Lettera ms. cc. 2r.-1v.

49.

Baccanelli 18 febbraio 1934

Mia adorata,

ho ricevuto ieri il tuo “biglietto postale”. Vanno benissimo anche i “biglietti postali”, specialmente nel tuo caso, dato cioè che hai molto da fare, ma voglio presto una lettera, una bella lettera tutta scritta dal principio alla fine. Sai, quando vedo una tua lettera, penso che per scriverla ti sei chiusa nella tua camera, ci hai pensato un po’ su, hai compiuto insomma qualcosa d’importante; invece un biglietto si può scrivere anche a lezione, e dà, leggendolo, un suono meno intimo: pare di sentire intorno delle voci che disturbano, mentre invece intorno alla lettera c’è il silenzio della tua stanza, e forse appena il battito irregolare del tuo caro cuore. Mi sono impossessato del primo cassetto del mio comò, l’ho sgombrato di tutto ciò che v’era dentro e vi ho messo tutto ciò che mi è più caro: le tue lettere, che cominciano a esser troppe e il mio portafoglio si lamentava: “Ahimé, che mi tocca portare un peso sproporzionato alle mie capacità, come farò a resistere?”, le mie poesie, mozziconi di poesie e di racconti ecc, e la pomata Antiba1 che impregnerà lettere e poesie di un soave aroma guaiacolato. E mi sono messo la chiave in tasca. Dirti che sto bene, non mi è difficile, solo ho ancora un po’ di mal di gola, contro mi faccio dei potentissimi gargarismi facendo stupire il gatto che sta a guardarmi di sull’armadio, e un’insonnia, che non ci vorresti che tu a curarmela. E anche un rimasuglio di raffreddore. Sono le nove del mattino, il cielo è sereno con qualche nuvola, come di primavera. Penso se in questa casa ci stessimo noi due; a quest’ora tu saresti ancora di sopra, io sentirei i tuoi passi sul mio capo. Poi verresti giù bella, elegante, e ci baceremmo. La vita non ha senso che con te. Ho un po’ sonno perché non ho dormito molto, e adesso, quando ho finito di scriverti, mi metterò in poltrona a dormire, vicino al fuoco. Ieri ho cominciato, solo un pochino, a studiare. Ma studierò. E a volare ci vai? Io ti sconsiglio. Che gusto credi che ci sia? Siamo nati per andare in terra, perché dovremmo volare? È una rettorica romantica, come quella di scalare i picchi inaccessibili delle Dolomiti. Nulla, volare, scalare le Alpi, è paragonabile a passeggiare una sera di maggio, per una stradetta della nostra campagna, quando le lucciole fanno quel curioso andare, e i biancospini sono fioriti e impolverati. Adesso mi è venuta un’improvvisa voglia di averti vicina, di baciarti, di tenerti fra le mie braccia. Per forza mi viene l’insonnia: desiderarti tanto e star qui solo come uno sciocco, mi rovina i nervi. Ma verrà anche la nostra ora. Ti bacio tanto

Attilio

P.S. Lascia lì di studiare se ti viene il mal di testa. Se viene un film “Perdizione” con la Hopkins,2 quello è Sanctuaire ridotto per i puritani, vale a dire mezzo rovinato. Ma la Hopkins deve essere sempre brava.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 21-22 / 18.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 19.2.34.XII-17; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

50.

Bologna – 18 febbraio 1934

Caro, volevo tanto una tua lettera oggi ed è venuta. Sai? siamo malati tutti e due. Io sono proprio a letto e ci rimarrò tutto il giorno, perché ho male alla gola, con tante macchie bianche che non ho mai avuto e che mi hanno un po’ spaventata – ma la signora dice che è una cosa comune e mi fa fare delle cure che manderanno via tutto il male. Se non avessi quello, starei benissimo e rimango in letto solamente per guarire più presto. Sai che non riesco più a studiare a far niente? ora che ho dei libri non posso fare a meno di leggere, così è dall’altra settimana che non guardo più il mio greco.

Tu invece dici che diventi bravo che cominci a studiare – Voglio leggere questo Santuario1 tutto di un fiato così dopo ritornerò a studiare. Sono ancora in principio perché l’ho ripreso solamente questa mattina, e fin d’ora m’interessa molto. Non sono stata a quel film di Pabst2 perché mi sono accorta che non lo danno più – aspetterò che torni in qualche altro cinema.

È vero, è bello pensare che al di là di tutte le cose che ora facciamo ci sei tu per me e ci sono io per te – è proprio perché ho te al di sopra di ogni cosa, se riesco a studiare, a fare tante cose forse in fondo inutili, a starti per tanto tempo lontana – mi sentirei di poter fare tante altre cose, molte di più se fosse necessario a farci felici. Che cosa grande che tu sia tanto entrato nella mia vita che io non possa più pensare nessuna cosa senza che tu ci sia riflesso dentro. Caro, quante volte penso di essere tra le tue braccia, di sentirti vicino a me vivo e caldo, di appoggiare il mio viso al tuo quando è un po’ umido e mi fai un po’ male. Se tu vieni un giorno che ci sia il sole ci sarà quasi caldo, ormai pare che l’inverno se ne sia andato – allora andremo in un posto dove sono stata moltissimo tempo fa e mi ricordo un po’ vagamente – deve essere proprio sui colli, con le strade che salgono, e sembra di essere lontanissimi da Bologna, proprio in campagna, con le siepi, i fossi, le case dei contadini e niente ville. Mi sentirei di poter uscire anche oggi, se non avessi questa gola malata; ma io non mi sento malata, questo sole di mezzogiorno guarirebbe il più malato, e non so se avrò la forza di stare tutto il giorno quì a letto. Caro scrivimi sempre – ti adoro

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-2v.

51.

[Parma, 19 febbraio 1934]

Mia adorata,

ecco che ti scrivo un biglietto invece di una lettera, ma oggi ho avuto molto da fare e non m’è restato tempo altro che per scriverti un biglietto. Ma domani ti manderò una bella letterona lunga, con quella bella carta grande. Come stai? Il mio mal di gola non mi dà eccessivo fastidio, ma persiste. Io persisto a fare dei gargarismi. Sai cosa piuttosto? L’insonnia non mi lascia stare. Però a differenza di te quest’estate, di giorno non sono nevrastenico. Lo sai che forse fra pochi giorni pubblicherò un nuovo volume di poesie, quatto quatto? S’intitolerà “La rosa bianca” da quella poesia che devi aver letta, e s’spirava a te.1 Il mattino non passa neanche male, ma il pomeriggio, senza di te. Ma verrà l’estate e ci rifaremo. Ti bacio tanto

Attilio

Biglietto postale timbrato PARMA FERROVIA 19.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 20.2.34.XII-1; indirizzato a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

52.

Bologna 19 febbraio 1934

amore, non ti scrivo dalla mia camera, ma sono ugualmente sola nel seminario di greco, non si sente che il rumore dell’acqua del calorifero, che sta bollendo. Sono le due del pomeriggio, sono uscita così senza scopo, perché ero stanca di stare in casa e a letto. C’è un sole bello e caldo e mi sento un po’ come una convalescente; ho mangiato poco in questi giorni per curarmi la gola, così ora sono debole – mi sono stancata anche del sole e sono venuta quì per poterti scrivere meglio. Poi starò ancora un po’ qui a leggermi un libro, e se verrà il professore penserà che sono la migliore delle sue alunne, perché vengo sempre al seminario a studiare. Non ho lezioni, non ho niente da fare, cioè non ho la forza di mettermi a far qualcosa – vorrei che tu fossi con me e mi conducessi in giro un po’ piano, sostenendomi un po’ come una malata. Poi vorrei essere buona con te, dirti che mi sento di amarti anche di più di quanto ti amo ora, e che nella mia vita non sarò altro che la tua donna. Anche a Parma c’è questo sole? dove sei tu poi, in campagna, sarà ancor meglio; quando sono a Parma, tutti gli anni verso l’aprile mi viene una voglia pazza di andare a stare a Valera,1 perché so come si stia bene allora. Tu dici sempre che un giorno noi due staremo insieme e staremo in campagna. Mi piacerà molto e mi piacerebbe tanto una di quelle case che ci sono solamente in campagna, un po’ grandi, molto poco lussuose a vedersi, ma molto comode, calde d’inverno, fresche e silenziose d’estate, con uno di quei cani che fanno la guardia – ma a te piacciono i gatti e non i cani – ma sarà un cane che starà sempre fuori e non darà nessun fastidio vedrai – sai che non posso più vedermi nella vita altro che con te? ma se ora non avessi da fare tutte queste cose noiose – quando son un po’ malata mi sento di odiarli veramente tutti questi libri. Ora mi porterò la lettera qui fuori poi tornerò a casa perché ho un po’ paura che mi faccia ancor più male la gola –

Ti bacio tanto tanto

tua Ninetta

Hai ricevuto le altre due mie lettere? È entrato poco fa un ragazzino del primo anno, che mi guarda un po’ di traverso, perché lui è molto zelante e studia, mentre pensa che io scrivo al moroso. Caro scrivimi sempre anche tu – ti bacio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.

53.

Baccanelli 20 febbraio 1934

Mia adorata,

è vero che sei ammalata? Non voglio. La tua prossima lettera deve dirmi che stai bene, che sei forte come un’amazzone. Almeno potessi esserti vicino e baciare la tua piccola gola bruna, fino a che quelle cattive placche bianche siano scomparse. La mia gola non è ancora completamente sanata, ma non mi dà fastidio. Ora, come devo averti scritto, ho l’insonnia. Tu sai cos’è, e puoi capirmi se ti dico che è il male peggiore del mondo; ma speriamo che se ne vada. Io credo che se tu tornassi mi andrebbe subito via. Dicono: è una conseguenza dell’essere i nervi scossi, infatti… Dato che i miei nervi sono scossi perché mi manchi tu, tu sei il mio unico e vero bromuro. Ti piace che ti chiami Bromuro? No? Allora ti chiamerò ancora Ninetta, la mia Ninetta. Sono le nove di sera, oggi non t’ho scritto, e mi sento un po’ in colpa. Ma domattina farò impostare presto questa lettera, così ti arriverà domani. Spero di mettermi un po’ a posto, andando avanti, ma per ora la tua mancanza mi pesa moltissimo. Di notte dormo poco, di giorno sono sciocco, combino poco e sto delle ore a pensare a te. Poi il fatto d’aver dormito poco mi lascia un po’ assonnato tutto il giorno e invece di dire Pranzo alle otto dico Grand-Hotel,1 oppure rispondo giù di tono. L’unica cosa bella qua è il tempo anche troppo bello, e il non poterne approfittare mi fa desiderare quasi che si guasti (ma questo solo quando sono di umore nero). I fiorai hanno fuori le violette e mi piacerebbe portartene: sono così simpatiche, poi sono brune come te e fresche come il tuo viso da quando non hai più la febbre, e hanno un profumo un po’ umido che fa venire in mente l’acqua dei fossi. E Sanctuary? Se non ti seccano certe cose troppo crude, ti deve sicuramente piacere. È un libro potentissimo, quelle tragedie che si susseguono sotto quel sole, senza nessuno ce n’abbia colpa, quella fatalità, quell’impotenza degli uomini a lottare col proprio destino sono magnificamente resi, in modo asciutto e diretto, senza rettorica. Abbiamo molto da imparare nel fare romanzi da quei pazzi d’americani. Viene la notte, e io ho un po’ paura ad affrontarla, ora che soffro d’insonnia, ma se avessi te per mano non avrei paura e il mattino ci dovrebbe svegliare il sole alto.

Ti bacio tanto

Attilio

Domani forse mi vado a fare la fotografia.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 21.2.34-18; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 21.2.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

54.

[Bologna, 20 febbraio 1934]

Avrei voglia di dirti che è molto che non ci vediamo, ma non voglio pensarci perché abbiamo ancora davanti tanto tempo prima che ci possiamo vedere davvero. Ma io sono felice ugualmente. Ho tante cose da ricordare e sei talmente entrato nel mio cuore che non sarò mai proprio sola. Ti voglio così bene. Oggi è una giornata straordinaria, sembra che sia già arrivata la primavera – Questa mattina ero un poco infelice e allora sono uscita e ho camminato molto – così ora sono un po’ stanca, non sono più infelice ma avrei tanta voglia di riposarmi vicino al mio amore. Se tu fossi qui con me. In certi momenti ti voglio così bene da dimenticare qualunque altra cosa e pensare a te solamente e completamente – sento tanta tenerezza da diventare buona, buonissima e mi viene il desiderio di fare qualcosa di grande per te, non so precisamente che cosa. Mi scrivi presto presto? Hai ancora il raffreddore? Io sto molto bene, ma non riesco ancora a trovare la forza di mettermi a studiare, non so da che cosa cominciare e sono molto seccata – mi pare che sia tempo così perso studiare – perché non posso pensare sempre e solamente a te e volerti bene?

Sono in una classe dove si fa una lezione che mi sembra molto noiosa, di paleografia – Ora ti lascio perché termina l’ora. Ti bacerei tanto se ti fossi vicina. Mi scrivi subito

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.

55.

[Bologna, 21 febbraio 1934]

amore, mi sono appena alzata (è quasi mezzogiorno) e ora sono fuori – è la più bella giornata che abbia mai visto con un cielo limpidissimo – Sono contenta perché ho studiato abbastanza – Sarei completamente felice se avessi ricevuto una tua lettera che invece non è venuta. Non posso più stare senza qualcosa di tuo – Quando uscirà il tuo volume di poesie?1 me lo manderai appena uscito? Ma scrivimi altrimenti io non vado più avanti. Come non è giusto non poter essere insieme in queste giornate – ma tutto aprile sarò a casa e sarà il più bel mese dell’anno. Scrivimi se sei guarito io sto molto bene ora – ti bacio

Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 15-16 / 21.2.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

56.

Baccanelli 22 febbraio 1934

Mia adorata,

non puoi immaginare come mi ha fatto bene la mezza giornata passata con te: stanotte ho dormito meglio, se non proprio bene, e questa mattina, vale a dire mezz’ora fa, mi sono alzato contento e vispo come un gallo. Ho persino un’indefinita voglia di studiare. Te l’ho scritto che tu sei il mio bromuro, è la verità. Oggi si prepara una bella giornata, come ieri, e fuori porta d’Azeglio quei bambini giocheranno ancora sul prato in declivio, e le anatre del ristorante Fontanina navigheranno ancora calme, ma noi non ci saremo.1 Pazienza, ci ricorderemo, che è pure una cosa assai dolce. Questa è una di quelle mattine silenziose e fresche, che gli aereoplani cominciano a portarli fuori, come bambini che hanno bisogno d’aria, e il loro rumore non rompe il silenzio, anzi lo accresce. Sono le nove e mezza, tutte le case hanno le finestre aperte, cerco di immaginarmi dove sei, cosa fai. Secondo me sei a scuola, e stai molto quieta e attenta, e sei molto buona, anche con la Jacobelli.2 Non ti pare che darle un po’ di colore, e vestirla all’uopo, poi metterla al posto di uno di quei burattoni donna, la baronessa non sfigurerebbe? Anche come altezza e come lineamenti pare fatta apposta. Adesso ho paura d’aver detto delle cose cattive, e come si fa a esser cattivi con una morosa come la Ninetta, e un sole e un cielo come quelli d’oggi? Auguriamo dunque alla Jacobelli un marito nobile, e ogni felicità.

Sei stata a Pranzo alle 8? Tolta qualche gigionata qua e là, e il doppiato in principio cattivo, mi pare un film molto notevole, in alcune cose fine e non comune. Poi, vero, realistico. Pensa se potessi tornare da te, domenica che gioia stare insieme tutto il giorno. Ma è meglio che non faccia progetti, se verrà, verrà. Così riescono molto meglio, le cose, hai visto ieri. Se tu avessi visto con che bella macchinina siamo tornati: una Balilla spider verde, nuova nuova. C’era un po’ freddo, benché fosse chiusa, ma ero ben coperto. Quell’uomo, uno gentile e intelligente, mi ha portato sino a casa. È uno di quegli operai che leggono un po’, molto simpatico, un uomo onesto e in ordine, niente servile, e niente presuntuoso. Ha tre bambini e s’è fermato a prendere la carne a S. Lazzaro, perché costa meno. Dice che mangiano tanto. Lui è quasi sempre via con delle macchine e deve adorarli ancor di più, per il fatto che li vede poco. È un uomo riuscito.

Adesso, appena finito di scriverti, mi metto a studiare le Istituzioni di Diritto Civile,3 puoi immaginarti con quale piacere. E dire che quando ho cominciato a scriverti questa lettera avevo un’indefinita voglia di studiare. Figuriamoci quando non ce l’ho. Ora ti saluto e ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

P.S. Il mucchietto delle lettere cresce. Ciao.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 22.2.34-23; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 23.2.34.XII-1; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

57.

[Bologna, 23 febbraio 1934]

amore, sono a scriverti ancora nella classe di greco e penso che non è niente se ho tanto da studiare, se devo stare via tanto tempo, perché ho te – in certi momenti ti voglio così bene che devo mettere la testa sul libro chiudere gli occhi e ricordare – non posso più pensare altro. Quando mi tieni vicina a te, mi pare di non essere più capace di volere o almeno di volere solo quello che tu vuoi; allora sono proprio la tua ragazza e ti adoro. Quando potrai tornare a Bologna con quell’uomo dalla macchina? Gli vorrei quasi bene se ti portasse ancora – Oggi è una giornata nebbiosa e un po’ fredda; pareva impossibile quel giorno della Fontanina1 che il sole potesse andarsene ancora ormai – ma lassù forse non c’è freddo, ci sono tante stufe. È una casa fatta tutta di legno non brucierà mai con tutto quel caldo? È simpatica anche a te Bologna, vero? e io sono contenta, giacché debbo stare lontana da te a studiare, di essere qui. Si sta bene anche per le strade, dappertutto. Questa sera (ora sto qui ancora un’ora sino alle 7) andrò in centro a impostare, perché questa lettera ti arrivi prima. Tu cosa fai? fai stampare le tue poesie? studi un poco? Perché in questo momento non possiamo stare insieme a poterci amare tanto? non vendicarti più se qualche giorno non ti scrivo, non ne hai il diritto; vedi io sono qua sola e bisogna proprio che tu mi scriva sempre, se non ho una tua lettera non posso più far niente, sono infelice e vorrei volerti meno bene, divento così un po’ cattiva. Caro, invece te ne voglio sempre di più.

Ti lascio ora perché c’è nell’aula altra gente e non posso scriverti bene.

Ti bacio

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.

58.

Baccanelli 23 febbraio 1934

Mia adorata,

perché non ho ricevuto una tua lettera oggi? Per vendicarmi, e anche perché ho fatto un lungo giro fuori porta con Bianchi e sono stanco e la schiena mi fa un po’ male, ti scriverò solo poche righe. Ho comprato un fascicolo di una rivista dedicato alla poesia nordamericana con la traduzione e il testo a fronte, molto interessante e quando vengo te la porterò.1 Se potessi venire domenica: hai in mente la Fontanina con le anatre che navigano calme e il dolce sole? Mi vien voglia di baciare i tuoi capelli, e mi vien voglia di ridere e sono contento a pensare che ci sei tu, la mia morosa, a Bologna e che fra un mese avremo 40, dico 40 giorni da stare insieme. Poi d’aprile, quando è dolce dormire, e noi dormiremo anche insieme. Ti sei messa a studiare? Cara, e la gola va bene? Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

P.S. Scrivimi, se no penso che sei malata. Domani ti mando una lunga lettera.

Lettera ms. c. 1r.; busta timbrata PARMA FERROVIA 19-20 / 23.2.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

59.

Bologna – 23 febbraio 1934

amore, ho fatto un lungo sonno e svegliandomi ho pensato come sarebbe bello che venisse la donna a dirmi che di là mi aspetta qualcuno. Dopo averti visto mercoledì ho ancora più forte il desiderio di rivederti. Come sarebbe bello che tu potessi arrivare qui spesso a farmi una visitina e poi te ne tornassi la sera a Parma, che tu stessi qui anche poche ore ma che potessimo vederci parlarci. Questa notte sono andata a letto tardi (sono stata al cinema a vedere Pranzo alle 8) ho dormito pochissimo così dopo pranzo ho dovuto dormire qualche ora assolutamente – Ne avevo proprio bisogno, appena sveglia una grande tazza di the mi ha aggiustato i nervi – Ma non posso assolutamente far niente – in questi periodi di esasperata indolenza, di incapacità a fare qualsiasi cosa, non posso far altro che pensare a te. Penso se per caso tu arrivassi qui anche la domenica e ci fosse tutto quel sole dell’altro giorno. Oggi è una giornata grigia e fredda, ma è passata prestissimo e non mi ha per niente influenzato. E poi quando ricevo una tua lettera al mattino sto bene per tutta la giornata. Il film di ieri sera mi è piaciuto, scorre quasi tutto bene e poi c’è quella Billy Burke a sostenere tutto il film.1 A Parma cosa danno? Penso che siamo appena al 23 di febbraio e che ho ancora davanti un lungo mese prima di tornare a casa. Voglio mettermi a far tante cose in questo mese, così avrò più tempo da dedicare a te in aprile.

Ho ancora un po’ sonno, e vorrei stare fra le tue braccia e che tu mi lasciassi dormire, e poi svegliarmi e essere ancora con te. Ti adoro – ti bacio tanto

Ninetta

Lettera ms. cc. 1r.-1v.

60.

Baccanelli 24 febbraio 1934

Mia adorata,

questa notte ho fatto una bella dormita di otto o nove ore, e ora mi sento riposato e allegro, e da quando mi sono alzato non faccio che riempire la casa dei canti più stonati. Fuori c’è la nebbia, ma il sole già la vince e la mette in fuga e credo che anche oggi sarà una giornata serena. Nella stanza dove scrivo hanno acceso un bel fuoco, che brucia con la massima buona volontà e fa un rumore così intimo e addormentante… Spero che oggi il postino mi porti una tua lettera, se no mi comincio a inquietare, cioè non ad arrabbiarmi ma a divenire inquieto, a pensare che ti fa male la gola e qualcosa di simile. Sarò un po’ stupido, ma sono così e credo che non mi cambierò più. Come vanno le guance della mia Ninetta, sono ancora così morbide e tenere e dolci come due pesche? Lo sai come mi piace toccarle e scorrerci su con le dita, sono un po’ lunghe e proprio simili alle pesche. Mi dispiace che le vedano anche quei brutti grassi e pallidi polacchi. Lo sai che forse domani non posso venire? Ma quest’altra domenica credo quasi di sicuro. Intanto mi cibo di ricordi, come i vecchi, e così il tempo passa non male. Ma c’è dei momenti, che i ricordi non bastano, ed è come quando uno gli fanno sempre quel mangiare delicato, e gli vien voglia di qualcosa di più sostanzioso. È la voglia di tutta te intera, corpo e spirito, tutta per me, da sentire che sei mia, tutta mia, e che mi sei vicina e che nessuno ti ruberà e sarai mia per sempre.

Sono belle quelle poesie nord-americane a cui ti ho accennato ieri. C’è un verso di uno, Ezra Pound, in cui si rivolge a una fanciulla e dice: «Tree you are – moss (muschio) you are – you are violets with wind above them».1 Non è bello? E senti questa di un negro, ed è il canto di una ragazza negra cui hanno impiccato il fidanzato:

Way down in Dixie

(Breack the heart of me)

They hung my black young lover (impiccarono)

To a cross roads tree.

Way down South in Dixie

(Bruised body high in air) (sbattuto su)

I asked the white Lord Jesus

What was the use of prayer.

Way down South in Dixie

(Breack the heart of me)

Love is naked shadow (nuda)

On a gnarled and naked tree. (nocchiuto)2

Non è anche questa molto bella? È inutile: questi negri hanno un temperamento in musica e in poesia. Mi ha detto Bianchi che Coppola pubblica un articolo quasi tutte le settimane sul Pop. d’Italia, e che sono articoli molto intelligenti e belli. Se riescirò a trovare l’ultimo te lo manderò. Era su qualcuno il cui nome finisce in one, Euforione, mi pare.3 Io sarei Euforione se domani potessi venire. Ma vengo presto senz’altro. Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

Ti ho messo la traduzione di parole che forse già conoscevi, ma così fai più presto, se non le sapessi.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 24.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 24.2.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

61.

Baccanelli 26 febbraio 1934

Mia adorata,

finalmente ieri, dopo due giorni, dico due giorni di silenzio, ho ricevuto una tua lettera. Senza scherzi sono ormai così abituato alla tua lettera quotidiana, che stare due giorni senza riceverne, mi pare un’eternità. È poco una lettera, in confronto ad averti vicina, ma è moltissimo una tua lettera, quando sei lontana. Cara, se venisse questo benedetto aprile; intanto s’è guastato il tempo e piove che pare d’essere ripiombati nell’inverno, la schiena mi fa un po’ male, allora l’ho fatta pitturare con della tintura di iodio e mi brucia… Però da tre notti dormo quasi come un ghiro, speriamo che continui così. Ieri ho parlato molto con un giovane dei miei mali, che mi ha detto che se fosse in me starebbe al mare due bei mesi, senza fare bagni, in una casa molto vicina alla spiaggia, in riposo. Capirai se non mi piacerebbe, con te vicino. Adesso sogno di una nostra casetta fra i pini, e dei sonni pomeridiani fra i pini, uno vicino all’altro, e di quando ci sveglieremmo verso le cinque, e avremmo fame e suoneremmo qualche disco. Quell’aria fervida iodata che brucia le labbra sarebbe la felicità. In montagna c’è troppo freddo, non è vero? Sai una bellissima novità? In aprile viene Armstrong1 in Italia, proprio quando tu sei in vacanza e noi lo andremo a sentire!

Sabato sono stato a vedere il film dell’Arsof2 che è una cosa ripugnante oltre ogni dire. Hai finito di leggere Sanctuaire? È bello, malgrado tutto, ma fortunatamente la vita non è così, se no, ci sarebbe poco da stare allegri.

Cosa fai in questo momento? Sono le undici del mattino, e tu col tuo pull-over marrone sei nella tua camera che studi, composta, a tavolino. Sei una ragazza alta bruna di carnagione olivastra, con due piccoli occhi, e sei nata nella Nuova Galles del Sud.3 Le tue mani sono la cosa più dolce del mondo, piene come certi biscotti. Ora questa ragazza è mia, mia comprese le mani. E il cuore che batte in modo irregolare, e io potrei anche venderla perché è mia. Ma non la voglio vendere, no. Però, dato che è così mia perché non è quà? Ho voglia di darle dei baci e mi tocca invece intingere la penna e scrivere. Ho voglia di baciarla e di guardarla, piove ed essa è lontana. Non è crudele? Intanto giovedì è già marzo ed alla fine di marzo cominciano le vacanze.

Scrivi tutti i giorni. Ti bacio tanto

Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 24.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 24.2.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

62.

[Bologna, 27 febbraio 1934]

mio amore, ho affrontato un’ora fa il postino sotto la pioggia nell’uscire di casa e c’era la tua cara lettera – È un tempo infame ma la tua lettera me lo fa un poco dimenticare. Sono stata a prendere una firma di Coppola e durante la lezione mi sono letta la fine di Sanctuaire, è un libro bello e terribile, anche se qualche volta disgusta, e hai fatto bene a darmelo. Ora lo manderò alla Ninina per mezzo di una mia compagna.

Penso che se dura questo tempo noi non ci vedremo, e io ho tanta voglia di vederti! Tutto questo umido e questo grigio fa proprio desiderare come non mai il sole che c’è al mare e poterci essere noi due insieme. È possibile che in un’altra parte della terra, così vicina poi, non possa cadere questa pioggia torrenziale? Bologna è insopportabile sotto la pioggia, tutto quell’umido anche sotto i portici che diventano così bui; mi vien tanta voglia di essere a casa e che tu mi venissi a trovare, di vederti tutti i giorni, che tu mi raccontassi quello che fai quando sei a casa e fuori, che ci volessimo tanto bene. Come può essere già quasi arrivato marzo? Sono contenta che nonostante tutto, il tempo passi e abbastanza presto.

Ho ripreso a studiare e ora sto traducendo i lirici greci, ho cominciato con Callino1 di cui non restano che venticinque versi e poi farò tutti gli altri. Credo che questa sera andrò al cinema. Caro, ti lascio perché è ora di pranzare. Ti bacio tanto

Ninetta

Mi mandi quando l’hai terminata quella rivista di poesie americane? Domenica o lunedì tornerà a Bologna quella mia compagna che ti ho detto e mi potrebbe portare anche la rivista, se tu la porti a casa mia prima di quel giorno. Dov’è che potremo sentire Armstrong? Sarà una meraviglia – Ti adoro – ti bacio ancora tanto.

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.

63.

Baccanelli 28 febbraio 1934

Mia adorata,

Ieri non ti ho scritto, mi perdoni? Vedo che dici di sì, tranquilla e dolce, con la tua voce che è ancora un po’ da bambina, specie quando dici sì o no, e mi viene una gran voglia di baciare le tue guance fresche. Oggi ricorre il primo anniversario della mia venuta a Bologna,1 il cielo è sconvolto, ora sereno ora nuvolo, ed è già più primaverile che invernale. Vedi, se tu fossi qua, o io da te, ci copriremmo bene ed andremmo in cerca di violette, che da noi devono cominciare a spuntare adesso. Non pensiamo mai quanto siano antichi i fiori, e non solo le rose e altri fiori importanti, ma anche le violette, di cui parlano i poeti greci, e tutti gli anni ritornano. È una constatazione, questa, non troppo originale e profonda, ma non posso pensare che le piccole viole hanno attraversato secoli di barbarie, il medioevo, senza perder niente, e non ammirarle molto. Quando vengo, te ne porto e tu le metti sul comodino, in un bicchiere, così quando pensi a me te le guardi. Ma quando sono secche, le butti via, perché è come tenere un morto in casa, non è bello. Adesso ti dico che devi studiare, intanto che sei a Bologna sola, così quando vieni a casa, hai più tempo per stare insieme a me. Ti piace stare insieme a me anche quando sono un po’ sciocco, che dico un’infinità di cose a vanvera? Io credo di sì, perché anche allora sono io, e le mamme voglion bene anche ai ragazzi sciocchi, e così tu con me. Il bello è che me ne accorgo quando sono così, ma è più forte di me, e anzi più cerco di resistervi, peggio è. Pensa però che se non fossi la mia morosa, e io il tuo moroso, che due vanerelli saremmo, senza consistenza, senza avvenire. Invece così siamo due signoroni, un po’ sacrificati ancora per un po’, ma due signoroni. Voglio dirti che lo sapevo che tu saresti stata mia, fin da quando tutto poteva far credere il contrario, lo sentivo più che saperlo. Era troppo naturale che tu, tutta come sei fatta, con le tue idee, il tuo nome Ninetta, dovessi esser mia. Era naturale, perché nulla riusciva a toglierti dalla mia mente e tutte le altre donne non mi facevano né caldo né freddo, e sarebbe stato troppo ingiusto che non fosse stato così. Eppure ogni tanto prendevo delle scottate da te.

È stato meglio che ci siano state tante difficoltà, e poi così ci siamo conosciuti bene. Un giorno, te l’ho già detto, quel giorno che abbiamo suonato tante volte quel disco, emergeva fra gli altri, e un nulla mi teneva nella speranza. Per adesso il romanzo non va avanti, invece spero presto di fare uscire il volumetto di poesie. vedrai che bella edizione. Sei contenta? È quanto so fare, e quanto posso donarti, belle o brutte che siano, e son contento di farle per te. Ma nel romanzo spero, le poesie sono cosine tutt’al più graziose. Devo prendere il tram per impostare. Ti bacio tanto

Tuo Attilio

P.S. Bianchi ha incaricato la Ninina di fare la traduzione di una tragedia dall’inglese per i Litt. della Cultura.1 Poi avrebbe intenzione di far recitare la tragedia, con belle scene di Giandebiaggi,2 e far recitare Maurizio, ma di donne non se ne trovano. Ma di questo parleremo più a lungo nella prossima lettera. Dimmi se l’idea ti piace. Maurizio dice che tu sapresti recitare. È vero. Sarebbe bellissimo, ma ci spero poco che si possa dare. La capiremmo solo noi e allora. Ma ci sarebbe poco pubblico e intelligente. Ti bacio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 26.2.34-17; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 26.2.34.XII-24; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

64.

Baccanelli 28 febbraio 1934 (ore 9 di sera)

Mia adorata,

non sempre ciò che ci circonda è piacevole, qualche volta è irritante, altre persino insopportabile.

Questa sera, appunto qualcosa di insopportabile mi sta intorno, eppure io sopporto benissimo, anzi quasi non mi accorgo di nulla. Perché? Perché a Bologna ci sta una ragazza che è tutto quanto m’importa, e dato che essa mi vuol bene, e che sta bene, io sono felice, e non mi curo del resto. Non sto a spiegarti che cos’è, tanto più che sono ottimista e credo che tutto si accomoderà nel migliore dei modi. Ma ho voluto farti vedere quanto ormai la mia vita sia legata alla tua, che mi basta sapere che mi vuoi bene, e che domani riceverò una tua lettera (a proposito, oggi sono rimasto a bocca asciutta, ma anch’io, ieri credo, sono stato un po’ mascalzone) e che in aprile sarai a casa perché tutte, anche le cose più brutte, spariscano, e non resti che tu, ed io sia felice. Stasera mi duole anche un po’ la schiena ma son diventato bravo e non ci faccio caso. Passerà, mi dico. Quello di cui ho bisogno sei tu e niente altro. Quando ci sei tu, il mal di schiena probabilmente l’ho lo stesso, ma non me ne accorgo. E a te non duole più? Tu sei più intelligente di me, e senza portare troppi pullover ti sei curata meglio di me, che sono sciocco e non riuscirò mai a niente, neanche a guarire come si deve. Ma tu mi vuoi anche così sciocco, non è vero? Anzi mi devi voler maggiormente bene, dato che sono così, un po’ sciocco. Ma non esageriamo adesso. Oggi ho visto “L’uomo che voglio” con Jean Harlow e C. Gable,1 un film fatto bene, recitato benissimo, con alcune cose veramente belle. La solita mano sicura di un vecchio direttore americano, un’interpretazione magnifica, vi sono due fra le riformate, la negra e la femminista splendide attrici, fanno di questo film di ordinaria amministrazione qualcosa di divertente e piacevolissimo a vedersi.

Questa mattina l’ing. Balestrieri, quello della Fiat, mi ha detto che ogni tanto passi da lui che quando c’è qualcuno che viene a Bologna, mi faccia prendere su. Coraggio, cara, che presto ci rivediamo, e andiamo fuori porta D’Azeglio.

Adesso vado a letto, se no mi torna l’insonnia, che mi fa più paura di un male. È brutto, quando verso le due del mattino il sonno, che sino allora era andato a meraviglia, s’impunta come un cavallo che abbia visto un’ombra e non c’è maniera di farlo andare avanti.

Ti bacio

Attilio

P.S. Tutt’oggi è stata una giornata aggrondata, ma già primaverile.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 28.2.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 28.2.34.XII-20; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

65.

[Bologna, 28 febbraio 1934]

amore, ho un insopportabile desiderio di vederti di stare con te; è possibile poter stare ancora tanto tempo senza vederci? Io non voglio contare i giorni per non spaventarmi, poi le giornate senza sole come queste sono ancora più lunghe e fanno pensare ancor di più che noi non siamo insieme, noi ci amiamo e non possiamo fare senza l’uno dell’altro. Non so se starò quì fino alla fine del mese. Caro, prima io ero a casa e a quest’ora tu mi baciavi e io stavo così bene fra le tue braccia. Se fossi fra le tue braccia ora. Ero stanca di studiare e sono uscita. V’è tanta gente fuori che non conosco – ma io non desidero altro che te. Poco fa quasi piangevo perché non c’eri. Ti bacio tanto tanto

Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 28.2.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

66.

Baccanelli 1 marzo 1934

Mia adorata,

tutta notte e tutta mattina ha piovuto quasi con furia, ora, sono le tre e mezza del pomeriggio, ha smesso, e c’è una gran calma quà intorno e una specie di stanco languore. I prati sono verdi e lustri, le facciate delle case asciugano lentamente; se non passasse ogni tanto qualche grosso camion rosso, sembrerebbe di vivere in uno di quei paesaggi romantici di moda il secolo scorso. E io vi sarei intonato: sto leggendo non una, ma due lettere della mia amata, che mi sono arrivate da poco e che mi riempiono di felicità. Cara, fatti coraggio che fra poco torni, e non è difficile che venga la prossima settimana, perché mio fratello deve venire alla Corte d’Appello, e mi ha promesso di prendermi su. Sei contenta? Lo sai che per adesso il volume di poesie non uscirà? Non uscirà, non uscirà, ma sai perché? Perché Zavattini1 non vuole sino a che non ho finito il romanzo, non glielo ho consegnato, e non lo ha pubblicato. Allora, egli dice, s’incaricherà di farmelo pubblicare, magari da un editore in gamba, se il romanzo andrà bene. Come vedi sono un uomo importante, e il mio editore non mi trascura. Il più adesso è fare il romanzo. Zavattini vuole che glielo consegni presto, ma però vuole anche che lo curi, che sia non una speranza, ma qualcosa di realizzato. Come lanciamento, anche presso il pubblicaccio, non v’è editore meglio di Rizzoli. Se riesco a farlo come m’intendo io…

E i lirici greci sono belli? Quando traduci qualcosa di molto bello, mandamelo, che per me sarà bello due volte, poiché sarà tradotto da te. Fai fatica con Callino? Fin che tu la facessi con Alceo e Saffo, sono così belli, ma Callino non deve essere un gran che e non si merita che tu ci perda tanto tempo. Ma non calunniamolo, povero Callino, perché ha il nome un po’ ridicolo. Chissà com’è bravo…

Questa è l’ora che quando sei a casa, io vengo da te e ci amiamo, finché viene il crepuscolo, e io me ne vado con tanta dolcezza nelle vene, un po’ di stanchezza, e voglio bene a tutti quelli che incontro per la strada, perché sono stato da te. Ma oggi bisogna che mi accontenti di scriverti di prendere il tram delle 5 e un quarto e di andare a impostare perché tu riceva più presto la mia lettera.

Mi vien voglia di chiamarti come chiamava Shakespeare la sua dama in uno dei suoi meravigliosi sonetti: O mistress mine, poi la chiama sweet and twenty, dolce e ventenne ecc.2 Tu sei la mistress mine, la mia sweet and twenty, un po’ più ma è lo stesso, Ninetta, e io vorrei che tu fossi vicina a me, adesso che l’aria si fa più scura e continuare a baciarti, finché non sia buio completamente e non vi sia che la luce dei tuoi piccoli occhi. Adesso ti lascio perché devo prendere il tram.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

Scrivimi sempre. Ciao.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 19-20 / 1.3.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 1.3.34.XII-1; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

67.

[Bologna, 1 marzo 1934]

mio amore, fuori piove proprio dirottamente ed è anche un po’ freddo, così io mentre ti scrivo sono attaccata al calorifero. Ormai questa dove sono è proprio diventata la mia stanza e ci sto bene. Con questo tempaccio studio più volentieri, mi raccolgo meglio, e mi sono accorta che questa mattina ho fatto molto, mi sono anche accorta che i lirici più belli non li devo tradurre, ma solamente quelli più noiosi e meno interessanti. Così Alceo e Saffo non saprò neanche come scrivevano. Tu studi un poco? Quì nella mia è quasi buio benché siano poco più delle tre del pomeriggio; verso la primavera e d’estate i temporali fanno sempre un così gran buio. Ieri era la giornata più bella di quest’anno, un sole che ogni tanto scompariva e un vento violento, era proprio una giornata di marzo, vuol dire proprio che l’inverno è passato – Avrei voluto essere con te, ieri; ero così felice.

Ieri sera sono stata con la Rognoni a un film della Harvey,1 ma era molto noioso, quì per ora non c’è nessun film che valga la pena di andare a vedere – Forse verrò a casa prima di quello che credevo. Ho tanta voglia di stare con te. Sempre ti desidero, quando sono un po’ sola e quando anche sono molto contenta – Oggi sono una ragazza sola in una città che non è la sua, non lacrima come questo cielo ma ha un bisogno infinito del suo amore – Caro, ora ti lascio, devo prepararmi per uscire, devo andare a lezione, e tu sai che sono un po’ lenta. Ti bacio

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.

68.

Baccanelli 9 marzo 1934

Mia adorata,

è solo un giorno che tu sei partita e io non ne posso già più. Ieri nel pomeriggio sono stato a Parma, ma mi sentivo così perso che son tornato a casa col primo tram. Ma anche a casa, benché verso sera il tempo si fosse fatto bello, e il giorno finisse lentamente, e avesse molto l’aria della primavera, io non riuscivo a trovar pace. Qualcosa mi mancava, qualcosa di necessario, senza di cui non riesco a prendere gusto a niente. Lo sai che ogni giorno ti voglio sempre più bene, perché ogni giorno ti capisco di più e mi accorgo che tutto in te mi piace, che tutto in te è fatto per me? Mi viene in mente quando hai suonato un po’ il piano: non c’è niente di più grazioso di quando tu sei un po’ buffona, lo sai essere con tanta leggerezza e grazia, facendo finta di niente. Sembri allora una di quelle fate che amano fare scherzi. Tu sei una fata, una fata bruna del paese dei canguri, della Nuova Galles del Sud.1 Questo quando sei come mercoledì, al piano, o quando mi prendi un po’ in giro. Ma quando sei seria, quando ci baciamo, non sei più per nulla una fata, sei una donna, puramente e semplicemente una donna, nel suo fiore, fatta per amare ed essere amata, la cosa più meravigliosa e più umana che esista, cara.

Il mio mal di gola non è peggiorato, ma non è neppure migliorato, di più ho il raffreddore, ma non mi lamento, perché in compenso dormo come un ghiro ed è preferibile il raffreddore all’insonnia. Poi speriamo che mi passi presto. Tutte le mattine mi guardo la gola nello specchio e le sue placchine ci sono ancora, allora faccio dei gargarismi. Come t’ho detto più sopra non mi lamento, non avrei ragione di lamentarmi, oggi una cosa, domani l’altra ecc. E se non avessi te sarei belle stufo. Non importa che siano cose da poco, sono sempre cose fastidiose, e chi sta bene fa presto a parlare. Non importa niente, dato che fra una quindicina di giorni tu torni a casa. Ti lascio perché voglio studiare un po’, come ti avevo promesso.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

P.S. Scrivimi!! Ti mando la Fontanina,2 tienila fra le mie lettere.

Ciao.

Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 9.3.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 10.3.34.XII-20; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

69.

Bologna – 9 marzo 1934

mio amore, eccomi di nuovo a Bologna – e ora davvero per una ventina di giorni non tornerò a Parma – Ho ripreso subito a studiare e ho appena finito in questo momento la lirica di Tirteo.1 Ora sono le undici e appena ho finito di scriverti mi alzerò e uscirò a impostare – Caro, tu cosa farai? hai studiato un po’ anche tu? con tanta fatica e disperazione? sei proprio disperato tu quando pensi ai tuoi esami, e fai una faccia così buffa – ma se tu ci mettessi solamente un briciolo di buona volontà fra due anni non ci penseresti più lontanamente.

Sono stata ieri sera a vedere “L’uomo che voglio”2 che non è brutto – sono venuta a casa con tanto sonno che sono entrata in letto al più presto e così ho lasciato tanta roba in giro e c’è molto disordine nella mia stanza. Quante responsabilità a essere fuori di casa – persino quella di tenere un po’ in ordine la propria stanza.

Sono contenta, è per me questo uno di quei giorni in cui, forse perché si è riposato bene, si pensa che non c’è nulla che disturbi e non si può concepire che anche gli altri non siano soddisfatti –

Caro, ma io penso che ci sia anche una ragione molto più profonda e tu sai bene qual è –

tu sai che io ti amo molto molto, ti amo proprio in un modo serio, lo senti? ma ora dovrò fare senza di te – per quanto tempo ancora? sta bene e fa venire il sole, così tu puoi arrivare presto. È una giornata un po’ coperta ma piuttosto calda – Scrivimi – Ti bacio tanto

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.

70.

[Baccanelli,] 10 marzo 1934

Mia adorata,

aspettano una tua lettera questa mattina; oggi sto a casa tutto il giorno, sia perché non essendoci tu non saprei cosa andare a fare a Parma, e una tua lettera, anche uno di quei tuoi buffi biglietti postali, mi avrebbe fatto dolce compagnia. Nella stanza in cui ti scrivo è molto caldo, e in tutta la casa l’unico rumore è quello della sveglia; sono le tre del pomeriggio. E tu dove sei, cosa fai, cara? Tu fossi qui, ti terrei sulle ginocchia, e non mi stancherei di baciarti. Non ho voglia che di te, e devo sembrare anche un po’ musone ai miei, dato che tu sei lontana. Sto in una poltrona, la testa appoggiata a un cuscino, i piedi su di una seggiola, sonnecchio, mi pare di essere un vegetale, sono senza pensieri. Solo una prepotente, unica voglia di te nel sangue negli occhi nelle mani, in tutto il corpo, in tutto me. Mi consolo a pensare che ne abbiamo dieci e che non più di 15 giorni ci separano da un lungo mese di felicità. Intanto il raffreddore non mi abbandona, ma è un raffreddore mite.

Ieri sono andato a Volo di notte,1 che, tolta qualche bella fotografia, non mi piace. Non prende, non lega. Personaggi convenzionali ecc.

Bisogna che ti lasci perché devono prendere il tram e io do la tua lettera da impostare. Scrivimi tutti i giorni, cara mascalzona. Se domattina domenica non ricevo niente, mi tocca aspettare sino a martedì, poiché il lunedì il postino non viene. Sarebbe un guaio grosso.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

Scrivimi subito. Ti bacio Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 18-19 / 10.3.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 11.3.34.XII-1; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

71.

Baccanelli 12 marzo 1934

Mia adorata,

ieri era domenica e ho fatto riposo assoluto: così non ti ho scritto, in compenso ho ricevuto una tua lettera e me la sono letta e riletta al caldo mentre dintorno mi ferveva la vita speciale, odorosa d’arrosto, della domenica mattina. Cara, se tardava ancora un po’ ad arrivarmi la tua lettera, vedevi che ti giungeva una di quelle mie tragiche lettere di quando sono tre giorni che non ricevo tua corrispondenza. Ieri, all’Unica, in via Cavour ho visto fuori le prime uova di Pasqua; va bene che le espongono un bel po’ prima, ma vuol dire che ci avviciniamo. Pasqua mi è molto simpatica a me, è una festa così fresca e primaverile, e se stai buona ti regalo un uovo sodo dipinto con tre belle fasce tricolori. Ti va?

Questa mattina vado a prendere dei libri per studiare, perché quelli che ho non mi piacciono; così vado cercando materie che mi dispiacciano meno di scienze delle finanze, poi mi ci metto di buona voglia e qualcosa ne uscirà, o il romanzo, o quattro esami da ventuno, che è il massimo voto che mi sento di prendere, sforzandomi.

Cara, questa mattina ho guardato le tue fotografie da stare a letto e le ho baciate un bel po’. Quando potrò mandartene una mia? Quel professore non l’ho più visto, ma ti prometto che oggi lo cercherò e lo obbligherò a farmela.1

Ci sono dei bei films a Bologna? Quà niente, per ora, secca completa.

Ricordati, se danno Progetti di vita,2 mandami subito ad avvisare.

Bianchi ha visto Saviotti3 a Milano, con sua moglie, la quale gli ha detto che Graziella si è fatta bellina (se lo dice lei) e che gioca molto al tennis e che studia pittura. Che tipi tutti tre!

Pensa, cara, che ne abbiamo dodici e i giorni fanno presto a passare, e presto potremo stare insieme fin che vorremmo e volerci tanto bene. Abbiamo già fatto l’amore in autunno, in inverno, e un po’ in estate, ma in primavera niente ancora. Questa sarà la prima volta. Non pensare che ti porti sotto un albero fiorito, tu con un lungo vestito e un largo cappello, io con i pantaloni bianchi e una camicia di seta aperta sul collo come in certi films. No, no. Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. Scrivimi sempre. Ti bacio ancora tanto Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 12.3.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 13.3.34.XII-20; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

72.

Baccanelli 13 marzo 1934

Mia adorata,

e piove; sono le dieci del mattino, ma la giornata è così scura, che ci vedo appena; sola consolazione, il fuoco acceso da poco, che lancia scoppi guerreschi con giovanile entusiasmo. Da qualche tempo mi fa veramente un po’ troppo male la schiena, e almeno tu fossi a casa a compiangermi, a dirmi che non è vero, però è stato molto bello che tu mi abbia cominciato a voler bene da quando ero ammalato, pensa con la paura che ho, e con tutti i miei piccoli mali, se non avessi te. Tu mi dai veramente molta forza. Ed anche sicurezza: mi pare che io con te mi sentirei di affrontare tutto. Lo sai che ti voglio veramente molto molto bene, e che ogni giorno te ne voglio di più? Quando il mal di schiena mi disturba troppo, mi dico pensando a qualcun altro che sta bene: io avrò il mal di schiena, ma ho anche la Ninetta, e sto meglio io mille volte. Come va lo studio? Io ho portato a casa il Venzi1 e oggi mi decido a cominciare sul serio: sono 779 pagine. Povero me.

Quando vieni a casa andrai subito in campagna? C’è la nostra stradetta che ci attende, e deve essere molto bello fra un mese.

Guarda di studiare molto la mattina, quando sei a casa, perché il pomeriggio ti voglio tutta per me. Adesso ti lascio perché c’è mia mamma che scende e voglio farle vedere che studio (pensa che bugiardo che sono) di buona voglia. Il postino deve arrivare e spero che abbia una tua lettera. Se venisse il sole ti verrei a trovare, ma così, bisogna che mi accontenti di scriverti.

Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. Ho ricevuto adesso la tua cara, cara lettera. L’ho baciata tanto. Pensa che se è vero che le vacanze cominciano il 22, non ci sono neanche 12 giorni. Hurrah.

Ti bacio ancora tanto tanto

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 11-12 / 14.3.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 14.3.34.XII-17; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

73.

Bologna 14 marzo ’34

Caro, ti scrivo due parole intanto che sono fuori – Sono due giorni che piove maledettamente, ma nonostante tutta questa pioggia sono molto di buon umore – infatti when you have a boy of yours non può essere diversamente – Caro – Oggi però non ho avuto niente da te – E, vedi, io mi vendico subito con questo biglietto. Piove così anche a Parma? Allora tu a quest’ora sarai in casa. Scrivimi presto. Ti bacio tanto

Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 14.3.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

74.

Baccanelli 15 marzo 1934

Mia adorata,

lo sai cosa mi ha detto un mio compagno ieri? che le vacanze cominciano il 20, martedì e finiscono l’8 di maggio. È forse vero, anche per te? Pensa che questo vorrebbe dire averti a casa fra cinque giorni e quasi per due mesi. C’è da impazzire dalla felicità. M’ero messo a studiare, ma adesso, per i cinque giorni che devo aspettarti lascio lì. Riprendo quando tu sei a casa, la mattina: così la mattina studio, sono bravo, e mi merito di passare il pomeriggio con te. E anche tu devi portarti con te i libri per studiare. Devi esser stata un giorno senza mie lettere, ieri o ieri l’altro, ma non è colpa mia, bensì della pioggia che ha continuato per due giorni a cadere come un diluvio, così una lettera che avevo scritto ieri l’altro l’ho impostata ieri. Come stai, cosa fai? Io sono tutto contento che fra pochi giorni torni a casa, e la mattina mi alzo e canto fortissimo e ballo il tango da solo con le pantofole. Poi vengo giù, mangio molto pane in poco caffelatte, suono un disco e leggo i saggi di Montaigne,1 che sono talmente nutrienti per l’intelligenza…

Per il mese che vieni a casa annunciano tanti bei films, fra i quali Eskimo, che sembra sia un vero capolavoro,2 Don Chisciotte ecc. Ti sono cresciuti i capelli sulla nuca, come t’intendevi tu? Così non potrò più baciarla come voglio. La tua ultima lettera che m’è arrivata, quella di due giorni fa, era così bella che l’ho tenuta con me sino a stamattina; poi questa mattina mi son detto: se non la metto via con le altre, oggi non me ne arriva un’altra. E l’ho chiusa a chiave nel famoso cassetto insieme alla pomata guiacolata e agli appunti per il romanzo.3 Non sei invidiosa che queste cose facciano compagnia alle tue lettere? Tanto sono tue anch’esse. Non fumare, cerca di star proprio bene per quando torni. Ti lascio perché fra pochi minuti c’è il tram.

Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. Mi fa ancora male la schiena ma il medico mi ha visitato e ha detto che la pleura sta benissimo e che sono dolori muscolari.

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 12-13 / 15.3.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 15.3.34.XII-20; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

75.

Baccanelli 16 marzo 1934

Mia adorata,

sono arrivati i Blackbirds (l’album di dischi)1 proprio in tempo per quando vieni a casa, ravvolti nei trucioli odorosi di legno ecc. ecc. A proposito, quando vieni? Ieri, non faccio che informarmi a destra e a sinistra, un tale di medicina mi ha detto che cominciano domani, sabato 17, perché poi c’è la domenica e lunedì è S. Giuseppe, ma non ci voglio credere, perché sarebbe troppo bello. Però intanto che vieni potresti portare anche il sole; quì sono cinque o sei giorni che piove quasi ininterrottamente, e io col mio ombrello non sono più così anacronistico e passo inosservato. Non t’è mai venuto da ridere a pensare che porto l’ombrello anche quando c’è il sole? Un pochino. Ma mi vuoi bene lo stesso, anche con l’ombrello, non è vero? Cara, il sapere così prossimo il tuo ritorno mi tiene in un certo stato di felicità trepida, o quasi felicità, che non riesco a far niente. I giorni contano in quanto passano, e nient’altro. Molte volte, come ieri, vedo la tua lettera quando arrivo da Parma, alle dodici e mezzo, quando c’è già la minestra sulla tavola. Allora io vado nell’andito a leggerti, e quando arrivo, gli altri hanno quasi finito, e io mangio in fretta con un’aria indaffarata e incantata nello stesso tempo, che se mi chiedono qualcosa non sento, o capisco male o rispondo giù di tono.

Ieri sera ho sentito nella radio, dalla Scala, dei mottetti del Palestrina cantati dal coro della Scala. Le parole erano quelle del Cantico dei Cantici.2 Devi sentire che musica: tutti anche i più grandi, Bach Beethoven, impallidiscono davanti a quelle semplici e grandiose architetture di sole voci. È un musicista immenso, facilissimo, secondo me, a capire, peccato che tu non abbia potuto sentirlo. Ho mandato a prendere le Lettres choisies di Lawrence,3 così quando vieni a casa, le leggi.

Ti aspetto il più presto che puoi.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

Pensa, 50 giorni da stare insieme!

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 15.3.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 16.3.34.XII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

76.

Baccanelli 18 marzo 1934

Mia adorata,

non me l’aspettavo proprio di restare due giorni di fila senza tue lettere; cosa vuol dire? Questa mattina quando il postino mi ha consegnato la posta, e ho visto che non c’era niente di tuo, dopo il primo momento di delusione, mi sono consolato pensando che se non c’era tua posta, voleva dire che c’eri tu. Aspettavo una tua telefonata da un momento all’altro. Invece… Non sarai mica malata. Io, ieri e oggi, sono stato un po’ disturbato perché devo aver fatto una piccola indigestione e non mi sento ancora completamente a posto. Così sono un po’ malato e molto malinconico perché la mia Ninetta non ha scritto e non è venuta. Come si può essere così crudeli? Pensa poi che domani, lunedì, la posta non arriva e allora fai il conto, sabato, domenica lunedì senza un tuo rigo, una vera eternità. Ma ti perdono, quello che importa è che vieni a casa al più presto. Non faccio che domandare all’uno e all’altro quando cominciano le vacanze, sono uno che aspetta e nient’altro. Mi è morta la nonna paterna, che si chiamava Stella ed era stata una bella forte e allegra donna, e aveva avuto otto figli; ma quà in ultimo, in seguito a un’otite era andata un po’ giù di testa, e stava sempre piuttosto male.1

Bisogna che ti lasci perché devo andare a Parma a far spesa: sono l’unico uomo di casa e ho molto da fare.

Ti bacio tanto tanto e ti aspetto da un giorno all’altro

tuo Attilio

P.S. Se non vieni scrivi.

Lettera ms. c. 1r.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 19.3.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 20.3.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

77.

[Bologna, 20 marzo 1934]

Caro, ho letto la tua lettera correndo a lezione e inciampando contro tutti quelli che incontravo; ma non avrei potuto aspettare di più per leggerla –

Ora che ti scrivo è quasi l’una e fra poco mi chiameranno per andare a pranzo. Ho molta fame perché ho camminato un po’ questa mattina – si sta così bene fuori ora che c’è il sole; ci sarà così caldo anche a Parma? Tu devi cominciare a levarti un dei tuoi pullovers – altrimenti come fai a resistere? Caro, sai che non riesco a pensare che martedì sarò a casa e che mercoledì ti vedrò? Anticipo di due giorni le vacanze e poi sino all’8 di maggio sono a casa e tu riprendi tutti i tuoi diritti – ma io ho tanto da fare. Via via che il tempo passa mi spavento sempre un po’ di più. Pensando a tutto quello che ho da fare. E poi vorrei dare anche filosofia. Ieri ho preso le dispense e alla prima lettura ho capito ben poco – spero che diventerò un po’ più intelligente alla seconda.

Oggi andrò con delle mie amiche al Collegio di Spagna; l’ho già visto tanto tempo fa e mi era piaciuto molto; è un po’ lontano dal centro, e appena dentro pare di non essere più a Bologna, è fresco e raccolto e invidio un po’ quei collegiali dai lunghissimi nomi che vi abitano –1 Questa sera è la seconda sera di “Perdizione” con la Hopkins2 e ho molta voglia di vederlo – Caro, mi chiamano ed è ora che vada –

Ti bacio tanto

Ninetta

Ho tanta voglia di sentire i dischi nuovi

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.

78.

[Milano,] 12 – aprile 1934

Mia cara, sono seduto a un tavolo razionale di un famoso caffè razionale, il Craia;1 ho appena finito un caffelatte delizioso. Allora ho pensato di scriverti che spero di essere oggi da te. Però sarebbe stato bello che ci fossi tu con me a Milano e che camminassimo insieme lentamente per via Manzoni. Ora vado alla Fiera come tutti i buoni provinciali. Se mi resterà una lira o due ti porterò un ricordo.

Ti saluto affettuosamente

tuo Attilio

Cartolina postale timbrata MILANO CENTRO CORRISPONDENZA 9-10 / 12.4.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Palazzo Giovanardi / Via S. Tiburzio / Parma

79.

[Firenze,] 29-4-34

mia adorata,

sono alloggiato in una elegante silenziosa pensione per inglesi di via Tornabuoni, la via più elegante di Firenze.1 Dalla mia finestra si vede l’Arno che scorre calmo. Quando verremo a Firenze insieme scenderemo alla Pensione Piccioli e ci faremo dare la camera n. 30 al quarto piano (tanto c’è l’ascensore). Come vorrei che tu fossi quà. Credo di tornare domani sera. Ti abbraccio e ti bacio

tuo Attilio

Lettera ms. c. 1r. su carta intestata Pensione Piccioli / 1 – Via Tornabuoni / FIRENZE; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Vicolo S. Tiburzio / Parma

80.

[Firenze,] 29-4-1934

Saluti a te e a Ninina dalla città dei fiori

Attilio

Cartolina postale illustrata «LITTORIALI DI CULTURA E ARTE FIRENZE / 20 aprile-5 maggio XII»; busta postale timbrata FIRENZE FERROVIA 15-16 / 30.4.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Vicolo di Tiburzio / Casa Giovanardi / Parma

81.

Bologna 5 maggio 1934

amore, voglio scriverti che ti voglio un bene da morire e che se non ci fosse il fatto che la Ninina non è contenta sarei la creatura più felice del mondo – perché anche ormai ho quasi finito di studiare così me ne torno da te. Sono molto brava in questi giorni e studio sempre, ma non so se questo basterà. Sabato sarò emozionata per il mio compito e l’altro sabato avrò finito tutto.

Domenica ho ricevuto una lettera della Ninina dove mi diceva che tu le hai parlato e che lei ha scritto subito a Maurizio. Sono contenta che questo sia avvenuto, mi dispiace solo moltissimo di non essere a casa con lei, perché questi saranno giorni molto brutti e non posso immaginarmela sola. Scrivimi cosa dice Maurizio dopo che è stato da lei. Perché io non posso scrivere alla Ninina; se tu la vedi dille che ho ricevuto la sua lettera – Io l’aspetto da un giorno all’altro qui di passaggio per Napoli.1

Caro, ho così bisogno di stare con te; questa mattina mi è arrivata la tua lettera mentre cominciavo a tradurre uno dei quarantotto libri di Omero che dovrei presentare.2 Mi ha riempito di felicità e poi mi sono svanite d’incanto tutte le preoccupazioni di non arrivare a fare tutto – non mi importa più niente di questi esami, non hanno proprio nessun senso.

Tu però sei perfido a non mandarmi le tue poesie e io sono molto offesa; credo che quando arriveranno non vorrò più leggerle. Vedo pochissima gente in questi giorni perché sono sempre in casa. Qualche volta dopo cena arriva qui la Giulietta3 quando io sono già a letto e mi distrae un poco.

Sei guarito? quando vengo a casa devi stare proprio bene, veramente no? ti bacio

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-2v.

82.

Bologna – 10 maggio ’34

amore, sono ancora più lontana da te, ma so che ti vedrò presto, così sono contenta a pensare alla domenica che passeremo insieme. Ho trovato Bologna piena di gente e un po’ paesana ma simpatica. Ieri hanno portato in giro la Madonna di San Luca1 e credo che tutti i Bolognesi fossero fuori a vederla – Ho girato molto da stancarmi e sono stata ad una casa di cura a trovare la Luisa Plata che si è fatta un’operazione. Mi convinco sempre di più che è una buonissima ragazza e che bisogna che io sia proprio gentile con lei.

Bologna, 11 maggio2

amore, torno ora da una lezione di italiano, ho molto sonno per questo – E poi con tutto questo caldo non avrei altra voglia che di essere con te in quella nostra stradetta di campagna – Le sono affezionata, ci ha visto per tanto tempo.

Ieri quando mi hai lasciato per tornare via, sono andata direttamente a casa mi sono svestita, mi sono coricata sul letto e non sono stata capace di far niente. Sono rimasta così sino all’ora di cena e ho pensato a te come non avevo mai pensato e mi venivano quasi le lacrime agli occhi dalla felicità di volerti così bene. Caro, è possibile che ti voglia un giorno anche più bene di ora? Ora sto aspettando che arrivi quella domenica che passeremo insieme. Intanto cerco di studiare un po’. Ma mi pare che riuscirò a fare ben poco per gli esami – Le tue poesie stanno bene in quella edizione che ti fanno? poi mandamele ben incartate e io me le terrò qui con me a farmi compagnia – Ora ti lascio, dovrò girare molto per delle commissioni della Ninina – Scrivimi sempre – Domani bisognerebbe che ricevessi una tua lettera, ne ho tanta voglia. Ti bacio tanto tanto

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.

83.

[Baccanelli,] 11 – maggio 1934

Mia adorata,

ieri quando ti ho lasciata ho sentito come ti voglio bene come forse mai prima… I miei hanno aspettato un po’ a venire, e io solo in mezzo a tutta quella gente indomenicata, in quel gran sole, mentre tu te ne camminavi soletta verso casa, io solo, col pensiero che per alcuni giorni non avrei più potuto vederti, avevo proprio voglia di piangere. È una sensazione che si avverte allo stomaco e agli occhi, e che mi prende un po’ anche adesso che ti scrivo. Qualcosa come quel giorno che ti sei messa a piangere fra le mie braccia. A ripensarci eri molto simpatica, ed è stata una cosa che ci ha uniti ancora più di quel che non fossimo: era la Ninetta bambina che piangeva, come quando aveva paura, poi era la Ninetta che diventa donna. Vedi, senza accorgercene noi due (anch’io perché molto maturo in certe cose intellettuali, ero acerbo come te in certe altre, come l’amore) stiamo diventando un uomo e una donna, è molto bello, è una specie di crisi necessaria, terribilmente dolce. Cara, come vorrei averti vicino e baciarti tanto. Tu sei la mia vita, e ieri sentivo proprio staccarsi qualcosa da me. Eravamo stati tanto insieme questi ultimi tempi, che non ce ne accorgevamo neanche: era l’abitudine. Ora stare anche pochi giorni lontani è dolorosissimo. Ma lo sai che io sono un tipo che è capace di capitarti lì fra qualche giorno? Com’erano belli i tuoi occhi ieri con quel sole. E anche il tuo cappellino e il tuo tailleur così bel nuovo su di te, cara io sento che nulla potrebbe più dividerci, e che non desidero più altro che di poter vivere con te. Il resto non conta niente. Oggi quà è un po’ nuvolo io non ho voglia di studiare. Ma tu studia poco, che non ti ritorni l’esaurimento. Oggi vado a Parma a vedere se Bianchino1 mi fa passare la malinconia. Ciao.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

P.S. Scrivimi se c’è un giorno della settimana entrante che puoi stare insieme a me prima di domenica dal mattino alla sera. Se non c’è pazienza. Ti bacio tanto

Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 11.5.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

84.

Bologna, 13 maggio 1934

amore, non ti ho scritto ieri e oggi, ho un po’ di rimorso, così prima di dormire voglio dirti qualcosa – La tua lettera di ieri è stata dolcissima per me, avevo bisogno di sentirti dire proprio quelle cose. L’ho letta tanto e dopo ero molto felice. Ho la convinzione ormai che nella mia vita non ci puoi essere che tu. La sensazione precisa l’ho avuta sin da quel primo giorno al mare – ora ne sono convinta. L’altro giorno quando ti ho lasciato non potevo pensare che tu te ne andassi davvero e che non ti avrei visto il giorno dopo. Davvero torni prima di domenica? se davvero dovessi venire, fa di essere qui mercoledì o venerdì anzi meglio mercoledì – cerca di farmelo sapere, così sto in casa e ti aspetto. Ho avuto quì ieri la Ninina, arrivata improvvisamente e oggi sono stata tutto il giorno con la Noemi,1 un po’ anche per questo non mi è rimasto tempo per scriverti.

Ora ti dico buonanotte e spegnerò subito la luce – bisogna che dorma molto e che domani abbia voglia di studiare ti bacio tanto ti adoro

Ninetta

Lettera ms. cc. 1r.-1v.

85.

[Bologna,] 14 maggio 1934

mio amore, dimmi perché sei a Milano da dove ho questa cartolina – Io voglio presto presto, domani, una tua lettera. Anche tu hai fatto come me e non mi hai scritto. Caro, ho bisogno di averti vicino e sentire che tu mi baci, sono qualcosa di incompleto senza di te e mi sento quasi male a volte – Scrivimi che è così anche per te – non c’è niente che possa anche lontanamente sostituirti, io sono la tua ragazza e ho bisogno di te come tu di me – E ora debbo star quì a preparare questi esami – mi hanno anche detto che le lezioni continueranno fino al quindici di giugno. Chissà quante volte mi verrà voglia di scriverti di venirmi a rapire di qua – ma credo che sarò brava e che studierò – pensa che poi dopo la fine di giugno ho tutto il tempo che voglio per pensare a te. Scrivimi davvero e molto – ti bacio – ho tanta voglia di tenerti quasi in braccio e di averti contro il cuore – Ti bacio

Ninetta

Lettera ms. cc. 1r.-1v.

86.

[Parma, 14 maggio 1934]

Mia adorata,

sono al caffè Tanara, in piazza,1 ho appena finito di mangiare un panino imbottito, seduto di fronte a me c’è Bianchi con gli occhiali neri; ed io son qua che penso a te con una tenerezza, poiché sei lontana, ma pure mi sei sempre vicina, la mia cara manigolda. Sai in che modo pensavo a te qualche minuto fa? Pensavo, se un medico mi ordinasse di sposarmi entro un mese, quest’estate andremmo in montagna come marito e moglie e avremmo un bel lettone tutto per noi e tu cominceresti a doverti occupare di me, anche per esempio, in quello che riguarda le calze. Questo sarebbe tanto bello che se non lo faccio scoppio. È stupido star lì come due imbecilli a vederci a una certa ora ecc. Noi siamo in età da sposarci e ci dobbiamo sposare, se no succede questo che io non ammetto altre donne che te, tu altri uomini che me, e il nostro fisico ne soffre. Mica ridere a leggere queste cose: sono molto serio. Lo sai che a momenti siamo vecchi da ammazzare e non è giusto che continuiamo a fare i fidanzati? Poi è ridicolo dire: sono fidanzata, invece se dici sono moglie del tale (io sono il tale) ti chiamano signora e hanno un grande rispetto. Poi a un certo momento hai un bambino da tirar su che assomiglia a noi due e che per la strada ti tocca strascinarlo perché si ferma davanti ai negozi, tu sei un po’ più grassa, un po’ stanche le gambe; e io come sarò? Non te lo dico perché se no ridi: secondo me sono un po’ pelato con la barba lunga.

Ieri sera di ritorno da Milano la tua lettera mi ha fatto tanto bene.

Ti bacio tanto

tuo Attilio

P.S. Scusa il mal scritto. Tienti pronta per andare a Ferrara: vale a dire domenica non avere il mal di testa e abbi la camicetta ben stirata. Ti bacio ancora tanto

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 19-20 / 14.5.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 15.5.34.XII-1; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

87.

[Baccanelli,] 15 maggio 1934

Mia adorata,

te l’avevo detto che i miei mi hanno dato da scegliere: lettere o legge? Cosa diresti tu, giovane donna assennata? Io mi sento molto asino di Buridano:1 Intanto do qualche esametto di legge e quest’estate insieme, noi due, decidiamo. Ieri ti ho scritto una lettera un po’ accesa, ma in verità anche oggi non sono più calmo. Purtroppo dovrò restar quieto per necessità. Ma ti assicuro che non faccio che pensare a te come mia sposa, e mi pare che sino ad allora la vita per me non sarà ferma e avrà sempre un carattere di provvisorio. C’era un po’ nuvolo questa mattina, ma adesso, è quasi mezzogiorno, il sole trionfa. Dove sei? nella tua cameretta a studiare, o a lezione, attenta, o a passeggio per Bologna? Avrei tanta voglia di tenerti fra le braccia e sentire il profumo secco dei tuoi capelli e sentire la tua vita sotto le mie mani, così forte e dolce. Ora che è caldo le tue braccia non sono coperte e sono un’altra parte della tua persona che posso baciare: sono così fresche e pure, brune con quel po’ di rosa della camicetta d’organdi. Poi le mani si aprono come due fiori teneri, piccole da stare nelle mie, ma non poi tanto piccole.

Ti dirò che il mio vestito di gabardine è finito e se domenica è una bella giornata me lo metto. Ho cambiato il titolo al volume di poesie: s’intitolerà Fuochi in novembre.2 Ti piace? Lo sai che ce n’è una intitolata A Ninetta? Se Dio vuole è già martedì, perché ho una tale voglia di baciarti che non resisto più. Speriamo che a Ferrara si possa baciarsi perché se no a starti vicino tutto un giorno senza poterlo fare, impazzisco. Cara ragazza, oggi vado a vedere Potenza e gloria,3 che è buono, se vedi annunciato Partita a quattro4 scrivimi che vengo subito. Capito?

Ora ti lascio perché il dovere (mio padre) torna a casa in bicicletta e io [mi] metto a tavolino con un librone di diritto. Non ridere.

Ti bacio tanto

tuo Attilio

Scrivimi spesso

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-19 / 15.5.34.XII; SUL RETRO: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 15.5.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

88.

Baccanelli 16 maggio 1934

Cara Ninetta,

questa mattina ho cominciato a studiare Storia del Diritto Italiano che è un esame abbastanza simpatico e mi può servire anche a lettere. Ho molta voglia di cambiare. Oggi ho avuto molto da fare in tipografia ed ecco perché non ti scrivo che una miserabile cartolina postale. In compenso fra pochi giorni riceverai un famoso libretto. Questa mattina ho ricevuto una tua lunga lettera. Così va bene. Ho visto che c’è Partita a 4 a Bologna al Modernissimo. Ma io non farò a tempo a venirlo a vedere. Scusa l’indirizzo scarabocchiato. Arrivederci a domani

tuo Attilio

Tanti saluti da Maurizio

Cartolina postale; busta timbrata PARMA FERROVIA 21-22 / 16.5.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

89.

[Bologna,] 16 maggio 1934

amore,

ti scrivo due parole in fretta – sono in classe e fuori piove da questa mattina continuamente. Per sicuro che domenica andremo a Ferrara? Ieri sera prima di dormire ho guardato molto gli orari e credo che dovremo partire da Bologna verso mezzogiorno, dopo le undici perché gli altri treni sono un po’ improbabili. Ad ogni modo ci penseremo. Sono un po’ inquieta e un po’ nervosa da qualche giorno, ma spero che sia un malessere passeggero. Non riesco a far niente, dopo la lezione (sono da Coppola) andrò in giro e spero che mi faccia bene camminare e stancarmi. E poi penserò a domenica quando tu arrivi. Mi sento un po’ sola in mezzo a tutta questa gente estranea. Ho così voglia di vederti – non sarò contenta che domenica – perdona se ti scrivo così poco – ti bacio

Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 17.5.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

90.

9 del mattino Baccanelli 17.maggio.1934

Mia adorata,

da ieri sera una stanchezza sorda, invincibile ha preso il mio corpo, non ho la forza di far niente, neanche di ribellarmi se fossi capace di bestemmiare… ma sempre, anche da piccolo, quando qualcosa non andava per il mio verso, invece di scoppiare a piangere, mi andavo a nascondere e mi gustavo la mia disgrazia adagio, golosamente, come una merenda. Qualche volta riuscivo a piangere, ma così piano, che nessuno se ne accorgeva, e il pianto è terapeutico solo se gli altri se n’accorgono. Così, dicevo, mi sento molto disgraziato, e non ci sei tu a convincermi che non ho niente, a tenermi fra le braccia. Ma speriamo che questa stanchezza sia passeggera e che domenica io sia in piena efficienza. Piena per modo di dire, perché dopo quella benedetta malattia, in piena efficienza non lo sono più stato neppure un minuto: o mal di schiena, o stanchezza, o palpitazioni, o magari nulla di tutto questo, ma l’impossibilità ad esempio di fare cinque chilometri di corsa, che in un giovane come me è una vergogna. Vedi che questa mattina sono un po’ piagnucolone. Ma scusami. Sai cosa penso piuttosto? Che la cosa deve essere andata pressappoco così: io ero innamorato di una certa ragazza bruna Evelina, più comunemente detta Ninetta, ragazza a detta di tutti difficile da conquistare ecc. Io ero un giovane molto fortunato, sano come uno stizzo, non stupido e neanche povero. Allora le celesti gerarchie hanno decretato: sì, gliela diamo, ma in compenso vogliamo un po’ della sua salute. E mi hanno rovesciato addosso tant’acqua… naturalmente io sono molto contento che sia andata così, ma però se si poteva avere l’uno e l’altro. Ma adesso divento troppo esigente: chi ha la Ninetta non domandi altro, essa è bella, buona e dolce. Essa è la vita. Mi devi scusare per l’insulsa cartolina di ieri, ma ho avuto veramente molto da fare e non mi è restato tempo altro che per scriverti quelle quattro sciocchezze.

Sei stata a vedere Partita a quattro?1 dev’essere molto grazioso e divertente. Quà non c’è nessun film. Quando finiscono le scuole? Il 15 giugno? Poveri noi, ancora un mese? Ma non c’è niente da fare, altro che aspettare che il mese passi. E quest’estate andiamo in montagna ci prendiamo su una coperta e due cuscini e ci mettiamo sotto un castagno, come due papi. E quando siamo stanchi di far l’amore facciamo delle belle dormite. Poi mangiamo molta marmellata, portiamo dei cappellini tirolesi, e diventiamo grassi come tedeschi. Ogni tanto ci verrà voglia dell’arida Versilia, della pineta, degli oleandri, del mare; ci basterà suonare un certo disco per sentire il rumore del mare ai nostri piedi. Hai capito cara ex-nevrastenica? Mi hanno detto che coi risparmi fatti per Pasqua, ti sei comprata Domani di Doletti.2 Sono spiritoso? Vedo il tuo viso atteggiarsi a quel sorrisetto d’ironico e benevolo compatimento, che è così simpatico in te. Poi basta dartici su un bacio che scompare, come cancellare una frase sulla lavagna. Da ieri mattina c’è un tempo molto odioso, ma speriamo che si accomodi. Basta che sia bello domenica, ma un bello come m’intendo io: sereno caldo rose e potermi mettere la gabardine. E che tu debba tenere la giacchettina sul braccio e il cappello sulle ventitre dal caldo.

Ti bacio tanto. Scrivimi ti bacio ancora tanto

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17.5.34-19; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 17.5.34.XII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

91.

[Bologna, 18 maggio 1934]

mio amore, mi hai scritto una lettera così cara, mi piaci tanto quando sei così disperato del tuo corpo che non ti vuole ubbidire, che non riesce a fare cinque chilometri di corsa – non perché non creda ai tuoi grandi mali, anzi m’incutono il più grande rispetto e io ti sto a sentire molto seria, ma hai un’aria talmente sconsolata quando ne parli che m’intenerisci molto. Dunque ora stai bene? bisogna che tu stia bene perché domenica dobbiamo fare il grande viaggio e io ti aspetto tutta pronta. Ho molta voglia di vedere con te Ferrara e tante cose e di esserti vicina per una giornata intera.

Anch’io ieri ti ho scritto un biglietto invece di una lettera; ero di un umore un po’ infernale e avrei avuto bisogno di un tubetto intero di Bromural per calmarmi; ma ora sto già bene, ero ridotta a tal punto che la tua cartolina mi è sembrata orribile, proprio così – a rileggerla ora capisco che ero proprio un po’ esagerata.1 Caro ti voglio un mondo di bene e sono molto felice.

Mi sono messa con qualche impegno a studiare e da quando sono a Bologna non ho avuto il più piccolo male alla testa. Davvero vorresti fare lettere? io non capisco bene perché, a che cosa ti potrebbe servire, ma mi spiegherai tu quando vieni. Sai che ho pensato che mi laureerò in latino con Funaioli?2 Coppola ha troppa gente intorno, troppo da fare, così lascia tutti in grande confusione. Sono stata ieri sera a “Partita a quattro” divertente e il solito stile elegante di quel direttore – Questa sera forse vedrò “La grande Caterina”3 e domani sera andrò a un concerto con Huberman;4 così, vedi, passo le mie notti fuori di casa; esco con due enormi chiavi nella borsetta e me ne torno quando tutte le strade sono deserte e i portici sono poco illuminati dalla luce a gas – è molto emozionante ma forse non è pericoloso perché questa che ti scrive è una ragazza che fa paura a tutti e nessuno oserebbe sfiorarla – così penso che sia perché nessuno ha ancora osato rapirmi – Caro, mi scriverai oggi? Così domani con una tua lettera sarò meno impaziente ad aspettarti. Ora esco ad impostare – Ti bacio tanto

Ninetta

Ho voglia di vederti col vestito di gabardine e quella cravatta un po’ vanerella.

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.

92.

[Parma, 19 maggio 1934]

NINETTA GIOVANARDI MASCARELLA 57 BOLOGNA

ARRIVO DOMATTINA ASPETTAMI CASA=ATTILIO=

Telegramma timbrato 19.5.34

93.

[Baccanelli, 21 maggio 1934]

eccomi di nuovo lontano da te, solo, molto solo. È inutile: ormai tu sei la mia donna e non posso più fare a meno della tua cara persona, delle tue mani, delle tue guance piene, della tua voce, del tuo muoverti. La mia vita ha bisogno di ordinarsi, ho già perso anche troppo tempo e ci vorresti sempre tu vicino a me perché questo potesse avvenire. Avere una casa in campagna, una bella stanza in cui lavorare e sapere che ci sei tu in qualche altra parte della casa che fai qualcosa, che ti pettini o che non fai niente, che sei in giardino fra le rose. Ma però si spera che allora, quando ciò si potrà realizzare, avrai più appetito, cara nevrastenica.

Dì la verità che la eri, ieri, un po’ nevrastenichetta, non sempre, qualche momento che sembrava ti ricordassi di qualcosa. Era per quello che ti ho detto della Ninina?1 Ma spero che siano stupidaggini, cose passeggere. Certo è che Maurizio fa lo stupido con una stupida e io te lo dico, a costo di inimicarmelo. Forse non è che una cosa superficiale, ma mi dà un gran fastidio. Ricordati che non te la passi liscia: fra qualche giorno ti risono fra i piedi. M’è diventata così simpatica Bologna da quando vi giriamo insieme.

Ti bacio tanto tanto

Attilio

P.S. Scrivimi subito.

Arrivederci

Attilio

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 19-20 / 21.5.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

94.

Baccanelli 22 maggio 1934

Mia adorata,

ho ricevuto questa mattina, mentre sonnecchiavo fra le rose sul testo di storia del diritto italiano, la lettera della “cara, arguta e devota”. Così, dice Conrad, deve esser la moglie; tu vai bene in pieno, perché sei proprio arguta e devota. Io sono a posto, con la moglie. Sono tanto contento quando vedo la tua lettera in mano al postino; tu mi calmi, mi dai la tranquillità nell’animo. Questa mattina, dopo che ho finito di leggerti, mi son messo a dormire e credo che se qualcuno avesse visto il mio viso, avrebbe esclamato: «Ecco un uomo felice e che ha la felicità dipinta sul viso». E non avrebbe errato, tanto più che quando dormo la schiena non mi duole. Capisco benissimo la tua inquietudine a proposito della Ninina perché anch’io la provo. Si tratta di una cosa talmente grossa e antipatica che non so crederci. Poi lui non si spiega bene, un giorno dice una cosa un giorno dice il contrario, e io non ci capisco più nulla […].

Adesso bisogna che ti lasci perché c’è il tram e io bisogna che vada a impostare la tua lettera.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 22.5.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 22.5.34.XII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

95.

[Bologna,] 24 maggio 1934

Amore, sono talmente agitata che bisogna che venga a casa almeno per un giorno – sapere tante cose orribili ed essere quì lontano, è insopportabile, sono alcuni giorni mi pare di vivere in un inferno e non riesco a far nulla, penso sempre a quello dal momento che mi sveglio alla sera, è come aver bevuto qualcosa di molto amaro da cui non ci si può liberare – Ho così voglia di vederti, di vedere la Ninina e di essere nella mia famiglia – così domenica sarò a casa; bisogna che Maurizio faccia qualcosa ad ogni costo […]?1 Come lo puoi sopportare vicino? mi pare di impazzire. È così umiliante che la Ninina abbia messo tutto il suo bene in quello lì e a lei si preferisca una cretina simile – Io non so cosa fare non so se avrò il coraggio di parlare alla Ninina; vedi la cosa che mi faceva stimare m. anche con tutti i suoi difetti, era che io ero sicura che volesse bene alla Ninina, e non riesco quasi a credere che abbia fatto una cosa simile se non leggo le tue lettere. Tu non puoi capire quello che succederà quando lo verrà a sapere, io non posso nemmeno pensarci. La Ninina che dovrà rimanere sola senza di me con tutto quell’amaro, io non so più come vivere. Martedì deve essere anche il suo compleanno2 – mi pare impossibile che non possa essere felice, ne ha tanto diritto.

Caro, scusami se ti parlo sempre di questa cosa, ma tu sai cosa è per me mia sorella e come le cose sue riguardino quasi ugualmente anche me. Perché non mi hai voluto mandare la sua lettera? Io non posso scriverle perché la mamma ha sicuramente capito che la Ninina non è contenta e mi leggerebbe le lettere. Se tu la vedi la Ninina dille che domenica verrò a casa – Ho così voglia di esserti vicino e di dimenticare tutto questo incubo. ti bacio tanto

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l.

96.

Baccanelli 25 maggio 1934

Mia adorata,

vieni a casa domenica, assolutamente. Prima di tutto per la Ninina, poi un po’ anche per me: non sto bene in questi giorni, e sono molto stanco di questo eterno non stare completamente bene, ho perso la mia gaiezza, e ho molto bisogno di te per un giorno o due almeno. Sto provando fortissima quella sensazione che tu dicevi di provare quest’inverno: che bene non ci starò più, come prima. E ho una tale rabbia da piangere. Come si fa ad adattarsi? Ma mi adatterò, anche a stare così, sempre un po’ male, pur di avere te vicino, cara. Io spero che la faccenda della Ninina si risolva e son contento di avertelo detto, così in un modo o nell’altro si risolve subito. La vita sarebbe una gran bella cosa se tutto andasse per il suo verso, e invece. Basta, pur che tu venga a casa due giorni e possa tenere un po’ la mia testa sul tuo seno, mia donna. Anche i miei sono buoni ecc, ma vedo che sei tu tutto ora, la mia famiglia, tutto. Scrivimi a che ora arrivi domenica alla stazione (verso le nove?) che vengo a prenderti.

Ti bacia tanto il tuo malatino

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 19-20 / 25.5.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 25.5.34.XII-2; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

97.

[Bologna, 25 maggio 1934]

caro, sono qui un po’ disperata, anzi molto, per i miei esami che devo dare fra quindici giorni – cominceranno il 9. Io dovrei studiare da matta e non so come fare – andranno molto miseramente e il giorno 16 avrò finito e tornerò a Parma senza trionfi ma forse contenta di aver finito – domenica però sarò a casa; è proprio necessario che venga e che succeda qualcosa. Puoi capire come riesca a studiare bene con quei pensieri per la testa. Intanto penso molto anche a te e ho molta voglia di vederti. Devo correre a casa – bisogna ormai che utilizzi tutti i momenti liberi che ho – ti bacio

Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 25.5.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

98.

[Baccanelli, 27 maggio 34]

Mia adorata,

voglio dirti solo questo oggi: che ti voglio sempre più bene, che tu sei tutto per me e se tu mi mancassi non potrei più vivere. Ieri prima che tu mi telefonassi ero in uno stato pietoso, ieri sera dopo esser stato con te ero robusto, allegro vivace e affamato. Così andando avanti ti chiamerò signorina Medicina detta Ninetta. Come aspetto il 16 giugno; poi andiamo in montagna subito.

E lassù non dobbiamo che amarci mangiare e riposare. Se potessi tirarmi un po’ su con queste iniezioni, da venir in montagna un po’ in gamba. Cara lo sai che ti volevo un bene pazzo ieri? È stata tutta un’estasi, una cosa dolce da morire. Se ci penso mi tocca stringere i denti e gli occhi dal desiderio.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

Oggi ti spedirò il libro. Non studiare troppo.

Ciao

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 23-24 / 28.5.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 29.5.34.XII-7; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

99.

[Bologna, 29 maggio 1934]

Caro, ora che ti ho visto per qualche giorno sono tranquilla, vivo della nostra giornata di ieri – ti voglio così bene, tu sei proprio tutta la mia vita, al di fuori di te e del nostro amore non riesco ormai a vedere più nulla. Sono stata un poco come tua moglie ieri, una moglie di poche ore però che alla sera ha dovuto lasciare lo sposo per chissà quanti giorni. Quando sono arrivata a casa, ieri sera, mi sono fermata un po’ a tavola a mangiare qualcosa, poi sono corsa in camera quasi subito, non avevo che te in testa, e non riuscivo a seguire i discorsi che mi facevano e rispondevo fuori tono. Dovevo avere un’aria un po’ stralunata e assente. Ma io non potevo pensare che a te, esclusivamente. E poi avevo le tue poesie care e simpatiche da leggere.

Ora che ti scrivo sono quasi le dieci, la giornata è splendida e gli aeroplani non fanno che passare sopra la casa. C’è un gran baccano ed è molto allegro così. Ho riposato bene, ero un po’ stanca ieri sera, e avevo bisogno di molte ore di sonno. Ora ti lascierò e cercherò di studiare qualcosa. Scrivimi subito sempre ti bacio

Ninetta

Scrivimi a proposito della Ninina e dimmi tutto quello che c’è di nuovo o di vecchio. È già qualche tempo che non è niente felice e, ora specialmente che non le sono vicino, non posso pensarla così; è una cosa insopportabile quasi più che se fossi io a soffrire. Scrivimi dunque e spiegami bene anche quello che pensi tu.

Ti bacio tanto ancora

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.

100.

[Baccanelli, 30 maggio 1934]

Mia adorata,

hai ricevuto la mia lettera? Devi sapere che l’ho data da imbucare a un altro e io mi fido poco degli altri. Oggi e domani ho molto da fare con questo mio benedetto libro. A proposito: non te l’ho ancora mandato perché voglio dartene un’edizione di lusso (se l’avaro editore viene a più mite consiglio), però intanto posso mandartene l’edizione economica. Ma quella che voglio donare a te dev’essere di lusso, a costo di comprarmela. Come va, cara? M’immagino che studierai come una dannata. A pensarci bene è stato meglio che abbiano fissati gli esami così presto, così vieni a casa prima. E io non desidero altro che di star con te, di baciarti, di amarti, sino a morire. Con te passano tutti i malanni, tanto che sto facendo una poesiola su quest’argomento. Cara la mia donna, se non avessi te.

Dell’affare di Maurizio mi disinteresso perché è veramente tremendo e stupido: ieri mi dice che è andato da lei per il suo compleanno e che era contento: poi dice che le vuol bene, ma come a una sorella. Basta, anche tu non pensarci più. Io gli ho detto che se me ne parla ancora non lo saluto più.

Domani c’è la fiera del libro: ci sarà ben da ridere, io penso. Se Vaghi mi fotografa,1 te le mando. Spero di venire a Bologna per qualche ora, fra due o tre giorni. Poi quando hai da studiare tu mi mandi a casa. Ti bacio tanto

tuo Attilio

Ti bacio ti bacio. La lettera è un po’ sporca di caffelatte con l’ovo.

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.; busta timbrata PARMA FERROVIA 12-13 / 30.5.35.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 30.5.34.XII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

101.

[Baccanelli,] 31 maggio 1934

Mia adorata,

com’è che non ho ancora ricevuto un tuo scritto? Forse la colpa è dell’infame posta di Baccanelli, e oggi, quando tornerò stanco ma felice (?) dalla fiera del libro, non sarà difficile che trovi non una ma due tue lettere. Tu hai ricevuto le mie due? Devi sapere che oggi, Corpus Domini, c’è la fiera del libro in giardino e io, sono le sette e mezzo del mattino, son già tutto pettinato e pulitino per l’occasione. Ieri in poche ore Minardi ha venduto per sottoscrizione una 50na di copie.1 Il libro te lo spedisco senza fallo oggi, con il Corriere Emiliano dove c’è un tanto simpatico articolo del buon Ferrante.2 Via via che ne usciranno3 te le manderò, così tu te ne andrai a scuola tutta orgogliosa con le recensioni nella borsetta. Cara, mi viene una gran voglia di te, di stringerti, di baciarti tanto, la mia ragazza, la mia donna, il mio amore. Come vanno gli studi? Io ho lasciato lì completamente. Mi curo e mi faccio delle iniezioni così grosse che non posso più sedermi. Non ridere: sto in piedi. Oggi all’autore dato che è la sua festa gli fanno la crème renversée. Mio padre è molto commosso e mi ronza dintorno, e vuol sapere a chi scrivo e io glielo dico. Sembra un moscone coi capelli grigi.

Adesso ti lascio, cara ragazzetta, perché devo prendere il tram e andare ad espormi al pubblico, come una “nova fera” o come il digiunatore gigante.4 Se oggi quando torno a casa non trovo niente di tuo ti scrivo una lettera piena d’improperi.

Ti bacio tanto tanto

Il tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l.; busta timbrata PARMA FERROVIA 10-11 / 31.5.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 31.5.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

102.

[Bologna, 31 maggio 1934]

amore, mi perdonerai se non ti ho scritto in questi giorni. Studio molto, dalla mattina alla sera, così i giorni mi passano molto alla svelta, e il 16 giugno arriverà ben presto. Sono contenta perché riesco a studiare senza che il mio cervello impazzisca – E tu come stai? hai ancora bisogno della tua medicina? bisognerebbe proprio che tu non ci credessi ai tuoi mali per guarirne. Questa mattina faccio vacanza perché debbo fare molte cose, ma oggi non perderò un’ora. Bisogna che faccia così per arrivare a leggere almeno una volta tutto il programma.

C’è qualcosa di nuovo lì? dimmi anche le minime cose che accadono. Io penso spesso alla Ninina e allora sono molto infelice. Non posso dimenticare la giornata di domenica, le poche ore che sono stata a Parma. Anch’io ti voglio un bene da morire – prima di studiare bisogna sempre che mi proponga di non pensare troppo a te, mi faresti perdere tanto tempo!

Questa mattina vorrei ricevere una tua lettera, una di quelle tue lettere che mi esaltano per tutta la giornata. Scrivimi sempre anche se io non lo faccio – vuoi? E poi aspetto anche il tuo libro che non arriva. A proposito oggi ci sarà la Fiera lì a Parma e mi piacerebbe vederti da lontano. È una cosa un po’ buffa, no?

ti bacio tanto

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.

103.

[Bologna, dopo il 31 maggio 1934]

caro e illustre autore, ho letto ora i giornali che mi hai mandato e che parlano così bene di te, che caro ragazzo quell’Azzali, gli voglio proprio un po’ bene. Il giornale dice che tu hai venduto molto; hai furoreggiato ieri? io soltanto non ho il tuo libro, e ho molta voglia di averlo.

Scrivimi come sei soddisfatto. Io non vedo l’ora di terminare questi esami, ho tanto da fare e sono piuttosto stanca. Non ho voglia che di stare molto con te, mio ragazzo. Credi che arriverà il 16 giugno? Sono nel seminario di greco, c’è molta gente e un’atmosfera di esami, Coppola che è nevrastenico e tutte le ragazze hanno una gran paura di lui. Io andrò da lui con molte lacune e dovrei proprio essere fortunata per far bene. Vorrei essere a casa e fare una vita un po’ più tranquilla e dormire molto. E poi vedere qualche soluzione nell’affare della Ninina.

Scrivimi. Appena posso ti scrivo più a lungo – ti bacio

Ninetta

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.

104.

[Parma, 5 giugno 1934]

Mia adorata,

finalmente! Vedi, adesso che mi hai detto che ti resta pochissimo tempo per scrivermi sono tranquillo, ma ti assicuro che sono due o tre giorni che non posavo. Mi avevi detto che avevi molto da studiare, ma non tanto da non potermi scrivere. Di conseguenza le più strampalate immaginazioni e fantasticherie mi nascevano nella testa: che tu fossi malata, che ti fossi trovata un galante. La tua cara lettera accomoda tutto: adesso che so come stanno le cose, te la puoi prendere comoda (ma non troppo), io non studio ed è doveroso che ti scriva. Ieri intanto per vendicarmi non t’ho scritto, ma ora tornerò ad essere regolare, cara la mia moglietta.

Attenti: sono seduto al caffè Violi e in questo momento passa la Lea Bevilacqua con un gran cappellone bianco tutto fatto su, una giacca tre quarti molto trasandata, le mani nelle tasche della giacca e due giovanotti anziani malinconici con cui conversa con un’aria nonchalante. Ma si vede che è felice. Sono contento che lo sia, se lo merita un po’ anche lei.

Il libro te ne voglio mandare una copia di lusso, quell’asino di Minardi non me la vuol dare, e io una normale non te la do. Magari te la mando da leggere, ma quella che ti regalo deve essere di lusso.

Ti dirò che il successo di vendita alla fiera del libro è stato immenso: 150 copie vendute in poche ore, l’edizione è ormai quasi esaurita. Ti dico io che avresti riso, se avessi potuto vedere. Causa il contegno sempre più idiota di Maurizio ho detto tutto alla Ninina, che mi ha ringraziato d’averlo fatto. Bisogna che ti lasci e ti bacio tanto tanto. Arrivederci (per lettera) a domani

ti bacio

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 10-11 / 5.6.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

105.

Baccanelli 6 giugno 1934

Mia adorata,

lo sai che il tuo malatino ne ha una nuova? Un’iniezione di calcio non si è completamente assorbita, ed allora vi è venuta una gnocca che mi fa male. Per mandarla via bisogna che ci faccia degli impacchi e che stia in riposo, sino a che, o va via, o viene a suppurazione? Poiché tu sei via, non è molto seccante, ma però devi ammettere una buona volta che sono disgraziatello. Maurizio è andato a lamentarsi con Virginio1 perché non lo saluto più: ha delle belle pretese. Scrivi alla Ninina; io non posso andare da lei, perché come t’ho detto sono in riposo. Bisogna che si faccia forza, e che capisca che è stata una fortuna per lei. È giovane, e si rimetterà presto, io spero. Anche Virginio ha rimproverato molto quel cretino di M. E i tuoi esami? Tu dai degli esami, io mi faccio degli impacchi. Chi più disgraziato? Come vedi dalla scrittura, sono in poltrona. Questa mattina ho scritto tre poesiole, tutte su di te, e non sono neanche brutte. Le leggerai quando torni. Cara, lo sai che stamattina, appena sveglio, m’immaginavo quando sarai la mia sposa e avremo un lettone grande, e allungando un braccio sentirò il caldo del tuo seno e la tua carne, come una cosa mia. E avevo una voglia di te da morire. Bisogna che ti lasci, perché vanno in città e impostano. Ti bacio tanto tanto

Attilio

Scrivi

Lettera ms. c. 1r.; busta timbrata PARMA FERROVIA 22-23 / 6.6.34.XII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 7.6.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

106.

[Bologna, 7 giugno 1934]

amore, sono due giorni che non vivo più dall’inquietudine e dal nervosismo: ora la tua lettera ha peggiorato ancora questo stato, perché capisco che la cosa è molto più grave di quello che pensavo ieri. Non ti puoi immaginare come sto se penso alla Ninina, mi pare quasi una cosa contro natura e talmente insopportabile; bisogna che io venga a casa presto e che veda la Ninina che, io credo, non sa niente; per questo è ancora buona con lui; soltanto pochi giorni fa piangeva perché lo credeva avvilito per chissà quale ragione. E poi non ti puoi immaginare quello che può succedere – Sarebbe una ragazza rovinata per molto tempo – è già qualche tempo che è così amara che io non so cosa fare per tenerla su. È una cosa penosissima e non doveva capitare proprio ora. Tu dici che sarebbe una fortuna se si lasciassero, io non so. Certo io non avrei mai mai pensato che Maurizio finisse in una cosa simile, che si potesse fare così alla Ninina, non ne merita nemmeno un pezzetto di lei. Ma scrivimi come hai trovato la Ninina e che cosa le hai detto; io bisogna che sappia com’è e tu non mi hai ancora mandato la sua lettera – ricordati questa volta –

Caro, scrivimi subito, se non avessi te in questo momento non so che cosa farei. Credi che debba venire a casa? ti voglio bene ti bacio

Ninetta

Lettera ms. cc. 1r.-1v.; s.l. e s.d.

107.

Baccanelli 7 giugno 1934

Mia adorata,

sono le undici e mezzo, e il postino mi ha appena consegnato la tua cara lettera, nel gran vento caldo e glorioso di giugno. Son corso in casa a leggerti: ora mi pare che il sangue scorra più veloce nelle mie vene. Una tua lettera è la felicità di un giorno, e un po’ anche la pena, perché in fondo, per cara che sia, una lettera è ben poco di fronte a te, tutta intera, alla gioia di camminare con te sorridente vicina, di posare il capo sul tuo seno, di baciarti. Non posso scrivere questa parola, baciarti, senza sentire in bocca una voglia, un certo non so che per le ossa, nelle dita, in tutto il mio corpo. Il fatto è che non posso più fare a meno di te e d’ora innanzi non dobbiamo più star lontani. In crociera ho deciso che non ci vado. Cosa mi importa di Nuova York? Io non desidero altro che di averti vicina, di sentire che mi vuoi bene, di amarti. E basta. Tutto il resto è letteratura, è inutile.

Non voglio più fare altro che poesie per te, su te, sul tuo seno, sulle tue mani. Non vedo altro, d’altro non m’importa. Cara, pensavo, questa mattina, a quando, su quel canapè, al mare, ti ho baciato la prima volta in viso, ai primi abbracci muti, su quella sabbia. Cara, pensa, quante cose abbiamo già da ricordarci…

La Ninina vorrei vederla, ma come t’ho scritto ieri, sono in poltrona per due o tre giorni per quel benedetto calcio che non s’è assorbito e che mi ha prodotto una gnocca noiosa. Gli faccio degli impacchi e pare che dovrebbe passare in due o tre giorni. Speriamo che sia vero, perché se devo averla ancora quando tu torni divento nevrastenico. Capito, cara la mia robustona? Poi andiamo in montagna.

Ti prometto che ti mando il libro,1 ma l’edizione economica, senza dedica, perché voglio regalarti quella di lusso.

Bisogna che ti lasci, perché m’aspetta una bella pastasciutta coi piselli, rossa e profumata. Bisogna pur nutrirsi.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

P.S. Scrivimi, magari un biglietto postale. Ciao

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 18-19 / 7.6.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 8.6.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

108.

[Bologna,] 8 giugno 1934

Amore, sono quasi le nove di sera; ti scrivo un po’ poi mi leggo qualche regola dello Zenoni perché domani ho il compito di latino, così poi ho la coscienza tranquilla. Sono stanca di star qui a studiare, mi pare quasi di essere fuori dalla vita. Sai che forse quando torno a casa studierò ancora un po’ per un altro esame. Mi sento veramente grande.

Mi ha scritto ancora la Ninina; una lettera nera, ma senza disperazione che quasi mi ha fatto più male. Ma non è certo da compiangere – il male più grosso se lo è fatto certamente lui, lei non perde niente.

Io intanto penso che c’è un ragazzo che mi aspetta, un po’ malato ma non troppo che dice di volermi bene, anch’io a pensarci gliene voglio – caro, altrimenti non sentirei tutta questa tenerezza. Scrivimi sempre, che dovrai venire non quello di scrivermi [sic].

caro, ti lascio e mi addormento con lo Zenoni1

ti bacio

Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 17-18 / 96.6.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

109.

[Baccanelli,] Domenica 10 giugno 1934

Mia adorata,

com’è andata la terribile prova? M’è appena arrivato il tuo biglietto che mi parla dello Zenoni; mi viene la malinconia a pensare che una ragazza così grande, che sta per sposarsi con un poeta, debba studiarsi lo Zenoni… Coraggio, quella sera di venerdì che tu ti seccavi col buon vecchio Zenoni, io avevo nientemeno che 38 e mezzo di febbre, datomi dalla cura che mi fanno per farmi scomparire quel noioso (è tanto che gli do del noioso, ma lui sta lì imperterrito, come se non mi rivolgessi a lui) durone.

Speriamo che con la seconda applicazione, la faccio lunedì, si risolva perché sono stufo di così banale e antipatico male. Ieri son stato molto in riposo e non ho potuto scriverti. Adesso avevo intenzione di scriverti una letterona ma sono obbligato ad andare fortissimo perché mio fratello, che imposta, deve andar via subito. Mi rifarò domani.

Ti bacio molto

Attilio

(Seguito) Mio fratello è scappato perché fischiava il tram, ed allora posso continuare con calma. Ti ho accennato più sopra che tu ti devi sposare. È così, cara la mia ragazza, hai finito di star bene. Io ho la ferma intenzione di sposarti al più presto, e ieri l’ho detto alla mia signora madre, la quale ne sarebbe felicissima, anzi tutto perché le piaci in tutto e per tutto, secondo perché, lei dice, così tutte le mie noiosità te le dovrai sopportar tu. Is not wonderful? Guarda che non scherzo. Io sembro così, molto leggero, ma sono serio in quelle cose che lo meritano. Che io sappia di cose che lo meritano ci sei tu, la salute, i miei, la mia poesia. Il resto non lo prendo sul serio, perché non se lo merita. Piuttosto mi tocca prender la laurea, poi andiamo a stare in campagna. Sei contenta? Io se ci penso mi sento impazzire dalla gioia. Cara, e tu sei contenta a pensarci? Non c’è nulla di più ridicolo che star lì a far i fidanzati in eterno. Poi io ho bisogno di te e viceversa e non staremo bene se non saremo uniti. Cara mi viene quasi voglia di piangere. Tu sei tutta la vita per me. Ti vorrei aver qui vicina e baciarti e tenerti stretta.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 22-23 / 10.6.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 11.6.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

110.

Bologna – 12 giugno ’34

amore, sono tornata da poco dall’esame di greco e Coppola mi ha dato 25. Sono abbastanza contenta così non ci penso più, ma devo dare ancora latino, che mi farà stare quì più di quanto credessi e poi non so come sia andato il compito. Sono così stanca e nauseata di questi libri e la sera prima di dormire penso a quando mi addormenterò nella mia stanza a Valera. Scrivimi se ora stai bene e non hai più quel poco di febbre. Sei ancora a letto? pensi a me che sono infinitamente infelice? se faccio tanto a finire voglio dimenticarmi di questi giorni. Voglio stare con te tanto, tu sei tutto ormai per me, e mi pare che tutti questi giorni mi abbiano portato lontano da te e ho così voglia di ritornare. Scrivimi davvero sempre. Questa mattina non c’era nulla e mi sentivo infelice. Scrivimi come stai il mio nevrastenico non volgare – ti bacio tanto

Ninetta

Hai visto quel giorno la Ninina? Come è? Ho così voglia di essere un po’ con lei. Scrivimi cosa dice e pensa.

Quì nella camera vicina c’è la mia amica romagnola, è molto carina con due occhi chiari e dolci, ogni tanto non so come fare e le dico che ti voglio bene – lei è molto buona e mi sta a sentire. Non posso stare molto tempo senza dire a qualcuno che tu esisti, che esisti per me. Caro, pensi quando vivremo esclusivamente uno per l’altro? ti bacio tanto tanto

tua Ninetta

Lettera ms. c. 1r.

111.

[Baccanelli,] 12 giugno 1934

Mia adorata, ieri ho perduto tanto tempo a cercare […] M. per farmi consegnare le lettere della Ninina e restituirgli le sue,1 che mi sono trovato a dover prendere l’ultimo tram che veniva a casa quasi di corsa. Così ieri non ho potuto scriverti. Ma mi perdoni? Cara, io penso che oggi è martedì e che sabato tu torni e vivo in una specie di trepida e ansiosa felicità. quel noioso durone va un pochino meglio. It is not romantic, but how can I do? Io so che la mia fidanzata dà degli esami di greco e latino come se niente fosse, e io sono un miserabile neppure capace di preparare statistica o diritto agrario. A proposito, come sono andati? Se sono andati bene, quando torni ti do un bacio, se sono andati male, te ne do due. Quest’estate, quando saremo insieme in qualche posto, tu devi obbligarmi a fare il romanzo. Capito? Così diranno: se non avesse avuto quella donna, uno dei più bei romanzi che la storia letteraria d’Italia vanti, non esisterebbe. Il mio sarà un romanzo delicato amaro entusiasta nevrastenico ecc. Vedrai come sarà bello, da far piangere in certi momenti. È ora di finirla con i libri impossibili che lasciano impassibili i lettori. Questi ultimi per vendicarsi leggono Wallace2 e vanno al cinema. Hanno ragione. Intendiamoci, non lacrimoso. Ma umano, molto umano. Due mesi devono bastare per scriverlo, assolutamente. Ma tu devi essere una buona allenatrice, farmi mangiare molta marmellata e non lasciarmi impigrire. Ninetta, come se ho voglia che venga ben caldo e che noi siamo in montagna al fresco sotto dei pini o dei castagni e che siano le 4 del pomeriggio e che io scriva calmo e tu mi sia vicina a leggere o a tricoter. E si senta odore di fragole. Noi ci intendiamo, la mia ragazza.

Sono le dieci del mattino, c’è il sole, le galline ripetono il loro verso, come diceva Leopardi,3 e si sta bene in chaise-longue, a scriverti. Se poi il postino arrivasse con un tuo biglietto, sarei contentissimo. Quante cose voglio fare adesso che ho te, giovane moglie, amata nobis quantum amabitur nulla.4

Mi viene in mente l’odore dei tuoi capelli e vorrei averti qua e baciarti. Bisogna aver pazienza. Sabato non è lontano.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 12.6.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

112.

[Baccanelli,] 13 giugno 1934

Mia adorata,

questa mattina m’aspettavo proprio una tua lettera: va bene che son diventato bravo e considero che devi studiare molto ecc, ma due righe non facevano male. Ma ti perdono, e se non hai tempo ti perdono anche per i giorni che vengono. Ieri la Ninina mi ha detto che forse sabato non vieni a casa: avevo già tutto predisposto. Ecco scrivimi almeno se vieni o se non vieni quanto dovrò aspettare. Ce l’ho molto con tutte quelle cattive cose (latino greco Coppola) che ti tengono lontana da me in questa dolce stagione, e magari ti fanno venire il mal di testa, gli occhi cerchiati e dimagrire. Cara che voglia ho di rivederti, sono in una condizione che non posso più stare tanto tempo lontano da te. È una crudeltà vera e propria.

Ti ho mandato [Ninetta – (con aria lievemente ironica ma bonaria) Era ora. Io – Ho aspettato perché tu dovevi avere la copia di lusso. I due sono soddisfatti e si baciano lungamente] Fuochi in Novembre dalla Ninina. Se si è dimenticata, scrivimelo che telegrafo al mio amico On. Fossa1 perché faccia uccidere la Ninina da uno dei suoi uomini. Cara la mia ragazza, sono le due del pomeriggio, non è troppo caldo e io sono in giardino in chaise-longue che ti scrivo. Se tu fossi qua e dormissi, come mi piacerebbe baciarti addormentata. Cara, vi sono usignuoli farfalle rare ciliegie, e tu sei lì a seccarti con gli aoristi. Mi vien voglia di gridare. Ora mi tocca lasciarti perché devo andare a Parma a impostare e a scrivere delle dediche a certi signori Oietti Bontempelli e altre eccellenze.

Ti bacio tanto tanto

il tuo Attilio

P.S. Non chiudo la lettera perché devo chiedere ai Flli Tombari il nome di un rossetto che non si trova più a Parma di Bourjoys2 e che mia mamma desidererebbe che tu comprassi. Se vieni a casa sabato lo porti tu, se no potresti spedirlo.

Eccoti il nome:

Cendre de Santal

Bouryois

Grazie

Arrivederci

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 13.6-34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 13.6.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

113.

Parma 14 giugno 1934

Mia adorata,

non puoi immaginare che piacere mi ha fatto ricevere una tua lettera questa mattina. So che hai molto da studiare e non spero troppo di ricevere tua corrispondenza. Poi, di più, con l’annuncio dell’esame di greco superato, e bene anche, almeno secondo me… Brava! Male piuttosto, che tu non venga a casa sabato; pensa che cominciavo a vivere in una dolce e trepida ansietà… Guarda però di non esagerare, perché io sono stanchissimo di aspettare. Ho bisogno di te, come del pane e del sonno, e dell’aria. Cara, come mi rincresce che tu debba star lì a soffrire dal caldo, dal dover studiare, dal dover star lontana dal tuo Attilio.

Lo sai che per l’occasione del tuo ritorno a sabato, il durone, impietositosi, s’è messo a ridursi.

Ma adesso, con questo nuovo rinvio, chissà cosa penserà.

Lo sai che la Soc. Ed. Int. (quella di Fiaccadori) mi ha dato in omaggio un suo Pindaro che costa ben 30 ₤? Io gli farò una recensioncina.1 Guai se sapessero quanto greco so. Mi farò aiutare da te. È venuta la Ninina. T’ha portato il libro? Così lo potrai far vedere alla tua cara romagnola, che avrà la prova tangibile del valore del tuo fidanzato. Scrivimi quando, al massimo, vieni a casa, se no mi arrabbio e sto male.

Cara, poi non facciamo che stare insieme, baciarci e amarci. La vita non merita d’esser vissuta altro che per te.

Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

P.S. Ricordati il rossetto

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 21-22 / 14.6.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 15.6.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

114.

Bologna 15 giugno 1934

Amore, ho ricevuto ora la tua cara lettera. Non sai? non ho visto la Ninina perché la sua cartolina mi è arrivata con molto ritardo e lei era già passata. Ero avvilitissima ieri quando ho ricevuto una sua lettera da Napoli. E le tue poesie… era destino che dovessero arrivarmi con maggiore ritardo. Io muoio dalla voglia di tornare – sono stanca stanca. Questa mattina ho saputo che sono stata ammessa all’orale di latino (47 sono stati bocciati su 100) – e soltanto martedì o mercoledì mi libererò da quest’ultimo esame – ho quasi paura che mi bocci – sono appena tornata dall’Università dove hanno cominciato il I° appello di latino e tre sono già stati bocciati. Ti pare? Lo voglio tentare ad ogni costo ma devo ancora fare moltissimo – arriverà il giorno in cui non dovrò più pensare a queste cose? Ho spedito poco fa il rossetto per la tua mamma – va bene quello? Fammelo sapere lo potrei anche cambiare – scrivimi sempre – ti bacio

tua Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 15.6.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

115.

[Baccanelli, 16 giugno 1934]

Mia adorata,

è arrivata la créme de santal. Brava, molte grazie. La mamma m’incarica di dirti che sei molto brava e di ringraziarti tanto. Io però sono inquieto, perché il fatto che hai mandato il pacchettino vuol dire che non vieni tu. Pensa che io m’ero fatto sbarbare (sono quasi bello), avevo cacciato la nevrastenia, e mi tocca restare a bocca asciutta. Sono arrabbiato come un cane, più che altro poi perché m’immagino che tu studi molto, che ti venga il mal di testa, che dimagri ecc.

Per punirti ti scrivo poche righe. No, non meriti di essere punita, anzi incoraggiata e lodata e quando sarai tornata, tu metterai la tua testa contro il mio petto e io t’accarezzerò tanto e ti bacerò e ti dirò: Poverina e tanto brava, quasi professoressa.

Cara sento una tenerezza e nello stesso tempo un ardore per te, vorrei stringerti forte.

Vuoi sapere cosa faccio: nulla, non do esami. Vivo aspettandoti.

Scrivimi quando, al massimo verrai, così se è molto tardi, vengo a trovarti, anche solo per un’ora. Non ne posso più.

Hai ricevuto il libro? Ti bacio tanto tanto

tuo Attilio

P.S. Scrivimi anche solo una riga.

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 16.6.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 16.6.34.XII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / p. Ungarelli / Bologna

116.

[Bologna, 16 giugno 1934]

amore, ti scrivo tra un urlo e l’altro di Coppola, è perfido oggi ma io non sarò interrogata e spero che domani pomeriggio sia un po’ più allegro. Sono stanca stanca stanca e non voglio altro che stare con te, amore. Sarò a casa certamente martedì e allora il pomeriggio ti vedrò. Questa è certamente l’ultima volta che ti scrivo caro, caro sono felice oggi perché ormai bene o male domani avrò dato latino e poi sarò con te. Ti bacio tanto tanto

tua Ninetta

Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 18.6.34.XII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma

117.

Parma 17 giugno 1934,

Mia adorata,

ho ricevuto questa mattina il tuo caro e preoccupato biglietto: non devi prendertela tanto a cuore, quella stupida storia degli esami. L’importante è lo stare, di salute, il meno peggio possibile e il poter essere vicini. Mi pareva leggendoti di vedere il tuo viso, quando si fa molto serio e tu, con un tono di voce cambiato, mi dici: “Tu non capisci certe cose”. Forse hai ragione, bisogna che capisca di più certe cose. Vivo troppo nelle nuvole, poi al primo contatto con la realtà, anche per una piccola ammaccatura, grido come un’aquila. Se non ci fossi tu con un po’ di criterio… cara, son rimasto male poiché non sei tornata sabato, e non sapevo come e dove stare, ma ora il pensiero che mercoledì al massimo torni, mi consola. Quando si ha un termine si concentra tutto in esso e si passa mica male, nulla è peggio dell’incertezza.

Il rossetto, come ti ho scritto, andava benissimo e la mamma ti ringrazia ancora tanto. Sono le sette di sera e ti scrivo in giardino, al fresco: è una sera meravigliosa, di una serenità… Vorrei che tu fossi vicina a me, che andassimo a fare un giretto, a veder la gente che passa sulla strada: è un’ora così dolce da camminare abbracciati. Cara, coraggio che mercoledì torni e ti voglio dar tanti baci da soffocarti.

Poi ho sempre paura che mi venga qualcosa e quando come ora non sto malaccio vorrei averti vicina vicina. Se non torni entro mercoledì non so cosa faccio: ma sarebbe anche meglio martedì o no?

Cara, ti bacio tanto tanto

e ti aspetto

tuo Attilio

P.S. Ti scrivo meno per non farti perdere tempo. C’è a Bologna un bellissimo film: Evviva la vita.1 Se ti resta tempo vacci. Arrivederci Ciao

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 10-11 / 18.6.34.XII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 18.6.34.XII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna

118.

Baccanelli 10 settembre 1934

Ninetta,

non ti ho scritto finora per la banalissima ragione che mancavo del tuo indirizzo, e aspettavo di giorno in giorno che tu me lo mandassi.1 Finalmente ho fatto quello che avrei dovuto fare prima: sono andato a Valera, a chiederlo. Ti dirò che nell’avvicinarmi a casa tua m’era venuta una voglia insensata di vederti, e m’ero messo a fantasticare che lassù ci fosse troppo freddo e tu fossi tornata giù quel giorno. Ninetta, quanto dovrà durare ancora questo stato, per quanto ancora dovremo stare il più del tempo lontano? Stamattina ero proprio giù, poi è arrivata la tua lettera. Cara, cara, non so dirti altro che questa è la felicità, e tutto il resto non conta nulla, quando studio non faccio che pensare su quello che faremo e quando sono con della gente ogni tanto ammutolisco, li guardo e mi scappa da ridere. È come se avessi un sangue più ricco, come certe mattine che ci si sveglia e si ha voglia di ridere e di cantare senza sapere il perché e in casa danno benevolmente dello sciocco a vederci così felici. Ma di questo lo sappiamo il perché e si chiama Ninetta. E un tempo era il perché del mio esser pensieroso: mi pareva che non ci sarei mai arrivato a te, e anche allora non facevo che pensarci. Ma la Ninetta d’allora non c’è più: qualche momento era proprio simpatica, ma insomma, era un’altra Ninetta che viveva da sola come una palma. Ora sei mia, di mia proprietà sino ai capelli, compresi quegli occhi piccoli e un po’ malati, e quelle mani calde e anche tutti i tuoi pensieri, e così io sono tuo, comprese tutte le mie paure e aritmie e le mie poesie, anche quelle brutte. Pensa che tu potevi restare a Sidney e non incontrarmi. Invece la piccolissima Evelina ha passato il mare su un bastimento di media importanza ed è venuta da me. Ma prima tu hai dovuto esser brava in ginnastica, portare delle margherite su un tailleur, io dare due volte la maturità classica fare un libretto.2 Poi ci siamo ammalati, io ho ucciso il drago che ti custodiva e ho toccato la tua mano. Ma qua comincia una storia troppo bella e troppo fresca perché l’autore la possa narrare spassionatamente.

Se tu venissi giù un po’ presto. Ho tante cose da dirti, il bello è che quando ti sono insieme sto molto zitto, ma sono i resti dell’antico io, che se ne vanno, poi ho tanta voglia di baciarti sempre. È tanto una cosa grande poterti baciare, tenerti stretta tra le braccia. Ingrassi? E la febbre? Quella m’hanno detto che ce la porteremo ancora un po’ addosso, ma che non vuol dir niente. Oggi mi fa un po’ male la schiena, ma dicono che è un male reumatico. Venerdì sono dovuto andare a Salso e ho comprato: L’invitation à la valse l’ultimo romanzo della Lehmann,3 così quando torni se stai meglio te lo leggi o te lo legge la Ninina. Ne ho letto poche pagine, ma deve essere molto bello. Mi piacerebbe farti tanti regali. Spero di poter venire a trovarti, ma se continua questa stagione sarà un po’ problematico. Tu mangia e dormi intanto. Non sei ancora 65 Kg?

Ti voglio tanto bene che ho paura. Ti bacio

tuo Attilio

P.S. Scrivimi anche solo poche righe, perché non devi affaticarti.

Arrivederci

Attilio

Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 15.10.34-21; TIZZANO PARMA 44.88 / 16. (parzialmente illeggibile); indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Pensione Ziveri / Tizzano / Parma

119.

19 dicembre 1934 ore 12

Mia adorata,

sto per andare a letto e la mia camera è un piano al disopra della tua. Allora io ti auguro buongiorno, giacché tu non troverai questa mia che domattina. Adesso ho molto sonno e un letto caldo mi aspetta, per cui ti bacio tanto

tuo piccolino

Lettera ms. c. 1r.; indirizzata a: Ninetta Giovanardi