120.
Baccanelli 6 maggio 1935
Mia adorata,
dopo che tu mi hai salutato, al telefono, sono tornato nella mia camera, e mi son provato a scrivere una poesia che dicesse di quando viene la sera, e tu ti stringi più a me, quasi per cercare protezione, e mi fai cera e mi parli di te, ma non ci son riuscito però vi riuscirò. Forse è ancora troppo presto: sento ancora le tue braccia intorno alla mia vita, e la tua testa sul petto, e la tua voce. Cara, allora ho pensato di scriverti, ne ho già tanta voglia e tu sei ancora a Parma; ho scritto l’indirizzo sulla busta e mi veniva un po’ da piangere a scrivere il tuo nome e sotto presso Ungarelli. Ma presto sarai presso di me e ci starai sempre, la notte e il giorno, sempre con me. Adesso ti dirò che sei una piccolina, che sei la mia piccolina e che voglio tenerti stretta, la mia picculina. Ti chiamavo già picculina quando ti scrivevo l’anno scorso? Quest’anno sei più brava, che vieni a casa tutti i sabati, ma però mi pare che soffrirò di più, perché adesso siamo più attaccati, perché te mi hai visto piangere e vi sono tante altre cose che ci stringono insieme. Ho quà vicino l’album, che è più bravo di te e non m’abbandona mai. Ci sei te in braccio a tua mamma che sei molto simpatica, poi ci sei tu maniguldona, poi col cappellino bianco, poi una ragazzina sicura di sé, poi sei fiera, che già mi vuoi un po’ bene, poi ci sei la mia, che ha lasciato andare tutto, che è la mia piccolina e basta.
Adesso, a cominciare da domani mattina mi metto ad aspettare il postino e se non c’è la lettera della piccolina sono guai. Hai capito dunque di scrivermi? Hai visto che per lettera non riesco ad essere in collera, e ti tratto bene? Ma se venivo alla stazione ti facevo il viso scuro. Chi c’era in treno? Mi viene in mente il nostro viaggio: sai che è stato una cosa molto molto bella? Possiamo ricordarci di tante cose, noi due insieme, e non c’è niente di più bello. Proprio come due sposini eravamo e tutti ci avranno creduti tali, specialmente davanti al Colosseo.1 Cara, ho voglia di baciarti i capelli e gli occhi e la tua pelle che sa di sole e di stringerti, e di girare con te e di stare tanto con te. Così ci vendicheremo quest’estate. Chiedi bene di Catullo a Funaioli, fagli vedere che hai letto e senti che consigli ti dà nel modo di svolgerla.2 Te vai via e allora pioviggina, il giorno è tetro e verde, come sempre di maggio quando piove e si sente l’usignuolo. Bisogna che scriva questa poesia o un’altra su questa “endormeuse saison” come diceva Baudelaire.3
M’ha scritto quel Corvi4 e dice che è un po’ sfiduciato, io non lo sono perché ho la mia piccolina e mi basta. Al diavolo la poesia. Se verrà verrà. Io voglio stare con te e allora verrà la poesia.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Guarda per le scarpe. Scrivi.
Ti bacio ancora il tuo piccolino.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 6.5.35.XIII; BOLOGNA 6.5.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
121.
Baccanelli 7 maggio 1935
ti bacio
Mia adorata,
sono le undici, è appena venuto il postino, e non aveva niente di tuo. Veramente ci speravo poco, ma un po’ sì. Ma forse la colpa non è tua ma della posta di Baccanelli, assai arretrata. Sai dove sono? In giardino e ti scrivo sul tavolino di vimini: è caldo, il cielo è sereno, con qualche nuvoletta bianca, e non ti so dire come sento la tua mancanza. Lo sai che non è ancora il mezzogiorno di martedì e sono già stanco della tua lontananza? Piccolina, ma anche tu stai male senza di me… Va bene, studio più che posso ma mi resta, anche se cerco di non pensarci, un malessere fisico, come se mi avessero portato via una parte del corpo. È un malessere che mi prende al petto in gola e in bocca. Anche te?
E neppure oggi ti vedrò, e neppure domani. Ma lo sai che è grossa? Domani però spero che arrivi una tua lettera, di quelle care lettere scritte un po’ in fretta, ma così simpatiche, con quella tua scrittura cui voglio tanto bene, che leggendola mi pare di udire la tua voce. E sarà qualcosa. Abbiamo deciso con Cecropino1 di ripassare insieme degli esami: così al mattino studieremmo le materie nuove e al pomeriggio si ripasserebbe. Speriamo di fare assai bene. Se l’esperimento non va lo abbandoniamo. Ma se andasse potrebbe esserci utile in questo senso: che si farebbero delle domande e di abitueremmo a ragionare con un po’ di ampiezza su argomenti giuridici. Che bravi ragazzi eh?
Ho scritto un pezzettino buffo per quell’articolo su Parma e forse uscirà nella pagina del Guf: è terribilmente letterario e non lo capirà nessuno.2 Così ci si diverte un po’. Oggi Bacchini mi dà il vitellinulo. Mio fratello è fermamente deciso a prendere il koker3 e ad andare a Genova. Speriamo. Poi ti vengo a trovare in bicicletta col koker e tu mi accompagni a casa in bicicletta. Cara, ti darei tanti baci a pensare a questo. Riesci a studiare senza soverchi handkercif (haedeg)?4 Se vedi che l’aria di Bologna ti fa male, torna a Valera. Che me ti benedirò. Hummm!
Sei stata a scuola? Ti sei informata su quando ci saranno gli esami? Ieri sera il cuore mi disturbava, si lamentava perché la picculina è andata via. Ma poi è venuto il sonno e ho dormito sino alle sette e mezzo. Ho mangiato la coppa col pane fresco: se venivi ce n’era anche per te, dopo andavamo nei campi e ci sedevamo vicino all’acqua del canale. Aspetta che venga novembre e poi vedi tu: se no scoppio. C’è un merlo che passeggia sull’erba falciata, bellissimo. Con Bacchini siamo andati a veder Vitale5 e gli piace molto e dice che è già bravissimo ad affrescare e gli piace quella figura in ginocchio davanti a S. Giorgio. Abbiamo guardato quelle bestie che vi son fuori una a una e ce n’è delle stupende, specialmente gli uccelli e gli arcieri sono elegantissimi e favolosi.
Andiamo a vederli insieme sabato.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
Scrivi molto e presto
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 6.5.35.XIII; BOLOGNA 6.5.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
122.
[Bologna, 7 maggio 1935]
amore,
vengo ora dall’Università, dove mi sono informata per le tue cose.
Dunque: tu per ora non devi far altro che presentare, su carta bollata da 4 lire, la domanda di cambiare facoltà e di poter essere ammesso al 3° anno (La segretaria mi ha detto naturalmente che questo sarà impossibile, ad ogni modo noi abbiamo deciso di provare).1
Caro, ieri ho studiato tanto tanto sino a sera – ma ero stanca di starmene tutto il giorno sola e che qualcuno non venisse a disturbarmi dalla piacevole occupazione – Invece il picculeno non è arrivato. È mezzogiorno e sono nell’appalto2 del centro a scriverti – C’è una brutta stagione, piove da tutte le parti ma non mi dà nessun fastidio – Così è un’ora che giro con grande piacere sotto la pioggia e ho fatto un mucchio di cose poco importanti. Caro, scrivimi subito, se domani ricevessi una tua lettera – come siamo fatti noi, siamo proprio due picculeni – mi pare un’eternità da quando non ti vedo e non so niente di te. Cosa fai? il pomeriggio specialmente? sono contenta di questa stagione che oggi mi terrà chiusa in casa a lavorare. Credi che giovedì potrai venire? Io cercherò di avere altre informazioni da qualcun altro all’Università – amore scrivimi davvero perché la tua picculina se vede arrivare una busta con su la tua scrittura è felice tutto il giorno – ti bacio tanto tanto
tua Ninetta –
Oggi credo che raccoglierò tutto il mio coraggio per affrontare Funaioli. Credi che mi accoglierà con dei sorrisi? ad ogni modo bisogna pure che gli parli così oggi andrò da lui – scrivi
tua Ninetta –
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.
123.
[Bologna, 7 maggio 1935]
amore, ti scrivo un po’ in fretta, bisogna che sia alle 2½ a casa di Funaioli e voglio però che tu abbia domani una mia lettera. Sono stanca stanca nella testa. Ho studiato tutta la mattina, ma si vede che non sono ancora abbastanza allenata per lo studio; spero che non mi capiti così tutti i giorni, altrimenti non concludo nulla e allora come facciamo a schiacciare il drago? anche per me ci vuole il lasciapassare. Piccolino, ho voglia di stare tutto il pomeriggio con te oggi; ma non si può: io sono qui a Bologna e devo andare da Funaioli – è un piccolo drago anche lui, ma spero che sia civile, di buone maniere, e allora domani ti scrivo che non mi ha mangiato. Qui vengono dei temporali ogni tanto ma poi c’è subito il sole e non è freddo – Piccolino se non avessi il mal di testa! mi consolo a leggere le tue care lettere; questa che ho ricevuto stamattina mi dice che il piccolino ha il cuore che gli batte, ma non badarci, vedi che dormi ugualmente e tutto passa – Tu sei in casa forse, ma forse non stai studiando, è troppo presto – cosa fai? pensi alla picculina? io ce l’ho il ritratto tuo grande che mi guarda sempre – mi piace quel ritratto, sei quasi tu – Ora bisogna che ti lasci, ho la testa che non so come ragioni – ora devo prendere il tram e andare molto lontano – ti bacio tanto, picculino
tua Ninetta
Mandami il giornale quando esce il tuo pezzetto su Parma.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.
124.
Baccanelli 8 maggio 1935
Mia adorata,
ho ricevuto che sarà una mezz’ora la tua cara lettera; ti perdono di non avermi scritto lunedì, ma adesso, andando avanti, esigo una lettera tutte le mattine. Io mi alzo, studio, e quando è un po’ che studio, verso le dieci e mezzo, sento la voce del postino che mi mette in orgasmo; capisci che se non dovesse esserci la tua lettera, io starei male tutto il giorno. Perché, o penso che sei malata, o penso che non hai avuto voglia di scrivermi, e queste due cose sarebbero per me ugualmente spiacevoli. Ma questa mattina la mia picculina è stata brava e non bisogna farle venire il mal di testa. Anche adesso che ti scrivo sono in giardino: ieri c’è stato un temporale, e la terra bagnata asciugandosi manda un buon odore, le galline ripetono il loro verso: sarebbe la felicità se in questo ambiente umido e agreste si udisse di tanto in tanto la voce della Ninetta da una stanza superiore, che cantasse o che mi chiamasse, e di tanto in tanto si vedesse la sua figura. Mi pare che scriverei delle cose belle. Tu porti di già e porterai completamente quando sarai la mia sposa, l’ordine nella mia vita, e la ragione di vivere. E sapere che mi vuoi tanto, sempre più bene (quando viene sera e sembra che tu mi voglia più bene) mi riempie di fiducia e dà alla mia esistenza una pienezza che nessuna altra cosa potrebbe darle. Cara, la mia maniguldina, mi vien voglia di carezzarti i capelli e di baciarli un po’. Ti ricordi che ti dicevo che la laurea era il drago che ti custodiva: proprio come i draghi della favola più mi avvicino a lui, più mi pare grosso e terribile. Ma non tanto da non lasciarmi intravedere la Ninetta nella caverna che mi fa coraggio. Così lo ucciderò e ti porterò via. La procedura sono i denti del drago. Stamattina prima che venisse il postino sono stato con la piccolina dell’album che è tanto simpatica: ma voglio una tua fotografia, una posa bella, bella da tenere nel portafoglio. Adesso nel portafoglio non c’è che la mariguldinola che è molto simpatica, ma voglio anche la marigulda grande. Adesso è venuto Poncia il gatto, è saltato sul tavolinetto di vimini, e mi guarda scrivere con due occhi assonnati, che ogni tanto chiude. Andrà d’accordo col cagnolino Flush? Ho piacere che le pensionate non siano simpatiche; così stai da sola, studi di più e pensi più a me. È quasi certo che verrò quest’altra settimana, perché mio fratello deve venire. Così tu guarda per le scarpe da poter dire qualcosa quando torni. Mi verrebbe voglia di non lasciarti più andar via, quando torni, di chiuderti a chiavistello. Domenica bisogna che ci divertiamo che stiamo molto insieme: forse si va a Genova (Nervi per noi).
Ieri ho mangiato un gelato di Otello fantasmagorico: sabato ne prendiamo uno. La sera quando vado a letto il cuore mi dà molto fastidio. Cosa sarà? Picculina, scrivimi sempre. Ieri avevo dimenticato la lettera a casa allora ho preso una automobile a nolo con Cecropino per venirla a mandare. Così hai ricevuto la lettera in tempo.
Ti bacio tanto tanto
il tuo Attilio
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 8.5.35.XIII; BOLOGNA 8.5.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
125.
[Bologna,] 8 maggio 1935
amore, dunque tu sei stato a farti visitare e vedi che stai bene; io sono contenta perché così sei soddisfatto, io già lo sapevo che se avevi qualcosa non avevi altro che una piccola adiacenza, cioè aderenza – vedrai che quest’estate respirerai tanto iodio che ti basterà per guarire per sempre. Io sempre di più penso a quest’estate. Non puoi immaginare come sia terribile arrivare alla settima ora di studio della filosofia (che poi nel corso che studio non è così facile come credevo), pare di diventare matti, si comincia a imprecare per tutta la fatica che si fa ad imparare queste cose che non interessano – Allora, quando ho smesso, come ora, penso a tutto quello che ci può essere di diverso e anzitutto corro qui a scrivere al mio mariguldo – Sono le 7 e mezzo e fra poco la mia amica parte per tornare a Fidenza così le do la lettera da impostare – amore, io penso a quando non ci sarà più nessuna cosa del genere che potrà separarci, allora mi sento così felice come nessuno può esserlo, perché nessuno possiede un mariguldo come il mio – Caro, questa mattina ho ricevuto la lettera con il biglietto, e allora ero così contenta. Ora smetto, perché la mia amica deve andare – Ti bacio
Ninetta
scusa se ti scrivo così su questo foglio – ho avuto inchiostro solo per scrivere l’indirizzo –
ti bacio tanto e scrivimi
Lettera ms. cc. 1r.-1v.
126.
Baccanelli 9 maggio 1935
Mia adorata,
questa mattina sono andato a Parma dal dottore per quei disturbi del cuore alla sera; come al solito il dottore mi ha detto che non ho niente. Devi convenire però che ci vado molto meno, che son diventato più bravo. Uscito dal dottore piuttosto soddisfatto, sono andato dal barbiere; mi son fatto tagliare i capelli e la barba, e ho telefonato a casa per sapere se era arrivata la lettera della picculina. Prima mi hanno detto di no, per scherzo, ho insistito e mi hanno detto di sì. Ora sono le una, ho appena finito di mangiare e la tua lettera l’ho letta mentre mangiavo la minestra. Così sono sbarbato e felice: 1 perché te mi dici tante cose dolci, e una dolcissima (per tre anni fa) 2, perché lo sai che posdomani è sabato? Cara ho quà davanti la tua letterina scritta a lapis e ho baciato in fondo dove c’è scritto Ninetta con quel buffo N maiuscolo. Vedi tre anni fa quando mi hai fatto girare tanto per trovare quel palazzone non riuscivo certo a sperare di ricevere delle tue lettere con in fondo una così cara Ninetta, scritto in maniera così intima; però ero felice in modo pazzo, e già sentivo che qualcosa cedeva in te: Se tu sapessi come ho pensato a quel giorno: era uno dei pochi poli positivi ma come positivi. Per quanto cercassi col ragionamento di sminuirne il valore (lo sai come si fa) pure sentivo, ogni volta che pensavo a quel giorno, qualcosa di tanto dolce, e mi pareva che nessun altro avrebbe potuto sentirlo. La mia picculina, tu sei mia fin d’allora, da prima, da quando eravamo a scuola, e per quanto tu lottassi per la tua indipendenza (ed è stato giusto che tu abbia lottato) pure sin d’allora eri mia, la mia donna, di mia proprietà. Cara, come fai a star sola tanto senza che il tuo mariguldo ti venga vicino e ti stringa e ti baci? E specialmente le picculine che sono meno ragionevoli, non si lamentano? A me pare che si lamentino sommessamente… Glielo hai detto che sabato mi vedranno e potranno stare un po’ con me? Perché preferiscono stare con me che con qualsiasi altro, e sono le mie predilette. È inutile che tu faccia loro un viso scuro.
Bisogna che interrompa perché mio fratello vuole andare via. Ieri abbiamo cominciato a ripassare con Cecropino Ist. di Civile e abbiamo visto che qualcosa sappiamo. Urrà.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
Ciao Piculina. Arrivederci sabato. Ma scrivimi anche domani. Alla sera do sempre un bacino alla picculina vestita di rosso che ho sulla scrivania. Lei è contenta benché affetti un’aria rigida e voglia sembrare d’essere occupata a scrivere.
Ti bacio ancora
il tuo piculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 9.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 10.5.35.XIII-1; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
127.
[Bologna, 9 maggio 1935]
amore, ci vogliono proprio le tue lettere, io ti adoro e ti sono molto grata che non dimentichi di scrivermi – poco fa sono giunta a casa di corsa (ero stata alla lezione di Longhi) perché speravo di trovare sul tavolo una tua lettera. Caro, bisogna che io pensi che è per me necessario stare qui, altrimenti non so se riuscirei ad aspettare sabato – Sono qui nella mia camera tranquilla, c’è il sole ed è caldo, così lascio aperte le due finestre – ho pure un balcone che dà su un giardino che ormai è già abbastanza avanti, pensa che ci sono già le rose e i limoni – è di qui che ti scrivo – Sono contenta perché tra ieri e oggi ho studiato abbastanza e penso che continuerò bene. Fai bene a metterti con Cecropino perché in due si studia meglio, io così sola divago un po’ – penso al picculino, poi mi dico di smetterla e continuo, ma tu ogni tanto vuoi venire a farmi compagnia. È una di quelle giornate che sarebbe così bello andare in giro insieme; questa mattina per andare all’Università, siccome era presto, ho fatto via Irnerio, che ora ha gli alberi tutti verdi, e mi sono ricordata di una volta che alla stessa ora ci siamo passati insieme, e allora anche quella via mi era molto cara. Ti ricordi quando mi sei venuto a trovare tre anni fa e quanto ti ho fatto girare per trovare quel Palazzo? ebbene allora non ero la tua picculina, ma senza che lo sapessi tu dovevi intenerirmi, perché mi ricordo che con le mie amiche volevo sempre andare da quelle parti. Caro, ora lo so quanto ti voglio bene – raccontami, come in questa lettera cosa fai durante il giorno, mi piace tanto – domani voglio prendere una energica decisione e recarmi da Funaioli – ho paura che mi chieda chi sono io. Ho letto i Prolegomena di Ellis, che è fatto bene, immagino che anche il commento sarà interessante;1 noi diremo che Catullo è un lirico più grande di Orazio; anche ad Ellis è molto più simpatico. Ho preso il libro di Couat sulla poesia alessandrina ma non l’ho ancora aperto.
Ora mi preparo a leggere un po’ di italiano. Ti bacio tanto tanto
Ninetta
Per le scarpe girerò questa sera.
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; s.l. e s.d.
128.
Baccanelli 10 maggio 1935
Mia adorata,
avevo già preparato la busta e aspettavo il postino da un momento all’altro. Ecco che la lettera della piccolina è arrivata; e mi dice che ha una gran confusione nella testa, e non riesce a studiare come si deve… Se tu fossi a Valera e io venissi a trovarti più spesso, vedresti che la testa risponderebbe come un orologio. Io sono un medico infallibile, ma ci scommetto che tu non hai fiducia in me, e dici che sono interessato nella medicina che ti ordino. Certo che un po’… Ma però nessuno mi toglierà questa convinzione dal cervello. Povera maniguldinula che deve andare, debole femminuccia qual è, a cimentarsi con un drago vecchione (confronto a lei) e ferrato come Funaioli. Ma glielo faremo vedere noi chi è Catullo.
Ti dirò che anche ieri sono stato a studiare da Cecropino e abbiamo lavorato per tre ore. La materia che stiamo facendo ci ispira una certa nausea, ma stringiamo i denti e via. È certo che la mia conformazione mentale è lontanissima da queste trattazioni scientifiche, astratte, spaventosamente generali. Non me ne dolgo però: noi piccolina abbiamo saputo gustare la bellezza intellettuale, platonica di Piero1 e non ci importa nulla del diritto. Sta sicura che ucciso che abbia il drago non mi sentirai più parlare di queste stupidaggini così serie. Viene poi Longhi2 domenica? Se tu sapessi come sono in orgasmo da ieri perché sono già in aspettativa. Sono sicuro che domattina riuscirò a studiare ben poco. Ma già questa mattina ho imparato bene il processo monitorio o d’ingiunzione e allora domani posso benissimo far baracca. Ieri cantavo: Tre giorni son che Nina, che Nina, in Bologna sta ecc.3 Com’è bella quell’aria lì, bisogna che la comperi. Domani arriva la mia Ninetta e io le do tanti baci e me la tengo vicino, poi le offro un gelato, e anche domenica sta con me. Picculina, picculina, chi sono io senza di te? Un povero cagnone bastonato e randagio. Invece quando ci sei te sono un cagnone mariguldo e allegro con la sua picculena.
Domani pomeriggio prima vado dal barbiere e poi vengo alla stazione e il cuore mi batterà, finché comincerà a suonare quel campanello e mi sembrerà che suoni per tanto tempo… Poi dall’antro sbucherà tanta gente anonima e in mezzo ci sarà la mia donnina che mi cercherà con gli occhi e mi sorriderà. Allora il mio sangue pian piano si calmerà, ti stringerò il braccio, come quando ho tanta voglia di baciarti e non posso far altro. Come ho fatto tante volte a Roma.
Cara questa lettera t’arriverà che starai per partire, ma per questo non ti sarà meno cara?
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
Guarda per le shoes della mamma.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17-18 / 10.5.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
129.
[Parma, 10 maggio 1935]
Mia adorata,
parto con Viola1 oggi alle 1,09. Spero di poter tornare stassera, ma non sono sicuro. Ti mando il buon Munro2 che ci servirà molto nella minuta esegesi. Couat3 dalla Univ. di Roma non può venire perché stanno traslocandosi. Oggi se posso, guardo all’Ambrosiana se c’è. E poi dì che non ti voglio prendere il Couat.
Se tu sapessi come sono nervoso perché tu non vieni: ho voglia persino di piangere dalla rabbia. E non faccio neppure a tempo a venirti a dare un baceno. Picculena, panciolena.
Ti bacio tanto tanto
Tuo Attilio
Saluta le picculene che devono star sole un po’ il tuo Attilio
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta indirizzata a: Egregia signorina / Ninetta Giovanardi / Sue Gentili Mani
130.
Baccanelli 13 maggio 1935
Mia adorata,
ho ancora nelle orecchie la tua voce, passa il tram delle dieci e forse tu sei già seduta in seconda classe che pensi al tuo piccolino. Non sono mica presuntuoso, ma a cosa può pensare la piccolina appena seduta in treno? Cara, il giorno e mezzo è stato di una felicità così piena, che sono quasi stordito. Tu sei la mia donna, la mia cara donna, e ieri e ieri l’altro la sei stata con una ricchezza così grande, estiva, che ora mi pare che prima d’allora non avessi mai vissuto interamente. Tu sei proprio la vita per me, e senza di te credo che diventerei secco. Non so come fare a dirti quello che sento, è una riconoscenza, una gratitudine. Mi vorrei sedere ai tuoi ginocchi e non muovermi più.
Adesso ti dico un po’ quello che faccio.
Ho le scarpe bianche e il gilè blu (il tuo) e sono al sole che ti scrivo. Domani ti mando una piccola poesia che ho scritto per te. La mia strada, come scrittore, è quella del Petrarca e di Ronsard: oh avessi io le loro rime per lodarti.1 Piccolina questi esami che io devo dare sono spaventosissimi, ma però da un lato è giusto che debba faticare un po’ per poterti avere. Anche che debba faticare un bel po’. Questo che dico non rientra molto nella mia etica, ma mi pare che sia una cosa giusta. E mi pare che dopo ieri lo capisca di più.
Adesso quando ho finito di scriverti vado a fare uno spuntino. Come sarebbe più buono preparato da te e con te che stai a vedere. Mio fratello sta cercando il Flush e forse lo trova, tutto macchiato e con le grandi orecchie. È contenta la piccolina: no, ma hai ragione; non si può vivere bene in campagna senza un Flush.
Sul filo della luce vi sono delle rondini che cantano, non male, ma hanno qualcosa di pettegolo. Pensa alla dolcezza e alla gravità dell’usignuolo. È veramente straordinario, l’usignuolo e la sua fama non è affatto usurpata. Pensa che fantasia poetica quella di Keats nella sua ode.2 Noi veramente non facciamo che raccogliere delle briciole di quei grandi. Ma non importa: è già così bello capirli, e così bello che la piccolina li capisca con me.
Oltre la possibilità di venire questa settimana, non è difficile che anche più avanti, quando c’è un bel concerto (Strawinski ad es),3 non venga. Pensa, picculina, che te vieni venerdì. Urrà. C’è nuvolo e caldo: tempo da far crescere l’erba e il frumento e da stare al fresco con la picculina a far l’amore. Adesso bisogna che studi un po’. Allora ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Guarda ancora per le scarpe e scrivi così veniamo.
Ciao. Ti bacio ancora
il tuo piccolino
Saluta le picculine.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 15-16 / 13.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 13.5.35.XIII-20; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
131.
[Bologna, 13 maggio 1935]
amore,
ti scrivo in fretta ché sono quasi le otto; è tutto il pomeriggio che piove e solo ora mi sono decisa ad uscire perché voglio che tu riceva qualcosa di mio come ti ho promesso. Caro, domani ti scrivo una lunga lettera – ho pensato tanto a ieri, il ricordo era così dolce che non mi lasciava studiare – aspetto domattina per leggere una delle tue lettere – ti bacio
tua Ninetta
Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 23-24 / 13.5.35.XIII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma
132.
Parma ore 6 del pomeriggio [13 maggio 1935]
Sono in una tabaccheria, fuori piove fortissimo. Ho studiato sinora, di gusto, con Cecropino. Allora come premio mi prendo il piacere di scriverti. Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Dov’è il bel caldo di ieri?
È partito con la piccolina.
Cartolina illustrata «PARMA – Battistero. Interno» timbrata PARMA FERROVIA 13.5.35.XIII
133.
[Bologna, 14 maggio 1935]
amore, sono qui che ti scrivo, nella mia stanza, è l’ora in cui si ha sonno, e fuori c’è caldo. Sto così bene qui a scrivere a te. Ieri ero un po’ nera perché pareva che non volesse più smettere di piovere; così non volevo scriverti, poi ho pensato che ti avevo promesso una lettera e sono corsa giù e ti ho mandato quel biglietto. Caro poi io ho anche ricevuto una tua cartolina – il mio piccolino studia tanto e non ne può più – ma vedrai in luglio quando avremo dato tanti esami come staremo bene – sai che ho una gran voglia di mare, di Forte? bisogna che ci torniamo quest’anno e io ho già voglia di un costume rosso e di stare per delle lunghe ore con te sulla sabbia – Stare tanto a studiare fa nascere dei desideri così acuti, che se io penso ora alla possibilità di non poter andare al mare, sto quasi male –
Ho fatto molto tra ieri ed oggi e se continuo a stare bene credo che riuscirò a dare i miei esami – io mi ammiro quando sto così bene come oggi e non mi fa paura niente – Poco fa pensavo come sarebbe bello che tu stessi qui e a una certa ora tu mi venissi a prendere, andremmo in giro e tu mi compreresti dei gelati – Sabato sono a casa e i picculini sono finalmente insieme. Tu sarai alla stazione venerdì sera, vero? È troppo triste arrivare soli la notte e non trovare nessuno – Amore, io ti voglio bene e tu sei sempre in ogni cosa per me. Ora voglio uscire a fare varie cose, vado in centro ad impostare e poi alle tre a lezione – bisogna che mi faccia vedere da Bianchi qualche volta – amore, ti bacio tanto
tua Ninetta
se sai qualcosa di Nino1 scrivimi, perché i miei forse non ci pensano a farlo.
Mi dovresti cercare in biblioteca un libro di Zamboni che deve intitolarsi o La Vita o gli amori di Goethe2 – bisogna che io lo legga per l’esame.
Ora vado per le scarpe e credo le ordinerò, così se dovessero riuscire bene, anche la tua mamma potrebbe farle fare lì – ti bacio ancora tanto
Ninetta
Sai con chi ho fatto il viaggio da Parma a Bologna? Con Gabriele Gardenghi3 quel mio compagno di seconda ginnasio che anche tu conosci, eravamo amici da piccoli ed era molto commosso a vedermi dopo dieci anni, mi ha ricordato tante cose su me piccola, dovevo essere una bambina funny –
Lettera ms. cc. 1r.-2v.; s.l. e d.
134.
Baccanelli 14 maggio 1935
Mia adorata,
sono ormai le undici, e il postino non è ancora venuto. Una delle due: o aveva molta posta da distribuire e allora passerà più tardi o la picculina non ha scritto. È più facile che quella marigulda della picculina non abbia scritto. Pensare che io ieri le ho scritto due volte… Ma ti scuso: bisogna considerare che hai fatto il viaggio e che sei una picculina un po’ malata, e se la testa fa male, scrivere non deve essere piacevole. Poi, di più, questa settimana vieni a casa nientemeno che un giorno prima, e allora bisogna perdonarti tutto. Mio fratello ha fissato, o quasi, la venuta a Bologna di noi per martedì prossimo: va bene? meglio che questa settimana, in cui stai a casa un giorno di più. Così tu guarda ancora per le scarpe: anche il vestito di mia mamma è quasi finito e lei avrebbe proprio voglia delle scarpe. Come ti sei potuta abituare a stare lontana da me dopo quei due giorni d’estasi?
Cara, a me pare d’impazzire pensare che sei mia, che sarai sempre mia, tutta. Stamattina ho studiato abbastanza e studierò sempre di più perché voglio che non mi separino più da te, perché voglio stare sempre insieme a te, a costo d’andare incontro a qualsiasi guaio. È vero che ho l’album quà sul tavolo, ma è un po’ poco. Ho bisogno di te: tu mi dai la forza per vivere, sei la mia picculina, la mia marigulda, io ho voglia di stringerti di baciarti, poi di farti dormire vicino a me. Come dormivi tranquillamente con me domenica: eri sicura, felice, come una pianta.
Come sarebbe bello che noi potessimo stare tanti anni insieme, che potessimo diventar vecchi insieme. Io non chiedo altro alla vita. Ma la picculina è interessata e bisognerà fare tante cose per farla contenta: come scrivere dei bei libri. Ma anch’io avrò le mie pretese: che tu mi prepari dei buoni mangiarini e che tiri su Bernardinulo e la Borberinula come si deve. Io sono così sicuro di te in queste cose: perché vedo che se anche esteriormente non può sembrare, pure l’interesse che vi porti è profondo, e tu sarai la più brava delle mogli. Anche se un po’ storditella, non conta, anzi è bello e dolcemente umoristico: la signora Sventatelli.
Sai che sono già a pag. 145 del Chiovenda: sono 390 pag; e ieri con Cecropino abbiamo quasi finito i diritti reali: terribili e importantissimi. Così mi preparo le armi per uccidere il drago: sono un po’ armi di cartapesta, ma speriamo che anche il drago sia fatto con lo stesso scadente materiale. Non studiare troppo, non voglio che mi torni a casa pallida e stanca. Secondo me te la puoi prendere abbastanza calma. Con questo non ti dico di andare a ballare (miiii), ma di riposarti e di non applicarti furiosamente. Il tuo corpo è mio e non voglio che patisca e dimagri per colpa di un Galletti qualsiasi.1
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
Saluta le mie piccoline.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 14.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 14.5.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna.
135.
salutami le picculinole! Baccanelli 15 maggio 1935
[Puoi comprare a mia mamma una scatolina di Cendre de Santal. Ma a patto che prendi i soldi spesi.
Mia adorata,
ieri, scrivendoti, avevo terminato la carta da lettera viola, e già questa mattina avevo deciso di scriverti con un foglio di carta protocollo, quand’ecco la voce stanca e insistente di un vecchio mi distoglie dalle sottili argomentazioni del Chiovenda (sono arrivato a pag 170). Il vecchio faceva: Padrona, padrona. Nessuno in casa lo aveva sentito all’infuori di me. Allora mi sono affacciato per buttargli due soldi, ma vidi che era pulito e aveva una valigetta che, inginocchiatosi, apriva. Sai cosa aveva nella valigetta? Carta da lettere e cartoline. Così posso scrivere alla mia picculina su carta da lettera Sultana, quella dei venditori ambulanti e delle palte1 di montagna, che è la mia preferita. Non è stato bello e misterioso che un vecchio venisse a rifornirmi di carta da lettera, e che ora sia scomparso fra il prato giallo di ranuncoli e il frumento che comincia ad adornarsi di papaveri? È una di quelle cose che giustificano le favole. E vuol dire anche che quel vecchio, che non era altri che un mago travestito, approva il nostro amore, e ci aiuterà a uccidere il mostro. Cara la mia marigulda, ieri ero stato così ingiusto da credere che tu non m’avessi scritto e invece è stato il postino che è arrivato tardi. Così il tuo biglietto arrivato quando più non lo aspettavo mi è stato più dolce. Adesso ti devo raccontare una cosa da farti ingelosire: ieri sera fui (!) a pranzo (hanno tanto insistito) dal dottor Bandini, cioè sono stato in società. Vorrei avere la penna di Dickens per descriverti il colonnello Pianzola2 che era vicino a me a mangiare: un poema, l’Imalaia della cretineria soddisfatta di sé, una cosa fra divertente e disgustosa. Però c’erano del tacchino arrosto novello e delle cassate di Otello, così ho potuto sopportarlo. C’era osso di pollo molto smontata, con delle braccia magre con su la pelle d’oca (sul serio) e delle mani avvizzite e lunghe, da gobba. Faceva un po’ pena. Senza cattiveria, uno che si è incapricciato per un po’ di una donna così, per quanto simpatico e sveglio ecc, gli deve mancare qualcosa. È pericoloso secondo me. Ma questa è un’osservazione accademica. Naturalmente per tutto il pranzo non ho fatto che pensare a te. Le Pianzola parlano di tennis e fanno finta di capire il jazz: zero via zero. Ma quando torni ti faccio ridere. C’era Meley che posava al solito. Picculina, comincio a pensare a venerdì sera. Ti bacio tanto
tuo Attilio
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 15.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 15.5.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
136.
Baccanelli 16 maggio 1935
Mia adorata,
sono le una e un quarto (vuol dire che il postino è già passato senza fermarsi da me), cioè anche oggi sarò senza tua posta. Cosa vuol dire? Stai forse poco bene? Ieri l’ho passato via mica male perché credevo che il postino fosse partito troppo presto, e che oggi mi portasse due tue lettere, e invece. Cara non ti puoi immaginare che cosa insopportabile sia per me stare senza tua posta: avrei persino voglia di piangere e di gridare e di fare non so che cosa. Ma poi non c’è bisogno che dica alla mia piccolina queste cose. Di più piove disperatamente, ho mal di schiena e una stanchezza terribile agli occhi e alle gambe. E la piccolina non scrive…
Perché, perché? Ieri notte ti ho sognata che non volevi fare qualcosa, allora ti ho picchiata, e poi mi sono inginocchiato e piangevo sul tuo ventre. Adesso ho proprio voglia di picchiarti e di piangere sul tuo ventre. Picculina, non sarai mica malata. Ho paura io: pensa se tu non potessi tornare domani sera, sono due giorni che mi torturo ad aspettare domani sera. Poi è terribile che tu sia lontana da me, che non possa sapere tutti i momenti cosa fai e come stai. Se aggiungi che non scrivi, divento pazzo.
Non dire che esagero: è così. Adesso poi per fare in modo che la posta arrivi più celermente e regolarmente spedisci a questo indirizzo: Borgo Palmia 20.1 Ma ti spiegherò meglio domani sera. Marigulda non sei mica malata?
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 16.5.35-17; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna. Sul retro si legge: «È arrivata la lettera. Urrà! Urrà! Urra!».
137.
Baccanelli 20 maggio 1935
Mia adorata,
s’è fatta una mattina bellissima: aria trasparente, monti lontani e vaghi, cielo celeste, il cavallo bianco del mugnaio che passa contro il frumento che scurisce, papaveri, gli usignuoli, il fieno. Ma pensa cosa sarebbe con la picculina, la picculina con la sottana rossa. Ti dirò che sto facendovi una cotta per la Ninetta con la sottana rossa, ma voglio che la porti sempre come ieri, con una camicetta diversa. È terribilmente elegante, a mezza strada fra il contadinesco (ma intendi che contadinesco voglio dire. Non già quello schifoso svizzero olandese folcloristico kellerinesco damino della carità gonna a fiori e simili porcherie, bensì il contadinesco di Piero, da piccola corte dell’Italia Centrale, Urbino ad esempio) e il regale, ducale. Anzi bisogna che gli fai una camicetta intonata blu per esempio. T’assicuro che non posso dimenticarti accoccolata sul divano con la sottana rossa. Hai qualcosa d’antico, che non riesco bene a definire: potresti essere una compagna bruna di Nausica, come una ragazza etrusca. Non è letteratura, è così. Tutt’altro stile bellissimo anch’esso, ha il vestito verde: esso è Renoir, come la sottanina è Piero.1 Come vedi una specie di storia dell’Arte in vestiti. Potranno sembrare estetismi, questi, ma del resto danno un po’ di vivacità alla vita, e ci distinguono dai commessi viaggiatori. Picculina, eccomi di nuovo in smania per domani; Dio voglia che sia una giornata come oggi e che la mia donna stia bene. Se si vede che è l’aria di Bologna a farla star bene, cercheremo di tutto per abitarvi.
Oggi (meno caldo), ma è un po’ come quel giorno che sei venuta a trovarmi dopo che son stato malato. Mi sembra che sia stato importantissimo quel giorno, pensa cosa voleva dire per me che tu venissi a trovarmi. Cara io vorrei darti tanti baci sugli occhi e sulla faccia e tenerti stretta. Preparati a star bene domani.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Saluta quelle marigulde delle picculine.
Non studiare troppo.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17/ 20.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 20.5.35.XIII-20; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
138.
[Baccanelli,] 21 maggio 1935
Mia adorata,
fra poco partiamo. Non voglio che tu domani resti senza una mia lettera. Questa mattina mi sono svegliato presto presto, ho aperto le finestre: il cielo era ancora pallido, ma serenissimo. Buon auspicio! Non ho tempo di scriverti altro perché viene della gente e guarda cosa scrivo.
Ti bacio tanto tanto
Il tuo Attilio
P.S. Le picculine le saluterò io oggi.
Ti bacio il tuo picculino
Lettera ms. c. 1r.; busta timbrata PARMA FERROVIA 10-11 / 21.5.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
139.
Bologna 22 maggio ’35
amore, ieri sera avevo una gran voglia di venire via con te, e ora sto sperando che tu possa venire domani sera – così non sono solo io che vengo a farti delle visitine a Parma – Caro, bisogna proprio che tu faccia di tutto per venire, altrimenti penso che non sei stato capace di combinare; io scherzo, lo sai bene – ma avrei così voglia di un’altra tua visitina. Sai? ieri sera sono arrivata a casa e ho trovato la tua lettera impostata la mattina, così le tue poche parole mi hanno rallegrato la sera.
Ora che ti scrivo sono un po’ stanca per avere studiato, e in questi momenti più che mai penso a quando avremo finito e avremo il tempo tutto per noi, noi siamo felici perché se ora studiamo fatichiamo, lo facciamo con uno scopo, perché poi i picculini staranno insieme – Credi che sarò una moglie come si deve? a me pare che mi occuperò di te, che sarò brava a curarti in tutti i modi – e che questo mi piacerà molto – oggi sono in vena di vedermi molto saggia e brava moglie, nonostante che l’altro giorno ti abbia fatto una corte irragionevole e indecorosa. Ti ricordi domenica? caro, caro, non so proprio cosa penserò se tu domani mi dici che non puoi venire – ormai quest’oggi pensavo come a una cosa sicura di poter stare insieme anche domani sera – Amore, sono stanca stanca e bisogna che finisca perché la signorina aspetta che le dia la lettera da impostare
ti bacio tanto anche da parte delle piccoline
Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.-1v.
140.
Parma 22 maggio 1935
Mia adorata,
come vedi dalla data non sono nella mia stanza di Baccanelli con i due quadri (la piccolina con la camicetta rossa e “Amore” con i due burattoni) davanti agli occhi, ma seduto a uno dei tavolini del caffè Violi. Non è l’ambiente ideale per scriverti; ma son dovuto venire per dei libri e degli schiarimenti sugli esami, oggi devo andare da Cecropino e allora non avrei più avuto tempo di scriverti. Ti dirò che era tanto simpatica la piccolina ieri a Bologna col suo panama, e quando ti abbiamo lasciato non solo io ma anche la mamma e gli altri sentivano la tua mancanza. Bisognava che anche tu venissi a casa, poi mangiassi con me, poi venissi in quel bel lettone con me. Cara, bisogna proprio uccidere il dragone degli esami, perché come vedi i draghi domestici sono dei più urbani e veramente domestici. Ho già voglia di comperare i servizi da tavola. Mi sento già il tuo marito.
Adesso parliamo un po’ di domani sera: le cose naturalmente stanno mettendosi maluccio. Ti spiego perché: mio fratello è oberato (uso la sua espressione) di lavoro, e proprio stamattina c’è sul Corriere Emiliano che deve fare un discorso a Corniglio1 per commemorare il 24 maggio.2 Ma io spero, spero molto e brigo e mi agito per ottenere qualcosa. Si vedeva che ne avevi tanta voglia e veramente ne ho voglia anch’io (specialmente di stare con te) e vedrai che ci riuscirò. Chissà che non venga con Cecropino e l’Angela3 e allora verremmo nel pomeriggio e allora ancora baracca. Tu dunque sta in casa tutto il santo giorno, ché non è difficile che veniamo nel pomeriggio. Urra! Urra! Adesso ti lascio perché Azzali mi deve parlare.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Veniamo quasi sicuro. Sta in casa dunque. Ciao.
Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 22.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 22.5.35.XIII-20; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
141.
Baccanelli 24 maggio 1935
Mia adorata, la carta da lettere che ho comprato da quel mago che ti dissi, è finita; però sono rimaste tre buste (è mia mamma che combina questi guai) e io, bravo ed economo, mi sono messo il cappello in testa e sono andato ai Baccanelli a comperare un foglio protocollo. Il tempo non è né bello né brutto: io mi sono alzato alle nove e mezzo, fresco e riposato come un pesce, ancora tutto pieno della dolcezza che la tua vicinanza, i tuoi occhi ridenti sotto il cappello da peone, e più di tutto il contatto della mia guancia con il tuo collo e un po’ con la tua cara camicetta di pizzo, avevano fatto nascere in me. Picculina, ieri sera al concerto,1 ero tanto felice che non sapevo come fare a impedire che la mia felicità sbottasse fuori. E te mi stavi vicina dritta, calda, un po’ addormentata, la mia donna, la mia picculina, la mia mariguldola. Oh, la mia Ninettina, e quando sentivo una delle picculine mi veniva voglia di gridare. Non ti dico di venire a casa alle 3,59 perché se no dici che sono cattivo, ma cercherò di far stare il mio fratello sino alle 7,40 e se no, se non ci dovessimo vedere, ti vengo a trovare verso le 3,59… Come ti sarai accorta mi son dimenticato di prender su i bicchieri; adesso sarebbe molto importante che non te li dimenticassi tu e che non li rompessi. Adesso che ho fatto due chiacchiere con la mia picculena, vado a studiare, se no il drago piglia coraggio e mi mangia.
Ti bacio tanto tanto
il tuo Attilio
P.S. Ricordati i bicchieri. Ciao. Il tuo picculino.
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 20-21/ 24.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 25.5.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
142.
Bologna 24 maggio ’35
amore, ora che mi hai abituata male, ho già una grande voglia di vederti, così domani arrivo, e siccome quando arrivo bisogna che io veda il piccolino, bisogna che tu sia alla stazione, così ho deciso che partirò di qui alle 2½ – così passiamo il pomeriggio insieme – caro, va bene?
Oggi ho una lunga giornata davanti, lunga perché è una giornata di festa e perché devo studiare – sarebbe quasi giusto che tutti i giorni di festa io facessi vacanza e stessi con il mio picculino –
Mi piace tanto quando tu arrivi qui, mi vieni a prendere e usciamo insieme – è la festa più grande che mi possa capitare perché tu sei il mio amore ed è una gran cosa che tu per venirmi a trovare fai tanta strada, vieni da un’altra città. Domani sono io che vengo e ti faccio una visitina anche più lunga. Io oggi studierò e tu leggi la tua procedura? ora è quasi mezzogiorno, c’è la donna che sta facendomi la stanza e cammina in punta di piedi perché ha paura di disturbarmi; è una ragazza gentile e ha una predilezione per me, è così buffa, le piace molto andare al cinema e si entusiasma in un modo inverosimile per Ramon Navarro.1 Ora io vorrei studiare un poco sino all’ora del pranzo e mando ad impostare la lettera. Anche tu mi avrai scritto? caro ti bacio e a presto
Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.-1v.
143.
[Bologna, 26 maggio 1935]
amore, ho ricevuto la tua lettera con una della Ninina, che ormai è guarita, così io sono contenta anche da quel lato. Ho letto di un fiato la tua lettera e quando ho finito ho avuto rimorso di non averti scritto ieri, così tu pensi che sono una cattiva picculina. Ora ti dirò perché. Ho studiato molto e sono sempre rimasta in casa, fino a tardi, era una orribile giornata e non ero contenta perché volevo sapere qualcosa della Ninina, così avevo paura di scriverti una brutta lettera. Sono uscita verso le sette per andare dal calzolaio (le scarpe dovrebbero essere a Parma oggi, è contenta la tua mamma?) e ho pensato che ormai era tardi anche per scriverti quei bigliettini dei momenti di fretta. Caro, ora sono qua che studio proprio molto, bisogna che riesca a dare ad ogni costo tedesco il giorno 8, e d’altronde non voglio rinunciare a venire a casa la domenica… amore, ti lamenteresti tu se io non potessi venire a casa? io credo che morirei, ormai non siamo più capaci a stare lontani tanto tempo, anche tu mi sei necessario come lo sono io a te.
In certi momenti mi domando come riesco a starti così lontana, e allora impreco contro tante cose… Quando viene sera è il momento di più grande debolezza e non trovo più quasi nessuna forza da resistere – allora non studio più mi metto a giacere sul letto e sto lì a pensare mentre dalle finestre viene dentro la sera – neanche Bologna mi interessa più – prima mi divertivo tanto ad andare in giro per le strade, ora, forse perché ho tanto da fare e ho così voglia di finire, rimango sempre tra casa e Università.
Caro, ormai credo proprio che la mia vita consista a viverla con te. Io credo che saremo molto felici. È inevitabile; io sono del parere di lasciarmi sposare da te quando vuoi. Va bene? ti bacio tanto amore,
Ninetta
ora vado a cercare qualcuno che mi imposti la lettera – io non posso uscire, mi sono lavata i capelli e assomiglio a una povera regina Taitù,1 sono veramente incivile.
Ricordati di telefonare alla Noemi e di dirle di preparare i libri o dispense che io passerò a prendere domenica. Le picculine sono quì che aspettano di venire a casa – intanto dormono per loro non c’è che la domenica…
Scusa se ti scrivo con questa orribile penna, non ne ho altre
tua Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.
144.
Baccanelli 27 maggio 1935
Mia adorata,
eccoti di nuovo via, e questa volta per sei giorni lunghi e tetri (piove), senza la più piccola speranza di venire da te in vista. Ci dovremo abituare alle lettere: tanto spregiate nei giorni di baracca, si rivelano poi preziose modeste e care ausiliatrici. Esse non sono ingombranti affatto (stanno nella borsetta o nel portafoglio) eppure, quando siamo lontani, ci portano tanto di noi, dove noi manchiamo.
Le lettere della mia picculina mi portano il suono ancora un po’ fanciullesco della sua voce, i suoi piccoli occhi, ridenti e seri, la sua fronte corrugata quando si concentra per dirmi qualcosa, il profumo dei suoi capelli neri, del suo collo quando è stata un po’ al sole, la sua persona così dolce. Cosa fai? Sono le nove del mattino, s’è messo a piovere forte e l’acqua batte sui vetri con un rumore che concilia il sonno: se noi fossimo insieme, saremmo rimasti a letto, sotto il caldo delle coperte, e dopo esserci svegliati un po’ presto, ci saremmo riaddormentati. Dormiremmo abbracciati e ci terremmo caldo uno con l’altro. Cosa ne dice la mia Ninetta?
Ma studiare, appena finita la lettera, mi ci metto, studiare è orribile. Fortuna che siamo in fondo. Oggi telefonerò alla Noemi per le tue dispense. Intanto la mamma che ieri s’è dimenticata di darmi i soldi per il calzolaio (veramente me li avrebbe dati iersera, ma io non sono andato a casa perché sono stato a mangiare con la mia picculena), mi incarica di dirti che te li spedirà oggi per vaglia. Quanto alle scarpe, dice la mamma che se sono finite mercoledì, come il calzolaio aveva promesso, poiché tu non verresti a casa che sabato, sarebbe bene che il calzolaio stesso le mandasse a mezzo di corriere a mio fratello in Borgo Palmia 20 (Studio Del Bono – Bertolucci).
Beninteso se le finisce più tardi, venerdì ad esempio le porti a casa tu.
Come mi sentivo solo ieri sera fra gli alberi del piazzale della Stazione: è più bello il sabato che la domenica sera quel piazzale. Picculina, naturalmente dato che non ci sono né Strawinskij né simile, cioè ti lascio studiare in pace, sabato vieni a casa alle 3,59… Adesso ti saluto e mi metto a studiare il Chiovenda con voce baritonale, così mi faccio passare la sonnolenza.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Saluta le picculinole e digli se avrebbero piacere di andare al mare sotto un costumino rosso. Ciao. Ti bacio ancora
il piccolino
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 27.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 27.5.35.XIII-22; indirizzata a: Ninetta Giovanardi /presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
145.
[Bologna, 27 maggio 1935]
Amore,
ti scrivo soltanto ora perché ho perso il pomeriggio a dare la caccia alla firma. Coppola è infame e non la vuol dare assolutamente senza esercitazione. Gli esami sono dall’8 al 25, ultimo appello di italiano, che speravo un poco più avanti. Ho molto da fare, se mi credi – sono stanca di studiare, voglio che arrivi il tempo in cui saremo al mare e io manderò al diavolo tutta questa roba. Scusami se ti scrivo così illeggibile, sono fuori. Scrivimi quando devo andare per le scarpe della tua mamma e telefona alla Noemi. Domani ti scrivo tanto – ora ti bacio
Ninetta
Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 20-21 / 27.5.35.XIII; PARMA CORRISPONDENZA PACCHI 28.5.35-8; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Borgo Palmia 20 / Parma
146.
Baccanelli 28 maggio 1935
Mia adorata,
Ugo mi ha portato il tuo biglietto (veramente aspettavo una lettera, ma si sa che la picculina ogni tanto è un po’ mascalzoncella e bisogna perdonarle) a mezzogiorno e mezzo. Avevo studiato tutta la mattina, così da finire il Chiovenda, e aspettavo l’arrivo del tram sdraiato sulla chaise-longue. Da un lato forse era meglio quando le tue lettere me le portava il postino verso le dieci e mezzo; e io dovevo interrompere lo studio e correre giù dalle scale e trovare in mezzo alla posta indifferente la tua cara lettera. Ma così è più sicuro e arriva prima. Ti ho già scritto a proposito delle scarpe e ti ho anche mandato il vaglia per finire di pagarle; oggi telefonerò alla Noemi.
Coppola non è solo infame come tu dici, ma anche turpe, secondo la frase di Pasquali.1 Deve essere proprio un poco di buono, se ha il cuore di tormentare la mia picculinola. Me la lego al dito e quando sarò accademico mi vendico, oh se mi vendico. Non s’è commosso neppure a vedere il cappello da peone? Come vuoi che capisca la poesia greca…
Anch’io penso al tempo che saremo insieme al mare (e in montagna!!) e vorrei chiedere a tutti notizie sul mare, sulle villette e sul loro prezzo. Ti dirò però che oggi ho un certo mal di schiena, una certa pesantezza che mi dà fastidio, non di quelle fortissime, di quelle piuttosto che se c’è a casa la mia Ninetta, non le sento quasi più.
Questo non vuol dire che il male non ci sia. Pensa manigulda quanti giorni ci tengono lontani da sabato alle 3,59… Ma non c’è più che un mese, un mese infernale, ma un mese. Poi stiamo sempre insieme. Bisogna che ti lasci perché devo andare a Parma da Cecropino a studiare.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Aspetto una letterona.
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17-18 / 28.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 28.5.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
147.
Bologna – 28 maggio 1935
amore, hai ragione le lettere che riceviamo rappresentano qualche cosa, e io sto ad aspettarle con grande impazienza e poi quando le ho lette sono felice e muoio di tenerezza per te. Le tue letterine, quello che mi dici, la tua scrittura sono delle cose più preziose per me; non so cosa fa il mio amore e trasmetto tutte le sue proposte alle picculine – sai che muoiono di stare sotto il costume rosso?
Io sto aspettando che venga domenica che possiamo fare ancora insieme mille progetti. Oggi è una giornata calda e se fossi a Valera starei ad aspettarti al sole poi ti verrei incontro e tu saresti un po’ stanco e sudato – Caro, bisogna che arrivi presto domenica. Intanto io devo studiare molto questa mattina sono rimasta qui ferma senza mai muovermi per 4 ore e mezza, e ora sono stanca uscirò per andare a lezione e impostare. Se voglio dare tedesco al giorno 8 bisogna che studi moltissimo e poi non so se ci arriverò ugualmente – Ho ancora tanto – Pensa che il secondo appello di Italiano è il 25, non è mai stato così presto e io non so come andrò preparata. Dato che anche tu hai molto da studiare e finisci il 2 luglio, sarebbe stato meglio che avessi italiano qualche giorno più in là – Insomma ad ogni modo bene o male, avrò finito e allora sarò tutta per te – non posso quasi crederci. Stai bene, picculino? È inutile chiedertelo perché sei vigoroso e prestante come mai prima (non fare quella faccia, perché è proprio vero) – io non so come sia mi comporto veramente bene e se anche mi stanco non mi faccio venire i mal di testa – allora vuol dire che ho proprio bisogno di mare. E poi c’è anche Casarola per noi, picculino – se tutto ci va bene passiamo un’estate bellissima e noi siamo i più felici del mondo. Caro, mi preparo per andar fuori – ti bacio tanto tanto
tua Ninetta
mi metto per la prima volta il vestito verde – è lì sul letto pronto e stirato perché io lo metta – domani vado per le scarpe e farò come dici.
Puoi cercarmi in Biblioteca quel poeta tedesco?1 Te lo potrebbero lasciare almeno per un giorno o due. È meglio che io lo veda domenica, prima che parli con Bianchi –
Hai telefonato alla Noemi?
ti bacio tanto
Lettera ms. cc. 2r.-2v.
148.
[Bologna, dopo il 28 maggio 1935]
amore, ti scrivo due parole, perché non voglio che tu domani non riceva niente dalla picculina. Ormai sono le cinque e tu non puoi più arrivare. Se tu fossi venuto mi avresti trovato con quel mal di testa specialissimo che mi viene solo poche volte, e gli altri in confronto non sono che volgarissimi e insignificanti mali; questa è la mia vera emicrania (merita un nome anche più importante); così io spero che la volta che verrai sarò brava e starò bene (poiché spero che la partenza sia solo rimandata). Piuttosto ho una grande paura di non poter dare tedesco – ieri e oggi non ho studiato quasi niente ed ora non ho che tre giorni in cui dovrei lavorare sempre per arrivare.
Caro, io ero distesa sul letto intanto che ti aspettavo, e pensavo che il tuo arrivo mi avrebbe fatto dimenticare il male; ti saresti seduto vicino a me, mi avresti raccontato tante cose, avresti preso cura di me, ne avevo così bisogno, e anche ora – Star male ed essere soli, aspettare il picculino e questo non arriva. Allora ho pensato di venire qua e scriverti che sono infelice e che ho un gran bisogno di te – Domani mi scrivi una lunga lettera? ora ti lascio perché la mia tempia destra si lamenta – ti bacio tanto
tua Ninetta
le picculine stanno sempre peggio e ti mandano a salutare.
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; s.l. e s.d.
149.
Baccanelli 29 maggio 1935
Mia adorata,
questa mattina alle 10 (erano tre ore precise che studiavo) non ho potuto resistere alla tentazione di prendere il tram che c’è al mercoledì e al sabato appunto a quell’ora, per leggermi la tua lettera prima. Pioveva e piove adesso che sono le una del pomeriggio che sembra non debba mai più cessare, e passato in studio a prenderla, me la sono letta camminando lentamente sotto l’acqua. Oggi andiamo come si deve, le quattro facciate sono tutte scritte, la picculina dice che sta bene anche dopo aver studiato quattro ore, e questo è molto importante. Vedrai che diventi fortissima, e son sicuro che al tempo di Bernardinulo1 e della Barberinula ci vorrà del bello e del buono per farti capire cosa vuol dire mal di testa, e per farti ricordare che ne hai avuti. Marigulda, lo sai che è terribile stare senza di te tanto? Ieri sera a letto non riuscivo ad addormentarmi dalla voglia di averti vicino: una cosa da gridare, e invece dicevo piano: Picculena, picculena. Ho acceso la luce, ho cercato la picculena nell’album e le ho dato due o tre baci, ma non mi calmavo. Quando non ne possiamo più, sappiamo noi come regolarci. Adesso aspettiamo sino a novembre per vedere se veramente ci lasciano sposare con le buone; se sì, e va bene; se no, ci sposiamo lo stesso.
Approvato?
Domani molta gente spende 50 ₤ per andare al carosello di Modena. Se io avessi 50 ₤ con 20 lire mi pago il biglietto e con le rimanenti porto la picculina alla Fontanina ecc. Ma non avrò le 50 lire. Cosa c’è di più stupido di un carosello storico?2 Sì che c’è la gente che va al carosello storico.
Ti sei messa il vestito di foulard? Eri contenta? ma non è giusto che lo spiani senza di me. Adesso ti lascio perché vado da Barilli a studiare.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Dove hai preso quell’inchiostro verde così scicche?
Ci scommetto che ieri non hai studiato per andare a vedere Umberto.3 Ma me la pagherai.
Di Holderlin c’è poco tradotto come si deve, ma cercherò ancora. Adesso metto la tua lettera nella bustona gialla insieme alle altre. Salutami le mie picculine
Ti bacio tanto
il tuo picculino
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17-18 / 29.5.35.XIII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 29.5.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
150.
Baccanelli 30 maggio 1935
Mia adorata,
sono le nove del mattino, è un’ora e mezza che studio e ho voglia di parlare un po’ con te. Ti devo dire innanzitutto che se eri una brava ragazza oggi, giorno dell’Ascensione, che tutti fanno festa e persino gli uccelli non portano il mangiare ai loro piccoli, venivi a casa. Questa settimana raggiunge oggi il diapason, lo zenit dell’insopportabilità, che domani comincerà a scemare per l’approssimarsi del pomeriggio del sabato. Dico pomeriggio e non sera; dopo tanti giorni di lontananza ne ho ben il diritto, e pretendo che la mia piccolina arrivi alle 3,59 con la sua valigetta da giocatore di foot-ball e il suo cappello da peone.
Ieri è stata una giornata infernale, ha continuato a piovere ininterrottamente sino a sera, tanto che a letto avevo un mal di schiena bello e buono e ho anche tossito due o tre volte. Ero disperato e mi lamentavo tanto che mio fratello mi ha dovuto redarguire per farmi tacere. Ma ci voleva la mia piccolina a sgridarmi e poi mi avrebbe curato col calore del suo corpo e mi avrebbe guarito subito. Questa mattina non ho ancora tossito subito e mi sento meglio, ma m’è rimasto un indolenzimento per la schiena.
Sono maletolo, voglio la mia maletola, voglio stringermela vicino e sentirla parlare. Se tu sapessi come mi piace la tua voce… ieri oltre essermi fatto venire il mal di schiena, ho telefonato alla Noemi.1 Essa mi ha detto che non ti consiglia il suo programma, perché Tarozzi non ne era soddisfatto e se una parte di esso (il gusto) era interessante, l’altra era noiosissima. Io ti consiglio a dare filosofia a ottobre. Sono stato in biblioteca per Holderlin. C’è pochissimo in italiano di quelle cose che m’intendo io (le poesie della pazzia ecc), però ho scoperto una cosa interessante, che Bianchi ne ha tradotte (ma forse non quelle della pazzia ma son belle lo stesso) non so su che rivista. V’è un bel saggio di Stefano Zweig, tradotto in italiano e non difficile a trovarsi.2 Poesie della follia ne sono uscite sulla Nouvelle Revue Française e le cercherò da Zaccherini. Sono un bravo ricercatore? Adesso che ho chiacchierato un po’ con te mi rimetto a studiare e continuo, se resisto, sino a mezzogiorno.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Non dimenticarti di salutare le picculine e chiedi loro se ho ragione a volere che torni alle 3,59. Vedrai che dicono subito di sì. Ciao il tuo
Picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 30.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 30.5.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
151.
Baccanelli 31 maggio 1935
Mia adorata,
ti perdono per ieri, benché causa tua abbia passato un pomeriggio innervosito, ma a un patto: che tu domani sabato torni alle 3,59. Al fine di dimostrarti il mio buon volere e l’onestà delle mie intenzioni mi prenderò su un libro da studiare. Va bene? Guarda che se domani alle 3,59 non ci sei, prenderò a tuo carico delle sanzioni gravissime. Adesso che ti ho fatto il predicozzo, ti dovrei dare un bel bacio, ma sei tanto lontana, e non mi resta che mandartelo. È un magro affare.
Sono molto felice per quello che scrivi: che mi sposerai quando vorrò. Ma già sono sicuro della mia piculina, e lo sono sempre stato, dal primo bacio che ci siamo dati al mare. Bisogna proprio tornarci al mare: è stato lui a unirci e bisogna che andiamo a ringraziarlo e a fargli dei complimenti. Il vecchio mare, è veramente simpatico, antico, solcato da navi e simili cose da pazzi e a Forte vi sono anche i pini e gli oleandri. Oggi a Baccanelli tira un vento così furioso che mai gli si può resistere: rende irosi e affranti.
Dopo quelli di ieri l’altro sera non ho altri colpi di tosse da segnalarti.
Sono arrivate le scarpe della mamma e vanno benissimo, solo le sembrano leggermente larghe, ma a noi pare un male da poco.
Marigulda, ho tanto voglia che domani, che tu possa uscire dall’antro della stazione correndo e che io possa stringerti al braccio e poi al petto, come voglio…
Della possibilità di stare a Bologna la domenica non se ne parla neppure per scherzo. Tu, ed io, puoi dare benissimo i tuoi esami senza bisogno di compiere atti crudeli etiopici e inumani.
La domenica è nostra! È come un bel pezzo di pane intero, una bella micca, e il sabato pomeriggio è l’inevitabile giunta, che siccome si mangia prima, quando si ha più fame, è forse anche, o pare, più buona.
Adesso ti lascio per andare a studiare da Barilli.
P.S. Le picculine domani vengono da me e ci scommetto che sono in smania. Ciao
il tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17-18 / 31.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 31.5.35.XIII-21
152.
[Bologna, 1 giugno 1935]
amore, non ti posso che scrivere questo biglietto passando di quì. Sono presa per il collo dal tedesco che ormai non farò a tempo a preparare – ad ogni modo cerco di fare il possibile per vedere se arrivo. Tutto il male è stato perdere questi due ultimi giorni per il mal di testa – così sono arrabbiatissima – così come sono ora non posso assolutamente presentarmi all’esame – Poesia e Verità è stato richiesto da una mia compagna che ho vista e posso ancora tenerlo. Ora sono a casa e comincio il secondo volume di Poesia e Verità – sono avvilita; volevo proprio togliermi questo esame – ma ad ogni modo domenica, anzi sabato pomeriggio sono a casa – ti bacio tanto Ninetta
Biglietto postale non timbrato indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma
153.
dal Caffè 2 giugno 1935 ore 9,30
Mia adorata, oggi mi dice Zaccherini, non v’era solo Solari a Parma, ma anche Coppola che deve fare un’ispezione al Collegio Maria Luigia: due esattori di esercitazioni.1 Adesso vado a mangiare un gelato di panna e cioccolato, di quelli che piacciono alla picculina. Cara. Oggi sono stato felice che non so come mi adatterò a stare senza di te. Ma spero di venire martedì, dunque sta in casa tutto il pomeriggio.
Ti bacio tanto. Buona notte
Attilio
E le piccoline che cominciavano a star male.
Biglietto postale timbrato PARMA FERROVIA 2.6.35.XIII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 3.6.35.XIII-7; indirizzato a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
154.
Baccanelli 3 giugno 1935
Mia adorata,
sono le undici, piove, davanti ai miei occhi, sul muro ci sono i burattoni, e B e N sul fieno: N ha la camicia color arancio e sta appoggiata al bel mucchio odoroso con un certo timore quasi non volesse pungersi (deve essere effetto dell’inesperienza dell’artista, questo appoggiarsi lieve troppo lieve), B ha le braghe blu, il cappellino verde vicino e un libro che legge, naturalmente forte a N. Il disegno non è un capolavoro ma evoca assai bene il lago (così, ricordi, si chiamava quel bel prato sulla via di Rabofia) e quei bei pomeriggi al sole e all’aria con la mia ragazza. Se è vero che il mare ci farà bene e ci piacerà molto, è altrettanto vero che dopo ci farà bene la nostra Casarola. La tua, perché deve diventare tua, tu sarai la padroncina cara e ci torneremo tutti gli anni.
Come hai fatto il viaggio ieri sera? E Solari ti ha scovato? Era stato a pranzo con Zaccherini Andreotti e Maurizio Corradi1 e dicono che è simpatico e tranquillo come un bue e saggio come Salomone. Goff. Coppola ieri sera era a teatro in palco con Trincas, il quale gli fa molti complimenti perché ha una paura maledetta, da battere i denti. Vedi, tu vai a Bologna, i tuoi professori vengono a Parma.
La dolce giornata di ieri non m’abbandona, ti sento ancora vicino. Cara, che bello poter venire domani, anche quelle visitine brevi come facevo l’anno scorso, sono simpatiche e picculina si mette il cappellino e vien fuori con me. E quelle strade che avevo percorso, felice, ma appena per una speranza, le percorro da trionfatore e padrone. Non posso assicurarti di venire: ma tu sta in casa tutto il pomeriggio, vedrai che ti capito verso le 3, almeno io spero. Ti lascio perché voglio studiare ancora un po’. Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Diglielo alle piculene che forse domani le vengo a trovare.
Mio fratello, che è tornato adesso da Parma dice che domani sarà difficile che possa venire. Ho subito messo giù il muso. Ho un nervoso! Ma spero ancora. Ti bacio tanto tanto ancora
tuo Attilio
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 20-21 / 3.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 4.6.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
155.
[Bologna, 4 giugno 1935]
Amore,
ho ancora addosso tutta la felicità di ieri; sarebbe proprio impossibile che io non venissi a casa la domenica.
Ora sono nella biblioteca dell’Archiginnasio, per dei libri – non sto molto bene non posso studiare così ne ho approfittato per uscire. Ho una certa stanchezza addosso che mi è quasi dolce; e non riesco a pensare che bisogna che lavori se voglio dar tedesco sabato. Il tuo bigliettino, questa mattina, mi ha fatto molto piacere tanto più che non lo aspettavo. Il mio picculino ieri sera alle 9½ pensava proprio a me. Verrai domani? Senti una cosa: se vieni nel pomeriggio immagino che sarai qui alle 3 o 3½ – io dalle tre alle quattro ho una lezione importante di Bianchi, così se tu venissi e non mi trovassi, vieni all’Università alle 4. Va bene? io spero molto che tu venga. Domattina forse mi scriverai qualcosa – Sai che l’esame di italiano non è più il 25 ma il 9 luglio? Questo mi secca non poco perché comincio a sentire una stanchezza fisica che ho paura che cresca andando fino a quel giorno. Così almeno potrò dare filosofia.
Caro, ora ti lascio e spero molto di vederti domani ti bacio
Ninetta
ieri sera in treno consolavo le picculine che si lamentavano perché le conducevo lontano da te, tanto più che sono un po’ malate e hanno bisogno di essere consolate – ma io le ho avvisate del tuo prossimo arrivo, allora si sono messe allegre e se tu non vieni ce l’avranno molto con te hai capito che devi venire
ti bacio
Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.-1v.; s.l. e s.d.
156.
Baccanelli [4 giugno 1935]
Mia adorata,
mi puoi credere se ti dico che ti scrivo con una rabbia addosso che più mi arrovella perché priva di sfogo; e infatti con chi me la devo pigliare se l’avvocato Laurens non ha posto per me nella sua automobile? Un po’ col detto avvocato che il posto ce l’avrebbe, se lasciasse a casa lo chauffeur, un po’, anzi molto, con quel vago generico schifosissimo mondo, che i greci chiamavano fato, ed è giusto che lo chiamassero con nome così grave, se aveva simpatia a far succedere tutte cose del calibro di ciò che successe a Edipo e a Ifigenia ecc.
Così oggi invece del tuo mariguldo avrai questa lettera. Ci scommetto che sei più contenta così, perché puoi studiare. (Non sono affatto convinto di quest’ultima frase, e l’ho scritta per pura cattiveria e rabbia di non dover venire a Bologna. Lo so che la mia picculina sarebbe stata a nozze, e mi aspettava, e avrebbe calzato così volentieri le scarpe bianche e nere, e si sarebbe messo il cappello da peone e forse il vestito di foulard e sarebbe venuta in giro con me per Bologna). Cara ti darei tanti baci e ti porterei alla Fontanina. E invece… Ieri ho studiato molto e bene con Cecropino e oggi mi meritavo proprio di andare a Bologna. Ma è meglio che la smetta con le recriminazioni.
Piuttosto: la Biblioteca Palatina mi ha mandato un avviso perché porti indietro subito Poesia e Verità: bisognerebbe quindi che tu lo consegnassi a mio fratello oggi. Adesso il pensiero che mio fratello può venire a vederti mi riempie ancora più di rabbia. Picculina, ma ci vendicheremo in abbondanza. Ti scrivo in giardino, le rose sono fiorite e l’usignuolo canta e anche la rana dal pantano ed è proprio una stagione bellissima questa, e noi dobbiamo star lontani.
Picculina, mi mandi due righe da mio fratello? Visto che non posso venire oggi studia bene tedesco da poterlo dare sabato mattina, così sabato pomeriggio stiamo insieme. Pensa che tu oggi ricevi ben due lettere mie. Adesso ti saluto perché voglio lasciare un po’ di spazio, che se a mezzogiorno ci fossero delle novità te le scrivo. E sento cosa dici nella lettera che porterà a casa mio fratello. Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Consola le picculine che saranno molto deluse.
Mio fratello non potrà vederti, solo imbucherà a Bologna. Tu potrai farmi avere Poesia e Verità prima di sabato? Arrivederci a sabato
Attilio
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata BOLOGNA FERROVIA 23-24 / 4.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 5.6.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
157.
Baccanelli 5 giugno 1935
Mia adorata,
sono ancora un po’ immusonito per la mancata visita di ieri, ma bisogna che la smetta, se no mio fratello, da cui dipende per la più gran parte, la nostra andata al mare, si secca e mi dice che va in montagna. Perché quella rabbia di ieri, che ti dicevo, aveva infine trovato il suo oggetto in mio fratello, che naturalmente, lo sapevo benissimo ma non sapevo cosa farci, non ne aveva nessunissima colpa. Dunque se gli tengo il muso, Ugo dice che va in montagna; magari non è vero, lo fa solo per farmi dispetto, ma io ci credo e ci soffro. Questa mattina poi, chissà perché, mi sono alzato con una voglia struggente e acutissima e ferocissima di andare al mare con te.
È una di quelle mattine che a Baccanelli si sente l’odore del mare di Forte dei Marmi.
Cara, si sono lamentate ieri le picculine? Se tu sapessi quanto ho fatto… In fondo la colpa è un po’ della padrona delle picculine, che dice di non poter studiare altro che a Bologna, ed esse se la devono prendere con te, che io faccio sempre il possibile per stare con loro. Ieri, mi ha detto mio fratello, era una meraviglia Bologna: me l’immagino e m’immaginavo che saremmo potuti uscire insieme, ma…
Ecco, è arrivata la tua lettera che mi dice che stavi così male e allora mi rincresce ancora di più non poter esser venuto. T’avrei tenuto vicino e saremmo stati stretti in silenzio, fino all’ora del ritorno, come quella domenica che stavi così male.
Non preoccuparti degli esami: l’importante è che li dai, e per darli ed essere promossa non è necessario che studi tanto da comprometterti delle belle vacanze al mare e a Casarola. Poverina la mia Ninetta, tutta sola in una camera che non è la sua (ma nessuna camera è più la tua, neppure quella di Parma né quella di Valera, solo quella del lettone è la tua, dove staremo comodi come nell’Arca di Noè) ad aspettare il picculeno che non viene, con gli occhini neri. Ma vedrai quando avrai da lavare le orecchie a Bernardinulo non avrai più mal di testa e farai delle belle cantatine. Cara, vorrei averti vicino e consolarti e parlare un po’ con le picculene.
Hai ricevuto la lettera spedita da mio fratello a Bologna. Andrò a dire in Biblioteca che aspettino sino a sabato Poesia e Verità, ma bisogna che tu torni il pomeriggio e non la sera.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Dì alle picculine che compreremo per loro un bel costume rosso
Ti bacio ancora il tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 18-19 / 5.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 5.6.35.XIII-24; indirizzata a: Ninetta Giovanardi /presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
158.
Baccanelli 6 giugno 1935
Mia adorata,
non sono che le sei e mezzo è una mattina bellissima, fresca e silenziosa. Ma io ne godo sino a un certo punto, e la ragione è che la paura di esser malato mi ha ripreso da ieri e mi tiene in schiavitù. Non sgridarmi, ieri verso le cinque mi sentivo le gambe stanche e degli stiramenti alla schiena, per cui, provatami la febbre, ho visto che avevo 37,3. Insomma, questa non è temperatura normale, e se è vero che ho bella cera, che in generale sto abbastanza bene, è anche vero che 37,3 vuol dire qualcosa: che ci sono forse ancora in me dei processi che hanno bisogno di esser fatti scomparire. Per la qual ragione questa mattina, suscitando intorno a me l’ira e il disprezzo, vado dal prof. Ghelfi. Ma tu mi dai ragione picculina: io voglio esser sicuro del mio avvenire, perché con te al fianco la vita è degna d’esser vissuta, e non vorrei a un certo momento trovarmi con te vicina e una salute da poco. No e poi no, mi ribello. Appunto perché non sono veramente ammalato, voglio curarmi. Cara, sono sicuro che tu mi perdoni, anzi che hai piacere, perché so che tu mi vuoi veramente tanto bene. Ti scriverò oggi nel pomeriggio il responso di Ghelfi.
Son dovuto andare a vedere i due film, perché sabato non c’era più né l’uno né l’altro; per un verso e per l’altro sono due film interessanti: quello di Fields per due o tre scene buffone, magnifiche, Delitto senza passione1 perché è un’opera forse un po’ arida, ma straordinariamente intelligente, corrosiva, e recitata in modo superbo da Claude Rains che è quello che faceva L’uomo invisibile. Come sai è un film fatto da due romanzieri, uno ebreo: pare di leggere Moravia o Faulkner. È un film che lascia cattivo in bocca. Te ne parlerò più a lungo sabato. Se lo dovessero dare a Bologna vacci. Senza esser un’opera perfetta, è un’opera piena d’interesse e in un certo senso apre una via nuova nel cinema. Anche Margo,2 la ballerina spagnola è simpatica, e niente solita attrice americana.
Se sabato, alle 3,59, quando arrivi stai bene, andiamo al Petrarca a vedere La scomparsa di Miss Drake di Garnett, quello che ha fatto Amanti senza domani (che era un gran bel film) e che Pietrino dice che è molto grazioso.3 Come va? Chissà come studi per quel buon uomo di Bianchi,4 e come ti fai venire l’andkerchief. Quando diventerai un po’ saggia? Picculena, quello cui devi tendere di più è di tornare sabato nel pomeriggio. Sono già felice, a pensar di venirti a prendere e ti prometto, se è caldo di mettermi il vestito di gabardine con la cravatta nuova. In confidenza, oltre a tutto, da Ghelfi ci vado anche perché spero che mi ordini il mare come ha fatto a mio fratello: pensa che rabbia se dicesse che devo andare solo in montagna. Ma allora la picculina viene con me in montagna e si scorda completamente del mare.
Sono egoista a pretendere questo? No, perché so che al mare senza di me, ci sarebbe l’inferno. Viva la modestia. Adesso ti lascio per andare dal prof. Imbuco la lettera prima delle nove e così spero che ti arrivi oggi. Oggi nel pomeriggio ti scriverò ancora.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Dì alle picculine che sabato alle 3,59 sarò alla stazione da loro. Ti bacio ancora
il tuo Piculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 30.5.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 30.5.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
159.
Parma 6 giugno 1935
Mia adorata,
sono stato dal professore: solito dirmi che ormai non c’è più niente, che i polmoni si espandono a meraviglia, che la temperatura è nervosa. Per il cuore, dice che non è malato, ma che forse secondo lui, si può curare, col jodio. È una prova: se va, e va bene, non noioserò più la picculina; se non va, la picculina mi dovrà sopportare così. Ben, lo dai l’esame di tedesco? Dallo, ma se devi venire a casa sabato sera, dallo chissà quando. Ma lo so che sei brava e sabato verrai a casa a quell’ora così simpatica delle 3,59. Lo sai dove sono? Da Otello e ho appena finito il gelato di zabaione che ti piace. Sono le 11. Buona notte.
Ti bacio tanto tanto (Cara, sabato
tuo Attilio (sei a casa e già brucio)
P.S. Buona notte anche alle picculine
Biglietto postale timbrato PARMA FERROVIA 23-24 / 6.6.35.XIII; indirizzato a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna
160.
[Bologna, 6 giugno 1935]
amore, la tua lettera mi ha trovato ingolfata tra il 14° e il 15° libro di Goethe,1 leggo senza fermarmi un minuto, perché ho ancora la speranza di arrivare in tempo; ma poi arriverò con una tale confusione in testa – Oggi vado da Bianchi, a casa sua, a chiedergli la tesina, così spero che si ricorderà di me e mi tratterà bene – Se sapesse che sono la fidanzata di uno che fa delle belle poesie che gli piacciono…
Come aspetto che finiscano questi brutti giorni in cui non si fa altro che studiare. Ora poi è venuto un caldo soffocante e l’aria non si muove neppure – c’è proprio da pensare al mare – ma anche in campagna ora si deve star bene, e io prenderei tanto sole. Caro, io spero moltissimo di arrivare sabato alle 3,59 – Se non vengo, vuol dire che ho deciso di dare l’esame e che sono interrogata nel pomeriggio. Vedi in quale bella carta ti scrivo? non è mia, perché la mia è finita. Voglio impostare ora subito dopo pranzo per mandarti la lettera a Baccanelli così domattina tu sei fuori in giardino a studiare e arriva il postino per te. Se tu sapessi come in certi momenti mi prende il desiderio grandissimo di avere una casa nostra (quella di San Pancrazio,2 ora non posso vedermi che lì) e io abbia tante cose da fare, per cui debba muovermi; vedere dei bambini che abbiamo fatto noi – è una cosa a cui prima non pensavo veramente e che ora mi prende sempre di più – Bernardinulo sarà così simpatico, e io voglio che sia in molte cose come il padre, sarà una cosa così buffa e tenera vedere come eri tu da piccolo. Caro, come riesco a vedere bene certe cose ora.
Tu, mariguldo, quante volte pensi a me nella giornata? sono felice che tu ti sia arrabbiato per non esser potuto venire – caro, ora ti bacio perché il pranzo è pronto e mi chiamano, scrivimi anche domani – ti bacio tanto tanto
tua Ninetta
C’è ancora “Delitto senza passione”? Mi hai tradito andandoci senza aspettarmi?
Mi dimenticavo i saluti dalle picculine
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.
161.
Parma 7 giugno 1935
Ore 3
Mia adorata,
sono nella veranda di Cecropino, che aspetto si vesta (era a dormire) per cominciare a studiare. E, non sgrani la picculina gli occhi dalla meraviglia, sai con cosa sono venuto? Con una bicicletta, impiegando da Baccanelli a S. Leonardo nientemeno che soli 3 quarti d’ora. Un altro andava sino a Reggio, nel medesimo tempo. Ma io non pedalavo neppure (è in discesa), cantavo, improvvisavo ad alta voce versi bislacchi, e pensavo se ci fosse la mia Ninetta con la sua vestina rossa quà. Ma domani c’è e io comincio a bruciare, a esser felice e infelice. Cara lo sai che mi sembra un secolo che non ci vediamo? Quest’estate ci vendicheremo crudelmente scrivendo una tesi che passerà alla storia e dandoci tanti baci da far invidia al nostro Catullo.
– Due ore dopo
Riprendo a scrivere. Abbiamo finito il Coviello.1 Urrà Urrà.
Adesso cominciamo Amministrativo, materia scema se mai ve ne furono. Da due giorni c’è un bel caldo, veramente magnifico e domani spero di potermi mettere il vestito di gabardine. Per l’occasione del tuo ritorno mi sono pure fatto i capelli bei corti e ho qualcosa fra del boscem2 e del guerriero abissino. Tralascio perché tu con la storia dell’esame di tedesco avrai poco tempo per leggermi e noi ora che ci siamo riposati ci rimettiamo a studiare.
Ho tanta voglia che siano le 3,59 di domani.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Son guarite le picculene o tornano malate? Dì che se sono malate le curerò molto le mie marigulde.
Ti bacio ancora
il tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-1r.; busta timbrata PARMA FERROVIA 20-21 / 7.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 8.6.35.XIII-1
162.
Parma 10 giugno 1935
[Scusa la macchia nefanda non è colpa mia
Mia adorata,
sono le dieci di sera, una bellissima giornata col vento e Piazza Garibaldi sarebbe veramente simpatica se la mia picculina fosse al mio fianco, e non il buon Azzali. Ho mangiato il gelato di panna e cioccolato, e così mi pareva di averti un po’ vicina. Ma invece tu sei a letto da più di un’ora, con il braccio piegato sulla testa e dormi. Cara, pensa a quando dormiremo insieme di questa stagione, e tu ti scoprirai; e come mi succede spesso queste notti calde mi sveglierei verso le quattro e ti guarderei dormire. Cosa mi terrebbe dalla tentazione di svegliarti? Quanto ci toccherà dormire in piccoli lettini? Adesso sei per il lettone anche tu. Ti bacio tanto tanto tuo Attilio. P.S. Buona notte alle picculine.
Biglietto postale timbrato PARMA FERROVIA 23-24 / 10.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 11.6.35.XIII; indirizzato a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / presso Ungarelli / Bologna
163.
Parma 10 giugno 1935
Mia adorata,
sono stato dal prof. Pescatori: ai polmoni non c’è nulla, solo dei complessi calcificati, come credo che avessi tu, né infiltrazioni né focolai; solo è giusta la diagnosi di Ghelfi e di Campanacci per l’aderenza (adiacenza, dice la picculina), piccolissima, appena visibile. Cura: o delle iniezioni di jodio o la cura di Salso o di Monticelli. Questo potrebbe servire a staccare l’aderenza (adiacenza, dice una cara donna che conosco) dal pericardio. Potrebbe. Se non lo facesse, sarebbe lo stesso, perché non ha effetti rilevanti sul cuore, i cui toni, dice anche Pescatori, sono perfetti. Però un po’ di complessi c’erano, che si sono calcificati; ma dice il professore che in tutti i corpi cui si fa l’autopsia vi sono dei complessi calcificati. I diaframmi si espandono bene. Io credo che vada bene, no?
Piuttosto di brutto Ghelfi mi ha detto che nei soldati mi ci prendono. Al mare dice che faccio bene ad andarci, l’aria marina mi fa benissimo. Ecco tutto, ecco informata la signora moglie delle condizioni del signor marito. Ieri sera non ho potuto mandarti il biglietto perché mio fratello, che era piuttosto stanco, ha voluto andare a casa subito. Cara, la mia donna è ancora lontana, io devo studiare come un matto, la vita è triste. Ma verrà il 15 luglio e noi ce ne andremo al Tirreno con grammofono, “al’ good records”, una bicicletta e il cappellino sulle 23. Ti lascio perché devo prendere il tram.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Le picculine sono state tanto con me ieri, che non me le posso scordare. Dì loro che le aspetto sabato alle 3,59.
Ti bacio tanto
tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 10.6.35.XIII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 10.6.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
164.
Bologna 10 giugno 1935
Amore, ho studiato tutta la mattina bene la filosofia con la mia compagna, e ora, sono le due, prima di fare un sonnellino voglio stare un poco col mio picculino. È caldissimo, ma questo mi piace molto, forse perché sto bene. Ieri mi sentivo così sana, così piena di forza che con te ho trovato proprio la felicità completa. Era molto che non provavo una sensazione così piena della vita, – amore, io ti ho amato tanto ieri – che oggi, che non è ancora passata una giornata, sento già la tua mancanza. Sono così felice di vederti così bene, che griderei. Tu fai parte di me stessa come una parte del mio corpo e io non ti lascerei andare per nessunissima ragione. Caro, ieri sera in treno ho viaggiato bene. Ho spento la luce, mi sono messa comoda, distesa, poi ho cominciato a pensare sino a Bologna, a noi e alla nostra felicità – mi sentivo così bene di corpo e di spirito che ho persino fumato una Sultana che nel passare mi ha offerto Tonino Monici; il quale è stato molto discreto e mi ha lasciato alle mie contemplazioni.
Pensavo che sarebbe stato bello che tu fossi disteso lungo l’altra parte dello scompartimento, avremmo chiacchierato bene; mi piace quando ci mettiamo a discorrere tanto. Questa mattina se hai mantenuto la promessa mi hai scritto e oggi ricevo una lettera del picculino. Urrà – così dico alla mia compagna di fermarsi un minutino e io sto un po’ con te. Ora bisogna che dorma un pochino prima che venga; è terribile però essere obbligati a studiare di queste cose; ora poi che ho in mente una infinità di cose di progetti, ma sono questi che mi fanno andare avanti ti bacio tanto
Ninetta
Scusa se ti scrivo su questo brandello di carta, appena esco ne compero di quella bella
Lettera ms. cc. 1r.1v.
165.
Baccanelli 11 giugno 1935
Mia adorata,
sono ormai quasi le undici, è dalle otto che studio mollemente sdraiato in chaise-longue fra cespi fiammeggianti di rose, e comincio a pensare con inquietudine al postino che non si vede. Poi mi viene in mente di telefonare a mio fratello, e so che la tua lettera è arrivata a Parma. Cara la mia picculina, se tu vedessi come sono seducente stamattina: ho i sandali, che mi pare quasi d’essere già al mare, dei vecchi calzoni grigi e una barba da forzato. Se tu fossi quà, andremmo nei campi, dove c’è il frumento alto e ci coricheremmo vicini. Sentirei il profumo di sole del tuo collo e gli darei tanti baci come domenica. Non avrei mai lasciato lì, mi pareva di legarmi sempre più con quei baci fitti; era una cosa più sentimentale che altro, mi sembrava proprio di comunicarti come non mai il mio amore. Cara noi ci vorremo sempre bene, anche quando saremo divenuti vecchi; è una mia aspirazione quella di poter invecchiare con te. Quando si è vecchi, si è vuoti e secchi di linfa, ma restano i sentimenti e noi ci vorremo tanto bene e ci ricorderemo di tante cose. Picculina, sei andata a fare i bagni? È un piccolo tradimento, ma se deve farti proprio tanto bene, li puoi fare. Ma mi sembra una cosa… Io sono geloso di tutte le piccole cose che tu puoi fare senza di me. Poi mi dà molto fastidio che tu, la mia picculina, debba essere giudicata da dei professori. Li picchierei volentieri, anche se ti danno trenta e lode. Non ti capita di pensare altrettanto per me?
Sabato, se arrivi alle 3,59, anzi siccome arrivi alle 3,59, avresti voglia d’andare a quella festa di beneficenza in casa di Marchi? Ci divertiremmo a vedere quanto sono cretini! Se ne hai voglia, scrivimelo che trovo due biglietti, se non ne hai voglia, scrivimelo lo stesso, così rifiuto i 2 biglietti offertimi. Ma devi venire lo stesso alle 3,59. Anche tu vedi che è più bello e non ti porta via molto tempo, in definitiva.
Tu sei la mia marigulda, che si arrabatta a studiare filosofia e invece avrebbe tanta voglia di fare la sbarazzina con il suo mariguldo. Io non faccio che pensare a quando saremo al mare, a quelle belle mattine in patino. Adesso ci torno da trionfatore e faccio il gallo con la mia piccolina e la porto a fare un pellegrinaggio ai luoghi sacri per noi. Poi facciamo a gara a chi si ricorda di più.
E pensare che prima facevi a posta a non ricordarti, ma io t’ho presa lo stesso e adesso sei mia. Ma si capiva anche da allora e io ho sempre sperato, anche quando ero più sfiduciato. Eravamo fatti uno per l’altro: bastava guardarti, anche fisicamente.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Dì alle mie picculine che senza di loro sono disperato e che le aspetto sabato alle 3,59. S’incaricheranno loro di far venire una certa marigulda crudele e implacabile a quell’ora lì.
Ti bacio ancora
Il tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 20-21 / 11.6.35.XIII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 12.6.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
166.
[Bologna, 12 giugno 1935]
amore, ieri non ti ho nemmeno scritto e tu sarai un poco arrabbiato con me. Non avevo dormito la notte prima, così ho avuto una crisi di nervi, per cui sono stata malissimo e non ho potuto studiare – allora ho pensato al mio Bromural (quello con la donna che dorme, che prendevo nel mio mese di nevrastenia) ho mandato di corsa a prenderlo, questa notte ho dormito e tutto è passato.
Ma quello è stato un brutto segno, vuol dire che comincio a non poterne più, e che diventa sempre più faticoso studiare – sai che dovrei dare filosofia domani? Se tu sapessi che confusione nella testa e quanto ancora da fare – così non so cosa deciderò – ad ogni modo sabato alle 3,59 sono a casa e il picculino mi aspetta alla stazione – va bene? allora per quasi due giorni mi riposo e riprendo forza – già io ritorno più forte quando sono con te – anche tu, vero? so che alle volte ti dimentichi dei tuoi mali (quelli che tu chiami mali) quando sei con me. Ho qui la mia amica con cui studio filosofia e che ora mi imposterà. Arriva il giorno dopo impostando alla sera poco prima delle otto? Così ho fatto anche l’ultima volta. Ora sono stanchissima, ma per avere studiato tutto il giorno. Caro penso più che mai a quando avremo finito. Mi scrive la Ninina che ha una voglia matta di andare al mare; credo che andremo, anche se mio padre non ha ancora deciso – bisogna andarci perché ormai ne abbiamo troppo desiderio – ora ti lascio e ti bacio tanto
Ninetta
quella festa di beneficenza è al pomeriggio o di sera? non posso dirti ora se mi sentirò di andare, non puoi aspettare sabato? Ad ogni modo non vorrei che tu stessi a casa per me.
Hai portato Poesia e Verità in Biblioteca? potresti riprenderlo se c’è ancora? perché ora, dato l’esame di filosofia, mi servirebbe molto – ti bacio tanto tanto
Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.
167.
[Parma, 12 giugno 1935]
Mia adorata,
sono le 7 e un quarto del mattino e io sono già a Parma per andare a studiare da Barilli. Ti scrivo in fretta perché ho così poco tempo. Come stai? Ti sei messa a studiare? Non affaticarti. Ti dirò che mia mamma è quasi convinta per il mare e quasi certamente domenica andiamo a vedere la villa. È contenta la mia marigulda? Ti lascio per impostare.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Saluta le picculine e dì loro che andiamo al mare. Prega per i miei esami.
Ti bacio
il tuo picculino
Cartolina postale; busta timbrata PARMA FERROVIA 10-11 / 12.6.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
168.
Baccanelli 12 giugno 1935
Mia adorata,
ho ricevuto la tua cara lettera che mi ha confermato nell’opinione del tuo stato di perfetta salute che mi ero fatto domenica. Eri veramente la felicità, la giovinezza e l’amore trionfante, tanto concretamente da diventare allegoria. Ho in mente come mangiavi i panini da Otello, pareva impossibile che quella brunetta avesse avuto uno, dico un solo mal di testa. Poi seduta vicino a me sulla panchina, alla stazione, con quei lumi contro il cielo ancora chiaro, eri divenuta quasi irreale. Già mi pare che stiamo prendendo una famosa cotta l’uno per l’altro: ho voglia di ballare con te al ritmo degli «al’ good records», di passeggiare al tramonto delle belle giornate estive marine fra gli oleandri, di condurti alla Capannina,1 di baciarti le mani, di star seduto sulla sabbia vicino a te e di leggerti Toulet.2 Non sono vanitoso se dico che anche la piccolina ha una debolezza per me.
È una mattina meravigliosa, limpidissima, calda, la campagna è floridissima, e le galline fanno quel loro verso che è tanto estate e fa venir voglia di dormire. Il canarino piccolo è già bello e comincia a volare nella gabbia. I genitori lo guardano con trepidazione e felicità e fanno delle lunghe cantate: è una famigliola borghese, bene organizzata. Io amo la piccola borghesia: i suoi difetti sono umili, e non imputabili a loro. Brava gente. La media va ancora bene. La grassa (Barilla e C.) è spaventosa cafona: sempre troppo elegante, preoccupata d’esserla, milanese, un’offesa al gusto. Forse non ne hanno colpa neppure loro.
Noi andremo al mare, trullallà.
Lo sai che se finisci il 10 luglio vuol dire che dobbiamo star lontani un mese ancora? Cose da pazzi! Vogliono che mi faccia fotografare fra i laureandi, ma è cretino spendere 30 ₤ per ciò. Se tu però lo vuoi, mi farò fotografare. Scrivimi in proposito. Studio, ma cosa mi ricorderò? Speriamo nella buona stella. Dà filosofia venerdì: vedrai che va bene. Poi così te ne liberi una buona volta. Fa comodo il foulard? Lo sai che Chiussi ha fuori proprio di quel foulard da cravatte giallo e rosso, e potresti fare una camicetta per il mare, no? Importante è che sabato tu arrivi alle 3,59. Tutta la settimana aspetto quell’ora. Adesso ti lascio perché voglio studiare un po’.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Bacio tanto anche le picculine e dì loro che le aspetto
il tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 12.6.35.XIII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 12.6.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
169.
Parma 13 giugno 1935
Mia adorata
Sono a Parma. Dì un po’ cosa sono venuto a fare: a tenere alla cresima un cuginetto, Giancarlo, buono e simpatico e anche bello. L’ho accompagnato dal fotografo, da Passalaqua a comprare un giocattolo e mi venivano in mente due cose. Prima, quando ci sono andato io e mi piaceva tanto il bastone del vescovo; secondo, quando ci andrà Bernardinolo, che mi assomiglierà, si sveglierà presto, sarà in smania e si troverà pronto tanto prima del tempo. E tu dovrai vestirlo e pettinarlo. Cara, ti mangerei dai baci. Però. Però oggi né a Baccanelli né in Borgo Palmia sono arrivate tue lettere. Mi tradisci per un po’ di filosofia? Speriamo nella posta del pomeriggio. Lo sai che anche mio fratello è in un numero, sabato sera, e canta insieme ad altri Bye Bye Blues?1 Ma mi sa che noi non ci andremo, se pretendono abiti da sera. Andremo al nostro teatro preferito, il Teatro Bianchini, che non delude mai. Per domenica sto preparando grossi imbrogli. Adesso ti scrivo una poesia di Ezra Pound, che non capisco, ma che deve esser bella. Me ne mandi la traduzione?2
The jewelled stairs’ grievance.
The jewelled steps are already quite white with dew;
It is so late that the dew soaks my gauze stockings,
And I let down the cristal curtain
And watch the moon through the clear autumn.
Ezra Pound
Deve essere piuttosto difficile. Adesso ti lascio perché è tardi e devo prendere il tram.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Dì alle picculine che forse domenica vanno al mare, se sono contente
Ti bacio ancora
Picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 13.6.35.XIII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 13.6.35.XIII-19; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
170.
[Bologna, 14 giugno 1935]
Amore, sono in centro – non ho dato l’esame per varie ragioni e sono così stanca che credo partirò questa sera – ma tu non fai in tempo a saperlo così arriverò senza che tu sia ad aspettarmi – ad ogni modo domattina io sono in città e spero vederti dalle 11 a mezzogiorno – ad ogni modo se non puoi io sono a Valera nel pomeriggio – a domani
ti bacio tanto
Ninetta
Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 13-14 / 14.6.35.XIII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma
171.
Baccanelli 14 giugno 1935
Mia adorata,
ho tante cose da raccontarti che non so da dove cominciare. Ben, principiamo da quanto ti riguarda personalmente: alcuni giorni fa la signora Bandini era a Bologna con l’avvocato Del Prato e suo marito, e sedutasi in un caffè del Pavaglione,1 guardava passare la gente, meravigliandosi fra sé e sé della poca eleganza delle donne che passavano, quando, improvvisamente, scorge, ferma ad aspettare un tram, una ragazza così elegante, così «tipo da gran città» (questa, come capirai, è la sua espressione precisa) da ripagarla di tutte le delusioni di prima: la ragazza è vestita di verde, ha un panama. La signora colpita indica la ragazza all’avvocato Del Prato che (udite) dice: L’è la morosa ed Bartluss. Questo è il fatto secco, che se dovessi raccontarti tutto ciò che la signora ha detto in tua lode, non la finirei più. Marigulda, tu te ne stai a Bologna, fai il tipo, e io quà a Baccanelli solo come un cane. Ma se faccio tanto a essere padrone io ti chiudo in una segreta e non ti lascio neppure vedere il sole. Adesso ti conto per Bianchi a Ferrara. Era in tram, e vide davanti a lui una bella, fiorente, aperta, tranquilla (gli aggettivi sono suoi) bellezza emiliana, una ragazza che deve essere più giovane dell’età che dimostra, dall’aria dolce e materna. Gli piace molto e siccome non la conosce, la guarda piuttosto insistentemente. Quale non è la sua meraviglia quando quel tale che era ai littoriali gli dice: «Sapevo che eri a Ferrara, me l’ha detto la Stanghellini che ti ha visto in tram». E gli descrive com’è la Stanghellini. Pietrino, che sotto l’apparenza cinica e alessandrina, ha una certa bennatezza, si sente un po’ vergognoso per il suo insistente guardare. Quello dei littoriali gli ha detto che ti ha conosciuta. Pietrino ed io abbiamo concluso che la leggendaria Stanghellini non poteva che essere simpatica per essere tua amica.2 Adesso la smetto di lodarti se no monti in superbia e quando mi vedi fai: Mur, con quella bella faccia che tu sai.
Anzi ti devo rimproverare molto. Ieri sono stato senza tua lettera e oggi ancora non m’è arrivato niente. Non dar la colpa a Tarozzi. Io ho esami ben più difficili e numerosi dei tuoi, eppure mi sentirei non so cosa, se non ti dovessi scrivere tutti i giorni. Domani sabato devi assolutamente venire alle 3,59.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Ho tanta voglia di baciare le picculine. Diglielo che le aspetto domani nel pomeriggio.
Ti bacio ancora
tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 14.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 15.6.35.XIII-18; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna; sul retro: «È arrivata la lettera»
172.
Parma 17 giugno 1935
Mia adorata,
ho appena finito di ripassare le istituzioni, anzi ho da un po’ (mezz’ora) finito di studiare, e ho appena assaporato l’ultimo boccone di gelato di panna e cioccolato. Sono quasi le sette, ho una voglia matta di finirla con gli esami e di andare al mare. Ti dirò che le cose pare si vadano mettendo molto bene, anche mio padre e mia madre verrebbero volentieri. Come credo d’averti scritto questa mattina, molto probabilmente domenica andiamo a combinare per la villa. Ma se trovassimo un po’ più in centro forse sarebbe meglio per mia mamma. Urrà, picculina. In confidenza questa sera mi fa un po’ male la schiena, ma anche a te, ed è giusto che ci faccia male a tutti due. Lo sai che giovedì sera replicano lo spettacolo. Se eri a casa ci si poteva andare, ma da solo non ne ho nessuna voglia d’andarci. Ti scrivo poco per toglierti meno tempo.
Ti mando un articolo di Praz abbastanza interesting. Domani c’è il macello. Ti scriverò subito dopo. Ti bacio tanto tanto tuo
Attilio
P.S. Un bacio a ogni picculina.
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 20-21 / 17.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 18.6.35.XIII-1; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
173.
Bologna 17 giugno ’35
amore, mi sono fatta dare dal bidello, un brutto foglio di carta per scriverti, così approfitto del momento che sono fuori di casa e impostare così domattina ricevi la mia lettera a Baccanelli – Caro ho ancora tanta felicità dentro di me si deve leggere dal mio viso. Sono felice felice; tanto che ho studiato solo dalle 8 alle 10, poi non ne potevo più avevo bisogno di sfogare la mia esultanza movendomi e allora sono venuta qui all’Università a prendere la Stanghellini che studia Storia dell’Arte e poi andremo un po’ in giro – è una giornata magnifica e io non faccio che pensare a questi giorni che ho passato con te – noi ci vogliamo sempre più bene e non so come faremo se ce ne vorremo sempre di più. Mi ricordo che quando mi hai baciato la prima volta io ho pensato subito che sarei stata con te sempre, e non potevo pensare al bene che ti avrei voluto in seguito, sapevo che sarebbe stata una cosa sempre più bella. Ora sento che devo ringraziare Dio che mi ha fatto così capace di innamorarmi di te – caro, tu sei fatto proprio per me, fisicamente e nel resto – e la picculina ti piace anche lei tanto? È proprio vero che ogni tanto facciamo una nuova cotta l’uno per l’altro. Ora finisco, ché c’è la mia amica che mi aspetta – scrivimi tanto – e dà l’esame e prendi diciotto, non più e non meno ti bacio tanto tanto
Ninetta
E del mare non sai nulla di nuovo da parte di Rodolfo Magnani?
Lettera ms. cc. 1r.-1v.
174.
Baccanelli 18 giugno 1935
Mia adorata,
mi sono liberato del più grosso esame della facoltà di legge istituzioni di civile: Il voto è quello che la mia donna, se è vero quanto afferma nella sua lettera, desiderava, vale a dire diciotto. Venerdì do amministrativo e da questo lato tutto procede nel migliore dei modi possibile. Invece la schiena mi dà dei dispiaceri, da ieri mi fa male in alto, come l’anno scorso (ti ricordi) e anche un po’ in basso a destra. Saranno dolori nevralgici, ma certo sono fastidiosissimi, specialmente ora che la mia unica e insostituibile medicina è a Bologna. Cara la mia picculina, ho quà la tua lettera e non mi stancherei di baciarla. È una cosa orribile che si debba star separati ancora una diecina di giorni, ma poi ci rifacciamo. Comincio a cercarti i libri di letteratura italiana vedrai come ci divertiamo. Nei vecchi libri vi sono cose che magari al primo effetto non sembrano molto interessanti, ma che si rivelano poi sostanziosissime. Picculina, e le tue punture? Non ti nascondo che il pensiero che ti fa un po’ male anche a te, la schiena, allevia il mio dolore. E non è né crudeltà né egoismo. È il desiderio che ci troviamo nelle stesse condizioni; quando tu hai il mal di testa e io no, mi pare d’essere più stupido e che tu debba volermi meno bene.
Beninteso che si starebbe egualmente bene, in equilibrio perfettamente sani entrambi. Ma quando, quando sarà possibile questo? Mi pare mai più. Del resto non mi lamento: ci starei a vivere sempre così, pur di durare, e di averti sempre vicino, e di poterti amare e di poter godere delle stagioni. Come ti sembrano questi fogliettini? Ne ho tutto un notes e bisogna che l’adopri invece di spendere soldi in carta da lettera. Mi va maluccio. Forse la festa a S. Secondo la fanno sabato sera. Ci andiamo? Ma forse domenica si va al mare a vedere il Poveromo ecc. Adesso ti lascio perché mio fratello va.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Dì alle picculine che sono un po’ maletolo e che per guarire dovrei stare un po’ con loro. Ti bacio
Il picculino
Allego un articolino intelligente per la piccolina, così si riposerà dalle fatiche dell’insulsa filosofia
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 18.6.35.XIII; sul retro: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 18.6.35.XIII-24; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
175.
[Bologna, 19 giugno 1935]
amore, la tua lettera arriva proprio al momento opportuno, così io abbandono per un po’ la filosofia per leggerti e scriverti; bene! quelle istituzioni sono finalmente andate, immagino la tua aria soddisfatta. Così venerdì siamo insieme a dare un esame. Sai che sono felicissima di non dover pensare ad italiano? proprio non potrei, anche ora vado adagio e non posso fare molto.
Il mio piccolino si lamenta che ha dei mali, quando sarò a casa sono certa che ti guarirò del tutto e tu non ti lamenterai più. Questa estate noi faremo una vita sanissima e torneremo dal mare con tanta energia che riusciremo a fare tutto senza nessuno sforzo. Ora c’è la stagione che piace a me, questo caldo mi fa bene e vedo ogni cosa sotto la luce migliore.
Sono sempre più convinta che la salute è essenzialissima nella vita perché questa possa essere goduta in tutto e per tutto; così penso che anche noi diventeremo molto sani e un giorno saremo due vecchi felici – Caro, proprio davvero domenica andremo al mare? e che vedremo quel Poveromo? io sono già in smanie, mi posso figurare come lo sarai tu. Ora al 28 io sono una libera cittadina, posso pensare a tutto ciò che voglio e a consolare il picculino e a fargli venire un po’ di voglia di studiare… a meno che non succeda il contrario.
Caro, che gioia quando avrò dato filosofia e sabato sarò con te.
Ti bacio tanto tanto
Ninetta
Le picculine sanno che dovrebbero essere lì a consolare il picculino, e io devo fare di tutto per farle stare buone – ma loro si lamentano…
Ti bacio tanto tanto, non vedo l’ora che passino questi tre giorni
tua Ninetta
ti ricordi di prendermi Poesia e Verità?
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; s.l. e s.d.
176.
Baccanelli 19 giugno 1935
Mia adorata,
ieri nel pomeriggio sono andato a riposarmi sugli allori non troppo lussureggianti, ma per me più che sufficienti, dell’esame di Istituzioni, in biblioteca; e là, sonnecchiando, ho trovato fra le pagine di una rivista, l’indicazione di un articolo di Piero Treves (quell’ebreo molto intelligente e molto maligno di cui anche tu devi aver letto qualcosa sulla Cultura) su un libro di certo Gaetani su “La poesia di Catullo”.1 L’articolo, che sarà senz’altro ricco di israelitico ingegno e di dottrina, è uscito su una rivista “Movimento Letterario”, che si stampa a Napoli, e io mi sono affrettato a scrivere alla Ninina perché la cerchi, dato che essendo la suddetta rivista piuttosto umbratile e quasi clandestina, sarà più facile trovarla al suo paese. Inoltre, sempre sonnecchiando, ho ripreso a prestito il primo volume di Poesia e Verità,2 sicuro di fare la gioia della mia picculina. Non ti nascondo che i due avvenimenti più importanti di ieri sono stati: l’invenzione (alla latina) dell’indicazione catullesca e un certo gelato di panna e cioccolato (gola, gola, se tu fossi a casa lo mangeresti anche tu); le istituzioni erano ormai lontanissime da me; una rosea nuvoletta. Venerdì mi libero di amministrativo, e così pian piano, senza arrabbiarsi, il numero delle bocche del drago diminuisce. E la tua preparazione in filosofia come procede? Prendila calma e venerdì sera vieni a casa allegra, sana e soddisfatta. Poi tedesco solo è una cosa da ridere.
Cara la mia marigulda, sono così perso senza di te. Ho tanta voglia di Ninetta integrale (mattino pomeriggio e se è possibile sera) con cui passeggiare fra gli oleandri. Cara, hai in mente l’aria fervida del mare, del nostro mare? È una cosa tanto bella e dolce che torniamo al nostro mare da innamorati, una cosa da impazzire: Picculena, ma vedrai che sono noiosone: ti impedisco di fare bagni troppo lunghi, di prendere troppo sole, e in compenso ti leggerò l’Aretino, il Firenzuola, l’Alfieri ecc: E Picwick nelle belle mattine serene; ci aspetta una partita di caccia.3 Poi coi classici cominciamo a Valera, appena siamo liberi.
Voglio anche rimettermi un po’ a scrivere.
Adesso ti lascio per studiare un po’, ma non troppo perché tanto è esattamente lo stesso. Ciao
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Un saluto e tanti baci alle mie picculinole e un arrivederci a venerdì sera. Ti bacio ancora.
Il tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 19.6.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
177.
[Bologna, 20 giugno 1935]
amore,
ho studiato tutto il giorno ed ora sono uscita per prendere un po’ d’aria stancarmi e poter dormire questa notte. Domani ho un esame anch’io; mi devi perdonare se non vengo a casa domani sera, ma solo sabato alle 3,59. Perché voglio fare un po’ di tedesco adagio – ora sono stanca e non vedo l’ora di aver dato filosofia per non pensarci più – prendi un altro diciotto anche domani. Sono in centro c’è moltissima gente perché è festa e passa una processione. – Amore ho qui nella borsetta la tua lettera d’oggi che mi fa compagnia – ti bacio tanto
Ninetta
Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 23-24 / 20.6.35.XIII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Borgo Palmia 20 / Parma
178.
Parma 20 giugno 1935
Mia adorata,
sono le undici e mezzo, abbiamo appena finito di ripassare il primo volume e parte del secondo di amministrativo; domani do l’esame. Spero che anche tu vorrai liberarti di filosofia. Ieri non mi è arrivata la tua posta. Cosa vuol dire? Forse avevi studiato troppo e ti sentivi male? Speriamo di no. L’unico consiglio che ti posso dare è di prendertela calma. Domani dai il tuo esame e poi vieni a casa, alle 3,59. C’è Poesia e Verità che ti aspetta. Potresti benissimo finire di studiare tedesco a Valera, ma farai come ti sembrerà più conveniente. Sono arcistufo di esami, di città e di picculina lontana; ho bisogno assoluto di picculina di mare e di classici italiani e latini. Bisogna che ti lasci perché devo fare in fretta per non perdere il tram. Picculina, se domani do un altro esame è per te. Così anche tu devi darlo per me e devi venire a casa alle 3,59. Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Aspetto tanto le picculine e voglio portarle al mare domenica.
Ti bacio
Il piculino
Lettera ms. cc. 2r.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 20.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 20.6.35.XIII-24; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
179.
Parma 21 giugno 1935
Mia adorata,
ho dato il 2° esame, e sai cosa ho preso? 24!1
Adesso ti aspetto per ricevere due bei baci di premio. Ti dirò che ho dovuto aspettare per darlo sino alle quattro del pomeriggio, e dal nervosismo m’era andata, a mezzogiorno, la febbre a 37 e 8. Naturalmente dieci minuti dopo scendeva a 37. Si chiama febbre da esame. Però potevi venire oggi. Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Di’ alle picculine che le aspetto.
Biglietto postale timbrato PARMA FERROVIA 20-21 / 21.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 22.6.35.XIII-1; indirizzato a: Ninetta Giovanardi / Via Mascarella 57 / Bologna
180.
[Bologna, 21 giugno 1935]
amore, se Dio vuole ho dato filosofia ed è andato bene – E tu oggi? faccio una grande fatica a non partire oggi, ma sono obbligata a fare un po’ di tedesco, perché ancora non è stato stabilito il giorno, potrebbe essere al principio come alla fine di quest’altra settimana – Sono contenta e ora come premio spero di trovare a casa una tua lettera; allora resisto sino a domani – alle 3,59 – caro non vedo l’ora di essere fuori da questi studi – Sei arrabbiato di questi bigliettini? Ti scrivo sempre così in fretta – ma a domani
ti bacio tanto
Ninetta
Biglietto postale timbrato PARMA FERROVIA 21.6.35.XIII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Borgo Palmia 20 / Parma
181.
Baccanelli 24 giugno 1935
Mia adorata,
sono le due del pomeriggio e il tuo piccolino, seduto a un tavolino del caffè Violi aspetta che Cecrope gli porti i quadernetti d’internazionale per rimettersi a studiare; intanto si mette a conversare un po’ con la sua Ninetta. Ti dirò prima di tutto che l’idea di andare in pensione1 piace molto a mia mamma, e vedrai che la cosa si farà. E si andrà anche a Casarola2 e si mangeranno le trote; e si farà una tesi su Catullo che passerà alla storia. Intanto cerca di dare al più presto l’esame di tedesco e di tornare al più presto da me. Dobbiamo farci i vestiti per il mare, trovare i libri che ci occorrono ecc. Ho tanta voglia di studiare come un prete e molto probabilmente oggi andrò a rivedere Luci della città.3 Tanto per far pagato con te che stassera vai a vedere Delitto senza passione.4 Se potessi poi venire a Bologna domani; anche se ti faccio perdere un po’ di tempo, non importa. Cara, dopo la gran festa di ieri, il bel giorno di ieri pieno della tua cara persona, oggi mi pare proprio di non sapere dove sbattere. Se penso all’odore dei pini e all’aria salata di ieri, e penso che fra pochi giorni ci vedremo, mi pare d’impazzire dalla felicità. Certo che il posto per noi era il Poveromo, e sta sicura che appena siamo «sui iuris» non ci lasceremo scappare tanto facilmente quella grande solitudine. Comincio a credere che il Poveromo sia il più bel punto di tutta la Riviera della Versilia. Ho letto un articolo di H. de Montherlant5 che mi dà ragione sul mio non dare che poca o nulla importanza alle cose che ci succedono intorno. Dice che al di fuori delle affezioni e delle nostre opere tutto deve contar poco per noi, che dobbiamo essere dei sonnambuli. Questa teoria è un po’ in contrasto con le idee in voga, ma mi pare molto giusta. All’infuori di te e della natura e della mia poesia non v’è nulla che meriti d’esser preso sul serio. Non te l’ho mica sempre scritto e detto? Noi ci siamo votati l’uno per l’altro e questo dà valore alle nostre vite, questo fa scusare tutti i piccoli egoismi; noi siamo i picculeni, dico io, i picculini, dici tu, e tutto il resto è letteratura.
Come è andata la lettura del Marco Aurelio?6 Per una volta, è abbastanza spiritoso no. Certo che noi, se non c’è proprio da far la moneta, devono passar degli anni perché si ripigli.
Ti bacio tanto tanto
Attilio
P.S. Di alle picculene che forse domani le vengo a trovare.
Ti bacio
il picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 24.6.35.XIII-18: BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 24.6.35.XIII-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
182.
Baccanelli 25 giugno 1935
Mia adorata,
sono in biblioteca, ho appena finito di leggere un buon articolo di Coppola sull’Orazio del Carducci e un divertente saggio di Longanesi sul vecchio sport.1 Allora ho riportato la Nuova Antologia al suo posto, e ho cavato con cura dal Chiavenda,2 che restituisco, questo foglietto con la relativa busta. E così adesso posso chiacchierare un po’ con la mia picculena. Quando ti scrivo è un po’ come quando mi metto a parlarti con calore e continuo per un certo tempo, e tu stai ad ascoltarmi tranquilla, che infine mi vien voglia di darti un bacio. Ci pensi che è già martedì e che stavolta, tornata che tu sia, a Bologna non ci ritorni? Naturalmente come tutte le cose progettate da Ugo, anche la mia venuta a Bologna oggi è andata in fumo, perché sta a casa anche lui. Ieri è andato a Casarola, che dice bellissima di questa stagione, tutta piena di un diffuso odore di fragole. E noi vi andremo quindici dì, se tutto va bene. Intanto ho chiesto al mio sarto se sarebbe capace di farti i calzoni e lui dice di sì; la difficoltà sta nel trovare del bel lino blù, e tu guarda anche a Bologna, se ve ne fosse anche per me.
Ieri sera, mirabile dictu (si dice così?), ho avuto un po’ di mal di testa e ho preso un veramon. E tu credi di averne la esclusività nel regno dei picculeni.
Stasera forse vado a vedere Perdizione Sei stata a Delitto?3 Ti è piaciuto? Ieri e anche oggi il caldo non scherza a Parma e mi immagino che anche a Bologna gli terrà dietro bene. Torna dunque al più presto. Ho tanta voglia di te, sempre, da quando mi sveglio a quando mi addormento. E il mare ci aspetta. Compro della carta perché voglio scrivere qualcosa, al mare. Ho in mente due o tre cosette. Ma quest’estate deve essere quasi esclusivamente dedicata a Catullo e ai nostri classici. Non studiare troppo, mangia molto, e cerca di far presto. Mangia molto perché secondo me se sei ben nutrita il mal di testa ha meno potere su di te.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Di’ alle picculine che sono molto dispiacente di non poter venire a trovarle, ma che non posso fare il muso a Ugo, se no mi ostacola nei progetti marini.
Ti bacio ancora
il tuo picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 12-13 / 25.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 25.6.35.XIII-15; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
183.
[Bologna, 26 giugno 1935]
amore, oggi non sei arrivato, in compenso ho ricevuto due tue lettere, una alla mattina e l’altra il pomeriggio, che mi hanno consolato del tuo mancato arrivo. Oggi ho studiato bestialmente così ora che sono le sei non ne posso più e mi metto a scriverti, poi uscirò a impostare e a dare un’occhiata ai costumi e al lino blu. Puoi immaginare come io pensi al mare (però non andare al Poveromo è una bella disgrazia), e spero che in questi giorni mio padre vada abituandosi all’idea di mandarci in pensione. Passare un mese intero sempre vicino al picculeno, che mi sgriderà perché vorrò prendere il sole e fare bagni, che mi aiuterà a studiare – Caro, ne ho una voglia pazza.
Ieri pomeriggio sono stata a vedere “Delitto senza passione” interessantissimo e veramente come me ne avevi parlato tu. Tu ora sei un po’ mascalzone sempre al cinema e leggi un piccolo esame solo per un poco di pudore. Vero? io dovrei sgridarti, ma in fondo non me ne importa nulla che tu dia esami o no, tanto mi basta che tu mi voglia bene e che io te ne voglia. Ma non tradirmi andando troppo spesso al cinema e a mangiare gelati da Otello? Sono un po’ crudele? allora puoi andare, anche perché se no avrei un po’ di rimorso io, perché domani la picculina va a fare un bagno al Vittoriale contro il divieto del suo padrone. Caro, ora mi vesto in fretta e esco ti bacio tanto
Ninetta
Le picculine sono brave anche se domani vanno a prendere un bagno – vogliono un po’ consolarmi perché oggi ti aspettavano e non ti hanno visto. Ti bacio tanto Ninetta
Mi viene in mente che domattina non riceverò probabilmente alcuna tua lettera – sarò molto triste allora.
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; s.l. e s.d.
184.
[Bologna, 25 giugno 1935]
amore, ora sono piena di rimorso per non averti scritto oggi, così ora ti mando due parole, approfittando di una ragazza che esce – Sono le 9 di sera ed è così caldo – oggi sono stata a nuotare – mi ha fatto bene, ho preso tanto sole ed ero felice – ma poi oggi mi è venuto tanto sonno che ho dormito tutto il pomeriggio, così ora bisogna che studi prima di dormire – amore, ho già una voglia pazza di vederti e aspetto con impazienza sabato. Quì di tuo non ho che le lettere che ricevo al mattino – la tua fotografia che mi sta a guardare e le tue poesie che prima di addormentarmi spesso leggo – io ti considero il più bravo poeta vivente – caro, e poi diventerai sempre migliore –
Non sgridarmi se vado un po’ al Littoriale1 – sento che mi fa bene e respiro un po’ d’aria – tu studi un poco? Spero che tu abbia questa mia domani – ora ti mando i saluti delle piccoline e io ti bacio
Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.; s.l. e s.d.
185.
Baccanelli 26 giugno 1935 ore 9,30
Mia adorata,
ho appena telefonato a Parma per sapere se c’era una tua lettera, e mi hanno detto di sì. Adesso sono contento, ma stava per diventare un affare serio: due giorni che la piccolina è lontana senza scrivermi. Se ci penso bene però è un giorno solo, e non mi sento di rimproverarti. Ti dirò che ieri sera sono andato a vedere Perdizione,1 che ha dei punti buoni, purché non si pensi al romanzo. Vi sono due o tre scene staccate in cui è resa anche l’atmosfera soffocante di certe pagine del libro, quello che manca è il senso unitario del libro; per cui chi aveva letto Sanctuary poteva apprezzare alcune cose rese felicemente (ad es. la faccia di lei sull’automobile che poi lui le dice di aggiustarsi e lei si dà macchinalmente il rosso alle labbra), ma solo chi l’aveva letto e sapeva che cosa c’era sotto, invece chi vedeva il film senza aver letto, credo si sentisse un po’ a disagio. In conclusione un film sbagliato che rivelava qua e là un direttore di polso e due magnifichi attori, Jack La Rue in primo piano è veramente impressionante. E di Claude Rains2 con la sua faccia ironica e bizzarra che ti pare? a me sembra un magnifico attore. E Margo che canta, con la sua brutta amica, e il vecchio chitarrista spagnolo, mi pare un interno assai poetico. E come poliziesco il film è anche montato come un orologio. Picculina, adesso basta con i films, e parliamo un po’ di noi. Io ho tanta voglia di studiare come un prete, con questo caldo, ma un po’ d’internazionale ogni tanto lo leggo. Non faccio che pensare che pochissimi giorni ci separano dalla nostra felicità, e non so fare altro che aspettare.
Parma studio del fratello ore 2,30
Mio fratello oggi a mezzogiorno s’è dimenticato di portarmi la tua lettera, perciò son dovuto venire in studio a leggermela e a finire di scrivere la mia. Son seduto a un tavolo che sembro un ministro e la mia penna è d’oro, di quelle stilografiche da tavolino. Ho appena finito di leggere la tua cara letterina, le ho dato due bacini e me la tengo quà sul tavolo. Così oggi vai a fare il bagno? Me la pagherai e sai come? Oggi andrò al cinema a vedere Il giudice con Will Roger,3 che è un bel film, almeno così dicono.
Ti annuncio che oggi mio fratello scrive al signor Silla Innocenti, nostro conoscente, che ha una pensione vicino all’Hotel Franceschi, dove si mangia bene non si spende tanto, si è in pochi, si sta all’ombra, ma bisogna prenotarsi presto perché c’è poco posto. È quella dove c’era Cesarino Vanerelli4 quell’anno e ci si trovava benissimo. Sarebbe bellissimo come posizione come spiaggia e come tutto. La sola pensione che ci potrebbe compensare del Poveromo perduto.5
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Di’ alle picculine che lo so che loro non andavano volentieri al Littoriale e che sono solidale con loro contro big bad marigulda. Ti bacio ancora
il picculino
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 16-17 / 26.6.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 26.6.35.XIII-23; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
186.
[Bologna, 28 giugno 1935]
amore, ho dato or ora quasi per ultima tedesco e ho avuto 30 – ho fatto un bell’esame – ora muoio dalla voglia di essere vicina al picculino tanto più che è molto che non so nulla di lui, perché oggi non ho ricevuto niente. Bisogna che mi fermi qui domattina per quei benedetti costumi che non ho avuto ancora tempo di cercare – Caro, hai voglia delle picculine a casa per sempre. Io sono al colmo della felicità – aver finito di studiare e pensare al mare – Picculino, ti voglio così bene che muoio ti bacio tanto tanto tua Ninetta
Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 23-24 / 28.6.35.XIII; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Borgo Palmia / Parma
187.
Baccanelli 21 ottobre 1935
Mia adorata,
ecco un giorno che sei lontana, e io non so come fare. Il mattino, bene o male, rimedio: già, anche quando sei a casa, poche volte sto con te, ma il pomeriggio, senza di te, sono come un uomo mutilato. Ieri ho preso il tram alle due e sono stato, un po’ con l’uno e un po’ con l’altro, sino alle sette, ora girando, ora sedendomi in un caffè, nervoso di quello speciale nervoso che mi viene quando tu mi manchi, che è fatto di tanti piccoli gesti automatici, di un’assoluta estraneità a me stesso, e dico un’enormità di sciocchezze, di freddure, e non riesco a interessarmi a niente. la mia panciulena invece è saggia e studia tutto il giorno chiusa nella sua cameretta, è l’ultimo sforzo (per quest’anno almeno), dopo è tutta per il suo panciuleno, e se tornerà il sole, oggi pare inverno, andranno insieme a Antognano, a S. Pancrazio e dalla nonna,1 se no staranno raggomitolati sul divano e accenderanno il fuoco. Tutte le stagioni sono belle con la Panciulena perché essa, come cambiano le stagioni, cambia di vestito e di abitudini e anche il Panciuleno, e ora che viene l’inverno essa si mette il paltoncione e escono e vanno al cinematografo. Bisogna assolutamente che questo inverno ti conduca a Casarola una quindicina di giorni. Sfumato Merano, sfumata la Riviera. Ma verrà anche il nostro giorno e accontentiamoci di ciò che il buon Dio ci dà. Ho trovato un famoso trucco per portare il pullover che è un po’ liso lo metto sotto il gilè, non si vede e fa caldo. Come va la testa? Vedrai che appena hai dato l’esame, diventi robustona: ci curiamo bene, studiamo con calma con metodo un po’, mica troppo, tutti i giorni e tu diventi una specie di Carnera.
Adesso ti lascio perché dovrai studiare. Non confondere Algarotti con Magalotti.2 Ma vedrai che Galletti non te li domanda, è troppo stupido perché gli piaccia il postiglione d’Europa (che è Magalotti, ricordatelo).3
Ciao, panciulena. Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Scrivimi, io spero di venire giovedì, ma non sono sicuro. Però te lo scrivo. Saluta le panciulene e dì loro che le aspetto
Il tuo panciuleno
Lettera ms. cc. 1r.-1v. busta timbrata PARMA FERROVIA 21.10.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 21.10.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna. La lettera è datata «1934», ma i timbri riportano al «1935».
188.
[Parma, 21 ottobre 1935]
Belli gli amici di Bruegel: quello che ara e quello che guarda in aria, un pastore. Ma Icaro dov’è. È schifoso star senza di te, porca miseria. Mi vendico a scriverti. Piove come nei libri di Moravia.1 Ti scriverò se vengo, ma spero di sì. Ti bacio Attilio
Cartolina illustrata «LA CADUTA DI ICARO – Pieter Bruegel Museo di Bruxelles» timbrata PARMA FERROVIA 20-21 / 21.10.35.XIII; ; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
189.
[Baccanelli,] martedì 22 [ottobre 1935]
Mia adorata,
hai ricevuto tutta la mia corrispondenza di ieri? ero proprio un po’ disperato. Questa mattina va un po’ meglio, per due ragioni: primo, perché due giorni dell’odiosa vedovanza sono passati e non ne restano che due, secondo perché in Cinema c’è l’articolino il che vuol dire, come la mia panciulena ben sa, 25 lirette che mi fanno comodo per venire giovedì a Bologna. Qua non fa che piovere, addio le nostre peregrinazioni in bicicletta. È vero che l’inverno è simpatico, ma in questo momento mi piacerebbe che noi due fossimo due rondini. Pensa che saremmo già ad Alessandria d’Egitto a quest’ora. Visto che molte difficoltà si ergono davanti al nostro desiderio di diventare rondini, bisognerà cercare, quando saremo laureati di diventare professori perlomeno in Riviera.
Panciulena, come va con l’esame. Dallo senza preoccuparti troppo del voto e liberati dell’odioso Galletti. Poveretto è un po’ stupido ma non riesco a volergli male. Son curioso di leggere le ultime pagine del suo Novecento.1
Me mi sono messo il vestitone pesante, e te hai la sottanena grigia. Guarda che è venuto il tempo di metterti il mio gilè blu, se non te lo metti è segno che non ti piace. Posso annunciarti che quasi sicuramente giovedì vengo. Ti scriverò domani l’ora. Ma a tutti i costi aspettami in casa, hai capito? Forse verrò la mattina. Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Un bacione per una alle panciulene
tuo piccolino
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 12-13 / 22.10.35.XIII; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 22.10.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
190.
Baccanelli 23 ottobre 1935
Mia adorata,
quando riceverai questa mia (lo sai, è l’inizio obbligato dei suicidi e di chi parte per terre lontane), quando riceverai questa mia, dicevo, tu avrai già dato italiano, e starai aspettandomi. Forse arriverò insieme ad essa, forse poco dopo. Intanto sto bruciando terribilmente, un po’ perché è vero che il tempo passando mi avvicina a te, a te di domani, ma è pure vero che mi allontana da te di sabato; un po’ perché sono già le nove e mezzo e forse tu sei sotto a dar l’esame; molto per la gran smania che ho di averti vicina.
Cara la mia panciulena, non speravo neanche che tu mi scrivessi con tutto quello che hai da fare, ma pochino sì però. Così quando mi hanno portato la tua lettera, le ho dato un bacino, prima di leggerla. Sei stata molto brava che ti sei informata per me e vorrei averti qui per baciarti un po’ il naso e le guance. Quà ieri è stata una giornata orribile: ha piovuto tutto il giorno, col vento che buttava la pioggia di quà e di là. Stamattina è nuvolo, l’aria è grigia e fredda. Già la mia schiena ha cominciato a farmi un po’ male, allora io ho messo su una bella magliona. Tu che sei scriteriata, copriti e non divertirti ad andare in giro sotto l’acqua, hai capito? Allora resta inteso che domani vengo a Bologna (se niente succede) e quasi di sicuro vengo alla mattina. Così tu aspettami in casa. Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Di’ alle panciulene che domani vengo.
Lettera ms. c. 1r.; busta timbrata PARMA FERROVIA 18-19 / 23.10.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Bologna / Via Mascarella n. 57. La lettera è datata «1934», ma i timbri riportano al «1935».
191.
[Parma, 26 ottobre 1935]
Attilio
Cartolina illustrata «RITRATTO DI FRANCESCO MAZZUOLI – dipinto da sé stesso – Firenze – R. Galleria Uffizi»; busta timbrata PARMA FERROVIA 20-21/26.10.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
192.
[Parma,] 27 ottobre 1935
Attilio
Cartolina illustrata «FERRARA – ESPOSIZIONE DELLA PITTURA FERRARESE – A. Mantegna – MADONNA E ANGELI / Brera – Milano»; busta timbrata PARMA FERROVIA 27.10.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
193.
[Baccanelli,] 27 ottobre 1935
Mia adorata,
tu sei partita e quà è venuto un bel sole, che mi fa soffrire di più per la tua lontananza. Oggi si poteva andare a Antognano: poi ci fermavamo a quell’Osteria del Ponte Dattaro1 a mangiare. Sei proprio una vera mascalzona: come si fa a lasciare il panciuleno tutto solo con questa stagione? Se avessi solo un po’ di soldi saprei come vendicarmi: verrei a Bologna e ti porterei, prima al Pappagallo,2 poi alla Fontanina, fregandocene allegramente dell’antipatico Galletti.3 Ma non ho soldi, e se ti dà 30, Galletti mi diventa simpatico. Guarda che appena dato l’esame devi prendere il treno e venire dal tuo panciuleno, che si troverà in uno stato di prostrazione profonda.
Cara la mia donnina, adesso ti lascio perché sono al caffè e s’avvicinano Bianchi e compagni e mi seccano un po’. Oggi vado a vedere Bill Robinson.4
Non dimenticarti di andare dal segretario e digli dei nove esami dati, della tessera del 1921 e che se è per le tasse gliene pagherei anche delle altre. Ricordati, eh.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Saluta le panciulene e di’ che le aspetto.
Lettera ms. cc. 1r.-1v.
194.
Parma 28 ott. ’35
Sono le sei, il giorno finisce e io sono molto stufo di star solo. Allora sono venuto a scrivertelo nella camera del buon Ferrante [Azzali]. Mi consola però che domani sia martedì, e che per legge naturale al martedì segua il mercoledì desiato. La figura è di Murillo e non sembra: è bellissima.
Ti bacio Attilio
Cartolina illustrata «LE JEUNE MENDIANT – B.E. Murillo – Musée du Louvre – Paris» timbrata PARMA FERROVIA 28.10.35.XIII; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
195.
Baccanelli 28 ottobre 1935
Mia adorata,
ieri ho dovuto scriverti una lettera un po’ sconclusionata, perché ogni tanto arrivava gente a disturbarmi, a chiedermi cosa scrivevo, ecc. Io impassibile continuavo a scrivere, ma quel brusio mi disturbava parecchio. Così sono andato a impostare e mi son detto: ma la panciulena capisce che non è colpa mia, la panciulena che adesso ravvolta nella sua vestaglia (a me piace tanto quella vestaglia lì perché sa della Ninetta che dorme) studia e studia seduta su una comoda seggiola, con i pugni alle tempie. E io sono quà che non faccio niente, mascalzone. Intanto questa mattina vado da Bernini a sentire per quel po’ di latinetto,1 poi quando torni studiamo bene. Cara la mia panciulena, non c’è più che oggi e domani, perché spero che vieni a casa mercoledì e dopo, baracca.
Ieri Rodolfo Magnani era venuto per invitarci ad andare a Sala,2 io ho avuto la bella scusa che te eri a Bologna, allora, mi ha detto, vieni tu. Io ho detto: No, che devo vedere il Piccolo Colonnello.3 E l’ho trattato un po’ freddino. Vediamo se si sconta, ma mi pare un caso disperato.
Sono stato al Piccolo Colonnello: c’è tutta la furbizia e la falsità necessaria in un films del genere, ma c’è anche a tratti un profumo di libri per bambino dai dieci ai dodici anni, una falsità rosa poeticissimi. Io son fatto così, mi sono divertito: molto perché c’è Bill Robinson che balla con una naturalezza e uno stile grandiosi, un po’ perché c’è tanti negri, piccoli vecchi e cuoche inverosimili.
Ti mando il ritratto di Jules Renard e della sua cara Mariette, che sono buffi e simpatici molto.4 Tienli, non perderli affatto.
Adesso vado da Bernini.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Un bacio alle panciulene.
Lettera ms. cc. 1r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 28.10.35-17; BOLOGNA 28.10.35.XIV-24; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna. È allegata la riproduzione del ritratto di Jules Renard et sa femme, ritagliata da un quotidiano francese.
196.
Bologna 29 ott- 1935
Amore, ho avuto tutta la tua posta; doveva proprio arrivare anche stamattina, perché sono qui presa da tutte le parti dai personaggi della letteratura italiana e non ne posso più, credo che se domani non mi libero da loro, soffocherò. È una cosa talmente idiota imparare le cose a questo modo, senza saper niente degli autori. Così la tua lettera mi ha portato un po’ del mio panciuleno – la tua lettera così simpatica. Mi sono messa a guardare i coniugi Renard che mi hanno alquanto rallegrato. Credo che anche noi saremo una coppia di sposi modello, io credo di avere tutte le intenzioni di essere una buona mugliena per te. Caro, mi viene in mente tutte le cose che mi piacerebbe fare per te delle cose proprio da mugliena – Ora sono una ragazza qualsiasi che deve studiare e basta – ma presto sarò anch’io senza nulla da fare e farò la vagabonda con te. Non vedo l’ora di essere a casa – queste ragazze della pensione finiscono per darmi terribilmente ai nervi – in fondo sono degli esseri piuttosto volgari ed è un fastidio trovarsi in mezzo a loro – sarebbe così bello che ci fosse tanta gente simpatica a questo mondo. Il panciuleno e io ci troviamo molto bene lo stesso.
Ora voglio uscire ad impostare questa. Io non ti ho scritto niente in questi giorni ma tu mi perdoni perché sono rimasta sempre in casa a studiare. Domani sera credo che avrò senz’altro dato l’esame e arriverò con la mia brutta ma fida valigetta – ti bacio tanto tanto
Ninetta
Andrò da quel segretario a parlare per te1 – chissà che non mi dica delle cose piacevoli.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.
197.
Parma 29 ottobre 1935
Mia adorata,
c’è un sole e un bel caldo, e se ci fosse la mia panciulena oggi andremmo a fare un bel giro. E invece… Tutto colpa di quell’antipatico Galletti. Sono stufo, arcistufo e così spero sia tu, di stare senza la mia legittima consorte, la mia Ninetta. Ma domani viene a casa. Urrah! Guarda che io voglio venire alla stazione a prenderti. Se non ci sono perché sono dovuto andare a casa, appena arrivata telefonami. Domani se Dio vuole la finisci con gli odiosi esami e allora tutta per me. Guarda di venire domani, se no sto male.
Ti bacio tanto tanto tuo Attilio
P.S. Di’ alle panciulene che le aspetto
Biglietto postale timbrato PARMA FERROVIA 17-18 / 29.10.35.XIV; BOLOGNA ARR. DISTR. ORD. 29.10.35.XIV-24; indirizzato a: Ninetta Giovanardi / p. Ungarelli / Via Mascarella 57 / Bologna
198.
[Bologna, 31 dicembre 1935]
amore, dato italiano con un bel 27 – così sono contenta –
Non sono potuta partire questa sera perché mi sono liberata molto tardi. Sono domattina a casa – Ma arrivo verso l’una, così i picculeni staranno insieme solo il pomeriggio – ho tanta voglia di essere arrivata – ti bacio tanto tanto
Ninetta
Biglietto postale timbrato BOLOGNA FERROVIA 2-3 / 31.12.35.XIV; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Baccanelli / Parma
199.
Bologna [7 novembre 1936]
Mia adorata,
sto per andare a dar l’esame: ho la testa piena di Valsungsaga e Thirteksaga:1 ieri sera abbiamo studiato sino a tardissimo e quando sono andato a letto non ne potevo più. Così la cartolina che avevo comprato te la scrivo adesso. Ma questo tedesco è un male da poco. Ieri quando non ti ho visto più al finestrino mi sentivo proprio triste, quasi sul punto di piangere, ma era una cosa dolcissima, una cosa che mi dava l’esatta misura di quello che tu sei per me. Picculena, quando torni voglio venire a Firenze a ogni costo. Ieri sera ho fatto, ho detto veramente, le cotolette, così nella troppo calda e anonima camera d’albergo tu sei entrata. Ti lascio perché devo andare. Saluta la madama e la sign. De Nobili.
Ti bacio tanto tanto
tuo
Attilio
Cartolina postale; busta timbrata BOLOGNA FERROVIA 7.11.36.XV, indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso De Nobili / Via Solimene 24 / Napoli
200.
Napoli 7 nov ’36
amore, due parole perché tu domani abbia qualcosa dalla picculena e non ce l’abbia con lei. Sono ancora un po’ stanca del viaggio, ma ho girato ugualmente tutta la mattina. Napoli non delude anche col vento e col cielo coperto. Ma deve venire il sole. Credo che tornerò a casa forte come un cannone. Caro se tu potessi arrivare qui almeno gli ultimi giorni. Ormai avrai dato tedesco. Spero di ricevere una tua letterena domani. Caro non ti so dire come vorrei averti quì con me.
Ti bacio tanto
Ninetta
Biglietto postale timbrato NAPOLI FERROVIA 7.11.36.XV; indirizzato a: Attilio Bertolucci / Via Pietro Giordani 9 / Parma
201.
Parma 8 novembre 1936
Mia adorata,
è successo un fatto che né tu né io prevedevamo: ho preso 21 in tedesco. Io sono stato disgraziato, ma Bianchi è un vero porco.1 Questo lo dico con il massimo distacco, perché io sono felicissimo d’essermi liberato da un esame stupido, ma abbastanza noioso e che mi avrebbe seccato un altro anno. È lucidamente, accademicamente che parlo. Al primo momento mi poteva rincrescere un poco per la panciulena (in quanto a me lo sai che sono cose che non mi toccano, nel modo più assoluto), ma poi ci ho riflettuto e son venuto alla conclusione che anche alla panciulena non importa nulla del voto, le importa piuttosto che l’esame lo abbia dato perché vuol dire uno di meno, e io e la panciulena sappiamo bene di che importanza sia per noi liberarsi dei brutti draghi esami. Ma torniamo al porco Bianchi, come giustamente dice Andreotti. Ho aspettato tutta la mattina perché andavano secondo un certo ordine rigoroso, poi ho aspettato sino alle quattro: pioveva, era caldo, sapevo che tu eri lontana e per tanti giorni non ti avrei visto, in conclusione stavo male. Finalmente sono entrato, c’era anche il lettore con la sua faccia di cretino. Bianchi ha cominciato col farmi qualche flaccido complimento, poi mi ha chiesto delle cose sulle dispense, che sapevo poco. Il suo tono voleva essere amichevole, ma era irritatissimo, mi faceva un piccolo predicozzo confidenziale sulla necessità che un poeta e un ragazzo come me ha di conoscere i Nibelunghi. Era abbietto, schifoso. Raramente mi sono sentito, direi mai, più vicino a scoppiare rabbiosamente. Ma ero stanco, mi sono messo a pensare a te e a star zitto. Si vede che lui era irritato come se io non lo avessi tenuto in conto. Mi chiese persino se avevo fatto l’esercitazione. Era irritato e untuoso a un tempo, tu capisci, continuava a parlare con l’aria di stimarmi molto e di essere offeso. Poi mi ha chiesto un po’ di Taugenichts,2 che ho tradotto male. Allora ha cominciato a dire che gli rincresceva, ecc. insomma non la finiva più, e non sapeva che voto darmi e un bel voto non me lo poteva dare e gli rincresceva darmi un 21, ma «glielo devo dare?» Io volevo liberarmi e gli ho fatto l’offesa maggiore che potessi fargli. Gli ho detto sorridendo «sì». Come ringraziandolo e con l’aria soddisfatta. Credo che mi odiasse. Tutto questo che ti ho scritto non so se ti darà l’idea bene, ma credo di sì, perché conosci me e Bianchi. Io son felice d’essermi liberato da un esame e specialmente da un uomo come Bianchi. Adesso che ci penso ho molto piacere che sia successo così: ho fatto un esame io a Bianchi, che mi sarà prezioso. Abituato a trincerarmi anche troppo in un isolamento che mi fa bene, ma mi fa perdere qualche volta il contatto con l’uomo, non puoi immaginare che bene mi abbia fatto una cosa come quella di ieri. Ma adesso basta. Parliamo tanto di noi. Voglio che tu mi scriva come stai, cosa fai, e se fai le cotolette al panciuleno in figura. Io se penso che stai via tanto, e che ho da passare tanti giorni senza di te, mi viene voglia di piangere, come là al treno. Picculena, ma a Firenze vengo, a costo di rubarli, i soldi. Picculissima, minimissima, mi pare d’esser tornato ai giorni che tu eri a Bologna. Posso girare, stare con gli amici, andare al cinema ecc, ma ho sempre, continuamente un senso di stringimento nel petto, una cosa quasi fisica che non mi lascia mai. Posso ridere leggere scherzare, ma ho sempre presente il senso della tua mancanza. Ma è la prima e l’ultima volta che la picculena mi scappa. È giusto che tu ti curi e respiri un po’ d’aria di mare e vieni a casa sana come un grillo e voglio che stai bene, ma è ingiusto che io sia quà solo. Però per quanto 15 giorni siano lunghi, passano e dopo ti tengo stretta tanto. Dopo ci mettiamo a studiare. Come sta la madama Trolutola? Scrivimi. Non ho ancora ricevuto niente, ma forse è colpa della lontananza. Da oggi ti mando sempre una lettera. Ciao panciulena, sta allegra e sana e sgambetta bene. Scrivimi che stai bene e ti diverti, se no vengo a tirarti per le orecchie.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
Per caso ho preso un 27 e un 28. Urrà.
(mascalzone veh)
P.S. Un bacieno alle piccolene.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 20-21 / 8.11.36.XV; NAPOLI ARR. DISTR. 13-14 / 9.11.36.XV; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / presso De Nobili / Via Solimene 24 / (Vomero) / NAPOLI
202.
[Parma, 9] novembre 1936
Mia cara,
Ti scrivo dalla Pinacoteca: ho appena fatto conoscenza col Direttore,1 che è gentilissimo, veramente per bene, e mi ha dato il permesso di entrare gratis quando voglio. Poi mi ha indicato il modo per la tessera da entrare gratis in tutti i musei e pinacoteche. Quanto ha saputo che ero scolaro di Longhi, gli si è illuminata la faccia. Mi ha detto che è una fortuna grandissima: dice che Longhi è grande, che è nato col genio della critica d’arte. Ecc. Bisogna pur che mi distragga nell’assenza di Di Panciu. Ti bacio. Attilio
Cartolina illustrata «PARMA – R. Pinacoteca. Endimione dormente (Cima da Conegliano)»2 timbrata PARMA FERROVIA 9.11.36.XV; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Solimene 24 / presso De Nobili / NAPOLI
203.
Parma 9 novembre 1936
Mia adorata, ho ricevuto questa mattina la tua prima posta: saranno state le nove e mezzo, avevo appena finito di mangiare il caffelatte e pensavo se oggi avrei ricevuto qualcosa da te. Allora sono andato ad aprire la cassettina delle lettere, ma ci speravo poco, e invece, c’era il tuo bigliettino grigio che stava là tutto cuccio, come un mascalzone, ad aspettarmi. Allora l’ho preso e gli ho dato un bel bacino: se lo meritava, veniva fin da Napoli per portarmi notizie della Panciulena. Adesso ci guarderò sempre e sarà una bellissima cosa andare a levare la tua posta: chissà perché mi viene in mente quando ero picculeno e mi piaceva tanto andare a levare le uova (anche a te, eh!); sono due cose che un po’ s’assomigliano, c’è in tutte due lo stesso incanto, la stessa trepida aspettazione. Sono le tre del pomeriggio, sono in casa da solo in pantofole, seduto al mio scrittoio (su di esso stanno i due quadretti di Casarola e già da ieri, che ieri sera ti ho mangiato le cotolette e la patatina) e non mi muoverò tutto il pomeriggio. Sono bravo o no? Dio voglia che passino presto questi giorni: mi sento proprio incompleto senza di te. Spero che il sole sia comparso e che tu possa godere di esso e dell’aria marina e di tutta la vasta, divina atmosfera napoletana. Anche Leopardi, andatovi, non poté venire via, e in essa riposa. Mangiava gran gelati e paste, e così spero faccia tu, mascalzona che non sei altro. Questa mattina sono andato in Pinacoteca e ti ho scritto di là una bella cartolina con la quale ti spiego come ho fatto amicizia col direttore di essa e tante altre cosette. Poi mi leggo i Célibataires1 e il Poliziano del Carducci,2 saggio bellissimo e mi servirà per l’esame d’italiano. Dell’infelice esame di tedesco, non ricordo più niente, altro che la tua dolce presenza nella sua preparazione, i cari pomeriggi a Valera.
C’è stato Giovanelli a Parma domenica, col quale abbiamo recitato Villon3 ecc: è in fondo un ragazzo simpatico, e malgrado i suoi difetti, pieno di grandi qualità. Mi si è affezionato molto e anche a te: diceva che ti vedeva a Napoli con le tue vesti corte, con così affettuosa simpatia. Basterebbe questo per rendermelo simpatico. Diripancia, a Firenze ci voglio venire a ogni costo. Adesso Quintavalle,4 oltre a lasciarmi andare dentro gratis in Galleria, mi ha insegnato come posso ottenere la tessera da entrare gratis in tutte le gallerie e musei in Italia. Ma forse per quando vengo a Firenze non sarà pronta. Il tuo bigliettino andava bene ma voglio che mi mandi anche una vera lettera in cui mi dici bene cosa fai, dove vai ecc. Nel cassetto dove c’è il tuo giubbettino e le tue lettere e l’album di Casarola, ci ho messo anche il Catullo del ’800,5 [per] noi è giusto. Ti è simpatico ancora il Catullo? Potrebbe far lui Funaioli quest’anno. Ti lascio se no devi perdere tutto il giorno a leggermi. Hai sentito a […].6 Mi viene un magone a pensare ai giorni che c’eravamo insieme, che non so cosa farei.
Ti bacio tanto tanto e t’aspetto
tuo Attilio
P.S. Bacio tanto le picculene
tuo Attilio
Lettera ms. cc. 2r.-1v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17-18 / 10.11.36.XV; NAPOLI ARR. DISTR. 13-14 / 11.11.36.XV; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. De Nobili / Via Solimena 24 / Vomero / NAPOLI
204.
Napoli 9 nov – ’36
amore, la tua cartolina di ieri mi ha portato qualcosa di te molto cara, così me la porto dietro continuamente e ogni tanto me la guardo. Ma questa mattina (sono già le dieci) non c’è ancora niente di tuo, sono impaziente di avere una vera tua letterena come quelle di una volta (è tanto che non siamo lontani e ricevere una tua lettera è per me una cosa nuovissima ora). Ma Napoli è quel paese dove tutto va bene e il postino non si stanca di passare cinque volte, così posso attendere ancora per ben cinque volte.
Mi piacerebbe anche sapere del tuo esame, certamente è andato bene. Cosa sta facendo il mio picculino? Sarebbe veramente giusto che fosse qui con me. Non ti so dire come ci si stia bene. Sono in giro tutto il giorno. Mi stanco anche molto ma sto benissimo. Credo che un anno di questa vita sarebbe per noi una meraviglia. Tu sentissi l’aria della mattina quando ci si sveglia e il calore del sole per le strade. Ormai andare a Palermo è diventato per me una vera ossessione, non riesco a pensare ad altro, a quando noi ci staremo insieme – È ormai una cosa necessaria picculeno. Pensiamoci dunque davvero.
Mi devi raccontare cosa fai tutto il giorno. Io ti penso tanto e tu mi sei tanto vicino sempre che penso che anche tu debba vedere e sentire e fare tutto con me.
Credo che questa sera prenderemo il battello per Capri – Vorremmo dormire là per avere tutta la giornata davanti domani. Ti scriverò di là: Ora aspetto l’Anna Maria per uscire. Sai che esco con l’abitino blu e ho caldo? Forse non ci crederai nemmeno. Ma quello che è straordinario qui è il profumo dell’aria –
Caro, ora mi preparo per uscire ti bacio tanto e scrivimi sempre
Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.-2v.
205.
Parma 10 – novembre 36
Mia adorata,
questa mattina quella cara cassetta aveva una tua lettera: cosa posso desiderare di più per oggi? Non puoi immaginare come mi calmi e mi faccia bene una tua lettera. Cara la mia panciulena, alle dieci non era ancora arrivato niente? Ma devi pensare che ieri l’altro era domenica e la posta non andava. Spero che a quest’ora avrai letto anche la seconda lettera e la cartolina che ti ho scritto dalla Pinacoteca. Questa mattina sono andato alla Stuard:1 di un po’ di chi c’era la firma nell’elenco dei visitatori. Della Picculena. Poi qualche anno prima di Bernardo e Mary Berenson.2 Il custode si ricordava di quell’americano che appena visto quel certo quadretto (è un senese molto bello, forse un Sassetta e io l’ho subito attribuito alla Scuola Senese, senza aiuto di guide o di libri) aveva offerto un milione per comprarlo. Quando torni ci andiamo. Il bello che mentre prima non lo consideravano ora lo mettono ogni sera in cassaforte. Picculissima, il più brutto da passare è il pomeriggio: tutto vuoto dinnanzi a me senza la picculena da aspettare a braccia aperte che mi corra incontro. La picculena adesso sarà a Capri che si gode il sole seduta su una roccia. Ma quest’altr’anno a Palermo i picculeni ci sono tutti due, Cecropino parte a giorni e mi ha promesso che si informerà di tutto e poi terrà informato anche me. Sarà pur bello. Oggi non c’è male: un po’ di solicello c’è anche qui. Ma ieri era spaventoso: c’era una nebbia umida, che bagnava e un cielo scuro che verso sera diventò rossastro. Quando saremo padroni di noi stessi, sarà difficile che questo cielo così bello a settembre, ci riveda a novembre. Mia panciona, hai appetito, mangi? E il cattivo handkerchief non ti viene più a disturbare? Se sta lontano gli facciamo una statua in suo onore.
Oggi vado in Biblioteca a vedere sul Berenson due o tre attribuzioni,3 poi andrei in Pinacoteca. Quando torni sono un vero cannone. Ti piace eh, picculena.
Pensa che non sono ancora andato al cinema: faccio per spender meno e ammucchiare i soldi per Firenze. Forse domani andrò a vedere «Nel mondo della Luna»4 ma andrò negli ultimi posti. E tu sei stata al cinema? Sei stata a vedere Masaccio e Masolino?5 Ho tanta voglia di rivedere la mia maniguldina e di stringermela fra le braccia e di mangiarci le cutulette e la patatina (Tutte le sere lo faccio con quella della figura ma per quanto siano fatte bene, tu capisci), e di fare un balletto (La Paloma o Lisetta va). Intanto, dai pure, ma cinque giorni sono quasi passati e quando torni ti chiudo proprio a chiave. Scrivimi da Capri. Saluta Madama e Anna Maria.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Un bacio alle piculene.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17-18 / 10.11.36.XV; NAPOLI ARR. DISTR. 13-14 / 11.11.36.XV; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / p. De Nobili / Via Solimene 24 / (Vomero) / NAPOLI
206.
Napoli 10 nov. 36
amore, ho ricevuto finalmente la tua lettera nel pomeriggio di ieri e ho letto tutto d’un fiato un picculeno che si sfogava contro quell’insopportabile Bianchi. Caro, immagino come dovevi stare in quel momento, ma ormai l’importante è che l’esame è dato e come è andato non importa. Ora così non hai più nulla da fare e non c’è nemmeno la picculena che ti costringe a far qualcosa – Ma goditi questi giorni di vacanza perché in dicembre… povero picculeno che avrà ancora tanto da fare – ma io ti voglio aiutare molto così invece di annoiarci ci divertiremo molto. Vai al cinema? non posso immaginarti al cinema senza panciulena vicino e mi viene subito una voglia pazza di correre a Parma. Ma penso che questi giorni passeranno anche abbastanza presto. Sono talmente attiva che la sera mi arriva in un lampo. È un vero peccato che non voglia venire un sole deciso che ci permetta di andare a Capri. Il cielo si copre e si scopre, ogni tanto un piccolo acquazzone, ma mai per fortuna freddo. Il mare però è mosso così è meglio aspettare che il tempo si cambi decisamente per metterci in mare. Sono già stata a vedere Masaccio che è veramente la cosa più bella di tutta la pinacoteca – almeno da quanto ho potuto giudicare dalla frettolosa visita – mi cominciava a venire un lieve mal di testa appena nelle sale, così mi sono messa a correre e a guardare con gli occhiali neri. Il museo di Pompei è chiuso per restauri. Caro bisogna che tu venga ad ogni costo a Firenze – credo che tu possa trovare i soldini – fai un piccolo debito che potrai pagare subito quando io sarò a Parma. Così mi metto a guardare le carte di Firenze e a cercare Settignano e Fiesole. Ora voglio correre a vedere se c’è una tua lettera – ti bacio tanto tanto
la tua picculena
La madama ti ringrazia e ricambia i tuoi saluti. Non sa quando potrà avere i suoi esami, non è stato ancora deciso
Lettera ms. cc. 2r.-2v.
207.
[Parma,] 11 novembre 1936
Te souviens – toi de l’auberge
E combien nous y fûmes heureux
Attilio
P.S. Sono solo in casa: sono le quattro del pomeriggio e ho appena ricevuta l’ultima tua lettera. C’è già buio e I’m alone; tu mi capisci. Ti bacio tanto tuo
Panci1
Cartolina illustrata «Villa BOLAFFI – FORTE DEI MARMI» timbrata PARMA FERROVIA 11.11.36-21; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Solimene 24 / presso De Nobili / (Vomero) / NAPOLI
208.
Parma 11 novembre 1936
Mia adorata,
è freddo, la cassettina delle lettere si ostina a rimanere vuota, una lunga fila di giorni freddi e senza di te si presenta davanti ai miei occhi. Eppure c’è anche qualcosa di dolce in questa aspettazione: la certezza che presto, relativamente, sarai tornata e la mia vita riprenderà il suo corso e la tua vita anche, con quell’armonia senza la quale vedo che nessuno di noi due si potrebbe più rassegnare a vivere. Mi pare adesso di vivere non nella mia vita reale, ma in una specie di parentesi, di sogno, un sogno un po’ angoscioso, ma non terribile, perché rischiarato dalla consapevolezza che quella non è la vera vita, e il risveglio non tarderà. Panciulena, se un tempo avrei potuto dire con concretezza, enumerando tutto quanto tu mi dai, quello che rappresenti per me, ora non potrei più farlo che dicendo che non posso fare a meno di te, senza poter specificare, come non si riesce a specificare quello che vuol dire per la nostra vita l’aria. Panciulena, mi vien voglia di gridare, di saltare e pensare a te. Cara, bisogna che quest’altr’anno andiamo a Palermo, a tutti i costi. Cecropino m’ha promesso che ci farà un servizio d’informazioni completo. Va via fra qualche giorno… A vedere che non c’erano lettere ho pensato che tu eri a Capri, grossa mascalzona e m’immagino che ti sarai dovuta mettere gli occhiali neri. Qui c’è una nebbia da Londra. Ma credo, se tutto ci va bene, che questo sarà l’ultimo inverno padano che ci toccherà sopportare. Piccolissima mi piacerebbe poterti capitare di dietro all’improvviso e farti prendere una bella paura. Mi devo accontentare delle cotolette, invece. Tu le mangi al panciuleno in figura? E lo porti con te?
Oggi per consolarmi un po’, vado a vedere “Nel mondo della Luna” con la Sullovan e Fonda. Veramente era un film da vedere con Di Panciu e mi viene la malinconia a pensare che non mi sarai vicina. Cara la mia donnina, sto ammucchiando i soldoni per Firenze. Sarebbe bene che tu arrivassi a Firenze il sabato e così arriverei anch’io sabato e ripartiremmo domenica: così avrei modo di prendere il biglietto festivo e potremmo girare un bel po’. Adesso ti devo lasciare perché devo andare a mangiare. Scrivimi: non puoi immaginare come oggi sto male senza tua posta.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Un bacio per le panciulene.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 17-18 / 11.11.36.XV; sul retro: NAPOLI DISTR. 22-23 / 12.11.36.XV; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Solimene 24 / presso De Nobili / NAPOLI
209.
Parma 12 novembre 1936
Mia adorata,
oggi digiuno: solo una piccola cartolina per la mamma… ma se non c’era neanche quella, cominciavo a star male davvero mascalzona che non sei altro, cosa hai fatto? Sarai andata a Capri già; o qualcosa del genere: quà piove fa freddo e non so proprio più dove sbattere la testa. Ieri almeno ho visto un film (Nel mondo della Luna) piuttosto simpatico e divertente: sono bravissimi tutti due e lei per di più ha calzoni di flanella grigia e scarpe legate sulle gambe come la panciulena. Allora io non sapevo più come contenermi. Cara la mia panciulena, pensa che sembra un’eternità che sei via e non è che giovedì. Oggi poi la mancanza di lettera mi fa crescere a dismisura quel certo che nel petto.
Sto mettendo da parte i soldi: ho già assicurate una quarantina di lire, senza quelli che spero mi dia mia nonna. Si può quasi dire che siamo a cavallo. Allora sì, potremo dire che siamo i panciuleni sempre insieme di quà e di là, come a Roma a Bologna a Napoli l’anno scorso ecc. Ma adesso povera panciulena, come fai? Ti tocca parlare al panciuleno in figura e dirgli guarda quà, guarda là. Come ti pare che sia, intelligente, il panciuleno in figura, e simpatico? Io mi vado sempre a guardare l’album che ho sul tavolino, vicino al letto. Ci sono tante picculene, anche insieme a me, è sempre così simpatica e fufolena. Cara voglio che tu mi scrivi presto. Oggi non riesco a trovar pace. Sono sciocco e comincio a pensare chissà cosa, per esempio che tu stia poco bene. Sta attenta a non prendere freddo ecc. Già te l’ho detto che se fai tanto a tornare, ti chiudo a chiave e non ti lascio più andar via. Guarda di godertela, perché dopo ti metto in catene. Panciulena continui a star bene con la testa? Ho voglia che ci mettiamo a studiare insieme. Ho nostalgia di quando facevamo la tesi, di quei giorni che stavo da te tutto il giorno. C’era un lieve profumo anticipatore di quando staremo insieme sempre. Come sarà bello, pensa, picculena.
Sono le cinque e mezzo ed è già buio. Cosa fai? Forse sei in quella cameretta alta a prenderti il tuo tè? O forse sei in giro per Via Chiana che si va illuminando. Mi viene voglia di rompere qualcosa o di gridare a pensare che c’è quasi tutta l’Italia fra noi due.
Adesso ti lascio perché voglio andare a impostare. Hai ricevuto la cartolina di Forte? Era bellena?
Scrivimi
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Di’ alle picculene che le aspetto. Secondo me loro verrebbero a casa subito da me.
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 20-21 / 12.11.36.XV; NAPOLI ARR. DISTR. 22-23 / 13.11.36.XV; indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Solimene 24 / presso De Nobili / (Vomero) / NAPOLI
210.
Napoli 12 nov. ’36
amore, ieri nientemeno che due letterone dal mio picculeno e io non ho nemmeno scritto. Ho girato tanto ed ero un po’ stanca. In compenso ora scendo apposta per te, perché così tu abbia domani una letterena dalla picculena. Non ti so dire come sarei felice che tu fossi qui con me a godere di tutte queste cose. Non riesco a pensare che sinora e chissà sino a quando dovremo stare sotto il cielo di Parma. Credi, bisogna stare qui qualche giorno per avere l’esatta sensazione di quanto si perda a non vivere da queste parti. Ma i picculeni hanno deciso di andare fra non molto tempo a Palermo e allora…
Sinora non è stata una stagione bellissima, ma l’aria sempre calda e dolce. Ora invece ho aperto le finestre e vedo il cielo più limpido che possa immaginare. È giunto allora il momento di andare a Capri. Ma dovremo invece aspettare sino a sabato, perché la Madama1 ha da frequentare delle inutili ma fatali lezioni. Il suo professore si offenderebbe molto se non ci andasse, tanto più che dovrà tornare a Parma con me e abbandonare il corso. Ma sabato alle due e mezzo, con il picculeno nella borsetta e piena di provviste prenderò il battello per Capri. Vorremmo fermarci sino a lunedì mattina. Quando penso come ti piacerebbe esserci non so cosa farei. Ma noi avremo un giorno da goderci insieme tutto il golfo degli Aranci.
Siamo state una sera a cena fuori a Santa Lucia, dove c’è Zi Teresa. Non ti so descrivere il profumo di quella zuppa di pesce – c’era il sapore di tutti i pesci del golfo misti insieme – A Napoli non potrai proprio venire? ma a Firenze è necessario che tu venga. Ti ho già detto che un piccolo debito lo puoi sempre fare e pagare subito. Io ti scriverò poi il giorno in cui ci dovremo incontrare. Credo che da Napoli partiremo il 18 perché quel giorno scade il biglietto della Ninina ed è inutile rinnovarlo per un giorno o due. Ma ci fermeremo una giornata a Roma e poi a Firenze per te. Allora i panciuleni staranno finalmente insieme.
Sai le picculene sono contente perché non ti scordi mai di loro – stanno lì sole sole e non sanno proprio cosa dire di tanta prolungata solitudine. Contami quello che fai tutta la giornata – anch’io faccio le cotolette al piccoleno della fotografia che mi piace tanto. È un piccoleno un po’ mascalzone però perché forse non pensava alla picculena allora; ma l’aspettava però. Caro ora voglio andarmene in giro a respirare quest’aria e a impostare. Ti bacio tanto tanto
Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.-2v.
211.
[Parma, 13] novembre 1936
Sono le quattro, per oggi la posta non viene più e sono rimasto a bocca asciutta. Forse sei a Capri, mascalz. Mi consola il pensiero che il giorno s’avvicina che ci rivedremo. Scrivimi allora, appena torni dall’Isola, se vanno bene sabato e domenica per Firenze. Per me andrebbero benone. Ti bacio tanto tanto tuo Attilio.
Bertolino de’ Grossi è gustoso, i suoi colori accesi e le sue forme atticciate mi piacciono sempre più. È un artista da incoraggiare.1
Sto leggendo un libro di L. Testi sul Battistero:2 è due sere che sto in casa tanto m’interessa. Sulle nostre bestie ho notizie interessanti da dirti: pensa che quell’animale che bruca il piccolo arbusto è una giraffa, poi molti sono in relazione e vanno visti a coppie e via discorrendo.
Cartolina illustrata «Parma – Cattedrale e Battistero (XII-XIII sec.)» timbrata PARMA FERROVIA ORDINARIE 13.11.36.XV
212.
Parma 13 novembre 1936
Mia adorata,
non puoi immaginare con che precisione ci azzecco ad andare a aprire la cassettina proprio quando c’è la tua letterina: senza guardare l’orologio, ma guidato solo dal mio potente istinto, non c’è dubbio che sbagli una volta, apro, e c’è la tua letterina, grigia che mi guarda maliziosamente. Ieri però, per colpa della mascalzona non c’era che una cartolina, ma ti perdono perché eri andata dalla zi’ Teresa e penso che l’abbondante pasto e le abbondanti libagioni (come si diceva 20 anni fa) ti avranno annebbiato il cervello. Se a Napoli c’è il sole, qui in compenso piove: però non è male perché aiuta il nascere del frumento. Ti dirò, non ricordo più se te l’ho scritto, che il giorno di S. Martino siamo andati tutti a mangiare a Baccanelli,1 così siamo andati a trovare Pancione. Se tu l’avessi visto com’era riservato, ma poi si è lasciato commuovere ed è venuto a dormire sulle mie ginocchia. È certo che era un po’ offeso e aveva preparato un’accoglienza freddina, ma debole di carattere, si è scordato presto di tutto e s’è mostrato affettuosissimo. Avrai già ricevuto la mia lettera di ieri, piuttosto sconclusionata, ma tutto ieri sono stato sconclusionato e come privo di centro: mi mancava la tua letterina. Oggi sono allegro, sto bene, mi sento di fare grandi cose. Per cui ti consiglierei, se starai molto a Capri, di farmi inviare tutti i giorni una lettera dalla signorina De Nobili, lettera da te convenientemente preparata. Questo lo dico con una punta di scherzo, però, però…
In questo momento mio padre entra con il giornale che annuncia la nomina di Bottai ministro dell’Istruzione. Urrà!! Non merita un triplice saluto? Saranno furbi i preti ma a Mussolini non ce la fanno. Oggi ci facciamo un brindisi in onore.2 Per Firenze, come devo averti scritto anche ieri, siamo quasi a cavallo. Ma bisognerebbe, e se vi fermate a Roma mi pare che verrà fatto quasi naturalmente, che io venissi sabato a mezzogiorno e stessimo così a Firenze sino a domenica sera. Così avrei il ribasso domenicale e tutto sarebbe a posto. Il povero Maurizio sta lottando per ottenere il permesso:3 speriamo che ci riesca. Così vai a mangiare da Zi’ Teresa zuppa di pesce, e io poverino mi devo accontentare di zuppe ben più modeste. Allora andate a Capri: sta attenta che il mare sia buono.
Adesso vado a impostare, così spero che tu possa ricevere la mia lettera prima d’imbarcarti per l’isola.
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Di’ alle panciulene che le aspetto e intanto le bacio.
Attilio
Lettera ms. cc. 2r.-2v.; busta timbrata PARMA FERROVIA 13.11.36.XV; sul retro: NAPOLI 13-14 / 14.11 (parzialmente illeggibile); indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Solimene 24 / presso De Nobili (Vomero) / NAPOLI
213.
Napoli 14 nov – ’36
Amore, spero che a quest’ora avrai ricevuto le mie lettere. Il mio picculeno è solo e le lettere arrivano pigramente con ritardo. ma vedo che anche le tue mettono due giorni ad arrivare sino a Napoli. Caro, leggere le tue care lettere mi accresce improvvisamente il senso della lontananza e nello stesso tempo è una gioia grandissima. Aspetto sempre il mattino prima di uscire che la signorina Pia cali dalle scale il suo cestino di vimini, e questo spesso torna su con una lettera o una cartolina del picculeno e allora io me ne torno trionfante in camera a godermi da sola la mia gioia.
Oggi è una giornata magnifica – un cielo limpidissimo e il mare calmo – così alle due e mezzo salpiamo per Capri. La signorina Pia ci ha preparato tante buone cose e credo che saranno due buone giornate. Caro ma io faccio un mucchio di cose senza di te e tutto è diverso. Se tu fossi qui con me, allora tutto sarebbe completo. Tu vicino mi dai la felicità intera fisica e spirituale.
Caro, penso con gioia a Firenze – ma credo che potrò aspettare sino a sabato. Tutto per il biglietto della Ninina che scade il diciannove. Quindi bisognerebbe trovarci a Firenze almeno il giorno 20. Tu potresti prendere un biglietto andata e ritorno. Ma ti scriverò ancora a proposito di questo. Ora mi preparo per uscire, spero di poter prima leggere una tua lettera. Il picculeno in figura mi accompagna a Capri – ti bacio tanto tanto tua
Ninetta
Lettera ms. cc. 2r.-1v.
214.
Parma 15 novembre 1936
Mia adorata,
ieri per vendicarmi di non aver ricevuto posta non ti ho mandato che una cartolina, ma ero sicuro che questa mattina ci sarebbe stata una tua lettera. E infatti ho lasciato che fossero le nove e mezzo (la posta da noi arriva sulle nove, ma ho voluto andare a colpo sicuro) e ho aperto la magica cassettina: c’era la tua lettera che mi aspettava. Cara la mia panciulena, la va a pochi, sai, come dicono i soldati, e prima che questa settimana sia finita tu sarai di nuovo con me. Ho piacere che il tempo si sia messo al bello e che tu possa andare a Capri e divertirti, sarebbe stato un vero peccato dover stare lontano dal panciuleno, senza aver nulla che lo ripagasse: così hai la dolce stagione, che è qualcosa.
Per Firenze se la Madama non può, sono d’accordo anche a venir prima: in fondo la differenza non è che di una diecina di lire, e adesso che ci penso ho naturalmente più piacere che sia così, perché così tu torni prima. Prendo il biglietto a riduzione per Bologna, dove vado a pagare le prime tasse,1 indi riprendo il primo treno per Firenze e sono da te, dove ci stiamo finché tu vuoi e fin che noi possiamo, ovvero finché abbiamo money in pockets. Tu adesso fissa il giorno, che penso sarà mercoledì o giovedì o venerdì, e scrivimelo preciso al più presto: sai quanto la posta è lenta e scrivimi dove ci dobbiamo trovare a Firenze. Se io il giorno fissato parto da Parma alle 7,22 posso sbrigare le tasse e ripartire per Firenze col treno che tu hai adoperato ad andar giù, cioè quello che passa per Bologna alle 11 e 50. Tu mangi e magari vieni alla stazione a prendermi all’ora che arriva il treno e che puoi trovare sull’orario. Se questa soluzione ti va scrivimelo subito, fissandomi il giorno. Sono un po’ noioso con tutti questi particolari, ma voglio che tutto avvenga nel migliore dei modi possibile in questo che Candide di Voltaire definiva il migliore dei mondi possibile.
Ti comunico che da questa mattina ho cominciato a bruciare, cioè a m’emballer per la gita a Firenze: ti puoi immaginare se dormirò la notte prima del giorno della partenza.
Picculissima, fra poco ci sei nelle mie grinfie e ti aggiusto io.
Cara la mia donnina, per ripagarmi della vedovanza, vorrei star sempre con te per un mese, con te fra le braccia, senza lasciarti un momento. Cara, il bruciamento da ora cresce vertiginosamente d’ora in ora.
Scrivimi subito
Ti bacio tanto tanto
tuo Attilio
P.S. Un bacio alle piculene che aspetto ogni momento
Lettera ms. cc. 2r.-2v., dove appare il disegno (riprodotto in questo volume a p. 8) di due treni, uno da Napoli con la scritta «Picculena» sulla prima carrozza e uno da Parma con «Picculeno». In coda un cartello: «Firenze». Busta timbrata PARMA FERROVIA 23-24 / 15.11.36.XV; sul retro: NAPOLI 22-23 / 16.11 (parzialmente illeggibile); indirizzata a: Ninetta Giovanardi / Via Solimene 24 (Vomero) / presso De Nobili / NAPOLI