Al Manera il lavoro piaceva davvero. Ci si era trovato dentro come in un vestito fatto su misura. Pure il Gaggia non s’era pentito dell’acquisto. Passati sei mesi dall’assunzione aveva dimostrato, a parole, di essere contento dei risultati: parlavano i conti, le commesse. Gli sfuggivano solamente le ragioni delle continue riparazioni cui la motocicletta della ditta era sottoposta. L’Animalunga sapeva come difendersi da quelle contestazioni: provasse lui, il padrone, a muoversi in motoretta lungo le strade delle valli che batteva! Stradacce piene di buche e avvallamenti, sterrate e irte di sassi, da rischiarci l’osso del collo. A sostegno della sua tesi il Manera esibiva fior di conti, nei quali gomme e ammortizzatori facevano festa. Conti falsi, fatti in combutta con un socio meccanico con cui poi divideva la cresta, cui il Gaggia faceva finta di credere pur di non perdere un elemento come l’Animalunga.