Ricordi pericolosi. Platone contro gli effetti collaterali della tecnologia

Un altro episodio di Black Mirror può esserci ancora d’aiuto: Ricordi pericolosi, ultimo episodio della prima stagione. Come sempre, siamo in un futuro prossimo venturo: i protagonisti hanno impiantato uno speciale “registratore” sotto la loro pelle, dietro l’orecchio. Il registratore permette di registrare perfettamente quanto vivono e, con uno speciale telecomando, di ritornare su queste registrazioni che hanno ormai sostituito i loro ricordi. Un modo perfetto per ricordare.

Tuttavia questo modo perfetto di registrare i ricordi e di ritornarvi rende i protagonisti stressati e paranoici. La capacità perfetta di ricordare produce in loro sofferenza (pensiamo solo a quante cose non vorremmo ricordare). Platone, più di 2000 anni fa, ci ha messo in guardia proprio dalla nostra capacità di creare supporti per la memoria. All’epoca, sul banco degli imputati in uno dei suoi dialoghi più belli, il Fedro, c’era la scrittura, pensate un po’.

Platone sostiene che i supporti per la memoria impoveriscono la memoria stessa e tutti i vantaggi che essa ci offre: se facciamo troppo affidamento su di loro, finiamo con l’impoverire la nostra capacità mnemonica. Infatti, uno dei protagonisti dell’episodio di Black Mirror, lacerato dai ricordi, si strappa con le proprie mani, violentemente, la protesi dietro l’orecchio che gli permetteva di registrare la sua memoria, trovandosi così senza più ricordi. Ma Platone va ancora oltre: comprendere i ricordi registrati, con la scrittura o con il futuristico registratore sottopelle, porta a dare un significato diverso a quei momenti. Nell’episodio, il protagonista vuole vedere i ricordi della sua compagna, dopo avere scoperto che lo ha tradito con un altro. Il dispositivo permette di vedere, toccando la mano di un altro, anche le registrazioni dei suoi ricordi. Ma l’uomo tradito non può sapere le motivazioni che hanno spinto a tale gesto, vede solo quelle immagini che lo fanno andare su tutte le furie.

I supporti per la memoria sono manchevoli o possono essere troppo potenti, al punto da farci ricordare tutto, anche quello che la mostra memoria vorrebbe dimenticare. Platone usa per tali supporti, come la scrittura, un termine greco che dovrebbe suonarci familiare: pharmakon (farmaco). E, come i farmaci che compriamo per curarci, questi supporti possono avere degli effetti collaterali. Massima attenzione, dunque.

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