IX.
Nel fondo della bottega, il gomito appoggiato a un blocco di marmo squadrato e la fronte sulla mano nella posa del “Pensatore” di Rodin, Luigi meditava profondamente, con la stilografica nella destra e un foglio di carta davanti, di quando in quando scrivendo una parola e cancellandone un’altra. Alzò il capo, si volse al gruppo composto del vecchio Marcantonio, del loro accompagnatore – l’uomo in grigio, sparuto e stralunato, agente delle pompe funebri – del marmoraio e di sua moglie, che aspettavano presso l’entrata sfogliando un album con fotografie di tombe d’ogni tipo.
“ Sto abbozzando l’epigrafe ”, disse.
“ Sentiamo, sentiamo ”, esclamò il marmoraio tutto ringalluzzito.
La moglie gli diede di gomito: “ Sta’ zitto ”. Gli rifece il verso a bassa voce: “ Sentiamo, sentiamo. Manco fosse una barzelletta. Almeno non ti far vedere così allegro, mentre si prepara l’epigrafe per la tomba d’un parente di questi signori ”.
“ Che c’entra? ”, bisbigliò il marmoraio, smontato. “ Non sono mica allegro perché è morto un parente dei signori. Sono allegro perché la lapide non è mia ”.
“ Come, non è tua? ”, fece la moglie a bassa voce. “ Finché non la pagano è tua ”.
“ Volevo dire: non è per me ”.
Gli altri fecero cenno di tacere, indicando con rispetto il fondo della bottega. Luigi s“era rimesso a pensare e, di quando in quando, a scrivere e a cancellare parole sul foglio. Pareva stesse componendo un poema, tanto era l’impegno e così evidenti le difficoltà che incontrava nell’ideazione.
“ Non lo disturbiamo ”, bisbigliò Marcantonio.
Fuori della porta, nel tiepido mattino primaverile, per l’assolata strada dei marmorai passavano ogni tanto, fra i grossi camion della circonvallazione, carri funebri vuoti, velocemente, reduci dal cimitero, che si vedeva in fondo al lungo rettilineo, con la macchia scura dei cipressi. S’incrociavano con carri funebri pieni, i quali andavano verso il cimitero e, seguiti soltanto dalle vetture con gl’intimi, dopo lo scioglimento del corteo, facevano pensare, per l’andatura allegra, col sole, i fiori e le automobili gremite, a scampagnate. C’era nell’aria il polverìo sollevato dagli scalpellini, che lavoravano anche sul marciapiedi; e, nell’interno delle botteghe, ch’erano l’una affianco all’altra, si vedeva in penembra una folla d’angeli bianchissimi: inginocchiati a pregare, o in piedi che additavano il cielo o la terra, o stesi sul fianco con un’ala spezzata e con un grosso lapis di pietra o una lunga penna d’oca marmorea in una mano immobile nell’atto di scriver qualcosa, credo, sul libro del destino. Taluno, invece, con una fiaccola di pietra in mano; e anche la fiamma era di pietra. Ce n’erano anche di piccolissimi, con le aluc ce aperte sulle spalle nude, i gomiti appoggiati su un davanzale e il mento su un pugno chiuso, come stessero alla finestra.
Il vecchio Marcantonio osservava con interesse tutta quella folla di statue; poi si curvò sull’orecchio dell’accompagnatore.
“ Ma ha notato lo scandalo dei monumenti? ”, disse.
“ Quale scandalo? ”, fece quegli, come assente.
L’altro lo trasse in disparte.
“ Gli scultori antichi ”, disse a bassa voce, “ ritraevano quasi tutto della persona effigiata, salvo, talvolta, qualche particolare che sostituivano con una foglia di fico. Ma oggi, il più delle volte si fa un monumento a un cappello, a un cappotto, a un paio di pantaloni. Certe volte, perfino a una cravatta col suo nodo e le sue pieghe. A un colletto inamidato. E a un paio di stivali, o di scarpe. Spesso è stato perfino immortalato nel marmo o nel bronzo un paio di speroni, o un fazzoletto. O un mantello. Roba che passa di moda, fra l’altro. Della persona da onorare, nella statua, c’è ben poca cosa: pochi centimetri di guance, mento, fronte; talvolta, una o due mani. E le scarpe! Davvero, quanto alle scarpe, bisogna dire che gli scultori non fanno fare una troppo bella figura agli effigiati. Quasi sempre sono scarpe lunghe e piene di grinze fin sulla punta. Scarpe vecchie, insomma. Deformate dall’uso. Mai un paio di scarpe nuove. O certi stivali che sembrano fatti con l’accetta. E ha mai osservato le scarpe dei grandi musicisti del passato, nell’atrio della Scala a Milano? Che razza di scarpacce! E stanno proprio a i livello degli occhi del pubblico, a causa del piedistallo. Mai un paio di scarpini attillati. Gli scultori, poi, ignorano del tutto la piega dei pantaloni. Capisco che non si possa fare con tutti come con Napoleone fece Canova che, per ritrarlo intiero, lo fece nudo. Questo è esagerato, anche se risparmia allo scultore la fatica di ritrarre capi di vestiario. E, del resto, il nudo di Canova non era affatto quello di Napoleone. Ma allora che cosa resta della persona effigiata? E con quale diritto, poi, uno scultore, solo perché un grand’uomo è morto vecchio, lo e ma per i posteri vecchio? ”.
L’uomo in grigio restò per qualche minuto con lo sguardo triste fisso nel vuoto.
“ Del resto ”, disse, “ anche delle persone che sono attorno a noi, che cosa vediamo? Un abito, una cravatta, un paio di pantaloni. E, se addirittura vedessimo le persone nude, ci capiremmo anche meno. Lei crede, per esempio, che io conoscessi mia moglie? ”.
Marcantonio lo fissò.
“ I fiumi sarebbero dei debosciati? ”, chiese, a bruciapelo.
“ Perché? ”.
“ Secondo gli scultori, sì. Sono dei vecchi grassi, stesi all’aria aperta, con la pancia di fuori e l’ombelico scoperto, in un abbrutente dolce far nulla. Al massimo, hanno in mano una cornucopia, non si sa bene per che farne. Talvolta hanno un’anfora da cui sgorga acqua, e in certi casi sono circondati da puttini. In conclusione, non s’arriva a capire come impieghino il loro tempo, e non è certo bello vedere persone d’età in costume così poco decente e in atto così debosciato, talvolta sotto una palma. E sì che sono fiumi importanti: il Nilo, l’Eufrate. Per di più, come le dicevo, sono grassi. Mai che si veda, secondo gli scultori, un fiume magro ”.
“ Ho quasi finito ”, annunzio Luigi dal fondo della bottega, continuando a scrivere e a cancellare.
“ Sentiamo, sentiamo ”, esclamò il marmoraio tutto ridente.
Un’occhiata della moglie lo ridusse al silenzio. Il brav’uomo abbassò gli occhi, si morse le labbra.
Di nuovo il vecchio Marcantonio volse lo sguardo sulla folla delle statue.
“ La Libertà ”, bisbigliò, rivolto all’uomo in grigio, “ la Repubblica, la Giustizia, sono sempre donne formose. Il tipo longilineo è del tutto escluso dal loro mondo. Anche la Patria non potrebbe circolare indisturbata in una caserma o davanti a una tradotta militare affollata di soldati in partenza per andare a difenderla. Quanto alle bestie, i cavalli battono tutti. Indi vengono i leoni, le aquile, la lupa, l’orso, l’elefante, i cani da guardia, i delfini, i tritoni ”.
“ Qui predominano le colombe ”, osservò il marmoraio.
“ Comunque, mai l’upupa, o la farfalla ”.
Dalla porta di strada entrava il battere ritmico degli scalpellini che lavoravano fuori. Altri scalpellini lavoravano in una specie di orto dietro il negozio, e dalla porta di fondo entrava il tempestìo dei loro martelli che sollevavano nuvolette di polvere bianchissima intorno ad angeli che nascevano tra i fiori dai petali infarinati.
Nel fondo della bottega, Luigi continuava a scrivere, a correggere, a lacerare fogli, di quando in quando portando le mani alle tempie, quasi a dire: “Come è possibile concentrarsi con questi rumori?”.
“ Sto dando gli ultimi ritocchi ”, disse senza alzare il capo e nel tono di chi è tutto preso dalla febbre creativa. “ Sta venendo una cosa riuscita ”.
“ Sent… ”, scappò detto al marmoraio.
Di nuovo la moglie gli die di gomito, ringhiando fra i denti: “ E dagli! Ti ho detto di non farti vedere così allegro, mentre si prepara la tomba per un parente di tuoi clienti ”.
Il marmoraio la guardò con una faccia dolente. Poi si volse al vecchio Marcantonio.
“ Che c’entra? ”, disse. “ Qui si preparano sempre tombe per parenti di nostri clienti. Non si fa altro. Qui non vengono che clienti i quali hanno un parente morto da poco. Starei fresco se dovessi addolorarmi per ogni parente di clienti che muore ”.
Poiché Marcantonio fece un cenno di comprensione, aggiunse, sempre a bassa voce: “ Allora, io non dovrei essere mai allegro. Debbo esser triste se non vengono i clienti, perché non c’è lavoro; e debbo esserlo anche se vengono, perché hanno un lutto recente. E più clienti ci sono, più debbo essere triste. Mentre, logicamente, dovrebb’essere il contrario ”.
Incoraggiato dalle approvazioni dell’ascoltatore, il marmoraio s’infervorava: “ Io ero abituato a tutt’altro modo di trattare i clienti. Vendevo maschere per il carnevale, e quegli scherzi, sa, la polverina che fa starnutire, quella che fa grattarsi, la macchia d’inchiostro, il fiore con la pompetta che schizza acqua, da mettersi all’occhiello, le bombette puzzolenti, il bicchiere dove non si riesce a bere ”.
“ Venga, venga ”, disse a Marcantonio la proprietaria del negozio, “ voglio farle vedere qualche tipo di lapide. Guardi questa ”.
Si leggeva su un marmo:
QUI GIACE X.Y.
AMICO DEL SINDACO
CONOSCENTE DEL PREFETTO
INTRINSECO DEL GENERALE Z.
ONORATO DALLA BENEVOLENZA
DELL’ONOREVOLE V. UNA FREGE.
“ Ma in un’epigrafe bisogna mettere le qualità che resero importante in vita il defunto ”, osservò il vecchio signore.
“ E non sono queste le doti che ci rendono importanti agli occhi dei terzi? Che volete che importi alla gente se uno è, o è stato, cittadino integerrimo? L’importante è che abbia avuto relazioni influenti. Guardi quest’altra, com’è indovinata ”.
Altro marmo, altra scritta:
ANTONIO K.! DESTI DEL TU
AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE! E ci HAI LASCIATO!
“ E basta? ”.
“ Le par poco? E guardi questa. È di un uomo addirittura importantissimo. Legga, legga ”. Marcantonio lesse:
QUI GIACE
H. Y.
DETTE DEL TU AL SIGNORE.
“ A quale Signore? ”, domandò.
“ Al Padreterno ”.
“ Scusi, sa, ma tutti, in un certo senso, diamo del tu al Signore. Si dice: ”Signore, aiutaci“; e persino: ”Cristo provvedici…“ ”.
“ ”…noi siamo in tredici – tutti a penar“; conosco ”.
“ E, poi, basta vedere il Pater Noster: ”Dacci oggi il nostro pane quotidiano“. Non oseremmo parlare così nemmeno al prestinaio ”.
“ E per di più lo vogliamo fresco: quotidiano, non settimanale, non raffermo ”.
“ E gratis ”.
“ E a domicilio ”.
“ Servizio completo ”.
“ Ebbene, questo tale ha fatto valere la propria dimestichezza col Signore. Lei capisce, uno che da del tu a un personaggio di quella fatta… ”.
“ Ma anch’io, ripeto… ”.
“ E lo faccia valere anche lei. Lo sbandieri. Se vuole, le preparo un abbozzo di lapide in questo senso ”.
“ Grazie, ma per il momento… ”.
“ Come crede. Invece, uno si vanta di dare del tu a un ministro. A un ambasciatore. Sciocchezze. Basta, se vuole la lapide, ci pensi. Con permesso ”.
La signora passò ad altri clienti.
Toc toc toc, facevano gli scalpellini fuori delle porte. Il pulviscolo volteggiava nell’oro del sole, insetti ronzavano tra i fiori dell’orto dietro la bottega, cosparso di marmi già squadrati, riversi, allineati. Nella strada continuavano a passare i camion carichi di materiali, i tram che coi trollei suscitavano lampi diafani dai fili elettrici; continuava a passare ogni tanto qualche carro funebre vuoto, proveniente dal cimitero, e qualche carro che andava, sempre veloci.
Nella bottega, il marmoraio continuava a bisbigliare il suo sfogo nell’orecchio dell’uomo in grigio, suo amico.
Sospirò.
“ Ricordo il finto uovo frittellato e quello rotto. Quelli erano tempi. Poix sposai mia moglie, che possedeva questo negozio “ti marmoraio, e, benché il mio abbia fallito e questo vada a gonfie vele, prima dovevo essere sempre allegro e adesso debbo essere sempre triste ”.
Poiché il negozio s’occupava anche di giardinaggio per le tombe, in fondo alla bottega, attraverso la porta, si vedeva una specie di grande orto coltivato a fiori. C’erano filari di garofani invece che di carciofi, e cespi di rose al posto dei cavolfiori. Il marmoraio vi attrasse l’amico e Marcantonio.
“ Guardino questa lapide ”, disse, “ com’è espressiva ”.
La lapide diceva:
QUI GIACE
N. O.
A CUI VORREMMO POTER DIRE: RIPOSA IN PACE, AMICO CARISSIMO!
MA CHI OSEREBBE DARE DEL TU
A UN UOMO CHE EBBE TANTA AUTORITÀ IN VITA?
“ E senta quest’altra ”.
Il brav’uomo mostrò un’epigrafe:
QUI GIACE
L. M. PILOTA AVIATORE
CHE
PRECIPITANDO A TERRA SALIVA AL CIELO.
C’era ancora una lapide:
QUI GIACE
E. F.
CHE ODIÒ LE POMPE.
“ Un uomo modesto? ”, domandò Marcantonio. “ No. Un pompiere ”.