XX.
Prego, signori, da questa parte. Vogliono accomodarsi? Fortunatamente, come sempre in queste occasioni, c’è un po’ di confusione, la quale ci permetterà di procedere indisturbati alla nostra visita. Come possono vedere, si nota subito, e su più larga scala, quell’atmosfera di sbalordimento a cui s’è già accennato. Ora, sbalorditi sono non soltanto i familiari, ma anche i visitatori. E intanto abbracci, strette di mano lunghe, poderosissime, di quelle che vogliono dire tante cose, sospiri con lo sguardo attonito nel vuoto, lunghe, silenziose immobilità, baci fra persone che non s’erano mai conosciute.
“ Lei è un parente? ”, dice a bassa voce un visitatore a un tale ch’egli, appena entrato e per l’errata interpretazione d’un gesto un po’ largo, ha abbracciato e baciato.
“ No, sono l’agente delle pompe funebri ”.
Intorno al morto c’è un gran fervore di vita, la casa non è mai stata tanto affollata e in movimento. In una stanza stanno tutti seduti. In un’altra vanno su e giù. Affacciamoci in cucina. C’è un certo armeggìo. Scorrono fiumi di caffè, che alcune signore in piedi, col cappellino in testa, stanno sorbendo. Anche a voi, un attimo dopo che siete entrati, qualcuno porgerà una tazza con l’aromatica bevanda. Alcune volonterose preparano caffè su caffè per tenere un po’ su i superstiti.
Ad ogni momento, fattorini telegrafici portano quattro, cinque dispacci alla volta. La notizia dello stranissimo caso – la morte di Piero – è volata lontano, e amici e parenti telegrafano addirittura per esprimere, insieme col dolore, la sorpresa. Ma sono matti? Questa è la sorpresa di Pulcinella. La sorpresa sarebbe logica se, invece della notizia che l’amico è morto, avessero ricevuto, come fulmine a ciel sereno, la notizia che l’amico non morirà mai più, per l’eternità. Solo in questo caso le frasi che si pronunziano in occasione della morte sarebbero appropriate. Ecco quattro persone che fanno crocchio. Ascoltiamo che cosa mormorano, con sospiri, l’una dopo l’altra: “ Non l’avrei mai creduto ”.
“ Chi poteva pensarlo? ”.
“ Ancora non ci credo ”.
“ Mi pare impossibile ”.
Ecco due che si confidano: “ Quando io vedo queste cose, penso: ”Ma a che serve agitarsi, correre, darsi da fare? Tanto, si vede come va a finire“ ”.
“ Davvero, non vale la pena di fare niente ”.
Ci sono quelli che dicono frasi sibilline, ma probabilmente piene di significato. Ecco uno che cammina fregandosi energicamente e nervosamente le mani, come per sfogare la propria esuberanza, e, incontrando un altro, esclama, guardandolo e col tono di chi dice una cosa profondissima: “Eh, be’! ”.
Un altro sta seduto e ogni tanto emette dei piccolissimi grugniti. Un altro ancora dice tra sé: “ Che cosa ci vuoi fare? ”.