Nota biobibliografica di Giovanni Verga
CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE
1840. Giovanni Carmelo Verga, discendente dal ramo cadetto dei baroni di Fontanabianca, nasce a Catania in via Sant’Anna 8, il 2 settembre, da Giovanni Battista Verga Catalano e da Caterina Di Mauro Barbagallo. Il capostipite della famiglia, di piccola nobiltà terriera, originaria di Vizzini, era un de Vergas, venuto in Sicilia al tempo dei Vespri siciliani (1282), e lo stemma del casato era un fascio di verghe strette dal braccio di un guerriero, donde il soprannome «Viria» a detta dello stesso scrittore. Giovanni Battista ebbe sei figli: Giovanni (morto prematuro), Giovanni Carmelo (lo scrittore), Mario, Pietro, Teresa e Rosa.
1846. Verga riceve un’educazione tradizionale privata: ha come primo maestro Francesco Carrara e poi due religiosi, don Carmelino Greco e don Carmelo Platania.
1851. Frequenta la «scuola fantasiosa del fantasioso don Antonino Abate», scrittore mediocre di idee liberali, che influenzerà le sue opere giovanili. Nella stessa famiglia Verga esisteva tuttavia un importante precedente letterario, Domenico Castorina, lontano cugino, vanto della cultura catanese, che col romanzo I tre alla difesa di Torino aveva superato per fama i limiti dell’isola. La prima stagione narrativa del Verga risente anche di questo modello.
1853. Tra il ’53 e il ’57 la sua educazione è completata dalle lezioni di latino di don Mario Torrisi e di filosofia del padre Antonino Maugeri; suo compagno è Mario Rapisardi, il futuro poeta anticarducciano e anticlericale, che gli sarà amico e nemico in altri momenti della sua vita.
1854. In questi anni la famiglia Verga, a causa di una epidemia di colera, si trasferisce nella proprietà di Tebidi che, insieme a Mangalavite e a Passanitello, sarà lo sfondo delle opere della maturità ispirate al vero.
1856-57. È di questi anni il primo amore di Verga, Maria Passanisi, un’educanda della badia di San Sebastiano in Vizzini, dove era monaca Rosalia, zia del giovane. De Roberto, in Storia della «Storia di una capinera», la descrive come una «bellezza pallida e bruna», il cui ricordo ispirerà allo scrittore l’opera omonima.
1857. Tenta le prime esperienze letterarie con il romanzo Amore e Patria, il cui manoscritto reca sulla prima pagina la data del 23 dicembre 1856.
1858. Si iscrive alla Facoltà di Legge dell’Università di Catania, ma frequenta con maggiore successo i salotti della buona società catanese.
1859-60. Esordisce come giornalista e fonda con alcuni amici, tra cui Nicola Niceforo e Antonino Abate, il settimanale «Roma degli Italiani» (1860), che durerà circa tre mesi.
1860. Segue con entusiasmo le vicende della II guerra d’indipendenza e della spedizione dei Mille, arruolandosi nella Guardia Nazionale. Ma nel ’62, deluso nelle speranze liberali, si dimetterà.
1861. Collabora ad altri giornali e fonda con Niceforo «L’Italia contemporanea», nel cui unico numero appare la sua prima novella, Casa da the.
1862. Nel giorno dell’armistizio di Villafranca (11 luglio 1859) comincia a scrivere il suo secondo romanzo storico, I Carbonari della montagna, che verrà pubblicato presso la tipografia Galatola di Catania, tra il ’61 e il ’62, in quattro tomi.
1863. Tra il 13 gennaio e il 15 marzo, in ventidue puntate, nelle appendici del periodico fiorentino «Nuova Europa», dopo due estratti nell’agosto del ’62, esce il romanzo Sulle lagune, ambientato nella Venezia del 1861. Il 5 febbraio 1863 muore il padre. La tutela dei figli è affidata al fratello don Salvatore.
1864. Dirige a Catania «L’Indipendente», poi diretto, a partire dal decimo numero, da Antonino Abate.
1865-66. Si reca nel maggio del ’65 a Firenze, capitale del Regno d’Italia. Viene introdotto nei circoli fiorentini da due scrittori siciliani di fama, Capuana, critico della «Nazione», e Rapisardi, che lo presenta a Francesco Dall’Ongaro, docente di letteratura drammatica all’Università di Firenze, patriota e dantista. In casa Dall’Ongaro conosce Giselda Fojanesi, futura moglie di Rapisardi, per la quale nutrirà una breve ma tempestosa passione negli anni dall’80 all’85. In agosto invia al Concorso drammatico governativo, promosso in Firenze dalla «Società di incoraggiamento all’arte teatrale», la commedia I nuovi Tartufi (datata, in un abbozzo autografo, 14 dicembre 1865), rimasta inedita fino al 1982. L’opera non ebbe neppure una menzione da parte degli esaminatori.
1866. Presso l’editore Negro di Torino pubblica il romanzo Una peccatrice.
1867. Ritorna in Sicilia, dove un’epidemia di colera lo costringe a soggiornare in una villa di campagna a Sant’Agata Li Battiati e a Trecastagni.
1869. Dall’aprile si trasferisce a Firenze, in via dell’Alloro 11, dove, tra il giugno e il luglio, scrive Storia di una capinera e lavora al romanzo Eva, abbozzato a Catania. In settembre compie il viaggio di ritorno con Giselda Fojanesi, poiché la giovane maestrina toscana è stata chiamata a insegnare presso l’Educandato femminile del Convitto provinciale di Catania. In questo stesso periodo scrive il testo teatrale Rose caduche (pubblicato soltanto nel giugno 1928).
1869-70. Nell’agosto del ’69 scrive il primo atto dell’Onore, che resterà incompiuto.
1871. Il successo arriva con la pubblicazione di Storia di una capinera, presso l’editore Lampugnani (l’opera era già uscita a puntate, nel ’70, sul giornale «La Ricamatrice»).
1872. Si trasferisce a Milano, dove si lega d’amicizia con Arrigo Boito, con Giacosa e con Rovetta. Lo impegna molto il lavoro di revisione del romanzo Eva, offerto per tre anni a vari editori, e finalmente ai fratelli Treves, nella cui villa a Belgirate lo scrittore è spesso ospite.
1873. Presso Treves esce il romanzo Eva.
1874. Il 15 giugno nella «Rivista italiana di scienze, lettere ed arti» pubblica Nedda, bozzetto siciliano, poi raccolto in un estratto di 61 pagine dall’editore Brigola. Nel giugno l’editore Brigola pubblica il romanzo Tigre reale, scritto negli anni precedenti. Alla fine dell’anno compare Eros, che conclude i romanzi di cornice mondana e aristocratica.
1877. Pubblica, presso Treves, la raccolta Primavera e altri racconti.
1878. Ha inizio la relazione con la contessa milanese Paolina Greppi Lester, che si prolungherà fino al 1905. Tra il 1878 e il 1880 compone due delle sue opere più significative: la raccolta di novelle Vita dei campi e il romanzo I Malavoglia. Nelle lettere all’editore, al fratello Mario e all’avvocato Salvatore Paola Verdura (21 aprile 1878) è già abbozzato il disegno dell’intero ciclo La Marea, poi I Vinti, con le note affermazioni teoriche di adesione al verismo. Il 5 dicembre muore la madre.
1879. Su «Il Fanfulla della domenica» pubblica la novella Fantasticheria, ispirata al breve soggiorno di Paolina Greppi ad Aci Trezza, in cui abbozza il nucleo dei Malavoglia.
1880. Nella «Rivista minima» appare la novella L’amante di Raja con lettera-prefazione all’amico Salvatore Farina, in cui lo scrittore enuncia la sua particolare interpretazione della tesi dell’impersonalità. In primavera vede la luce la raccolta di novelle Vita dei campi, comprendente Fantasticheria, Jeli il pastore, Rosso Malpelo, Cavalleria rusticana, La Lupa, L’amante di Gramigna, Guerra di Santi, Pentolaccia.
1881. In febbraio, nelle edizioni Treves, escono I Malavoglia, con una prefazione datata 19 gennaio, nella quale Verga, tracciando l’intero disegno dei Vinti, fissa i titoli definitivi in cinque romanzi: I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, La Duchessa di Leyra, L’Onorevole Scipioni, L’uomo di lusso.
I Malavoglia riceve critiche sfavorevoli, tranne quella di Capuana. Verga incontra a Roma Dina Castellazzi contessa di Sordevolo, che diverrà più tardi sua amante e resterà legata a lui fino alla morte.
1882. Pubblica la novella Pane nero per l’editore Giannotta di Catania. Nel maggio si reca a Parigi col fratello Mario e vi incontra Eduard Rod, il quale tradurrà I Malavoglia col titolo Mœurs siciliennes (Scene di vita siciliana). In giugno si reca a Londra per vendere una preziosa collezione di monete (deve pagare le ipoteche sui terreni di famiglia). Lavora alle Novelle rusticane, alcune delle quali escono nella «Rassegna settimanale», nel «Fanfulla della domenica», in «Fiammetta» e nella «Rivista minima».
1883. Presso l’editore Casanova di Torino, in gennaio, pubblica Novelle rusticane, comprendenti Il Reverendo, Cos’è il Re, Don Licciu Papa, Il Mistero, Malaria, Gli orfani, La roba, Storia dell’asino di S. Giuseppe, Pane nero, I galantuomini, Libertà, Di là del mare. Alterna i soggiorni a Vizzini (l’ambiente delle Rusticane) con viaggi a Milano e pubblica, presso Treves, Per le vie, il cui primo titolo è Vita d’officina, una raccolta novellistica d’ambientazione milanese. In novembre torna a Catania, riallaccia la relazione con Giselda Fojanesi, e mentre comincia a lavorare al Mastro-don Gesualdo, in pochi giorni trasforma la novella Cavalleria rusticana nell’omonimo bozzetto drammatico in un atto. Il 19 dicembre Rapisardi scopre la lettera di Verga indirizzata a sua moglie Giselda datata 14, e lo sfida a un duello che non si farà.
1884. Il 14 gennaio, al Teatro Carignano di Torino, per la Compagnia di Cesare Rossi, interpreti Flavio Andò (Turiddu), Eleonora Duse (Santuzza), Tebaldo Checchi (Alfio), va in scena con successo Cavalleria rusticana. Pubblica Drammi intimi per l’editore Sommaruga di Roma, raccolta comprendente I drammi ignoti, La Barberina di Marcantonio, Tentazione, La chiave d’oro, L’ultima visita, Bollettino sanitario.
1885. Il 16 maggio, al Teatro Manzoni di Milano, va in scena In portineria, tratta dalla novella Il canarino del n. 15: sfavorevole l’accoglienza del pubblico e della critica.
1886. Trascorre molti mesi a Roma e lavora all’abbozzo di un dramma tratto dalla novella I drammi ignoti. Al Valle di Roma, il primo dicembre, interpreti Flavio Andò, Eleonora Duse e Teresa Bernieri, si replica con successo In portineria. Il 29 luglio viene rappresentato a Catania, all’Arena Pacini, il poema sinfonico Cavalleria rusticana con musiche di Giuseppe Perrotta.
1887. Soggiorna molti mesi a Roma per un affare di prestiti con le banche. Collabora a vari giornali con novelle (Nanni Volpe), e il motivo dei poveri diavoli diventa il filo conduttore della raccolta Vagabondaggio, pubblicata a Firenze per l’editore Barbèra. A fine estate torna a Vizzini.
1888. Soggiorna tra Catania e Vizzini e segue la pubblicazione di Mastro-don Gesualdo, che appare in 11 puntate (dal primo luglio al 16 dicembre) su «La Nuova Antologia».
1889. Completa per Treves Mastro-don Gesualdo. Inizia la relazione con Dina di Sordevolo.
1890. Comincia l’anno a Vizzini «come uccello ferito che cerca il bosco» e lavora a I ricordi del Capitano d’Arce che usciranno nel ’91. Il 17 maggio, al Teatro Costanzi di Roma, ottiene un grande successo la prima dell’opera Cavalleria rusticana, su libretto di Targioni-Tozzetti e Menasci, musica di Pietro Mascagni, interpreti Gemma Bellincioni e Tito Stagno. Avvia la causa contro Mascagni e Sonzogno e attraversa un periodo di difficoltà finanziarie, mentre prepara anche un’altra raccolta, Don Candeloro e C.i per Treves.
1891. Escono per Treves I ricordi del Capitano d’Arce. Vince la causa contro Mascagni e Sonzogno. In ottobre si reca in Germania, a Francoforte, per mettere in scena al Lessing Theater Cavalleria rusticana, a cui fa quasi da regista, con successo.
1894. Pubblica presso Treves Don Candeloro e C.i, una raccolta di dodici novelle. A Roma, dove si reca per brevi soggiorni, avviene il suo celebre incontro – insieme a Capuana – con Émile Zola.
1896. Il 26 gennaio, al Teatro Gerbino di Torino, interpreti Flavio Andò e Virginia Reiter, va in scena La Lupa, accompagnata da successo e polemiche. Treves pubblica in volume unico i drammi La Lupa, In portineria, Cavalleria rusticana.
1897. Trascorre l’inverno a Catania, e in estate fa un lungo viaggio in Svizzera. Sul giornale «Le Grazie» appare, il primo gennaio, la novella Caccia al lupo.
1898. Si propone di terminare entro l’anno La Duchessa di Leyra, e non si muove da Catania, tranne in agosto per recarsi a St. Moritz-Bad, a Mendrisio e a Pallanza, ospite di Giacosa.
1901. Lavora a due bozzetti teatrali, Caccia al lupo e Caccia alla volpe, rappresentati il 22 novembre al Teatro Manzoni di Milano con la Compagnia Reiter-Pasta.
1902. Escono in volume i due atti unici Caccia al lupo e Caccia alla volpe, tradotti in francese entro l’anno. Trascorre la villeggiatura in Svizzera, sui laghi, con Dina di Sordevolo e lavora alla stesura di Dal tuo al mio.
1903. Il 30 novembre, al Teatro Manzoni di Milano, viene messo in scena il dramma in tre atti Dal tuo al mio.
1905. In tre puntate, dal 16 maggio al 16 giugno, esce su «La Nuova Antologia» il romanzo Dal tuo al mio, rielaborazione del dramma omonimo.
1906. Esce in volume, presso Treves, il romanzo Dal tuo al mio.
1913. Cura la riduzione cinematografica di quattro suoi lavori: La Lupa, Tigre reale, Caccia al lupo, Storia di una capinera.
1915. Si dichiara interventista e fedele ai princìpi del nazionalismo.
1918. Sempre più stanco lavora alla Duchessa di Leyra, che brucerà nel caminetto di casa.
1919. Scrive l’ultima novella, Una capanna e il tuo cuore, pubblicata postuma da De Roberto (12 febbraio 1922, su «L’Illustrazione italiana»). Collabora con De Roberto alla trasposizione librettistica della Lupa (per la musica di Pietro Tasca), che andrà in scena solo nel 1932, a Noto.
1920. L’ottantesimo compleanno dello scrittore viene celebrato al Teatro Valle di Roma con un discorso di Luigi Pirandello, alla presenza di Benedetto Croce, ministro della Pubblica Istruzione. Il 3 ottobre viene nominato da Giolitti senatore del Regno, e risponde con un laconico telegramma. Rifiuta le nozze a Dina di Sordevolo, che nella lettera del 18 ottobre si mostra delusa ma rassegnata.
1922. Nella notte tra il 24 e il 25 gennaio viene colpito da trombosi cerebrale. Muore il 27 gennaio, alle 10:20, nella casa catanese di via Sant’Anna 8, assistito dai nipoti e da De Roberto, il quale pubblicherà su «La Lettura» del primo giugno due capitoli inediti della Duchessa di Leyra. Viene sepolto nel cimitero di Catania, nel viale degli uomini illustri.
Edizioni
Principali raccolte: I grandi romanzi, a cura di F. CECCO e C. RICCARDI, con pref. di R. BACCHELLI, Milano, Mondadori, 1972; Tutte le novelle, a cura di C. RICCARDI, ivi 1979; Le novelle, a cura di G. TELLINI, Roma, Salerno Editrice, 1980, 2 voll.; Le novelle, a cura di N. MEROLA, Milano, Garzanti, 1980, 2 voll.; Tutti i romanzi, a cura di E. GHIDETTI, Firenze, Sansoni, 1983; Opere, a cura di G. TELLINI, Milano, Mursia, 1988. Per i testi teatrali: Tutto il teatro, a cura di N. TEDESCO, Milano, Mondadori, 1980; Teatro, a cura di G. OLIVA, Milano, Garzanti, 1987.
Tra le edizioni di singoli romanzi: Mastro-don Gesualdo, edizione critica a cura di C. RICCARDI, Milano, Fondazione Mondadori, 1979; I Malavoglia, testo critico e note a cura di M. PIERI, con un ritratto di Verga di G. BUFALINO, Milano, Tea, 1990.
Per l’epistolario: Lettere al suo traduttore, a cura di F. CHIAPPELLI, Firenze, Le Monnier, 1954; Lettere d’amore, a cura di G. RAYA, Roma, Ciranna, 1971; Lettere a Luigi Capuana, a cura di G. RAYA, Firenze, Le Monnier, 1975 (ma ora si veda, a cura dello stesso, il Carteggio Verga-Capuana, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1984); Lettere sparse, a cura di G. FINOCCHIARO CHIMIRRI, Roma, Bulzoni, 1979; Lettere a Paolina, a cura di G. RAYA, Roma, Fermenti, 1980; Carteggio Verga-Treves, a cura di G. RAYA, Roma, Herder, 1986.
Studi
Per la conoscenza della vastissima bibliografia critica: G. SANTANGELO, Storia della critica verghiana, Firenze, La Nuova Italia, 1954, rist. 1973; G. RAYA, Bibliografia verghiana (1840-1971), Roma, Ciranna, 1971; P. PULLEGA, Leggere Verga, Bologna, Zanichelli, 1973; Interpretazioni di Verga, a cura di R. LUPERINI, Roma, Savelli, 1975; E. GHIDETTI, Verga. Guida storico-critica, Roma, Editori Riuniti, 1979, rielaborata e aggiornata in I. GHERARDUCCI-E. GHIDETTI, Guida alla lettura di Verga, Firenze, La Nuova Italia, 1994.
Per la biografia: F. DE ROBERTO, Casa Verga, a cura di C. MUSUMARRA, Firenze, Le Monnier, 1964 (articoli e saggi pubblicati postumi negli anni 1920-25); N. CAPPELLANI, Vita di Giovanni Verga, Firenze, Le Monnier, 1940; G. CATTANEO, Giovanni Verga, Torino, Utet, 1969; G. RAYA, Vita di Giovanni Verga, Roma, Herder, 1990.
Tra le guide alla conoscenza dell’autore e dell’opera: S. ZAPPULLA MUSCARA, Invito alla lettura di Verga, Milano, Mursia, 1977; C. GRECO LANZA, Incontro col Verga, Catania, Greco, 1978; G. MAZZACURATI, Verga, Napoli, Liguori, 1985; Il punto su Verga, a cura di V. MASIELLO, Roma-Bari, Laterza, 1986; V. GUARRACINO, Guida alla lettura di Verga, Milano, Mondadori, 1986; N. MEROLA, Verga, Firenze, Giunti-Lisciani, 1993.
Contributi critici recenti più significativi
R. LUPERINI, Verga moderno, Roma, Laterza, 2005; S. CIGLIANA, L’immaginario di Verga: saggi critici con documenti dal laboratorio verghiano, Roma Salerno, 2006; F. LEONE, La lingua dei Malavoglia rivisitata, Roma, Carocci, 2006; Il teatro verista. Atti del Congresso, Catania 24-26 novembre 2004, Catania, Fondazione Verga, 2007; Prospettive sui Malavoglia. Atti dell’Incontro di studio della Società per lo studio della modernità letteraria, Catania, 17-18 febbraio 2006, a cura di GIUSEPPE SAVOCA e ANTONIO DI SILVESTRO, Firenze, Olschki, 2007; S. CAMPAILLA, Gli occhi di Malpelo, introd. a G. Verga, I Malavoglia, Roma, Newton Compton, 2007; M.G. RICCOBONO, Donne, mari, cieli: studi su Verga e Quasimodo europei, Roma, Aracne, 2008; S. IANNELLO, Le immagini e le parole dei Malavoglia, Roma, Sovera, 2008.
Si ricordano anche gli Atti dei convegni organizzati dalla Fondazione Verga di Catania: I romanzi catanesi, 1981; I romanzi fiorentini, 1981; I Malavoglia, 2 voll., 1982; Naturalismo e verismo, 1988; Il centenario del «Mastro-don Gesualdo», 1991.
Le Concordanze verghiane sono state curate da G.P. MARCHI, Verona, Fiorini, 1970.
La Newton Compton ha pubblicato nella collana «I Mammut»
I Malavoglia - Mastro-don Gesualdo e Tutte le novelle
Tutti i romanzi, le novelle e il teatro.
Nella collana «Grandi Tascabili Economici»
I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, Storia di una capinera e Tutte le novelle.
Nella collana «Live»
Storia di una capinera.