21 DICEMBRE, 8.25, ORA STANDARD DELLA COSTA DELL’ATLANTICO
La tresca, parte terza
Postato da Madisonspencer@oltretomba.inferno
Gentili Tweeter,
una musica metallica riempie la camera da letto dell’hotel. Sono i Beastie Boys che cantano Brass Monkey. È il palmare posato sul comodino che annuncia l’arrivo di un SMS.
Restituito al letto, mio padre spiega: «Abbiamo chiesto a una commissione di medici di studiare i video della sicurezza». La sua mano pelosa si allunga nel mio campo visivo, tastando il ripiano del comodino in cerca del telefono che suona.
Rimango Ctrl+Alt+Senza parole. Neanche gli emoticon possono esprimere l’orrore che provo. Come il soggetto di una paternalistica saga panottica sul passaggio all’età adulta tra i mangiaterra nelle regioni interne della Nuova Guinea, le buffonate che facevo da bambina, tutta nuda, sono state esaminate! Il mio genitore un tempo fedele, un tempo devoto, sta sfacciatamente tradendo mia madre, eppure mi trova piena di difetti e sgradevole! Sì, gentili Tweeter, io sarò anche emotivamente un po’ frenata e carente in fatto di legami sociali superflui e superficiali, ma certo sono non poco orgogliosa di non essermi stimolata la mia passerina virginale a beneficio delle fisse da antropologo guardone di qualche voyeuristico consulente psicologico per l’infanzia. È mostruoso il pensiero che degli sconosciuti mi abbiano guardato. E anche i miei genitori. Soprattutto i miei genitori.
Babette fa: «Antonio…».
Mio padre bofonchia qualcosa a mo’ di risposta.
Con un sorriso forzato lei domanda: «Perché siamo qui?».
La mano pelosa e abbronzata di mio padre recupera il palmare, e la sua voce dice: «Stiamo accompagnando il cacciatore di fantasmi di Camille nella stanza sessantatré quattordici». Intorno al suo anulare, la fede d’oro sembra il collare di un cagnolino. «Ricordi il tizio che Leonard ci ha detto di ingaggiare? Quello della rivista “People”» dice. «Quello che prende vagonate di tranquillanti veterinari.» Il ritmo del suo eloquio rallenta, scandito dal flebile bipbip dei tasti che lui preme sul palmare. Mio padre continua a parlare, ma è distratto, sta controllando i messaggi. Passa a descrivere gli effetti extracorporei sperimentati dopo l’assunzione di un certo anestetico, la ketamina, descritti dall’eroe della controcultura Timothy Leary come “esperimenti sulla morte volontaria”. Spiega in che modo questo cacciatore freelance di fantasmi sappia produrre a piacimento esperienze di quasi-morte assumendo deliberatamente dosi esagerate di questa sostanza. Mio padre, gentili Tweeter, può annichilire qualsiasi argomento. Descrive quelli che gli scienziati chiamano “fenomeni di emersione” vissuti dai consumatori abituali di ketamina, che giurano che le loro anime in quelle occasioni si separerebbero dal corpo per ritrovarsi nell’Aldilà.
Babette dice: «Non hai capito la mia domanda».
«Leonard ci ha detto di ingaggiare questo fricchettone e di restare accampati qui, al Rhinelander.»
«Ma perché io sono qui?» lo imbecca Babette.
«Ti ho dato un passaggio a Halloween…»
«Il giorno dopo Halloween» lo interrompe Babette.
«Ti ho dato un passaggio per la stessa ragione che mi ha indotto a sputare nell’ascensore mentre venivamo qui oggi pomeriggio» dice mio padre. Parla ancora più lentamente, come se stesse dando ordini a una cameriera somala sorda come una campana. «Voglio anch’io procurarmi le ali» dice. «Babs, tesoro, io sto facendo porcate con te solo perché i principi del burinismo me lo impongono.»
Il letto cigola per lo spostamento della sua mole. Lo stridio della rete ricomincia daccapo, con acuti arpeggi che non paiono tanto un far l’amore quanto le grida della controfigura in un film in cui qualcuno viene ucciso a coltellate nella doccia di un motel.
Con il fiato corto, mio padre dice: «Comunque, anche se non era perfetta, io voglio bene a mia figlia». Dice: «Mentirei, tradirei e ucciderei pur di riavere indietro la mia bambina».
Il messaggio arrivato sul palmare era di Camille Spencer. La suoneria di Brass Monkey è inconfondibile: il segno certo che il mittente è mia madre. E che cosa diceva il messaggio? Solo due parole: “È RISORTA”.