Capitolo X
Lucy Robarts
E ora, come fare a dirlo alla moglie? Questo era il pensiero che opprimeva Mark quando lo abbiamo lasciato. Riconsiderò la questione più e più volte prima di giungere a una decisione. Cosa che alla fine fece e si potrebbe dire che non era poi una cattiva decisione se solo fosse riuscito a metterla in atto.
Avrebbe accertato in quale banca la cambiale era stata depositata. Lo avrebbe chiesto a Sowerby e se non fosse riuscito a saperlo da lui si sarebbe recato alle tre banche di Barchester. Era abbastanza sicuro che la cambiale fosse stata portata a una delle tre. Avrebbe detto al direttore che era convinto di dover far fronte al pagamento, gli avrebbe parlato dell’impossibilità di farlo allo scadere dei tre mesi e lo avrebbe messo al corrente dell’intero stato delle proprie entrate. Allora il banchiere gli avrebbe spiegato come si potevano sistemare le cose. Mark pensava di poter pagare cinquanta sterline ogni tre mesi più l’interesse. Avrebbe informato di tutto la moglie non appena si fosse messo d’accordo con il banchiere. Se le avesse parlato subito, con tutto ancora da sistemarsi, l’avrebbe spaventata al punto da farla ammalare.
Ma il mattino seguente gli giunsero notizie, per mano di Robin il postino, che per un po’ sconvolsero tutti i suoi piani. La lettera veniva da Exeter. Il padre si era ammalato e quasi subito era stato dichiarato in pericolo di vita. Quella sera – la sera in cui la sorella scriveva – il vecchio era molto peggiorato ed era preferibile che Mark si recasse a Exeter al più presto. Naturalmente Mark andò a Exeter – lasciando nuovamente le anime di Framley alla mercé del seguace gallese della Chiesa Bassa. Framley è solo a quattro miglia da Silverbridge e a Silverbridge, Mark si trovò sulla via che porta a ovest. Arrivò quindi a Exeter in giornata, prima dell’imbrunire.
Tuttavia arrivò troppo tardi per rivedere vivo il padre, la malattia era stata rapida e improvvisa, l’uomo era morto senza vedere il figlio maggiore. Mark arrivò nella casa in lutto proprio mentre gli abitanti cominciavano a rendersi conto del completo cambiamento della loro situazione.
La carriera del dottore era stata nel complesso fortunata, ciononostante non lasciava alla sua morte tutta la ricchezza che l’opinione pubblica gli attribuiva. Chi mai lo fa? Il Dottor Robarts aveva provveduto all’educazione di una famiglia numerosa, era vissuto con ogni comodità e non aveva mai posseduto uno scellino che non si fosse guadagnato personalmente. Le parcelle di un medico, senza dubbio, vengono pagate con apprezzabile rapidità non appena anziani facoltosi e signore di mezza età cominciano ad aver fiducia in lui; ma le parcelle spariscono con altrettanta rapidità quando una moglie e sette figli vengono forniti di tutto ciò che è ritenuto più desiderabile. Mark, come abbiamo visto, era stato educato a Harrow e Oxford e si può quindi dire che avesse ricevuto la sua eredità quando era giovanissimo. Per Gerald Robarts, il secondo fratello, era stato acquistato il brevetto di nomina a ufficiale in un reggimento di prim’ordine. Anche lui era stato fortunato visto che era diventato capitano in Crimea ed era già stata depositata la somma necessaria all’acquisto del grado di maggiore. Quanto a John Robarts, il più giovane, era impiegato all’Ufficio della Borsa Minima ed era già vicesegretario privato dello stesso Ministro della Borsa Minima, un posto di considerevole fiducia se non ancora di grandi entrate. Per la sua educazione il denaro era stato speso liberamente, perché oggigiorno un giovanotto non può entrare a far parte dell’Ufficio della Borsa Minima senza conoscere perlomeno tre lingue moderne e essere anche esperto in trigonometria, teologia biblica o una lingua morta, a scelta.
Il dottore poi aveva quattro figlie. Le due maggiori erano sposate, inclusa quella Blanche di cui Lord Lufton si sarebbe dovuto innamorare al matrimonio del vicario. Un gentiluomo di campagna del Devonshire l’aveva fatto al posto del lord, ma nello sposarla era necessario che ricevesse qualche migliaia di sterline, due o tre magari, e il vecchio dottore aveva fatto in modo che queste arrivassero. Neanche la maggiore aveva lasciato la casa paterna a mani vuote. Alla morte del dottore quindi c’erano solo due figlie a casa e soltanto con una, Lucy, ci imbatteremo spesso nel corso della nostra storia.
Mark rimase a Exeter dieci giorni essendo stato nominato esecutore testamentario insieme al gentiluomo del Devonshire. Nel testamento era spiegato che il dottore confidava di aver provveduto al benessere della maggior parte dei suoi figli. Per quel che riguardava il caro figlio Mark, diceva, sapeva di non doversi preoccupare. Sentendo leggere quelle parole Mark sorrise amabilmente e assunse un’aria benevola, ma tuttavia si sentì un po’ mancare il cuore perché aveva sperato che una piccola somma di denaro, capitando così opportunamente, lo mettesse in condizione di liberarsi subito del terribile incubo Sowerby. Il documento continuava dichiarando che anche Mary, Gerald e Blanche, con l’aiuto di Dio, non avevano di che preoccuparsi. A quel punto guardando il viso del gentiluomo di campagna si sarebbe potuto credere che anche a lui il cuore mancasse un po’, poiché non aveva sui propri sentimenti un controllo così completo come il cognato, che aveva trascorso molto più tempo in società. A John, il vicesegretario privato, veniva lasciato un legato di mille sterline mentre a Lucy e a Jane del denaro in certi investimenti al quattro per cento, sufficiente ad accrescere, agli occhi dei più prudenti pretendenti, il valore della mano delle fanciulle. Oltre a ciò non vi era nulla se non il mobilio, che il dottore desiderava venisse venduto per dividere tra tutti loro il ricavato. Questo poteva arrivare a sessanta o settanta sterline e servire a pagare le spese legate al decesso.
Poi tutti, uomini e donne, là e nelle vicinanze, dissero che il Dottor Robarts aveva agito bene. La sua vita era stata degna e prospera e il suo testamento giusto. Anche Mark lo dichiarò e ne era convinto a dispetto della piccola delusione. Tre mattine dopo la lettura del testamento, il gentiluomo di campagna, il signor Crowdy di Creamclotted Hall, superò completamente il disappunto e disse che era tutto sistemato. Fu deciso che Jane andasse a stare con lui e Blanche, visto che c’era un fratello del gentiluomo di campagna, a sua volta gentiluomo di campagna, che si riteneva potesse mettere gli occhi su Jane. Lucy, la minore, sarebbe andata alla Canonica di Framley. Quindici giorni dopo l’arrivo della lettera, Mark tornò a casa con sua sorella Lucy sotto l’ala.
Quel che era successo aveva interferito notevolmente con la saggia decisione di Mark riguardo l’incubo della cambiale Sowerby. In primo luogo non era potuto andare a Barchester così presto come si era ripromesso e poi gli era passata per la mente l’idea che avrebbe potuto prendere in prestito i soldi da suo fratello John, naturalmente spiegandogli le circostanze e pagandogli il debito interesse. Ma non aveva voluto affrontare l’argomento mentre erano ancora a Exeter, come dire, davanti alla tomba del padre, e così la questione era stata posposta. Prima che la cambiale scadesse c’era ancora tutto il tempo di sistemare le cose e non ne avrebbe parlato a Fanny prima di aver deciso come sistemarle. Sarebbe morta, continuava a ripetersi, se gliene avesse parlato senza essere in grado di dirle anche che i mezzi per liquidare il debito erano in arrivo.
Devo ora dire una parola su Lucy Robarts. Tutto sarebbe così piacevole se solo si potesse procedere senza queste descrizioni! Ma Lucy Robarts ha una parte importante in questa piccola storia e coloro che tengono a queste cose devono poter sapere qualcosa del suo aspetto. L’ultima volta che l’abbiamo nominata era presente, sebbene non in posizione preminente, alle nozze del fratello. Allora aveva solo sedici anni ma all’epoca della morte del padre, essendo passati più di due anni, ne aveva quasi diciannove. Mettendo da parte il vago termine di “ragazza”, poiché le ragazze sono tali dai tre ai quarantatré anni a meno che non si sposino prima, potremmo dire che allora, alle nozze del fratello, era una bambina, mentre alla morte del padre era una donna.
Forse non c’è nulla che aggiunga tanto alla femminilità, che muti altrettanto velocemente la bambina in una donna, come i momenti al capezzale di un morente. Prima di allora Lucy aveva conosciuto ben poco dei doveri di una donna. Non sapeva niente di transazioni monetarie, a parte un giocoso tentativo di far sì che le sue venticinque sterline l’anno coprissero tutte le spese personali, tentativo reso giocoso dall’amorevole generosità del padre. Sua sorella, che aveva tre anni più di lei (John veniva in mezzo), si era occupata della casa, cioè: preparava il tè e dava direttive per la cena alla governante. Ma era Lucy a sedere accanto al padre, a leggere per lui la sera mentre questi si addormentava, era stata lei a portargli le ciabatte e a sistemargli comodamente la poltrona. Tutto questo lo aveva fatto come una bambina, ma quando si era trovata davanti alla bara, quando vi si era inginocchiata a fianco, allora era una donna.
Era più bassa delle sue tre sorelle, le quali, nessuna esclusa, si erano guadagnate la lode di belle donne. Un elogio che la gente di Exeter, considerando le sorelle maggiori e il diffuso ricordo che ne pervadeva la città, non era propensa a estendere a Lucy. «Cielo, cielo», si diceva di lei «la povera Lucy non sembra per niente una Robarts, non è vero, signora Pole?» perché come le figlie erano diventate delle belle donne, così i figli erano divenuti uomini prestanti. La signora Pole allora aveva risposto: «Per niente, vero? E pensare a come era Blanche alla sua età. Però, nonostante tutto, ha dei begli occhi e si dice proprio che sia la più intelligente».
Questa descrizione è così esatta che non credo di potervi aggiungere granché. Non era come Blanche, perché Blanche aveva una carnagione luminosa e un bel collo e un busto aristocratico, et vera incessu patuit dea, una vera dea, vale a dire, per quanto riguardava l’aspetto. Blanche inoltre possedeva una conoscenza profonda della torta di mele e non aveva ancora regnato diciotto mesi a Creamclotted Hall che già conosceva tutti i misteri concernenti i maiali e il latte nonché la maggior parte di quelli riguardanti il sidro e le ochette. Lucy non aveva un collo degno di menzione, intendo dire un collo che stimolasse l’eloquenza. Per di più era scura di carnagione e non si era minimamente dedicata, come certamente avrebbe dovuto fare, allo studio dell’organizzazione domestica. Quanto al collo e al colorito, povera ragazza, non poteva farci nulla, ma quanto all’altra questione, si deve ritenere che avesse sprecato le sue opportunità.
Però, che occhi aveva! La signora Pole aveva ragione. Mentre ti guardava splendevano, non sempre dolcemente; a dire il vero di rado dolcemente, se per lei eri un estraneo. Ma sia dolcemente o ferocemente, sempre con una luce che abbagliava nel guardarli. E chi può dire di che colore fossero? Verdi probabilmente, poiché la maggior parte degli occhi sono verdi… verdi o grigi, se si ritiene che il verde sia un brutto colore per gli occhi. Ma non era il colore, bensì il loro fuoco a colpire suscitando stupore.
Lucy Robarts era decisamente una brunetta. Talvolta la tonalità scura delle sue guance era deliziosamente calda e gradevole. Le ciglia erano lunghe e morbide; i denti, che si vedevano così di rado, erano bianchi come perle. I capelli, sebbene corti, erano piacevolmente soffici, non neri certo ma tuttavia di una sfumatura molto scura di castano. Anche Blanche era famosa per i suoi bei denti. Erano bianchi e regolari e aristocratici come una fila di case nuove in una città francese. Però quando rideva era tutta denti mentre quando sedeva al piano era tutta collo. Ah, ma i denti di Lucy! Era solo di tanto in tanto, quando in un improvviso momento di stupore rimaneva per un attimo con le labbra dischiuse, che si riuscivano a vedere le due belle ed eleganti linee e il delicato color perla di quel perfetto gruppo d’avorio. La signora Pole avrebbe certo speso una parola anche sui denti se non fosse stato per il fatto che non li aveva mai visti.
«Ma si dice proprio che sia la più intelligente di tutti» la signora Pole aveva aggiunto, e a ragione. La gente di Exeter aveva espresso tale opinione ed era nel giusto. Non so come succeda ma in tutte le cittadine è sempre universalmente noto chi sia il più intelligente di ogni famiglia. Da questo punto di vista la signora Pole aveva solo espresso l’opinione pubblica e l’opinione pubblica aveva ragione. Lucy Robarts era dotata di un’intelligenza più acuta di quella dei suoi fratelli e sorelle.
«A dirti la verità, Mark, io ammiro Lucy più di Blanche. Non è una bellezza, lo so, eppure è così». Ciò era stato detto dalla signora Robarts poche ore dopo aver assunto quel nome.
«Ma, Fanny carissima!» Mark aveva risposto con tono sorpreso.
«È così, davvero. Naturalmente la gente la penserà diversamente, ma a me non sono mai piaciute molto le bellezze regolari, forse le invidio troppo».
Quel che Mark replicò non c’è bisogno di ripeterlo, ma si può essere sicuri che si trattasse di qualche smaccata adulazione per la giovane sposa. Comunque Mark si ricordava di quella conversazione e aveva sempre chiamato Lucy la cocca di sua moglie. Nessuna delle sorelle era stata a Framley dal matrimonio e sebbene Fanny avesse trascorso una settimana a Exeter, in occasione del matrimonio di Blanche, non si poteva dire che avesse grande confidenza con loro. Tuttavia quando divenne necessario che una delle sorelle andasse a Framley, il ricordo di ciò che sua moglie aveva detto indusse subito Mark a fare l’offerta a Lucy. Jane, che era molto simile a Blanche, fu entusiasta di andare a Creamclotted Hall. Gli acri di Heavybed House, giù nella ricca campagna di Totnes, erano adiacenti a Creamclotted Hall e a Heavybed House mancava ancora una padrona.
Quando Fanny seppe la novità ne fu felicissima. Naturalmente era giusto che una delle sorelle vivesse con Mark date le attuali circostanze, e Fanny era contenta che la giovane minuta e tranquilla dagli occhi luminosi venisse a nidificare sotto il suo stesso tetto. I bambini le avrebbero voluto un mondo di bene, solo un po’ meno che alla loro mamma, e la comoda cameretta che affacciava sul portico, dove il caminetto non faceva mai fumo, sarebbe stata pronta per lei. Avrebbe anche avuto la sua parte nella guida del pony, il che rappresentava un notevole atto di abnegazione da parte della signora Robarts. Inoltre sarebbe stata sollecitata tutta la benevolenza di Lady Lufton. Lucy non poteva davvero dirsi sfortunata quanto alla meta in serbo per lei.
Lady Lufton naturalmente aveva saputo della morte del dottore e aveva mandato a Mark una quantità di messaggi gentili consigliandogli di non affrettarsi assolutamente a tornare a casa finché tutto non fosse stato sistemato a Exeter. Le venne anche detto del nuovo arrivo nella parrocchia. Quando sentì che si trattava di Lucy, la più giovane, anche lei fu soddisfatta, poiché le grazie di Blanche, sebbene indiscutibili, non erano state interamente di suo gusto. Se fosse arrivata una seconda Blanche, chissà quale pericolo poteva sorgere per il giovane Lord Lufton!
«Bene, proprio ciò che si doveva fare. Mi sembra di ricordare la giovane, piuttosto piccola, vero, e molto riservata…» disse sua signoria.
«Piuttosto piccola e molto riservata. Che razza di descrizione!» disse Lord Lufton.
«Non preoccuparti, Ludovic; alcune signorine devono essere piccole e alcune perlomeno dovrebbero essere riservate. Ci farà molto piacere fare la sua conoscenza».
«Mi ricordo molto bene dell’altra cognata. Era una bella donna» disse Lord Lufton.
«Non credo che considererete Lucy una bellezza» disse la signora Robarts.
«Piccola, riservata e…» Lord Lufton era arrivato fin qui quando la signora Robarts terminò la frase con le parole «non bella». A lei il viso di Lucy piaceva, ma riteneva che gli altri potessero pensarla diversamente.
«Parola mia, non te la meriti proprio una cognata. La ricordo bene e posso dire che non è brutta. Rimasi conquistata dai suoi modi al tuo matrimonio, mia cara, e la preferii alla “bella”, te lo assicuro» disse Lady Lufton.
«Devo confessare che non la ricordo affatto» disse sua signoria e così la conversazione terminò.
Trascorsi i quindici giorni, Mark ritornò con la sorella. Quando raggiunsero Framley, tra le sei e le sette, era già buio da un pezzo e si era ormai in dicembre. A terra c’era la neve e l’aria era ghiacciata; non c’era la luna e gli uomini previdenti quando viaggiavano facevano affilare i ferri dei cavalli. In tali condizioni atmosferiche il calesse di Mark era stato quasi riempito di scialli e mantelli nell’inviarlo a Silverbridge. Era stato mandato anche un carro per i bagagli di Lucy e tutti i preparativi possibili erano stati fatti. Tre volte Fanny era andata personalmente a controllare che il fuoco bruciasse bene nella cameretta sopra il portico e quando si sentì il suono delle ruote era occupata a illuminare la mente del figlio su cosa fosse una zia. Finora papà, mamma e Lady Lufton erano tutto ciò che aveva conosciuto, escluso naturalmente i satelliti della nursery.
Tre minuti dopo Lucy era in piedi davanti al fuoco. I tre minuti precedenti erano stati spesi in abbracci tra marito e moglie. Dopo un’assenza del marito di quindici giorni, la signora Robarts baciava lui prima di dare il benvenuto a qualsiasi visitatore avesse portato. Ma dopo si voltò verso Lucy e cominciò ad aiutarla a togliersi i mantelli.
«Oh, grazie», disse Lucy «non ho freddo… Non molto almeno. Non preoccuparti, posso fare da sola». Ma era una millanteria perché le sue dita erano così intirizzite da non essere in grado di slacciare un bel nulla.
Naturalmente erano tutti vestiti di nero, ma la gravità degli abiti di Lucy colpiva Fanny molto più di quella dei propri. I vestiti col loro colore nero sembravano averla fagocitata e trasformata quasi in un emblema di morte. Ella non alzava lo sguardo ma teneva il viso rivolto verso il fuoco e pareva quasi spaventata dalla sua posizione.
«Può dire quel che vuole, Fanny, ma ha molto freddo e io pure… freddo quanto basta. Sarà meglio che tu salga con lei nella sua stanza. Questa sera non baderemo molto all’eleganza, eh, Lucy?» disse Mark.
Nella camera da letto Lucy si riscaldò un po’ e Fanny mentre la baciava disse a se stessa di essersi sbagliata nell’usare le parole “non bella”. Lucy non era di certo brutta.
«Ti abituerai presto a noi e poi spero che ti faremo sentire a tuo agio» disse Fanny prendendo la mano della cognata e stringendola.
Lucy sollevò gli occhi su di lei e in quel momento erano molto dolci. «Sono sicura che sarò felice qui con voi», disse «ma… ma… il caro papà!» e qui si trovarono una nelle braccia dell’altra in una grande esplosione di lacrime e baci. «Non bella!» disse Fanny tra sé mentre infine accomodava i capelli della sua ospite e le asciugava le lacrime. «Non bella! Ha il viso più bello che abbia mai visto in vita mia!».
«Tua sorella è proprio bella» disse a Mark quella sera mentre discutevano di lei da soli prima di andare a letto.
«No, non è bella, ma è una ragazza molto buona e anche piuttosto intelligente, a suo modo».
«Io la trovo assolutamente adorabile. Non avevo mai visto occhi simili in vita mia».
«Allora la lascerò nelle tue mani, le troverai un marito».
«Potrebbe non essere così facile. Non credo sposerebbe il primo venuto».
«Beh, spero di no. Ma a me sembra proprio tagliata per diventare una vecchia zitella, essere per sempre la zia Lucy dei tuoi bambini».
«E lo sarà, lo spero con tutto il cuore, ma non credo per molto tempo. Sono sicura che non si accontenterà facilmente, ma se io fossi un uomo mi innamorerei di lei all’istante. Hai mai fatto caso ai suoi denti, Mark?».
«Mi pare di no».
«Credo che tu neanche ti accorga se la gente ha in bocca i denti o meno».
«È vero e tu, mia cara, costituisci l’unica eccezione. I tuoi denti li conosco tutti a memoria».
«Che sciocco sei».
«E uno sciocco molto assonnato, così, col tuo permesso, andrò a letto». In quell’occasione non si disse altro sulla bellezza di Lucy.
Per i primi due giorni la signora Robarts non riuscì a cavare molto dalla cognata. Lucy, a dire il vero, non era espansiva, era inoltre una di quelle rare persone, perché sono molto rare, che si accontentano di vivere senza credersi il centro di una cerchia esterna. Per le menti comuni è impossibile evitarlo. La cena di un uomo è per costui così importante che egli non sa rassegnarsi a credere che sia una questione indifferente agli altri. La collezione di abiti da bambini di una giovane signora e, in età più avanzata, il corredo di biancheria per la casa e frange per le tende, sono così interessanti ai suoi occhi che ella non può far a meno di ritenere che gli altri saranno felici di ammirarli. Non si creda però che io consideri questa tendenza un male. È fonte di conversazione e crea forse una sorta di simpatia tra le persone. La signora Jones ammirerà la cassapanca di biancheria della signora White sperando che la signora White possa venir indotta ad ammirare la sua. Da una brocca si può versare solo quel che vi è dentro. La maggior parte delle persone non è in grado di parlare di nulla se non parla di sé o comunque della cerchia di cui è il centro. Non sono d’accordo con coloro che vogliono abolire l’insignificante chiacchiericcio del mondo. Per quel che mi riguarda, sono sempre felice di ammirare il corredo della signora Jones e non mi lascio sfuggire occasione per fornirle i dettagli delle mie cene.
Ma Lucy Robarts non aveva questo dono. Era giunta come un’estranea nella casa della cognata e all’inizio pareva si sarebbe accontentata semplicemente di avere il suo angolino in salotto e un posto a tavola. Non sembrava bisognosa di conforto, di compassione e di conversazioni a cuore aperto. Non intendo dire che fosse lunatica, che non rispondesse quando le si rivolgeva la parola o che ignorasse i bambini, però non si gettò con tutte le sue speranze e i suoi dolori nelle braccia di Fanny, come Fanny avrebbe voluto che facesse.
La stessa signora Robarts rientrava nella categoria degli espansivi; quando si era arrabbiata con Lady Lufton lo aveva dimostrato chiaramente e poiché da allora il suo affetto e la sua ammirazione per Lady Lufton erano aumentati, lasciava vedere anche questo. Quando per qualche motivo era irritata col marito non sapeva nasconderlo, anche se ci provava e credeva di riuscirci bene, né tanto meno era capace di nascondere il suo caloroso, costante, traboccante amore di donna. Non poteva attraversare una stanza al braccio del marito senza avere l’aria di proclamare a tutti che lo riteneva l’uomo migliore tra i presenti. Era espansiva e quindi era tanto più delusa dal fatto che Lucy non si gettasse subito con tutti i problemi tra le sue braccia spalancate.
«È così riservata».
«È la sua natura. È sempre stata tranquilla da bambina. Mentre noi distruggevamo tutto, lei non ha mai scheggiato neanche una tazza» disse Mark.
«Vorrei che rompesse qualcosa adesso», disse Fanny «e poi forse ci metteremmo a parlarne». Ma non per questo Fanny smise di voler bene alla cognata. Probabilmente la apprezzava ancora di più, inconsciamente, per non avere quei tratti caratteriali di cui lei era dotata.
Dopo due giorni Lady Lufton venne a farle visita, si può naturalmente supporre che Fanny avesse parlato un bel po’ di Lady Lufton alla sua nuova inquilina. In campagna una vicina di tal genere esercita un’influenza così ampia sull’intero tenore della vita altrui che astenersi dal parlarne è fuori questione. La signora Robarts era stata allevata quasi sotto l’ala della dama e ovviamente la considerava un soggetto degno di lunghe discussioni. Con questo non si deve credere che la signora Robarts fosse un’arrampicatrice o un’adulatrice. Chi non è in grado di cogliere la differenza, ha ancora da studiare i principi basilari della natura umana.
Lady Lufton arrivò e Lucy ammutolì. Fanny era particolarmente desiderosa che la prima impressione di sua signoria fosse favorevole e per questo si sforzò specialmente di farle parlare tra loro durante quella visita. Ma non si rivelò molto avveduta. Lady Lufton comunque era dotata di troppa abilità femminile per essere tratta in inganno dal silenzio di Lucy.
«E quando verrete a cenare da noi?» chiese Lady Lufton rivolgendosi espressamente alla sua vecchia amica Fanny.
«Oh, decidete voi il giorno. Sapete che non abbiamo mai grandi impegni».
«Andrebbe bene giovedì, signorina Robarts? Non incontrerete nessuno, vedete, solo mio figlio; così non dovete considerarla come un’uscita. Fanny qui vi può dire che fare quattro passi fino a Framley Court non significa uscire più di quanto lo sia il passare da una stanza all’altra alla canonica. Vero Fanny?».
Fanny rise e disse che il fare quattro passi fino a Framley capitava così di frequente che forse non veniva considerato quanto avrebbe dovuto.
«Ci reputiamo una specie di famiglia felice qui, signorina Robarts, e siamo contenti di avere l’opportunità di includervi nel ménage»
Lucy rivolse a sua signoria uno dei suoi più dolci sorrisi ma ciò che disse in quel momento non risultò udibile. Era chiaro comunque che per ora non riusciva a costringersi neanche ad arrivare fino a Framley Court per una cena. «Era molto gentile da parte di Lady Lufton», disse a Fanny «ma era ancora troppo presto e… e… e se solo fossero andati senza di lei, ne sarebbe stata così felice». Ma poiché lo scopo era di andarci con lei – di condurvela espressamente – la cena fu rimandata per un breve periodo… sine die.