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Sei uomini erano seduti al tavolo rotondo. Nikolaj, Bao Dai, Bay Vien, Haverford, Signavi e il mazziere.
Bay Vien enunciò le regole - il casinò avrebbe fatto da mazziere, ma un gettone sarebbe passato da giocatore a giocatore per stabilire l'ordine di scommessa e dare inizio al gioco. Il "mazziere" poteva scegliere fra due giochi, lo stud a sette carte e il poker tradizionale, quest'ultimo con apertura al jack o più alta. Non ci sarebbero stati jolly - li avevano tolti dal mazzo. Cosa importante, non c'erano limiti alle puntate o ai rilanci.
Nikolaj sedeva con un bicchiere di whisky al malto scozzese davanti e guardava Solange, in piedi dietro alle spalle di Bao Dai come una sorta di mascotte portafortuna. Era umiliante, pensò, umiliante e volgare e del tutto indegno di lei.
A meno che, pensò, non stia recitando una parte assegnatale dagli americani. Proprio come tu stai recitando una parte nel loro melodramma. Ma qual è il suo ruolo?
Bao Dai mise in ordine le sue fiches, raggruppandole in vari mucchietti. Haverford era seduto a sinistra di Nikolaj, Bay a destra.
Tagliarono il mazzo, Bay vinse e scelse il poker tradizionale.
Nikolaj prese le sue carte.
Due ore più tardi, la stanza era piena di fumo stantio e di rinnovata tensione. Haverford era fuori, come Bay Vien. Signavi aveva un mucchietto di fiches davanti a sé, ma Nikolaj e Bao Dai erano i vincitori e si preparavano alla resa dei conti.
Nikolaj trovava il gioco in sé noioso oltre ogni dire. Per tre lunghi anni, in prigione, aveva sentito le guardie americane fare infinite partite di quel gioco infantile. Il poker era privo di sfumature e di creatività ed era dolorosamente puerile in confronto al go. Era una semplice questione di analisi del rischio e gestione dei soldi e la matematica elementare insegnava che cinque giocatori nel corso di un certo numero di mani avrebbero ricevuto più o meno le stesse carte. In questo senso assomigliava lontanamente al go, perché chiedeva di decidere quando cedere e quando aggredire.
Ma Nikolaj trovava interessante la singolar tenzone con Bao Dai. Era sorpreso nello scoprire quanto intensamente desiderasse impadronirsi dei soldi dell'imperatore e batterlo davanti a Solange.
A proposito della mancanza di sfumature, pensò.
Prese le carte e vide che il mazziere gli aveva dato due regine e due dieci. Era abbastanza per restare in gioco e Nikolaj gettò le sue fiches sul tavolo mentre Bao Dai alzava la posta.
Ebbe una nuova carta, un dieci di fiori.
Bao Dai aprì e Nikolaj vide e rilanciò.
Haverford gettò le carte sul tavolo. "Non è la mia serata."
Signavi guardò duramente Nikolaj, il cui volto era placido e illeggibile. Grugnì con disprezzo e mise le sue fiches nel piatto.
Bao Dai sorrise al di là del tavolo. "Sta bluffando."
"Va bene."
L'imperatore chiamò e rilanciò.
Nikolaj e Signavi videro entrambi.
Bao Dai mise giù le sue carte - un colore rosso.
"Full," disse Nikolaj - e prese le fiches.
Signavi bestemmiò disgustato.
Bao Dai si limitò a sorridere, ma Nikolaj notò il leggero rossore di rabbia e frustrazione sulle sue guance. Alzò lo sguardo su Solange, che distolse rapidamente il proprio, andò al bar e prese un nuovo whisky per Bao Dai.
Nikolaj guardò il proprio mucchio di fiches. Aveva più di duemila piastre - circa 120.000 dollari.
Toccava a Bay Vien. Ordinò un mazzo nuovo e scelse lo stud a sette carte. Il mazziere mescolò e Bay Vien tagliò.
Nikolaj guardò le sue due carte coperte.
Niente di promettente - un quattro e un cinque di fiori.
La sua prima carta scoperta era un fante di cuori.
Bao Dai mostrò una regina di quadri e scommise.
Nikolaj rimase in gioco.
Il giro successivo gli portò l'otto di fiori e a Bao Dai la regina di picche. L'imperatore alzò gli occhi, gli sorrise e rilanciò di trecento piastre. Nikolaj gettò le fiches sul piatto per vedere la sua prossima carta.
Un fante di quadri.
"Coppia di fanti," disse il mazziere.
Haverford si ritirò.
Bao Dai prese un due. Continuando a mostrare la carta alta, puntò altre cinquecento piastre e Nikolaj continuò a giocare e prese un cinque di cuori.
L'imperatore prese la regina di fiori.
"Tris di seme. Con regina."
L'espressione di Solange era quasi addolorata. Bao Dai puntò altre cinquecento piastre, si appoggiò allo schienale e guardò Nikolaj. "Continua a preferire i giochi uno contro uno?"
Nikolaj non sapeva bene se stesse giocando contro un altro o contro un altro più la casa, ma rispose: "Sì, le mie preferenze non sono cambiate."
"Allora…"
Nikolaj spinse cinquecento piastre di fiches sul piatto.
Bay Vien si ritirò.
Signavi, che aveva una coppia di dieci, continuò a giocare. "Ottimista nel cuore," disse.
Stava per arrivare l'ultima carta scoperta.
Nikolaj prese il sei di cuori.
Bao Dai prese il nove di picche.
"Nessun aiuto," disse il mazziere.
Bao Dai spinse avanti altre trecento piastre.
Anche Signavi gettò le carte. "Non è la mia serata, a quanto vedo." Si alzò, andò al bar e si versò un Pernod.
"Dunque siamo lei e io," disse Bao Dai a Nikolaj.
"Come doveva essere," disse Nikolaj. Guardò con insolenza Solange, che si girò dall'altra parte.
"La signora è stanca, temo," disse Bao Dai. "Facciamo che questa è l'ultima mano?"
"A me va bene," disse Haverford. Bay e Signavi assentirono subito.
Bao Dai alzò un sopracciglio rivolto a Nikolaj.
"Purché ci sia un vinto e un vincitore," disse Nikolaj.
"Credo di poterglielo assicurare."
Non ne dubito, pensò Nikolaj, rammentando che l'amico e socio in affari dell'imperatore aveva chiesto un mazzo nuovo, era il proprietario del casinò e faceva da mazziere. Ho fatto una fortuna stanotte e ho ancora quanto basta per incominciare una nuova vita.
L'imperatore ha un tris di seme scoperto. A giudicare dall'aggressività con cui scommette, ha un'altra carta coperta. Ho una sola possibilità di battere le sue carte - devo prendere un sette di fiori. Il calcolo delle probabilità è contro di me.
Bao Dai allungò una mano e accarezzò i capelli di Solange.
Nikolaj mise le fiches sul piatto.
Arrivarono le carte.
Bao Dai fece per guardare la sua.
Nikolaj disse: "Non guardiamole."
"Prego?"
"Non guardiamo le carte, Vostra Eccellenza," suggerì Nikolaj - e spinse tutte le sue fiches al centro del tavolo. "E facciamo che questa sia l'ultima mano."
"E una pazzia," disse Haverford.
Gli occhi verdi di Solange scintillarono come smeraldi.
"Potrebbe già avere quattro regine là sotto e saperlo," sibilò Haverford.
Nikolaj se ne rendeva conto perfettamente. Guardò Bay per capire se la trappola era già scattata.
Non ci riuscì.
Bao Dai fece un profondo respiro e spinse avanti le sue fiches.
"Vedo," disse. Poi guardò Bay e chiese: "Ho buon credito, qui?"
"Naturalmente," rispose Bay con tono di scherzo. Ma il suo volto era teso, come se sperasse che l'imperatore non facesse quello che lui temeva.
Invece Bao Dai lo fece.
"Vedo," ripeté Bao Dai, "e rilancio di duemila piastre."
"Non le ho."
"Lo so," disse Bao Dai compiaciuto. "L'avevo avvertita che non c'erano limiti. La cosa triste è che lei non avrebbe dovuto accettare la sfida. Ma io l'ho giocata come… un burattino."
Bay appariva disgustato. Signavi trovò un motivo per abbassare gli occhi sul tavolo, mentre Haverford vide qualcosa di affascinante per terra. Erano tutti imbarazzati per Bao Dai. Si era umiliato come uomo.
Ma Solange guardò Bao Dai diritto negli occhi e la sua era un'espressione di disprezzo. Durò un attimo, subito ritornò alla sua maschera di indifferenza, ma Nikolaj la vide e quella vittoria gli bastò.
"Buona notte, allora," disse. E fece per alzarsi.
"Anche lei ha buon credito, qui," disse Bay, fissando rabbioso Bao Dai.
"Fino a duemila piastre?" chiese Nikolaj.
"Esattamente."
L'offerta di Bay è sincera o il mazzo è truccato e mi sta allettando per farmi cadere ancora più in basso? Io ti ho salvato da una pallottola, pensò Nikolaj guardandolo. E tu adesso mi tradiresti?
Nikolaj si sedette di nuovo.
Guardò Solange, che gli restituì lo sguardo.
"Chiamo," disse.
Bao Dai girò le carte coperte e mostrò la sua mano.
La sua prima carta era una regina di cuori.
Quattro carte dello stesso seme.
Guardò Nikolaj e il suo sogghigno significava: Gliel'avevo detto che non doveva giocare. Mia la mano, mio il piatto e mia la donna.
Nikolaj girò l'ultima carta coperta.
Il sette di fiori.