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Era d'argento, alla luce riflessa dallo schermo.

Solange si sedette due file più avanti di lui, sistemò le lunghe gambe nello stretto passaggio e accese una sigaretta, concentrandosi sul film.

Simone Signoret recitava in Casco d'oro.

Il film era una crime story ambientata all'inizio del secolo e sembrava poco interessante a Nikolaj. Fu sollevato quando, venti minuti più tardi, Solange si alzò e lasciò la sala. Aspettò qualche secondo e poi la seguì sulla Rue Catinat. Lei camminava veloce, a lunghi passi, e non si guardò alle spalle finché non giunse all'Eden Roc Hotel, quando si specchiò nel vetro della porta d'ingresso e vide il riflesso di lui.

Nikolai aspettò che lei entrasse, poi la seguì nel piccolo atrio, dove vide l'impiegato vietnamita sorridere riconoscendola e porgere a Solange la chiave della sua camera. Nikolaj capì che questo era il suo indirizzo ufficiale, ma sospettava che passasse la maggior parte delle notti a palazzo.

Solange entrò nell'ascensore e Nikolaj si tenne a distanza e guardò la freccia illuminata sopra alla porta, che indicava che era scesa al secondo piano. Andò al piccolo negozio, comperò un Journal e ne scorse i titoli prima di avvicinarsi alla porta delle scale, assicurandosi che né l'addetto alla reception né il concierge lo stessero guardando, allora entrò e salì al secondo piano.

Percorse il corridoio e trovò che la porta della stanza 231 era accostata. Rimase fuori per un momento, lasciando che i suoi sensi gli confermassero che il profumo era il suo.

Entrò e si chiuse la porta alle spalle.

Solange era in piedi nel salottino.

"È stato sciocco," disse accendendosi una sigaretta. "Sciocco e infantile."

"Cosa?"

"Il tuo comportamento ieri sera."

È bellissima, pensò Nikolaj. I suoi capelli, un vero casque d'or, dolci nella luce sommessa del pomeriggio, un'anca sollevata in segno di rabbia, le gambe muscolose esaltate dai tacchi alti. Solange si girò dall'altra parte, aprì le tende di bambù della finestra con le dita e guardò in strada.

"Cosa volevi che facessi?" chiese. "Che morissi di fame? Che finissi sulla strada?"

"Non ti giudico."

"Che generoso da parte tua, " lo prese in giro lei. "Come sei comprensivo!"

Nikolaj sapeva di meritarsi quello schiaffo verbale. Chiese: "Ti ha mandato qui Haverford?"

"No," rispose lei scuotendo la testa. "Un altro. Si fa chiamare 'mister Gold'… Mi ha organizzato l'incontro con Bao Dai. Non sapevo cosa fare. Non sapevo se eri vivo o morto…"

Diamond, pensò Nikolaj, è privo di immaginazione quanto brutale. Ha la finezza di un toro. Ma i tori possono essere molto pericolosi quando si voltano, caricano e ti incornano.

"Va bene così," disse.

"No che non va bene, " ribatté lei. "Mi hanno mandato qui per attirarti, no? Anche se ce ne andiamo, possono usarmi per rintracciarti. Devi lasciarmi, Nikolaj. Vattene subito e non tornare mai più."

"No."

Solange guardò di nuovo fuori dalla finestra e Nikolaj capì che temeva di essere stata seguita dal cinema. "Devo tornare prima che il film sia finito."

"Per vedere come si conclude?"

Solange scosse la testa. "L'ho già visto tre volte. Le prime due ho pianto."

"E stavolta?"

"Probabilmente piangerò di nuovo."

Nikolaj l'attirò a sé e la baciò. Le sue labbra erano soffici e calde.

Nikolaj le scostò i capelli dal collo, la baciò lì e fu ricompensato da un gemito. Incoraggiato, le aprì il vestito e fece scorrere una mano sulla pelle calda della sua schiena.

"Non dovremmo farlo," mormorò lei. "È una pazzia."

Ma si scrollò il vestito dalle spalle e lo lasciò scivolare sulle anche. Poi si slacciò il reggiseno e si strinse a lui. "È così bello."

Nikolaj la prese in braccio e la portò in camera da letto.

La depose sul letto e le sfilò il vestito dalle gambe, rivelando la giarrettiera e le calze nere.

Solange aprì le gambe, scostò le mutandine e disse: "Sbrigati."

Nikolaj si slacciò i pantaloni e le cadde sopra. La penetrò con un colpo solo e la trovò umida e pronta. Lei gli afferrò le natiche e lo spinse più a fondo.

"Vieni dentro di me."

"E tu?"

"Vieni dentro di me e basta. Ti prego."

Solange prese il controllo della situazione e se lo spinse dentro finché lo sentì gonfiarsi e godere con un grido.

 

Nikolaj giacque sul letto e la guardò rivestirsi, elegante anche nel deshabillé dopo l'amore. Solange sedette sul bordo del letto per rimettersi le calze.

"Domani a colazione?" chiese lui. "Ho trovato un posto, La Pagode, che fa dei buoni croissant."

"Un appuntamento?" chiese lei asciutta.

"Potremmo sederci a tavoli diversi," disse Nikolaj. "O l'imperatore sentirà la tua mancanza?"

"Sarà impegnato con gli affari di stato," rispose Solange. "A decidere se ubbidire ai francesi o agli americani."

"E cosa deciderà?"

"Non deciderà affatto," rispose lei alzandosi e tirandosi su il vestito. Aggrottò la fronte, come se pensasse di avere le anche un po' troppo larghe. "Gli americani decideranno al suo posto. Decideranno per tutti."

"Non per noi."

"No?" Solange sorrideva come una madre potrebbe sorridere alle eroiche fantasie di un bambino.

Si chinò a baciarlo. "E noi cosa decideremo?"

"Di stare insieme."

"Sì?"

"Sì."

Aveva dei soldi, adesso, abbastanza per vivere felici al sicuro da qualche parte. Le raccontò di Vorošenin, dei rapporti con sua madre e con la fortuna della sua famiglia, della cassetta di sicurezza, dei conti correnti bancari, dei passaporti.

"Possiamo andare dove vogliamo," disse. "Magari in Francia."

"Mi piacerebbe, sì."

"Magari nel Paese Basco," disse lui. "Sai che parlo anche il basco?"

Solange rise. "È una cosa stranissima, Nikolaj."

"L'ho imparato in prigione."

"Ma certo," disse lei. "Sì, il Paese Basco è molto bello. Potremmo comperare un chateau, vivere tranquillamente…"

Il suo volto si fece più serio di com'era mai stato. "Ti amo…"

"Ti amo."

Solange sfuggì al suo abbraccio, andò in salotto, trovò la borsa e tirò fuori un rossetto. Tornò in camera da letto e si sedette allo specchio a rifarsi le labbra. "Me l'hai spantegato."

"Mi fa piacere."

Solange controllò la propria immagine allo specchio e poi, soddisfatta, si alzò. Anche Nikolaj si alzò e la strinse forte. Lei accettò l'abbraccio, poi si liberò e tenne Nikolaj a distanza. "Devo tornare."

"Il film," disse Nikolaj. "Come finisce?"

La sua risata era incantevole.

"L'eroina li guarda uccidere il suo amante," disse.

Satori
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