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IL tempo è volato, anche se sono rimasta due ore in più per recuperare il ritardo accumulato la mattina. L’unica a venire è stata Lisa, una mia cliente abituale che non ha fatto altro che parlare della sua seduta di epilazione laser programmata per la settimana successiva. Ho ascoltato ogni parola come se fosse la Bibbia, pur di distrarmi.
Quando sono tornata a casa dopo il lavoro, il vicino, Bradley, stava assicurando delle tavole di legno sul pianale del furgone. Gentile come sempre, mi ha avvertita che avrebbe piovuto di nuovo la sera, e anche la mattina dopo. L’ho ringraziato e ho continuato a camminare. Stavo pensando di nuovo a Kael. Allo stridio delle sue ruote sull’asfalto dopo avermi lasciata al bordo della strada...
Austin... Kael... Mendoza... e ora questo Nielson. Mi faceva male la testa. Mi mancava la semplicità della mia vita prima di incontrare Kael. Era molto più noiosa, e la preferivo. Quando sono entrata, la casa era avvolta in un silenzio spettrale. Austin aveva piegato la coperta su cui aveva dormito e aveva lasciato una ciotola mezza sporca di cereali nel lavandino. Ho guardato il cellulare per controllare se mi avesse scritto dove sarebbe andato, ma non c’erano messaggi.
Ho pulito il ripiano della cucina e ho finito di lavare i piatti che avevo lasciato lì al mattino. Il silenzio era assordante. Quando la voce profonda e suadente di Kael ha iniziato a risuonarmi nella mente in un loop senza fine, ho acceso la musica. Poi ho fatto una doccia. Persino quella è contaminata dai ricordi di lui. Perché diavolo ho permesso che si avvicinasse a me tanto in fretta?
Ho cercato una risposta a quella domanda mentre mi tamponavo la pelle bagnata con l’asciugamano. Mi sono spalmata la crema pensando a quando mi aveva detto che profumavo di miele e mi aveva sfiorato la spalla nuda con la lingua.
Ho tentato di scacciare quel ricordo facendo una lavatrice.
Quando ho iniziato a piegare i vestiti, dopo aver rifatto il letto, avevo i capelli quasi asciutti, ma non avevo ancora smesso di pensare a Kael. Era bellissimo. Non che importasse, ma mi sembrava più in forma che mai. Anche se non sorrideva, il peso sulle sue spalle forti pareva essersi alleggerito. E se quel peso fossi stata io?
Sdraiata sul divano a fissare la biancheria piegata sul pavimento, ho provato a distrarmi con un reality in cui una coppia trasformava un buco di appartamento in una splendida casa per la famiglia. Ho alzato gli occhi al cielo in una fitta di gelosia quando il marito ha preso in braccio la moglie e l’ha fatta volteggiare nella cucina nuova di zecca.
Fanculo a loro e alla loro vita perfetta.
Elodie è entrata proprio mentre iniziava un nuovo episodio.
«Adoro questo programma! Ah, è appena cominciato», ha detto, indicando lo schermo.
Si è seduta sul divano con me e si è tolta le scarpe. Le sue guance avevano ripreso colore e puzzava di aglio, quindi presumevo che avesse mangiato.
«Come ti senti?» ho chiesto durante la pubblicità.
«Meglio. Molto meglio. Scusa per prima. Mali sarà stata furiosa per il ritardo.» Ha fatto una smorfia. «È tutto il giorno che la evito.»
«È tutto okay, non preoccuparti per Mali. Mi ha sgridata, ma era tranquilla e l’unica cosa che le interessava era che tu ti fossi ripresa. Sono felice che tu e il bambino stiate bene.» Mi sono sdraiata appoggiandole la testa sulle gambe e lei mi ha messo una mano tra i capelli. Li ha accarezzati, arricciando le punte tra le dita.
«Anch’io.» La voce di Elodie era triste. Ho alzato gli occhi verso di lei e ho visto che si stava mordendo il labbro, esitante. «Ho parlato con Phillip.»
«Cos’ha detto?»
«Che vorrebbe che mi fidassi di lui e che non è vero niente.»
«Ma tu ti fidi di lui, no?» ho chiesto, genuinamente interessata. Soltanto perché io non mi fidavo, non significava che per sua moglie dovesse valere lo stesso.
«Mi fidavo, cioè, mi fido di lui... Ma il modo in cui ha gestito la cosa mi ha infastidita. Ha detto che chi ha fatto girare il pettegolezzo è pazzo e dovrei ignorarlo. Ma non sembrava sorpreso quando gliene ho parlato. Non so, è una sensazione.» Mi ha massaggiato la testa più forte.
«Cosa farai?» ho domandato, pur sapendo che forse non aveva ancora deciso. Non ero sicura di come la pensasse, ma al suo posto non mi sarei accontentata di quella risposta. Uno sconosciuto trova i suoi genitori su Facebook (peraltro dal lato opposto del globo) e scrive un dettagliato messaggio in cui accusa Phillip di tradire Elodie con sua moglie. Non sembra il genere di cosa che si può nascondere sotto il tappeto. Osservare i miei genitori mi ha insegnato che in un matrimonio bisogna imparare a scegliere le proprie battaglie, ma i residui di dentifricio nel lavandino sono una battaglia ben diversa da un’accusa di tradimento.
«Non lo so. Voglio dire, sono solo stata a sentirlo mentre continuava a ripetermi di ignorare la cosa e che la gente ce l’ha con lui. È strano.»
«E tu cos’hai detto?» ho chiesto, prima di darle la mia opinione. Volevo sondare la sua posizione.
«Che ha la mia fiducia, ma deve scoprire da dove è saltata fuori questa storia. Non posso ignorarla e basta, soprattutto visto che sono coinvolti i miei genitori. E poi c’è il bambino. Ho avuto un attacco di panico per colpa di questa faccenda, non è così facile fare finta di niente.» Mi ha guardata.
«Nemmeno io riuscirei a fare come se nulla fosse. Penso che non ci riuscirebbe nessuno», l’ho rassicurata.
Ha puntato i suoi occhi azzurri nei miei. «Tu gli credi?»
«Io?» Ho cercato di guadagnare qualche secondo. «Non lo conosco abbastanza da poter rispondere, onestamente, ma qualcuno si è preso la briga di contattare la tua famiglia. Non mi sembra una cosa di poco conto. E sarebbe da stronzi se fosse tutta una montatura.»
«E se invece fosse vero? Cosa faccio? Se mi tradisce? Hai detto che tra i militari succede spesso.» I suoi occhi si sono riempiti di lacrime.
Forse non avrei dovuto dirglielo...
«Davvero, cosa dovrei fare? Preparare le valigie e tornare in Francia? Chiedere un prestito ai miei per comprare il biglietto? Non ho nemmeno un dollaro a mio nome, è tutto intestato a lui. E non posso portargli via il bambino. Ha detto che la legge è dalla sua parte.»
Mi sono raddrizzata. «Te lo ha detto oggi?»
Lei ha annuito. «Era molto arrabbiato, sembrava quasi che mi stesse minacciando.»
Le ho preso la mano.
«Pensa solo a cosa è meglio per te e per il bambino, d’accordo? Se venisse fuori che è vero, non può impedirti di tornare a casa, se è quello che vuoi.»
Che brutta situazione. Sarebbe potuta scappare a casa, ma era realistico che lo facesse? Era la scelta migliore? Non lo sapevo. Più cose scoprivo su Phillip, più mi rendevo conto che non lo conoscevo affatto. Kael era il suo unico sostenitore, quindi doveva esserci qualcosa di buono in lui. Vero?
«Non so cosa voglio. È così... così arrabbiato ultimamente. So che è colpa della missione e del fatto che siamo lontani, ma è dura anche per me. A prescindere dal litigio di oggi, abbiamo avuto altri problemi. Ormai ho quasi paura di chiamarlo. So che non dovrei dire queste cose, mi sento in colpa, ma non facciamo altro che discutere negli ultimi tempi. Sono stanca.»
«Non ti biasimo, non hai nulla di cui sentirti in colpa. È comprensibile. Quindi il suo consiglio da marito è di ignorare la cosa?»
Ha annuito di nuovo.
«E tu? È questo che vuoi?»
Elodie ha scosso la testa. «Non penso di riuscirci. Ho una sensazione qui, nello stomaco...» Si è passata una mano sulla pancia. «A parte il bambino.» Ha sorriso.
«Possiamo sempre chiedere al tizio che ha contattato la tua famiglia. So che Phillip ti ha detto di lasciar perdere, ma se vuoi possiamo scrivergli e chiedergli le prove o che cazzo di problema ha. Anche se è un account finto. Chiediamo ai tuoi genitori di inviarci il suo nome o uno screenshot del messaggio.»
Elodie ha preso il cellulare, ha aperto le foto e me lo ha passato. «Me lo hanno già mandato.»
Ho strizzato gli occhi. Il viso mi era familiare.
«Nielson! È lo stesso tizio!» ho gridato.
Ho zoomato sulla sua faccia, gli occhi piccoli e brillanti, la mascella affilata. Era lo stesso uomo che era venuto al centro benessere chiedendo di mio padre, lo stesso con cui la fidanzata di mio fratello andava a letto... Ed eccolo qui, a sostenere che sua moglie abbia una relazione con il marito di Elodie. Che stava succedendo?
«Che tizio? Di chi parli?» ha chiesto lei, guardando di nuovo lo schermo.
Ho digitato il suo vero nome nella barra di ricerca su Facebook.
«Somiglia a qualcuno... non lo so... lo conosco?» ha chiesto lei, piegando la testa.
«È il ragazzo con cui Austin ha fatto a pugni quella sera, con la polizia militare. Dio santo, è inquietante.»
Elodie ha annuito, ma ho capito che aveva bisogno che le spiegassi di più.
«È venuto al centro e ha chiesto di mio padre. Non so bene cos’abbia in mente, ma mi sembra che stia rompendo le palle a tutti. Non so che maledetto problema abbia. Adesso lo chiedo ad Austin, perché lui lo sa di sicuro. E anche Kael.»
«Non ci si capisce niente», ha commentato Elodie.
Ero d’accordo. «Decisamente.»
«Allora, gli scriviamo?»
Ho scosso la testa. «No, non ancora.»
Non era una buona idea con un soggetto del genere, me lo sentivo. «Non ancora», ho ripetuto. «Fammi prima indagare con Austin, nel frattempo fai come ha detto Phillip e ignora la cosa, d’accordo? Com’è finita con i tuoi genitori?»
Elodie ha scrollato le spalle. La divisa le stava larga sulle braccia. «Tutto bene, credo. Vogliono ancora che torni a casa. Karina, sono una brutta persona se non lo faccio? Anche se...»
Ha inspirato e ha colpito il bordo del divano con il piede penzoloni.
«Amo Phillip, davvero, ma se ci separassimo, vorrei comunque restare qui. Ci ho pensato tutto il giorno. Anche se non ho una famiglia, mi piace vivere in America. Le case più grandi, le persone. Vengo da un piccolo paese, i miei non sono gente di città. Abitano vicino Parigi, ma non vogliono mai andarci. E inizio a farmi degli amici qui. La maggior parte delle persone che conosco in Francia si è iscritta all’università o si è trasferita per altri motivi.»
Le ho massaggiato la spalla. «Prima di tutto no, non sei una brutta persona. E lo capisco. Detestavo spostarmi di continuo da piccola, ma alcune persone danno il loro meglio in ambienti nuovi. Mia madre era così. Voleva sempre ricominciare da zero, provare cose mai fatte. Non devi sentirti in colpa. E poi sei giovane, potrai tornare in Francia più avanti, se lo vorrai. Sei libera.»
Ho pensato a mia madre che ballava in salotto, alzando le braccia verso il soffitto. Si vestiva sempre come se fosse appena uscita da Woodstock, i capelli legati in una treccia che mi lasciava decorare con perline colorate. Chissà perché proprio quel ricordo era così vivido nella mia memoria. La musica era accesa a tutto volume, le finestre aperte perché l’intero vicinato sentisse la chitarra elettrica di Santana. Mia madre era una sua fan prima che andasse di moda ascoltarlo.
La casa profumava di brasato e lei mi aveva presa per le braccia appena entrata, ordinandomi di ignorare i compiti per una sera e gettando lo zaino sul divano. Mi aveva addirittura scritto una giustificazione, una cosa che mio padre non avrebbe mai approvato e non avrebbe mai dovuto sapere. Le maniche della giacca di camoscio a frange – marrone e troppo grande per lei – somigliavano a un paio di ali, mentre volteggiava per la stanza. Come un uccello che cercava di prendersi il meglio della sua gabbia metallica.
Elodie si è avvicinata e mi ha schioccato le dita davanti alla faccia. «Ma basta parlare di me. Ultimamente mi preoccupi.»
«Io? Perché?» Ho scosso la testa, fingendomi concentrata sulla nostra discussione.
«Sei distratta. E triste. Me ne accorgo, sai. Un attimo fa avevi la testa chissà dove.» Mi ha scrutata con attenzione.
Ho sbuffato. «Non sono triste, e nemmeno distratta. Ero solo...»
Una pessima bugia che non mi sono presa nemmeno la briga di continuare.
«Per favore! Sei triste, eccome. E so che non ti piace parlare della tua vita sentimentale, ma io ormai ti conosco abbastanza da accorgermi che ti senti triste, sola e sconsolata.»
«Okay, okay!» Ho alzato le braccia. «Ho capito, mi arrendo. Cristo.»
Siamo scoppiate entrambe a ridere.
«Dico la verità», ha ridacchiato Elodie.
Mi piaceva che la sua sottile barriera linguistica a volte le impedisse di indorarmi la pillola, soprattutto quando avevo davvero bisogno di sentirmi dire le cose senza filtri.
«Comunque. Torniamo ai tuoi, di problemi», l’ho presa in giro. «Indagherò io su questo Nielson, tu cerca di prenderti cura di te stessa e del bambino, per favore. Va bene?»
Ha annuito e ha sorriso, poi ha sospirato. «Grazie. E tra l’altro non posso lasciarti. Mi mancheresti troppo, senza contare che tu non hai amici.» Mi ha baciata sulle guance.
«Io ho degli amici! Ma, soprattutto, chi ha stabilito che circondarmi di amici è meglio che passare del tempo con me stessa, immersa nei miei pensieri? Noi donne non dovremmo essere la nostra migliore amica?» Ho imitato meglio che potevo la voce di Samantha. Elodie diceva sempre che il suo personaggio preferito di Sex and the City era Charlotte, il mio invece era Samantha, quella più diversa da me nella vita reale.
«Mmm, non sono d’accordo. La vita è fatta di esperienze», ha mormorato, spostandosi sul divano per scivolare sotto la sua coperta preferita, quella che le aveva fatto a mano la sua grand-mère.
«Anch’io ho le mie esperienze», ho ribattuto, mettendo il broncio.
«Ma sei da sola.»
«E con questo? A me piace stare da sola. Con me stessa ci sto da dio.» Ho scrollato le spalle. Era una mezza bugia, ma volevo credere che prima o poi sarebbe stato davvero così.
«Certo, però a Martin piaci.»
«Shhh.» Mi sono premuta l’indice sulle labbra.
«E poi», ha aggiunto con un sorrisetto dispettoso, «se mio marito non mi tradisce, quando torna ci aspettano tante uscite a quattro con voi due: saremo due coppie di amici che fanno insieme cose da coppie!»
Ha sollevato le sopracciglia, ammiccando. Mi sono coperta la faccia con un cuscino del divano.
«Non contarci.»
«Supererete tutto, vedrai», ha detto, convinta.
Ho emesso un gemito e ho indicato la televisione. «Guarda che bella!» ho esclamato, cercando di distrarla con l’enorme isola di marmo che stavano installando in una cucina bianca nuova di zecca. «Godiamoci le vite perfette degli altri e smettiamola di parlare della mia inesistente vita sentimentale.»
«Ti do tregua solo perché sono stanca.» Elodie ha sbadigliato e si è appoggiata a me.