Mio nonno
No, no. Non vorrei passare una serata con una persona famosa, con il mio cantante preferito o cose così. Sarei in imbarazzo. Se potessi davvero scegliere una persona fra tutte, viva o morta, vorrei riavere una domenica con mio nonno. Lino. Si chiamava Lino e faceva il custode di un parco, qui a Milano. La domenica presto, prima dell’orario di apertura, lui mi portava al parco. Aveva le chiavi del cancello. Scendevamo al laghetto, poi ci stendevamo sull’erba e passavamo il tempo così, a tirarci le more. Dopo lui andava ad aprire le porte per tutti, e piano piano arrivava la gente. Allora noi facevamo come se fossero i nostri ospiti, come se avessimo dato una festa nel parco del nostro castello e li avessimo invitati. Mano a mano che entravano lui mi diceva i loro nomi, ecco la signora Fossati con i suoi figli Demetrio e Gelsomina, ecco il dottor Vellecchi che viene a passeggiare col suo cane, porta il bastone perché è caduto da cavallo da giovane. Inventava, certo, ma io allora credevo che li conoscesse davvero. Certe volte, quando il nostro ospite era molto importante - ecco la marchesa Dominici con il suo secondo marito, un giovane ufficiale eroe di guerra - io mi alzavo e prendevo i lati della gonna per fare un inchino. Dopo ridevamo tantissimo. Non è da tutti avere un nonno custode. Non succede tutti i giorni di poter dare ricevimenti, nel tuo parco.