21
Nancy era di nuovo in Baker Street. Erano passati davvero soltanto sei mesi da quando era entrata in quella stanza spoglia a prendersi a cornate con Buckmaster? Questa volta non venne invitata a sedere. Denden era già lì, in uniforme, in piedi ma non sull’attenti, e teneva le mani dietro la schiena. Nancy portava l’uniforme della FANY e teneva le braccia lungo i fianchi.
«’Wake è molto amata da compagni e colleghi. Una leader nata.’»
Buckmaster leggeva da un nuovo fascicolo aperto sul tavolo pieghevole. Chissà perché, pensò Nancy, non gli davano una vera scrivania?
«Così c’è scritto nel suo dossier» continuò Buckmaster, gettando un’occhiata a Garrow per vedere se era ancora lì, appoggiato al muro. «Che stranezza: il dottor Timmons è tenuto a segnalarci i difetti delle persone, non a cantarne le lodi. Inoltre c’è stato lo sciagurato incidente in Scozia. Prima che Wake e Rake – scusate, non sembra il copione di un vaudeville? – partissero per andare a completare il loro addestramento a Beaulieu.»
«Sì» disse Garrow con un sospiro, «Una promettente recluta, tale Marshall, alla sveglia è stato trovato legato all’asta della bandiera davanti agli uffici della direzione, nudo. L’esperienza lo ha lasciato scosso per un po’.»
«I nomi di questi due compaiono nel rapporto, giusto?» chiese Buckmaster in tono cortese.
Garrow aggrottò la fronte. «Sì, se ricordo bene la recluta ha parlato di un tentativo di seduzione, e di aver ricevuto un colpo in testa, ma non aveva modo di provarlo.»
«Poveraccio.»
Nancy riuscì a non sorridere. Il ricordo di Marshall legato all’asta della bandiera era indelebile. Era stata anche una bella fatica, perché lui era talmente sbronzo che continuava a cadere. Comunque, non faceva tanto freddo e non era morto congelato.
Garrow accese una sigaretta. «Forse ci stanno ingannando, signore.»
Soffiò fuori il fumo e guardò Buckmaster alzarsi e aggirare l’improvvisata scrivania.
«Provi a pensare, Garrow. Se una spia tedesca riuscisse a infiltrarsi nella nostra organizzazione, l’uomo, o la donna in questione, cercherebbe di attaccare i nostri agenti migliori, e forse di accedere ai nostri archivi con i documenti più riservati.»
Oddio. Li avevano scoperti. Forse modificare punteggi e giudizi era sembrata una buona idea solo perché si erano scolati una bottiglia di brandy in due. Cosa diavolo stava succedendo? Buckmaster aveva sfilato la pistola d’ordinanza dalla fondina. Non poteva credere sul serio che...
«Ve lo chiederò gentilmente una sola volta: di chi è stata l’idea di entrare nello studio di Timmons?» Buckmaster era talmente vicino che il suo alito fece battere le palpebre a Denden. «È stato lei, Rake?»
Per un lungo istante i due uomini rimasero perfettamente immobili, poi Buckmaster alzò il braccio e colpì Denden con la pistola, aprendogli uno squarcio che dall’estremità del sopracciglio arrivava sotto lo zigomo. Denden vacillò, si accovacciò a terra e poi si rialzò.
«Risponda! I tedeschi hanno infiltrato una spia omosessuale nel SOE?»
Denden non lo guardò, limitandosi a stringere le mani giunte dietro la schiena e a fissare il muro. Nancy deglutì a fatica. Era un test? A Beaulieu capitava che li svegliassero nel cuore della notte per interrogarli mentre erano intontiti dal sonno, e verificare se conoscevano a menadito tutte le informazioni sulle loro coperture. La confusione di quei momenti mandava qualcuno nel panico, benché tutti riconoscessero gli istruttori. Però non li avevano mai picchiati, un po’ maltrattati, forse, ma niente di più. Buckmaster pensava veramente che fossero spie?
Il colonnello passò dietro di lei, facendola rabbrividire, poi le si mise davanti e le puntò la canna della pistola alla fronte.
«Oppure hanno mandato una donna?» Era impazzito! Perché Garrow non interveniva? Era pura follia.
«Chi dei due? Chi?» Nancy lo osservò armare il cane del revolver e muovere il dito sul grilletto. «È L’ULTIMA VOLTA CHE VE LO DOMANDO! CHI?»
Nancy non distolse mai lo sguardo dal suo. Clic.
Il mondo non finì. Erano ancora dentro la stessa stanza. L’arma non era carica. Buckmaster annuì e la infilò nella fondina.
«Ottima interpretazione» disse con disinvoltura mentre tornava a sedersi dietro il tavolo. «Accomodatevi, tutti e due.»
Brutto schifoso figlio di puttana. Nancy non capì se si era seduta sulla sedia o se era caduta per terra. Garrow si avvicinò a Denden e gli diede un fazzoletto. Più che usarlo per tamponare la ferita Denden faceva di tutto per inzupparlo di sangue.
«Per gli uomini il silenzio funziona, Rake. La Gestapo penserà che un agente straniero abbia un sacco di informazioni strategiche e quindi potrebbe tenerla in vita quanto basta perché lei riesca a evadere. In quanto a lei, Wake, i nazisti non condividono le nostre moderne opinioni sull’impiego degli agenti del suo sesso. Nemmeno i francesi, se è per questo. Quindi o la uccideranno subito o la spediranno in un campo. Una donna deve cercare di ingraziarseli. Faccia tutto quello che è necessario, si umili, pianga, ci vada a letto. Si scordi dell’amor proprio perché i proiettili saranno veri, e da morta non ci serve a niente.»
Nancy annuì perché lui si aspettava che annuisse. Non disdegnava certo la possibilità di ottenere qualcosa facendo gli occhi dolci a uomini che avrebbe volentieri ucciso, ma c’erano dei limiti, per la miseria, e andare a letto con i nazisti era oltre. Oltre il suo limite.
«Ha una missione per noi, signore?» chiese Denden restituendo il fazzoletto a Garrow, che lo guardò con aria sconfortata.
«Sì. E poiché durante l’addestramento avete fatto sempre gioco di squadra, vi mandiamo insieme. Entrambi con il grado di capitano, ma in quanto marconista, Rake, lei risponderà a Nancy. Garrow, la cartina, per favore.»
Garrow la distese sul tavolo. Era il genere di carta geografica che prima della guerra si vendeva insieme alle guide turistiche per gli automobilisti, però era costellata di X seguite da un breve codice numerico.
«Ogni X rappresenta un’operazione del SOE» spiegò il colonnello con un certo orgoglio. «Infiltrati a Parigi, sottomarini affondati a Cannes. Abbiamo una squadra che la settimana scorsa, a Tolosa, ha fatto saltare una fabbrica di munizioni.»
«Noi dove andiamo, signore?» chiese Nancy.
«Siete stati assegnati all’Alvernia» rispose Buckmaster studiando la sua faccia con l’aria di essere soddisfatto dell’espressione che vi leggeva. «Poco distante da Vichy, pullula di tedeschi. Clima pessimo, piove di continuo, terreno impossibile, adatto ai partigiani che operano lì; i maquis, o maquisards, prendono il nome da un tipo di boscaglia della zona che è difficile da debellare e da tenere sotto controllo. Il suo compito è prendere il comando della più grande formazione partigiana della regione. È guidata dal maggiore Gaspard.»
«Che è un ciccione guercio e stronzo» aggiunse Garrow.
«E disprezza il SOE» continuò Buckmaster garbatamente. «Teme che una volta eliminati i crucchi, cercheremo di tenerci la Francia. L’ultima cosa che vuole è lavorare con lei, però è a corto di mezzi, quindi userà la carota dei rifornimenti inglesi per convincerlo.»
«E se non si lasciasse convincere dalla carota?» chiese Nancy.
«Lo costringa col bastone, allora. Lo convinca, o muoia provandoci. Dal punto di vista tattico è carente. Non manca di coraggio ma è incline a sacrificare i suoi uomini e i nostri soldi, senza una mano che lo guidi saldamente. Cioè la sua. L’Alvernia è una regione cruciale per lo spostamento delle risorse nel Paese. Dobbiamo impedire ai tedeschi di far passare di lì troppo velocemente uomini e mezzi.»
«Saboteremo le vie di trasporto?» chiese Denden, che era tornato vivace come un cucciolo di spaniel.
«Esattamente» rispose il colonnello. «La chiave del successo di questa invasione consiste nell’impedire ai nazisti di far arrivare al fronte rifornimenti e rinforzi. Stiamo lavorando sodo per non lasciar trapelare da quale direzione arriveremo, ma una volta che saremo sbarcati il Reich racimolerà tutte le sue forze per contrattaccare. Ciò significa che dobbiamo rallentarli dappertutto, e l’Alvernia, a questo scopo, risulterà cruciale. Se farete saltare i ponti ferroviari, taglierete le linee telegrafiche, li costringerete ad avere paura della loro ombra, avrete svolto un lavoro impagabile.»
Nancy fu attraversata da un brivido di eccitazione. Sarebbe tornata nella sua Francia. Finalmente.
«Quando salpiamo?» chiese.
«Partite tra una settimana» fu la risposta di Buckmaster. «Fino ad allora starete a Londra, in una delle nostre case sicure, a studiare le carte della regione e pianificare gli attacchi ai bersagli principali fino a quando le conoscerete a memoria. Ma non partirete in nave, Wake. Perché ci siamo dati tanto da fare a insegnarvi a lanciarvi da un aeroplano? Rake, lei volerà fino alla periferia di Montluçon con un Lysander. C’è un operatore ormai bruciato che dobbiamo portare via, quindi userà la loro radio. Nancy, lei si lancerà col paracadute vicinissimo alla base del gruppo di Gaspard. Uno dei nostri nella zona, Southgate, verrà a prenderla e la accompagnerà al campo. Intrattenga Gaspard fino a quando Denden arriverà con la radio.» La guardò di nuovo negli occhi. «Qualcosa non va, capitano Wake?»
Nancy deglutì. «Nossignore. Solo che buttarmi da un comodo aeroplano non mi è mai sembrato il massimo.»
Buckmaster spalancò gli occhi. «Ma come?» disse. «Ha ottenuto un punteggio così alto nel lancio, al campo di addestramento!»