Capitolo 12
Ryan

…Achab e quel suo dolore feroce erano stati stesi insieme in un’unica branda…

Sono nella reggia di Josh (o, come l’ha definita Kat quando sono arrivato, “la bella capanna di fango” che ora chiama casa). Gioco a biliardo con Jonas, Josh e Sarah (l’attuale partita si disputa tra Jonas e Josh) mentre la mia povera, tormentata sorella sta rannicchiata su una sedia in un angolo, con una coperta sulle spalle e il viso del colore di Kermit la Rana.

«Qualcuno vuole ancora da bere?», chiede Josh da dietro il bancone di una zona bar ben rifornita. «Capitano Morgan, posso tentarti con del rum Captain Morgan?». Solleva una bottiglia. «Ti farò un mojito che ti cambierà la vita».

«Grazie, Lamborghini», rispondo porgendogli il bicchiere vuoto. «Altro che bere fino a stordirsi, stasera ci darò dentro fino a quando non avrò annegato il mio dolore».

«È esattamente per questo che hanno inventato Uber», commenta Josh.

«Finisci il tuo racconto, Ryan», mi suggerisce Sarah da uno sgabello vicino al bancone. «Questa storia mi sembra la scena di un incidente stradale che non riesco a smettere di fissare».

«Non c’è molto altro da dire. Olivia è entrata nel bar e ha cominciato a sparare stronzate, Samantha se n’è andata e basta: il paradiso che pensavo di aver trovato con l’hostess dei miei sogni erotici si è trasformato nel mio peggior incubo».

«Terribile», commenta Josh, e tutti si uniscono a lui nel sostenermi.

«Be’», dico, cercando di non sembrare uno che sta per avere una crisi di nervi. «È la vita. A volte fa schifo. Bisogna rimboccarsi le maniche e andare avanti, no? Non ci posso fare niente».

Sto dicendo una marea di cavolate. Non mi sento per niente pronto a “rimboccarmi le maniche e andare avanti” in questo momento – ma non lo ammetterò mai davanti a queste persone. Conosco Josh da qualche settimana e Jonas da stasera: nessuno dei due mi sembra il tipo di persona in grado di capire i sentimenti di un uomo distrutto per una donna. E quindi, invece di piangere e lamentarmi, prendo il mojito “che mi cambierà la vita” dalle mani di Josh e mi avvicino a mia sorella, seduta con un’espressione nauseata.

«Ehi, Torta alla Crema», la apostrofo. Le faccio una carezza sulla testa come se fosse un cane (è una cosa che faccio da quando avevo tre anni e mezzo e mamma l’ha portata a casa dall’ospedale) e mi sistemo sulla sedia.

«Ehi, Torta al Rum», risponde. «Grazie per non aver raccontato a tutti che sono stata io a dire a Olivia dove trovarti».

Bevo un lungo sorso del mio drink e rimango in silenzio.

«Mi odi a morte ora, vero?», chiede Kat.

«No».

«Sì invece. Se non mi odiassi, mi staresti stuzzicando. È il modo in cui i Morgan dimostrano affetto; il silenzio è il modo di far capire che tratteniamo a malapena l’impulso omicida».

Bevo un altro sorso di mojito, cercando di non accusare Kat di avermi rovinato la vita. «Hai la faccia color Kermit la Rana», dico. «E io non sono il tipo d’uomo che se la prende con una rana quando sta male (ed è pure incinta)».

Kat si sistema la coperta sulle spalle e sospira. «Mi dispiace, Ry. Ho risposto al messaggio di Olivia senza pensare. Non stavo cercando di mandarti a rotoli la vita, giuro».

Sospiro. «Lo so, ma è la regola base del codice dei fratelli Morgan: se una donna chiede dov’è tuo fratello, è quasi certo che lui ha evitato apposta di dirle dove sarebbe andato. Non è così difficile, Schizzetto».

«Lo so. Solo…». Si tocca il pancione. «È difficile essere lucidi quando l’essere che stai per sfornare ti succhia tutte le energie».

«Ecco, è proprio per questo motivo che ho evitato di dirlo agli altri mentre raccontavo cosa è successo questa sera».

Kat sospira esasperata. «Come cavolo facevo a sapere che Olivia si sarebbe rivelata una pazza cuoci-conigli? È colpa tua, hai raccontato tutto a Cazzone e non a me. Sei un idiota».

«Quando gli hai parlato?»

«Circa mezz’ora dopo aver risposto al messaggio di Olivia, purtroppo. Sarebbe andata diversamente se avessi parlato prima con quello scemo». Sospira. «Mi dispiace davvero, Ryan».

«Va tutto bene, Spermie Wonder».

Kat sbuffa. «Comunque mi sembra che Keane si sia esaltato un po’ troppo per i cinquanta dollari che gli devi. Si vanta della sua fortuna come se avesse vinto alla lotteria».

«Maledetto Cazzone».

«Sai, normalmente la frase “Maledetto Cazzone” funziona in ogni situazione. Ma, questa volta, non puoi incolpare Magic Mike delle tue miserie, ragazzo mio. Keane e anche Colby ti avevano avvisato riguardo la psicotica e tu li hai ignorati. Non hai scuse».

«Ho sbagliato, lo so».

«Ma sì, dài. Capisco ignorare i consigli di Cazzone, ma quelli di Colby? Un errore stupido».

«Ho detto che ho sbagliato. E piantala con quel fare da saputella. Mi sembra di ricordare che anche tu hai ignorato i saggi consigli di Colby quando hai portato a casa quell’imbecille del figlio del senatore».

«Questo cosa c’entra? Quando non ho ascoltato nostro fratello, non ero un uomo adulto e vaccinato di ventotto anni che aveva già potuto verificare le conseguenze dell’ignorare i consigli di Colby su quell’idiota della sorella. Se ti ricordi bene, fare di testa mia mi ha portato solo guai. Un uomo più intelligente però avrebbe imparato qualcosa dal mio stupido errore».

Le prendo la mano e la stringo. «Cavolo, scusa. Non avrei dovuto parlare di quello là. Colby mi ha detto che ci sei stata davvero male». Faccio un respiro profondo. «Sono solo una bomba a orologeria stasera. Salvati e stammi lontana, molto lontana».

«Ti piaceva davvero questa hostess, eh?».

Annuisco.

«Non pensavo avessi il fetish delle assistenti di volo».

«Non ce l’ho. Cioè, quando è entrata nel locale con quella divisa sexy… Mentirei se dicessi che non ho immaginato qualche gioco di ruolo».

Kat ride. «Mio Dio, sei proprio mio fratello».

«Ma dopo averle parlato per due minuti, mi sono dimenticato di tutte le fantasie da adolescente e sono rimasto affascinato. L’alchimia tra noi era sorprendente».

«Sì, quanto da uno a dieci?»

«Ottomilasettantatré».

«Porca puttana».

«Non ho mai provato una cosa del genere, mai. Sembrava…». Mi interrompo e scuoto la testa.

«Cosa?»

«Non importa».

«Cosa?»

«Sembrerò Dax».

«Be’, voglio sentire».

Faccio una pausa.

«Dài, Bacardi», dice. «Sai che adoro Daxy. Non ti giudicherò».

Chiudo gli occhi per un lungo momento, preparandomi a confessare la cosa più da rammollito che abbia mai detto su una donna. «Mi è sembrato di riunirmi con Samantha, non di incontrarla per la prima volta. Era come se fosse l’amore perduto di un’altra vita».

Sul viso di Kat si dipinge una smorfia compassionevole. «Wow». Si ferma. «È vero, è qualcosa che direbbe Dax». Tira fuori il telefono. «Adesso gli mando un messaggio con questa perla. Cinquanta dollari che finisce dritta dritta nella prossima canzone».

«Non scommetto. Non lo farò più».

Kat inizia a digitare l’SMS.

«Ricordagli di ringraziarmi quando vincerà il Grammy per la Miglior Canzone».

«Non c’è nemmeno da dirlo».

La voce di Jonas attira la mia attenzione verso il gioco che si sta svolgendo dall’altra parte della sala. «La otto di sponda, rimpallo sulla due e buca d’angolo».

«A questo devo assistere», mormoro. Mi alzo in piedi per guardare Jonas mettere a punto il difficile colpo, appena in tempo per vederlo imbucare (una mossa che porta la moglie di Jonas a gettargli le braccia al collo e riempirgli il viso di baci).

«Odio giocare contro di te, Jonas», mugugna Josh, e poi continua con una lunga lista di imprecazioni.

«Allora non giocare più», replica lui.

«Dunque, Ryan…», dice Kat.

Guardo verso di lei.

«Sono perdonata o devo aspettarmi terribili ritorsioni?».

Le accarezzo la testa. «Non c’è nulla da perdonare, Spermie Wonder», rispondo. «Come ho detto, ho sbagliato io stasera. Incolpo solo me stesso del fiasco».

«Ryan, vuoi giocare?», chiede Josh dall’altro lato della stanza. «Magari avrai più fortuna di me con Jonas».

«Nah», rispondo. «Mi godo il massacro da qui». Mi siedo di nuovo sulla sedia. «Sono troppo impegnato a crogiolarmi nell’autocommiserazione per concentrarmi sul biliardo».

«Raccontaci il resto della storia, Ryan», propone Sarah. «Non ci hai detto cosa è successo dopo che Samantha se ne è andata».

«Nulla. È questo che mi fa stare male. Samantha se ne è andata appena Olivia ha iniziato a chiamare me “traditore” e lei “puttana”. Quando sono riuscito a uscire dopo aver detto gentilmente alla psicotica di non rompere i coglioni, Samantha e la sua amica erano già sparite». Con un movimento della mano rimescolo il drink. «E volete sapere qual è la ciliegina su questa torta di merda? Non so il numero di Samantha e nemmeno il suo cognome. Questo significa che quella donna incredibile, la donna che potrei immaginare come madre dei miei figli, è da qualche parte là fuori a pensare a me come un bastardo e bugiardo traditore. E non posso farci nulla».

Tutti mostrano solidarietà nei miei confronti.

«Mmm», mugugna Sarah con la fronte corrucciata. Ma non continua.

«Oh, Sarah Cruz», dice Josh. «Conosco quel “mmm”. Stai escogitando qualcosa?»

«Forse», risponde lei. Si rivolge a me: «Per caso Samantha ha pagato i cocktail stasera?».

La guardo con aria interrogativa. «No, ho pagato io».

«Cavolo. Cioè, sono felice del tuo gesto di cavalleria ma, in questo caso, sarebbe stato meglio se fossi stato un maledetto tirchio. Se Samantha avesse usato la carta di credito per pagare, forse saremmo potuti andare al The Pine Box e fare gli occhi dolci al barman per farci spifferare il cognome segnato sulla ricevuta».

«Boom», commenta Josh. «È per questo che la reputo geniale!».

«È la prima volta nella mia vita in cui vengo sgridato per non essere stato tirchio», mormoro.

«Mi piace la tua idea però», dice Jonas a Sarah. «Magari ne ricaviamo qualcosa».

«Non credo», risponde Sarah, agitando una mano in aria con noncuranza. «Probabilmente il barman non avrebbe detto comunque a Ryan il cognome: al giorno d’oggi il rischio di incappare in un pazzo stalker è troppo alto».

«Sì, ma rimaniamo su questa strada», insiste Jonas. «Aiutiamolo a ritrovarla». Scambia un gesto d’intesa con il fratello. «Josh, perché non usiamo l’artiglieria pesante per dare una mano a un fratello?».

Sarah e Kat esultano all’idea di Jonas, qualunque sia.

«È rischioso», avvisa Josh. «Henn è un maledetto genio ma non può fare miracoli».

«Henn?», chiedo.

Josh mi racconta che ha un amico hacker del college di nome Peter Hennessy, il quale, a quanto pare, è “pazzescamente bravo a rintracciare le persone” spesso con solo “pochissime informazioni”. «Chiedi a Jonas», suggerisce Josh. «Henn ha trovato Sarah per lui quando non aveva nulla se non il suo nome e una mail anonima».

Guardo Jonas e Sarah, aspettandomi di sentirli raccontare la storia, ma non dicono nulla. «Perché Jonas aveva solo il nome e una mail anonima?», chiedo, troppo curioso per resistere. «Vi siete incontrati su una chat porno o cosa?».

Ovviamente sto scherzando (Sarah studia legge e Jonas è un rispettatissimo uomo d’affari di Seattle), ma appena vedo lo sguardo mortificato di lei capisco di aver toccato un tasto dolente.

Stringo le labbra, non so come uscire da questo momento d’imbarazzo.

«Io e Sarah ci siamo conosciuti su un sito d’incontri di alto livello», dice Jonas con calma, cingendo con fare protettivo la vita della moglie. «Lei lavorava al centro iscrizioni, io mi sono registrato e, quando lei ha letto la mia domanda (e la pletora di frasi arroganti che avevo aggiunto), ha deciso di mandarmi una mail anonima per chiarire alcune cose importanti». Abbraccia Sarah e le dà un bacio sulla tempia.

Lei sorride. «E il motivo per cui la mail era anonima è che era contro le regole aziendali che un agente contattasse privatamente un cliente. Jonas mi ha poi chiamata dal nulla e mi ha invitata a cena, nonostante gli avessi detto solo il mio nome e avessi usato un account di posta falso».

«È successo tutto grazie a Henn, ha trovato lui il suo numero», aggiunge Jonas. Guarda Sarah con un sorriso e gli occhi scintillanti. «Ho letto le parole di Sarah e mi è sembrato che la mia vita dipendesse dal trovarla. Era una pazzia pensare di rintracciarla solo tramite la mail, ma non avevo scelta».

Mi viene la pelle d’oca sulle braccia e sul collo. Wow. Jonas ha appena chiarito come mi sento adesso – come se non avessi scelta: devo assolutamente trovare Samantha e spiegarle che tutte le cose dette da Olivia (inclusa la parte in cui mi accusava di aver istigato la bionda al ristorante a lasciarmi quel messaggio) sono idiozie colossali.

«Mi è sembrato di impazzire», continua Jonas. «Una sensazione pericolosamente vicina a un’ossessione». Sorride. «Okay, è una balla, sto cercando di sembrare normale. Era un’ossessione bella e buona».

Ridiamo tutti.

«Ho provato questa indescrivibile affinità con Sarah in un attimo», aggiunge Jonas. «Non mi era mai capitato nulla del genere prima e, comunque, non sapevo nulla di lei, né il suo cognome né dove vivesse o il suo aspetto, a parte qualche piccola informazione che mi aveva fornito involontariamente nella mail. E a quel punto ho chiamato Josh e ho chiesto il suo aiuto».

«Perché sono saggio e potente», interviene Josh.

«Perché è saggio è potente», gli fa eco l’altro. «E lui, con saggezza e potenza, ha chiamato il suo amico del college Henn, grazie a Dio. E il resto, come si dice», Jonas alza la mano mostrando la fede nuziale al dito, «è storia».

Mi sembra che mi stia per esplodere il cuore. Credo di aver incontrato due anime gemelle oggi: Samantha e Jonas Faraday. «Grazie per avermelo raccontato, Jonas», dico. «Mi hai fatto venire la pelle d’oca».

«Anche a me», si unisce Sarah, con un sorriso adorante rivolto al marito.

«Non posso credere che tu fossi così determinato a trovare Sarah dopo solo una mail», continuo.

Jonas sorride. «Ma era una gran bella mail».

Sarah ride.

Rido anche io con lei. Cavolo. In tutti questi anni ho sempre sospettato che la rigida Sarah Cruz fosse in realtà una gran maliziosa – lo sapevo. E ora la storia di Jonas lo conferma.

«Ma non eri un po’ scettico riguardo al rintracciare Sarah senza averla mai vista?», gli chiedo.

«No», risponde. «Come ho detto, la cosa mi ha ossessionato. So che la mia reazione è stata del tutto irrazionale, ma non mi importava. Non avevo mai visto Sarah con i miei occhi, ma l’avevo vista con l’anima, che personalmente credo sia un meccanismo ben più affidabile dei sensi».

Wow. Guardo Josh per scorgere la sua reazione alla frase e lui mi rivolge un sorriso come a dire “Ecco Jonas Faraday”.

Jonas continua: «E prima che pensi che sia un santo a cui non importa nulla dell’attrazione fisica: sono riuscito a vedere una foto di Sarah prima del nostro incontro – una foto che Henn ha trovato sul suo profilo scolastico». Jonas guarda Sarah e sorride. «E, in quel momento, anche la mia vista era appagata, proprio come la mia anima».

Sarah fa scivolare la mano in quella del marito e appoggia la testa sulla sua spalla.

Mi mordo l’interno della guancia, metabolizzando le parole di Jonas.

«Allora, Ryan», dice Josh, attirando la mia attenzione. «Penso che Jonas stia cercando di dire a modo suo – e, fratello, correggimi se sbaglio – che capisce cosa provi».

Tutti ridono.

«Corretto, signore», risponde Jonas.

«Quindi, se vuoi chiamare Henn e vedere se può fare qualcosa», continua Josh, «siamo con te».

«Mi piacerebbe molto», dico col cuore in gola. «Anche se non so come il tuo amico possa trovare Samantha. A differenza di Jonas, io non ho una mail o nessuna attività online da tracciare».

«Non credo gli serva per forza», dice Sarah. «No, Josh? Henny ha trovato per me Oksana “la Dominatrice” senza nessun indirizzo mail, ricordi?»

«Sì, ma solo perché tu hai trovato una serie di indizi interessanti grazie alla tua amica alle poste», commenta Josh.

Sono confuso. Ma di cosa diavolo stanno parlando?

«Giusto», dice Sarah. «Be’, dovremmo trovare qualche pista che Henn possa seguire, allora. Riflettiamoci insieme e vediamo cosa ne viene fuori». Mi guarda. «Ti va di fare un po’ di brainstorming per cercare la tua hostess, Ryan?»

«Certo», dico, anche se non so se concluderemo nulla di buono. «Grazie».

Portiamo le nostre quattro sedie vicino alla povera Kat e ci prepariamo a ragionare.

«Okay, iniziamo», esordisce Sarah con tono serio. «Samantha ti ha detto la sua età?».

Il mio battito accelera. «Ventisette anni».

Sarah mi rivolge un bel sorriso. «Vedi? Due secondi di brainstorming e abbiamo già drasticamente ridotto il campo di ricerca tra le hostess di nome Samantha».

«Be’, sperando sempre sia la vera età», si inserisce Jonas. «Tutti sanno che gli uomini mentono sull’altezza e le donne sull’età».

«Samantha non ha mentito», dico fiducioso. «Né sull’età, né su altro. È proprio questo che mi ha colpito: non è una che racconta stronzate».

«Proprio il mio tipo di donna», dice Jonas facendo l’occhiolino a Sarah.

«E anche il mio», dice seccamente Josh, trattenendosi dall’emettere una fragorosa risata. «Una donna sincera merita di essere amata».

«Considerati un uomo morto», dice Kat debolmente, piegando la testa di lato.

Josh le prende la mano. «Oh, piccola, adoro le tue stronzate, così come ogni altra cosa di te. Ogni cosa, Party Girl».

Kat sorride a fatica, apparentemente soddisfatta del chiarimento. «Sì, lo so, Playboy».

Inspiegabilmente, il mio cuore ha iniziato a battere forte per l’emozione. Può davvero funzionare? «Non so se serva a qualcosa», dico, «ma Samantha ha detto di essere della Vergine».

«Fantastico», replica Sarah. «Ora abbiamo una finestra di trenta giorni per la data di nascita di Samantha. Non si sa mai quali informazioni Henn possa trovare utili per la ricerca».

«Ma dove pensa di cercare?», chiede Josh. «È questa la domanda. Non c’è un database che cataloga tutti gli umani per nome, età e professione».

Il viso di Sarah si illumina. «Il datore di lavoro, allora».

«Esatto», dice Josh.

Sarah mi guarda. «Ryan, Samantha ha detto per quale compagnia aerea lavora?».

Le mie spalle si afflosciano. «No, non abbiamo parlato di lavoro. È stato bello non toccare l’argomento».

Il telefono di Josh vibra e lui lo guarda. «È Henn. Ha risposto al mio messaggio. Dice di chiamarlo tra mezz’ora. Deve prima finire una cosa e poi sarà felice di aiutarci».

«Ottimo». Sarah è piena di energie. «Mmm, devo pensare. Anche se Samantha non ha fatto il nome della compagnia aerea, probabilmente ha detto qualcosa da cui possiamo dedurlo».

«Tipo cosa?», chiedo.

«Non so, magari ha parlato delle tratte che copre di solito? O a che ora partono o arrivano i suoi voli? Sto brancolando nel buio, lo so, ma secondo me capire per chi lavora Samantha è il modo migliore per trovarla».

«Sono d’accordo», dice Josh. «Henn dovrà avere qualche indizio più preciso, altrimenti sarà come cercare un ago in un pagliaio».

Penso per un istante. «Be’, ha detto che vola da Los Angeles», dico. Ma c’è qualcos’altro, qualcosa di più importante a ronzarmi in testa. Ma non riesco… Boom. Improvvisamente si accende la lampadina. «Indossava un foulard legato al collo che faceva parte della divisa», affermo emozionato. «E c’erano dei disegni». Chiudo gli occhi, cercando di visualizzarli. «Dei piccoli triangoli rossi: credo fosse un logo».

«Fantastico». Sarah tira fuori il telefono per cercare subito qualcosa, arricciando il naso in modo adorabile come fa di solito. «Erano triangoli come questi?», chiede, mettendomi il telefono davanti agli occhi.

«Forse. Non so».

«Aspetta». Sarah scorre il dito sullo schermo. «E questi?»

«Sì!», rispondo, carico di adrenalina. «Sono questi!».

«Porca miseria!», esclama Sarah. «Oddio. Guarda». Alza il braccio per farmi vedere i peli sollevati. «Ho la pelle d’oca!».

Kat sorride. «Sei proprio una tipa tosta, Sarah».

«Bel lavoro, piccola», conferma Jonas.

«Sarah Cruz il Genio», aggiunge Josh.

Gli occhi di Sarah sono in fiamme. «Cavolo, ragazzi, credo funzionerà». Respira emozionata. «Okay, ecco cosa abbiamo finora: Samantha è una ragazza di ventisette anni, è della Vergine ed è una hostess che vola per la Delta Airlines da Los Angeles. Sono una marea di briciole per Henn da seguire, non trovate?»

«Abbastanza briciole da portare Samantha direttamente alla porta di casa di Ryan, direi», commenta Jonas.

«Sarai per sempre la mia George Clooney, Sarah Cruz, il mio idolo», dice Josh in adorazione.

Kat inizia a mormorare qualcosa sul tramare contro Samantha come Clooney in Ocean’s Eleven ma a metà frase smette improvvisamente di parlare, si porta una mano alla bocca, si alza in fretta dalla sedia e vola fuori dalla stanza.

Josh si alza lentamente, massaggiandosi il viso con le mani. «È il segnale, ragazzi, tocca a me. Povera Kat. Sono sicuro che sarà KO stasera. Jonas, mi fai il favore di attivare l’allarme quando esci?»

«Certo».

«Hai il numero di Henn?», chiede Josh.

«Sì. Lo chiamiamo tra un quarto d’ora. Va’ a occuparti di Kat, tranquillo».

«Sì, vado a stendermi con lei. Quando sta così male, le piace che le accarezzi la schiena e le canti James Bay finché non si addormenta». Mi guarda. «Ci vediamo all’inaugurazione della Climb & Conquer la prossima settimana?»

«Non me la perderei per nulla al mondo». Lo abbraccio. «Grazie per prenderti cura della mia sorellina». Abbasso la voce fino a sussurrare. «E divertiti a cercare l’anello con mia madre domani».

«Oh, mamma Lou te l’ha detto?»

«Parla solamente di quello. È un po’ in ansia, direi».

«Anche io. Se Dio vuole, Kat dirà di sì».

Lo rassicuriamo tutti sul fatto che la risposta di Kat sarà affermativa – Sarah commenta con un “ma che problemi ti fai?» – e Josh si allontana per raggiungere mia sorella.

«Torniamo al brainstorming», dice Sarah, sistemandosi sulla sedia. «Samantha ha parlato delle sue origini?»

«Ha detto che è nata e cresciuta a Los Angeles ma suo padre è argentino».

«Oh!», esclama Sarah. «Scommetto che è proprio bella, allora. Tutte le donne argentine che conosco sono incredibilmente belle».

«Sì, è la descrizione giusta per Samantha», dico. «È incredibile. Mi ha tolto il fiato appena l’ho vista».

Sarah dà un colpetto a Jonas sulla spalla. «Ehi, la famiglia di Theresa non viene dall’Argentina?»

«Sì, è lei che ha suggerito a Josh di portare Kat a Buenos Aires, ricordi?»

«Ecco, infatti», dice Sarah. «L’avevo detto che tutte le argentine sono bellissime».

«Chi è Theresa?», chiedo.

«L’assistente personale di Josh», risponde Sarah. «Theresa Rodriguez».

«Conosciuta anche come “T-Rod”», aggiunge Jonas. «Gestisce lei ogni dettaglio della vita di Josh».

«E T-Rod è davvero bellissima», insiste Sarah. «Ehi, amore, hai per caso una foto di T-Rod sul cellulare?»

«Perché mai dovrei avere una sua foto?»

«Magari tra quelle del matrimonio. Potrebbe esserci in una di quelle di gruppo, no?»

«Non ho quelle foto sul cellulare. Ne ho solo alcune particolarmente belle di me e te».

«Non importa», intervengo. «Sono sicuro che T-Rod sia bellissima, ma adesso ho un’altra argentina per la quale ho una lieve ossessione».

«Piccola, non distrarti», dice Jonas con tono scherzoso. «Questo povero ragazzo sta impazzendo».

«Scusa», dice Sarah con fare innocente. «Non volevo mandarti fuori strada. Cercavo solo di dimostrare che le argentine sono belle donne».

«Nessun problema», le dico con un sorriso. «Sono sicuro che prima o poi incontrerò T-Rod e ti darò ragione».

Sarah ridacchia. «Okay, comunque, torniamo all’argentina in questione: sai se Samantha parlasse spagnolo?».

Mi vengono in mente le frasi che mi ha sussurrato all’orecchio e tutto il sangue affluisce al mio uccello. «Sì, lo parla», rispondo cercando di sembrare indifferente.

«Questo potrebbe aiutare Henn», dice Sarah. «Non si sa mai. Potrebbe esserci una sorta di elenco con tutti gli impiegati bilingui tra i file della Delta».

Il cuore mi balza in gola. «I file della Delta?».

Jonas e Sarah si guardano come se avessi appena urlato “Qualcuno mi tagli subito l’uccello!”.

«Dove pensi che guardi Henn?», chiede Jonas, cauto.

Mi passo le mani tra i capelli e improvvisamente mi si contorce lo stomaco. «Facebook? Qualche database dell’anagrafe? Credo di non averci pensato. Non ho mai collaborato con un hacker prima d’ora».

«Quindi… ti va bene che Henn entri nel database dell’anagrafe ma non che cerchi tra i file di una compagnia aerea?»

«Sembra solo particolarmente illegale entrare nei file personali degli impiegati di un’azienda. Cioè, non posso nemmeno far finta che sia una cosa legale».

Jonas alza le spalle come se avessi detto una cosa ovvia. «Quello che fa Henn è totalmente illegale. Ma non succederà nulla, te lo assicuro. Lui entrerà nel database, darà un’occhiata, prenderà le informazioni di cui abbiamo bisogno e ne uscirà senza lasciare traccia. È così che lavora».

«Ma…», inizio. Mi passo di nuovo le mani tra i capelli, riflettendo. «Non pensate sia una pazzia che uno sbirci nei file privati di una compagnia aerea per trovare una ragazza con cui ha chiacchierato in un locale? Credo di stare oltrepassando ogni limite».

«E quale sarebbe questo limite?», chiede Jonas tranquillo.

«Quello tra pazzia e normalità?».

Jonas ride. «La normalità è sopravvalutata, amico». Guarda Sarah. «è vero il contrario, la mia esperienza conferma che essere un po’ matti è positivo».

Sarah sorride.

«Dopotutto, però, sono il ragazzo che ha violato il sito dell’Università di Washington per trovare una donna che non avevo nemmeno mai visto, quindi prendi il mio parere con le pinze. Ma, comunque, dobbiamo chiamare Henn e fargli sapere cosa vuoi fare. È un tipo molto impegnato». Fa una pausa. «Quindi cosa si fa, Ryan? Ascolti il cervello o il cuore?».

Storco la bocca e penso alla situazione. Capisco in fretta di non avere scelta. «Ascolto il cuore», rispondo.

«Ben detto», commenta Jonas, con un enorme sorriso sul volto. «Non te ne pentirai».

Annuisco. «Se non lo faccio, di sicuro morirò chiedendomi: “E se…?”».

«Le due parole peggiori del mondo, per quanto mi riguarda». Jonas inizia a cercare il numero di Henn tra i contatti sul telefono. «La mia opinione? Se il tuo cuore grida il nome di Samantha tanto quanto il mio urlava quello di Sarah, non hai altra scelta che ascoltarlo».