Capitolo 55
Tessa
Appena entrati nella mia stanza, Ulysses flette il mio corpo nudo sulla sedia per penetrarmi senza tregua, fermandosi solo per schiaffeggiarmi il sedere così forte che smetto di respirare per un attimo.
«Verrai di nuovo per me, Samantha», mi dice a un orecchio.
Grido. Sento di non riuscire più a reggere il mio stesso peso.
Senza preavviso, mi afferra i capelli e mi tira indietro la testa mentre spinge il pene dentro di me. «Ti piace farti scopare, Samantha?».
Emetto un suono incomprensibile, il mio corpo va in tilt.
Mi sculaccia ancora, questa volta anche più forte di prima e mi fa venire. Di nuovo. Cavolo, è davvero bravo.
Mentre geme dal piacere, sposta le mani davanti per sfiorarmi il clitoride: un gesto che invia spasmi di godimento a tutto il mio corpo.
«Vuoi succhiarmi l’uccello, Samantha?»
«Sì».
«Dillo».
«Voglio succhiarti l’uccello, Ulysses».
«Chiamami Capitano».
«Voglio succhiarti l’uccello, Capitano».
«Implorami».
«Ti prego, fammelo succhiare. O capitano! Mio capitano!».
«Non te lo sei ancora guadagnato, piccola». Si inginocchia dietro di me e mi morde il sedere così forte da farmi tremare le gambe. Un attimo dopo, mi rendo conto che a penetrarmi è il dildo che avevo tirato fuori prima dalla mia valigia (esaudendo la sua richiesta). Gemo quando preme il tasto con cui si attiva la vibrazione. Non avevo mai fatto vedere il mio “fidanzato a pile” a un uomo, figuriamoci lasciarglielo usare, ma devo ammettere che sto apprezzando il momento, mi piace proprio sentirmi così perversa.
Continuando a muovere il vibratore dentro di me, Ryan si piega, mi apre le natiche e con la lingua stimola il mio buco, facendolo stringere e facendomi fremere dal godimento. Dopo un attimo, sento il suono del lubrificante spremuto da un tubetto e le dita di Ryan bagnate mi stimolano la fessura.
Oh, Dio, chiaramente mi sta preparando perché vuole entrare dalla porta sul retro. Sono tesa. «Non l’ho mai fatto», dico in fretta.
«Mi assicurerò che ti piaccia».
Non riesco a rilassarmi.
«Ti fidi di me?», mormora, con voce sorprendentemente sincera. «Ti prometto che non farà male».
«Okay».
«Ti fidi?».
Annuisco.
«Dillo».
«Mi fido di te».
Ryan schiaccia un tasto sul dildo e la protuberanza di silicone alla base inizia a muoversi rapidamente contro il clitoride. Mentre il mio corpo freme in risposta a questa nuova stimolazione, sento il dito di Ryan penetrarmi da dietro. Oh, aspetta. Quello non è il dito di Ryan.
Sussulto.
«Respira», mi dice Ryan. «Respira profondamente».
Faccio come mi dice, ma è lui a insinuarsi più profondamente.
Ancora un respiro, ora mi ha riempita del tutto e si muove piano dentro di me. La miseria, non ho mai provato una soddisfazione simile prima d’ora. Non così. Un dildo tra le cosce e un pene nel sedere? Mio Dio, sto morendo di piacere.
Emetto un suono strozzato, come se fossi sul punto di svenire, e mi aggrappo al tavolo davanti a me. Proprio quando penso di non riuscire più a sopportare la stimolazione, Ryan sposta la vibrazione su “forte”.
«Ti piace?», chiede, con voce decisa.
Apro la bocca per rispondere ma una scarica di pura estasi mi avvolge, distorcendo le mie parole; un orgasmo senza precedenti mi scuote – un piacere così devastante da far uscire i miei umori e farli colare lungo il vibratore. Le mie cosce sono fradice. Sono a pezzi. Ed è bellissimo.
Ryan sfila subito il dildo, si inginocchia e inizia a succhiare ogni goccia del liquido che cola dalla mia intimità, dal clitoride e dalle gambe. Mi lecca e mi assaggia con così tanta foga che per un attimo temo di svenire.
Tremo. Afferro il tavolo come se fosse un’ancora, gemo e sussulto per l’immenso piacere che mi sta donando. Dopo qualche momento in cui mi sento divorata come se fossi fatta del miglior cioccolato del mondo, vengo di nuovo, questa volta in maniera più pacata rispetto a prima ma ugualmente gradevole.
Al suono del mio evidente orgasmo, Ryan si alza e con le sue possenti braccia afferra il mio corpo sudato e torturato e mi porta verso il bagno. «Ti lascerò succhiare il mio uccello nella doccia, Samantha. E dopo ti legherò e ti scoperò le tette».
«Signorsì, Capitano». Respiro. Gli mordo il capezzolo con il piercing. «Tutto quello che vuoi, Capitano. Tutto. Qualsiasi cosa. Sono completamente tua».