Capitolo 17
Ryan

Poi tutto sprofondò, e il grande sudario del mare continuò a fluttuare…

«Cazzo», dico piano, con il cellulare premuto all’orecchio. Sono sdraiato a letto, nudo e solo (uno stato in cui mi trovo spesso da due mesi a questa parte); le parole di Henn continuano a risuonarmi in testa.

Un attimo prima di rispondere alla sua chiamata, avevo appena finito di masturbarmi guardando il video della versione spagnola di Bailando (merda, la ballerina col vestito rosso mi ricorda Samantha!) e stavo per crollare in un sonno profondo, sollevato all’idea che un geniale hacker stesse lavorando per me, quando è suonato il telefono.

E ora, dopo trenta secondi di conversazione, sono sveglio come non mai e mi sento come se mi avessero appena colpito allo stomaco.

«Mi dispiace, Ryan», dice Henn. «Ero così convinto». Sospira. «A questo punto, l’unica cosa che riesco a pensare è che il suo nome non sia Samantha. Non sarebbe poi tanto strano. Lo sai? Il vero nome di Miley Cyrus è Destiny Hope. Ma credi che Miley si sia mai presentata a un ragazzo in un locale come “Destiny Hope”? Io non credo».

Mi massaggio la fronte con la mano libera. «Sì, deve essere così. Un nome diverso da quello vero. Merda».

«Ironico, eh? Ho cercato nei database delle altre otto compagnie aeree e probabilmente hai sempre avuto ragione sulla Delta, solo che non avevamo il nome giusto».

Sospiro. «Possiamo cercare ancora lì? Cioè, non so, magari tra tutte le hostess di ventisette anni?»

«Il database non cataloga i dipendenti in questo modo. Sono sicuro di poter limitare la ricerca alle hostess, ma senza un nome non c’è molto da fare. E comunque sarebbero tantissimi file».

«Ehi, lo posso fare io. Vengo un weekend a Los Angeles quando sei libero e do un’occhiata».

«Tu pensi che basti un weekend per esaminare tutti quei file? Ryan, la Delta ha circa ottomila dipendenti. Anche se potessi restringere il campo solo alle assistenti di volo, probabilmente ci vorrebbe comunque un mese per cercare, un mese senza nemmeno un giorno di pausa».

«Oh».

«Mi dispiace. So quanto ci tenessi».

«Non importa. Avrei dovuto immaginarlo: il Capitano Achab non prende la balena».

«Be’, speravo davvero che questa volta ci riuscisse. La storia del nome falso è stato un brutto inconveniente».

«Lo so. Non importa. Il karma me la sta facendo pagare per essere stato così sdolcinato da paragonarla all’arroz col vino blanco».

Henn ride. «Le hai detto così?»

«Sì. Pensa quanto mi piaceva». Chiudo gli occhi e respiro a fondo. «Ma non importa, basta piangersi addosso. Non ho altra scelta se non voltare pagina e guardare al lato positivo della cosa. Ce n’è uno: farò di nuovo sesso, no? Con qualcuno non fantastico come lei ma è sempre qualcosa».

«Giusto».

«Spero non sia troppo tardi. È possibile morire per mancanza di sesso? Perché, se sì, farai meglio a darmi l’estrema unzione».

«No, sono sicuro che la mancanza di sesso non sia fatale, anche perché altrimenti io stesso sarei già morto. Non in questi giorni ovviamente, grazie a Hannah, ma ho avuto dei momenti di magra che avrebbero potuto essere letali. E, senti, se vuoi ricominciare a fare il dongiovanni, dillo a Kat. Alla festa dell’inaugurazione della palestra mi ha detto che, se non fossimo riusciti a trovare Samantha, ti avrebbe volentieri presentato a T-Rod».

Alzo gli occhi al cielo. «Ottimo, proprio quello che mi serve».

«Ehi, se fossi in te, non rifiuterei così in fretta. T-Rod è bellissima».

«Sì? Credo che Sarah abbia detto qualcosa a riguardo, ora che ci penso».

«Conosci Reed Rivers, il ragazzo con cui Josh è andato all’università?»

«Sì. Cioè, no, non l’ho mai visto, ma mio fratello Dax spera che la sua band venga notata dalla casa discografica di Reed. Perché?»

«Be’, per darti un’idea del fascino di T-Rod: Reed Rivers potrebbe avere qualsiasi donna, letteralmente. È persino uscito con Isabel Randolph per un po’, ma invece ha sempre avuto una cotta per T-Rod».

«E allora perché quell’idiota di mia sorella sta cercando di proporla a me?», urlo. «Non metterò i bastoni fra le ruote a Reed Rivers».

«No, no. Intendo dire che Reed vorrebbe uscire con T-Rod ma non ce la farà mai». Henn ride. «Lei è come una sorella per Josh. Nessuno sciupafemmine la può avvicinare, soprattutto non il peggiore che conosciamo. Reed è un bravo ragazzo, il migliore, ma quando si tratta di donne è totalmente inaffidabile».

«Quanti anni ha T-Rod?»

«Pochi meno di Josh, credo. Ventisei o ventisette. Ha iniziato a lavorare con lui subito dopo il college. È una tipa a posto (e per questo è perfetta per tenere Josh sull’attenti) e lui è sempre stato protettivo nei suoi confronti. Avresti dovuto vederlo dopo che l’ultimo fidanzato ha preso in giro T-Rod. Voleva quasi pagare un sicario per farlo fuori».

«Interessante», dico. «Starò in guardia alle Hawaii. Ma, ovviamente, non importa quello che dice Kat, non sfiorerò T-Rod e mi terrò a debita distanza. Non ha senso far incazzare Josh, no?»

«Sì, forse è meglio così. A meno che tu non abbia intenzione di sposarla».

«No. Ho smesso di cercare il vero amore. La prossima settimana, in paradiso, passerò le giornate tra cocktail e scopate occasionali con le bariste. Getto la spugna».

«Non mollare. Mi dispiace davvero».

«Scusa, ma devo arrendermi».

«Se lo dici tu. Ma, se per caso ti venisse qualche altra idea brillante su come trovare Cenerentola, non esitare a chiamarmi e io sarò tutto tuo, okay, Capitano Achab?»

«Grazie, Henn. Però no, ho chiuso con la ricerca di Samantha. Ho chiuso con l’amore. Non porta a nulla».

«Cavolo, amico, mi dispiace molto».

«Dài, ci sono cose peggiori di un ragazzo che decide di vivere una vita fatta di sesso senza amore».

«Non so, in realtà…».

Rido. «Ci vediamo tra una settimana, Henn. Ti offrirò da bere a Maui».

«Josh non permetterà a nessuno di pagare niente per tutta la settimana».

«Lo so, l’ho detto apposta».

Henn ride. «Ci vediamo, Capitano. Aloha».

Interrompo la chiamata, mi sdraio di nuovo sul letto e guardo il soffitto provando a pensare a qualcosa, a qualsiasi cosa possa essermi sfuggita – a una ricerca che potrei far fare a Henn come ultimo tentativo per trovare Samantha. Non mi viene in mente nulla, quindi sospiro, prendo il laptop e schiaccio il tasto “replay” sulla maledetta canzone di Enrique Iglesias, giurando a me stesso che sarà l’ultima volta.