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Come al liceo, con omicidi
«Come ti è saltato in mente!»
Non appena furono liberi per il pranzo, Madame Curie si avvicinò a Costantino nella sala circolare. Sebbene fosse un uomo alto, parve farsi piccolo sotto l’esplosione d’ira della Signora della Morte.
«Stavo pensando che ora sappiamo il motivo per cui siete state attaccate.»
«Ma che stai dicendo?»
Anastasia capì prima di Marie. «Qualcuno sapeva!»
«Sì» ammise Costantino. «La scelta di una Grande Falce dovrebbe essere un segreto, ma qualcuno sapeva che Senocrate avrebbe lasciato vacante la carica di Suprema Roncola. Chiunque sia stato voleva eliminarti dalla rosa dei candidati, Marie, e impedire alla tua giovane protetta di raccogliere consensi tra le giovani falci a favore di un candidato della vecchia guardia.»
Quella rivelazione prese un po’ in contropiede Madame Curie. Le ci volle qualche minuto per digerire la cosa. «Pensi che sia Nietzsche?»
«Non credo» replicò Costantino. «Sarà pure dalla parte del nuovo ordine, ma non è il tipo. La maggior parte delle falci del nuovo ordine si limita a forzare un po’ le leggi, senza violarle, e Maestro Nietzsche non è diverso.»
«Allora, chi?»
Maestro Costantino non aveva una risposta. «Ma il fatto di averti nominata per prima ci dà un vantaggio. Ci permette di osservare le reazioni degli altri, e forse qualcuno uscirà allo scoperto.»
«E se Costantino non ti avesse nominata» intervenne Maestro Mandela, avvicinandosi, «lo avrei fatto io.»
«E anche io» disse Maestro Twain.
«Quindi, vedi» riprese Costantino, con un sorriso soddisfatto, «la tua nomina era scontata. Volevo solo che fosse strategica.»
«Ma io non voglio essere Suprema Roncola! L’ho sempre evitato, per tutta la vita!» esclamò, quindi si rivolse a Madame Meir, che era rimasta in disparte. «Golda! Perché non tu? Sai sempre perfettamente cosa dire per motivare le persone. Saresti una Suprema Roncola spettacolare!»
Madame Meir alzò le mani. «Santo Cielo, no! Sono brava a parlare, ma non alle folle. Solo perché il mio patronimico richiama una leader carismatica, non pensate che io lo sia! Sarei felice di scriverti i discorsi, ma è il massimo che mi sento di poter fare.»
L’espressione di Madame Curie, quasi sempre stoica, ora tradiva un’insolita angoscia. «Le cose che ho fatto in passato, le cose per cui la gente mi elogia, sono quelle che mi squalificherebbero per la carica di Suprema Roncola!»
Maestro Costantino rise. «Marie, se noi fossimo giudicati per le azioni di cui ci pentiamo maggiormente, nessun essere umano sarebbe degno di spazzare per terra. Sei la più qualificata, ed è tempo che lo accetti.»
I disordini nella sala del conclave non avevano tolto l’appetito alle falci. Al contrario, divorarono letteralmente il pranzo. Anastasia passeggiava per la sala circolare, per avere il polso della situazione. Le falci del nuovo ordine escogitavano febbrilmente strategie e sotterfugi, ma anche la vecchia guardia faceva lo stesso. La seduta non si sarebbe chiusa senza aver nominato una nuova Suprema Roncola. La Compagnia aveva tratto delle lezioni dai soprusi delle elezioni politiche dell’Era della Mortalità: si dovevano fare in fretta, prima che rancori e amarezze dilagassero.
«Non avrà i voti» dicevano tutti di Nietzsche. «Anche quelli che lo appoggiano lo fanno solo perché non hanno un candidato migliore.»
«Se vincerà Curie» dichiarò Maestro Morrison, di cui Anastasia non riusciva a liberarsi, «sarai una delle sue assistenti. È una posizione molto importante.»
«Bene, io voto per lei» intervenne Madame Yamaguchi, ancora emozionata per i complimenti ricevuti per le sue spigolature artistiche. «Sarà una Suprema Roncola migliore di Senocrate.»
«Ho sentito!» gridò Senocrate, piombando nella conversazione come un dirigibile. Madame Yamaguchi era mortificata, ma Senocrate pareva allegro. «Non ti preoccupare, non è più me che devi impressionare!» Era euforico per aver infine rivelato la sua nomina alla Compagnia.
«Allora, come la dobbiamo chiamare adesso, eccellenza?» chiese Morrison, l’eterno leccapiedi.
«In quanto Grande Falce, dovreste rivolgervi a me chiamandomi “Eccellenza eminentissima”» rispose, con il tono di un bambino che è appena rientrato a casa con una pagella piena di buoni voti. Forse, era tornato bambino, dopotutto.
«Ha già parlato con Maestro Costantino?» chiese Anastasia, e quella domanda lo fece adombrare.
«Lo sto evitando, se vuole saperlo» le confidò a voce abbastanza alta, in modo che gli altri lo sentissero. «So per certo che vorrebbe discutere delle ultime notizie raccolte sul suo vecchio amico Rowan Damisch, ma sinceramente non mi interessa. Se ne occuperà la nuova Suprema Roncola.»
Il ricordo di Rowan la colpì come un pugno in piena faccia, ma restò impassibile. «Parli con Costantino. È importante.» E, per assicurarsi che lo facesse, attirò l’attenzione di Maestro Costantino, che si avvicinò.
«Eccellenza» esordì Costantino, senza aggiungere “eminentissima”, in quanto Senocrate non lo era ancora. «Ho bisogno di sapere a chi ha parlato della sua nomina.»
Senocrate si sentì offeso dall’insinuazione. «A nessuno, naturalmente. La nomina del successore della Grande Falce è una questione coperta da segretezza.»
«Certo, ma può essere che qualcuno abbia origliato?»
Senocrate lasciò la risposta in sospeso per qualche secondo, e quell’esitazione fece loro capire che nascondeva qualcosa. «No. Nessuno.»
Costantino rimase in silenzio, in attesa che Senocrate tirasse fuori tutta la verità.
«Certo, la notizia mi è arrivata nel bel mezzo di una delle mie cene.»
La Suprema Roncola era nota per le sue cene. Sempre in piccoli gruppi, non più di due o tre falci. Era un onore ricevere un invito da Senocrate. La sua strategia diplomatica era di invitare sempre falci che si disprezzavano nella speranza che si riallacciassero delle amicizie o, almeno, che si instaurasse un clima di distensione. A volte ci riusciva, altre no.
«Chi era presente?» chiese Costantino.
«Ho preso la telefonata in un’altra stanza.»
«Sì, ma chi c’era?»
«Due falci. Twain e Brahms.»
Anastasia conosceva molto bene Twain. Si vantava di essere indipendente, ma per le decisioni importanti tendeva a schierarsi dalla parte della vecchia guardia. Di Brahms sapeva solo ciò che le dicevano di lui.
«È stato ordinato nell’anno della Lumaca» le aveva raccontato un giorno Madame Curie. «Azzeccatissimo, visto che lascia una scia di bava ovunque passi.» Ma affermava anche che Brahms era innocuo. Una falce scialba e pigra che faceva il suo lavoro e poco più. Un uomo del genere poteva essere la mente dietro il complotto?
Prima della fine del pranzo, Anastasia si avvicinò a Maestro Brahms, intento a studiare il tavolo dei dessert, per vedere se riusciva a capire da che parte stava. «Non so lei» gli disse, «ma non mi resta mai uno spazio libero per il dessert ai pranzi del conclave.»
«Il trucco è mangiare lentamente. Rallenta per arrivare al dolce, diceva mia madre.» Poi, quando prese una fetta di torta dal tavolo del buffet, Anastasia vide chiaramente che gli tremavano le mani.
«Dovrebbe farsi controllare. I suoi naniti potrebbero aver bisogno di essere regolati.»
«È solo l’emozione. Non capita tutti i giorni di eleggere una nuova Suprema Roncola.»
«Madame Curie può contare sul suo voto?»
Lui ridacchiò, prima di rispondere: «Be’, certo non darò il mio voto a Nietzsche!». Poi, si congedò, sparendo tra la folla con la sua fetta di torta di mele.
Avvisarono i venditori di armi di fare fagotto, perché non ci sarebbe stato il tempo per pubblicizzare i loro prodotti. Il pomeriggio fu dedicato tutto a Maestro Nietzsche e a Madame Curie, che avrebbero dovuto convincere i colleghi a votare per loro.
«So che non ci tieni, ma devi comportarti come se fosse così» consigliò Anastasia a Marie.
Madame Curie la guardò, un po’ sconcertata. «Vorresti dirmi come dovrei presentarmi alla Compagnia?»
«No…» replicò Anastasia, prima di ricordarsi come Maestro Morrison si era comportato davanti alle falci. «In realtà, sì. Tutto ciò mi ricorda le gare di popolarità al liceo, e in questo ne so più di te.»
Madame Curie sorrise, mesta. «Hai centrato il punto, Anastasia. La Compagnia è proprio questo: come al liceo, con omicidi.»
Come ultimo atto da Suprema Roncola, Senocrate aprì la seduta del pomeriggio. I due nominati avrebbero preso la parola a turno; sarebbe seguito un dibattito arbitrato dal parlamentare, che sedeva alla destra della Suprema Roncola. Poi, dopo una serie di domande, il commesso della Compagnia, alla sinistra della Suprema Roncola, avrebbe contato i voti a scrutinio segreto.
Per decidere chi dei due nominati dovesse prendere per primo la parola, avrebbero utilizzato un metodo molto moderno e tecnologicamente sofisticato: il lancio di una moneta. Purtroppo, dato che le monete non erano più di uso comune, uno degli apprendisti fu spedito negli uffici della Compagnia a cercarne una.
Mentre attendevano, gli eventi presero una piega davvero surreale.
«Mi scusi, eccellenza» disse una voce tremante, e poi ripeté, con più fermezza: «Eccellenza, mi scusi!». Era Maestro Brahms. C’era qualcosa di diverso in lui, ma Anastasia non riusciva ad afferrare cosa fosse.
«Il conclave concede la parola al Venerando Maestro Brahms» dichiarò Senocrate. «Ma qualunque cosa debba dire, lo faccia in fretta, per darci la possibilità di procedere.»
«Propongo un’altra nomina.»
«Mi dispiace, Brahms, non può nominare se stesso… deve farlo qualcun altro.»
Alcune falci risero, beffarde.
«Non nomino me stesso, eccellenza.» Si schiarì la voce, e in quel momento Anastasia comprese cosa c’era di diverso in lui. Aveva cambiato veste! Era sempre di velluto color pesca orlata di azzurro, ma aveva degli opali incastonati, che brillavano come stelle.
«Vorrei nominare il Venerando Maestro Robert Goddard alla carica di Suprema Roncola della MidMerica.»
Ci fu silenzio per qualche secondo… poi, delle risatine, ma non erano beffarde. Erano nervose.
«Brahms» disse Senocrate con calma, «in caso se ne sia scordato, Maestro Goddard è morto da oltre un anno ormai.»
Poi, le pesanti porte in bronzo dell’anfiteatro cominciarono lentamente ad aprirsi.