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La soluzione al 7 per cento

Si decise di fare uno strappo alla regola e di ordinare le nuove falci, poi di valutare gli apprendisti prima della votazione. Questo avrebbe dato a tutti il tempo di riflettere sul dibattito ma, considerata la sua natura contenziosa, ci sarebbe voluta più di qualche ora per esplorarne tutte le implicazioni.

Madame Curie uscì dal dibattito emotivamente sfinita, ma riuscì a nasconderlo a tutti, tranne che ad Anastasia.

«Come sono andata?»

«Sei stata spettacolare» rispose Citra. Tutte le falci sedute intorno a loro dissero più o meno la stessa cosa, ma un palpabile presentimento infausto gettava un velo d’ombra anche sugli auguri più sinceri.

Dopo il dibattito, la Compagnia fece una necessaria pausa nella sala circolare. Forse tutti erano sazi dal pranzo, perché nessuno si avvicinò al buffet del pomeriggio. Per una volta, la Compagnia sembrava unanime nel ritenere che ci fosse in gioco qualcosa di ben più importante del cibo.

Madame Curie era circondata dai suoi sostenitori, come se fossero una forza protettiva: Mandela, Cervantes, Angelou, Sun Tzu e diversi altri. Come sempre, Anastasia si sentiva inadeguata in mezzo ai grandi, nonostante si facessero da parte per tenerla fra loro, come una pari.

«Come sta andando?» chiese Madame Curie a chiunque avesse avuto il coraggio di risponderle.

Maestro Mandela scosse la testa, costernato. «Non ne ho proprio idea. Siamo più numerosi dei seguaci di Goddard, ma c’è ancora più di un centinaio di falci che non si è schierato.»

«Se vuoi sapere la mia opinione» intervenne Maestro Sun Tzu, l’eterno pessimista, «è già tutto scritto. Hai sentito che tipo di domande sono girate? “Che effetto avrà la cancellazione della quota sulle nostre scelte di spigolatura?” “Verrà allentata la legge che impedisce i matrimoni e le relazioni?” “Potremo liberarci della revisione dell’indice genetico per non essere penalizzate in caso di discriminazioni etniche occasionali?”» Era disgustato.

«È vero» dovette ammettere Anastasia, «quasi tutte le domande erano dirette a Goddard.»

«E lui ha risposto quello che volevano sentirsi dire!» aggiunse Maestro Cervantes.

«Le cose vanno sempre così» si lamentò Madame Angelou.

«Non per noi!» insistette Mandela. «Non siamo irretiti da ciò che luccica!»

Cervantes si guardò intorno. «Va’ a dirlo a tutte le falci che si sono cucite pietre preziose sulle vesti!»

Poi, una nuova voce si unì alla conversazione: Maestro Poe, che aveva sempre l’aspetto addirittura più lugubre del suo patronimico storico. «Non vorrei fare l’uccello del malaugurio, ma questa è una votazione segreta. Sono sicuro che molti sosterranno Madame Curie a parole, ma voteranno per Goddard nel silenzio dei loro seggi.»

La verità di quell’affermazione colpì tutti come se fosse entrato un corvo nella sala.

«Ci serve più tempo!» ringhiò Marie, ma il tempo era un lusso che non potevano permettersi.

«Il vero motivo per cui si vota nello stesso giorno è impedire complotti e atti coercitivi che potrebbero avere luogo nel caso l’elezione si protraesse nel tempo» ricordò Madame Angelou.

«Ma se li sta raggirando!» esclamò Sun Tzu con rabbia. «Torna dal regno dei morti, a offrire l’ambrosia degli dèi, tutto ciò che una falce potrebbe mai desiderare! Chi potrebbe biasimarli? Li sta ipnotizzando!»

«Noi siamo migliori!» insistette Maestro Mandela. «Siamo falci!»

«Siamo esseri umani» intervenne Marie. «Commettiamo errori. Credetemi, se Goddard sarà nominato Suprema Roncola, metà delle falci che l’avrà messo su quella poltrona rimpiangerà di averlo fatto il mattino dopo, ma allora sarà troppo tardi!»

Sempre più falci si avvicinarono a Marie per offrirle il loro appoggio, ma non c’era modo di capire se sarebbe bastato. Anastasia decise, pochi minuti prima della fine della pausa, di fare la sua parte. Avrebbe esercitato la propria influenza parlando alle giovani falci. Forse avrebbe potuto convincere quelle che erano vittima del fascino di Goddard. Ma, naturalmente, il primo che incontrò fu Maestro Morrison.

«Giornata emozionante, eh?»

«Morrison, per favore, lasciami in pace» si spazientì Anastasia.

«Ehi, smettila di fare la… dura» replicò, ma dalla sua esitazione Anastasia intuì che stava per dirle qualcosa di molto peggio.

«Prendo seriamente il mio lavoro di falce» gli spiegò. «Avrei più rispetto per te se facessi altrettanto.»

«Ma anch’io lo prendo seriamente! Nel caso te ne fossi dimenticata, ho appoggiato la nomina della Signora, no? Sapevo che mi sarei inimicato tutte le falci del nuovo ordine, eppure l’ho fatto.»

Si sentì trascinata in una discussione senza via d’uscita, consapevole che stava sprecando del tempo prezioso. «Se vuoi renderti utile, Morrison, allora usa tutto il tuo fascino e la tua prestanza per far guadagnare più voti a Madame Curie.»

Lui sorrise. «Allora, mi trovi attraente?»

Citra doveva rinunciarci. Era un caso disperato. Lo scansò e stava per andarsene, quando Morrison disse qualcosa che la trattenne.

«Che strano che Goddard non sembri del tutto Goddard, non è vero?»

Lei si voltò a guardarlo. Le parole che aveva appena pronunciato si erano impresse con una tale forza nella sua mente da risultare quasi dolorose.

Vedendo che aveva attirato di nuovo la sua attenzione, Morrison proseguì: «Voglio dire, la testa rappresenta solo il 10 per cento di una persona, giusto?».

«Il 7 per cento» lo corresse Anastasia, ricordando il dato dai suoi studi di anatomia. Le rotelle della sua mente che avevano raggiunto la stasi totale ripresero a girare a pieno ritmo.

«Morrison, sei un genio. Insomma, sei un idiota, ma sei anche un genio!»

«Grazie. Credo.»

Le porte dell’anfiteatro si riaprirono per lasciar entrare le falci. Anastasia avanzò tra la folla in cerca di volti più familiari, quelli che sapeva si sarebbero fatti in quattro per lei.

Madame Curie era già in sala, ma non avrebbe chiesto a lei; aveva già abbastanza a cui pensare. Non poteva chiedere a Maestro Mandela: era il presidente del comitato di concessione degli anelli, e avrebbe dovuto occuparsi di consegnare gli anelli agli apprendisti che sarebbero stati ordinati falci. Forse a Maestro Al-Farabi, ma l’aveva già ripresa per la sua scarsa conoscenza delle procedure parlamentari. L’avrebbe rimproverata ancora una volta. Aveva bisogno di qualcuno che considerava amico, che potesse erudirla sulle macchinazioni strutturali della Compagnia. Su come andavano fatte le cose… e come non andavano fatte.

Ripensò al Thunderhead. Come fosse riuscito ad aggirare le sue stesse leggi per parlare con lei, in una specie di limbo tra la vita e la morte. Le aveva detto che era importante. Determinante, addirittura. Aveva il sospetto che quel suo ruolo così fondamentale si sarebbe giocato quel giorno. Ora toccava a lei trovare una falla nel sistema e allargarla abbastanza per farci passare tutta la Compagnia.

Alla fine, la sua scelta cadde su un cospiratore di primo piano.

«Maestro Cervantes» disse, afferrandolo con delicatezza per il braccio. «Posso dirle una parola?»

Due apprendisti furono ordinati falci e altri due furono respinti. Ironia della sorte, il ragazzo che era corso a cercare la moneta prese il nome di Maestro Thorpe, dall’atleta olimpico noto per la sua velocità. L’altra divenne Madame McAuliffe, in omaggio alla prima donna astronauta che morì in un disastro spaziale verificatosi molto tempo prima della lunga serie di incidenti spaziali dell’era post mortale.

La tensione raggiunse il picco massimo nella sala del conclave, quando gli apprendisti del primo e del secondo trimestre si fecero avanti per sostenere l’esame. I pensieri di tutti andavano all’elezione della nuova Suprema Roncola, ma Senocrate decise che si sarebbe proceduto solo dopo la conclusione degli esami degli apprendisti perché, a prescindere dall’esito della votazione, non sarebbe stato più possibile riportare l’ordine e continuare la seduta.

L’esame, presieduto da Maestro Salk, era un test per valutare la conoscenza dei veleni. Fu chiesto a ciascun apprendista di preparare un veleno specifico e il relativo antidoto, poi di assumerli entrambi in sequenza. Sei ci riuscirono, tre morirono e dovettero essere trasportati d’urgenza in un centro di rianimazione.

«Molto bene» dichiarò Senocrate dopo che l’ultimo dei tre apprendisti deceduti fu portato via. «Ci sono altre questioni da affrontare prima di procedere al voto?»

«Facciamola finita!» gridò qualcuno che doveva avere ormai i nervi a fior di pelle.

«Molto bene. Per favore, tenete pronti i vostri tablet.» Lasciò il tempo a tutte le falci di prepararsi alla votazione elettronica. Ognuno nascondeva il tablet tra le pieghe della veste, perché i vicini non vedessero per chi votava. «Il voto inizierà a partire dal mio segnale e proseguirà per dieci secondi. I voti che non saranno registrati saranno considerati astensioni.»

Anastasia non disse nulla a Madame Curie. Incrociò lo sguardo di Maestro Cervantes, che le rivolse un cenno di assenso. Anastasia fece un profondo respiro.

«La votazione è aperta!» annunciò Senocrate.

Anastasia registrò il suo voto già al primo secondo. Poi, attese… e attese. Trattenne il fiato. Il tempismo doveva essere perfetto. Non c’era margine di errore. Poi, dopo otto secondi, si alzò e gridò, in modo che la sentissero tutti: «Chiedo l’apertura di un’inchiesta!».

Anche la Suprema Roncola si alzò. «Un’inchiesta? Siamo nel bel mezzo di una votazione!»

«Alla fine di una votazione, eccellenza. Il tempo è scaduto, tutti i voti sono stati registrati.» Anastasia non permise che la Suprema Roncola la interrompesse. «Fino all’annuncio dei risultati, ogni falce ha il diritto di chiedere un’inchiesta!»

Senocrate guardò il parlamentare, che disse: «Ha ragione, eccellenza».

Almeno cento falci manifestarono la loro collera, ma Senocrate, che aveva ormai rinunciato a battere il martello, li riprese con una tale furia che le obiezioni si spensero in un mormorio.

«Controllatevi!» ordinò. «E chi non può, verrà espulso dal conclave!» Poi continuò rivolto ad Anastasia. «Su quale base chiede l’apertura di un’inchiesta? Meglio che sia buona.»

«Sulla base del fatto che il signor Goddard non è una falce a pieno titolo e, in quanto tale, non può aspirare alla carica di Suprema Roncola.»

Goddard non riuscì a trattenersi. «Cosa? È evidente che questa è una tattica per ritardare e manipolare il voto!»

«Il voto è già stato espresso!» gli ricordò Senocrate.

«Allora, che il commesso legga i risultati!»

«Mi scusi» intervenne Anastasia, «ma ora ho io la parola, e i risultati non saranno annunciati finché non ci avrò rinunciato o finché la mia richiesta non verrà respinta.»

«Anastasia» disse Senocrate, «la sua richiesta non ha senso.»

«Mi permetta di contraddirla, eccellenza, ma un senso ce l’ha. Come stabilito dagli articoli fondanti del primo Conclave mondiale, una falce dovrà essere preparata, corpo e spirito, per la Compagnia, e confermata da un’assemblea di falci regionali. Ma solo il 7 per cento del corpo del signor Goddard è stato ordinato falce. Per il resto, compresa la parte che porta l’anello, non è, né è mai stata, ordinata falce.»

Senocrate si limitò a fissarla, incredulo, mentre Goddard schiumava di rabbia.

«È una follia!» gridò Goddard.

«No» ribatté Anastasia, «ciò che lei ha fatto, signor Goddard, è una follia. Lei e i suoi accoliti le hanno sostituito il corpo con una procedura proibita dal Thunderhead.»

Madame Rand si alzò. «La sua argomentazione è fuori luogo! Le regole del Thunderhead non valgono per noi! Non è mai stato così e mai lo sarà!»

Anastasia non aveva intenzione di arrendersi; anzi, continuò a rivolgersi con calma a Senocrate. «Eccellenza, non voglio sabotare l’elezione. Come potrei, se i risultati non sono stati ancora resi noti? Ma se fanno fede le regole stabilite nel momento in cui è stata istituita la Compagnia, l’anno del Giaguaro per l’esattezza, dalla seconda Suprema Roncola Mondiale Napoleone, che cito: “Tutti i casi controversi, per cui non esistono precedenti nelle procedure parlamentari, possono essere sottoposti al Consiglio mondiale delle falci in un’inchiesta ufficiale”.»

Maestro Cervantes si alzò. «Appoggio la richiesta avanzata dalla Veneranda Madame Anastasia di aprire un’inchiesta.» Fu subito imitato da almeno altre cento falci, che si alzarono a loro volta e si misero ad applaudire in suo sostegno. Anastasia si girò a guardare Madame Curie che, pur stupefatta, si sforzava di restare impassibile.

«Era di questo allora che discutevi con Cervantes» disse, con un sorriso ironico. «Astuta come il demonio!»

Dal palco, Senocrate si rivolse al parlamentare, che non poté fare altro che stringersi nelle spalle. «Ha ragione, eccellenza. Ha tutto il diritto di chiedere un’inchiesta, in quanto i risultati non sono stati ancora resi noti.»

All’altra estremità della sala, Goddard, furibondo, alzò un braccio che non gli apparteneva e puntò l’indice contro Senocrate. «Se accetta questa richiesta, ne subirà le conseguenze!»

La Suprema Roncola gli lanciò un’occhiata di fuoco per fargli capire che era ancora lui che comandava. «Mi sta forse minacciando apertamente davanti all’intera Compagnia midmericana qui riunita, Goddard?»

Goddard fece subito marcia indietro. «No, eccellenza. Non mi permetterei mai! Sto solo dicendo che ritardare l’annuncio dei risultati avrebbe delle conseguenze per la Compagnia. La MidMerica resterebbe senza Suprema Roncola fino alla fine dell’inchiesta.»

«In tal caso, nomino come Suprema Roncola supplente Maestro Paine, il nostro illustre parlamentare.»

«Cosa?» esclamò sorpreso Maestro Paine.

Senocrate lo ignorò. «Ha servito con integrità inappuntabile ed è totalmente imparziale riguardo alle fazioni che si stanno delineando in seno alla Compagnia. Può presiedere con buon senso, oserei dire, finché la questione non verrà sottoposta al Consiglio mondiale. Sarà il mio primo atto da Grande Falce. E come mio ultimo atto da Suprema Roncola della MidMerica, approvo la richiesta. I risultati della votazione non verranno divulgati finché l’inchiesta non sarà conclusa» sancì, poi, con un colpo di martello, annunciò: «Dichiaro ufficialmente chiuso il Conclave d’inverno dell’anno del Rapace».

«Non avevo forse detto che avrebbe cambiato le carte in tavola?» commentò Maestro Costantino, nel corso della cena tra amici nel miglior ristorante di Fulcrum City. «Complimenti, Anastasia.» Le fece un gran sorriso che, in un’altra circostanza, sarebbe stato inappropriato. «Oggi lei è la falce più amata, e anche la più odiata, di tutta la MidMerica.»

Anastasia non seppe cosa rispondere a quel commento.

Madame Curie notò la sua incertezza. «Fa parte del gioco, mia cara. Non puoi lasciare il segno senza spigolare qualche ego per strada.»

«Non volevo lasciare il segno» precisò Anastasia. «Stavo cercando di chiudere una falla. E ci sto ancora tenendo il dito sopra.»

«Sì» concordò Maestro Cervantes. «Trattenere le acque sporche per un altro giorno ci dà un’altra possibilità di trovare una soluzione più elegante.»

A tavola c’era almeno una decina di falci, un vero arcobaleno di colori. In qualche modo, Maestro Morrison era riuscito per vie traverse a rimediare un invito. «Sono stato io a darle l’idea» disse ai convitati.

«In un certo senso.» Anastasia era troppo di buon umore per irritarsi con Morrison. Immaginò che da qualche altra parte in città le falci del nuovo ordine si stessero leccando le ferite, maledicendo il suo nome, ma non lì. Lì era protetta da tutto.

«Spero che scriverai di questi avvenimenti nel tuo diario» intervenne Madame Angelou. «Scommetto che il tuo resoconto di questo giorno passerà alla storia come uno degli scritti più memorabili delle falci. Un po’ come il racconto di Marie delle prime spigolature.»

Marie rimase sconcertata. «La gente lo legge ancora? Pensavo che quei diari fossero scomparsi definitivamente con la Grande Biblioteca di Alessandria.»

«Smettila di fare la modesta» la riprese Madame Angelou. «Lo sai che molti dei tuoi scritti sono diventati famosi, e non solo tra le falci.»

Marie agitò una mano in segno di diniego. «Be’, io non li leggo mai dopo averli scritti.»

Anastasia immaginò che avrebbe avuto molto da dire su ciò che era accaduto quel giorno, e nel diario poteva esprimere le sue opinioni. Naturalmente, Goddard avrebbe fatto altrettanto. Solo il tempo avrebbe rivelato quale versione della vicenda sarebbe passata alla storia e quale sarebbe finita nell’oblio. Ma, per il momento, non era certo la sua preoccupazione più grande sapere quale posto avrebbe occupato nella storia.

«Ora sospettiamo che ci sia Madame Rand dietro gli attentati contro di voi, e che Brahms sia stato l’intermediario» disse Costantino. «Ma è stata abile a nascondere ogni traccia. E non mi è permesso indagare sulle falci con la stessa… intensità che uso con i comuni cittadini. Ma vi assicuro che saranno entrambi sorvegliati, e lo sanno.»

«In altre parole, ora siamo al sicuro» concluse Madame Curie.

Costantino esitò. «Non direi. Ma potete tirare un po’ il fiato. Qualsiasi attacco ai vostri danni porterà necessariamente la firma del nuovo ordine. E la cosa non giocherà certo a favore della sua causa.»

Gli elogi continuarono a fioccare anche dopo che fu servita la cena. Anastasia lo trovava imbarazzante.

«Quello che hai fatto è stato geniale!» esclamò Maestro Sun Tzu. «E la scelta del momento, dopo che i voti erano già stati espressi!»

«È stato Maestro Cervantes a suggerirmi il momento adatto» spiegò Citra, cercando di allontanare da sé almeno un po’ dell’attenzione di tutti. «Se avessimo avanzato la richiesta prima della votazione, l’elezione sarebbe stata rimandata. In quel caso, se l’esito dell’inchiesta ci fosse stato favorevole, Nietzsche avrebbe potuto prendere il posto di Goddard nella votazione. Se fosse successo, avrebbero avuto tutto il tempo di creare il consenso intorno a Nietzsche. Ma una volta chiusa la votazione, se l’esito dell’inchiesta ci sarà favorevole, Goddard sarà squalificato e Madame Curie verrà automaticamente nominata Suprema Roncola.»

Le falci erano pazze di gioia.

«Hai raggirato i truffatori!»

«Li hai battuti sul loro stesso terreno!»

«Un vero colpo di genio politico!»

Anastasia si sentiva a disagio. «Da quel che dite, mi sembra di essere una persona subdola e ipocrita.»

Maestro Mandela, con la lucidità di pensiero che lo caratterizzava, riportò le cose in prospettiva, anche se era una prospettiva che ad Anastasia non piaceva. «Devi guardare ai fatti, Anastasia. Ti sei servita di un aspetto tecnico del sistema per aprire una breccia e ottenere esattamente ciò che volevi.»

«Molto machiavellico!» esclamò Costantino con il suo spaventoso sorriso.

«Oh, per favore, non sopporto Maestro Machiavelli» protestò Maestro Sun Tzu.

«Quello che hai fatto oggi è stato brutale quanto una spigolatura all’arma bianca» commentò Maestro Mandela. «Ma non dobbiamo mai aver paura di fare ciò che deve essere fatto, anche se ferisce la nostra sensibilità.»

Madame Curie posò la forchetta e notò il disagio di Anastasia. «Il fine non giustifica sempre i mezzi, mia cara. Ma a volte sì. La saggezza sta nel capire la differenza.»

Sul finire della cena, quando le falci si abbracciarono prima di separarsi, Anastasia comprese una cosa. Si girò verso Madame Curie.

«Marie, è accaduto, finalmente.»

«Cosa, mia cara?»

«Non mi sento più Citra Terranova. Sono finalmente diventata Madame Anastasia.»

Thunderhead
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