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Gli addetti stampa della Casa Bianca si radunarono rapidamente nella sala conferenze: il presidente avrebbe rilasciato una breve dichiarazione.

Nel giro di cinque minuti – un batter d’occhio per gli uomini abituati ad attenderlo a lungo –, Kealty entrò nella stanza e si avvicinò al microfono. «Ho appena parlato con rappresentanti del Dipartimento di Stato e di quello di Giustizia. Secondo le loro fonti, be’, con un ragionevole grado di certezza, il fuggitivo John Clark è implicato nell’omicidio di un uomo d’affari francese, avvenuto ieri a Colonia, in Germania, intorno alle ventidue, ora locale. Non ho ancora ricevuto tutti i dettagli; sono certo che l’ufficio del procuratore generale Brannigan me li fornirà non appena possibile. Questo evento sottolinea l’importanza di arrestare quell’uomo. Ho ricevuto le critiche da molti dei miei avversari politici, quelli dalla parte di Ryan mi hanno accusato di perseguire il signor Clark a causa dell’amnistia concessagli dal mio avversario e del loro rapporto di amicizia.

«Ecco, ora potete comprendere come la politica non c’entri affatto. È una questione di assicurare un assassino alla giustizia. Mi dispiace che il mio agire secondo coscienza riguardo a John Clark sia costato un prezzo così caro.

«Il signor Clark è fuggito dagli Stati Uniti, ma voglio rassicurare tutti, inclusi i nostri amici in Germania e in tutto il mondo, che non avremo pace finché quell’uomo non sarà consegnato alle forze dell’ordine statunitensi. Continueremo a lavorare con i nostri capaci partner in Europa o dovunque egli vada; lo troveremo, non importa sotto quale pietra sceglierà di nascondersi.»

Una reporter della MSNBC sovrastò le voci dei suoi colleghi: «Signor presidente, non è preoccupato che la sua caccia all’uomo abbia un limite temporale? In altre parole, se non vincerà le elezioni della prossima settimana e non prenderà Clark prima della fine del suo mandato, il presidente Ryan metterà fine alle ricerche?».

Kealty stava già per allontanarsi dal microfono, ma si riavvicinò. «Megan, vincerò le elezioni di martedì. Detto questo, qualunque tipo di appoggio abbia Jack Ryan, non è autorizzato dal popolo americano a decidere chi è colpevole o innocente. Ha provato a farlo condonando a quell’assassino i suoi crimini e… be’… guardate dove siamo arrivati. È un lavoro per il Dipartimento di Giustizia, per le nostre corti. Il signor Clark è un criminale della peggior specie. Posso solo immaginare quanto ancora dobbiamo conoscere sul suo conto. E sulle sue malefatte.» Il viso di Kealty arrossì leggermente. «Per questo voglio dire a tutti voi giornalisti che se Jack Ryan proverà a cancellare con un colpo di spugna i crimini presenti e passati di quell’uomo… be’, voi siete il quarto potere. Avete la responsabilità di fare in modo che ciò non accada.»

Kealty voltò le spalle alla stampa e lasciò la sala conferenze senza rispondere ad altre domande.

Un’ora più tardi, anche Jack Ryan Senior rilasciò la sua dichiarazione sul vialetto della sua casa di Baltimora. Sua moglie Cathy si trovava al suo fianco. «Non conosco i dettagli specifici delle accuse contro John Clark. Non so cosa sia successo a Colonia e di certo non so se il signor Clark sia realmente coinvolto, ma lo conosco così bene da sapere che se ha ucciso davvero il signor Patin è perché quest’ultimo costituiva una minaccia per la sua incolumità.»

Un reporter della CNN chiese: «Quindi secondo lei Luc Patin meritava di morire?».

«Mi ascolti: John Clark non commette errori. Ora, se il presidente Kealty vuole perseguire una crociata contro di lui e inserirlo nella lista dei dieci principali ricercati dall’FBI, be’, non posso impedirglielo. Ma posso garantire a tutti che John vale molto più di quanto questo Paese potrebbe mai conferirgli come ricompensa dei suoi servizi. E di certo non dovrebbe ricevere il trattamento che gli sta riservando il presidente.»

Il giornalista lo interruppe: «Sta forse insinuando che il suo amico è al di sopra della legge?».

«No, assolutamente. Non lo è. Ma è al di sopra di questo teatrino politico travestito da legge. È disgustoso. In passato mia moglie mi ha giustamente ammonito perché quando parlo di Ed Kealty il mio viso assume un’espressione come se avessi appena mangiato un limone. Ho provato a nasconderlo. Ma in questo preciso istante, voglio che tutti capiscano quanto mi fa orrore ciò che sta avvenendo in merito a John Clark.»

Non appena Ryan rientrò in casa attraverso la cucina, Arnie van Damm si voltò per affrontarlo. «Santo cielo, Jack!»

«Ho detto soltanto la verità, Arnie.»

«Ti credo. Io. Ma che impressione farà?»

«Non me ne frega nulla di quale impressione farà. Parlerò chiaro. Là fuori c’è un eroe americano a cui stanno dando la caccia come se fosse il più efferato dei criminali. Non farò finta che la situazione sia diversa da quella che è.»

«Ma…»

Ryan scattò: «Niente ma! Ora passiamo al prossimo argomento. Cosa abbiamo in programma per oggi?».

Arnie van Damm osservò a lungo il suo capo. Infine annuì. «Perché non ti concedi un pomeriggio libero, Jack? Io e gli altri lasceremo la casa a te, Cathy e i ragazzi. Noleggiate un film. Mangiate una pizza. Te lo meriti. Hai lavorato come un pazzo.»

Jack si calmò. Scosse la testa. «Tu hai lavorato più di me. Mi dispiace di averti aggredito.»

«Lo stress durante una normale campagna è a livelli altissimi, ma questa non ha nulla di normale.»

«Hai ragione, ma sto bene. Torniamo al lavoro.»

«Come vuoi tu, Jack.»

Inizio


Il giorno del falco
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