I FUNERACCONTI
Mia moglie è morta, spiazzandomi.
Non ero pronto, noi uomini non siamo fatti per essere lasciati soli. Possiamo decidere di stare soli, certo, ma è un altro discorso. Che ci si abbandoni, che ci si costringa a fare i conti con il dolore, la morte, il distacco - proprio non va.
Forse è per questo che solitamente in una coppia l'uomo è il più anziano: scegliamo donne più giovani per poter morire per primi. E quando a un certo punto della nostra vita ne scegliamo di più giovani ancora, non è per sentirci virili, per dimostrare che ce la facciamo nonostante gli anni. Ciò che ci allontana dalle nostre compagne non è lo sfiorire della bellezza, il corpo meno tonico, le macchie sulla pelle, l'ingrigirsi dei capelli. Sono i segni della morte. Che si avvicina anche per loro. Quando realizziamo che la nostra donna è destinata a morire e, diavolo, potrebbe persino pensare di precederci - è allora che rivolgiamo le nostre attenzioni a una molto più giovane. Con lei, ci diciamo, non corriamo rischi. Saremo noi a lasciarla, a riorganizzare la propria vita, a trovare nuovi tempi, spazi e modi.
Adesso tocca a me, ma io i miei tempi, spazi e modi non li volevo diversi. Stavo bene con mia moglie, con quelle parti della mia vita che riempiva, delle quali si faceva carico, con quelle che lasciava scoperte.
Ora cambierà tutto. Con le nostre figlie, con i nostri amici, con il salumiere e con i vicini di casa.
Mi sento spossato. Non ho l'età per mettermi a rodare rapporti. Ho notato che i miei capelli sono più bianchi e più sfibrati, le mani più rinsecchite e nervose.