19
Charles Avery era sulla porta del suo ufficio di Washington e stava uscendo, quando la segretaria lo informò che c’era una telefonata per lui. «Non può aspettare? Ho un appuntamento per cena.»
La persona con cui aveva l’appuntamento era seduta sul divano nell’atrio, appena fuori dall’ufficio. Una bellissima brunetta appena ventenne, una certa Suzette, che alzò gli occhi, lo vide e agitò una mano con fare civettuolo.
«È il signor Fisk», disse la segretaria.
Charles scoccò un’occhiata alla brunetta, tentato di sottrarsi alla telefonata di Fisk, ma voleva sentirsi dire che i Fargo giacevano sul fondo dell’oceano ed erano cibo per pesci. «Me la passi», disse e rientrò in ufficio. Si sedette alla scrivania e alzò la cornetta. «Sto andando a cena. È importante?»
«Ho appena sentito i miei uomini.»
«E?»
Passò un secondo prima che Fisk rispondesse. «C’è qualcosa che potrebbe portarci al disco cifrante.»
Una sensazione di euforia invase Charles. Finalmente. Diede un’occhiata al libro dei pirati che aveva sulla scrivania. Da secoli la sua famiglia tentava di recuperare ciò che le era stato rubato. Mancava pochissimo...
«Dov’è?»
«In Brasile. Vicino a San Paolo. Sto andando in aeroporto proprio adesso.»
Charles era tentato di prendere un aereo anche lui e l’avrebbe fatto, se non avesse pensato che ciò avrebbe messo in luce una debolezza da parte sua o anche solo la reale importanza del disco. Fisk sapeva solo che era un cimelio di famiglia che lui voleva recuperare. Quello che non sapeva era a cosa lo avrebbe condotto. Quello, era un segreto che Charles intendeva serbare fino al momento opportuno. «E i Fargo? Che mi dici di loro?»
«Pare che siano annegati durante una tempesta o che siano approdati sull’isola e siano stati morsi da un serpente. In ogni caso, non c’è da preoccuparsi: i Fargo sono stati eliminati.»
Alla fine, c’era riuscito. Si appoggiò allo schienale della poltrona, rilassandosi per la prima volta in tutta la settimana. Aveva fatto l’impossibile per affittare ogni barca disponibile dopo aver saputo che i Fargo si stavano dirigendo al porto di Santos. Ma non aveva più importanza, ora che erano tanto vicini al ritrovamento del disco cifrante. A meno che... «Quanto di questa faccenda può essere riconducibile a me?»
«Niente. Abbiamo eliminato l’equipaggio. Non ci sono documenti. Il noleggio di ogni imbarcazione è stato fatto attraverso un conto fittizio. Chiunque indaghi sulla morte dei Fargo non troverà niente. In questo momento, non c’è assolutamente nulla che conduca a te.»
«Bene», disse Charles. «Fa’ in modo che le cose restino così.»
«Certo.»
Riattaccò e rimase seduto per diversi secondi, fissando il libro e dicendosi che presto sarebbe stato enormemente ripagato per tutti i soldi spesi e i fastidi subiti. Manca davvero poco, pensò, mentre la porta del suo ufficio si apriva.
Alzò gli occhi, sorpreso di vedere entrare sua moglie Alexandra.
Ancora bellissima con il suo caschetto biondo corto, pur avendo superato i cinquanta, chiuse bruscamente la porta, gettò la borsetta sul divano e si sedette. «Chi è la sciacquetta nell’atrio?»
«Una cliente.»
«È così che si chiamano oggi? Clienti? Chi dei due, esattamente, paga per i servizi dell’altro?»
«Cosa vuoi, Alexandra?»
«Il mio conto corrente registra alcune uscite di cui non so nulla. Mi chiedo cos’abbia pagato.»
«Nulla di cui tu debba preoccuparti.»
«C’entra forse con quella mappa a cui stavi dando la caccia? Perché, se è così, quei soldi dovrebbero uscire dal tuo conto, non dal mio, non ti pare?»
Si alzò dal divano e si avvicinò all’armadietto degli alcolici, studiò le etichette sulle bottiglie e allungò una mano verso il brandy che teneva lì per sé. Si versò un dito di liquido ambrato in un bicchiere di cristallo, lo fece mulinare e lo sorseggiò, quindi si avvicinò alla scrivania e con un dito sfiorò il dorso del libro dei pirati. «Pensavo che avresti fatto più attenzione a come spendi i soldi, essendo un uomo impegnatissimo a nascondere proprietà in vista dell’imminente divorzio.»
Charles spinse la poltrona indietro, si alzò e raggiunse l’armadietto. Si rifiutava di abboccare all’amo della moglie. I soldi del conto di Alexandra erano stati usati per qualcosa di totalmente diverso. Doveva accedere a contanti pronti per altri progetti perché Fisk stava usando i suoi conti per finanziare quella caccia. «Non so proprio di cosa stai parlando.»
«Non fare il finto tonto, Charles. Pensi che io non abbia sempre saputo di questa tua ossessione? Per prima cosa, ho ingaggiato un contabile forense. Perciò qualsiasi somma che tu pensavi di poter nascondere verrà trovata praticamente subito. Non intendo essere spennata in questo divorzio. In secondo luogo, se questo tesoro esiste davvero e tu lo trovi usando i nostri soldi, significa che mi spetta metà di tutto. Oppure ti sei scordato che ci siamo sposati in California? Cinquanta e cinquanta, caro. Perfetta divisione dei beni.» Alzò il bicchiere in un brindisi di scherno.
Lui si riempì un bicchiere a sua volta e lo tracannò, quindi se ne versò un altro, prima di rivolgersi a sua moglie. «La mappa sarebbe un’eredità su cui non puoi accampare nessun diritto.»
«Eredità?» Girò intorno alla scrivania e aprì il libro, sfogliando le pagine. «Se la memoria non m’inganna, questa mappa o questo codice o qualsiasi cosa tu sia tanto determinato a recuperare è stata sottratta secoli fa dai tuoi antenati ai legittimi proprietari. Me l’hai detto tu stesso. Quando ancora parlavamo.» Alzò lo sguardo dal libro, occhi azzurri saturi di veleno. «Erano pirati, giusto, i tuoi parenti? A quanto pare, la mela non è caduta lontano dall’albero.»
Lui si avvicinò, chiuse il libro e lo allontanò da lei. «È stato rubato alla mia famiglia.»
«Rubato o recuperato? E non è stata la tua famiglia a rubarlo per prima? O mi sfugge qualcosa nel tuo nuovo racconto?»
«È per questo che sei qui? O sei venuta solo per darmi il tormento?»
«Vedo che le mie capacità sono migliorate. Un tempo, ti seccavo e basta.» Vuotò il bicchiere, lo mise sulla scrivania e raccolse la sua borsetta dal divano. «Mi stavo solo facendo delle domande su quelle somme uscite dal mio conto. E su quando verranno restituite. Ho delle spese e, per pagarle, preferirei non dover portare questa faccenda in tribunale.»
«D’accordo. Domattina ti farò un versamento.»
«Molto gentile.» La donna aprì la porta e diede una sbirciata fuori. «Pare che la tua... ehm... cliente se ne sia andata. Spero non dipenda da qualcosa che le ho detto quando sono entrata.»
Charles soffocò l’istinto di scagliare il bicchiere contro la porta mentre la moglie usciva. Non le avrebbe dato quella soddisfazione. Inoltre, non meritava lo spreco di un buon whisky.
Tutto ciò che sua moglie possedeva lo possedeva grazie a lui. Un tempo, l’aveva amata. Ma adesso? Era solo l’ennesima arrampicatrice sociale. Tutto quello che faceva serviva a far colpo su qualcun altro, compreso l’ente benefico che aveva fondato di recente.
Come la moglie di Fargo. Non faceva la minima differenza che lui non l’avesse mai conosciuta. Sapeva che era esattamente come sua moglie. Frivola, gretta, interessata soltanto ai soldi.
Quel pensiero lo fece arrabbiare, rafforzando semmai ce ne fosse bisogno la sua determinazione a trovare il tesoro. Apparteneva a lui. Non a sua moglie, né a chicchessia. Solo a lui.
Ed era pronto a uccidere chiunque avesse ostacolato il suo recupero.