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Alexandra seguì Fisk fuori dalla camera. «Dobbiamo parlare», disse e affrettò l’andatura per tenersi al passo con lui mentre percorreva il corridoio ad ampie falcate.
Lui si girò a guardarla, ma senza fermarsi. «Più tardi. Vado di fretta.»
Una giovane cameriera spuntò da dietro l’angolo, concentrata sul cestello del ghiaccio con la bottiglia di champagne che stava trasportando. Fisk le sbatté addosso, facendo cadere la giacca ma anche il cestello e la bottiglia dalle mani della ragazza. Lui stesso finì su un vaso con una palma e per poco non lo rovesciò.
Gli occhi della poveretta si spalancarono quando lui le imprecò contro. «Sono davvero spiacente, signore. Non l’ho vista.»
«Così pare», disse Fisk, chinandosi per raccogliere la giacca e allontanandosi rapidamente.
Alexandra lo seguì nella hall, ma lui la fermò sulla porta, parlandole a voce bassa, per farsi sentire solo da lei. «Quale parte della frase ’Vado di fretta’ non ha capito?»
«Non ucciderà nessuno», disse lei, con un filo di voce. «Non qui. La camera è intestata a me.»
«Ha voluto essere della partita, vuol dire che si adeguerà alle mie regole del gioco. Se e quando ritengo necessario eliminare qualcuno, sono io a deciderlo. Non lei, e nemmeno Jak o Ivan. Io e basta. Sono stato chiaro?»
Scossa dalla rabbia di quell’uomo, Alexandra annuì e tornò nel corridoio, dove la cameriera era china sul pavimento a raccogliere i cubetti di ghiaccio dalla moquette e a rimetterli nel cestello.
La ragazza la guardò con gli occhi lucidi di lacrime non ancora versate, chiedendo scusa. «Non l’ho proprio visto.»
«Non è colpa sua», la consolò Alexandra, dispiaciuta per lei. Fece per prendere la bottiglia di champagne che era rotolata nell’angolo, accanto alla palma. Quando si chinò per raccoglierla, notò qualcosa alla base del vaso. Era il disco cifrante.
Lasciò stare la bottiglia. «Mi permetta di aiutarla», disse, mettendosi a raccogliere un mucchietto di ghiaccio vicino alla pianta. «In realtà, è stata colpa nostra. Stavamo discutendo e non l’abbiamo vista.»
«No, non si disturbi. Pulisco io.»
Alexandra si spostò davanti alla palma, impedendo la vista alla cameriera. Spinse il disco nel vaso e lo ricoprì di terriccio, poi raccolse la bottiglia di champagne e la diede alla ragazza.
«Grazie», disse lei, prendendola.
Proprio in quel momento spuntò Fisk dall’angolo.
Si fermò, apparentemente sorpreso di vedere Alexandra e la cameriera ancora lì.
«Scordato qualcosa?» chiese Alexandra.
«Mi è caduto qualcosa.» Girò intorno a loro, guardando il pavimento.
Spostò le fronde della palma per guardare dietro, mentre Alexandra tratteneva il respiro.
Alzò gli occhi verso di lei. «Trovato niente qui?»
«No. Cos’è che cerca?»
«Forse è in camera», disse e proseguì rapido.
Alexandra sorrise alla cameriera, preoccupata per la sua sicurezza, se fosse magari passata davanti alla loro camera nel momento sbagliato. «Chi l’aprirà avrà una bella sorpresa. Ha mai visto cosa può fare una bottiglia di champagne dopo che è caduta?»
«Non ci avevo pensato. Sarà meglio che ne prenda un’altra.»
Se ne andò e Alexandra tornò nella stanza in tempo per vedere Fisk che cercava sotto il letto. «Se ci dicesse cos’ha perso, forse potremmo aiutarla.»
Lui lasciò ricadere il copriletto e si rimise in piedi, scrutandola, lo sguardo che indugiava sulle tasche della sua giacca leggera. Lei fu lieta di aver lasciato quell’oggetto nel vaso. «Magari è in macchina», le disse.
«E se non ci fosse?»
«Non importa. Ho delle foto.» Si diede un’ultima occhiata intorno.
Alexandra guardò Nigel. Il poveretto stava ancora tentando di allentare la fascetta che gli legava i polsi. Avrebbe voluto dirgli di smetterla: lo avrebbero ucciso senza esitazione se avesse tentato la fuga. Ciò le ricordò una cosa.
Seguì Fisk nel corridoio.
Stavolta, lui non si girò. «Gliel’ho detto, non ora.»
«Ho capito», disse, decidendo che sarebbe stato più saggio evitarlo del tutto. «Sto solo andando a prendere un menu al pub di fronte. Grazie al nostro ospite non invitato, avremo bisogno di ordinare la cena da asporto.»
Svoltarono all’angolo e lui rallentò il passo, sicuramente per cercare il disco scomparso. Lo sguardo di Alexandra si posò brevemente sul terriccio smosso della palma, che a lei sembrava evidentissimo. Si bloccò mentre lui si avvicinava alla pianta e spostava i rami per controllare dietro.
Le fronde frusciarono quando Fisk le lasciò andare, imprecando a bassa voce, quindi proseguirono fino alla hall. Lei si fermò, chiese un menu del pub e si mise a studiarlo, mentre lui uscì. Quando lo vide allontanarsi in macchina, tornò nel corridoio e affondò le dita nel terriccio per tirare fuori il disco cifrante. Lo pulì, se l’infilò in tasca e corse in camera, dove lo nascose nella fodera della sua valigia.
Non aveva idea di cosa ne avrebbe fatto. Sapeva solo che per Fisk era tanto importante da portarselo dietro, perciò lo voleva lei.