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Remi era certa di aver capito male le parole della signora Herbert. «Re Giovanni, cioè il fratello di re Riccardo?»

«Proprio lui», disse Grace.

«Quello sì che dovrebbe essere un tesoro. Più di settanta milioni di sterline, se ricordo bene.»

«Ma non sono storie vere, giusto? Perché qualcuno dovrebbe crederci?»

«Difficile a dirsi», rispose Sam. «Lei cosa ricorda esattamente di quella storia?»

Grace lo guardò. «Be’... A me sembravano sostanzialmente favole. Re Giovanni aveva chiesto a William the Marshal di nascondere i gioielli della corona per salvare l’Inghilterra. La perdita del tesoro nelle paludi era solo uno stratagemma per evitare che il giovane principe ereditario venisse attaccato. O qualcosa del genere. Come ho detto, non ci ho mai prestato particolare attenzione. Erano solo storie che sentivo raccontate da mio zio ai miei cugini quando eravamo piccoli.»

«Che ne è dei suoi cugini?» volle sapere Remi.

«Il più grande è morto una decina d’anni fa in un incidente stradale e suo fratello minore l’anno scorso, di infarto.»

«Non c’è nessun altro parente?» chiese Sam. «Qualcuno che possa aver sentito quelle storie?»

«Purtroppo, nessuno dei due ha avuto figli e l’altro mio cugino che ha ereditato la tenuta a Nottingham sa quello che so io.» Aggrottò la fronte per un attimo, poi si rasserenò. «Ora che ci penso, qualcun altro c’è: Madge Crowley, la ex moglie di mio cugino. Me n’ero proprio scordata, più che altro perché non le parlo da anni. Dal divorzio. Ogni tanto, mi manda un biglietto di auguri per Natale. Vive da qualche parte nel Norfolk. Se può servire, cerco il suo indirizzo.»

«Sarebbe fantastico», disse Sam.

Trovò l’indirizzo di Madge Crowley a King’s Lynn. La polizia arrivò e Sam fornì all’agente una deposizione e il nome dell’investigatore di Scotland Yard che stava gestendo il caso.

Il poliziotto alzò gli occhi dal suo taccuino. «È sicuro che il furto abbia a che fare con il caso? Dopotutto, mi diceva che questo Fisk ha trovato quello che cercava nel museo. Perché venire fin qui?»

«Per impedirci di trovarlo.»

L’agente rivolse un’occhiata dubbiosa alla parete su cui era stato appeso lo scudo. «E che valore ha?» chiese a Grace.

«Una vecchia reliquia», s’intromise Remi. «Un pezzo da museo più che altro.»

«Roba storica... Non capisco come qualcuno possa eccitarsi tanto», disse l’agente. Finì di appuntarsi qualcosa e poi si alzò. «Mi farò sentire.»

«Grazie», ribatté Grace, mentre lo accompagnava alla porta. Tornò un attimo dopo.

«Deve scusarci se non siamo stati più chiari con lei fin dall’inizio», disse Remi. «Non sapevamo bene con cosa avessimo a che fare.»

«Se avessi capito che sarebbe andata in questo modo, avrei dato lo scudo al museo insieme agli altri oggetti.» Grace sorrise, piazzandosi le mani sui fianchi. «Suppongo che non vi serva altro, vero? Vorrei tanto tornare alla mia semplice vita agreste.»

Di fronte a quel congedo evidente ma garbato, Sam e Remi si alzarono e lui disse alla moglie: «A me non viene in mente nulla. A te?»

«Nulla.»

Grace li accompagnò fuori. «Se doveste trovare qualcosa, mandatelo al museo. Di emozioni forti, ne ho avute abbastanza per il resto dei miei giorni.»

In macchina, Sam diede a Remi l’indirizzo della parente di Grace. «King’s Lynn. Sono circa quattro ore di macchina, o poco meno. Ci vorrà una giornata.»

«Non so tu, ma la mia agenda è vuota.»

«Guarda caso, anche la mia.» Sam diede un’occhiata all’orologio e avviò il motore. «A quest’ora, Selma dovrebbe essere sveglia. Chiamala. Spero che le foto dello scudo che abbiamo scattato si possano ingrandire.»

Remi inserì le indicazioni stradali nel navigatore e poi chiamò Selma con il vivavoce. «Ci sono stati degli sviluppi. Per prima cosa, stiamo andando a King’s Lynn, quindi ci servirà un posto in cui dormire.»

«Provvedo subito. E la vostra suite al Savoy?»

«La teniamo. Non dovremmo stare via a lungo.» Le diede le informazioni fornite da Grace sulla storia della sua famiglia e sul tesoro di re Giovanni.

«In questo momento, sono più interessato allo scudo di cuoio», disse Sam. «Soprattutto al cerchio metallico al centro. Per caso, le foto che abbiamo scattato durante la nostra prima visita sono utilizzabili?»

«Aspetti che le ripesco.»

Mentre Selma verificava, Remi guardò le immagini che avevano scattato. Una era troppo bruciata per via del flash, l’altra era troppo scura. Com’era già successo la prima volta, la sua attenzione si concentrò sull’intricato nodo celtico inciso al centro dell’umbone. I piccoli simboli simili a rune sui bordi erano sembrati, a prima vista, un’estensione del disegno celtico. Forse, però, era proprio per quel motivo che c’era un disegno intricato al centro: per distogliere l’attenzione dai segni intorno, nascondendo il disco cifrante sotto il naso dell’osservatore. Dopotutto, chi l’avrebbe cercato su uno scudo di cuoio vecchio e malconcio?

«Ho le foto davanti a me», annunciò Selma.

«Fa’ una verifica. Siamo convinti che sia quello il disco cifrante», disse Sam.

Seguì una lunga pausa. Poi Selma disse: «Questo cambia le carte in tavola».

«Purtroppo ora è sparito», proseguì Sam. «È per questo che ti stiamo chiamando. Riesci a ingrandire le foto a sufficienza per leggere i simboli sul bordo?»

«Chiederò a Pete e Wendy di provarci. Sono molto più bravi di me a ingrandire le foto.»

«Grazie. Facci sapere qualcosa il prima possibile.»

 

 

Erano le quattro passate da un pezzo quando attraversarono l’antica porta meridionale di King’s Lynn, da cui si accedeva al centro città. Il sole basso proiettava ombre sulle strade lastricate e i palazzi di svariati secoli prima: era facile immaginare come fosse stata la vita ai tempi in cui quella città era ancora il porto di mare più importante della Gran Bretagna.

Il quartiere in cui viveva Madge Crowley non era estraneo al fascino da Vecchio Mondo. Viveva in una delle case a schiera che, secondo la targa sulla facciata di mattoni, avevano ospitato in origine un priorato benedettino, costruito intorno al 1100. Da un comignolo usciva una voluta di fumo e Remi sperò che significasse che la donna era in casa.

Superarono un’arcata che immetteva in un cortile acciottolato. Sam bussò. Ad aprire fu un donnone con i capelli castani, più o meno della stessa età di Grace, e l’aria incuriosita.

Sam le sorrise. «Stiamo cercando Madge Crowley.»

«Sono io.»

«Ci ha dato il suo indirizzo Grace Herbert-Miller. Ci ha detto che forse avrebbe saputo dirci qualcosa a proposito di una vecchia leggenda di famiglia sul tesoro di re Giovanni.»

La donna restò un momento in silenzio, scrutando la faccia di Sam. E, proprio quando Remi ormai pensava che stesse per congedarli come gli svitati che di certo dovevano apparire, fece un passo indietro e li invitò a entrare con un gesto della mano. «Mi stavo chiedendo quando sarebbe venuto qualcuno a farmi questa domanda.»

Pirati
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