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Il treno della Railforce eruttò un fascio elettromagnetico mentre entrava a Desdemor, abbattendo i droni che Raven aveva lasciato di guardia al portale K. Precipitavano in picchiata lungo il binario, da una parte e dall’altra, fuori uso, mentre il treno sfrecciava velocissimo. Nella cabina l’interfaccia di Anais Six aprì gli occhi dorati e disse: «Non c’è connessione con il Mare di Dati in questo mondo. È stata disabilitata...».

Pareva sorpresa, come se avesse appena messo piede oltre il bordo di un baratro. Su ciascuno dei mondi da cui erano passati si era aperto un link alla versione di se stessa nella corrente dati locale, aggiornandoli e raccogliendo informazioni. Non era abituata a essere confinata in un unico corpo.

Malik si compiacque del suo disagio: era l’occasione buona perché l’equipaggio del treno si rendesse conto che il Guardiano non era onnisciente.

Mentre arrivavano a Desdemor, Malik fu ben attento a mostrarsi assolutamente sicuro di sé. I Motorik che Raven aveva lasciato di guardia all’hotel aprirono il fuoco contro di loro da dietro i tornelli di vidimazione dei biglietti, ma non riuscirono a perforare la superficie corazzata del treno. Voli di missili segugio diedero loro la caccia nelle ombre oblique ma li distrussero tutti, e in un tempo relativamente breve.

Mentre l’eco delle scaramucce si affievoliva, Malik scese sulla banchina. Davanti a lui, truppe armate attraversavano a passo di marcia la stazione. Alle sue spalle, guardinga, l’interfaccia di Anais Six si dispiegò fuori dalla porta del treno.

«Raven non è qui» annunciò.

«Vediamo di assicurarcene» ribatté Malik. Spedì droni e soldati a setacciare la stazione e l’hotel.

«Non è qui» ripeté l’interfaccia in tono piatto. «Dobbiamo trovarlo. Dobbiamo fermarlo prima che...»

«Prima che cosa?» le chiese Malik. «Cosa sta facendo di cui hai così...» (avrebbe voluto dirle «paura» ma si fermò a metà della frase. Un’entità dati simile a un dio non poteva avere paura, giusto?)

«Sta pianificando di distruggere la Rete» rispose l’interfaccia. «È entrato in possesso di un apparato tecnologico che destabilizzerà i portali K.»

«Che intendi dire con “distruggere la Rete”? Vuoi dire tutta? La fine della civiltà così come la conosciamo, tipo il titolo di un film in 3D scadente? E perché mai Raven dovrebbe volere una cosa del genere?»

«Perché io lo avevo reso un dio e ora è tornato a essere soltanto un uomo. Sarà la sua vendetta.» L’interfaccia si chinò accanto a uno dei Motorik abbattuti, uno chef che aveva scambiato il suo sbattitore elettrico per un lanciamissili. Esaminò la zuppa di cervello blu che gli era fuoriuscita dalla testa e i suoi occhi baluginarono, come se stesse cogliendo deboli segnali dalle connessioni elettriche moribonde.

«Raven è partito cinquantasei minuti fa. Si è diretto a sud. Con lui ci sono altri Motorik armati. E anche Zen Starling e il Motorik Nova.»

Malik lasciò una squadra a presidiare l’hotel e il treno da guerra ricominciò a ruggire, il suo riflesso che scivolava lungo la coltre delle pareti a specchio degli alberghi deserti. L’aumento di velocità parve sovreccitare l’interfaccia. Si alzò in piedi e iniziò a camminare su e giù per la cabina, le corna che sfregavano contro il soffitto. «Dammi il controllo del tuo sistema armato» sentenziò e lo prese senza aspettare il permesso di Malik. Droni da combattimento schizzarono fuori dai portelli sul muso del convoglio e guizzarono davanti e sopra di loro, mentre il treno imboccava a tutta velocità il viadotto. Il mare verde si estendeva da un lato e dall’altro e le razze arrivarono lanciando le loro grida, le code barbute che sferzavano i finestrini. Uno dei droni aprì il fuoco, riempiendo l’aria per un istante di brandelli di razza finché Malik non disse: «Non sono quelle bestie il nostro problema, Guardiano. Meglio risparmiare munizioni per qualsiasi cosa ci stia aspettando al termine di questa rotaia».

«Capitano Malik!» chiamò uno degli ufficiali più giovani. Gli schermi che ricoprivano le pareti della carrozza di comando si stavano riempiendo di simboli di allerta rossi.

«Ci sono droni davanti a noi» spiegò l’interfaccia. «Formano uno scudo difensivo intorno all’isola alla fine del binario. Sono un modello obsoleto; li sconfiggerò facilmente.»

«Ma sono di Raven» obiettò Malik. «Non sottovalutarli.» Al suo equipaggio ordinò: «Rinforzate il sistema di sicurezza! Scansione virus!».

Si ritrovarono nel pieno della battaglia. Malik guardò il finestrino e vide il cielo intorno al treno da guerra lanciato a tutta velocità riempirsi improvvisamente di crisantemi. Erano gialli, rossi e color zenzero e ogni singolo fiore era l’esplosione di un missile. La calma distesa del mare diventò a un tratto punteggiata di riflessi roventi, e poi macchiata di spruzzi bianchi quando i residui dei droni distrutti cominciarono a cadere.