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Bette e Bud tornarono a casa subito dopo cena, ma fummo felici di vedere che mezza torta di pesche era rimasta da noi. Alex e Lindsay si immersero nei loro mondi – Facebook e Instagram – mentre io e Megan andammo a lavorare nel nostro studio in mansarda, ora dotato di aria condizionata. Erano quasi le undici, ma eravamo carichi come se la nostra giornata fosse appena iniziata.

«È tutta la sera che voglio farti vedere questa cosa», annunciò Megan battendo freneticamente le dita sui tasti del portatile. «Non sbirciare. Aspetta che abbia aperto tutto.»

Finsi di non osservare lo schermo sopra la sua spalla.

«Okay, adesso puoi guardare. Ma attento, non si tratta di un grosso documento unico. Ho semplicemente tagliato e incollato in un solo file un po’ di roba che avevo scaricato. Il file si chiama UVDSL.»

«Mi arrendo. Cosa vuol dire UVDSL?»

«Una Valanga Di Stronzate Legali.»

«Cavolo, come ho potuto non arrivarci?» risposi in tono sarcastico, ma Megan non mi stava calcolando.

«Vai, da’ un’occhiata.»

Era straordinario.

Il succo era che ventisette Stati avevano approvato leggi palesemente concepite per avvantaggiare The Store. Ah, naturalmente la parola «Store» non compariva mai, ma io e Megan sapevamo bene cosa stava succedendo.

L’assemblea generale del Connecticut aveva approvato quello che veniva chiamato un «atto a favore dei consumatori», con il quale si vietava a qualunque «impresa con sede sul territorio» (in soldoni: qualunque negozio fisico) di «modificare i prezzi della merce per allinearli a quelli delle offerte online prima che sia trascorso un periodo di sette giorni».

Traduzione: se The Store metteva in vendita un trapano Black & Decker a ventinove dollari, il ferramenta locale doveva aspettare sette giorni prima di poterlo vendere a quello stesso prezzo.

A Chicago i consiglieri comunali avevano approvato un decreto «volto a migliorare le condizioni economiche dei nuclei familiari che hanno accesso agli immobili di edilizia residenziale pubblica», che consentiva al comune di dare «tablet e computer gratuiti a tutte le famiglie con redditi inferiori ai ventiquattromila dollari. Nei primi tre mesi, dai suddetti tablet e computer si potrà accedere soltanto a siti web di vendita al dettaglio».

Traduzione: agli abitanti meno abbienti di Chicago sarebbero stati messi in mano computer gratuiti di pessima qualità programmati soltanto per permettere loro di visitare siti sui quali fare acquisti, ovvero supermercati e altri centri commerciali; ma, più di tutto, questa gente avrebbe cliccato sul sito di The Store, comprando ogni genere di cazzata che non poteva permettersi e indebitandosi ancora di più con la carta di credito.

L’elenco di emendamenti, decreti e leggi pro-Store proseguiva all’infinito.

Come prevedibile, il Nebraska aveva varato più decreti a favore di The Store di qualunque altro Stato. Era come se si stesse preparando a essere governato da The Store, un giorno. L’assemblea legislativa di Lincoln aveva approvato norme pericolose per l’ambiente in vista di un futuro in cui i droni avrebbero affollato i cieli al punto che sarebbe stato necessario abbattere milioni di alberi.

Quanto alla Florida, si ipotizzava che presto i cubani si sarebbero riversati a frotte nel Sud dello Stato. Allora perché non approvare una legge che permettesse di corrispondere agli immigrati «temporanei» un salario inferiore a quello minimo? Era esattamente ciò che aveva fatto il Senato di Tallahassee.

Il nuovo condizionatore ci stava dando dentro, eppure il sangue nelle nostre vene continuava a ribollire.

«Mi viene da vomitare», commentai.

«Per dirla con eleganza.» Megan aggiunse che mi avrebbe inoltrato subito il file, e poi suggerì, molto saggiamente, di trascrivere tutto a mano sui cartoncini e di eliminare ogni prova elettronica dai nostri computer.

Davamo per scontato che per The Store fosse più semplice affidarsi allo spionaggio informatico che organizzare un’irruzione in casa nostra allo scopo di sottrarci il documento cartaceo.

(Sì, lo so, mai dare niente per scontato.)

«Quando dico eliminare, intendo eliminare per davvero», disse Megan.

Non era un problema. Uno dei «lavori infernali da freelance» che aveva fatto Megan era stato scrivere un libretto di istruzioni di dieci pagine intitolato Dieci trucchi da hacker alla portata di tutti. Quindi era davvero in grado di ripulire completamente un computer tramite procedure che andavano ben oltre l’inutile CANCELLA CRONOLOGIA usata dalla maggior parte di noi dilettanti.

(Sì, so anche che ripulire completamente un computer è impossibile.)

Prima di buttarmi a capofitto nel file UVDSL, mi dedicai a un mio progetto collegato a The Store. Mi ero imbarcato nell’impresa di raccogliere informazioni sul fondatore di The Store. Si potrebbe pensare che non ci voglia nulla a fare una ricerca su Google e navigare in un mare di risultati su Thomas P. Owens, ma in quel caso le informazioni erano incredibilmente scarse. Owens era nato a Lorain, in Ohio, nel 1939, quindi aveva circa settantotto anni. Viveva in Arizona e possedeva un’altra casa a New York City. Aveva fondato The Store circa vent’anni prima. All’epoca si trattava di un sito semplice e rudimentale attraverso il quale Owens vendeva libri, cancelleria e soprattutto dolciumi d’altri tempi come le caramelline Necco e le Bonomo Turkish Taffy.

L’impresa (che allora si chiamava Il Tuo Store) aveva avuto un tale successo da guadagnarsi un articolo sul Wall Street Journal e uno sul Crain’s New York Business, e nel 1998 Owens aveva venduto The Store a un gruppo di investitori.

E da lì in poi su di lui non si trovava più un tubo di niente.

Le mie dita stavano volando sulla tastiera quando Megan chiese: «Hai letto il file UVDSL?»

«Non ancora. Un momento. Stavo facendo qualche altra ricerca su Thomas P. Owens.»

«Be’, adesso molla tutto e vieni qui, bello mio. Ci resterai secco.»

The Store - Edizione Italiana
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