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E adesso che diavolo dovrei fare?
Se cammino per strada, ho paura che qualcuno potrebbe vedermi. Sono del tutto in paranoia. Anche se sono sicuro che nella mia topaia ci siano delle telecamere di sorveglianza, non riesco a trovarne neanche una. Se non altro, cercandole – in piedi sul letto cigolante, inginocchiato sulla cassettiera rotta – ammazzo un po’ il tempo.
Raggiungo furtivamente l’ufficio di Anne a SoHo. Entrambe le sue assistenti mi informano che la signora Gutman è a Houston per lavoro («Le abbiamo riferito i suoi messaggi»). Sto per tornare verso l’ascensore quando una delle donne aggiunge: «Oh, la signora Gutman ci ha chiesto di darle queste». Mi porge quattro banconote da cinquanta dollari. Potrei fare un bel gruzzoletto, in attesa di Anne Gutman.
Torno all’hotel. Stare in questa camera mi mette addosso una tristezza che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Bere bourbon scadente, mangiare hamburger freddi e guardare quelle galline che bisticciano in tv non è la vita che avevo immaginato. Solitudine? Credo che soltanto i morti siano più soli di me. Non so per certo come sia essere morti, ma per scoprirlo mi manca davvero poco, di questo sono sicuro.
Entro in una di quelle catene di supermercati vicino a Times Square. Walgreens? Duane Reade? CVS? Chi lo sa? Compro un rasoio usa e getta, pastiglie di ibuprofene, schiuma da barba della marca del supermercato e una tavoletta di cioccolato Hershey’s Special Dark formato gigante.
La cassiera è una ragazza ispanica di diciotto anni al massimo. «Come va oggi, signore?»
Ma sono ancora a New York oppure ho battuto i tacchi e sono di nuovo nel Nebraska? (Sì, lo so che dovrebbe essere il Kansas, ma la mia vita è nel Nebraska.)
«Bene. E lei?»
Sta segnando gli acquisti sul registratore a una velocità impressionante. Totale: undici dollari e quarantasette, e «Certo che voglio fare una donazione di un dollaro al Fondo per i Bambini Diabetici». La ragazza mi dà qualche banconota e qualche moneta di resto. Una volta fuori, faccio per infilarmi i soldi in tasca e mi accorgo che, in mezzo alle banconote, c’è anche un biglietto da visita. È completamente bianco, fatta eccezione per una frase scritta a mano: CONTROLLA GLI SMS.
Torno di corsa dentro il negozio. La ragazza dietro il banco non c’è più. Mi piazzo davanti a uno scaffale d’angolo pieno di creme idratanti.
Vado sui messaggi più in fretta che posso. In quei pochi secondi penso che potrebbe essere Anne, o persino Megan o qualche gorilla di The Store o...
Ehi, J, controlla la pagina del Book Store. Grande!
Le mie dita sudate si muovono più rapide che mai. Vado su Google, e da Google arrivo alla pagina di The Store. Appena sotto i maledetti banner che pubblicizzano fornetti elettrici, Lego e costumi da bagno per taglie forti c’è scritto:
IL LIBRO CHE TUTTI STAVANO ASPETTANDO...
2020
IL BESTSELLER CHE SVELERÀ AL MONDO
I SEGRETI DI THE STORE