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«Ehi, guardate!» esclamò Alex indicando dal lato opposto della strada.
Speravo in qualcosa di interessante, e immagino che per lui lo fosse: aveva visto l’Army and Navy Store.
«Andiamo a dare un’occhiata», dissi.
La strada era deserta, così i ragazzi la attraversarono di corsa e ci aspettarono fuori dal negozio.
Prima ancora di vederla, la sentimmo: un’auto della polizia con le sirene spiegate e i lampeggianti accesi accostò davanti a noi. Dalla volante scese un agente paffuto con la faccia rossa e un sorrisino appena accennato. «Mr Brandeis, giusto?» Come tutti gli abitanti di New Burg, ci teneva a mostrarsi come la gentilezza fatta persona.
«Ehm... sì.»
«Buongiorno anche a lei, Mrs Brandeis», disse, sollevando un cappello immaginario.
«Buongiorno», rispose sottovoce Megan.
«Sapete di avere appena infranto la legge?»
«Davvero?» chiese Megan.
«Qui da noi attraversare la strada fuori dalle strisce è reato.»
Sta scherzando, avrei voluto dirgli. Ma, nonostante il tono gentile, era serissimo.
«Ecco, non c’erano macchine, quindi abbiamo pensato...» Capii subito che provare a difendermi era stata un’idea stupida.
«Mr Brandeis, la legge è legge. Le regole sono regole.» Annuii, ma l’agente non aveva ancora finito. «Attraversare fuori dalle strisce è illegale.»
Guardai mia moglie e vidi la paura nei suoi occhi.
«Forse a New York City delle leggi ve ne invischiate.» (Non mi sembrava un buon momento per fargli notare che il verbo corretto era «infischiarsene».) «Ma qui a New Burg, se non rispettate le regole... ecco, è illegale.»
«Ma... noi...»
«Non c’è problema, Mr Brandeis. Questa conversazione è stata soltanto un... avvertimento. Benvenuti a New Burg.» Sollevò di nuovo il cappello immaginario, salì sulla volante e sfrecciò via.
Restammo lì senza dire niente per una manciata di secondi, fingendo di guardare i bomber e i pantaloni verde militare con i tasconi nella vetrina del negozio. Poi mia figlia si voltò per abbracciarmi. Mi strinse così forte che sentii le sue lacrime bagnarmi il petto.
Fu suo fratello, però, a parlare per primo. «Abbiamo paura, papà. Questa storia non è divertente. Non è divertente neanche un po’.»
Erano troppo grandi perché potessimo rifilare loro le tipiche balle da genitori. Non potevo dire: Oh, su, non c’è motivo di aver paura. Non potevo dire: Non è divertente? E come la mettiamo con quel pazzo con il cappellino da baseball? E questo vecchio poliziotto fulminato sembrava il personaggio di un film. Non c’è nulla di cui avere paura. Quindi dissi: «Vi capisco. Anch’io ho paura».
Anche Alex mi abbracciò.
Megan venne verso di me e mi accarezzò la guancia. «Tutti abbiamo paura.»
Mia moglie, signore e signori. Una donna intelligente e meravigliosa.