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Quel lunedì mattina nella sala del briefing regnava un'atmosfera rilassata; tutti i presenti se ne stavano comodamente seduti, parlando dei luoghi dove sarebbero andati in vacanza. L'agente Rennie, abbronzato e compiaciuto, offriva ai presenti dei panini al bacon avvolti in carta stagnola, che appena aperta rilasciava nella stanza un pungente aroma. «Non dica che non faccio mai niente di buono per lei», disse Rennie mettendogliene uno sotto il naso; ma lo stomaco di Logan reagì con sussulti premonitori di probabili conati di vomito. «Bleah... toglimi quel fottutissimo panino da sotto gli occhi!».

L'agente si sedette al suo fianco. «Non mi dica che non ha ancora perso il pallino dell'alimentazione vegetariana!».

«No, e sai cosa puoi fare col tuo panino al bacon? Te lo puoi infilare nel cu...».

La porta si aprì e tutti tacquero, sedendosi composti sulle sedie. Solo che sulla soglia non c'era Finnie; aggiustandosi il reggiseno con una mano e con una busta di plastica dei supermercati Tesco nell'altra, c'era la Steel. Si fermò, e guardò tutti i presenti. «Non mi dite che non è ancora arrivato!», sbottò.

Dopo che ebbe finito di sistemarsi gli indumenti intimi, il commissario Steel andò a sedersi a fianco di Rennie. L'agente le sorrise e le offrì il panino appena rifiutato da Logan. «Ne ho preso uno in più, per lei».

Lei lo prese senza rispondere, gli diede un bel morso e cominciò a masticare, con un'espressione torva.

Rennie la guardò per un attimo e poi disse: «Si figuri, non c'è di che!».

«Oh, piantala di fare l'offeso!»; le parole della Steel erano attutite dalla bocca piena. «Ci vorrà ancora molto? Ho un appuntamento con uno stupratore di nome Norman!».

«Quando ero in Thailandia...», cominciò Rennie.

Con la mano sinistra il commissario Steel imitò la bocca di un pupazzetto. «Bla, bla, bla, eccomi a voi; sono l'agente Rennie, e sono stato in vacanza nel lontano e misterioso Oriente con i Gary Glitter ( Gary Glitter (vero nome Paul Francis Gadd) è stato una rock star inglese dal passato burrascoso, culminato in condanne per pedofilia in diversi paesi del mondo .) Tour».

«Signora, quella battuta non è per niente spiritosa».

«Sì che lo è. Vero, Laz?».

Logan scosse la testa. «Non ha sentito? Rennie si è trovato una morosa maggiorenne. Circa venti anni più di lui».

«Chi è, sua mamma?».

Rennie fece una smorfia. «Questa è l'ultima volta che vi offro panini al bacon, brutti e ingrati bastardi che non siete altro».

Ma Logan e la Steel non avevano alcuna intenzione di mollare. «E dimmi, questa tua morosa ti prepara anche lo spuntino da portarti al lavoro? E ti dice di non fermarti per strada a parlare con gente che non conosci?»

«Siamo sempli...».

«Ti legge una favola quando ti mette a letto?»

«Noi...».

«Scommetto che quando fai il cattivello ti sculaccia, eh?».

A queste parole Rennie, che aveva cominciato ad arrossire alle sarcastiche battute degli altri due, divenne paonazzo.

«Lo sculaccia!», rise la Steel, sputacchiando briciole di pane. «Oh, ma sei proprio un pervertito!». Ma cinque minuti dopo si era stancata di prendere in giro il povero Rennie e chiese al sergente Pirie, dall'altra parte della stanza: «Ehi, Pirie, dov'è il tuo signore e padrone?».

Il tirapiedi di Finnie diede un'occhiata all'orologio. «Avrebbe dovuto essere qui», rispose.

«So benissimo che avrebbe dovuto essere già qui; ma quello che voglio sapere è dov'è?»

«Ehm...».

«Ho capito», rispose lei alzandosi e portandosi davanti a tutti. «Allora gente, il tempo passa e noi invecchiamo; e quindi daremo il via al briefing. Tutti coloro che sono impegnati in un caso in corso, in piedi!».

Tutti seduti.

«La zia Roberta vi ordina di alzarvi, fannulloni!».

Con riluttanza alcuni di loro si alzarono.

«Così va meglio», reagì la Steel, incrociando le braccia. «Bene, se qualcuno di voi vede un suo superiore che è impegnato nello stesso caso, rimetta pure le chiappe sulla sedia».

Adesso rimasero in piedi una mezza dozzina tra agenti e sergenti. Ognuno di loro, su richiesta del commissario, ricapitolò le informazioni principali del caso che stava seguendo, aggiornò sullo stato delle indagini e sulle probabilità di portarle a buon fine. Fino a quando rimase in piedi solo il sergente Pirie.

Lo spilungone si passò una mano tra i capelli rossicci, si aggiustò la giacca del vestito e aggiornò i presenti sull'Operazione Edipo. Il proiettore delle diapositive era già stato preparato per il commissario capo Finnie e Pirie cominciò dall'inizio: la faccia sfregiata della prima vittima riempì lo schermo. «Tolek Dobrowski, ventitré anni, elettricista, originario di Gdansk».

La Steel fece una palla della stagnola che aveva avvolto il suo panino al bacon e la lanciò a Pirie. «Non star li a menarcela, queste sono cose che sappiamo già. Dicci quello che non sappiamo».

Pirie arrossì, colorando lo spazio tra le lentiggini. «Bene...»; diede un'occhiata rapida ai suoi appunti. «Il...

ecco qua. L'unico dato comune a tutte le vittime è la loro nazionalità; sono tutte polacche, con l'eccezione di Simon McLeod. E nessuna di loro vuol parlare dell'accaduto o del perché di tanta violenza». Si girò e indicò lo schermo, sul quale era ancora visibile la faccia della prima vittima. «Qualcuno ti fa un regalo del genere e tu non dici niente alla polizia? Strano, non vi pare?».

La Steel sbuffò. «Hanno paura, idiota. Cosa credi che gli farebbe il nostro accecatore fantasma se venisse a sapere che hanno cantato? Gli manderebbe una torta a casa? Vai avanti!».

«Sì, ecco...».

Rennie alzò una mano. «Questo accecatore... perché lo chiamiamo Edipo?».

Pirie s'irrigidì e guardò storto colui che lo aveva interrotto.

«Se fossi stato attento, agente Rennie, sapresti perché: dunque, dicevo...».

«Perché vede, sergente, Edipo si accecò da solo, dopo aver scoperto di aver ucciso suo padre, e che la donna che aveva sposato era in realtà sua madre. Edipo non accecò nessun altro».

«E Rennie sa tutto ciò che c'è da sapere sullo scoparsi la mamma», commentò la Steel.

Risata generale.

Il giovane agente arrossì. «In effetti Cornovaglia è un nome più idoneo, il duca di Cornovaglia è il personaggio che acceca il conte di Gloucester in Re Lear. Sergente, non mi dica che non conosce le opere di Shakespeare?».

Pirie si limitò a guardarlo intensamente. «Agente Rennie, ti conviene star zitto. A meno che tu non sia in grado di apportare un commento costruttivo a questa investigazione».

Rennie abbassò la mano e il tirapiedi di Finnie continuò. «Qualcuno di voi ha qualche altra cretinata da aggiungere?». Silenzio, totale e assoluto. «Bene. In seguito all'aggressione subìta dal commissario Steel e dal sergente McRae venerdì scorso, il dottor Goulding ha aggiornato il profilo della persona che cerchiamo.

Ne ho qui delle copie e voglio che ognuno di voi ne prenda una e la legga. Il dottor Goulding crede che adesso dovremmo cercare due uomini», i loro identikit apparvero sullo schermo. «È probabile che li abbiate già visti sui manifesti in città, ma vorrei che teneste presente che molto probabilmente non sono esatti. Non si offenda il sergente McRae, ma la sua fonte non è tra le più affidabili. Questi manifesti sono stati affissi venerdì sera e non abbiamo ancora avuto alcun contatto. Quindi non contate troppo su queste ricostruzioni computerizzate; l'oggetto delle nostre ricerche sono due uomini, tra i venticinque e i trent'anni. È probabile che uno di loro sia più grande dell'altro e forse soffre di qualche deficit mentale».

Queste parole diedero lo spunto alla Steel per un'altra spiritosaggine sull'agente Rennie.

Pirie continuò, ignorando la risata dei presenti. «Cominceremo a indirizzare le nostre ricerche verso elementi che fanno parte di programmi di cura nella comunità, e cercheremo di scoprire se qualcuno di recente si sia associato con un uomo più grande di lui», mentre parlava mise insieme i suoi appunti. «Mi aspettavo che la comunità polacca di Aberdeen si facesse avanti con informazioni, visto che le vittime sono quasi tutte polacche; ma sono giunto alla conclusione che da loro dobbiamo aspettarci ben poco, se non addirittura niente; infatti sono convinto che non parlerebbero neanche se sapessero qualcosa. Là fuori le bocche sono tutte cucite. Quando interrogherete qualcuno di loro tenete sempre presente questo fatto; questa gente non si fida di noi».

Il commissario Steel aspettò la conclusione del sergente Pirie, e poi assegnò ai presenti le mansioni per la giornata. «Un'ultima cosa», aggiunse prima che tutti uscissero dalla stanza. «Il linguaggio usato in questo dipartimento fa proprio schifo al cazzo, e intendo porvi fine». Prese la busta di plastica che aveva lasciato per terra e ne tirò fuori una grossa scatola di latta di caramelle Quality Street; un eccitato mormorio sí levò tra i presenti.

«Non fatevi illusioni, le ho già mangiate tutte io». Posò la scatola sulla scrivania e si rivolse ai presenti con toni dolci, come una maestra d'asilo con i suoi bambini. «Questa è la nostra scatola delle multe, vedete quanto è bella? E ogni volta che uno di voi brutti bastardi dice una parolaccia, dovrà metterci dentro dei soldi».

Un lamento generale.

«Piantatela. Dicevo, quando sarà piena, i soldi verranno dati a qualche opera pia; oppure la porteremo al bar e ci ubriacheremo». Piegò la busta di plastica e se la mise in tasca. «Ah, dimenticavo; da quando hanno cavato gli occhi a suo fratello, sembra che quel verme di Colin McLeod, armato di martello, abbia cominciato a far visita ad alcuni degli elementi che popolano le fogne della città. Ieri sera è toccato a Harry Jordan - rotule frantumate, ed era il sesto. Sono d'accordo con voi: spacciatori e sacchi di merda come loro non sono persone meritevoli della nostra pietà; ma questo non vuole dire che quell'essere abbietto di Colin possa andare in giro a rompere ginocchia a martellate. Quindi, mi raccomando... occhi e orecchie ben aperti, intesi?».

Fece una pausa e li guardò tutti, per vedere se c'era qualche domanda. Niente. «Ok, abbiamo finito; solo un coro veloce di: "Qui non si fanno stronzate!" e poi uscite e andate ad acciuffare qualche malvivente. Tanto per cambiare».

Alle otto e mezza Logan stava telefonando all'ospedale, chiedendo informazioni su Kevin Murray, l'uomo al quale qualcuno aveva tagliato il naso lo scorso venerdì sera. A quanto pareva glielo avevano ricucito, lo avevano imbottito di antidolorifici e il giorno dopo lo avevano rimandato a casa.

Dei quattro incappucciati che lo avevano aggredito, nessuna traccia. «Quasi ogni fine settimana quelle strade diventano una giungla», disse l'addetto al controllo delle telecamere di sorveglianza a circuito chiuso; stava mangiando una fetta di torta e riempiendosi la camicia di briciole. «Abbiamo quattro individui sul nastro, ma non c'è alcun modo di arrivare a un'identificazione». Selezionò lo spezzone e lo proiettò su uno dei monitor che dominavano la parete di fronte al banco di controllo. «Vedi? Non guardano mai la telecamera. Sempre con il viso nascosto».

Logan prese una fetta di torta; era alla noce di cocco. «Parlavano con un forte accento di Manchester. Vi aiuta?»

«No». L'addetto alla sorveglianza fece avanzare un po' il nastro e Logan osservò Kevin Murray che cadeva a terra in una pozza di sangue. Poi si vide Nasone che ballonzolava davanti a Logan, poco prima che lui e i suoi tre scagnozzi se la dessero a gambe. L'immagine sul monitor s'inclinò, seguendoli; poi passò a quella di un'altra telecamera e poi a un'altra...

E poi i quattro sparirono in una delle stradine laterali di George Street. Svaniti, ingoiati dalle ombre e dal granito.

Logan mandò giù l'ultimo boccone di torta. «E io che credevo che in Gran Bretagna ci fosse il maggior numero di telecamere a circuito chiuso per abitanti che nel resto del mondo!».

«Non cominciare anche tu a rendermi difficile la vita!», replicò l'addetto alla sorveglianza. «C'è già mia moglie che se ne occupa». Indicò una pila di videocassette su un tavolino. «Lì ci sono circa quaranta ore di coltellate e di risse associate allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le vuoi?».

Logan gli diede una pacca sulla spalla, lo ringraziò per la fetta di torta e disse che ci avrebbe pensato.

Il commissario Steel era in ufficio, con piedi e tazza di caffè sulla scrivania quando cominciò ad armeggiare con tette e reggiseno. Logan si sistemò su un'altra sedia; l'unica il cui sedile non sembrava macchiato di piscio. «È un'impressione mia», chiese «o Pirie è davvero una gran testa di cazzo?»

«Sì», rispose il commissario, continuando a sistemarsi il reggiseno. «Ma le pare? Credere a tutte quelle balle? "Il profilo indica questo, il profilo indica quest'altro". Che idiota!». Sulla scrivania della Steel c'erano due identikit dei ricercati; Logan li prese e li esaminò. «Sappiamo che Edipo non è tra i venti e i trent'anni; Rory lo ha visto, e aveva i capelli grigi. E poi uno dovrebbe proprio essere fuori di testa per attaccare Simon McLeod!».

«Magari un aspirante suicida...». Era riuscita a infilarsi entrambe le mani nella camicetta.

«Ma cosa sta facendo?»

«Il chewing-gum alla nicotina... mi è caduto nella scollatura». Logan guardò ancora l'immagine del più anziano dei due. Capelli grigi corti, mascella scolpita, occhi severi... «Non le ricorda nessuno?».

La Steel gliela tolse di mano e la osservò ben bene, mentre continuava a rovistare tra tette e reggiseno.

«No». Gliela restituì. «Ieri sera io e Susan abbiamo guardato uno di quei DVD: Indiana Jane e il Tempio dei Dildo; stupendo. Non mi dispiacerebbe se quell'Indiana Jane venisse a saccheggiare il mio tempio proibito...». Si alzò e cominciò a tirar fuori la camicetta dai pantaloni.

«Commissario, guardi che se comincia a spogliarsi, me ne vado». «Non illuderti...». Si mosse contorcendosi fino a quando un piccolo rettangolo di chewing-gum cadde sulla moquette. «Aha! Sapevo che era lì! »; si chinò per raccoglierlo.

«E se Rory ci avesse mentito?», chiese Logan.

«Non credo», rispose lei, ripulendo la gomma prima di mettersela in bocca. «A quel piccolo pezzo di merda piacciono solo le bambine».

«No, intendevo ben altro: se questo non fosse l'uomo che ci ha aggrediti alla casa di Primrosehill Drive?

Rory non era molto disposto ad aiutarci con la loro identificazione, si ricorda? Evidentemente aveva paura di quello che l'aggressore avrebbe potuto fargli se fosse venuto a sapere che ci aveva dato una mano. Se Rory avesse deliberatamente alterato la loro descrizione, in modo da tenersi fuori dai guai?»

«Se quel bastardo ci ha presi in giro lo ammazzo!».

«Questo potrebbe spiegare come mai nessuno li ha riconosciuti dagli identikit che abbiamo attaccato in tutta Aberdeen, non le pare?».

La Steel afferrò la giacca e si infilò la camicetta nei pantaloni. «E allora andiamo a fare una visitina al nostro signor Simpson. Quello stronzo dovrebbe essere ancora in una delle nostre celle».

«Intanto cominci con il mettere una sterlina e cinquanta pence nella scatola delle multe».

«Assolutamente no».

«E invece sì. Un "pezzo di merda", un "bastardo" e uno "stronzo". A cinquanta pence l'una fa una sterlina e cinquanta».

Il commissario aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse; guardò Logan accigliata. «Sei proprio un...».

S'interruppe. «Aspetta! Ma tu hai chiamato Pirie "testa di cazzo! "».

Logan si sentì incastrato.

Giù nelle celle del seminterrato le grida di qualcuno echeggiavano lungo il corridoio. «SONO UNA VITTIMA DEI MALTRATTAMENTI DELLA POLIZIA! AIUTO! CHIAMATE UN

AVVOCATO! BASTARDI! AIUTO!».

La Steel si fermò sulle scale del seminterrato. «Credi sia il caso di tornare quando tutto questo casino sarà finito?»

«Vuole che ci vada io?», chiese Logan, con una mano sulla maniglia della porta del corridoio celle.

«Sì, per fare in modo che sia tutto merito tuo? Neanche per sogno!». Lo spinse da parte e si avviò lungo il corridoio, grigio e deprimente.

«POLIZIA, BRUTALITÀ!».

Un agente della Carceraria sostava nel corridoio, digrignando i denti.

«E allora?», l'interpellò la Steel. «Avete ricominciato a picchiare i nostri ospiti? Quante volte ve lo devo dire che questo spetta a noi del CID?»

«FOTTUTISSIMI AGENTI DI MERDA!».

L'agente lanciò un'occhiata malefica alla cella numero sei. «Urla perché ha trovato un pelo pubico nel suo tè, o almeno così dice. Quello stronzo dovrebbe considerarsi fortunato che gli diamo da mangiare! La prossima volta che lo portano qui gli farò una scorreggia sul piatto».

«Allora, Gran Chef de Cuisine, in quale cella avete messo Rory Simpson?»

«Non è...».

«CONOSCO I MIEI DIRITTI!».

La guardia carceraria picchiò con una mano sulla porta della cella. «PIANTALA!»; ci fu un attimo di benedetto silenzio. «Rory Simpson era qui da venerdì pomeriggio, quindi stamattina è stato uno dei primi a comparire di fronte al magistrato. È stato rilasciato, su cauzione; l'udienza è tra tre settimane».

«Oh, mer...»; la Steel si riprese in tempo. «Volevo dire, che peccato!». Fece un rapido dietrofront e tornò verso la porta posteriore. «Rory è un abitudinario», disse a Logan. «Dal tribunale sarà andato direttamente a casa, fermandosi solo per comprare una bottiglia di cognac e un pacchetto di biscotti farciti alla crema, per godersi il rilascio. Lo beccheremo lì. No problem».

Si sbagliava.

Il collezionista di occhi
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