37
Alle sei e un quarto, come sempre, la sveglia squillò; e, com'era solito fare, Logan la spense con una manata. Dopodiché si girò dall'altra parte e tornò a rannicchiarsi sotto il piumone. Era sabato; e di un sabato fuori servizio andava goduto ogni secondo. Si alzò dal letto solo quando fu costretto dal mal di testa e da una vescica piena all'inverosimile. La sera prima lui, Finnie e Pirie si erano scolati la bottiglia di champagne e poi erano andati al ristorante indiano Luce del Bengala, dove avevano degustato gamberoni alla jalfrezi e quattro pinte di birra Cobra. Poi, al Filthy McNasties, due pinte di Stella Artois. Poi al The Bells: altre due pinte, più un whisky... e cosa fosse accaduto dopo era solo un vago ricordo.
Dove erano andati a finire? All'Howff? O forse al Grill? Molto probabilmente in entrambi i locali. Logan sapeva solo di avere un paio di enormi rinoceronti che, al suono di altissima musica rap, facevano acrobazie con i pattini a rotelle all'interno della sua testa. E lo stomaco stava anche peggio.
Dopo aver ingerito due aspirine, un intero cartone di succo d'arancia, del paracetamolo, e dopo aver rovistato inutilmente nel frigorifero, Logan uscì di casa e si diresse verso l'Archibald Simpson, per fare colazione.
Il pub era quasi vuoto, solo un paio di vecchietti, per la loro pinta del sabato mattina. Logan ordinò un fritto misto per vegetariani e un enorme tazza di tè.
Stava ripulendo le ultime tracce di tuorlo d'uovo dal piatto con un pezzo di salsiccia vegetale quando l'agente Karim andò a sedersi al suo tavolo.
«Cristo... si muore dal caldo lì fuori».
Era in borghese, quindi Logan non gli disse di togliersi dai piedi. «Shopping?», gli chiese.
Karim fece una smorfia. «Sì... regalo di nozze per la sorella di mia moglie. "Ascolta", mi fa lei, "perché non ti fai un giretto per i negozi quando smonti dal turno di notte?"», sospirò. «Un consiglio, sergente: non si sposi! Quando l'ho fatto, credevo di aver trovato qualcuno da amare e da proteggere, mentre mia moglie è convinta di aver trovato un tassista, una banca privata e un fattorino tuttofare». Sollevò un sacchetto di plastica dei grandi magazzini John Lewis da terra e lo posò sul tavolino. «Per favore, me lo tenga d'occhio mentre vado a pisciare!».
Logan pensò di dare una sbirciatina nel sacchetto, ma invece tirò fuori il cellulare, lo aprì e chiamò Samantha. Lo fece squillare per un po', e poi sentì una voce assonnata: «Emmm?»
«Ti ho svegliata?»
«Wwvvmmm?». Sbadiglio. «Che ore so... oh, Cristo...».
«Scusa, se vuoi ti richiamo più tardi e...».
«No... è che dovrei essere al laboratorio tra venticinque
sono tornata a casa alle tre... Urrggghhh, la sambuca...», un altro sbadiglio, «dov'eri ieri sera?»
«Uscita di gruppo, con Finnie e Pirie. Facciamo qualcosa stasera? Oggi sono libero e pensavo...».
«Va bene... oh Cristo, com'è tardi!». E riattaccò.
Karim tornò al tavolo, con due tazze di caffè. «Dalla sua faccia direi che ne ha bisogno», disse mettendone una davanti a Logan. «Grazie».
L'agente si lasciò andare sulla sedia. «Dio che serata, ieri! Quando chiudono i pub quella fottutissima Union Street diventa peggio di Beirut!». Fu preso da un brivido, poi inzuppò un biscotto nel suo caffè. «Ah, e a proposito, un consiglio: se vede avvicinarsi il commissario Steel, se la dia a gambe, è di un umore bestiale.
Sa, quel tizio che la Steel stava cercando? È saltato fuori ieri sera. Qualcuno gli ha fratturato la mascella, e rotto braccia e gambe».
Logan posò la tazza sul piattino, ringraziò l'agente Karim e si diresse di corsa verso la Centrale.
Il sergente Eric Mitchell stava leggendo l'«Aberdeen Examiner» di quella mattina, con i gomiti appoggiati al banco della reception.
Con una biro stava disegnando i baffi alle fotografie sul giornale. Ma per quanto inchiostro usasse, non sarebbe mai riuscito a disegnare un paio di baffi simile a quella cosa pelosa che ricopriva il suo labbro superiore, baffi che avrebbero fatto impallidire persino Iosif Vissarianovic Stalin.
Mitchell alzò lo sguardo vedendo Logan che gli si fermava davanti affannato.
«Mi sbaglio o sei fuori servizio?», gli chiese.
Logan si aggrappò al bordo della reception e cercò di sopperire alla mancanza di ossigeno. «Io... ah...
devo...».
«Logan, da dove vieni così di corsa... Inverness?»
«Dall'Ar... dall'Archibald...».
«Ma se è appena dietro l'angolo! Cristo, sei fuori forma, di brutto!». «Karim mi ha appena detto che... Rory Simpson è stato preso... ieri sera».
Mitchell lo guardò senza parlare, perplesso.
Logan ci riprovò. «Un uomo, vittima di un pestaggio. Braccia e gambe rotte».
Mitchell tirò fuori il registro e ne sfogliò alcune pagine. «No... da quando Rory Simpson si è reso uccel di bosco nessuno lo ha visto». Quello stronzo di Karim lo aveva preso in giro.
«Non abbiamo il tuo Simpson in custodia», stava intanto dicendo Eric Mitchell, carezzandosi i baffoni con un dito, «ma abbiamo un certo Duane Cowie. Abbiamo ricevuto una telefonata anonima da un pub; qualcuno ha visto un uomo che veniva aggredito, giù dalle parti di Kings Links, verso la spiaggia. Alfa Sedici lo ha trovato a circa duecento metri dal benzinaio».
«Duane Cowie? Chi diavolo è Duane Cowie?»
«Non ne ho la più pallida idea», rispose Mitchell, mentre inseriva dei dati al computer sotto il bancone.
«Aspetta... qui dice che il commissario Steel aveva emesso un ordine di ricerca per lui, qualcosa a proposito di una polacca stuprata in un film pomo».
«Merda! Sapevo che era troppo bello per poter essere vero!». «Già... e sono sicuro che anche Duane Cowie la pensi come te». Riprese a vandalizzare il quotidiano. «E parlando della Steel... ha lasciato detto che avrebbe voluto parlarti, quando saresti arrivato».
«E io non sono arrivato, tu non mi hai visto»; si girò e fece per andarsene, ma si fermò e tornò al banco.
«Come sono le quote per quel nuovo posto di commissario?».
Il sergente Mitchell sorrise. «Avresti dovuto scommettere su di te quando ti davano a diciotto, come ha fatto il commissario Steel. E parlando del diavolo...».
Una porta laterale si aprì con violenza e la Steel marciò nella stanza; aveva uno sguardo di fuoco che avrebbe bucato persino il vecchio pavimento. «Dove diavolo sei stato?», chiese a Logan.
Logan cercò di sgusciare verso l'uscita. «Oggi non sono in servizio; sono venuto solo per...».
«Nel mio ufficio. SUBITO!».
La Steel si lasciò cadere sulla sedia dietro la sua scrivania e guardò storto Logan. «Tutta colpa tua».
«Cosa? Come può essere col...».
«Non interrompermi. Ieri te ne sei andato chissà dove e io ho dovuto portarmi dietro il fottutissimo e barbutissimo sergente Beattie, ecco com'è colpa tua! I continenti si muovono sulla crosta terrestre più rapidamente di quell'imbecille di un grassone. E Duane Cowie se l'è data a gambe».
«Sì, ma Eric Mitchell mi ha appena det...».
«McRae, qual è la parte di "non interrompermi" che non hai capito?».
Logan si cucì la bocca.
«Se tu fossi stato qui, il fottutissimo Duane Cowie non sarebbe riuscito a scappare, qualcuno non lo avrebbe pestato fino a fargli uscire la merda dalle orecchie e adesso io avrei un'altra fottutissima persona sospetta da interrogare!». Tirò fuori una cartella dalla sua vaschetta della posta e gliela buttò davanti.
«Leggila».
La cartella conteneva la trascrizione dell'interrogatorio di Allan Rait, l'altro stupratore con la maschera di cane. Presenti: il commissario Steel e il sergente Beattie. «E questo fa una sterlina e cinquanta.
"Fottutissimo" è una parolaccia».
«No, fottutissimamente no».
Stando alla deposizione di Allan Rait, Krystka Gorzalkowska stava interpretando la parte di una donna che veniva stuprata; non c'era stato alcuno stupro. Era tutta una messa in scena, la magia del cinema. Logan rimise la deposizione nella cartella. «Cosa dice Krystka?»
«Cosa diavolo credi che dica? Non dice un tubo di niente! È come porre domande a Marcel Marceau». La Steel si lasciò sprofondare nella sedia. «Se quella poveraccia sporgesse denuncia io li inchioderei, ma, per come stanno le cose, ci ritroviamo con un pugno di mer... mosche».
Rimase in silenzio per un po', tambureggiandosi la fronte con le dita, poi chiese: «Quella società che la dava a noleggio?» «La Kostchey International Holdings Limited?», rispose Logan. «Sì, loro... sei riuscito a trovarne l'indirizzo?»
«Ehm...», Logan tirò fuori il cellulare e controllò se vi fosse qualche messaggio da parte di Zander Clark, niente. «No», rispose. «Logan, da questo momento il tuo nome è sul mio libraccio nero». «Ma non è giusto!», rispose Logan indignato.
«Sì, piangi pure. La vita è ingiusta».
«E comunque oggi è la mia giornata libera, sa?»
«Ti piacerebbe sapere cosa fare per essere cancellato dal mio libraccio nero?»; tirò fuori il bicchiere di plastica e glielo mise davanti.
«Oh no! Non ricominciamo con lo sperma!», si lamentò Logan. «E invece sì, proprio con lo sperma. Ne hai a milioni, di quegli stronzetti, non sentirai la mancanza di un paio di cucchiai». «Cucchiai?»
«E non fare il melodrammatico». S'infilò una mano sotto la camicetta e cominciò ad armeggiare con le bretelline del reggiseno. «Susan è diventata un incubo. Adesso vuole usare tutti i nostri risparmi e vendere la mia auto per pagarsi la fecondazione artificiale negli Sati Uniti».
«Non mi sembra poi un'idea tanto catti...».
«Se per me non va bene lo sperma di Rennie, perché diavolo dovrei contentarmi di quello di qualche segaiolo americano?». Silenzio imbarazzante, palpabile.
Logan si alzò. «Be'... io vado. Sa com'è, giornata libera...».
«Aspetta! Cos'altro sappiamo su quel baraccone della Kostchey International?».
Spallucce. «Niente».
«E quel numero di cellulare che ci ha dato Gary, il subacqueo dei WC?»
«Era il numero di una scheda prepagata. Niente di rintracciabile». La Steel continuava ad armeggiare con le bretelline del reggiseno. «Cosa hanno detto quelli della polizia polacca?»
«Cosa?»
«Ti avevo chiesto di contattarli! Ma te ne sei dimenticato, vero?» «Cioè... l'ufficiale di collegamento con la polizia polacca è il commissario McPherson, che è ancora assente per malattia e...».
La Steel parlò molto lentamente e molto chiaramente. «E a te non è saltato in mente di chiamarli, vero?»
«A dire il vero, io...».
«Logan, da queste parti corre voce che tu sei un sergente del CID! Usa la tua iniziativa!».
«Ma se Krystka Gorzalkowska non sporge denuncia, come faremo
a...».
«Ah, ma allora sei duro! Logan, metà delle ragazze importate dalla Kostchey comecavolosichiama vengono da Diosadovelandia; giungono qui illegalmente, nella miglior tradizione del traffico di esseri umani. Adesso, diciamo che Aberdeen non è esattamente la Hollywood dei pornofilm vero? Quindi, secondo te, che fine fanno quelle povere stronze che non finiscono davanti a una macchina da presa?». Picchiò sulla scrivania con un indice. «Le parole "sfruttamento della prostituzione" ti ricordano qualcosa? O non ne hai mai sentito parlare?».
Logan stava per aprir bocca, ma la Steel lo anticipò. «E prima che tu dica qualcosa, voglio che tu li chiami, perché te l'ho detto io, ok? Tu scimmia, io suono l'organetto... se ancora non te ne fossi reso conto».
Silenzio.
«E adesso vattene dal mio ufficio».
L'ufficio del commissario McPherson era un insieme disordinato di archivi, contenitori di tramezzini, e di pezzettini di carta sparsi dappertutto. Tazze di caffè ovunque, nelle quali i rimasugli di un liquido scuro stavano sviluppando proprie forme di vita, grazie al calore dei termosifoni, accesi al massimo. L'intera stanza era impregnata di un odore di muffa e di stantio.
Logan tolse una vecchia copia dell'«Aberdeen Examiner» dalla sedia dietro la scrivania e vi si sedette, molto cautamente, osservando il lavoro arretrato che si era ammucchiato sul tavolo di McPherson, oltre alla miriade di post-it. Il numero dell'ufficiale della polizia polacca doveva essere da qualche parte, anche se Logan non se la sentiva di toccare qualcosa su quella scrivania.
Nel primo cassetto che aprì c'era una mezza barretta di Mars e un mucchio di vecchie ricevute fiscali.
Cassetto successivo: blocco notes, graffette, penne, centinaia di biglietti da visita. Aprì l'ultimo cassetto; avrebbe dovuto contenere cartelle, ma a quanto pare McPherson lo usava come archivio-pattumiera. In cima al mucchio delle scartoffie nel cassetto c'era la stessa circolare che Logan aveva visto sulla scrivania della Steel: quella a proposito del posto di commissario. Bla, bla, bla, siamo spiacenti informarla che il commissario Gray ha presentato le dimissioni; bla, bla, bla, un'opportunità per la meritocrazia; bla, bla, bla, segnalazioni entro mercoledì prossimo per favore, grazie.
A margine McPherson aveva scribacchiato «BEATTIE?» in rosso. Imbecille.
Logan rimise la circolare nel cassetto; il sergente Beattie non sarebbe riuscito ad arrestare le proprie chiappe, neanche con tanto di mandato e con l'assistenza di tre autopattuglie.
Non riuscì a trovare il numero della polizia polacca, quindi decise di usare il computer del commissario McPherson. Entrare nella sua casella di posta elettronica non fu difficile; l'idiota aveva anche lasciato la sua password su un post-it attaccato al monitor. Il commissario Gray non era il solo che avrebbero dovuto sostituire.
I documenti del computer di McPherson erano disorganizzati quanto lo erano quelli reali, ma alla fine Logan ne trovò uno nominato Sergente maggiore Cyrek Lukaszewski, Centrale di Polizia di Varsavia, con tanto di numero di telefono e indirizzo di posta elettronica.
La tentazione di mandare una rapida e-mail e di squagliarsela era troppo forte, ma riuscì a domarla; non avrebbe fatto altro che dare alla Steel un'altra scusa per lamentarsi. Per cui, prese la cornetta del telefono, si assicurò che non vi fosse sopra niente di appiccicoso e chiamò la Polonia.
Seguì tutta una serie di strani rumori telefonici che sembrò interminabile, e poi una voce infastidita.
«Posterunek Policji, Kryminalne Biuro Sledcze, slucham».
Logan fece del suo meglio. «Pronto? Cioè... dzieti dobry, czy pan mówi po angielsku?»
«Sì, io parla inglese».
Dio sia lodato. «Vorrei parlare con il sergente maggiore Cyrek», provò a pronunciarne il cognome,
«Wookas-view-ski?» «Lukaszewski?»
«Sì, Lukaszewski». Hip-hip-urrà.
«No, oggi sabato. Tu prova lunedì». Niente hip-hip-urrà.
«Oh... potrei lasciare un messaggio? Ho bisogno di informazioni su una società chiamata Kostchey International Holdings Limited». L'agente in Polonia scoppiò in una risata. «Tu vuole scherzare, vero?»
«No... perché crede che io stia scher...».
«In Polonia, Kostchey è nome di re di altro mondo, di... come si dice? Di aldilà. Kostchey non muore, Kostchey lui immortale».
«Lì non avete nessuno con il nome Kostchey?».
Un'altra risata. «Tutti criminali e tutti malviventi vuole essere Kostchey l'Immortale. Loro pensa che così loro ha reputazione di duro. Ma Kostchey non è vero nome».
Era andato a sbattere in un altro vicolo cieco; mise la mano sulla cornetta e si lasciò sfuggire un'imprecazione. La Steel sarebbe andata su tutte le furie.
«Pronto?»
«Un attimo». Poco prima, rovistando sulla scrivania, Logan aveva visto una comunicazione di Finnie che diceva a McPherson di darsi una mossa e sollecitare una risposta dalla polizia polacca a proposito della lista delle vittime di Edipo. McPherson ci aveva scribacchiato su «DA FARE PER PRIMA COSA LUNEDÌ». Il lunedì era poi stato cancellato e sostituito da martedì, che era il giorno in cui lo sventurato era stato ricoverato in ospedale con una commozione cerebrale. Il che probabilmente significava che il sollecito non era stato ancora fatto.
«Pronto? Tu ancora lì?»
«Sì, collega, scusa... ascolta, qui abbiamo avuto una serie di accecamenti...».
«Aczek-ammenty? Cos'è questo parola?»
«Rendere cieca una persona, capisce?».
A Logan sembrò di vederlo fare spallucce.
«Tutte le vittime erano polacche, e vorremmo sapere se c'è un nesso tra tutte loro. Per favore, potreste effettuare una ricerca nei loro trascorsi?»; poi gli diede tutti i nomi, facendoseli ripetere lettera per lettera.
«Ok, io dirò a Lukaszewski quando lui qui lunedì», e il polacco riattaccò.
Logan spense il computer di McPherson e le luci e chiuse la porta del porcile che il commissario aveva come ufficio. Adesso... come dirlo alla Steel?
Grazie al cielo il commissario Steel non era nel suo ufficio, quindi Logan scribacchiò un appunto e glielo lasciò sulla scrivania. «QUELLI DELLA POLIZIA POLACCA CREDONO CHE IL NOME KOSTCHEY SIA UNO
SCHERZO. RICHIAMERANNO LUNEDÌ».
E via di corsa.