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Le sei e un quarto, e Logan stava cominciando a compilare il suo rapporto sulla visita a quel bordello disastrato che una volta era passato per l'appartamento di Harry Jordan. Aveva perso un sacco di tempo, ma non con l'interrogatorio delle ragazze, quella era stata la parte facile, bensì litigando con i responsabili del Programma Protezione del Testimone, e compilando tutti i loro fottutissimi moduli. Ma alla fine, un agente in borghese in una Citroèn Picasso con più di un'ammaccatura aveva portato via Tracey e sua sorella, magre come due chiodi. E prima di andar via le due tossiche avevano abbracciato Logan.

Adesso c'era da mettere il tutto nero su bianco.

Aveva scritto appena le prime due pagine del suo rapporto quando il sergente Pirie si affacciò sulla soglia dell'ufficio del CID, e con un sorriso malizioso gli disse: «Credo che faresti bene a venire giù a vedere cosa sta accadendo».

Le portiere posteriori del furgone della polizia si spalancarono, e un paio di agenti in divisa aiutarono una vecchia signora a venirne fuori: era la donna di servizio della signora McLeod. Mani ammanettate dietro la schiena, e con il viso reso rosso e gonfio dallo spray al peperoncino, la donna urlava e scalciava.

«BRUTTI STRONZI BASTARDI POLIZIOTTI MAIALI DI MERDA VI AMMAZZERÒ TUTTI, CAPITO?».

Mentre la portavano lungo il corridoio, Pirie le fece ciao con la mano. «Dolcissima, non credi? Quando abbiamo buttato giù la porta si è scagliata contro un agente con un coltello da cucina in mano».

Poi fu il turno di Agnes McLeod. La signora indossava il completo di cachemire e seta bianco e nero che Logan le aveva già visto addosso; scendendo dal furgone la luce dei tubi fluorescenti fece brillare i gioielli con i quali si era adornata.

La McLeod entrò nella Centrale, seguìta da Finnie. «Agnes, credo che qui ti piacerà», le disse. «Le nostre stanze sono un po' anguste, ma la vista è stupenda», abbozzò un piccolo passo di danza. «E ti consiglio di dare una buona mancia ai ragazzi del servizio in camera, altrimenti ti potrebbero mettere qualche scarafaggio nel tè!», aggiunse strizzandole l'occhio.

La McLeod si fermò per un attimo, lo squadrò ben bene e poi gli sputò addosso. «Il mio Tony era dieci volte più uomo di te!», disse. Finnie si pulì lo sputo dalla giacca di pelle con un tovagliolo di carta. «Grazie, Agnes, ma preleveremo un campione del tuo DNA dopo averti preso le impronte digitali. Signori, vi prego, accompagnate la signora McLeod all'attico», aggiunse poi rivolgendosi ai due agenti che la scortavano.

I due che la tenevano per un braccio fecero per muoversi, ma la McLeod s'impuntò dov'era. «Sono perfettamente capace di camminare da sola!», abbaiò, svincolandosi dalla loro stretta; dopodiché si rassettò l'abito e li seguì.

«Ahhh... la gioia!», disse Finnie appoggiandosi alla parete del corridoio, con gli occhi chiusi e il viso rivolto verso l'alto. «Erano anni che desideravo farlo!». Poi si riprese, si girò e batté le mani. «Bene, adesso diamoci da fa...».

Dall'esterno si udì un trambusto; si sentiva la voce agitata di una donna, accompagnata dall'isterico abbaiare di un cagnolino, con un agente di polizia che le diceva: «Mi dispiace signora, ma lei non può entrare qui».

«Non ne avete il diritto!», urlava la donna.

Il sorriso di Finnie divenne ancora più ampio; «Pirie, guarda chi c'è alla porta?».

Il sergente Pirie fece come gli era stato detto e spalancò la porta del retro; era Hilary Brander, accompagnata dal suo spelacchiato terrier, che quel giorno indossava un impermeabile blu e verde, decorato con delle pecorelle.

Era al guinzaglio, ma correva girando in cerchio e abbaiando all'agente che stava bloccando la strada alla sua padrona. «Per ogni richiesta di informazioni si rivolga alla reception, all'ingresso principale!».

«Agente, va bene», intervenne Finnie. «Lascia passare questa gentildonna».

La Brander entrò e si diresse subito verso il commissario capo. «Brutta carogna di un bastardo!», lo aggredì.

«Ah, signora Brander, che piacere vederla. Se cerca sua suocera, l'ha mancata di poco. Ma non si preoccupi, Agnes sarà nostra ospite fino a quando la porteremo al cospetto del magistrato...», diede un'occhiata all'orologio, «...cioè, lunedì».

«Lunedì? Non potete fare una cosa del genere!».

«Mi dispiace davvero, signora Brander, ma il sabato e la domenica le aule del tribunale sono chiuse e quindi sua suocera dovrà restare nostra ospite fino ad allora. Un vero peccato, sono d'accordo, ma cosa ci posso fare»?», aggiunse facendo spallucce, ma senza nascondere il sorriso compiaciuto che gli adornava i lineamenti di gomma del viso.

«Dovreste vergognarvi... arrestare una vecchia signora quando suo figlio è stato accecato!».

«Lo so, lo so... spesso mi chiedo com'è che riesco a dormire la notte». Il commissario capo incrociò le braccia e si chinò in avanti, fino a quando il suo naso non si trovò a pochi centimetri dal volto della Brander.

«Adesso, le dispiacerebbe dirmi dov'era lei mercoledì sera?»

«Cosa? Ero... ero a casa, con Simon!».

«Davvero? Che peccato!».

«Peccato? Simon è cieco, brutta mongoloide che non sei altro!». «Vede, signora Brander... io ho arrestato Colin con l'accusa di tentato omicidio e poi ho arrestato sua madre per aver ostacolato il corso della giustizia... adesso mi manca solo Simon, e poi avrò l'intero clan».

«Sei uno stronzo».

«Diamine, signora Brander! Parole del genere mal si addicono a una signora così giovane!». Finnie si scostò dalla parete. «Comunque, per quanto piacevole possa essere star qui a chiacchierare con lei, ho un paio di cosette più importanti da fare. Sono sicuro che qualcuno le indicherà l'uscita. McRae, tra dieci minuti nel mio ufficio»; fece un rapido dietrofront e si allontanò fischiettando allegramente.

Appena il commissario capo sparì dietro l'angolo il terrier smise di abbaiare. Pirie diede una pacca sulla schiena a Logan. «Il caso è tuo, collega», e sparì sulle orme di Finnie.

Il silenzio divenne palpabile.

«Mi dispiace», cominciò Logan; «il commissario capo Finnie a volte può essere un po'... come dire, un po'...».

«E un viscido stronzo».

Il terrier abbaiò ancora una volta e Logan si chinò per grattarlo tra le orecchie. «Come sta Simon?», chiese.

«Come credi che stia? È cieco, ecco come sta!». Si chinò e prese in braccio il cane, stringendoselo al petto.

«E voi, brutta manica di coglioni buoni a nulla che non siete altro, dovreste andare in giro per le strade cercando di trovare chi è stato, invece di venire ad arrestare sua madre!». Parlando la sua voce era aumentata di volume, e il cane ricominciò ad abbaiare.

Logan alzò le mani. «Guarda, mi dispiace, ma noi...».

«Dovreste cercare di acciuffare quei... quei bastardi...»; la Brander stava cercando di resistere, ma aveva gli occhi verdi pieni di lacrime, che glieli facevano brillare. Respirava con affanno. «Dovreste essere lì fuori, per le strade!».

«E allora mi vuoi dire chi è che sta cercando di impadronirsi del territorio di Simon?»

«Te l'ho già detto: Simon è un uomo d'affari che ope...». «Come vuoi che li prendiamo, se tu non ci dai una mano?» «Sicché adesso è colpa mia, eh? Tipico atteggiamento di voi stronzi, date la colpa alle vittime!», gli rispose a denti stretti.

«Hilary, è per caso Wee Hamish Mowat?».

Per un attimo Hilary non rispose e lo guardò fisso. «Sei proprio un imbecille. Non mi sorprende che non siate ancora riusciti a prendere quelli che hanno accecato il mio Simon. Avete la sfacciataggine di chiamarvi agenti di polizia? Siete dei buoni a nulla, ecco cosa siete; non sareste capaci di prendere nemmeno un raffreddore!».

«...e allora l'agente Buchan le ha detto: "Ascolta, vecchia: metti giù quel coltello altrimenti io..."». Vedendo Logan che entrava Finnie interruppe il racconto. Aveva i piedi sulla scrivania e le mani allacciate dietro la nuca. «Ah, McRae... puntuale. La Brander ti ha dato qualche problema?»

«Solo una strapazzata verbale».

«Ah... be', cosa vuoi; nella vita non sempre le cose vanno come speri. Ma se ti avesse messo le mani addosso, come speravo, avremmo messo dentro anche lei per aver aggredito un agente di polizia; sarebbe stato il gran finale a una splendida giornata». Indicò a Logan una delle sedie per visitatori. «Stavo raccontando a Pirie la battaglia nel salotto di casa McLeod».

Qualcuno bussò alla porta.

«Avanti».

Era l'agente Karim. Aveva in mano un sacchetto di plastica di Oddbins, la nota catena di negozi di alcolici e superalcolici. «Una bottiglia di champagne, fresca di frigo», disse posandola sulla scrivania del commissario capo; poi rovistò in una tasca e ne tirò fuori alcune monete da una sterlina e altri spiccioli. «E qui c'è il suo resto, signore».

Finnie prese la bottiglia dal sacchetto. «Heidsieck Monopole, d'annata. Ottima scelta».

«Grazie, signore»; Karim rimase dov'era, speranzoso, mentre il sergente Pirie rovistava nel cassetto di fondo di un armadietto da cui tirò fuori tre bicchieri, che spolverò con un soffio.

Finnie intanto stava togliendo la stagnola dorata dal collo della bottiglia; s'interruppe e guardò l'agente, accigliato. «Agente, c'è dell'altro?», chiese.

Karim arrossì. «No signore», e sgattaiolò via dall'ufficio. A Logan sembrò di sentirlo borbottare quanto fossero spilorci e taccagni quelli del CID, che bevevano da soli.

Finnie stappò la bottiglia, POP! - e versò lo champagne nei bicchieri, con la schiuma che li colmò rapidamente e straripò sul rapporto della balistica che aveva usato come vassoio.

Si alzò in piedi. «Signori, un brindisi: al clan dei McLeod. Che possano marcire in prigione».

Logan e Pirie ripeterono: «Marcire in prigione». E poi bevvero. Pirie schioccò le labbra. «Mica male».

Finnie riempì di nuovo i loro bicchieri, poi si risedette, rimettendo di nuovo i piedi sulla scrivania. «Sapete una cosa? Stasera ho voglia di curry. Ci state? Offro io».

Logan bevve un altro sorso di champagne e riuscì a soffocare un rutto. «Non vuole interrogare la signora McLeod?»

«No. Lascerò che quella vecchia baldracca cuocia nel suo brodo fino a domani. Le sono già stati letti i capi d'accusa, quindi non c'è fretta; e fino a lunedì mamma McLeod resta nostra ospite. Un fine settimana in cella le farà davvero bene. Così si renderà conto di cosa l'aspetta quando sarà condannata». Sorrise. «Oh, dimenticavo: abbiamo un ulteriore motivo per festeggiare. Baz Hartley, l'incappucciato di Manchester che è riuscito a darsela a gambe dal Krakow General Store, ieri sera ha cercato di far fuori la mamma di Kevin Murray; si è introdotto in casa della donna armato di un coltello a farfalla. Voleva vendicarsi della soffiata di Kevin».

«Cristo...», gemette Logan sprofondando nella sedia. «E i bambini?»

«Hanno dormito fino all'arrivo dell'ambulanza. A quanto pare il nostro Baz ha tentato di mettere in atto la sua vendetta mentre era drogato fino alle orecchie; nell'entrare dalla finestra della cucina è scivolato, è caduto per terra e ha battuto la testa. La signora Murray si sveglia; va a vedere la causa di quel trambusto e lo trova sul pavimento che sta cercando di rialzarsi, e cosa fa? Lo stende secco con una padellata sulla testa.

Una gran donna». Finnie alzò il bicchiere, girandolo per lo stelo, per ammirare gli effetti della luce fluorescente. «Edipo è stato preso, i McLeod sono al fresco, Dio è nell'alto dei cieli e tutto va bene nel mondo... cioè, quasi tutto. Rimane quella fottutissima roulotte piena d'armi...».

Sollevò di nuovo il bicchiere e guardò Logan. «Un brindisi al sergente Logan McRae. Che tu lo creda o no, mi hai dato una settimana di gioia».

Il collezionista di occhi
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