Capitolo Sette

La porta a vetri si chiuse di colpo e saltai giù dalla sedia della cucina, aspettandomi di veder entrare Poppy, o un’orda di parrocchiani furiosi o il vescovo venuto per scomunicarmi, ma era solo Millie, con le braccia cariche di pasta al forno surgelata.

Irruppe in cucina. La luce del tardo pomeriggio risplendeva sulla rigida parrucca rosso mattone, mentre iniziava a scaricare il suo carico.

«Sei troppo pignolo» disse lei, come saluto, aggrottando le sopracciglia alla vista del bancone lindo in modo quasi irritante. «I ragazzi della tua età dovrebbero essere disordinati.»

«Non sono proprio un ragazzo, Millie» risposi andando verso di lei per aiutarla a mettere il cibo nel congelatore.

«Alla mia età, chiunque abbia meno di sessant’anni è un ragazzo» replicò sbrigativa e mi cacciò via per poter mettere uno dei piatti nel forno.

Millie aveva praticamente l’età di Matusalemme, ma non era solo una delle parrocchiane più attive, era anche la contabile della chiesa ed era astuta come una volpe. Era stata lei a insistere perché passassimo agli iPad e a Square per le nostre vendite di dolci e per i venerdì del Pesce Fritto, e sempre lei aveva fatto da pioniera nell’installazione della fibra ottica quando nessun altro in città ce l’aveva ancora.

Mi aveva anche adottato quasi fossi una sorta di progetto umanitario, non appena mi ero trasferito in quella cittadina dove, per la prima volta, avrei vissuto in un luogo diverso da un appartamento alla moda, in centro, a pochi passi da un ristorante messicano come quelli della catena Chipotle. Dinanzi al mio aspetto e alla mia età aveva schioccato la lingua (il soprannome che usava per me era “Padre-che-spreco”) e, una volta alla settimana, si presentava con del cibo, anche se avevo protestato un migliaio di volte ripetendole che ero in grado di cucinare… perlopiù spaghetti di soia con il ramen, ma comunque…

E, dopo aver conosciuto mia madre e aver trascorso un’ora a parlare con lei della temperatura ideale dell’acqua per l’impasto delle torte, non c’era stato più scampo: Millie aveva adottato anche lei, oltre ai miei fratelli, che ricevevano ogni settimana pacchetti di biscotti, inviati presso i loro eleganti uffici in centro a Kansas City.

Ma quel giorno non sentivo di meritare le sue attenzioni, come sempre vivaci e premurose; sentivo, piuttosto, di non meritare niente, né casa, né lavoro, né città, e avrei voluto solo rimanere seduto al tavolo della cucina fino alla morte.

No, era una bugia. Avevo voglia di fare qualcosa: correre, sollevare pesi o strofinare piastrelle fino a farmi sanguinare le mani. Volevo una punizione. Era buffo pensare a quante volte avevo spiegato ai parrocchiani la reale natura della penitenza, il valore vero dell’amore incondizionato di Dio e del perdono, mentre la mia prima reazione, dopo aver peccato con Poppy, consisteva nel bisogno di punirmi. O, perlomeno, di sfinirmi a un punto tale da non essere più in grado di pensare.

«C’è qualcosa che ti preoccupa» decretò Millie, sedendosi al tavolo con le mani incrociate in un fascio di pelle rugosa e anelli antichi. Una volta, qualcuno mi aveva detto che era stata una delle prime donne ingegnere nel Missouri, e aveva fatto rilevazioni per il Governo quando avevano costruito l’autostrada del Midwest. In quel momento, con il suo sguardo serio fisso su di me, gli occhi attenti a scrutare ogni dettaglio del mio viso, non stentavo a crederlo.

Feci del mio meglio per sorridere. Avevo un bel sorriso, dovevo ammetterlo. Era una delle mie armi più efficaci, anche se ormai lo sfruttavo per ammaliare i parrocchiani piuttosto che le studentesse.

«Millie, è solo il caldo» dissi cercando di alzarmi.

«Sì, okay. Riprova» rispose, facendo cenno con la testa verso la sedia.

Mi accomodai di nuovo, agitato come un ragazzino. Millie aveva questo effetto su di me. Una volta, dopo averla conosciuta, il vescovo aveva detto, scherzando, che la immaginava benissimo come madre superiora di un’abbazia di qualche secolo prima; in quel caso avrei provato molta pena per le suore a lei sottoposte.

«Non è successo niente» dissi mantenendo la voce serena. «Te lo assicuro.»

Lei si allungò oltre il tavolo per prendere la mia grande mano nella sua, sottile e rugosa. «Il bello di essere anziana è che capisco quando le persone mentono. Ora, l’ultima volta che ho controllato, eri responsabile di un’intera parrocchia. Non diresti una bugia a uno dei tuoi parrocchiani, vero?»

Sull’aver fatto quasi sesso sul pavimento della chiesa? Una nuova ondata di senso di colpa mi invase quando mi resi conto di star aggravando i miei peccati. Stavo mentendo e lo stavo facendo con una brava persona, che non faceva altro che prendersi cura di me. All’improvviso, avrei voluto raccontare a Millie ciò che era accaduto nel pomeriggio, dirle ogni cosa sulle ultime due settimane, su quella nuova tentazione che, in realtà, era la più antica di tutte sulla terra.

Invece, fissai le nostre mani e non risposi. Perché ero orgoglioso, sulla difensiva e furioso con me stesso. Ma non solo. Avevo voglia di farlo di nuovo. Desideravo di nuovo Poppy. E, se avessi confessato a qualcuno il mio peccato, avrei dovuto renderne conto. Sarei stato obbligato a rispettare i miei voti e a comportarmi bene.

Niente di Poppy Danforth mi faceva venire voglia di comportarmi bene. Ma così stavo mettendo a rischio tutto: il mio lavoro, la mia comunità, il mio dovere, la memoria di mia sorella e, forse, anche la mia anima eterna.

Appoggiai la fronte sulla mano di Millie, attento a non caricare tutto il peso sulle sue fragili ossa, ma con un disperato bisogno di conforto. «Non posso parlarne» dissi contro il tavolo. Non le avrei mentito… Ma quante volte avevo parlato al mio gruppo di giovani delle bugie per omissione? Di preciso, quando una brusca deviazione dalla strada maestra aveva iniziato a trasformarsi in ipocrisia?

Millie mi diede una pacca sulla nuca. «Ha qualcosa a che vedere con la ragazza carina che ha comprato la vecchia casa di Anderson?»

Alzai la testa di scatto. Non avevo idea della mia espressione in quel momento, ma lei si mise a ridere. «Vi ho visti al bar, la scorsa settimana. Persino dalla vetrina, ho notato che siete una bella coppia.»

Dannazione. Sospettava qualcosa? E, se così fosse stato, mi stava giudicando per quello?

«Stava guardando con me i fogli di calcolo sulla ristrutturazione. Ha un passato in finanza e un MBA alla Dartmouth.» Omisi di dirle che aveva anche esperienza nel sedurre uomini facoltosi ballando su un palco. O che la sua fica avesse un sapore più dolce del paradiso.

«Forse io e lei ci dovremo incontrare per un caffè, prima o poi» disse Millie. «Visto che tu riesci a malapena a sommare due ostie della comunione. A meno che, naturalmente,» aggiunse osservando la mia faccia «tu non preferisca mantenere gli incontri riservati solo a voi due.»

«Rem acu tetigisti» dissi sottraendo il mio sguardo al suo. Hai proprio colpito nel segno.

«Suppongo che significhi: “Hai ragione, Millie, sono pessimo in matematica.”»

Non proprio.

«Ho sempre detto che eri troppo giovane e troppo bello per mettere la tua vita sottochiave. “I problemi arriveranno” dissi. “Segnatevi le mie parole”. Ma nessuno mi ha ascoltata.»

Non le risposi. Fissai di nuovo le nostre mani intrecciate, pensai al silenzio che avevo avvertito in chiesa subito dopo il mio orgasmo, alla sensazione del calore umido di Poppy che premeva su di me. Avevo fatto due docce, mi ero sfregato fino a farmi male, ma niente aveva potuto cancellare la sensazione della sua pelle sulla mia, del calore bruciante che mi schizzava sullo stomaco mentre lei mi guardava con occhi affamati e selvaggi.

«Mio caro ragazzo, ti rendi conto che è del tutto naturale? Qual era l’omelia che hai predicato il tuo primo mese qui? Che parte della guarigione risiede nel celebrare il sesso normale, consensuale e divino?»

Avevo predicato questo. A parte il fatto che all’università mi ero goduto la mia parte di sesso consensuale (consensuale sì, ma non sempre normale, intendiamoci), avevo una ferma convinzione teologica sull’importanza della sessualità. Quasi ogni variante del cristianesimo si era occupata di reprimere il sesso e il godimento, ma i desideri repressi non solo non scomparivano, si acuivano. Creando senso di colpa e di vergogna e, nel peggiore dei casi, devianza. Se non ci vergognavamo di gustare il cibo e l’alcol con moderazione, perché avremmo dovuto essere spaventati dal sesso?

Ma ovviamente, quel messaggio valeva per la mia congregazione, non per me.

«Che cosa hai citato?» chiese Millie. «Il Cristianesimo così com’è? “I peccati della carne sono cattivi, ma sono i minori tra tutti i peccati… questo è il motivo per cui un freddo, ipocrita moralista, che va regolarmente in chiesa, può essere molto più vicino all’inferno di una prostituta.”»

«Sì, ma Lewis termina quel paragrafo dicendo: “Certo, sarebbe meglio non essere né l’uno né l’altro.”»

«Tu non sei nessuno dei due. Pensavi davvero che indossando un collare ogni giorno avresti smesso di essere un uomo?»

«No» risposi, agitato. «Ma credevo di essere in grado di controllare le mie pulsioni con la preghiera e l’autodisciplina. È la mia vocazione. Ho scelto io questa vita, Millie. E la abbandono alla prima tentazione?»

«Nessuno ha detto di abbandonarla. Dico solo, mio caro, che potresti scegliere di non autoflagellarti per questo. Un uomo e una donna che si desiderano a vicenda è di gran lunga una delle cose meno peccaminose che abbia visto in tutti i miei numerosi anni di vita.»

Avevo preparato il curriculum di studi biblici per il gruppo maschile all’inizio dell’anno, quindi fu solo una terribile coincidenza se l’argomento da cui quella sera sarebbe partita la discussione riguardava la sessualità maschile. Nonostante il consiglio pratico di Millie, trascorsi il resto del pomeriggio e l’inizio della serata a coltivare una pesante forma di autolesionismo, facendo flessioni nella palestra del seminterrato finché non riuscii più a respirare, a muovermi o a pensare, e finché non arrivò il momento di raggiungere la piccola aula rivestita in finto legno sul lato opposto della chiesa.

Mi rendevo conto che Millie aveva cercato di farmi stare meglio, ma non sentivo di meritarlo. Lei non sapeva fino a che punto mi ero spinto, quanto il mio voto fosse già stato infranto. Probabilmente non avrebbe mai potuto immaginare quanto il suo prete fosse stato debole.

Mi strofinai la faccia con forza.

Dannazione, svegliati Tyler, e cerca di sistemare questa cosa.

Erano passate solo un paio di settimane dal nostro primo incontro e il tentativo di darmi uno stramaledetto contegno era già fallito in pieno. Cosa avrei fatto per i prossimi due mesi? O i prossimi due anni? Lei era lì per restare e anch’io, e in nessun modo dovevo permettere che accadesse di nuovo ciò che era successo nel pomeriggio. Insomma, se Millie, dopo averci visti insieme una volta, in modo innocente e in pubblico, si era fatta delle idee, cosa sarebbe successo se avessimo iniziato a frequentarci di nascosto?

Alzai la testa e salutai gli uomini che entravano. Di tutti i gruppi, dediti a diverse attività, era quello di cui andavo più orgoglioso. Di solito, le donne erano la forza trainante per quanto riguardava le presenze in chiesa; la maggior parte degli uomini veniva a messa solo per fare contente le rispettive mogli. Fin dall’inizio, a causa dei crimini del mio predecessore, sapevo che specialmente gli uomini, molti dei quali con figli della stessa età delle vittime, avrebbero nutrito una profonda rabbia e assenza di fiducia, che i metodi tradizionali non potevano riuscire a placare.

Quindi avevo iniziato a frequentare i bar locali e a guardare le partite dei Royals. Avevo fumato un sigaro ogni tanto al negozio di tabacchi della città. Avevo comprato un furgone. Organizzato un club di caccia. E per tutto il tempo, ero sempre stato aperto sul passato della mia famiglia e sulle mie opinioni, su come la Chiesa dovesse essere e su cosa sarebbe dovuto cambiare.

E questo gruppo, pian piano, si era ampliato; all’inizio erano solo un paio di uomini anziani che andavano da così tanto tempo in chiesa da essersi dimenticati di smettere, ma poi erano arrivati a essere un gruppo di quaranta, che spaziava dai neolaureati ai recenti pensionati. In effetti, erano diventati così numerosi che dal mese successivo avremmo dato vita a un nuovo gruppo.

Avevo forse rovinato tre anni di duro lavoro? Tre anni di fatiche buttate via per mezz’ora con Poppy?

Se sembrai distratto, nessuno se ne accorse o commentò, e io riuscii a non strozzarmi con le mie stesse parole, mentre leggevamo i passi della Seconda lettera a Timoteo e il Cantico dei Cantici. O, quantomeno, riuscii a non farmi andare niente di traverso fino a quando non arrivammo a un verso, nei Romani, e, mentre leggevo, sentii la gola chiudersi e le mie dita tremare.

«Ciò che faccio, io non lo capisco. Perché non faccio quello che vorrei, ma faccio quello che odio… perché desidero fare cosa è giusto, ma non riesco a portarlo a termine. Miserabile uomo che sono

Miserabile uomo che sono.

Miserabile uomo che ero.

Ero venuto in una città spaccata in due dalle azioni vili di un predatore e avevo giurato di sistemare le cose. Perché? Perché quando guardavo le stelle in cielo di notte, sentivo Dio guardare giù, verso di me. Perché sentivo che il vento era il Suo respiro sul mio collo. Perché avevo conquistato la Fede passando attraverso una lotta interiore, attraverso il dolore, e avevo compreso che era proprio la fede a dare forma e scopo alla mia vita, e non volevo che i fallimenti della Chiesa privassero un’intera città di quel dono.

E, quel pomeriggio, cos’avevo fatto? Avevo tradito tutto ciò. Tradito tutti loro.

Ma non era questo che mi faceva tremare le mani e stringere la gola. No, era la consapevolezza di aver tradito Dio, forse più di quanto avessi tradito le persone in quella stanza.

Mio Dio, mio Salvatore. Il destinatario del mio odio violento, dopo la morte di Lizzy, ma anche la presenza che aveva atteso il mio ritorno con pazienza per anni. La voce che mi aveva confortato nei sogni, che mi aveva illuminato, guidato. La voce che mi aveva indicato cosa dovevo fare della mia vita, in quale direzione andare per trovare la pace.

E la cosa peggiore era che sapevo che Lui non era arrabbiato con me. Mi aveva perdonato ancora prima che accadesse e non lo meritavo. Meritavo di essere punito, con una pioggia di fuoco dall’alto, la prova dell’acqua amara, un controllo del Dipartimento del Tesoro, qualcosa, qualsiasi cosa, maledizione, perché ero un uomo orribile, disgustoso, lussurioso, che si era approfittato di una donna emotivamente vulnerabile.

Miserabile uomo che sono.

Concludemmo lo studio biblico e misi via il caffè e le patatine in modo meccanico, la mente ancora stordita da una nuova ondata di vergogna. La sensazione di essere troppo piccolo, troppo orribile, per meritare nient’altro che l’inferno.

Riuscii a malapena a sopportare di passare davanti al crocifisso, tornando alla casa parrocchiale.