XL

Lei non mi parla.

Cerco di entrare in camera sua, ma lei non vuole vedermi. Le scrivo lettere che poi infilo sotto la porta, ma lei le brucia e lascia la cenere davanti alla soglia. Mio padre rincasa, ma nemmeno lui riesce a cavarle una parola di bocca. Mi chiede di spiegare, ma io non ci riesco. Arriva il dottore e dice che lei sta morendo, morendo di fame, di dolore, di follia, non lo sa di preciso nemmeno lui, perché la voce di lei si è come seccata. Dopo un’altra notte, mio padre si chiude in camera di lei e finalmente sento la sua voce.

«Vengono a trovarmi di notte».

Mi sveglio subito, ma sono in tanti. Legano braccia e gambe al letto. Lui resta sulla soglia a guardare. Non mi viene nemmeno da gridare. Con un gesto, li invita a uscire dalla stanza, poi viene a sedersi accanto a me. Il suo volto sembra tanto pacifico, ma mi accorgo che ogni movimento è uno sforzo.

«È morta».

Sta sorridendo. Un sorriso che minaccia di annegarci tutti e due, così distolgo lo sguardo.

«Per causa tua».

La mia testa annuisce per conto proprio.

Lui mi posa una mano sul petto. «Ma tu vivrai in eterno. Ti sembra giusto?»

Guardo di nuovo il suo volto e riconosco fin troppo facilmente la follia che vi si è insinuata dietro.

Lui tira fuori la bottiglia e la posa su di me. «Voglio il tuo segreto».

Non riesco a trattenermi. Una risata inarrestabile si riversa fuori da me. Pur con l’acido che mi sta corrodendo, sorrido. Sorrido fino a svuotarmi, mentre l’acido mi perfora.