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C'era troppa gente nella sala coordinamento indagini per poter discutere tranquillamente, quindi Insch, Faulds e il PM requisirono un piccolo ufficio al secondo piano della Centrale e mandarono Logan a prendere i caffè.

Il sergente stava salendo su per le scale, dirigendosi verso la mensa, quando la voce del destino tuonò alle sue spalle. «Dove diavolo sei stato?».

Logan s'irrigidì, bestemmiò sottovoce e poi si girò verso l'ispettore Steel che, mani sui fianchi, lo guardava accigliata e arrabbiata. Dio solo sapeva cosa fosse successo ai suoi capelli, ma sembrava che avesse in testa un tasso, al quale qualcuno aveva fatto prendere una forte scossa elettrica. «È una settimana che sto aspettando quel fottutissimo rapporto sul vandalismo», disse, agitando un dito macchiato di nicotina.

«Ah...», disse Logan. «Sono stato assegnato a questa nuova indagine sul Carnaro, signora. Non glielo ha detto Insch?».

L'ispettore si accigliò ancora di più. «Benissimo! Perfetto! Come se i casi che ho io da risolvere non fossero importanti, vero? No, basta che sia contento ciccio ciccione Insch!». Proferì una sfilza di parolacce, poi guardò il soffitto per un attimo. «E allora, quand'è che riceverò questo rapporto?»

«Signora, sto facendo da balia asciutta a questo dirigente generale da Birmingham, e...».

«Sergente, non ti ho chiesto delle scuse. Ti ho chiesto quando riceverò il mio rapporto».

«Ma non è colpa mia! Sto solo...».

«Spero che tu non abbia dimenticato che domani devi testimoniare in Tribunale, vero?»

«Certo che no!». Bugia, invece; se ne era dimenticato. «Ma molto probabilmente non sarò neanche chiamato. Sa benissimo come vanno questi casi di oltraggio al pudore; non finis...».

«Dieci e mezza in punto, sergente». L'ispettore Steel si girò e si avviò verso il suo ufficio. «E non dimenticare quel fottutissimo rapporto!», gli disse mentre si allontanava.

Logan aspettò che la Steel avesse girato l'angolo e poi alzò il medio della mano destra verso lei.

Dalla tromba delle scale si sentì la voce della Steel. «Non credere che non ti abbia visto!». Non lo aveva visto, ma era sicura che Logan lo avrebbe fatto. Si sentì lo sbattere di una porta e Logan fu di nuovo da solo.

Quando tornò nell'ufficio requisito, Insch, Faulds e il PM erano seduti intorno a un tavolo, discutendo la dichiarazione di Justin Inglis, con l'ispettore che stava scarabocchiando un paio di occhiali sulla foto di Margaret Thatcher e annerendole i denti. «È ovvio che come testimonianza sia inattendibile», disse. «E

d'altronde, come potrebbe non esserlo? Il bambino ha appena tre anni! Ma sono sicuro che stia dicendo la verità». Insch prese uno dei tazzoni dal vassoio di Logan, lo annusò e fece una smorfia. «Logan, ti ho chiesto un cappuccino, con doppio espresso e doppia dose di cannella e cioccolata. Cosa diavolo mi hai portato?»

«La macchina è guasta e quindi servono solo liofilizzato». «Incredibile...».

Il PM prese la foto vandalizzata dell'ex primo ministro. «Sostengo ancora che potremmo trovarci di fronte a un caso di emulazione», alzò una mano, anticipando la reazione di Insch. «Ispettore, sto facendo l'avvocato del diavolo. Da quando è uscito quel dannatissimo libro, tutti sanno che il Carnaro indossa un grembiule da macellaio e si nasconde dietro una maschera di Halloween di Margaret Thatcher. Ma questo dato, preso così, da solo, significa ben poco. Anzi, niente».

«Significa», brontolò Insch, «che Wiseman è tornato sulla piazza, ecco cosa significa! In nome di Cristo, abbiamo trovato un pacchetto di carne umana nel congelatore degli Inglis, sì o no?»

«Ed è proprio per questa tendenza ad arrivare a conclusioni non sostanziate che l'indagine originale presentò delle deficienze tecniche. Gli investigatori arrivarono a conclusioni affrettate e non esaminarono il problema a mente aperta; diedero alcuni fatti per scontati, e non seguirono la prassi. Se lo avessero fatto, a quest'ora Wiseman sarebbe ancora in galera. Sono disposta ad ammettere che è molto improbabile che ci si trovi di fronte a un imitatore pedissequo; ma ciò nonostante voglio che ogni possibile alternativa venga approfondita». Prese uno dei tazzoni dal vassoio. «Cosa sappiamo sugli Inglis?»

«Duncan Inglis lavora al Comune, in Amministrazione. Ha ventotto anni. L'anno scorso fu ricoverato in ospedale con commozione cerebrale, quando sua moglie lo colpì in testa col tostapane. Lei ha venticinque anni; soffre di depressione post parto, dopo la nascita del loro bambino. È in cura da allora».

«Interessante». Il PM bevve un sorso del caffè; fece una smorfia di disgusto e rimise il tazzone sul vassoio.

«Quindi abbiamo anche un passato di violenza domestica».

«Stiamo investigando anche quell'aspetto».

«Il macellaio, McFarlane?»

«Stamattina è comparso in Tribunale; rimandato a giudizio. Il suo legale ha presentato la richiesta di libertà su cauzione, ma gli è stata respinta. McFarlane continua a ripetere la stessa storia; non ha la più pallida idea di come quella carne umana sia finita nella sua macelleria, e tutti noi siamo dei grandi stronzi a prendercela di nuovo con Wiseman».

«Quanto mi fa pena! Quante squadre lo stanno cercando?»

«Tre, oltre ai posti di blocco su tutte le uscite da Aberdeen. Abbiamo anche messo dei poster alla stazione, al porto, all'aeroporto e praticamente a ogni fermata d'autobus in città».

A questo punto Logan fornì le ultime informazioni ricevute dall'Ufficio della Motorizzazione. «Nessuno dei veicoli ai quali Wiseman avrebbe potuto avere accesso è stato registrato in uscita da Aberdeen, e abbiamo anche avvertito tutte le ditte di autonoleggio».

Il PM annuì, approvando. «Le telecamere a circuito chiuso?», chiese. «Non hanno rivelato niente. Tutte le telecamere giù alla spiaggia erano puntate nella direzione sbagliata: una scazzottata all'uscita di quel nuovo nightclub».

«Capisco». La signora si alzò, mettendosi la borsa a tracolla, e si avviò verso la porta. «Catturate questo Wiseman, e fatelo alla svelta. Non voglio che nessun altro finisca in cubetti per spezzatino».

Alle otto e mezza di quella sera Logan era alla sua scrivania, in quella specie di porcile che fingeva di essere la Centrale del CID, cercando di racimolare un po' di entusiasmo per compilare il rapporto sul vandalismo per l'ispettore Steel; senza riuscirci. Non era facile preoccuparsi per qualche macchina graffiata e qualche incidente di graffitismo in Rosemount, mentre Ken Wiseman era uccel di bosco a trasformare esseri viventi in tagli di carne pronta da cuocere.

Soffocò uno sbadiglio, stampò tutte le relazioni e i rapporti sui vari aspetti del vandalismo e cominciò a inserire le cifre in un foglio riepilogativo. Cristo solo sapeva a che ora sarebbe arrivato a casa quella sera.

Vaffanculo ispettore Steel e il tuo fottutissimo rapporto sul fottutissimo vandalismo.

«Solo soletto?».

Logan si girò verso la porta e vide il dottor Fraser, il cui aspetto era in tutto e per tutto quello di un nonno benigno, anziché di un patologo: cardigan beige, occhiali, testa pelata, orecchie pelose. «Ciao, dottore; gradisci un caffè?».

Il patologo gli mostrò una cartella beige. «No, grazie, non entro; ho l'herpes. Ti dispiace dare questa cartella a Insch quando arriva domani?»

«No problem». Logan prese la cartella e diede un'occhiata al contenuto; fogli e fogli, pieni di moduli e numeri d'identificazione. «Digli che sono i risultati preliminari su tutti quei tocchi di carne che avete scovato dal macellaio, al Cash and Carry e nel container». Logan non riuscì a nascondere il suo stupore. «Di già?»

«Non cominciare a sperare troppo; questa è solo l'indicizzazione. Ci vorranno settimane prima di avere i risultati definitivi», il patologo sospirò. «E non guardarmi così; in tutto sono cinquecentotrentadue tocchi di carne e dobbiamo testare il DNA di ognuno di essi». Il patologo s'infilò una mano sotto il cardigan e cominciò a grattarsi. «Stiamo mandando dei campioni a Tayside, Strathclyde, Highland, Lothian e Borders...

a qualsiasi forza di polizia che abbia le attrezzature per effettuare i test del DNA». Fece una pausa, guardando fuori dalla finestra al brullo parcheggio, illuminato dai faretti. «...non ci capitavano mai cose del genere. Ai vecchi tempi c'erano uno o due omicidi l'anno, tutta roba linda e pinta...», un altro sospiro.

«Comunque sia... sarà bene che torni al lavoro. La Regina delle Nevi comanda durante il giorno, ma sono io il sovrano assoluto dei figli della notte!». Tirò su un angolo del cardigan, fingendo che fosse una cappa e si allontanò lungo il corridoio come un Dracula in beige. Un Dracula che si era veramente lasciato andare.

La casa delle anime morte
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