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Rennie posò il grosso fascio di giornali sulla scrivania di Logan e si lasciò cadere in una delle sedie per visitatori. «E dov'è il nostro dirigente generale birminghino?»
«È su, da quelli del Comportamento Professionale, e sii più rispettoso», rispose Logan, dando una sbirciata ai titoli: «P & J», «Evening Express», «Aberdeen Examiner», «Scotsman», «Observer» e tanti altri, tra i quali vari tabloid. «Trovato niente?»
«Niente di niente, in nessuno di loro. Non hanno pubblicato neanche il nome di Elizabeth Nichol, figuriamoci l'indirizzo. E niente è stato dato alla radio o alla televisione. Il nostro ufficio stampa dice che non hanno comunicato questi dati a nessuno».
«E allora, come faceva il Carnaro a sapere dove trovarla?». Rennie sprofondò ancora di più nella sedia di plastica, fino a trovarsi quasi per terra. «Sergente...», arrossì, guardò il mucchio di giornali sulla scrivania di Logan, tossì. «Sergente, a proposito di Laura... ha detto qualcosa a qualcuno?»
«Cosa, che tu sei un vecchio sporcaccione e che lei ha solo...». «Ha quindici anni», il rossore dell'agente raggiunse un altissimo livello.
«Oh, no... dimmi che stai scherzando!».
«Ho fatto un controllo nella banca dati... le giuro che la credevo più grande. Mi ha detto che era all'università!».
«Sì... ci andrà quando avrà finito al liceo».
«Non lo sapevo! Sergente, non deve dirlo a nessuno, OK? Per favore! E poi lei l'ha vista. Mi si è praticamente buttata addosso! Io non lo sapevo!».
«Però... quindici anni...».
«Ma ne dimostra di più! Lei l'ha vista... le ha persino pagato da bere!».
«Sì, ma una cosa è pagare un rum e coca a una minorenne, e un'altra è coprirla di melassa e leccarsela tutta».
«Ossignore... sarò processato... mi butteranno fuori dalla polizia... mia mamma lo verrà a sapere,.. e i giornali! chissà cosa diranno i giornali!».
«I giornali daranno briglia sciolta alla loro fantasia creativa, producendo testate sulla falsariga di "Agente pedofílo mi ha mostrato il manganello"».
«Sergente, c'è poco da ridere! Cosa farò? Se questa cosa viene fuori...», sembrava stesse per piangere da un momento all'altro. Logan s'impietosì. «OK, Rennie, ascolta: ho dato un'occhiata al Codice. L'articolo 5, paragrafo 5, della Criminal Law, Consolidation Scotland, del 1955, dice che tu hai una buona difesa se puoi dimostrare di essere convinto che lei avesse più di sedici anni...». «È quello che credevo! Lo sa anche lei, sergente!».
«...e se al momento della perpetrazione del reato tu avevi meno di ventiquattro anni».
Rennie sembrava essersela fatta nei pantaloni. «Ho ventitré anni!». Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare dalla sedia. «Oh grazie, grazie, Gesù...».
«Di niente. Adesso tirati su, che abbiamo cose importanti da fare». Lasciò cadere i giornali per terra. «Come per esempio, scoprire come ha fatto il Carnaro a trovare Elizabeth Nichol».
Rennie si tirò su. «Se l'avessi saputo non l'avrei toccata neanche con una canna da pesca!».
«Allora, la smetti? Concentrati. Lì fuori ci sono due donne che finiranno in polpette se noi non facciamo qualcosa, quindi cominciamo a spremerci le meningi. Per cominciare, chi conosceva l'indirizzo della Nichol?».
Rennie si fregò il viso con le mani, visibilmente sollevato. «Non saprei... però, un attimo; all'ospedale.
Infermiere, dottori, personale amministrativo. Tutta gente che aveva accesso alla sua cartella medica, quando la Nichol è stata ricoverata dopo l'aggressione».
«Bene, voglio che tu controlli se qualcuno di loro è identificabile con l'ultimo profilo del Carnaro che ha disegnato Goulding. Poi, chi altro?»
«La polizia; noi», Rennie picchiò ripetutamente con un indice sulla scrivania. «Noi sapevamo dove abita.
Anzi, ed è ancora meglio, Faulds sapeva dove abita la Nichol. Dov'era Faulds giovedì sera, eh?» «Oh, non ricominciare...».
«Ma ci pensi per un attimo; noi siamo andati tutti al pub, ma lui non è venuto, vero? E Faulds è bravissimo a non lasciarsi dietro tracce; conosce le procedure della Scientifica meglio di loro; ha tutti quei lividi misteriosi; e ogni volta che c'è un...».
«Basta così, OK? Faulds non è il fottutissimo Carnaro». Logan gli buttò davanti sulla scrivania il rapporto del SAF compilato dall'agente Munro.
«Non credo sia il caso di prendersela così...».
«Leggitelo, idiota. La Munro ha telefonato per un aggiornamento alle quattordici; la Nichol è di queste parti, ha quarantanove anni, single, abita da sola; ha una sorella e un fratello. Entrambi i genitori sono morti... Le piace il nuoto, la realtà romanzesca, e fa collezione di quelle sfere di vetro con dentro la neve».
«De gustibus...». Rennie sfogliò il rapporto fino a quando arrivò alla faccia illividita di Elizabeth Nichol.
«Com'è che non è cicciottella? Credevo che al Carnaro piacessero ben messe!».
«È diventata una vittima del Carnaro solo perché si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Se non fosse andata a casa dei coniugi Young a chiedere in prestito un ricettario il Carnaro non l'avrebbe neanche toccata». Logan tornò al tabellone della morte. «Però Goulding crede che la Nichol sia il punto finale di una specie di sequenza: che la Nichol fosse la vittima vicina a quello che forse era l'obiettivo finale del Carnaro?».
L'agente Rennie rimuginò la teoria che Logan gli aveva appena esposto con un'espressione di intensa concentrazione sul viso. «E se il Carnaro avesse seguìto la Nichol a casa dei signori Young, e fossero stati loro a trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato?»
«Il che ci riporta pari pari alla domanda iniziale: com'è che il Carnaro conosce la Nichol?». Logan prese le ultime fotografie della scena del crimine: il soggiorno di Elizabeth Nichol, pieno di palline di vetro ridotte in frantumi e di mobili distrutti. «Non vi è alcun segno di effrazione sulla porta, il che vuol dire che è stata lei a farlo entrare. Dal che si evince che è un amico, oppure un collega, un vicino, un conoscente o addirittura un parente».
«Oppure un dirigente generale».
«Rennie, non te lo dirò un'altra volta. L'ispettore Steel sta interrogando la gente del vicinato; tu prova a rintracciare la sorella e il fratello della Nichol...», Logan consultò il suo taccuino, «Jimmy e Kelley. Io mi occuperò dei suoi colleghi di lavoro».
Il che si presentò come qualcosa di più difficile a dirsi che a farsi; la Munro non aveva trasmesso nessun particolare in merito all'occupazione di Elizabeth Nichol e nessuno aveva la più pallida idea di dove lavorasse.
Tirò fuori il cellulare e cominciò a comporre un numero.
Per un po' Kelley aveva pianto. Non era stato facile consolarla dall'altra parte delle sbarre, ma dopo un po'
non singhiozzava più. Heather le diede una stretta. «Come ti senti?»
«Meglio... mi sento meglio». Tirò su col naso. «Prima di adesso non lo avevo mai detto a nessuno», un sospiro. «Sento la loro mancanza. Mi mancano, davvero. Erano così dolci. Se combinavo qualche pasticcio, si sedevano con me e me ne parlavano. Niente più bruciature di sigarette, o costole fratturate o occhi neri...
papà non mi ha mai messo una mano addosso, neanche quando ruppi il suo tazzone commemorativo dell'incoronazione della regina».
«Sembrano veramente persone tanto care».
«AIUTATEMI!», quella fottutissima poliziotta! ricominciava! Kelley si mosse nell'oscurità. «Heather? Sono lieta che tu sia qui, sai?».
«SONO UN AGENTE DI POLIZIA!».
Heather sorrise. «Anch'io sono lieta che tu sia qui. È strano, vero? rallegrarsi che qualcun altro sia rinchiuso in questa prigione di metallo...».
«NON LA FARAI FRANCA!».
«Ma secondo te, smetterà di urlare, prima o poi?».
«MI STARANNO CERCANDO!».
Kelley carezzò la mano di Heather. «Sì». E poi si allontanò dalle sbarre. «Vuoi ancora delle medicine?».
«LASCIAMI ANDARE, BASTARDO!».
«Mi fanno star male».
«Sei sicura di non volerne?» «Sicurissima».
«PER FAVORE!».
«Hai sentito? Ho sentito qualcosa», Kelley abbassò la voce. «Sta tornando».
«Chiudi gli occhi, fa finta di dormire».
Heather aguzzò gli occhi, nel buio. «Ma...».
«Sdraiati! Allontanati dalle sbarre e tieni gli occhi chiusi, altrimenti si accorgerà che non hai preso le medicine!».
E avrebbe fatto del male a Kelley. Heather si sdraiò su un fianco, restando perfettamente immobile e con gli occhi chiusi sotto il piumone. Un CLUNK metallico... e poi lo stridore di cerniere cilindriche non oliate – la porta si aprì – e la luce invase la prigione, Heather sentì quella luce bruciarle gli occhi attraverso le palpebre chiuse.
Altri suoni, poi la voce di Kelley. «Dorme», disse.
La luce si spense e tutto tornò buio, poi il rumore della porta della prigione che si richiudeva, con l'eco che rimbombava nella cella, e momentaneamente copriva le grida dell'agente Gridona.
«SONO UN AGENTE DI POLIZIA! TI TROVERANNO! MI SENTI? TI
TROVE... oh, Gesù, no... no, ti prego... non volevo...».
Poi ci furono delle grida.
Heather aspettò fino a quando sentì il CRACK della pistola captiva e poi si addormentò.