22

L'agente Rennie entrò nell'ufficio Casistica come un bolide, e si fermò slittando sulle piastrelle di moquette.

«Sergente, provi a indovinare cosa è successo!».

Logan continuò a leggere. «Hai rovesciato il tè?»

«Wiseman ha chiamato ancora la BBC. Torry Battery, alle due del pomeriggio! Il vice questore aggiunto vuole tutti nella sala coordinamento indagini, per un briefing generale, adesso!».

Il vice questore aggiunto a capo del CID fece una "X" in rosso sulla lavagna bianca: «...e il terzo gruppo di tiratori scelti sarà qui. Gli agenti in borghese saranno in due auto, parcheggiate rispettivamente qui e qui.

Altri tre fingeranno di essere normalissimi cittadini che stanno portando a spasso il cane». Altri segni sul tabellone. «Tutti gli altri saranno in questi furgoni non identificabili, qui... e qui». Fece un cenno col capo e qualcuno fece avanzare la prossima diapositiva nel proiettore: un furgone grigio e bianco, per le trasmissioni esterne. «La BBC ci presta questo furgone, a condizione che uno dei loro cameraman sia presente all'arresto».

Rennie si chinò in avanti e bisbigliò all'orecchio di Logan. «C'era da aspettarselo. Quegli stronzi della TV...».

Il vice questore aggiunto lo fulminò con lo sguardo. «Agente, hai qualcosa da aggiungere?».

Rennie s'irrigidì. «Ehm... sì, signore; stavo semplicemente osservando che la presenza di un civile crea un problema di sicurezza». Logan fu colpito dalla prontezza e dall'acume di questa risposta: neanche la Steel sarebbe stata così scaltra e così veloce nel salvarsi le chiappe.

Il vice questore aggiunto annuì. «Osservazione validissima. Comunque, non c'è bisogno che vi dica quanto sia pericoloso Ken Wiseman. Nessuno deve mettere a repentaglio la propria vita, ma voglio che Wiseman finisca in una cella, non in un sacco per cadaveri. Ci sono domande?».

Logan alzò la mano. «Wiseman ha chiamato la BBC alle dieci e quarantacinque, e ha fissato un incontro per le quattordici, a più di tre ore di distanza. Deve aver immaginato che la BBC ci avrebbe informati; come mai ci ha dato così tanto preavviso?».

Fu Faulds a rispondere. «Wiseman soffre di un complesso di persecuzione. Questa è la sua opportunità per portarsi alla ribalta e per essere catturato con tutta la pubblicità di una diretta TV, a livello nazionale».

Il vice questore aggiunto si schiarì la gola. «Come dicevo, nessuno deve correre rischi». Si rivolse a uno degli agenti armati, che aveva alzato il braccio. «Sì, Brodie?»

«Dov'è l'ispettore Insch?»

«L'ispettore Insch sta godendo di un permesso speciale. Ci sono altre domande?».

Tornati all'ufficio Casistica, Logan cominciò a spulciare una pila di rapporti di casi precedenti. «Sono sempre del parere che Insch dovrebbe essere presente», disse a Faulds, alzando gli occhi dalle sue scartoffie.

Il dirigente generale sospirò. «Come ha detto il vostro vice questore aggiunto, recentemente l'ispettore Insch è stato molto stressato; ha bisogno di qualche giorno per...».

«L'ho chiamato sia a casa sua che sul cellulare, almeno una dozzina dí volte, senza ottener risposta; e se gli fosse successo qualcosa?» «Qualcosa di che genere?»

«Wiseman, per esempio. Se dopo aver disposto di Brooks, Wiseman avesse preso di mira Insch? Dopotutto faceva parte anche lui del team che lo arrestò e...».

«Ne facevo parte anche io, e ne facevano parte tante altre persone. Infatti ci fu un momento nelle indagini in cui le persone impegnate alla caccia del Carnaro furono circa un centinaio. A quell'epoca Insch era solo un agente; se è per questo persino il vostro vice questore aggiunto ebbe una parte più prominente di Insch nella cattura di Wiseman». Fece una pausa. «Ma se ti metterà il cuore in pace, manda pure un'autopattuglia a dare un'occhiata a casa sua». Logan chiamò la stazione di Oldmeldrum — poco più di un paio di stanze, annesse alla scuola media del paese — e ascoltò il telefono che suonava. La chiamata fu poi trasferita a un telefono portatile d'emergenza; tra i sibili e i rumori dell'elettrostatica a Logan parve di sentire grida e muggiti nel sottofondo. «Sì?», rispose una voce. «Salve, sono il sergente McRae, dalla Centrale. Ho bisogno che mandiate un'autopattuglia a casa dell'ispettore Insch, in South Road, al numero...».

«So dove abita, sergente, ma non ci posso andare subito. Al momento mi trovo sulla scena di un grosso incidente stradale — un povero cristo in una Ford Fiesta ha investito una mucca sulla strada di Turra.

Qualche imbecille ha lasciato aperto il cancello del prato e adesso mi trovo qui con sangue e mucche dappertutto». Il che spiegava i muggiti nel sottofondo.

«Tra quanto tempo credi di poterci andare?»

«Dio solo lo sa. Qui sembra di essere in un mattatoio, sergente». «OK... Fa' quello che puoi». Logan riattaccò e continuò a fissare il telefono.

«Sei veramente preoccupato, vero, Logan?», gli chiese Faulds. «Quanto ci metteresti ad andare e tornare?».

Logan diede un'occhiata all'orologio. «A tavoletta, un'ora e mezza». «Andiamo, allora». Faulds si alzò e prese il cappotto. «Ma se non siamo di ritorno in tempo per l'operazione Wiseman ti strangolerò io stesso, OK?»

«OK».

Si affrettarono a uscire, dirigendosi verso il parcheggio sul retro. Un gruppetto dí cameraman, tra i quali c'era anche Alec, se ne stava da quelle parti, fumando e discutendo su problemi di messa a fuoco; vedendoli passare l'uomo della BBC li salutò con un gesto della mano.

«Questa sarà l'intervista del secolo !», disse seguendoli fino a un'auto civetta maculata da puntini di ruggine e cacche di gabbiano. «Posso venire con voi? Ho un'idea fantastica, per un'inquadratura in movimento, fino a Torry, e poi alla Battery; potremmo...».

«Spiacente, Alec», rispose Logan aprendo la portiera dal lato guida. «Ma stiamo andando a prendere l'ispettore Insch».

«Ma...», Alec guardò l'orologio, poi i suoi colleghi, poi Logan e di nuovo l'orologio, «...ma Insch abita a casa del diavolo, come si chiama quel posto...».

«Esatto, ed è per questo che non possiamo star qui a chiacchierarecon...».

«Merda...», disse Alec infilandosi sul sedile posteriore dell'auto... «Allora, cosa aspettiamo?».

Logan guidò a tavoletta, come aveva promesso; la superstrada passò velocemente, poi attraversarono Bucksburn, oltrepassarono l'aeroporto e ben presto furono in aperta campagna, con i colli di Bennachie imponenti e rossicci in lontananza.

«Allora...», cominciò Faulds, guardando i campi che sfrecciavano dai finestrini. «Stamattina ho fatto quattro chiacchiere con l'ispettore Steel». Fece una pausa, ma Logan non aveva la più pallida idea di cosa stesse dicendo o di cosa volesse parlare.

«Interessante».

Il dirigente generale indicò il volto tumefatto di Logan. «Mi ha detto che la tua ragazza ti ha menato».

Vecchia vacca pettegola. «Ex ragazza. E non mi ha menato. È stato un incidente». Bugia. «Crede davvero che Wiseman sarà così stupido da presentarsi all'appuntamento?»

«Non cambiare discorso».

«Non c'è niente da dire, OK? Ci siamo lasciati. Fine della storia». Dal sedile posteriore Alec si chinò in avanti.

«Una volta io mollai questa ragazza – era una laureanda in legge – e due settimane dopo lei entra nel mio appartamento con le chiavi che aveva, e mi fa la cacca nel letto. La copre con il piumone e se ne va. Quella sera io rimorchio una ragazza di nome Daphne, lavorava in un'agenzia immobiliare, e me la porto a casa; non saprei dire chi di noi due fosse più arrapato. Ci strappiamo letteralmente gli abiti di dosso, e ci buttiamo nel letto... fu una cosa orrenda... c'era merda dappertutto».

Nell'auto ci fu un silenzio imbarazzante.

«E allora? L'ho detta così per dire, OK?», si lasciò ricadere sul sedile. «Eppure qualcuno la trova divertente, quella storia. Pensate che conoscevo un tizio...».

Faulds si girò e lo guardò. «Alec, meglio non aggiungere altro», disse. «Rovinerebbe la magia del momento».

Finì che per farlo tacere Wiseman dovette infilare un asciugamano in bocca a quel bastardo d'un grassone.

Seduto lì Insch non aveva di certo un bell'aspetto, legato com'era alla poltrona, col volto pieno di lividi e lacrime e moccio. Furioso e tremante.

Wiseman diede un'occhiata all'orologio — quelli della televisione lo aspettavano per le due — meglio darsi una mossa. «Bene, ciccione, devo andare. È stato bello, ma tempus fugit e quindi...», afferrò il naso di Insch e gli strinse le narici, osservandolo mentre si dimenava per la mancanza di ossigeno. Avrebbe potuto ucciderlo così, con due dita... ma sarebbe stato uno spreco.

Lasciò andare il naso, e Insch inalò avidamente, riempiendosi i polmoni d'aria. «Ma prima di andarmene», Wiseman si pulì le dita sulla camicia del grassone, «devo decidere cosa fare di voi due». Impugnò il coltello per disossare e ne poggiò la punta su quell'enorme e disgustoso pancione. «Potrei aprirti in due, proprio come il grasso e fottutissimo maiale che sei; squartarti, proprio qui. Ti piacerebbe, eh, ciccione?».

Insch lo guardò, emettendo dei sibili furiosi attraverso le narici. «Sì, proprio come pensavo... Sai invece cosa farò? Ti farò male». Sferrò un pugno, veloce, improvviso, al volto del bastardo, facendogli ciondolare la testa su quell'enorme collo rosa. «Ho un appuntamento con la BBC - quelle teste di cazzo credono davvero che mi presenterò... credono che non sappia che la zona sarà piena di poliziotti!», sorrise. «Ciccione, vuoi sapere dove sarò, mentre loro mi aspettano lì?».

Corse al piano di sopra e tornò giù, portando sotto il braccio una bambolina con le trecce bionde che si dimenava freneticamente, legata mani e piedi.

La bambina guardò i suoi genitori e s'irrigidì: Wiseman la buttò per terra, ai piedi di Insch. «Tre figlie, e la divisione della prole va fatta come segue; una per voi, una per me e una per la padella». Così dicendo prese la padella e versò quel che restava del grasso e dei succhi della carne sulla testa di Insch. «Era saporita, vero?». La stronza piangeva e si lamentava, dietro il bavaglio, ma il grassone sembrava pronto a uccidere qualcuno.

«Cosa farò della mia, eh? Hmmm?», Wiseman si chinò per carezzare i capelli della bambolina. «Cosa farò con la mia bambina?», alzò lo sguardo e vide il volto terrorizzato di Insch, e gli diede un altro sonoro manrovescio. «No, non quello che pensi, brutto stronzo d'un pervertito. La venderò, ecco cosa farò. Una bestiolina come questa me la pagheranno a peso d'oro...», gli strizzò l'occhio. «Stando a quanto dicono quei pedofili di Peterhead, queste bamboline sono più facili da addestrare se nessuno sa che ce le hai. Niente genitori preoccupati, niente servizi sociali. Puoi farne quello che vuoi».

Insch gridò qualcosa da dietro il bavaglio, agitandosi forsennatamente, spingendo contro il nastro che lo teneva legato, facendo cigolare e scricchiolare la poltrona. Wiseman prese la bambina e se la mise su una spalla. «Qualche vecchio bastardo sporcaccione sarà felicissimo di trovarsi questa pupetta per le mani... e tutto questo perché tu mi hai inculato, Insch. Sì, tutto merito tuo». Si girò verso la moglie di Insch e le sorrise. «Pensaci, la prossima volta che quello stronzo vuole metterti il cazzo nella topa».

Li sentiva ancora che si agitavano, mentre usciva e si chiudeva la porta alle spalle. Ripensandoci, buttare Brooks giù dal tetto era stata una delusione; aveva immaginato che la vendetta sarebbe stata molto più soddisfacente, ma era durata pochissimo.

Questa invece no. Questa vendetta avrebbe torturato e tormentato quel bastardo d'un grassone fino al giorno della sua morte.

La casa delle anime morte
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