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Quando Logan tornò dal Tribunale, l'ispettore Steel lo stava aspettando nel corridoio.
«Com'è andata?»
«Due mesi».
«Appena?»
«Il magistrato ha detto che l'imputato si era dimostrato sinceramente pentito e che non rappresentava alcun pericolo per la comunità. Ci è andata già bene con i due mesi».
«Mi chiedo perché ci prendiamo la briga di arrestare questi stronzi», borbottò l'ispettore tirandosi su i pantaloni. «OK, voglio che tu vadaa...».
«Permesso», l'agente Rennie si stava avvicinando con in braccio uno scatolone pieno di polverose cartelle di casistica. «Pesa un quintale...».
L'ispettore si fece da parte; ma nel passare Rennie si fermò per un attimo. «Voi due venite stasera?»
«Perché no?», rispose l'ispettore, facendo spallucce. «Laz potrà portare il suo nuovo amico di Birmingham, vero Laz?»
«Non è un mio amico!».
«Il che mi ricorda che il dirigente generale Faulds la stava cercando», disse l'agente spostando lo scatolone per reggerlo meglio. «Davvero?», disse Steel. «Ma io non sto cercando lui. Se mi vuole parlare chieda a qualcuno dov'è il mio uff...».
«No, non lei, signora; cercava il sergente. Ha detto qualcosa a proposito delle vecchie indagini... non so, rifarne il percorso o roba del genere...».
Logan chiuse gli occhi. «Oddio...».
L'ispettore Steel gli diede una pacca su una spalla. «Non importa, Laz, riceverai la tua ricompensa nel regno dei cieli. Ma prima che tu ci vada voglio quel dannatissimo rapporto sul vandalismo, altrimenti ti assicuro che andrai nell'altra direzione. Mi sono spiegata?».
Il sole che tramontava dava una sfumatura color pesca dorata al grigio granito degli edifici. Logan chiuse la macchina e aspettò che il dirigente generale Faulds finisse di raccontare un aneddoto relativo a un fermo che aveva effettuato una volta nel centro storico di Birmingham; l'arresto di una prostituta ultra settantenne, che indossava solo un soggolo da suora che le copriva la testa e il petto, e un cinto erniario.
Alec aspettò fino a quando arrivò alla spiritosaggine della linea di fondo e poi gli confermò che il livello audio era perfetto.
«Bene». Faulds si passò una mano nei capelli e alzò lo sguardo, dando un'occhiata all'edificio di granito davanti al quale si trovavano. Si schiarì la gola e si diresse verso l'ingresso.
Logan si avvicinò al cameraman e gli sussurrò all'orecchio. «E allora, Insch ti ha mandato di nuovo a quel paese?».
Alec fece una smorfia. «Quell'uomo è un incubo. Ho persino temuto che stesse per rifilarmi una sberla. E gli avevo solo chiesto come stava andando la sua nuova dieta!».
Alec e Logan seguirono Faulds nel caseggiato. Dentro c'era buio; per terra uno zerbino sporco di fango che emanava un vago odore di merda di cane, una bicicletta incatenata alla ringhiera, un mucchio di volantini pubblicitari che marcivano lentamente in una pozzanghera sul pavimento. Faulds si diresse verso le scale.
«Comunque sia», disse Alec, «tutto questo valorizzerà lo special che stiamo mettendo insieme per il Carnaro – rifare il percorso delle indagini del caso originale, parlare ai testimoni dell'epoca, rivisitare le scene dei reati».
Faulds si fermò al primo pianerottolo e si sporse nella tromba delle scale. «E allora?», chiese ai due, che non avevano ancora cominciato a salire.
«Tra un attimo, signore», disse Alec. Si rivolse a Logan, abbassando la voce. «Detto tra noi, cosa ne pensi di questo Faulds?».
Logan si strinse nelle spalle. «Tutto sommato, ritengo che sia OK. Ha un'enorme opinione di se stesso... ma me lo aspettavo più testa di cazzo, uno che magari avrebbe continuato a tirare in ballo il suo rango.
Suppongo di averlo immaginato come lo stereotipo di un dirigente generale».
«Ricordi il caso del Birmingham Bomber? Fu Faulds che...». «Voi due, venite o no?».
Logan sospirò e si avviò su per le scale. «La voce del padrone», sussurrò.
L'interno 6 era all'ultimo piano; la porta era dipinta di un rosso scuro e sopra la feritoia per le lettere c'era una piccola targhetta di
bronzo, con su inciso "DR JAMES MCLAUGI-ELIN", e più sotto "CERBERUS, MEDUSA & SIGNORA P00". Logan suonò il campanello.
Un paio di minuti dopo la porta fu aperta da un giovanotto con barbetta, tra i venti e i trent'anni, in pigiama, vestaglia e pantofole. Tazza di tè in una mano, fetta di pane tostato nell'altra. Occhiali appollaiati all'estremità del naso. Vide i tre uomini sul pianerottolo, notò la videocamera di Alec e disse subito: «Dieci minuti, nei quali io dico due volte il nome del mio libro. E voi lo tenete inquadrato, continuamente. Vi sta bene?». Si mise la fetta di pane in bocca e tese la mano per concludere l'accordo. Era sporca di marmellata.
Logan non gliela strinse. «Signor McLaughlin, non siamo la televisione». Gli mostrò il tesserino. «Io sono il sergente McRae del CID di Aberdeen e questo signore è il dirigente generale Mark Faulds della polizia del West Midland. Siamo venuti a farle qualche domanda sulla notte della scomparsa dei suoi genitori».
«Ma è roba di venti anni fa!», rispose McLaughlin alzando gli occhi al cielo. «Ma vi dirò io cosa fare: leggete il libro che ho scritto, OK? Ci troverete tutto quello che volete sapere».
«Signor McLaughlin, cercheremo di non portarle via troppo tempo; ma è una cosa molto importante».
Un sospiro. «OK, OK, entrate pure. Ma state attenti a dove mettete i piedi; sono sicuro che Medusa ha vomitato da qualche parte, ma non ho ancora scoperto dove».
Il soggiorno di James McLaughlin era pieno di libri. Nel bovindo della finestra c'era il computer, su una scrivania piena di fogli di carta e altri libri. Davanti alla scrivania era sistemata una sedia girevole da ufficio, sulla quale era seduto un gatto; grosso, grasso, grigio e peloso, che non tolse gli occhi di dosso agli invasori del suo territorio.
McLaughlin lo fece sloggiare. «Via di lì, Cerberus, quella è la sedia del babbo».
Logan non trovò dove sedersi; spostò una pila di libri dal divano e li posò per terra. «Ci dispiace averla svegliata».
Il giovanotto fece spallucce. «No, mi ero alzato da tempo; stavo lavorando». Con un gesto indicò il pigiama e la vestaglia. «Tipico abbigliamento da lavoro di uno scrittore».
Faulds intanto stava girando per la stanza, osservando le fotografie incorniciate alle pareti. «Ho letto il suo libro», disse dopo un po'. «E mi è piaciuto. Specialmente quella parte in cui lei parla di quei poliziotti ficcanaso venuti quassù dal Sud».
McLaughlin sorrise, apprezzando i commenti positivi sul suo lavoro. «Ho piacere che lo abbia trovato di suo gradimento. Era...», s'interruppe, «vice questore aggiunto! Mi sembrava di riconoscerla! Cristo, ma è cambiato ben poco!».
«Già, e adesso sono dirigente generale; una punizione per i miei peccati, suppongo». Faulds prese in mano una targhetta di legno, lesse quello che c'era scritto e la rimise a posto. «E sono veramente contento che tu sia riuscito a fare qualcosa della tua vita, Jamie. Molte altre persone si sarebbero rinchiuse in stesse e non ne sarebbero più uscite».
«Sì, infatti. Io ero sempre stato bravo in inglese, e la mia terapista pensò che narrare a parole mie l'intera vicenda avrebbe avuto un effetto terapeutico su di me. E adesso guardate lì», sorrise, indicando le quattro copertine incorniciate su una parete. Quattro libri per ragazzi di grande successo. La risposta di Aberdeen a J.K. Rowling, ma senza la fama o la ricchezza dell'autrice di Harry Potter. «Ma voi non siete qui per intervistarmi sul mio nuovo libro, vero?»
«Ha visto il telegiornale?».
McLaughlin rabbrividì e indicò una copia del «Daily Mail», in cima a un set di enciclopedie. "L'ASSASSINO
CANNIBALE È ANCORA UCCEL DI BOSCO". «Impossibile evitarlo. Da quando ho letto di quelle carni umane che avete trovato al porto non ho avuto altro che incubi. La scorsa notte ho sognato che Wiseman stava venendo a farmi fuori... mi ci è voluta mezza bottiglia di whisky per liberarmene». Si strinse la vestaglia intorno al corpo, annodando strettamente la cintura.
Logan tirò fuori il taccuino, sfogliando le pagine fino a quando arrivò alla parte in cui si parlava dei coniugi McLaughlin. «Stiamo rispolverando la vecchia casistica e abbiamo scoperto che alcune delle informazioni raccolte all'epoca dei fatti non sono molto chiare. Per esempio, non sappiamo esattamente cosa accadde prima che lei arrivasse a casa».
Faulds annuì. «E anche nel tuo libro, ne parli molto superficialmente».
McLaughlin aprì la bocca come per dire qualcosa; poi ci ripensò e la richiuse. Si alzò in piedi. «Qualcuno di voi gradisce qualcosa da bere? Ho del gin, del whisky... avevo anche del vino, ma l'ho finito ieri sera».
«Grazie, signore, siamo in servizio. Ma una tazza di tè sarebbe ben accetta».
«OK, allora vada per il tè». E sparì in cucina.
Il dirigente generale interruppe il suo girovagare per la stanza, soffermandosi vicino a una libreria e scegliendo un libro da uno scaffale: «Smoak with blood – La caccia al Carnaro».
Sulla copertina c'era la fotografia di qualcuno che indossava un grembiule da macellaio e aveva il viso coperto da una maschera caricaturale di Margaret Thatcher. Faulds non fu per niente sorpreso dal fatto che questa copertina non fosse incorniciata e appesa alla parete insieme alle altre; chi avrebbe voluto avere sotto gli occhi, giorno dopo giorno, la fotografia della persona che gli aveva ucciso i genitori?
Quando McLaughlin tornò con le loro tazze di tè, Faulds stava leggendo ad alta voce:
«Non so perché, ma questo è uno dei miei primi ricordi – ricordo di aver camminato per le strade buie, sotto la pioggia cadente, con il mio miglior amico, tornando a casa mia. Tenuto per mano da un assassino.
Ma non ricordo niente che preceda questo particolare; è come se i primi cinque anni della mia vita non fossero mai accaduti, come se io fossi diventato un essere vivente in quel preciso istante; come se una scintilla magica avesse dato vita alla mia esistenza, pochi minuti prima della morte dei miei genitori...».
McLaughlin arrossì. «Diciamo che a quei tempi leggevo tanta roba di Dickens. Non riesco a credere che io abbia potuto scrivere qualcosa di così pretenzioso».
«Cosa accadde a Catherine Davidson? Era lei che avrebbe dovuto riportarti a casa, vero?».
Il giovanotto porse a Logan la sua tazza di tè, poi si versò una buona dose di un whisky di diciotto anni, Highland Park. «Se solo lo sapessi. Quando stavo scrivendo il libro provai di tutto per ricordarlo: associazione di parole, ipnosi e quant'altro. Lo so che vi sembrerà una gran cazzata, ma non ricordo niente prima di quel ritorno a casa a piedi. È come se la mia infanzia non fosse mai avvenuta». Bevve un buon sorso del suo whisky, e prima di ingoiarlo lo tenne in bocca in una pausa lunga e pensosa.
«E cosa ci puoi dire del tuo amico, Richard Davidson?»
«Ah, già... Richard. Ben poco... ci siamo persi di vista. Secondo le ultime notizie che ho avuto di lui era residente qui ad Aberdeen, ma nella prigione di Craiginches, per possesso di droga, falsa testimonianza e violenza aggravata. Proprio come ha detto lei, vice questore... ci sono delle persone che non riescono a venirne fuori. A me Wiseman portò via i genitori e il passato; a Richard portò via la madre e il futuro». Un altro sorso di whisky. «E francamente non so quale delle due sia la peggiore».
«E poi Wiseman vi preparò la cena».
«Già... Frittelle di pesce della Findus, con cipolle fritte, purè di patate e piselli. Io volevo i bastoncini di pesce», rise, una risatina amara e senza umore. «Assurdo, vero? I miei genitori sono stati fatti a pezzi in cucina e io piagnucolo perché voglio il fottutissimo Capitan Findus... non avevo mai visto così tanto sangue in vita mia...». Scolò le ultime gocce di whisky: «Siete sicuri di non volerne uno anche voi?», chiese.
Quando tornarono alla Centrale con Logan alla guida, il traffico era già nel pieno dell'ora di punta; strade intasate da macchine una in coda all'altra, sotto le gialle luci dei lampioni. Dal sedile posteriore dell'auto si sentivano delle imprecazioni borbottate: era Alec che stava controllando i messaggi sul suo cellulare. «Cane d'un mondo cane, ma è possibile che nessuno riesca a fare una cosa come si deve?... Cancella... Non me ne importa un tubo... Cancella... Merda!». Si chinò in avanti, mettendo la testa tra i due sedili anteriori.
«Questa non la crederete nean...»
Il cellulare di Faulds cominciò a suonare In the air tonight di Phil Collins. «Sì?»
«Ho appena ricevuto un messaggio da quelli del telegiornale della BBC...».
Il dirigente generale si mise un dito in un orecchio. «Sì... No, arriviamo subito».
«...e Wiseman ha telefonato».
Logan si girò per guardare Alec e per un istante smise di guardare la strada; dovette frenare subito per evitare di tamponare una Porsche. «Stai scherzando!», disse.
«Vuole organizzare un'intervista, come fece quel tizio di Ipswich». Faulds riattaccò. «Ce la fai ad andare un po' più in fretta, per esempio, a tavoletta? Dobbiamo partecipare a un briefing. Wiseman ha...».
«...telefonato alla BBC? Sì, signore, Alec me lo stava dicendo mentre lei era al telefono».
Faulds si accigliò. «No. Ha preso un'altra vittima».