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Like Someone in Love
BJÖRK
Dopo settimane di sensazioni contrastanti, Rocco sentì la necessità di riallacciare i suoi rapporti quotidiani. Così rivide CarloG. L’unico, insieme a Marina, su cui poteva contare sempre. L’unico che era incapace di portargli rancore per più di cinque minuti. Per fortuna zia Irvana l’aveva tenuto informato sull’evoluzione della storia, polemizzando acidamente sul disinteresse del nipote. A volte ne parlavano al mattino, durante la colazione. E provavano a costruire le supposizioni più improbabili, degne dell’ultima serie diDynasty.
Rocco e CarloG si diedero appuntamento per una birra al pub prima di cena. Era un’abitudine d’importazione, presa in prestito dall’amata Inghilterra. Però era un’utile scappatoia alla bolgia che affollava a quell’ora i bar in città: eserciti di ex paninari a parlare/sparlare davanti alle tartine.
Quando CarloG arrivò, Rocco era già alla seconda media chiara. Conosceva benissimo i ritardi accademici dell’amico, ma ogni volta provava a dargli un’altra chance. In fondo gli piaceva arrivare nei locali per primo, perché poteva osservare le altre persone senza sentirsi solo e sfigato. Si fecero grandi feste. Rocco prese un altro sgabello e ordinò subito una doppio malto. Voleva trattare CarloG come un ospite di riguardo: guardandolo sorridere si rendeva veramente conto di quanto avesse bisogno di lui. L’uragano Daniele l’aveva destabilizzato, ora doveva cercare di capire cosa stava realmente accadendo.
– Dalla faccia che hai, direi che questa storia con Casanova sta andando benissimo.
– Non so spiegarmelo neanch’io. È stato tutto così casuale, così non voluto.
– E ti piace, eh?
Birra, ci voleva un’altra birra anche per lui. Subito.
– Mi fa sentire stupido. Ma in un senso bello, non so se mi spiego.
– Diciamo che sei cotto.
– Diciamolo solo io e te, va bene?
– Okay, lo diremo solo io e te.
Rocco si guardò intorno, circospetto, mise una mano sui capelli, la mano di Viola. CarloG lo osservava sornione, con la faccia di chi se la sarebbe aspettata, prima o poi, una storia del genere. L’aveva capito dai gusti musicali, dalla sensibilità dei consigli, delle risposte, dai regali di Natale. Luoghi comuni, forse. Ma CarloG aveva sempre pensato che i luoghi comuni nascessero da un fondamento vicino alla precisione scientifica. Stette ancora un attimo in silenzio, prima di riprendere a parlare.
– Beato te. Io per beccare qualcuno devo andare sullechat line. Domani ho un appuntamento con un tappezziere. Scrive tutte le “e” senza accento, ma quando ho visto la sua foto mi sono detto: “Parliamone”.
– Assatanato.
– Bigotto di merda.
Andarono avanti così, come i ragazzini di ritorno dai campi estivi. Poi CarloG tornò alla sua realtà di dipendente della Proxa International.
– Posso farti un’intervista? E non mi dire di no. Non dimenticare che sei nel mio campione di pluri-intervistati. Sei stato in pace per due settimane e mi sembra più che sufficiente.
– Ora capisco perché hai accettato l’invito.
– Cosa credevi, che fossi venuto per sentire le tue avventure? Fossero originali, almeno. La tua è una storia d’amore classica. Solo che ha due piselli anziché uno.
Rocco finalmente si rilassò, mentre CarloG aveva già apparecchiato un angolo del bancone con il suoPC portatile. Il barista del pub era tentato d’intervenire ma aveva troppo pochi clienti a quell’ora per non lasciargli fare ciò che volevano. L’intervista di turno era sui preservativi. L’aveva commissionata una nuova casa produttrice, che voleva studiare il mercato per sapere come posizionarsi.
– Allora, cominciamo. Hai avuto rapporti sessuali nell’ultimo mese?
Rocco scosse la testa, in imbarazzo integrale, le lentiggini più presenti. Poi decise di rispondere. Per lo meno stavolta non sarebbe stata un’intervista falsa.
– Sì, una volta.
– Di che tipo? Uomo-donna. Uomo-uomo. Uomo-più-donne. Uomo-più-uomini...
CarloG conosceva la risposta, ma gli piaceva farglielo ridire, a Rocco, quello che era successo.
– Uomo-uomo.
– Hai avuto rapporti completi?
– No.
– Di che tipo allora?
– Devo proprio rispondere?
– È meglio. Altrimenti i risultati sono falsati. Non ti preoccupare, l’intervista resterà anonima.
Rocco gli fece cenno di abbassare la voce. Non voleva scandalizzare nessuno.
– Ho avuto rapporti di tipo masturbatorio, non so se si dice così.
– E hai usato preservativi?
– No.
– Quanti, per ogni rapporto?
– Ti ho detto di no.
– O mio dio.
– CarloG, ci siamo fatti solo una sega.
L’ipocondriaco più timoroso del mondo si rese conto dell’incauto allarmismo e tirò un sospiro di sollievo.
– Bene, bene. Hai fatto uso anche di lubrificanti?
– No.
– Hai intenzione di usarli nel futuro?
– E che ne so.
– Ne conosci qualche marca?
– Di preservativi, dici?
– No, di lubrificanti.
– Nessuno.
– E di preservativi?
Rocco pensò a tutte le volte che era stato in farmacia senza mai riuscire a vederlo, il fantasma che compra i preservativi.
– Sì: Settebello, Hatu, Akuel.
– Quale preferisci? Supersottile, sottile, normale, o extrastrong?
– Supersottile. Vuoi un’altra birra?
– Non essere teso, dài. Prima finiamo l’intervista. Ora dimmi: quand’è l’ultima volta che li hai comprati?
– Ieri pomeriggio.
– Dove?
– Al supermercato.
CarloG era pienamente soddisfatto. Rocco era come piombato in un campo nudisti a Saint-Tropez. Le interviste hanno la capacità di spogliarti senza alcun tipo di pudore. È vero che di solito l’intervistato non conosce l’intervistatore, però se quello è il mestiere del tuo migliore amico, e tu sei nella suashortlist, allora sei fregato. Per CarloG, la notizia più importante era che Rocco si fosse fermato al solo atto masturbatorio. Di sicuro lo avrebbe portato al pronto soccorso se avesse saputo di un rapporto non protetto fra lui e Daniele. Era fatto così. La salute innanzi tutto. Anche se il male con le potenzialità più catastrofiche in quel momento non era trasmissibile sessualmente: l’epatite K.
– Come procedono le ricerche?
– Male. C’è bisogno di sovvenzioni: l’unico centro veramente attrezzato per ora è a Boston. Bisogna fermarla, o chissà dove andremo a finire...
– Bevi, CarloG. Bevi.
– Non è uno scherzo. È una malattia infettiva terribile, a carattere endemico-epidemico, molto violenta e quasi sempre mortale. Il fegato si ritrae progressivamente e la cute prende una colorazione itterica.
– Itterica?
– Itterica. Così c’è scritto sul giornale. Dev’essere una colorazione terribile.
CarloG continuò fino a che vennero circondati dai primi visitatori del dopo cinema. Era giunto il momento di andarsene. Si salutarono con una promessa: una serata in discoteca insieme.
Erano appena usciti che i loro sgabelli vennero occupati da discorsi molto simili. A farli, Daniele e Rubens.
Daniele poté finalmente sfogarsi. Si scusò per non aver parlato prima, ma certe cose doveva chiarirle prima a se stesso. Non cercava né spiegazioni né giustificazioni. Forse aveva paura, forse era solo un po’ codardo. Raccontava i fatti come li stava vivendo – vivere, non pensare – con il piglio di chi dà alla natura il rispetto che si merita. Usò molte volte la parola “energia”. La relazione proibita come una nuova forma di benzina. Il sesso inconsueto per allargare i propri confini. Rubens ascoltava, interessato come a una finale dei Mondiali che finisce al golden goal. Non disse che si era incazzato, che non lo aveva capito, che forse un’altra donna era meglio di un altro uomo. Avrebbe voluto raccontare un po’ di sé. Parlare di Marina, della loro prima lite di fuoco. Di lui che dichiara di andarsene e lei che lo blocca in camera e si chiude a chiave, con tutti e due dentro. Poi prende la chiave e la getta nel giardino condominiale. Di loro che stanno un’ora come due cretini a convincere i passanti a cercare quel pezzetto di follia, che avevano solo litigato ma adesso era passato tutto. Sì, gli sarebbe piaciuto raccontarla, questa storia. Ma era troppo piccola, in quel momento. E Daniele aveva bisogno di parlare molto più di lui.
Così non fece commenti, non diede giudizi. Ascoltava. E pensava a quanto era strano il mondo.