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Don’t Go Away
OASIS
La vigilia di Natale, zia Irvana era solita organizzare una grande festa per Equality.
Puntuale come ogni anno, CarloG riuscì a invitare più persone di quante il locale potesse contenere.
Fino all’ultimo, Daniele non sapeva se accettare o no. Aveva l’abitudine di trascorrere quella notte con Viola. Da due anni consumavano sempre lo stesso rito: vedere insieme un film in cassetta prima di scambiarsi i regali.
CarloG mise in crisi la tradizione. Ci teneva molto che Daniele partecipasse all’avvenimento. Sarebbe stato un bel regalo per sua zia e per Rocco. Ma era troppo educato per non invitare anche Viola. L’aveva vista una volta e gli era piaciuta. E Natale doveva essere un momento di gioia collettiva.
Daniele entrò in crisi. Non voleva ferire Viola né rinunciare alla festa. Per conciliare i due opposti c’era un solo modo: portare Viola al party, vivere senza pensare alle conseguenze.
Ci provò. Ci riuscì. Di fatto, era un invito che non lasciava a Viola nessuna chance. Lei decise così di mettere alla prova i suoi nervi. Per una sera, avrebbe condiviso pubblicamente l’uomo della sua vita, rinunciando alla consueta fiaba di Natale.
Si tirò come non aveva mai fatto. Sembrava la favorita alla notte degli Oscar. Tanto tacco. Poco trucco. Nessun accessorio.
Daniele non parlava, ma era abbastanza teso. Le chiese fino all’ultimo se era okay. L’abito nero – il lutto, più che l’eleganza – non prometteva nulla di buono.
La sede di Equality era un loft appena fuori città, donato in beneficenza da un ricco signore senza eredi. Per essere un’associazione di volontari, era già un bel punto di partenza. Quando Viola e Daniele arrivarono, CarloG li accolse con l’entusiasmo di un semiubriaco. Mise loro in mano un bicchiere di sangria – bevete, tutto sarà più facile – e andò a cercare la zia, impegnatissima a intrattenere i suoi ospiti. Quando li presentò, zia Irvana rimase basita. Daniele finì a piè pari nella sua lista personale degli uomini più sexy del mondo, dietro Elvis Presley e Luciano Pavarotti, per cui lei provava una vera e propria venerazione. Viola cadde nell’elenco delle peggiori nemiche. La zia cercò di essere gentile, almeno quella sera, ma fece una gran fatica. Pensò che Viola se le fosse meritate, tutte quelle tribolazioni, una giustizia doveva pur esserci. Impossibile pensare di avere un uomo di tale livello così, gratis. Senza dolore.
Rocco entrò nel salone proprio in quel momento. Le Clarks ai piedi, le lentiggini più evidenti del solito. Zia Irvana lo avvistò e cominciò a emettere gridolini di richiamo, facendogli cenno di raggiungerla di corsa. Rocco avrebbe pagato dobloni d’oro per non raggiungerla mai.
– Oh, eccoti finalmente, Rocco caro. Fatti dare due baci.
Rocco era una statua di sale sulla via di Damasco.
– Viola e Daniele non te li presento perché li conosci già, mi pare. O no? Su, salutatevi.
I tre si guardarono con gli occhi persi nella più completa irrealtà. Unpanaché di Pinter e Beckett dei giorni migliori. L’unica che riusciva a parlare era zia Irvana.
– Non siate imbarazzati. È un’occasione di festa, questa. Anzi. Perché non raccontate pubblicamente quello che vi è successo? Potrebbe essere un’idea per movimentare la serata.
Le facce dei tre – una bilancia, più che un triangolo, se dovevano costituire una forma – s’intonarono al colore natalizio di tavole e addobbi. Zia Irvana aveva evidentemente alzato anche lei il gomito. CarloG sapeva che intervenire in quel momento avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Così guardò gli altri senza dire una parola, con una faccia che era già un messaggio di scuse. Poi riempì i calici tanto per fare qualcosa.
Viola si mostrò straordinariamente impermeabile alle provocazioni – non ci badare, tra poco finisce tutto e togliti questa cazzo di mano dai capelli – esibendo un sorriso sempre uguale con auguri incorporati. Mortificata per l’insuccesso, zia Irvana salutò frettolosa e andò a cercare altre grane in giro. Venne presto placcata da suo nipote, che chiamò a raduno tutta la sua lucidità per farle un cazziatone senza possibilità di replica. Malgrado l’impegno, non ci riuscì.
– Mi piaci quando tiri fuori le palle. Sei così maschio.
CarloG capì che la zia era andata e lasciò perdere. Tornò a scusarsi con Rocco, Viola e Daniele che, impreparati a quel tipo di situazione, non riuscivano a scambiarsi nemmeno una parola. Per fortuna la musica era alta, l’atmosfera allegra e CarloG aveva una gran voglia che la serata riuscisse bene. Cominciò a presentare tutti a tutti, facendo confusione di nomi e ruoli. La festa decollò. Non si era mai vista una vigilia di Natale cosìeasy going.
Per tutto il tempo, Daniele cercò di stare appiccicato a Viola. Ci teneva a farle capire quanto fosse importante per lui. Lei sembrava un po’ infastidita, ma in realtà gongolava: prima non vuole stare solo con me e ora guardalo come fa il carino.
Rocco si scoprì terribilmente geloso. Li teneva d’occhio a distanza, scrutando ogni minimo movimento: le carezze, lo spazio ridotto tra i corpi, la confidenza dei gesti. Le risa dapprima timide, poi sempre più sonore e sguaiate. Vedere che si divertivano – con me non fa mai così, non ride mai così – lo fece star male da morire. Si attaccò alla sangria e ci diede sotto, ma non abbastanza da perdere il controllo. Al quarto bicchiere, Viola lo raggiunse.
– Cosa fai qui, in disparte? Stai ancora pensando a cosa ha detto la zia del tuo amico?
– Ma no, figurati. Mi spiace che tu l’abbia conosciuta così.
Viola prese il bicchiere dalla mano di Rocco e ne bevve un sorso. Rivoleva l’antica confidenza.
– Ha solo bevuto. Allora si può sapere cos’hai?
– Il Natale mi mette un po’ di tristezza.
– Non l’avrei mai detto. Sei sempre così allegro.
Rocco si riprese il bicchiere.
– Tu non mi conosci, Viola.
– Allora aiutami. Dimmi come ti va.
Il volume della musica era sempre più alto, ma i due avevano orecchie solo per le loro voci.
– Bene, a parte stasera, bene.
– È per colpa mia?
– Tu lo sai che non è colpa tua. Certe cose accadono e basta. L’unica paura è che finiscano. E stasera mi è venuta una caga tremenda. Mi fa effetto parlarne con te, però so che tu sai perfettamente cosa voglio dire.
Viola sorrise senza capirne la ragione. Forse aveva solo bisogno di prendere tempo.
– So cosa provi. Come credi che mi sia sentita quando siete andati a Londra? Abbandonata, tradita. Sola, molto sola. Però ho imparato a conviverci. Per me Daniele esiste solo quando è con me. E stasera lui è con me.
– Mi stai dicendo che la vita è più semplice di come la vedo io stasera?
– Forse. Ma stasera è la notte di Natale. Succedono solo cose belle.
Stavolta era Daniele a puntarli a distanza – ma cos’hanno da dirsi proprio adesso? – mentre raccontava le sue vicissitudini a zia Irvana, tornata all’attacco dopo la brutta figura. Lei ne era così affascinata che lo guardava senza ascoltare – oddio, è addirittura meglio di Pavarotti – come un’adolescente alle prime cotte. Moriva dalla voglia di chiedergli chi preferisse tra Viola e Rocco. Ma era una domanda troppo stupida per una donna della sua età. Quindi sorvolò, continuando a fare la padrona di casa di cui tutti hanno indiscutibilmente bisogno. Appena CarloG la vide, corse a trascinarla via. Era giunto il momento del discorso all’associazione. Le fece tutte le raccomandazioni del caso e la spedì sul palco.Standing ovation.
“Buonasera a tutti. Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta ad aiutare i ragazzi omosessuali e i loro genitori. Ad accettarsi e a farsi accettare dagli altri. A vivere la sessualità come una scelta, non un problema. Però abbiamo bisogno del vostro sostegno sempre, non solo stasera. Perché si è gay tutto l’anno, e la strada per la tolleranza è ancora lunga. Ma sono sicura che soltanto percorrendola insieme, questa strada, ci sembrerà dritta, piana e meno tortuosa del previsto.”
Un applauso la fermò per quasi un minuto.
“Stasera, poi, è una serata ancora più speciale per me. Perché sono venuti a trovarmi tre nuovi amici dell’associazione. Tre ragazzi meravigliosi. Perché avrebbero potuto mandarmi a cagare, ma non l’hanno fatto. A loro in particolare e a tutti voi, buon Natale. Auguri a tutti gli amici di Equality.”
Andata. CarloG tirò un sospiro di sollievo, mentre la sala applaudiva di nuovo. Rocco, Viola e Daniele battevano le mani a pochi centimetri l’uno dall’altro. Oltre alle scuse, in quelle parole avevano trovato anche qualcosa di loro, della loro storia fuori delle righe. Una storia difficile da accettare per la maggior parte delle persone. Ma era pur sempre una scelta, e meritava rispetto. Per una volta, forse l’unica, si sentirono uniti.
Nessuno avrebbe mai pensato a un loro momento di felicità a tre. Nessuno. Tranne la notte di Natale.